martedì 27 febbraio 2007

Chinese Asylums 11. Taiwan. Taichung. Tortura-linciaggio bianchi in 篤行路85號. Lunedì 26 febbraio 2007 entra in campo il pidocchio-insegnante Mitsubishi2

Chinese Asylums 11. Taiwan. Taichung. Tortura-linciaggio bianchi in 篤行路85號. Lunedì 26 febbraio 2007 entra in campo il pidocchio-insegnante Mitsubishi2000GLX_7Q-7802 con un flop
by Georg Rukacs

Lunedì, 26 febbraio 2007.

Ora possiamo dirlo. Il “grande” agente della psicopolizia e delle milizie parallele dementi-ossesse da tortura-linciaggio col Mitsubishi2000GLX_7Q-7802 è un insegnante. Cosa tipica nelle Cine. Gli insegnanti cinesi sono largamente ingnoranti e dementi ossessi e tuttavia sono tradizionalmente tenuti in gran rispetto dal popolino, ...il rispetto “dovuto” a degli psicosbrirri del Potere.

Ecco che ora è l’insegnante-pidocchio Mitsubishi2000GLX_7Q-7802 che ha avuto la responsabilità dell’azione contro di me, dopo il fallimento del suo predecessore. Ne hanno così tanta fiducia, che i Lin premono in prima istanza perché io me ne vada. Umiliati dall’averli smascherati come prostituiti e pidocchi, non si fidano granché dell’insegnante-pidocchio Mitsubishi2000GLX_7Q-7802 eppur, nel contempo ne pendono dalle labbra.

Alla paurosa Lin, zii e cugine hanno ordinato fin dall’inizio che deve obbedire a tutti gli ordini dei pidocchi-capi. Infatti, fin dalla venuta del primo pidocchio-capo, egualmente un insegnante, la paurosa Lin ne pendeva dalle labbra cercando di divenire una virtuosa di quell’“affascinante” lavoro pidocchiesco le veniva sottoposto e di cui veniva nominata capa in loco. Dall’esaltazione dei primi giorni è subentrata, nella paurosa Lin, una progressiva depressione. Non sono cose per lei. Ha cercato di convincersi che lo deve fare per la famiglia di cui è cenerentola, come nipote, eppure ha un progressivo schifo di sé stessa sottomessa a quelle demenze e della “sua” famiglia di ossessi pidocchi, a parte il vecchio Lin che versa in prostrazione pur non osando ribellarsi né restaurarsi come vero capo famiglia capace di dire un chiaro e netto no. Dunque, anche da questo ultimo pidocchio-capo, l’insegnante-pidocchio Mitsubishi2000GLX_7Q-7802, la paurosa Lin pendeva dalle labbra ascoltandone l’eloquio da maestrino ossesso e demente. Come si fa a non restare presi dalle ossessioni d’un demente che, vantandosi some “grande” agente di Stato, propone guardonaggi e torture-linciaggi bianchi? Dopo poche settimane è di nuovo alla depressione nera sia per la cosa senza senso che per l’assoluta assenza di risultati. Anzi stanno avendo costi su costi e perdite su perdite, oltre a scoprire che lei, paurosa Lin, non regge più la demenza ossessa di zia e cugine.

La zia della paurosa Lin, la moglie del vecchio Lin, al contrario, è esaltata, pur all’isteria ossessa crescente (infatti si sta gonfiando dal cibo all’eccesso con cui si consola), dall’insegnante-pidocchio Mitsubishi2000GLX_7Q-7802. Lo ascolta divertita, fa la civettuola, ...come possa essere civettuale una ingrossata e tozza, oltre che geneticamente rozza e volgare. È diventata agente attiva della tortura-linciaggio pur figurando direttamente sul teatro d’operazioni, cioè di faccia a me, solo quando la paurosa Lin desolata la chiami non avendo più lei ormai la faccia di farsi la parte del “ma che cosa succede...”, “oh, ma che cosa hai combinato...”, “...davvero io non so nulla di queste attività pidocchiesche...”, “...ma sarà il vento...”. Sarà che io le ho rivoltato tutto. Quando la Lin cercava d’obiettare qualcosa, glielo dicevo io “Lo hai detto tu che c’è il ventooooo...” E poi, quando le attacco come pidocchie, lo faccio col tono di chi è sicuro e di chi le ha viste, non di chi la butti lì, per cui, loro stesse, paurosa Lin inclusa, non negano più che loro hanno oganizzato i pidocchi, oltre che dare pure qualche contributo attivo, a parte tutta la copertura ed assistenza logistica, su richiesta dei pidocchi-capi, spesso insegnanti-pidocchi dementi ossessi che sono la faccia del governo criminale delle Cine di fronte al popolo. In concreto, la disgustosa pidocchia, la moglie del vecchio Lin, è comparsa per farsi la scena del bagno altrui danneggiato e le due volte che è venuta la polizia, una chiamata da loro per il bagno danneggiatosi, o da loro stessi danneggiato, e un’altra da me per l’acqua calda. Per il resto, cerca di rimanere nascosta.

Perché gli insegnanti, soprattutto maestrini e maestrine dei vari gradi scolastici, hanno incarichi così delicati nella Cine. È semplice. Perché se il cinese è convinto d’essere più furbo degli altri, l’insegnante è convinto d’essere più furbo dei furbi, non essendo il suo lavoro la trasmissione di cultura che in genere non hanno, bensì la manipolazione delle coscienze al servizio del potere. Per cui il maestrino, l’insegnante, si reputa un grande psicologo, uno che può far quello che vuole dell’altro, dunque perfetto per la tortura-linciaggio da camera. L’ignoranza e la rozzezza li fa zozzi fisicamente e moralmente, al livello giusto per la tortura-linciaggio da camera. Loro convinti che, in quanto insegnanti-pidocchi, abbiano pure la finezza per ottenure subito la distruzione dell’altro che è l’obiettivo della tortura-linciaggio da camera. In verità, non capiscono nulla di psicologia dell’altro, neppure la intuiscono. Ragionano in termini di psicologia dei pidocchi come loro, psicologia fondata sul riflesso condizionato. Nelle Cine tutto è giocato sull’obbedienza-sottomissione. Facile arrivare come invitati “da strutture coperte ad altissimo livello di questa nostra grande patria” ed ottenere che tutti mettano a disposizione stanze e se stessi per le demenze ossesse più luride. Impossibile anche, per loro pidocchi, evitarsi poi continui internamenti e sottoposizione e panacee psichiatriche, oltre che malattie somatiche varie, dato che non reggono il lavoro ossesso loro richesto. Impossibile, per loro pidocchi, evitarsi continui rovesci delle loro azione xenofoba ossessa (con connessi rovesci diretti dei vari singoli pidocchi anche quando ostentino, per loro stessi evidentemente, ebeti sorrisetti di trionfo quando, magari, dopo un anno d’assalto, te ne devi andare perché loro hanno supplicato il proprietario dell’alloggio per farti sfrattare), sia quando fallisca nel modo più totale come nel caso mio, sia quando si confronti con nerboruti, od anche non nerboruti, stranieri che vadano in escandescenze. I pidocchi ossessi sono supercodardi che subito scappano e poi continuano a vivere nel terrore. Delle ultime due, due pidocchiette sui 25 anni, che m’hanno “salutato” con un sorrisetto ebete di finto trionfo dopo un anno d’assalto inutile e poi ridottisi, i loro capi-pidocchi, a supplicare i padroni di casa che mi sfrattasero, una è finita suicidata e l’altra con un cancro non estirpabile. ...Non sanno né come, né perché... Troppo ebeti. Lasciamo perdere come sono finiti e stanno finendo le centinaia di pidocchi che hanno avuto e stanno avendo a che fare come noi direttamente, altolocati inclusi di servizi e governi vari.

L’insegnante-pidocchio Mitsubishi2000GLX_7Q-7802 era dunque venuto sabato per un tre ore di accordi. Lunedì 26 febbraio 2007 è ritornato, coi Lin che hanno fatto trovare al loro capo-pidocchio una squadra d’operai. Grandi lavori nella stanza affianco a me, ed anche altrove sotto, dove, nei loro possedimenti di famiglia, l’insegnante-pidocchio Mitsubishi2000GLX_7Q-7802 s’è fatto dare una stanza non a tiro mio per quel pomeriggio d’operazioni e per eventuale futuro uso. In pratica, se l’è fatta dare affianco tre piani sotto a me. Una cosa del tutto demente, sebbene lui, “grande vitruoso” del guardonaggio, si sia vantato di potermi vedere col visore da guardore ed indovinare io se dorma o meno, oltre che sentirmi. La zia della paurosa Lin, la capa famiglia (avendo il vecchio Lin per il momento abdicato, in apparenza), è eccitatissima d’avere l’insegnante-pidocchio Mitsubishi2000GLX_7Q-7802 a casa sua. Un vero “uomo”, un pidocchio sporco, ignorante e saccente, demente ossesso, persuasivo quando prospetta “ecco lo attacchiamo così, lui fa cosà, noi lo freghiamo perché la grande Cina, anche se non sappiamo perché, non lo vuole e vuole se ne torni in Europa. ...Questi sono gli ordini dati a noi, devoti miliziani della Grande Cina!” Un vero “uomo”, in vero pidocchio ossesso e lurido, che induce la capa-Lin ad essere esaltata ed onorata d’averlo lì, nei loro alloggi di famiglia.

Lui, il capo-pidocchio ossesso, di fronte a tanta devozione, oggi l’ha nominata sala operativa dell’operazioni. Lui, il capo-pidocchio, in guardonamento-origliamento tre piani sotto affianco a me. Lei ricettrice dei suoi ordini e coordinatrice sul campo. La paurosa Lin era allo sfacimento, per cui agente d’operazioni era la dottora (in peeping tom e battitura muri?!) TinaLin ...con alcuni operai.

Io, dunque, torno verso le due del pomeriggio di questo lunedì, dopo notte e mattinata fuori. Grandi lavori dove già detto. Nella stanza affianco oliano le porte, cercano di smontarle e rimontarle in modo che non facciano rumore. Poi, mettono una telecamera sulla porta della stanza sotto affianco a protezione della stessa. Ed una, come quelle da ascensore, sulla porta della stanza affianco alla mia. La paurosa Lin e la cugina TinaLin che controllano. Soldi e soldi che hanno dovuto pagare per una mezza giornata di lavoro d’una squadra d’operai d’una qualche dittarella di riparazioni e per le telecamere e connessi.

L’insegnante-pidocchio Mitsubishi2000GLX_7Q-7802 è davvero un “grande” organizzatore. Lui tre piano sotto affianco che mi guarda sul suo strumento di guardonaggio. La paurosa Lin in disfacimento obbligata a guardare lui per apprendere il mestiere ...guardonaggio da tre piani sotto affianco... Il vecchio Lin che li teneva d’occhio da lontano sentendosi mancare dall’autoschifo sebbene, di natura codarda lui stesso, non è che avesse mai vissuto una vita da leone, né dicendo dei no al potere. La capa Lin, la madre-zia, eccitatissima dal privilegio di stare vicino al “vero uomo”, l’ignorante, e lurido e disgustoso da ogni punto di vista, insegnante-pidocchio Mitsubishi2000GLX_7Q-7802, era in sudore che la rendeva più puzzolente di quanto di natura fosse. S’era messa attillata, per quanto possa essere attillata una cinese ch’abbia passato la vita di fatto a fare l’inserviente suppur padrona, ed in obesità d’alimentazione disordinata e sovrabbondate da depressione con isteria ossessa. E le stava vicino, lurido lui e lurida lei, a farle da voce. Lui le diceva. Lei, sala operativa, trasmetteva gli ordini alla figlia, TinaLin. La pidocchia TinaLin con due operai di supporto era ai piani. Due operai erano già sotto, sul camion della ditta ad aspettare che le operaioni finisseo e se la ridevano: “Eccacchio, ce semo fatti la giornata, ed oltre, perché ‘sti zoticoni dicono che devono fare er mazzo ad un italiano, ed allora c’hanno fatto mettere le telecamere, c’hanno fatto smontare ed oliare le porte che rumoreggiano ora come prima e c’hanno fatto predisporre una stanza per quel luridone che da sotto, ...ma che fa da sotto?!, dicevano che guarda e sente quello che fa l’italiano tre piani sopra, ...ambé... ...se lo dice lui... ...C’avranno dei cosi per vedere e sentire ...se lo dice lui che è un anziano insegnante...” Appunto, se la contavano e se la ridevano, pur con la rigidezza e la freddezza dei cinesi che evitano sempre, perché “il potere” può sentire e senzionare, ma che comunque parlottavano e si guardavano d’intesa e se la ridacchiavano pur in modo guardingo. Intanto TinaLin era al piano sotto al mio e poi al mio con due operai che reggevano un palchetto su cui salire su ordine della pidocchia TinaLin e menare dei colpi, “perché dobbiamo verificare se il muro abbia del vuoti per vedere se occorrano delle riparazioni”. Ma i due operai, come i due sotto, lo sapevano che erano tutte operazioni “perché dovemo far er mazzo ad uno straniero perché a noi, veri cinesi, lo straniero ci rende ancora più ossessi.”

L’insegnante-pidocchio Mitsubishi2000GLX_7Q-7802 ordina. La pidocchia capa-famiglia trasmette. La LinaTina fa battere da sotto dagli operai. Allora metto il simultare che sono a letto e dormo, e poi mi metto alla finestra che dà sulle scale a vedere questa che si muoveva sotto con gli operai agli ordini battitura. L’insegnante-pidocchio Mitsubishi2000GLX_7Q-7802: “Sta dormendo! Sta dormendo!” La pidocchia capa-famiglia Lin: “Sta dormendo! Sta dormendo!” La pidocchia TinaLin al walk-talkie: “Che devo fare?” La pidocchia capa-famiglia Lin al walk-talkie: “Battere sotto! Battere sotto!” E batte sotto. Io sempre alla finestra che la guardo e sghignazzo di sincera allegria per quei pidocchi in agitazione ossessa. La pidocchia TinaLin: “Ed ora?!” La pidocchia capa-famiglia Lin: “Battere sopra! Battere sopra! ...nel corridoio affianco alla sua finestra” Implicito: lui esce incacchiato [e perché?!] e così abbiamo i due operai testimoni che li ha aggrediti [e perchémmai?!] e pure le telecamere di sicurezza, ora, che riprendono il tutto. Della serie: “Lavoravamo. Era durante il giorno... ...ma quello è proprio pazzo.” Allora gli operai si muovono col palchetto. Vengono affianco ad una delle mie finestre, quella con una tenda che dà sul corridoio e si preparano all’ordine successivo. La pidocchia TinaLin, eccitata da quella grande poliziesca azione al walk-talkie, finalmente realizza che io ero all’altra finestra, quella delle scale, che li avevo visti e guardati e che me la ridevo, di riso sincero e pure ben sentibile: “Ma è lì che ci sta guardando e ride!” La pidocchia capa-famiglia Lin: “Maccome, il maestro c’aveva detto che dormiva!” Panico. La pidocchia capa-famiglia Lin: “Via! Via! Via!” Ed ecco che gli operai col palchetto che vanno via, poi vanno sotto, ed infine s’imbarcano sul loro camioncino e spariscono da quel teatro d’operazioni di dementi ossessi.

Infatti, prima delle battiture avevano installato delle telecamere di sicurezza a protezione della porta affianco a me e che punta sulla mia e sul corridoio, sempre che le condizioni di luce permettano la visione, ed la protezione della stanza affianco sotto, sempre che la luce non venga spenta. Insomma una confessione, se mai ve ne fosse stato bisogno, che erano quelle le due stanze che avevano usato per la tortura-linciaggio bianchi e che hanno magari in progetto di continuare ad usare anche se i dementi non comprendono (ora lo comprenderano!) che, a questo punto, a meno che non spengano le luci durante i loro trambusti (ma si vedrebbe che spengono le luci e che poi delle ombre si muovono dentro e fuori), non possono più avere grandi traffici. O, se li hanno spegnendo le luci, resta la prova delle luci spente da loro e riaccese da me. Dunque che dovevano occultare attività criminali.

