lunedì 2 giugno 2008

ItalicChinese Asylums 86. Quella Cristina franco-canadese imbrogliona tra cinesoidi truffatori

ItalicChinese Asylums 86. Quella Cristina franco-canadese imbrogliona tra cinesoidi truffatori
by Georg Rukacs

L’imbrogliare è un’attitudine mentale prima ancora che concretizzarsi in ciò che si fa. Certo, alla fine, l’imbroglione imbroglia ed imbroglia in continuazione, pur, talvolta, con l’aria più sincera dal mondo. Si può essere imbroglioni sinceri. È una sincerità viziata e plasmata sull’imbrogliare.

Cristina è una vaccona, nel senso che è altissima ed ora si sta gonfiando, francocanadese emigrata a Taiwan dove, pur con laurea artistica, e senza Open o altre università in corso per guadagnarsi un titolo formale per l’insegnamento, che certo l’avvantaggerebbe visto che s’è scelta, sembra, quella professione, insegna inglese. Ha la mia età esatta, aggiungendosi 20 anni. No, non è lo stesso zodiaco. Vent’anni dopo, tutti gli astri sono inevitabilmente differenti.

Non è detto che chi ha i titoli formali sia meglio. Tuttavia, a Taiwan, per molti funziona proprio a quel modo. Arrivano qui e, se sono di madrelingua inglese, od anche di madrelingua franco-quebecchese, ma il passaporto canadese induce lo xenofobo cinesoide a credere che siano comunque “americani”, si costruiscono, o cercano di costruirsi, una professione da insegnanti d’inglese. La maggioranza finisce inevitabilmente in asili o scuole elementari, dove, per il direttore della scuola, è importante avere delle facce “americane”.

Cristina è finita, di lecco, e di lecco v’è restata, in una scuola elementare cattolica dove dev’essere, presumo, ancora in nero, o solo da poco in chiaro se non è più in nero, se continua a fare carte false per far risultare presenze a scuola che non ha. Se s’ha il lavoro fisso ufficiale non è più essenziale, per il permesso di soggiorno-residenza, avere l’iscrizione ad un’università con scuola di cinese per stranieri. Se si lavora in nero, è invece essenziale la scuola per il permesso di soggiorno. Le 12, ora 14, ore settimanali di cinese sono la copertura richiesta per il permesso di residenza.

Cristina è di quelle sempre cordiali ed aperte, in apparenza, e, tuttavia, sempre false. È passata, da alcuni anni, da lunghi pianti isterici, anche in pubblico, ad una sicurezza ostentata, direi inacidita dall’altezzosità “professorale” (nel senso di poco comprensiva), verso i suoi alunni che hanno difficoltà con l’inglese. Dovreste sentirla quando ne parla! S’è fatta piuttosto fiscale, quando, invece, la scuola taiwanese, e non è detto sia un difetto, è orientata alla promozione generalizzata. Chi ha più attitudini certo emerge, per quanto la famiglia conti ancor di più in una società mafiosissima alla cinesoide. Tuttavia, anche chi non ha attitudini o s’applica meno viene egualmente gratificato di completamenti di studi. La selezione, nel mondo in cui tutti hanno una laurea, avviene dopo la laurea. Anzi, in parte è già avvenuta prima, perché un esame unico nazionale taiwanese alloca gli studenti tra le varie università a seconda del risultato dell’esame-concorso nazionale. Sei già segnato dall’università che è dunque già un voto sociale, famiglie e connessioni a parte. Poi, o prima, c’è la famiglia, se ha connessioni. Il merito od i soldi permettono dottorati in loco od all’estero ed altre possibilà interne o nel mondo. Lo stesso avere disponibilità può permettere di bypassare una non ammissione, od un’ammissione scadente, al sistema universitario taiwanese emigrando all’estero dove magari conquistare titoli in università rinomate, a parte il fatto stesso d’avere una laurea od altro “americani”. Per cui, in effetti, c’è una razionalità nel fatto che non chiedano agli insegnanti di fotterti. In particolare, se insegni una lingua, è più importante far apprendere gli studenti secondo le loro attitudini linguistiche che marchiarli con voti. Ci penseranno poi i vari test internazionalmente riconosciuti a indicare il livello acquisito in un certo momento, per chi crede di sottoporvisi.

Ma Cristina è così. Si sente calata nel ruolo d’insegnante d’inglese che giudica, prima ancora che d’aiutare, gli alunni della sua scuola elementare a lei affidati per l’inglese. Boia, e pure isterica, coi sui alunni, ma non solo. In realtà, l’essere boia coi suoi alunni, almeno nei limiti del tollerabile per non essere licenziata, fa parte della sua identificazione col “potere” ch’anela sempre leccare e servire. Cristina, come molti altri canadesi e non solo, è, infatti, pure la stessa offesa non che i cinesi e cinesoidi commettano infamità, ma che qualcuno, con la sua presenza, lo evidenzi. Colpevoli non sono i boia ma le vittime (vittime almeno nelle intenzioni dei boia; vedi mio solito caso, che lei conosce direttamente dai vari lati, di linciaggio-pogrom con tortura bianca). Il suo, il loro, atteggiamento è: “Ma perché non te ne vai? È colpa tua, la tua presenza, che li obbliga a fare infamità.” Atteggiamento molto diffuso, tra gli psicotici che sono la specia predominante tra la pidocchieri universale.

Sempre a leccare il culo a tutti, purché siano “il potere” (che siano l’insegnante, la padrona ed il padrone della scuola che in Taichung, ospita, non certo gratis, la Providence University di Shalu, per i corsi di cinese a stranieri, il prete, lo sbirro, il “buon taiwanese”), eccola che, magari perché ultimamente pure urtata dalla tortura bianca contro di me ora fatta anche in presenza d’altri (infatti sono subito aumentate le assenze degli altri, anche se le celano con la solita certificazione falsa delle presenze, dato che hanno la copertura della polizia segreta militare con cui quelli di Biz House-Providence University cooperano da più di quattro anni per il linciaggio-pogrom e la tortura bianca contro di me), oppure per le sue solite crisi esistenziali, accumula assenze ben oltre il tollerabile. Del resto, anche quando è presente, arriva in ritardo e se ne va via prestissimo, spesso attorno alle 13:30 anziché alle 14:00.

Per cui, eccola che firma settimane di assenze come fosse stata presente. Del resto, coopera con Jennifer-Matt per talune delle loro infamità con la polizia segreta militare contro di me. Idem con l’insegnante pure lei agli ordini di Stato e di polizie segrete psicotico-delinquenziali, come tutti gli insegnanti cinesi e cinesoidi. E loro, in cambio, le fanno firmare la presenza per giorni, anche settimane, in cui era assente. Eppure non è che sia assente per una qualche ragione comprensibile. Semplicemente, arrivate le 11:30 o le 12, invece che predisporsi ed avviarsi verso la scuola, si fa arrivare le 13:30 quando deve andare all’altra scuola, al lavoro. Ad esso non può mancare perché sennò la licenziano. A scuola fa carte false per la presenza che figura senza spesso esserci. Passa il tempo della scuola a casa, a continuare ad accudire, sgridandoli, i vari cani e gatti da cui s’è attorniata e che accudisce.