No, ma il “grande” insegnante-pidocchio Mitsubishi2000GLX_7Q-7802, dato che è lì per me e solo per me, ora, vede tutte le cose nella mia ottica. Le telecamere dovrebbero produrre prove contro di me. Ho fatto della vistosa ginnatica da camera del corridoio e della magia tibetana sia in prossimità della mia porta che di quella affianco, tanto affianco non c’è nessuno, per cui a meno di forzature della porta, sempre illegali, nessun reato né violazione “condominiale” se mi avvicino a delle porte disabitate. Sono andato anche sotto, ma solo sotto di me, affianco alla finesta del corridoio, non dalla mignotta-pidocchia fuori dalla stanza vuota, perché c’era uno scroscìo d’acqua e volevo sentire se per caso venisse da lì. No, era solo lo scroscìo del sistema di serbatoi connessi alla caldaietta affianco. Spero non divengano “grandi crimini”. Nel caso lì inviterò ad andare in tribunale. Così buttano via altri soldi per consultare un avvocato e si coprono di ridicolo con lo stesso e di fronte a sé stessi.

I miei strumenti hanno registrato che nella notte hanno fatto delle battutine maniacal ossesse. Io, sebbene non avessi attivato il silenziometro, non ho sentito nulla ed ho dormito senza probemi come sempre. Anche esplodesse il quartiere, quando dormo continuerei a dormire, probabilmente.

Per cui l’insegnante-pidocchio Mitsubishi2000GLX_7Q-7802 ha fatto spendere loro una valanga di soldi, o ne ha spesi la sua organizzazione xenofobo ossessa, senza ottenere nulla. Anzi, le telecamere di sicurezza possono essere usate contro di loro, se riprendono i loro traffici di pidocchi durante giorno e notte. Infatti, sono costretti a spegnere la luce perché la telecamera non li riprenda, quando fanno i cambi. Il fatto stesso che spengano la luce è evidenza di traffici non vogliono siano visti, e si vede chi è il criminale o la cirminale se spegne la luce. Se, invece, io spengo la luce al mio piano, in fondo se venisse od andasse via qualcuno da qui verrebbe visto dalla telecamere al piano di sotto. Al mio piano, di giorno, c’è comunque la luce naturale. Proprio, martedi 27 febbraio 2007, di mattina, forse verso le 8:30-9, la mignotta-pidocchia è andata a spegnere più volte la luce per fare un cambio nella sua stanza, dove sono ora le apparecchiature di guardonaggio-origlionaggio. Sono subito andato a riaccenderla. Ha telefonato che non potevano fare il cambio perché io riaccendevo la luce, dunque la telecamera li avrebbe ripresi.

Dementi ossessi!

Ho mandato un’email alla paurosa Lin, dicendo che, anche se lei sa già tutto, le intimo di por fine alle loro attività criminali e di installare luci permanenti dove ci sono le telecamere. Altrimenti, si capisce che le telecamere sono state installate come copertura alle loro attività criminali. E poi un’altra email, dicendo che era dalla stanza di 徐瑋君, per non essere visti durante un cambio di criminali, che spegnevano la luce.

domenica 25 febbraio 2007

Chinese Asylums 10. Taiwan. Taichung. 12/02-24/02/2007. Tortura bianca in 篤行路85號 in crisi. I torturatori si riorganizzano

Chinese Asylums 10. Taiwan. Taichung. 12/02-24/02/2007. Tortura bianca in 篤行路85號 in crisi. I torturatori si riorganizzano
by Georg Rukacs

Lunedì, 12 febbraio 2007.

Al pomeriggio la paurosa Lin, con la cugina LinaTin (la dottora, dice lei, che preferisce fare l’inserviente nelle proprietà della famiglia e godersi le gioie del guardonaggio e toc-toc tic-tic contro muri e pavimenti), ha pulito la stanza affianco. Siccome nessuno l’ha visitata per affittarla, l’hanno preparata perché sia subito pronta se i dementi ossessi della psicopolizia segreta la esigano.

Alle 19:15 la mignotta-pidocchia 徐瑋君 esce, ma resta in appostamento il guardonatore-origliatore nella sua stanza, quella affianco-sotto alla mia.

Quando la mignotta-pidocchia esce, è per poi tornare a questo piano. O così almeno è stato da quando sono arrivato qui. Venisse in diretta, quando io sono qui, si sentirebbe il rumore, un quasi fracasso che fa lei quando apre la sua porta e che in genere mi induce a dare un’occhiata e poi a stare in allerta, compatibilmente con quello che sto facendo.

Martedì, 13 febbraio 2007. La paurosa Lin viene in ritardo ad accendere l’acqua calda, verso le 17:25, uscendo dalla stanza della mignotta-pidocchia, quella sotto-affianco. La cugina LinaTin sarà stata promossa guardonatrice-origliatrice e lei battitrice di muri? Vedremo. Ha stranamente acceso non solo la luce sotto, che spesso lasciano spenta, alle 17:00, per permettere cambi di pidocchi sotto, ma perfino la luce qui di fronte a me ed alla caldaia dell’acqua e pure l’altra del corridoio dall’altra parte che sono restate accese. Le due qui le ho poi spente io alle 19:35. Sarà che ho aperto e subito chiuso la finestra che dà sulle scale proprio mentre da sotto saliva qui. Si dev’essere spaventata. La luci le avranno dato un po’ di conforto e poi nella fretta di fuggire le ha lasciate accese. Oppure, hanno grandi piani per la notte. No, i cinesi non si sbagliano mai in queste cose. Se accendono le luci, o se non le accendono, è funzionale al loro lavoro di pidocchi da tortura.

Alle 18:30, ai rintocchi musicali del camion della spazzatura, la mignotta-pidocchia s’accorge sgomenta e un po’ divertita che le manca l’immondizia. Chiede al dirimpettaio, in fondo all’altro, anch’esso non lungo, corridoio. Poi telefona alle Lin: “Ho perso l’immondizia. Era qui. Non so che fine abbia fatto!” Loro dicono che non ne sanno nulla. Od, almeno, lo dice quella al telefono. Altra Lin si sarà stufata di vedere un sacchetto, pur in posizione non ostruttiva, nel corridoio e l’avrà rimosso per metterlo in qualche altro più grande d’immondizia. Tuttavia, in questo caseggiato, l’immondizia è cosa individuale. Nella città ci sono ditte differenti, forse anche una pubblica, per l’immondizia. Qui non c’è un contenitore, od una fila di contenitori secondo distinzioni ecologiche, in cui lasciarla e da cui venga poi rimossa da ditte forse private. Arriva in zona un camion con la musica. Tutti coloro che credono si presentano col loro sacchettino o sacchettone che viene preso. Forse è il servizio pubblico, per chi non abbia sottoscritto altri servizi. Infatti i palazzoni sù, ma anche altri, hanno un cassone che poi viene periodicamente svuotato da ditte varie. Quelle ditte non hanno in effetti bisogno della musichetta per segnalare ai singoli di recarsi al camion per consegnare la loro immondizia individuale. Personalmente, non avendo grande produzione d’immondizia, quando ho qualcosa non eliminabile nel gabinetto, o porto il sacchettino a scuola o in qualche raro cassone pressoché sulla strada che ho individuato lungo il percorso per la scuola. C’è sempre la possibilità di lasciare un sacchettino con l’immondizia all’interno dei supermercati, prima di entrare nello spazio vendite-acquisti, od anche nei McDonald’s volendo. Nei grandi supermercati c’è sempre una qualche area, anche più d’una, per sedersi a mangiare, od anche solo a riposare, e con contenitore rifiuti. Se uno ha immondizia del tipo di contenitori d’uova, penne finite, altre piccole plastiche, quando va a fare acquisti, lascia quei piccoli rifiuti accumulatisi dalla volta precedente. Della serie: “compro e lascio i vuoti della volta prima.”

Colpi incerti durante la giornata, davvero leggeri se erano intenzionali.

La mignotta-pidocchia esce alle 19:05, senza chiudere a chiave sembrerebbe.

No le luci, non le aveva lasciate accese per caso la paurosa Lin. I pidocchi in servizio di Stato e paraStato obbediscono agli ordini. Infatti, alle 20:40, la paurosa Lin arriva con uno di mezza età della psicopolizia segreta [ha una Mitsubishi 7Q-7802 2000 GLX con una scritta sulla carrozzeria FREECA] che trova le luci spente e me con la porta aperta e la finestra che dà sulle scale pure. Per cui, gli fa appena vedere il corridoio dai due lati, e poi scendono facendo meno rumore possibile. Scendono entrambi per le scale interne, quelle che portano al loro ufficio. Non è un comune cliente venuto a vedere le stanze, che infatti non guarda. Stanno riorganizzando la logistica dello spionaggio-guardonaggio con tortura-linciaggio bianchi. È il mafioso di Stato criminale che ha rilevato l’altro magnaccia della psicopolizia segreta che aveva iniziato il lavoro di tortura-linciaggio qui e che era a parlare con la paurosa Lin la mattina stessa che sono arrivato qui. E la famiglia Lin coopera pienamenti coi delinquenti di Stato del servizio torture-linciaggi bianchi. Particolarmente la paurosa Lin che spergiurava e spergiura di non sapere nulla di nulla. Ma già il primo giorno che ero arrivato qui, la avevo appunto vista con uno sbrirro della psicopolizia segreta che la investiva miliziana capa di quella grande operazione patriottica di liquidazione tramite battitura muri.

Senonché, verso le 21, arriva, accompagnato su dalla paurosa Lin, un giapponese con cui dovevo fare due chiacchiere. Esco un attimo con lui e gli addito, passando davanti all’ufficio dei Lin, lo sbirro della psicopolizia segreta [quello con la Mitsubishi 7Q-7802 2000 GLX con una scritta sulla carrozzeria FREECA] che parla con la paurosa Lin. Sia lei che lo sbirro agitatissimi mi vedono che li addito. È quanto volevo. I criminali temono sempre la pubblicità. Dunque, bene fargliela.

Rientro verso le 23:00.

Tra mezzanotte e l’una, la mignotta-pidocchia ha un crollo. Sente le voci. Non che prima stesse bene. Il lavoro della mignotta-pidocchia di Stato aggrava tutte le sindromi pre-esistenti nei pidocchi e ne produce di nuove. Già da tempo è in terapie varie. Il 23 gennaio 2007, ne inizia un’altra. Prima erano iniezioni. Ora, alle iniezioni ha aggiunto 3 pozioni tre volte al giorno mezz’ora prima dei pasti. Per 17 giorni, per ora. Sono per altri squilibri psicofisici prodotti dalle sue demenze e dalle sue attività ossesse. Problemi di stomaco con radici psichiche. Tanto s’era esaltata i primi giorni di battiture, il primo gennaio ed i successivi, tanto poi s’era progressivamente depressa. Come un po’ tutti, qui, ...un po’ tutti i miliziani e la loro area di sostegno. Gli altri non hanno danni. Tra l’altro, il lavoro di mignotta di Stato produce grandi passaggi di soldi nelle sue mani. 2,572,000 taibi nel 2006. Il cambio taibi-euro è, il 14 febbraio 2007, attorno ai 43 taibi per un euro. 2,572,000 taibi sarebbero oggi 59,814 euro. Un 60,000 euro, per buttare lì una cifra tonda. Una cifra enorme a Taiwan, dove un operaio magari guadagna sui 20,000 taibi al mese ed un buon stipendio d’un insegnante taiwanese è sui 30,000 taibì al mese.

Dunque nella notte tra martedì 13 e mercoledì 14 febbraio 2007, la mignotta-pidocchia ha un crollo. Lei che passava notte giorni ridente a battere muri si sveglia di soprassalto perché si sente colpita da colpi rumorici sulla testa. Corre fuori. Va al piano si sopra. Silenzio assoluto. Allora corre a telefonare alle Lin. Poi corre sotto da loro. I Lin vengono su silenziosi e si schierano per cogliere la fonte dei rumori. Nulla, a parte battiture dalla stanza della mignotta-pidocchia che naturalmente non sentono. Le sentono, ma non le sentono.

Mercoledì, 14 febbraio 2007. Al mattino, solo qualche tonfo dalla stanza della mignotta-pidocchia, che poi se ne esce, come al solito, un po’ prima delle 11:30, lasciando i soliti in appostamento guardonaggio-origlionaggio ed eventuale occasionale tonfeggio di muri.

Verso le 19 la mignotta-pidocchia esce lasciando altri nella stanza. Una ragazzetta era entrata poco prima. L’avevo incontrata mentre tornavo e parcheggiavo la bicicletta. Poi c’era la Lin con un operaio. Sarà stato per qualche intervento per permettere loro di guardonare-origliare e battere meglio i muri. ...Avranno spaccato qualcosa.

Qualche forte tonfo singolo come casuale, ma non lo è.

Giovedì, 15 febbraio 2007. La mignotta-pidocchia ritorna verso le 8:10, dalle 19 che era uscita la sera prima. Si fa un 12 ore di mignotteria e di tortura da camera altrove. Dopo un mese di insuccessi qui, nel suo lavoro di tortura bianca, era passata dall’esaltazione iniziale allo scoppio totale. La sua stanza qui è la copertura per altri, anche se, da sotto possono fare poco. Possono fare poco pure dal sottotetto sopra, che è in larga parte quasi vuoto sopra le controsoffittature, non comunque in grado di sostenere dei pidocchi cinesi o taiwanesi, né loro colpi troppo forti.

La mignotta-pidocchia esce, come sempre, verso le 11:15.

La mignotta-pidocchia torna verso le 18:30.

Battiture sottili appena faccio finta di dormire.

Alle 19:05, esce un pidocchio dalla sua stanza, forse quello che abita sulla stesso piano esattamente di fronte, all’altro capo del corridoio.

Il pidocchio uscito dalla sua stanza rientra nella stessa alle 19:15.

19:50, la mignotta-pidocchia esce in tenuta sciatta.

Alle 18:29, Matt di Go-Asia e della mia università “city-campus”, via email mi offre un lavoro da un conoscente per gestire il suo traffico di contatti commerciali Taiwan-Italia. La vedo e rispondo di no alle 18:56. Matt fa parte, con la moglie, Jennifer Wu, del network cino-inglés di maniaci aguzzini. Non si accettano offerte da chi vuole fregarti. La prima casa con tortura delle milizie parallele a Taichung me l’hanno trovata loro.

La sera me ne esco, fino al giorno dopo.

Venerdì, 16 febbraio 2007. Quando rientro guardo la strumentazione. Il simulatore di presenza che avevo acceso lancia il messaggio che sia andato a dormire verso le 23:00 di giovedì. Dalla stanza della mignotta-pidocchia, sotto affianco, iniziano ticchettii saltuari come casuali. Ma la nostra strumentazione li dà come intenzionali da parte di pidocchi ossessi che usano la strumentazione di guardonaggio. Quando all’una, nella stanza della mignotta-pidocchia, vanno a dormire ecco che cominciano loro, per demenza progressiva galoppante, a sentir ticchettarsi la testa vuota. Si sentono dei sottili rimbombi direttamente dentro la crapa vuota. Escono dalla stanza. È tutto buio. Nessun rumore da nessuna parte. Chiamano i Lin, che evidentemente i pidocchi possono importunare a mobilitare a qualunque ora. ...tra pidocchi in teatro d’operazioni... Nessuno sente nulla. Eppure dalla stanza della mignotta-pidocchia continuano a sentirsi la testa rimbombare di ticchetti. Più tardi piove. Ticchettii di pioggia. I pidocchi non sentono la pioggia ma si sentono questi ticchetti che li demoliscono.

La mattina, la paurosa Lin viene a spegnere la caldaia dell’acqua tardi, alle 8:30. Sarà perché l’hanno obbligata a svegliarsi ed a vigilare durante la notte per le ossessioni che ormai montano incontrollabili nelle loro crape vuote di dementi ossessi. Alle 9:30 l’acqua è freddissima. Evidentemente tra pidocchi ossessi, si svuotano l’acqua calda anche se essa viene staccata in ritardo sull’orario solito. Devono dimostrare che “lo straniero” è fonte solo di danni. Siamo al livello che se lo tagliano per dire che è colpa “dello straniero”, “di quello straniero”. S’ammazzano per dire che “lo straniero” li danneggia.

Verso le solite 11:10-11:15, la mignotta-pidocchia esce, con passo tra lo spastico e l’incazzereccio.

Alle 18:25, la mignotta-pidocchia torna.

Alle 19:15, la mignotta-pidocchia esce con degli oggetti pesanti. La strumentazione che dà alla responsabile di tutto, la paurosa Lin che non sa dire no alle intimazioni della famiglia Lin, presso cui vive con la madre, e dei mafiosi di Stato.

Qualche botto occasionale contro il muro sia la sera di venerdì (uno forse verso le 22:40) che la mattina di sabato 17 febbraio 2007 (almeno dei colpi secchi verso le 9:15). Tuttavia apparentemente non c’è una attività sistematica.

Sabato 17 febbraio 2007 è l’ultimo dell’anno cinese. Domenica 18 febbraio 2007 è il capodanno cinese. S’apre l’anno del maiale. Non hanno un anno del pidocchio. Lo è sempre.

Tutto deserto. Solo qualche stoccata da due piani sotto a me dove ci sono due in una stanza cieca. Tutti gli altri dell’edificio sono a casa dalle famiglie. Li hanno messi lì, una con uno od altri a protezione della porta che porta in casa Lin e per guardonaggio-tortura anche se da due piani sotto è proprio difficile. Possono solo guardonare un po’ (gli strumenti hanno quella portata) e fare qualche tonfo.

Martedì 20 febbraio, alle 17:20, incontro la paurosa Lin che esce dalla scala dietro. In casa non c’è nessuno, sono tutti nel luogo nativo o in giro a salutare parenti, e lei controlla i vari edifici della famiglia. Per cui non usa la scala interna, dovendo andare in altri loro edifici. Mi guarda stupita e mi saluta due volte chiedendosi “ma è lui?”, perché sente le voci. Era salita ad accendere la caldaia dell’acqua e credeva fossi nella stanza. Mi aveva sentito. Ma io non c’ero. Appunto, l’ho incontrata sotto mentre usciva dall’edificio per la via normale, non per quella interna loro. Evidentemente doveva andare in un altro loro edificio che hanno di fronte all’ufficio, per cui trovava più pratico uscire da lì. O sono cambiamenti dovuti al periodo di festa.

Infatti, sono alcuni giorni che non c’è strumentazione di guardonaggio attiva (o forse l’accendono solo occasionalmente, dato che non c’è più, da qualche giorno, la postazione permamente) e senza battiture sistematiche. Spesso senza neppure battiture occasionali. È il fine anno e capodanno cinese [17-18 febbraio 2007] con connessi giorni dei saluti ai parenti, per cui è una settimana che si rivitalizza solo verso la fine.

I pidocchi della psicopolizia ossesso-maniacale sono a corto di pidocchi. Gli stessi pidocchi (ne era restata poi una) ed altri dell’edificio sono via, a casa, o chissà dove. Quello affianco a me se ne era andato distrutto. Gli esterni non sono poi più venuti. Avevano continuato un po’ affianco sotto, poi avevano smesso, prima quasi del tutto, negli ultimi giorni del tutto.

Verso la fine di questa settimana di festività, sabato, 24 febbraio 2007, un magnaccia della psicopolizia mianiacal-ossessa [quello con la Mitsubishi 7Q-7802 2000 GLX con una scritta sulla carrozzeria FREECA] riviene qui per la ripresa delle attivita. Tra le 12:30 le 15:30 se ne sta qui, parla, ispeziona, parla ancora per convincere ed istruire come portare avanti una tortura stavolta irresistibile. Un po’ prima dell’una viene sopra, al mio piano, con la paurosa Lin, dove già era venuto martedì 13 febbraio 2007 alle 20:40 a dare un’occhiata. È uno di mezza età, con aria ed atteggiamenti disgustosi, che si esalta e cerca di esaltare gli altri con fantasticherie sulla “grande Cina” o sulla “nostra Taiwan” o su “questa nostra Asia”, a seconda del pubblico con cui lui, levigato magnaccia, ha a che fare per poi proporre ...guardonaggio-origlionaggio con strumentazione illegale (illegale se usata da privati e senza autorizzazioni giudiziarie od altre, come viene appunto usata da queste milizie naziamoiste anche quando usino occasionalmente sbrirri in servizio) che solo i governi hanno e tortura-linciaggio del sonno e della veglia. Già la volta prima, era salito dalla scala interna ed era andato come ospite di riguardo nei divani tra l’ufficio-ufficio (una vecchia scrivania in legno con dietro un manifesto d’un centro d’inglese in una università australiana) e la casa al pian terreno dei Lin. Sì, uno di quegli strani uffici alla casalinga alla cinese ed alla taiwanese. La volta che il mafioso demente ossesso di Stato era avenuto prima aveva solo dato un occhiata al corridoio ed alla posizione delle due stanze affianco alla mia, una a destra dello sbocco delle scale salendo, l’altra a sinistra dopo la mia. Questa volta è invece salito con la scala, a controllare la possibilità di andare sul sottotetto. O forse a controllare l’impossibilità di andare sul sottotetto. Ne ha comunque approfittato per tagliarmi l’acqua calda che si chiude appunto da lì, per ciò che riguarda la mia stanza. Ha infatti ordinato ai Lin che devono assolutamente obbligarmi cambiare stanza ed andare al piano di sotto. L’aveva già detto loro la prima volta, ma loro hanno riferito che lo dico loro che non vedo ragione di cambiare stanza, ed andare pure in una stanza senza finestre, solo perché loro sono dementi ossessi od al servizio di dementi ossessi di Stato e paraStato.

Siccome sono sceso a guardali mentre parlottavano, e pure ad ascoltarli, un po’, con la nostra strumentazione, e facendomi ben vedere che li guardavo, i Lin sono quanto mai nervosi. Pure la madre di TinaLin e moglie del vecchio Lin, una tozza, ossessa e disgustosa, s’era poi unità chiassosa e ciarliera ai festeggiamenti per quel grande mafioso di Stato in missione guardonaggio e tortura-linciaggio. Quando sono andato fuori per alcune ore, ne devono avere approfittato per andare nella stanza affianco dall’altra parte della scala, dove dopo la venuta del pidocchio-magnaccia avevano lasciato la scala metallica. È una scala che rovina i pavimenti delle stanze se usata nella stanze. Scivola pure sul pavimento se non viene tenuta. È infatti una scala per altri usi. È una stanza dove non c’è neppure il materasso sul letto, letto che consiste, come nelle altre stanze di due banconi di legno. Andate nelle stanza affianco dall’altro lato della scala, devono avere danneggiato delle cose del gabinetto. Devono avere buttato per terra il coperchio in ceramica dello sciacquone che cadendo ha pure danneggiato il bordo del vaso del gabinetto.

Poi sono salite la pauraosa Lin e TinaLin. Oppure l’avevano spaccato loro ed hanno fatto la sceneggiata. O l’ha spaccato altra od altro. Hanno chiamato la madre, la madre della TinaLin e di WinnieLin, non della paurosa Lin, che del resto chiama il vecchio Lin zio e lui la chiama nipote. La madre/zia s’è messa ad urlare con me che dovevo essere stato io. Le ho detto che avevano dato la chiave a così tanta gente per le loro demenze di tic-tic toc-toc che non significava nulla che fossi l’unico presente, come lei diceva. Non era comunque vero che ci fossi solo io. E poi loro che ne sanno di chi viene e di chi va?

Voleva insomma che dicessi che ero stato io. Ha poi chiamato la polizia che ha usato pure per cercare di farmi dire che dovevo andare via il 28 febbraio 2007. La polizia ha guardato, m’ha chiamato. M’ha chiesto se avessi bevuto. Non bevo mai, li ho invitati a controllare. Glielo avranno detto loro: è lo stereotipo che i dementi ossessi hanno dell’“americano”. Quando al dover andare via il 28 febbraio ho fatto vedere loro che avevo una proproga fino a fine maggio. La madre/zia cercava di protestare, urlava ossessa, voleva m’arrestassero, mi fucilassero, mi espellessero da Taiwan. Ma loro, i due poliziotti, hanno fatto presente che c’è una legge, che non possono stare dietro alle accuse buttate lì da qualcuno. Hanno cercato di farmi dire pure dai poliziotti che dovevo cambiare stanza, andare sotto, perché c’era poco acqua, perché dovevano fare delle riparazioni. Ho invitato loro a raccontare ai poliziotti che la loro attività è organizzare i tic-tic toc-toc su mandato d’un ufficio dementi ossessi del loro governo, per cui volevano andassi sotto solo perché dato che non me ne fragava nulla battessero d’affianco, avrebbero voluto battere da sopra. Non me ne fregherebbe neppure da sopra. Disturberebbero tutti gli altri sul piano e sotto, non me. Poi, quando le due Lin sono venute a mettere il lucchetto al portello del sottotetto [devono andare sul sottotetto per altra via per cui lo vogliono chiudere a me], la paurosa Lin, in depressione acuta, mi ha detto che l’acqua la vengono a mettere a posto domani. Infatti, poi, non è venuto nessuno. L’acqua calda mia l’hanno chiusa loro, e poi hanno nascosto la scala (nella stanza affianco dall’altra parte delle scale) e messo il lucchetto alla botola che va sul sotto tetto, dove passa il tubo della mia acqua calda, e dove si può chiudere o meno. Era una balla come sempre, quando l’avevano usata come scusa perché andassi chissà dove. La stanza sotto è senza finestre. Dovessero mai fare delle riparazioni al bagno, ma è un’altra balla, non c’è nulla da riparare, le possono fare con me dentro. Poi, i poliziotti se ne sono andati. Siccome la avevo provocata in continuazione, la TinaLin, la dottora [in guardonaggio e tortura bianca da camera?!] dice lei, era sbottata che loro vogliono uno si goda il soggiorno qui [con la tortura-linciaggio da lei e loro organizzata! In effetti c’è da spanciarsi dal ridere!], per cui se uno non se lo gode che se ne vata, le ho buttato in faccia che se non le piace se ne vada lei, che Taiwan non è sua ma è mia. A quest’ultima affermazione, i torturatori ossessi hanno sempre delle brutte reazioni. Lo ha infatti preso con volto che le si incupiva di rabbia ed anche con un moto represso di rabbia. Da qualche giorno la guardo in modo apertamente sprezzante e le dico di rivenire a far toc-toc- che è il suo lavoro. Lei nega con sempre meno forza ed arrossisce.

Alle 22:00, sempre di sabato 24 febbraio 2007, vengono la paurosa Lin e TinaLin per mettere un lucchetto chiudibile e lo chiudono, serrando così il portello che dà sul sottotetto. Devono salire sul sottotetto da una stanza, oppure da edifici affianco, come da istruzioni del maniaco della psicopolizia e non vogliono interferenze, non vogliano che altri [io] possano andare sul sottotetto attraverso il portello e soprenderli. Hanno pure paura che io possa andare sul sottotetto e da lì altrove. Sul sottotetto hanno infatti acceso le luci. Prima lo chiudono. Poi accendono le luci del sottotetto deserto e largamenbte inagibile. Dopo aver loro buttato lì se dovessero andare sul sottotetto a fare toc-toc (ma lo so che è per quello, è tutto il lavoro di preparazione dopo che oggi è passato lo sbritto magnaccia demente ossesso), ho chiesto loro che ci facesse la scala di là, nella stanza affianco dall’altra parte delle scale. Hanno detto che deve restare di là. Appunto, stanno seguendo le istruzioni dello sbrirro magnaccia demente ossesso per la tortura-linciaggio andando sul sottotetto che è in parte minima solido e poi ha le soffittatura di sotto dove non possono in realtà camminare perché non reggono il peso. Vogliono battere sopra di me con delle cose, e costruire il loro soliti marchingegni da dementi. È una parte in legno, o materiali simili, che se battono rimbomba dappertutto e tutti sentono, anche attorno.

Durante la notte tra sabato e domenica, attorno all’una, c’era già un nutrito gruppo di pidocchi nell’edificio, due piani sotto, per prendere servizio nel soffitto, nel sottotetto e nelle stanze affianco. Pioveva. Il ticchettio della pioggia, e poi proprio sul tetto, sopra la loro testa, li avrebbe fatti impazzire. Inoltre, avrebbe vanificato un qualche loro ticchettio sopra di me, dove oltre ai quadretti di controsoffittatura c’è, con qualche spazio bucato, una struttura leggera in legno formicato. Può darsi anche qualcos’altro sia successo. Se ne sono poi andati senza salire al piano, né nel sottotetto. Hanno visto che, se succede qualche incidente, la polizia in divisa non è che sia ai loro ordini di pidocchietti di mafiosi governativi e paragovernativi.

Domenica, 25 febbraio 2007, verso mezzogiorno un bel tonfo al muro, da sotto per dire che sono tornati. Dieci minuti dopo torna, dopo giorni d’assenza, per subito riuscire in tenuta da scampagnata sebbene sia giornata tendenzialmente piovosa, quello in fondo al corridoio dall’altra parte. Racconteranno, quando stanotte tornerà, anche a lui che non c’è più l’acqua calda, se non un filino, e che deve traslocare in una stanza senza finestre, oppure riapriranno i rubinetti delle tubature?! E poi all’altro affianco a lui?! Mannò, hanno chiuso solo la mia.

Sono le 15:30. Devo uscire. La domenica è ancora lunga ed i dementi ossessi sempre ossessionati dallo straniero, da quello straniero. Lo sapranno loro perché... Anch’io lo so. Perché sono pidocchi ossessi.

venerdì 23 febbraio 2007

Chinese Asylums 9. Taiwan. Tainan. Tortura bianca di Stato. 2004

Chinese Asylums 9. Taiwan. Tainan. Tortura bianca di Stato. 2004
by Georg Rukacs

Il 14 marzo 2004 sera, una domenica, arrivo a Hong Kong da Wuhan. Dormo all’aereoporto. Il giorno dopo vado allo pseudo consolato di Taiwan. Pur senza vera documentazione, e da un’impiegata con la fama di terribile, ottengo il visto per ragioni di studio. Mi ha creduto. Del resto le avevo detto la verità. Ero in contatto con la Providence University di Taichung. Sarei andato lì per seguire corsi di cinese. Tuttavia il trimestre iniziava a giugno, per cui non avevo ancora mandato i soldi né loro, di conseguenza, il foglio ufficiale da usare per il visto. In realtà, avevo pure in testa di fare un tentativo a Tainan, sebbene non avessi la lettera di raccomandazione richiesta. Nella sostanza, dal punto di vista del visto e dello Stato taiwanese non cambiava nulla.

Avessi iniziato la scuola subito, a Taichung era in realtà possibile, sebbene per iscritto avessero fatto i formali, non avrei avuto bigogno di tornare a Hong Kong per un nuovo visto, dopo, credo, un 6 mesi. Avrei potuto fare, a Taiwan, la conversione dal visto di studio al permesso di soggiono per ragioni di studio. Conoscevo la normativa ma non avevo capito che l’impiegata consolare mi avesse davvero dato il visto per ragioni di studio. Lei mi aveva detto che non era possibile darmelo, appunto per assenza di documentazione, a parte la stampa di un’email che potevo anche essermi inventato da solo. Però poi m’aveva dato il tipo di visto più favorevole, quello estendibile e trasformabile in ARC [permesso di soggiorno] senza bisogno di uscire da Taiwan e chiedere un altro visto a Hong Kong od altrove.

Pagata l’urgenza, ho il visto il giorno stesso, lunedì 15 marzo 2004. La sera, prendo l’aereo per Kaohsiung. Il biglietto per Kaohsiung costa meno di quello per Taipei, e poi ho in mente di provare a Tainan. A Taichung sono sicuro d’avere l’ammissione. Ma dato che ho creduto al loro formalismo che il trimestre successivo inizia ad inizio giugno, ho tutto il tempo di provare a Tainan. Kaohsiung è più vicino a Tainan di Taipei.

Già al mio arrivo all’areoporto di Kaohsiung, il poliziotto al computer aveva visto che avevo un codice speciale. Infatti mi chiede ansioso il mio indirizzo a Taiwan. E che cacchio ne so! Sono appena arrivato! Lo sa che tanto mi trovano. L’ha visto che ero pieno di bagagli senza proprio le caratteristiche del terrorista né del mafioso, personaggi che si muovono con l’essenziale e comprano sul momento tutto quello serve loro. I bagagli negli aeroporti li fanno ben annusare dai cani e ben danno ad essi un’occhiata ai raggi X. Lo vedono se uno ha altro che vestiti, e pure altro che libri, quaderni, mangianastri, dischetti e cavi per computer e spine, prolunghe e simili, come nel caso mio. Uno viaggiasse con droga od armi lo vedrebbero subito, suppongo. Non è comunque il caso mio. Son cose che, “artigiani” a parte, viaggiano e volano con coperture di Stato e di Stati. Mi hanno dato un qualche codice speciale, dall’Italia, per demenza o peggio. ...delinquenti sdi Stato!

All’aeroporto di Kaohsiung, uscito dall’area arrivi, chiedo ad un ufficio turistico, che mi aggrega ad un furgoncino che va a Tainan e mi trovano pure, a Tainan, un albergo supereconomico, dato che avevo fatto il tirchio. Raggiungo Tainan e lo strano albergo. Sembra un garage con sopra un albergo ma senza clienti. Mi sembra d’essere l’unico. Neppure mi chiedono il documento di identità. Per una notte... Infatti, nessuna stranezza, nessuna battitura. Fa caldissimo. C’è comunque il condizionatore, e pure la doccia. L’unico rumore, mattutino, è una cosa del tutto normale. Caricano su un lungo camion grandi quantità di scooter. Appunto, nessuna stranezza. Dato che avevo in programma di andare subito all’università, a Kaohsiung avevo chiesto un albergo non solo economico ma vicino all’università. Era a due passi.

Il giorno dopo, verso le 9, vado all’università di Tainan dove dico che vorrei iscrivermi per il trimestre successivo, da giugno in pratica, e chiedo che mi indichino un posto dove vivere nel frattempo. Me lo indicano, a pochi metri dall’università, con annessa tortura bianca che inizierà subito, il 16 marzo 2004.

La segretaria stranieri è una ragazza disgustosa. Forme, od assenza di forme a parte, ha una faccia piena di bolle purulente, come da chi affetta, dalla nascita, da una qualche allergia alla vita. Mi chiede che ne pensi della RPC. Le dico che le università, in particolare gli uffici relazioni internazionali (da cui dipendono tutti gli studenti esteri) sono una cosa demenziale, che forse lei neppure può immaginare. No, le immagina. È lo stesso. A Taiwan è tutto i dentico, pur sotto altra forma. Nella RPC c’è la forma sovietica. A Taiwan c’è la forma occidentale normale. La sostanza è tuttavia la stessa. Tra il KMT ed il PCC non c’è mai stata alcuna differenza. Mao era più ossesso e spietato di Chang, oltre che del tutto sottosviluppista, e dunque è stato prescelto dagli anglo-americani come capo secondino per il grande campo di concentramento cinese. I più dementi ed ossesi sono stati prescelti dagli ingleses per sfasciare la Cina. Ma, appunto, era una questione di gradazioni non di differenze qualitative. La Cina era ben lieta di farsi sfasciare ed i cinesi di essere trattati da pidocchi schiavi.

La segretaria mi indica tre posti, e me li abbozza su una cartina dell’area che mi dà. Mi dice che “il migliore per me” è quello più vicino all’universita. È proprio dall’altra parte della strada rispetto al muro di cinta della stessa e ad una delle sue uscite. Vado lì. Ta-Hsueh lu [大學路 dàxuélù, via o strada dellUniversità], 12 xiang , 9 hao, Tainan 701, Taiwan. Via o strada Ta-Hsueh, vicolo 12, numero 9.

Non riuscivo a trovare questo vicolo della via o strada che costeggiava un lato dell’università. Chiedo ad un gruppetto di studenti. Una ragazzetta con lo scooter alla fine lo scoprirà. Tornerà indietro. Mi caricherà sul suo scooter e mi ci accompagnerà. Appena salgo sul suo scooter mi viene duro e lei se lo sente bello grosso, il sedile era piccolo, contro la sua schiena. Quando scendo dallo scooter, arrivato al vicolo dove dovevo chiedere per la stanza, lei era tutta rossa in viso e continuava a dirmi tutta eccitata: “Grazie! Grazie!” Grazie, per quel cazzo duro di cui s’era eccitata... Era una tutta frizzante e ben fatta. Mi sembrava uno spreco lasciarla andare così. Era la solita cinese o taiwanese all’inizio dell’università che sognava solo di farsi fare la festa e di godersi pure il seguito. E naturalmente col mito dello straniero o dell’”americano”. Per loro, gli stranieri sono tutti “americani”. Le dissi che era non solo gentilissima, ma era bellissima e m’ero innamorato di lei, che volevo conoscerla. Le chiesi la email e le detti la mia, dicendole che mi sarei fatto vivo quanto prima, magari il giorno stesso. Ci vedemmo la sera. Visto che era eccitata per quel cazzo duro dietro, le proposi, e lei ne fu felicissima, che mi portasse in scooter a dare un’occhiata alla città. Passai subito al programma irresistibile da scooter. La avvolsi con naturalezza con le mie braccia. Le sussurrai che ero pazzo di lei. Le mie mani scivolarono sotto i suoi vestiti e dentro le sue mutande fino alla fichetta che... ...sbandò, frenò di colpo, restò come senza sensi tra le mie braccia pur dibattendosi senza saper bene che fare: “Grazie! Grazie! Ma non posso. Grazie! Grazie! Magari quando ci cosciamo meglio, ...se davvero ti piaccio. Grazie! Grazie! No, ti prego, noooo.” Ed intanto di dibatteva di piacere. Apriva e chiudeva le gambe, e muoveva il bacino, ma non per farmi davvero smettere. E mi venne tra le braccia mentre la toccavo proprio lì. Era tutta rossa, non solo e non tanto per il caldo di quella città e di qule periodo. “Lo vedi che mi ami, almeno un pochino” le dissi malizioso. E continuai: “Va bene, se non vuoi, ...ti amo anche se non mi vuoi, ora. ...dai, andiamo da me così mi racconti di te.” Comprammo qualche cosa da mangiare ed andammo mentre continuavo ad avvolgerla con le braccia e lei guidava lo scooter, toccandola in prossimità, sì da non farle perdere il controllo dello scooter. Tanto per tenerla calda. Anche se non ce n’era bisogno. Da me, misi il simulatore per i guardoni-origliatori sopra ed affianco e... “Dai, dimmi tutto di te”, e le misi le mani sotto i vestiti accarezzandola in tutti i punti sensibili. “No dai ti prego... ...sono una ragazza seria... ...qui non è come da voi in occidente...”, disse non troppo convinta. “Mi piaci proprio perché sei seria e bellissima... ...dai raccontami di te... ...però... ...dai, devi proprio... ecco chiudi gli occhi, ...spegnamo la luce... ...devi proprio farmi conoscere... ...fammi dare dei bacetti alla tua sorellina...” Le sflilai jeans e mutande, complice il buio, e la lavorai subito sostenuto di labbra, denti e lingua sulla “sua sorellina”, sulla sua fichetta. Impazzì, come impazzisce qualunque femmina a quel modo. Le feci la festa ed oltre. Ci vedemmo, per far l’amore, tutti i giorni e le notti che stetti lì. Quando aveva le sue cose, seguimmo altre vie... Full service! Poi, quando andai a Taichung, veniva quando poteva, ma la distanza... ...Lei aveva da studiare lì, a Tainan, non poteva trasferirsi. Un bel giorno, i genitori, scoperta la cosa, l’hanno messa sotto controllo stretto e tenuta in clausura, tutta scuola e studio. Lei era a Tainan per l’università. La famiglia era altrove. Quando hanno scoperto la cosa e pure con straniero, hanno trovato il modo di crearle una rete di isolamento in modo che non avesse più una vita sua, a parte lo studio. Nelle Cine ed a Taiwan sono così, spesso, spessissimo.

Lì a Ta-Hsueh lu, 12 xiang , 9 hao, era un posto che sembrava un pensionato di preti e suore cattolici. Madonne dappertutto. Fuori e dentro. La struttura era una delle varie classiche nelle Cine. La casa del padrone ed attaccato, in quel caso non sopra, alcuni piani di stanze, forse un tre piani e mezzo, nel senso che l’ultimo era metà stanze e, dall’altra parte del corridoio, aperto, pur sotto il tetto, come area stendi biancheria come spesso sono gli ultimi piani nelle Cine del sud ed a Taiwan.

Date tutte quelle madonne dappertutto, quando vidi la madre ed il padre del padrone, o del figlio amministratore, pensai ad una anziana suora con un anziano prete. L’inserviente poteva essere un’inserviente di una comunità religiosa od essa stessa una religiosa di basso grado. Quando arrivò il figlio, in automobile, poteva essere, dall’aria, un prete, pur in abito normale. Fu solo quando mi disse che doveva andare a prendere sua moglie che intuì fosse una famiglia. M’affittò la stanza, con bagno e presa Internet, per due mesi. Poi non sapevo. Non sapevo se mi avrebbero ammesso anche senza la lettera di raccomandazione e dunque se sarei restato lì. Pagai i due mesi. 13,000 taibi, in tutto. Era ansioso d’incassare, come lo sono ovunque ci sia la tortura bianca. Sperano che uno se ne vada subito così si tengono pure tutto quello che ha già pagato. ...uno “sente le voci” dunque è colpa sua se ne va. Lo straniero è solo un pollo da spennare.

Avevamo già la detezione elettronica che lì c’era un’attività di pidocchi con strumentazione da guardonaggio-origlionaggio con connesssa attività di tortura, sia da sopra che d’affianco, sebbene non fosse poi di grande intensità, anche perché il luogo era già rumoroso di suo. C’era infatti un qualche motore sempre in funzione in un palazzo quasi attaccato, e se avessero fatte battiture di eccessiva intensità avrebbero sentito tutti, studenti che pagavano profumatamente, e gente che lavorava, e le stanze erano tutte occupate. Essendo piccole, alla fine ne avrebbero avuto tutti troppo danno per i loro studi ed i loro lavori. La stanza era l’unica sfitta e non in programma d’essere affittata. Era “in ristrutturazione”, mi disse il padrone, tale Liu Sherman [Liu suppongo il cognome cinese e Sherman il “nome inglese”], anche se era solo sfitta ed in disordine. Infatti, fu subito pronta. La stanza era l’ultima da un lato del corridoio. La stanza sopra, un classico nella tortura bianca a Taiwan, aveva la porta blindata, unica stanza dell’edificio con la porta blindata. Era abitata da uno sbirro grassottello formato standard in queste cose, che capeggiava la tortura bianca. La stanza affianco da una ragazza, una studentessa non del primo anno, che rumoreggiava da affianco con sbattiture di cose contro il muro ma solo quando io fossi stato in prossimità d’esso oppure ad occhi chiusi sul letto. Tutto secondo i loro schemi standard. Con altri quando loro, sia sopra che affianco, non c’erano o dovevano comunque riposarsi. Tutti miliziani da tortura ossessi. E nessuno sentiva nulla naturalmente, nell’edificio. Sentivano e ne erano disturbati ma tacitati dal linciaggio di Stato in corso contro un foresto, foresto che se ne fregava mentre loro pativano.

La famiglia del padrone o dei padroni si componeva, dunque, di lui Sherman, della madre anziana, di un padre visto solo occasionalmente all’inizio, con aria traballante, e di cui poi non ho sentito mai, per cui verosimilmente era ricoverato da qualche parte, la moglie Jojo [黄樂文 Huáng L Wén Huang Luo Wen], la figlia alle soglie dell’adolescenza ed un figlio grande che credo vivesse per conto suo ma non sposato. Uno con l’aria affabile e buona. Magari era pure lui un torturatore da camera.

In quelle situazioni, il padrone, i padroni, sanno tutto, dei programmmi in atto degli ossessi della psicopolizia da tortura bianca e relativi miliziani, dato che gran parte del lavoro è fatto da volontari, da pidocchi qualunque. Tutti sanno e tutti parlano tra di loro e con altri cinesi o taiwanesi. Infatti, quando chiesi alla moglie, che s’era innamorata di me, chi abitasse sopra di me, reagì stizzita e non rispose. Sapevo già che era uno sbrirro. Sherman e moglie Jojo erano dei cattolicissimi e pan-nazionalisti, di quelli credono nella grande Cina. Ma non fa differenza. I pidocchi da tortura ci sono senza problemi pure tra i secessionisti e tra quelli del Partito democratico, quello del Presidente che sta ora finendo il secondo ed ultimo mandato. Gli uffici dei pidocchi della psicopolizia dispongono di anziani maniaci, con aria mite da maestrini, che, esperti magnaccia, la contano a seconda dei pidocchi vivono attorno ai loro obiettivi. Ed i pidocchi, qualunque sia il loro orientamento e le loro opinioni, collaborano, in nome della comune patria mafiosa e per innata paura del potere. ...Paure successive od altre turbe a parte che ne provocano poi la rapida dipartita e sostituzione, quando possibile.

Dunque, arrivo lì il 16 marzo. Avevamo già la detezione elettronica ed anche d’archivio sui personaggi lì e quello che facevano quando attivati. Io avevo già i confusometri e la nostra altra strumentazione non rilevabile dai pidocchi né da alcun altro. Avevamo subito intensificato le psicoradiazioni contro i pidocchi operativi lì e contro tutti i pidocchi dell’area.

La stanza “in ristrutturazione” viene messa rapidamente in ordine. Mi danno tutta la mobilia necessaria. Anche una specie di materasso che avevano nelle cantine, sì da non dormire sul legno né da dovermi andare a comprare cose in eccesso. Altre cose, incluse pentole elettriche che userò, ed anche purificatori per l’acqua che non userò, me li darà Jojo appena s’innamorerà di me (più che altro era disinnamorata del marito, se mai era stata innamorata). C’era l’acqua potabile, sia fredda che bollente, da una colonnina nel corridoio. Jojo mi disse che l’aggeggio nuovo m’aveva dato lei era decisamente meglio. Ma a me bastava l’acqua potabile nel corridoio.

Nelle Cine sono così. Ti danno tutto. Sono cooperativssimi. Poi l’ammazzano perché il governo l’ha ordinato loro.

La strumentazione mia segnalava già dell’attività pidocchiesca durante il giorno. Comunque, tra il rumore da un edificio quasi attaccato, e tutto il trambusto di mettere a posto la stanza “in ristrutturazione”, ad orecchio non si sentiva nessuna vera tortura bianca in atto. Almeno, fino al momento di dormire. Appena mi stendo per dormire, od almeno per riposare un po’ (non ho, on ho mai avuto il dogma del sonno dall’ora tale allora tale; possono dormire 12 ore come 2 ed essere egualmente stanco o riposato; ed ho sempre abitato in posti sulla strada e rumorosissimi, per cui, non mi formalizzo, né mi disturbano granche interventi esterni sul mio sonno), ecco che, sarà stata mezzanotte e mezza, proprio appena chiudo gli occhi, sopra hanno preso una centrifuga per asciugare che era nell’area terrazza, non vicina alla stanza sopra, l’hanno portata nella stanza sopra e, appunto appena chiudo gli occhi, la mettono in funzione. Poi battiture solite. Idem, della centrifuga, la notte successiva, con la stessa procedura. Lo scopo? Sarei dovuto andare in escandescenze, andare sotto a chiamare il padrone, lui accorrere sopra, nel frattemo avrebbero rimesso la centrifuga al suo posto, e lui m’avrebbe detto che forse qualcuno l’aveva usava ed ero io che me l’ero immaginata sopra la testa, mentre invece era 20 metri più in là. E poi avrebbero replicato lo show. Conoscevo il gioco. Non me ne fregava nulla. Mi sono detto, “ecco il solito”, e mi sono messo a dormire con la centrifuga che sbatteva al piano di sopra esattamente sulla verticale della testa. Hanno disturbato quelli affianco a loro e sotto. Poi, battiture sempre da sopra e da affianco. Ma non fortissime, non che le sentissero fino al pian terremo, come in altri luoghi facevano e fanno. Disturbavano sopra me, affianco e me e sotto, oltre che loro pidocchi operativi stessi. Ecco, i due mesi lì sono andati avanti così.

Dopo qualche settimana, lo sbirro sopra, stupito che non mi fossi lamentato e che non fossi scoppiato, è venuto sotto, ha bussato alla mia porta, poi m’ha detto che aveva sbagliato piano. Voleva vedere che aria avessi. Sopra, dove abitava lui non c’era in corridoio, c’era solo un lato del corridoio, essendo l’altro lato aperto come area stenditura panni. Non poteva proprio essersi sbagliato. Aria da pidocchio grassotello e tarchiato standard della psicopolizia dementi ossessi. Era uno della polizia, non delle milizie parallele come gli altri lo affiancavano sopra ed affianco a me.

Dopo forse un mese che ero lì, mi manderanno una delle milizie, mascherata da insegnante di mezza età od anziana dell’università, che insisterà che vada alla Delegazione Italiana di Taipei per farmi fare una lettera di raccomandazione per l’università. Le dissi che in Italia non le facciamo quelle cose. ...Se voglio farmi una lettera di raccomandazione fasulla, me la faccio da solo. Non vado a farmi fare un falso da altri, che poi neppure me lo fanno. Mi fa, la demente: “Va alla Delegazione Italiana, dice loro quello che devono scrivere anche se non la conoscono, loro lo scrivono, e lei ha la lettera per essere ammesso all’università qui.” Avevo già pagato a Taichung dove non occorrevano lettere di raccomandazione. In realtà voleva che andassi alla Delegazione Italiana. Sotto ipnosi mi dice che mi hanno sottoposto al programma di tortura bianca su richiesta Italica, perché devo essere obbligato a tornare in Italia. Siccome loro se ne sono dette di cotte e di crude, ma per certo non sanno perché, volevano andassi alla Delegazione Italiana perché magari l’avrei scoperto e l’avrei detto poi a loro. ...Imbecilli, oltre che dementi ossessi!

L’intensificazione delle nostre psicoradiazioni fa decantare varie cose nell’area. Sia i pidocchi sopra che affianco, nonostante io resti lì solo due mesi, hanno vari crolli e tutti un peggioramento più rapido delle loro condizioni generali. Con necessità di trattamenti vari. Non sono comunque curabili. I trattamenti sono palliativi senza vero ristabilimento dei dementi ossessi. Qualcuno è ora, dopo in tre anni, deceduto, per una causa o per altra. Anche la famiglia del padrone ed i suoi ambienti pan-cinesi cattolici, che sono nell’area delle milizie della psicopolizia segreta da tortura-linciaggio bianchi, hanno avuto vari crolli supplementari, come conseguenza dell’intensificazione delle nostre psico-radiazioni.

La moglie di Sherman, Jojo/LouWen [anche se i caretteri del suo nome fanno LuòWén], era già in una situazione di disagio. ...Quelle storie demenziali ossesse alla cinese ed alla taiwanese... Non aveva finito l’università, forse, per ragioni di soldi. Il marito e famiglia l’avevano in pratica, forse, comprata perché lei povera, loro ricchastri. “Mio marito non è molto forte... ...hai capito cosa intendo...”: sì, insomma, non l’ha duro e che duri, magari di natura o magari perché stufo di lei. “Faccio l’amore da sola... ...hai capito cosa intendo...”: sì, insomma, insoddisfatta ma vogliosa si tocca e si dà piacere da sola. Vari ricoveri perché “esaurita” perché il marito non sa evidentemente come trattarla pur non essendo poi lei particolamente pazza. Una ha bisogno di cazzo ...ed allora la metti in cura psichiatrica . Foto di lei con uno scrittore di cui s’era innamorata (incontro in ospedale, sezione psichiatrica) ma che l’aveva “rispettata”: non la dà in giro ma si crea amori immaginari col marito che tollera. Tra l’altro, a Taiwan, per adulterio c’è il carcere. Cattolicissimi: infatti madonne dappertutto e militanza cattolica, almeno alla cinese od alla taiwanese. Cancro piuttosto avanzato al cervello, che le retrocede vistosamente dopo poche settimane che io sono lì e che lo ho praticato della suggestione con le mie mani (sulla testa) e con la parola: naturalmente, non ho la prova sperimentale che sia stato merito mio, né conosco gli sviluppi successivi, ma era lì-lì per essere portata a Taipei per farsi aprile il cranio e rimuovere il rimuovibile.

La incontro dopo un paio di giorni che sono lì. Stava o spazzando sulla strada o forse dando l’acqua a delle piante esterne. “Oh, sei italiano! Oh, ma sei cattolico!” Non ho avuto il coraggio di dire che forse non era proprio così. Era così presa che ho assentito. Aveva un’aria che sarebbe crollata avessi detto di no.

Mi portò in giro in bicicletta, nel senso che me ne detta una, mentre lei ne aveva un’altra, a vedere mercati. Mi presentò a commercianti. In un mercato, mi presentò perfino a tutto il mercato usano i megafoni dello stesso. Mi presentò, o cercò di presentarmi, ai suoi conoscenti più cari. Un’anziana della parrocchia, che le insegnava non so che tipo di arte nel dopo messa, fu molto cordiale. Una sua amica carissima, prima cercò di non farci entrare facendoci bloccare dal guardiano. Poi, quando si risolse a lasciarci salire, ci parlò sul pianerotolo senza farci entrare in casa. Non voleva uno straniero in casa, e tantomeno lei, sebbene fossero, diceva lei, amiche ed anche le rispettive figlie lo fossero. Infatti le figlie, coetanee, le vidi assieme. Mi portò poi in parrocchia. Il prete parlava francese ed inglese, oltre che a raccontare alle famiglie ed alla psicopolizia le confessioni dei fedeli. Passiamo pure da un posto di suore, dove lei chiese qualcosa per coprirsi dato che faceva appena fresco. Casa sua era a poche decine di metri: un po’ strano che andasse a chiedere un golfino lì. Lì, chiesi se la conoscessero. Mi dissero freddamente che a volta passava da lì. Poche sere dopo, con le stesse due suore, eravamo lì per una di quelle strane miniriunioni spirituali da parrocchia. ...Dovevano ben conoscerla! Il posto doveva essere una specie di pensionato per ragazze cattoliche. Mi fece offrire gratis, da un preparatore di bevande all’uscita dalla chiesa, una succulenta bevanda. Mi portò a conoscere il vescovo che era stato a Roma e parlava un po’, o forse solo qualche parola, di italiano.

Poi, cominciò a venire nella mia stanza. Mi fece perfino sostituire un vecchio condizionatore d’aria con uno nuovo che, in pratica, permetteva di trasformare la finestra principale in vera finesta aperta verso l’esterno. Invece, prima, il condizionatore d’aria era lì e, con un supporto di legno, la chiudeva alla luce. Una spesa non da poco, che provocò lei mettendo la famiglia di fronte al fatto compiuto e la mise in conflitto aperto con la suocera. Ciò sarà, alla fine, la causa che, combinata ad altre cose ora vedremo, la porterà per un mese buono alla sezione psichiatrica del vicino ospedale dell’università.

Mi chiese se volessi andare ad una di quelle serate spirituali cui ho già accennato. Sono curioso. Se non altro per scoprire che poi, salvo ossessioni specifiche, il mondo si replica dappertutto. Si andò nel posto lì vicino, il pensionato per giovani femmine cattoliche, o qualcosa di simile, suppongo. La mia finestra, aperta alla luce ed alla visione verso l’esterno, dopo la rimozione del vecchio condizionatore, dava proprio sul loro cortile. In pratica, a quella serata spirituale, c’erano le due suore, sebbene non vestite da suore, un ragazza forse sui trentacinque che sembrava avere solo voglia di scopare anche se non cercò d’agganciarmi, Jojo col mariro Sherman, ed io. Lessero non so che brano. Poi lo commentarono con fioriture. Il marito Sherman cantò la gioia dell’essere cattolico ...con tortura bianca cui cooperi nei tuoi immobili! Jojo disse che era una donna e moglie fortunata ...ad avere un tale marito. Altre cazzate, dell’una o dell’altra, che non ricordo. Poi preghiere nella cappella. Lì Jojo si stese per terra. Lo faceva correntemente nelle chiese e non solo. Le piaceva pregare così. Il marito ci si doveva essere abituato perché non fece una piega. Del resto la considerava malata [di mente].

Jojo comincio a riempirmi la camera di oggetti utili, in prestito. Anche delle collanine in regalo che ho ancora con me. Più altre cose sue, libri, quaderni della figlia, etc. che poi ho ridato indietro al marito. E cominciò a piazzarsi in stanza da me. Bisticciò con la suocera per il mio condizionatore. La suocera le avrà detto che aveva fatto loro buttare via soldi. Da un lato, era vero. Dall’altro, rendeva la stanza più attraente. Il prezzo non era poi basso, anzi era considerato piuttosto alto a Tainan, 6,500 taibi inclusa l’acqua fredda e calda, e l’elettricità fino ad un certo consumo. Poi, si pagava l’elettricità eccedente. Per cui, quell’investimento poteva rendere la stanza più attraente per altri clienti, sempre che non volessero usarla solo per guardonare e torturare occasionali segnalati dalla psicolpolizia segreta. Infatti, finiti i due mesi miei, l’aveva già affittata ad un ragazzo e ed una ragazza. Magari a finestra ostruita, e pure da un vecchio condizionatore, sarebbe stato più difficile affittarla a quel prezzo, sempre che non fosse un prezzo speciale per polli stranieri sotto programma di guardonaggio e tortura.

Dopo uno di quei bisticci con la suocera, mi si piazzò nella stanza anche per la notte. Non voleva più tornare a casa sua. Io avevo da amoreggiare e scopare con la ragazzetta... Jojo mi si piazzò lì. Venne il marito. Venne la figlia. Lei voleva restare lì. Poi le portarono le coperte. Solo nel cuore della notte mi stufai di quella situazione e la portai a forza sotto. Intanto, era arrivata la domenica, forse la prima che ero lì. Mi mandò la figlia a dire che voleva andassi in chiesa con loro. Diedi alla figlia un cartellino che avevo preso nella cattedrale dei Tainan, con l’indirizzo della stessa, e le dissi che sarei andato lì. Non che vada a messa, ma mi interessa andare nei luoghi di culto, non tanto e non solo cattolici, durante le funzioni religiose. Tanto più che fossi andato con loro sembrava la famiglia con amante, anche se non eravamo amanti. Ma lei si comportava in modo tale, con me, che tutti l’avrebbero pensato. Non che me ne freghi di quel che pensano gli altri, ma era tutta la situazione che si strava creando che non mi piaceva. Poi, nelle Cine, ogni nuovo venuto viene presentato a tutti, magari dal pulpito del prete o pastore. E, talvolta sempre, talvolta periodicamente, dopo la funzione religiosa c’è un vero e proprio rinfresco. Proprio quella domenica, forse tutte le domeniche, c’era nella loro parrocchia.

In chiesa si confessò col prete, quello che sapeva inglese e francese. Lui la interrogò sullo straniero. Lei le disse che si era innamorata di me, che voleva fuggire con me in Italia, che voleva sposarmi, che si era toccata ed era venuta pensando a me. Forse, il prete immaginò pure delle cose che lei non gli disse o le fece dire cose che non erano successe. Il prete, di fronte a quella contaminazione della razza cinese, ebbe un’esplosione. Le disse che ero un malvagio. Che ero il solito straniero che arriva nella Cine ed a Taiwan per trombarsi tutte le ragazze, pure quelle sposate. Che non ero neppure un vero cattolico perché non ero andato a messa. Le disse che lei doveva difendere la santità e le purezza della razza cinese, che facendo quello che [non] aveva fatto aveva fatto piangere la Madonna e Gesù. Lei ne fu scovolta. Naturalmente il prete comunicò tutto all’ufficio della psicopolizia che s’occupa di affari religiosi ed al marito di Jojo. Arrivati a casa la riempirono di psicofarmaci. Stordita e sconvolta, sostenuta dal figlio m’arrivò nella stanza. Mi disse che non ero un vero cattolico perché non ero andato a messa. Le dissi che ero andato nella cattedrale. Mi disse che anche se non voleva più sposarmi, né venire in Italia, voleva una foto con me. Arrivò il marito per la foto. Voleva fare come per lo scrittore che aveva incontrato in casa di cura o simili [la sezione psichiatrica dell’ospedale universitario, forse, dalle foto m’aveva fatto vedere]. Una foto, da far poi ingrandire, da incorniciare e da mostrare a tutti dicendo che io ero uno degli amori spirituali della sua povera vita. Una cosa surreale e pure offensiva per il marito. Non è che devo offendere, e pure su cose inesistenti, un pidocchio collaborazionista di torture, su cose che neppure sento. Era pure offensivo per me, per me stesso, sottostare a quelle stravaganze. Le dissi che non facevo nessuna foto. Pur sotto l’effetto degli psicofarmaci e non in grado di muoversi da sola, la sosteneva infatti quel ragazzone del figlio con aria mite che ogni tanto scuoteva testa come per dire che la madre, cui lui pur obbediva, era fuori di testa, cominciò ad andare in escandescenze. Rifece la scena che voleva restare lì da me, che voleva la lasciassero lì, che non voleva tornare a casa. Io non dissi nulla. O forse le dissi di no, ma senza poi un’opposizione materiale. A qual punto il marito s’incazzò, o già era incazzato con la moglie ma in quel momento si fece uscir fuori l’incazzatura, la prese dall’altro lato rispetto al sotto le ascelle dove la sosteneva per spostarla il figlio, la portanono sotto, la caricarono in macchina e la portarono nella sezione psichiatrica dell’ospedale universitario.

In “galera” per un mese come punizione. Una ha già dei precedenti di quel tipo. Poi la porti lì in escandescenze. Anche una dicesse che non vuole essere ricoverata, viene ricoverata su richiesta della famiglia e d’ufficio, perché i medici la trovano davvero in stato d’agitazione. Una, uno, non è più responsabile di sé, ed anzi altri ne dispongono, senza neppure bisogno d’un processo e d’una corte. Detenzione medica.

L’andai a trovare un paio di volte. Poi, non andai più per non crearle altri problemi col marito ed altre punizioni da parte dello stesso. In ospedale se ne stava agitatissima e loquacissima. Accennai ad un medico che secondo me non aveva nulla. Il medico mi disse che era una che parlava molto. Sì, insomma, gli riempiva un posto letto e dunque, pagasse il sistema sanitario o pagasse la famiglia, erano comunque soldi per quella sezione dell’ospedale. Nella sezione erano un po’ tutti così. Qualche ragazza che avrebbe avuto solo bisogno di farsi trombare, invece se ne stava lì imbottita di sedativi con la madre che “pietosa”, magari felicissima d’averla sottomessa, se la guardava. Qualche ragazzo una volta supersedato e poi la volta dopo del tutto normale. Prima, ti sedano, dunque ti deambuli come un drogato strafatto; poi, non ti sedano più, dunque stai guarendo. Anziani scaricati dalla famiglia. Persone bisognose di riposo. Se uno ha bisogno di riposo, non può mettersi a casa a dormire, magari senza bisogno di droghe/medicine?! Le infermiere con l’atteggiamento delle secondine. Del resto le sezioni psichiatriche sono sezioni chiuse. Non è che uno possa andarsene di sua volontà.

Quando Jojo tornò a casa aveva un’aria del tutto annientata. Prima di andare via le dissi che l’ambiente in cui viveva non era un ambiente sano. Glielo dissi che l’unica l’aveva trattata con amicizia e rispetto era quell’anziana insegnante di cui lei seguiva non so che corso d’arte in parrocchia. E, poi, il vescovo l’aveva trattata almeno con una qualche apparente schiettezza. Ma quanto a tutti gli altri... Le dissi di non andare in ambienti dove la trattavano da pazza che non lo era, anche se innanzitutto doveva essere lei a non comportarcisi. Una entra nel ruolo, ...le fa pure comodo poi giocare alla pazza, mentre la questione è un disagio cui si può venire a capo meglio non a quel modo, non accettando il ruolo di pazza. Ci deve avere pensato, perché poi mi disse che non sarebbe andata a messa in parrocchia, etc. Le avevo infatti detto che, se proprio voleva andarci, andasse nelle cattedrale o, comunque, altrove. In parrocchia, ormai, la conoscevano come pazza e quasi tutti la trattavano come pazza... Oppure, che se ne andasse in altre chiese o templi. Le dissi di leggere il vangelo. Che l’essere cristiani dipende innanzitutto da noi, non da esteriorità, e tanto meno da esteriorità in una pseudo comunità che non ti rispetta e dunque di cui non si è davvero parte.

Mi hanno poi cercato, quando ero a Taichung, con la scusa di della corrispondenza mi era arrivata lì. Non mi sono fatto vivo. La corrispondenza potevano mandarla indietro. O buttala via. O farne quel che credevano. Visto che avevano contattato la scuola, potevano ben mandarmela alla scuola. Mannò, erano i magnaccia dementi ossessi della psicopolizia segreta da tortura da camera che mi aveva perso... ...ed era un periodo usavano i pidocchi più strani per sapere non so cosa. Pidocchi da tortura! E poi lei, una povera ragazza o donna cui avrei creato solo dei problemi col marito dall’ospedale psichiatrico facile.

La mattina del 16 maggio 2004, sono andato a Taichung, in una grande monocamera trovata dalla scuola, la Providence University, city branch. La Providence University, city branch., è in 32, Ta Sheng Street / 32, Tasheng Street / 大聖街, 408 Taichung City / 台中. Mentre la vera università è in Shalu, una località ad ovest o nord-ovest della citta. La “city branch” è proprietà, di fatto, di Matt Leve, il proprietario e/o manager di BizHouse, la scuola, e GoAsia, la compagnia commerciale al pian terreno della stessa affianco alla segreteria della scuola, e della moglie, la “segretaria” della “city branch”, di fatto la direttrice e proprietaria o coproprietaria della “city branch”, 伍純樺/Wǔ Chún Huà/Wu Chun-hua, Jennifer Wu. L’insegnamento è a cura della Providence University, ma sono tutti, insegnanti o segretarie, miliziani della psicopolizia segreta, maniaci allo stesso modo, o loro collaborazionisti, sia alla Providence University vera e propria che nella “city branch” del loro centro di cinese, qui chiamato mandarino, per stranieri. Così sono tutte le scuole, università, compagnie commerciali, ...tutto e tutti. Se non collaborassero sarebbero fatti fuori, od almeno ostruiti forse, dal loro lavoro o professione, e dalla stessa Taiwan che, come tutte le Cine, è solo un sistema mafioso che pretende sottomissione. ...La mia non la hanno... Sono, comunque, loro pidocchi che non sanno dire di no e responsabili del loro non dire no. Nessuno può davvero obbligare ad essere dei pidocchi, se non lo si vuole.

La grande monocamera era a due minuti dalla scuola, in 20, Tasheng Street / 大聖街, 408 Taichung City / 台中. Le prime due notti con battitura con martello del pavimento sopra per tutta la notte, ben udibile in tutte le scale del palazzo con vigilanza, più il programma solito di guardonaggio e tortura linciaggio bianchi che continuerà ininterrottamente dal 16 maggio 2004 al 16 giugno 2005 mattina, quando me ne vado dismesso dalla proprietaria su pressione dei torturatori sempre più ossessi e del tutto impazziti per il loro insuccesso. Fosse stato per me, sarei ancora lì. Ma, appunto, sia sopra che affianco erano al delirio ed all’autodistruzione.

...Magnaccia d’uffici d’ossessi che mobilitano pidocchi e ne reclutano e ne fanno istruire altri sul teatro d’operazioni. Senza badare a spese. Nessuno che dica di no, a parte rapidi tracolli dei pidocchi operativi che non reggono un uomo che se ne fotte delle loro demenze ossesse e li sconfigge ogni volta. Perché un qualche sismi o sisde vuole che sia obbligato a tornare in Italia perché non hanno nulla contro di me, neppure sospetti, ma “informazioni sicurissime” “dalla famiglia” che sarei un grande capo terrorista o un grande capo mafioso-delinquenziale o entrambe. ...Se lo sanno loro... Io non lo sapevo, né lo so! ...Gentaglia malata che parla a vanvera. Ossessi invidiosi non so di cosa. ...lo sapranno loro... Altra gentaglia che li usa. Gentaglia di Stato che dà loro credito.

Esistono responsabilità penali e responsabilità civili per tutti questi dementi ossessi. Più fanno passare il tempo, e più sviluppano le loro attività criminali, più aumentano.

martedì 20 febbraio 2007

Chinese Asylums 8. Cina. Wuhan. Wuchang, Tortura-linciaggio bianchi di Stato alla Whut. 2003/2004

Chinese Asylums 8. Cina. Wuhan. Wuchang, Tortura-linciaggio bianchi di Stato alla Whut. 2003/2004
by Georg Rukacs


30 settembre 2003. Io arrivo a Wuhan

La sera del 30 settembre 2003, ero già in volo per la Cina. Arrivai a Wuhan, alla Whut, un’università tecnico-scientifica in Wuchang [uno dei tre distretti, di Wuhan; gli altri sono due Hankou e Hanyang, prima tre città separate], dall’estero con nuova identità, la mattina dell’1 ottobre 2003. Meglio non dica di più sulla copertura in sé, che mi ero procurato. Perché se i maos leggono queste pagine possono trarne delle informazioni per loro utili. Invece è meglio non vengano a capo di nulla, su queste faccende. Né loro, né il Sismi, né gli angliamericani, né i gesuiti, né tutta l’altra feccia di contorno.

Mi misero nella palazzina specialisti stranieri (che poi è una scala di un blocco di squallidi e vecchi edifici di quattro piani, pian terreno incluso), o lì vicinissimo. Un’ottima postazione per vedere che si sarebbe passato lì.

Wuhan, 5 o 6 milioni di abitanti, è la capitale della provincia di Hubei, provincia con la stessa popolazione dell’Italia, un po’ meno di 60 milioni.

La notte del 2 ottobre 2002 arrivò Rado. Lo stavano già aspettando, per continuare subito, pur nelle mutate condizioni, la tortura e linciaggio bianchi da caseggiato così strenuamente praticati contro di lui a Beibei. Ma alla Whut, i maos, nonostante le loro velleità ed intense azioni, non controllavano veramente né la comunità viet, né quella islamica, né gli altri. Infatti, non furono in grado di reggere un lungo programma di tortura-linciaggio e dismisero Rado dopo pochi mesi.

Arrivato a Wuhan, l’impatto fu con una delle solite stronzette che subito mettono vicino allo “straniero” per un intenso interrogatorio per scoprire non so cosa. Era una giovane funzionaria, una studentessa di quell’università, data alla funzionaria responsabile degli stranieri di quel campus della Whut [Yujiatou Campus, 1040 Heping Avenue, Wuchang, Wuhan, 430063], 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping, come aiutante che sapeva l’inglese. Chi non ha niente da far scoprire risponde allegramente, prima diverito, poi annoiato o seccato, quando poi replicano gli interrogatori, al bombardamento di domande solito con loro perdita di tempo solita. Perdita di tempo loro che poi replicano all’infinito, perché durante tutta la permanenza in Cina uno è bombardato sempre dalle solite domande ordinate dagli stessi uffici che comparano le risposte del momento con le risposte precedenti. Davvero all’infinito, senza interruzione. Mentre se uno ha qualcosa da nascondere si è già costruito delle risposte da vendere alle inquisitrici ed agli inquisitori per cui loro non ne cavano nulla egualmente.

La giovane funzionaria era una delle solite che si dava arie da gran cuccatrice, e le “gran cuccatrici” del partito sono tutte immancabilmente vergini, troie solo nella personalità corrotta da quell’ambiente prostituito e corrotto. Usava il solito repertorio che già conoscevo con arie suadenti, suoi ammicchi che avrebbe voluto essere come me (è stato loro detto che, a frasi di questo tipo, se loro hanno a che fare con una spia ne ricevono subito o ben presto offerte di collaborazione, che loro naturalmente riferirebbero subito agli uffici che le mandano per così fare il loro lavoro di scopritrici del “nemico” oltre che arrassare tutti, dato che tutti, per il funzionario cinese, sono nemici, gli “stranieri” ma anche i cinesi, che è loro doveve smascherare o comunque arrassare: il burocrate fonda il suo potere sull’arrasso, perché crea dipendenza dell’altro da sé, da loro [loro burocrati] e dai loro uffici), e cose del genere. La giovane funzionaria era dunque la longa manu della solita funzionaria sorveglianza ed arrassi dell’ufficio che, come di frequente, non parlava l’inglese: sono replicati identici in tutte le Cine ...la funzionaria capa che non parla l’inglese e la funzionaria operativa che invece o lo parla o lo dovrebbe parlare ...se neppure essa lo parla davvero trovano altri tramiti terminali per il contatto con lo “straniero” non parli cinese.

La giovane funzionaria se la dava proprio quest’aria da stronzetta, come fanno un po’ tutti i caratteri deboli ed insicuri. Si era messa jeans attillati che le mostravano un culone certo con una qualche prelibatezza, almeno rispetto agli spesso piatti culi della Cina restata contadina. Aveva i soliti atteggiamenti superficialmente sicuri ed un po’ strafottenti traditi tuttavia da manine piccole e sudaticcie, che se solo facevi per stringerle svanivano e sfuggivano. Scarpe che, non so perché, nei paesi sottosviluppati si pensa siano eleganti e sexy se sono sono abnormalmente ed inutilmente lunghe e con la punta che tende dunque a rivolgersi all’insù. Era in realtà, lo si capiva subito, reduce da lunghe toccate solitarie in solitari letti od addirittura in cessi o docce, qualora avesse diviso la stanza con troppe e curiose altre. Magari davanti alla Tv se avesse potuto, oppure solo ricordandosene le scene se fosse vissuta in ambiente troppo affollato come avviene in genere nelle università e non solo nelle università di Cina, e se avesse trovato qualcosa d’appetibile per carburare le sue fantasie per le sue lunghe e frenetiche attività solitarie. Aveva quei soliti atteggiamenti da saputa, sebbene, visto il suo ruolo, pur di semplice esecutrice, doveva ben sapere quello che si passava, almeno per le cose che erano competenza di quell’ufficio in Wuhan non abbondante di personale relativamente ad altri ridondanti uffici simili d’altri luoghi della Cina. Ma ogni Provincia è uno Stato a sé in Cina. Tutto cambia. Solo le manie, i cinesi con le loro ossessioni, sono le stesse e gli stessi.

Avevo la necessità di sapere subito quello che avrebbero fatto con Rado. Ero certo che non lo avrebbero lasciato perdere solo perché veniva da altra università ed altra Provincia. Dato che erano cose montate fuori dalla Cina, a Rado la tortura bianca era stata montata nel suo Stato di provenienza, passano da Pechino che poi intercetta il torturando e dà l’ordine di colpirlo. Per quanto siano dementi ed ossessi, i cinesi non si mettono a fare un tortura bianca se non ben coperti, i locali da Pechino (a Taipei), Pechino (o Taipei) dallo Stato di provenienza del torturando.

Se sapevo subito come lì fossero organizzati, mi tornava tutto subito meglio, senza passare troppo tempo per dovermi rendere conto dei dettagli. L’occasione me la dette lei. Sì, era proprio una che si toccava freneticamente. E neppure cercava di nasconderlo. Dopo i lunghi interrogatori un po’ su tutto, cominciò a menarmela su cosa pensavo delle ragazze cinesi. Eludevo le risposte, cosa la eccitava sempre più. Dato che l’uomo in genere ammicca, fa intendere d’essere un gran chiavatore, se uno elude pensano che sia storto. Voleva chiedermi se fossi gay, ma sono domande che in Cina proprio non fanno. Continuava così ad insistere, prendendola dalle prospettiva più diverse.

Mi risolsi. Troncai, per il momento, quelle vane e per lei morbose domande, dicendole che credevo ci fosse un problema con la TV dell’appartamentino che mi avevano dato. Disse che mi avrebbero mandato il tecnico. Le dissi che forse era meglio venisse lei a dare un’occhiata perché magari ero io che mi sbagliavo ad usare qualcosa. Venne volenterosa ed apparentemente senza alcun sospetto.

Le misi il telecomando in mano. Lei accese la TV. Le chiesi qualche informazione su qualche tasto. Poi le presi la mano. Si turbo subito al contatto della pelle con la pelle. Te tolsi il telcomando, che posai. Le presi pure l’altra a mano e con uno strattone non troppo violento me la tirai contro e me la strinsi mentre le dicevo: “Perché non mi dici di te... ...chissà come fai impazzire i ragazzi!”

Avvampò confusa, mentre mi era venuto subito durissimo. E lei lo sentì. Non le detti il tempo di rispondere. Del resto era troppo confusa ed attraversata da impulsi assolutamente contrastanti per farlo. La baciai sugli occhi e poi subito sul collo. Con le mani le tirai su la maglia, le arrivai ai seni, glieli scoprì e le presi i capezzoli tra i denti e la lingua. Era lì che si scioglieva eppur cercava di resistere. Mi disse che era vietato. Le dissi che lo sapevo. Mi disse che proprio non poteva. Le dissi che, visto che non mi aveva detto che non voleva, era ormai mia. La spogliai veloce e glielo misi dentro. Visto che pur scivolando bene s’era arrestato contro l’imene, mi dissi che non era il caso d’essere brutale. Lo tirai fuori e le fui sopra con la lingua ed i denti a succhiarle il suo pistolino mentre lo mordicchiavo facendola impazzire tutta. Venne di ripetutamente di clitoride mentre mi sbatteva frenetica le cosce contro la testa urlettando che era troppo. A quel punto glielo rimisi dentro e poco a poco la penetrai tutta. Godette subito e più volte. Così quando fui quasi sul punto di di... la voltai e la feci dietro. Venendole dentro il culetto senza rischi di fecondarla.

Mentre ancora lo spingevo su e giù le dissi che se non rispondeva a tutte le mie domande lo raccontavo a tutti, o comunque lo lasciavo intendere, che me l’ero fatta. Fatta di dritto e fatta di pure di dietro. Insistetti che, sì, lo avrei proprio detto a tutti. Spaventatissima, disse solo di non dirlo a nessuno. Le dissi che io stavo zitto se lei parlava. Io stavo zittissimo se lei non aveva segreti per me su tutto quello le avessi chiesto. Le dissi che m’occupavo di psicologia e che stavo scrivendo un libro su quelle cose, per cui era essenziale che mi dicesse davvero tutto e con precisione, e che comunque l’avrei capito se lei fosse stata reticente.

Le chiesi di Rado. Le dissi che non lo conoscevo di persona, ma che seguivo il caso perché era parte di uno studio riservato per l’Unesco e che dunque m’avevano segnalato che stava per arrivare lì. ...che sapevamo di lui, e che sapevamo di quello chiesto a loro... ...io, comunque, dovevo solo studiare gli aspetti psicologici della cosa.

Mi disse che la procedura era che se ne fottevano del funzionario rapporti internazionali, in pratica il reclutatore formale, quello che accettava gli studenti facevano domanda, che era uno che non contava nulla. In effetti, doveva essere una figura imposta tanto per dare posizioni a chi parlasse un inglese accettabile e capisse se gli parlavano in inglese e per esibire una tale figura. Siccome chi sa non sempre è chi ha posizioni nel Partito, ecco che quelle figure di esperti di fatto nella lingua inglese non erano molto ben accetti. Li avevano ma non contavano nulla. Per cui, uno studente estero veniva ammesso ma poi c’era il partito vero che prendeva in mano le cose. Di conseguenza, era la funzionaria capa del luogo, la tuttofare dell’ufficio di quel campus che aveva contattato Pechino per vedere se fosse tutto regolare con Rado. Da Pechino le avevano detto che era uno da sottoporre subito a tortura bianca. La tuttofare dell’ufficio aveva contattato l’Iman con lo sbirro yemeniti che erano i capi della comunità yemenita. Gli yemeniti erano i più numerosi tra gli islamici. Gli altri erano un gruppetto di siriani. Tre, poi divenuti quattro. L’altra comunità numerosa era poi quella vietnamita con una specie di addetto alla sicurezza e guardia del corpo della figlia di qualche papavero, uno sbrirro insomma, che conosceva già perfettamente il cinese. Ottenuta la collaborazione dell’Imam e dello sbirro yemeniti, avevano incaricato un islamico dell’altra sezione dell’università di venire lì a rumoreggiare al piano di sopra. Era un islamico di qualche Stato del subcontinente indiano che sapeva bene sia il cinese che l’inglese. Siccome non sono mai sicuri che uno che deve arrivare arrivi davvero, avrebbero forse incaricato l’Imam e lo sbirro yemeniti dei primi chiassi o forse sarebbe andata lei stessa sebbene non gradisse proprio tali cose. Ancora non sapeva bene. Attendevano, se Rado fosse arrivato. E lei stessa, poi, avrebbe atteso ordini. Rado lo avrebbero messo con un burundese, grande e grosso ma del tutto conformista, timoroso e sottomesso. I contatti col burundese l’ufficio li teneva, oltre che direttamente, attraverso il suo affido alla comunità siriana, i tre poi divenuto quattro. Se lo invitavano a bere con loro e per lunghe chiacchierate di nulla. Un modo per controllarsi a vicenda fingendo uno squallore di socialità. Siccome il burundese era cattolico, lo avevano poi indirizzato ad una comunità di protestanti che si riunivano per parlare di non so cosa. Un modo per evitare del tutto i conttati coi cinesi. Del resto, gli studenti stranieri venivano informalmente invitati, in riunioni organizzate dalla polizia, ad evitare di mischiarsi con cinesi del sesso opposto, ma anche dello stesso. Insomma, che stessero alla larga dalle cinesi e dai cinesi, anche se era solo un invito. Tanto, poi, i cinesi venivano intimiditi dagli altri cinesi, se mai si sognavano di venire in contatto con uno straniero sia di sesso opposto che dello stesso sesso. Soprattutto nelle università. L’unico contatto con cinesi ammesso era con prostitute, oppure con altre ed altri, egualmente di fatto prostitute e prostituti, mandati dal partito. Se uno voleva rompere i giri dell’isolamento doveva organizzarsi di suo e con tecniche del tutto originali.

Glielo avevo oramai tirato fuori dalla passera che chiesi alla stronzetta perché ce l’avessero con Rado. Mi disse che non lo sapevano. Disse che erano ordini da Pechino. Non avevano capito se fosse un capo terrorista, un capo mafioso, o semplicemente uno che per qualche altro motivo dovesse essere indotto a tornarsene nello Stato di provenienza. Le chiesi come mai non lo espellessero o non gli avessero negato il visto. Mi disse che evidentemente non c’era nulla di formale. Che magari era qualcosa a livello di favore che era stato richiesto e che comunque Pechino voleva da loro che fosse sottoposto a tortura bianca dovunque andasse. Le chiesi se lo fosse anche da dove veniva. Mi disse che non lo sapeva, ma, che se l’ordine di tortura bianca era pre-esistente, evidentemente, anche dove era stato in precedenza...

Sapevo tutto. Lei aveva solo il timore che lasciassi trapelare qualcosa di quel nostro sesso corsaro, vietatissimo in Cina, tanto più tra una studentessa e funzionaria ed uno dei suoi amministrati. Le dissi che tanto più fossi stato freddo ogni volta l’avessi incontrata, tanto più lei avrebbe dovuto cercare di venirsi a fare una scopata con me. E che se non fosse venuta, magari avrei cominciato a toccarle il culo quando l’avessi incontrata. Tutta rossa se ne andò. No anzi. Mentre si lavava, andai pure io sotto la doccia con lei. Quando si fu asciugata ed io pure, e lei stava cercando di rivestirsi, la rispinsi sul letto e la trombai di nuovo, con venuta finale tra le sue chiappe per ragioni anticoncezionali. Ecco, dopo quella seconda trombata, rossissima e di corsa, si ridette una pulita e se ne fuggì via.


2 Ottobre 2003. Rado arriva a Wuhan

Rado arrivò a Wuhan la sera tardi, la notte, del 2 ottobre 2003. E vi restò fino al 14 marzo mattina quando se ne andò, espulso perché se la rideva della tortura-linciaggio bianchi mentre i carnefici erano sempre più pazzi per il loro fallimento. Se ne andò alcuni giorni in anticipo sul previsto. La notte preparò le sue cose. La mattina presto andò all’aeroporto. E sparì.

Rado, lasciò la Swcnu di Bebei, espulso per lo stesso motivo per cui sarà espulso dalla Whut, il 2 ottobre 2003, nel pomeriggio. In taxi, raggiunse l’aeroporto per attendere l’aereo per Wuhan che decollava alle 20:45. E poi Wuhan, dal cui aeroporto uscì verso le 22:05-22:10. Subito “catturato” dalla “mafia” dei tassisti si trovò nelle sicure mani d’un ragazzo che guidando veloce e sicuro gli permise d’arrivare a destinazione poco prima delle 23. Alle 23, infatti, i cancelli dell’università chiudevano.

Il residence per studenti stranieri, dove erano pure gli uffici, era già chiuso alle 23:00. Il tassista, ripetutamente incitato da altro custode di un edificio limitrofo, edificio forse per altre categorie di stranieri, aveva scavalcato ben tre volte un cancello per farsi aprire dal custode del residence per stranieri. Finalmente, il custode era uscito ed aveva aperto. Costui aveva chiesto a Rado l’età e lo aveva allocato, apparentemente di sua iniziativa, in un posto a qualche centinaio di metri ufficialmente per esperti stranieri ma dove c’erano soprattuto studenti arabi ed un africano nero. Nessuno fa nulla di sua iniziative nelle Cine. Era solo teatro. Rado era già stato destinato lì, se e quando fosse arrivato. Infatti, il custode, telefonò subito dopo alla funzionaria, che telefonò alla aiutante, che chiamò l’Iman e lo sbirro della comunità yemenita per iniziare immediatamente la tortura bianca.

Rado si era trovato nell’appartamento con lui, il burundese, un ragazzo ormai nei trenta o nei quaranta, simpatico quanto opportunista e vile. Camera singola ma con condivisione di cucina, bagno e Tv, che comunque a Rado non interessava in comune e dunque la lasciò a chi giustamente, solo nellappartamento, la aveva tenuta nella stanza che occupava e dove l’aveva trovata. La presa per antenna o cavo era proprio nella stanza dello studente nero, un po’ più grande dell’altra, dunque deputata inizialmente ad essere evidentemente stanza principale eventualmente di una coppia con stanza supplementare per eventuale figlio o figli. Del resto, il burundese non si scomodò a mettere la Tv in comune. Sognava di starsene in quell’appartamentino per famiglie tutto solo. Non fu molto felice di vedersi arrivare uno, e pure sottoposto a tortura bianca, che pure lui si sorbiva, anche se diceva che non sapeva nulla né sentiva nulla. Il burundese passava giornate e notti sconvolto dalle battiture destinate a Rado e sublimava passando ore a cucinare, trasformando il troppo cibo in pancia.

Tra l’altro, il tassista, pur dopo lo scavalco dei cancelli, lo “sveglio” del custode che sarà stato giustamente a vedersi la Tv od a mangiare, l’assistenza data al custode un po’ imbrogliato con le chiavi che si era portato dietro nell’edificio, od in uno degli edifici, per stranieri, dove doveva dare la stanza a Rado, e dove aveva fatto da guida con la bicicletta, dato che nel taxi non c’era spazio per una terza persona delle dimensioni del custode (non obeso, comunque con una certa presenza da “napoletano” non basso e florido), non aveva chiesto nulla più che i 150 rmb pattuiti all’aeroporto con la “mafia” dei tassisti. Non che 150 rmb, un 35,000 vecchie lire italiane [37,500 a calcolare, approssimando un po’ per eccesso, 1 rmb uguale 250 lire] fossero pochi o giusti-giusti in Cina Popolare, sebbene poi, dall’aeroporto, ci fossero voluti, veloci e senza giri oziosi, un 45 minuti. Il costo a tassametro non avrebbe superato i 50 rmb. Forse neppure i 30 rmb. All’entrata dell’università, con guardiola illuminata, ma apparentemente incustodita, il tassista aveva chiesto a destra ed a manca ed, alla fine, aveva caricato uno studente (di fisico non voluminoso) affianco a Rado per arrivare giusti giusti al residence per stranieri, od almeno all’edificio illuminato ed aperto del custode più anziano che aveva indicato al tassista dove scovare il custode un po’ più giovane e lo aveva incitato ad insistere per farlo “uscire allo scoperto”. Poi erano andati, a seguito del custode in bicicletta, al luogo assegnato a Rado. Sicuri che lì fosse il posto d’arrivo, si erano scaricati i bagagli e Rado aveva pagato. Nondimeno, il tassista avrà perso un’altra ora, o, comunque, più di mezz’ora, per far luce al tassista che non trovava la chiave giusta del portone che era in posizione non illuminata. E pure per fargli da tassista gratis per portarlo a prendere altri sacchetti di chiavi e naturalmente portarlo indietro al portone da aprire. Ed altra assistenza spirituale e di illuminazione. Insomma, il prezzo, del taxi era stato esoso, da rapina, però poi il tassista era stato ben servizievole. Avrebbe anche potuto intascare il pattuito ed andarsene.

Dal canto suo, il custode, ostico ad aprire, aveva poi impiegato qualche mezz’ora, un tre mezz’ore [un’ora e mezza] forse, senza alcun segno di impazienza, perché Rado potesse sistemarsi per la notte ed i giorni successivi. Dall’1 al 7 ottobre era, un po’ come sempre credo dal 1949, festa e dunque vari interventi (chessò dalla tenda in pratica mancante alle finestre della stanza che era al pian terreno, ad altri dettagli) non erano possibili fino a mercoledì 8 ottobre. Dunque, quello che Rado aveva avuto, il 2 notte, era stato, alla fin fine, provvidenziale. Certo, tutto può sempre andare meglio di come è in realtà andato. Ma può, e poteva, per quell’arrivo un po’ improvviso, seppur non inannunciato, andare peggio, senza la cortesia di varie persone.

Internet era lì gratis, a differenza di Beibei, e pure senza necessità di registrazioni, in pratica senza login e password. Per cui, il 3 ottobre mattina, un venerdì, Rado, col compagno d’appartamento, era andato, profittando che anche il compagno d’appartamento usava quotidianamente Internet, nella stanza informatica del residence per studenti stranieri. Lì, era subito arrivata, nonostante le vacanze, l’aiutante delle funzionaria capa a compilare per lui non so che formulario ed a dargli sia una tessera mensa che i libri della scuola di cinese. Non era poi male neppure quel gesto, come prima accoglienza da parte di un’addetta dell’Ufficio. ...anche se in verità la ragazzotta, giovane funzionaria che avevo appena trombato, era così solerte perché aveva passato la notte di guardia nell’appartamento sopra a Rado per tramestii di tortura bianca. In pratica, l’aveva seguito, quando lui era uscito.

Lo stesso compagno di appartamento di Rado, sul quale, qui, non si soffermeremo particolarmente, abbiamo già dato alcuni cenni, era un “ragazzo” [un uomo in realtà, a mezza vita dantesca], che si era subito mostrato di grande cortesia almeno esteriore. E pure Rado, naturalmente, si era mostrato servizievole verso una persona che si mostrava servizievole e senza particolari controindicazioni per una tranquilla coabitazione. Lì c’erano due classi di cinese, due classi dello stesso livello, con in ognuna mescolati principianti e già esperti, più qualche espertissimo camuffato da studente ma lì per altri motivi. Il ragazzo africano, un assistente universitario d’ingegneria nel Burundi, era lì per una formazione post-laurea (laurea che aveva già da tempo) e dunque, quel primo anno, per essere dotato di una conoscenza del cinese ad essa funzionalizzata. Principiante totale, a parte il mese da lui già trascorso lì, avevano così il vantaggio di essere pure compagni di classe.

Lì, a Wuhan, inizio di tortura bianca a parte, tutto sembrava andare liscio e senza gente che creasse complicazioni e rivalità. Complicazioni e rivalità, certo sono cose della vita. Ma quando è politica di Stato o di pezzi di Stato a creale per categorie di stranieri, o pure solo a qualcuno, assumono un sapore differente. Infatti, quell’iniziale andare tutto liscio era solo apparenza. La tortura bianca, giudicata risolutiva in poche ore o giorni, non appena fallisca deve trasformarsi in tortura-linciaggio bianchi. Per cui, chi è “il potere” deve orientare tutti contro il torturato. Basta poco, quando la specie predominante è quella del pidocchio. Tu “potere” fai capire che uno è nel mirino, e che anzi proprio perché resiste voleva dire che era giusto averlo messo nel mirino, ed ecco che anche chi non era già nelle squadrette di tortura t’evita, a meno che non siano veri uomuni e donne. ...ma in tal caso, loro stessi rischierebbero [avrebbero il privilegio] d’essere messi nel mirino.

A Beibei, Rado non era proprio stato una buova vittima. A Wuhan c’era l’impossibilità strutturale di fare ciò che veniva fatto a Beibei, od almeno di farlo in quei termini. Non c’erano armadi a muro. Erano tutti tradizionali. Mancava il materiale per dedicarsi a giochetti di spostamenti ed inseguimenti. Inoltre le coabitazioni in appartamenti non facilitano l’assenza di testimoni si può creare quando la “vittima” di quelle tecniche di tortura-linciaggio occupi una stanza singola.

Eppure, anche a Wuhan, i maniaci del partito trovarono il modo d’organizzare subito la tortura bianca. E poi di svilupparla. Il programma demenziale non poteva interrompersi.


La tortura-linciaggio bianchi alla Whut di Wuchang, Wuhan

Le Cine hanno una struttura sociale e di potere mafiosa con canali differenti, paralleli, intersecantesi, che si sovrappongono e combinano in vario modo. Già prima che Rado arrivasse, ammesso dal funzionario rapporti internazionali (la cui caretteristica principale è, in Cina, di sapere l’inglese, non necessariamente la fedeltà o posizione di partito; un fedelissimo del partito sappia bene l’inglese può aspirare a posizioni più elevate di quella), la funzionaria di quel campus della Whut, 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping, di carattere apprensivo e codardo, già una fanatica delle Guardie Rosse della cosiddetta Rivoluzione Culturale, con studi successivi in Russia, aveva consultato i suoi canali di partito per vedere se con Rado ci fosse qualche problema. Le avevano subito detto che Rado era sulla lista nera degli indesiderabili, per cui dovevano continuare subito la tortura-linciaggio bianchi per obbligarlo a tornarsene da dove era venuto. Programma demolizione e distruzione.

Siccome non si sa mai se uno che ha fatto domanda poi arrivi davvero, 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping s’era limitata a dire al guardiano, se Rado fosse davvero arrivato, di metterlo col burundese e di avvertirla. Aveva intanto parlato con l’aiutante che, se Rado fosse arrivato, c’era un problema. Per cui, che stesse pronta per un’operazione di demolizione e distruzione per obbligarlo ad andarsene e tornarsene in patria. Quello che l’aiutante mi aveva detto quando l’avevo trombata ed interrogata.

Arrivato Rado, la notte del 2 ottobre 2003, il guardiano telefonò a 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping. 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping telefonò alla giovane funzionaria, l’aiutante, che si doveva iniziare subito. Siccome era in realtà previsto arrivasse il giorno dopo, dato che si sapeva sarebbe arrivato tardi e dunque si immaginava avrebbe dormito altrove, si doveva comunque iniziare anche se senza grande preparazione. Dato che la palazzina era abitata, a parte l’ultimo piano dove c’erano due insegnanti occidentali d’inglese, di fatto da islamici e dato che il gruppo islamico maggiore era quello yemenita capeggiato da un giovane Imam ed uno sbirro, che abitavano proprio di fronte all’apartamento da cui doveva partire la tortura-linciaggio contro Rado, si dovevano avvisare l’Imam e lo sbrirro già allertati per la cosa, che si sarebbe partiti quella notte. Per cui, se fossero stati disturbati, che non si preoccupassero perché non era contro di loro ma contro un occidentale da liquidare.

Rado, col burundese, era al pian terreno. Di fronte a loro c’era un appartamento senza nessuno. Sopra loro non c’era nessuno. Sopra affianco c’erano l’Iman con lo sbrirro yemeniti. L’Imam era in posizione di supremazia. Infatti, quando, a fine anno o con l’anno nuovo, arriveranno le mogli coi figli, l’Imam resterà lì, mentre lo sbirro andrà ad abitare in altro appartamento all’interno del campus universitario. Sopra l’Iman e lo sbirro c’erano due siriani, un ragazzotto con aria da greco ed un altro con aria da occidentale appena suddico con un buon inglese (con [finta-]“ragazza” vietnamita: una fichetta caldissima ma che a lui non la dava, e da cui neppure si facceva toccare né limonava in alcun modo). Affianco, in pratica sopra l’appartamento sopra Rado ed il burunderse, c’era un siriano che s’atteggiava a capo. Solo dopo arriverà un altro siriano, forse l’unico con l’aria da ragazzotto normale e forse con sensazioni normali, pur intruppato nella mini-comunità dei quattro siriani lui incluso.

La giovane funzionaria, quando Rado era già dentro l’alloggio, e stava dando una prima messa in ordine alle sue cose, aveva chiamato, nonostante l’ora tarda, l’Iman con lo sbrirro, nella palazzina stranieri principale, dove c’era l’ufficio e dove c’erano, sopra, gli alloggi con camere singole e multiple di vietnamiti e yemeniti più un nigeriano cattolico. In modo confuso ed imbarazzato, aveva detto loro che li doveva mettere al corrente d’una cosa riservatissima, cui avevano loro già accennato. Che nulla trapelasse con nessuno: in pratica tutti sapranno tutto ma nessuno oserà dirlo a Rado. Disse loro, che Rado era un supercapo di qualche supergruppo terrorista o criminale o entrambi, o, forse, addirirttura o anche un Cardinale segreto in missione speciale per distruggere le Cine. Era sotto copertura tale che lo Stato cinese non poteva far nulla a livello ufficiale. Pur coperto, e con l’aria da intellettuale, era uno pericolosissimo. Allora, dovevano obbligarlo ad andarsene operando in modo indiretto, del tutto informale. Avevano ricevuto l’ordine di rendegli la vita impossibile. In pratica, avrebbero dovuto, in attesa d’altro e di meglio, rumoreggiare dall’appartamento affianco al loro sopra la testa di Rado. Sì che, lui, distrubato a quel modo, impazzisse e se ne andasse o se ne andasse anche senza impazzire, per la noia di quel loro trafficare. Certo, con lui si doveva negare tutto. Loro, i cinesi, avevano bisogno di quella preziosa collaborazione da parte dei loro “amici” stranieri. Il discorso fu poi ripetuto un po’ a tutti. Lo seppe pure il burundese. E naturalmente fu accennato loro alla strumentazione da guardonaggio-origlionaggio che sarebbe stata usata per l’operazione, strumentazione già arrivata e già a disposizione.

Mentre Rado stava preparandosi la stanza per dormire, arrivarono nella sua stanza, nonostante fosse ormai oltre mezzanotte, l’Iman con lo sbirro. Rientravano dal colloquio con la giovane funzionaria. Mentre loro andavano da Rado, la giovane funzionaria andava nell’appartamento sopra, silenziossima. L’Imam e lo sbirro furono di grande cortesia, con un saluto, che manterranno per lungo tempo, fino a quando il gioco non sara così scoperto che loro stessi avevano difficoltà a continuare a fingere, saluto che consisteva nel passarsi la mano sul cuore prima o dopo aver serrato con vigore la mano di Rado. Schifosi ed infami ipocriti!

Restano un po’ lì. Poi andarono a casa loro. Rado finì di riassetare le sue cose e si mise a dormire. Appena spense la luce e si mise sul letto, da sopra cominciò una forte battitura. Era la giovane funzionaria che obbediva agli ordini della funzionaria capa di qual campo della Whut, 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping. Rado si disse: “Ah, bene, ecco il solito!” Si fece una risata e si addormentò. ...Mentre al burundese scoppiava la testa cominciò a passare quelle fredde ed umide notti di tortura bianca sempre più insonne.

Il giorno dopo, veniva attribuito fisso, almeno per un periodo, alla tortura bianca da sopra, un islamico di area indiana, con un ottimo inglese ed anche con un ottimo cinese così da poter prendere gli ordini direttamente da 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping con cui era in grande confidenza. Era stato fatto arrivare dal campus principale della Whut. Per giustificare la sua presenza lì, faceva finta di frequentare il corso di cinese. Non ne aveva proprio bisogno. Evitava del tutto di farsi vedere nell’edificio. Restava nella stanza. Usciva solo quando Rado era uscito ed era segnalato distante. E rientrava nelle stesse condizioni. Se aveva bisogno di qualcosa chiedeva agli altri islamici che erano la sua, per scelta dei cinesi, di 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping, area di complicità e collaborazione per quell’operazione così importante di tortura-linciaggio bianchi. Era un ragazzo alto, con aria disgustosa. Aveva pure avvicinato Rado, a scuola, durante l’intervallo, era nell’altra classe, fingendo grande cordialità. Era incuriosito che Rado non si fosse lamentato dell’attacco da sopra. Ma lo aveva avvicinato anche per spirito sadico, comune tra i pidocchi da tortura, per cui il torturatore sente il bisogno d’essere accettato dal “torturato” [nelleintenzioni] anche quando a questo invisibile. Si sentiva più furbastro a quel modo. Fino a quando Rado, che sapeva tutto fin dall’inizio, evitò di vederlo anche gli fosse passato a due centimetri. Non lo vedeva. Come pidocchio non visto da un umano.

Il burundese era nel dispositivo di sicurezza [infamità, protezione, collaborazionismo] cinese tramite i siriani. Il “capo” dei siriani lo invitava a sbevazzare con lui, a vedere la Tv, a inutili lunghe notti di cazzeggi su nulla. Il siriano un po’ lo irrideva, un po’ lo blandiva. Il burundese era irretito e dunque succube del siriano e dei siriani perché il siriano era l’autorità, l’autorità che derivava da essere il siriani ed i siriani collaborazionisti attivi dei cinesi. Il burundese era passato, nel Burundi, barcamenandosi e sopravvivendo al prezzo di mille infamie, attraverso una lunga guerra etnica con relativi massacri... Ora si trovava lì per un lungo master, di anni. In Europa, se la sarebbe cavata in un anno. Moglie e due figli erano in Burundi. Mi dava l’impressione di uno stufo della famiglia e stufo della donne, ...gli fossero mai davvero piaciute, e con quell’opportunità di diventare forse professore quando rimpatriato. Non è importante qui... ...ah, l’autorità! L’autorità c’è sempre qualcuno che te la dà e qualcuno che riconosce l’autorità di chi te l’ha data e di te che l’hai avuta. Il burundese era “siriano”. Rado non riconosceva l’autorità di nessuno... Per fortuna sua. Risonoscere l’autorità di chi era stato contattato per fotterlo, per distruggerlo, ed aveva dato la sua piena collaborazione in nome dell’“amicizia” coi cinesi... Infatti, era ritenuto naturale, da cinesi, che Rado avrebbe fraternizzato coi siriani e dunque sarebbe passato loro il loro controllo e gestione. Nulla successe. Rado restò Rado. Non fraternizzò con nessun collaborazionista dei cinesi per fotterlo e liquidarlo. Normali rapporti fino a quando, di fronte a tale feccia, divenne lui stesso freddissimo con tutti i pidocchi. Disprezzo gelido ed irriducibile.

Il 5 ottobre 2003, alle 23:00, era capitata lì, dopo essere passata dai siriani, ed accompagnata ed origliata da quello con aria da greco basso, tarchiato e con naso lungo che metteva sempre nei fatti altrui, con la classica scusa dei biglietti che avanzavano, una professoressa od insegnante di inglese dell’università per invitare il ragazzo nero e Rado ad un concerto il 7 ottobre sera. Avevano detto di sì. Poi il burundese s’era tirato indietro.

Era andato solo Rado. Lei, una disgustosa della generazione della rivoluzione culturale, con figlio agitatissimo di un 10-12 anni al seguito, e con marito che doveva pur esserci, ...forse in qualche sgabuzzino di casa loro. Era stata assegnata a Rado, per diventargli amica, non in senso sessuale. Interrogatorio serrato all’andata, in taxi. Solito interrogatorio standard. Rado era un agente della rivoluzione, o di qualche servizio segreto, o un Cardinale segreto del Vaticano in missione specialissima. Ma non glielo avevano detto che era proprio il Sismi che aveva montato, all’origine, tutta la persecuzione sulla base di nulla, eppur di informazioni “sicurissime” della madre demente ossessa, che Rado fosse il capo di Bin Landen e pure delle mafie mondiali?! Ah, no, una regola dei militi delle milizie nazimaoiste, nelle Cine, è che viene loro accennato, alluso, loro non capiscono un cazzo e, comunque, dato che sono grandi miliziani furbastri cinesi, devono scoprire tutto. La disgustosa s’era esibita coi soliti discorsi. Domande, domande, e poi il solito: “Vorrei fare quello che fai tu... ...vorrei fare come te.” A Rado dovevano essere cadute nuovamente le palle. Lui non faceva nulla. Loro s’immaginavano tutto.

Al prezzo d’uno stipendo giornaliero d’operaio cinese ciascuno, in lire italiane erano 5'000 lire, Rado avevo offerto una lussuriosa bevanda a sé ed ai due, la disgustosa con figlio, in un posto vicino all’auditorium del concerto d’un gruppo musicale tedesco, con canzoni in inglese e tedesco. Stesso prezzo il taxi, all’andata e poi al ritorno. Gli avevano offerto il biglieto del concerto... Lui aveva speso sui 100 rmb. 5 giorni di stipendio operaio, nella RPC. 20-25'000 vecchie lire in Italia.

Già nel luogo dove avevano bevuto il lussurioso o succo di frutta o chissà cosa, la disgustosa s’era caratterizzata per altezzosità col personale di servizio. Appunto, nazimaoisti, già Guardie Rosse. Poi era arrivato il padre, che era il fornitore dei biglietti. Grande cortesia esteriore. Aria da vecchio professore o insegnante, tuttavia ben conservato. Lui dà a lei i biglietti. Lei dà a lui non so che aggeggio elettrico, forse un tosta qualcosa. Poi lui se ne va, con eroico scavalco di sedie, durante il concerto, di cui evidentemente non gliene fregava nulla, senza salutare. Può anche essere stata una cortesia per non disturbare Rado, non so se davvero assorto nelle solite musiche e canzoni moderne dal vivo.

Dopo quella serata, la disgustosa aveva iniziato a marcare stretto Rado, con cui divenire “amica” [non in senso sessuale]. Incluso con trovate originali, ma solo una volta perché poi Rado aveva “chiuso”, che col figlio era andata da loro a far la doccia con la scusa che la sua caldaia era rotta. Della serie, consuma l’elettricità degli sfruttatori imperialisti, che, altrimenti, lavarsi è, nella RPC, troppo caro perfino per gli accademici.

Rado, un po’ la era stata a guardare, pur ritraendosi, in quel suo volersi introfolare nella sua vita, per impedirgli una sua vita. Poi aveva chiuso. Non s’era più fatto trovare. Anche quelle storia dell’andare lì a farsi la doccia... Ed aveva detto al burundese, lui stesso un po’ stupito (“maccome, viene a farsi la doccia in una casa di uomini...!!!”) che a meno che non fosse andata a letto con lui burundese, lui Rado, non dava nessun autorizzazione perché venisse ulteriormente a farsi la doccia. Rado, di mentalità un po’ leguleia, in queste come in altre cose, gli aveva detto: “Se hai un’amante, anche occasionale, nessun problema si faccia pure la doccia dopo il sesso. ...ma che una venga qui a farsi la doccia... ...gliel’abbiamo fatta fare una volta...” Ecco gli accademici cinesi: luridi e ridotti a quel modo. In effetti, a Rado ed al burundese era poi arrivata un’autentica stangata per l’elettricità (l’acqua calda dipendeva dal boiler), stangata soprattutto per il burundese che ragionava in termini di borsa di studio in valuta cinese. Ad usare l’acqua calda per lavare e per lavarsi, le caldaie consumavano elettricità, evidentemente piuttosto costosa relativamente ai salari cinesi, anche accademici. Per cui Rado aveva detto al burundese di dire pure alla disgustosa che lui Rado non l’autorizzava più a venire lì a farsi la doccia. Oppure, se lei l’avesse chiesto a lui Rado, lui glielo avrebbe detto direttamente che era una cosa senza senso e che dunque non era proprio il caso.

Dopo qualche volta che la disgustosa era andata a menargliela su cose d’inglese, Rado, semplicemente, non s’era fatto più trovare. Era nella sua stanza, ma non apriva la porta. Della serie, non ci sono. E se anche si sono, non me ne frega nulla, non ci sono. Anche se vedi che ci sono, è proprio che non voglio aprirti. Vieni pure. Se in casa ci sono solo io, non ti apro. Se altri ti aprono, io comunque non apro la porta della mia stanza. Nessuna giustificazione. Io sono io. Io non ti cerco. Se tu mi cerchi, nessun problema, ma non ho tempo per te. Ecco, era finita così. Poi, un giorno, l’aveva incontrata. Lei aveva cercato di buttarla sul “ma ce l’hai con me... ...vorrei solo aiutarti...” Rado semplice e senza alcuna timidezza: “Non ce l’ho con nessuno. Non voglio aiuti. Non ho tempo né interesse per nessuno, o, comunque, non l’ho per te.” Della serie, volete divertirvi con torture-linciaggi bianchi e poi pretendete pure d’essere trattati da persone normali e di importunarmi con le vostre ulteriori demenze ed ossessioni?! ...Ma andate tutti farvi fottere, ed in primo luogo te che vieni solo solo per sfruttare e per spiare! Ineccepibile!

Dunque la tortura-linciaggio bianchi erano iniziati con l’appartamento di sopra “vuoto”. In realtà avevano fatto dire al burundese che vi abitava un’austriaca che insegnava inglese, una ragazza grossa e sorridente che abitava all’ultimo piano. Prima notte di battiture con la giovane funzionaria, che pur non ci si trovava molto a fare quelle cose, pur facendole perché il giovine nazimaoista del partito e di adeguata fede (sennò non sarebbe stata ammessa al contatto con stranieri) obbedisce comunque agli ordini, a tutti gli ordini. Le successive, con l’islamico d’area indiana. Dall’appartamento “con nessuno”. O anche con altri. La 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping faceva chiamare, ed i pidocchi islamici od altri facevano la loro puntata nella stanza e le loro battiture d’ordinanza, anche quando il servizio permanente fosse restato momentaneamente scoperto.

...Notte dell’arrivo di Rado con immediata sensibilizzazione dei responsabili della comunità yemenita, già previamente allertati. Il giorno dopo erano stati sensibilizzati, oltre agli altri yemeniti, i siriani e la comunità vietnamita, che alloggiava sopra gli uffici, non nella palazzina esperti stranieri. Una metà della comunità vietnamita era sotto la direzione del partito e d’uno sbirro della polizia segreta viet mandato sia come guardia del corpo della figlia d’un papavero vietnamita che come spia e capo della comunita vietnamita in loco, mentre un’altra metà era inerte nel senso che era lì per i fatti suoi e dunque senza un vero vincolo di partito o “miliziano”. Una metà poi parteciperà alla tortura-linciaggio di Rado, mentre una metà resterà non mobilitabile per quei luridi lavori.

La giovane funzionaria, quelle che m’ero trombato, dopo avere assistito all’arrivo di Rado ed all’inizio della tortura aveva dato segni di defezione. Nella RPC, nelle Cine, nessun nazimaoista si tira indietro. S’era così accorta che il tempo passava, che era venuto il momento di tornare ai suoi studi e di terminarli. Dovevano trovare un rimpiazzo adatto alle nuove necessità del lavoro d’assistenza della tortura-linciaggio. Un ragazzotto col mito dell’occidente e dell’Europa era stato subito selezionato. Se devi fottere e torturare un europeo trovi uno che crede di amarli: così ragionano i pidocchi dappertutto nel mondo. Già quando la giovane funzionaria accompagnò Rado alla polizia per il permesso di soggiorno, lui era già lì per un rapido apprendistato. Poco dopo la rimpiazzò. Lei sparì. Lui fu il nuovo link tra la funzionaria responsabile degli stranieri di quel campus della Whut, 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping, e gli studenti non parlavano cinese. Uno tra il viscido e l’appiccicoso che cominciò a venire le sere a parlare di non so cosa col burundese e poi anche con altri dell’edificio, come scusa per poi infilarsi nell’appartamento e nella stanza sopra Rado per cooperare anche lui alla tortura bianca. E per apprendere lui stesso i segreti di quel “grandioso” “lavoro”. Se proprio non c’era nessun altro, lui si dedicava a guardonaggi e battituture.

Oltre al nuovo assistente nazimaosta, quando, per una qualche ragione, l’appartamento sopra Rado, “disabitato”, fosse restato scoperto, veniva mandato qualcuno della comunità islamica dell’edificio, o i due yemeniti od i tre (solo dopo diverranno quattro) siriani. Entravano nell’appartamento e nella stanza sopra Rado. Facevano le loro battiture. Poi, uscivano e se ne ritornavano nelle loro stanze. L’ufficio, 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping, faceva comunicare loro in quali orari dovessero andare e per quanto. Loro andavano, battevano sopra la stanza di Rado il tempo loro ordinato, e poi se ne tornavano nella loro. Così i nazimaoisti consolidano l’amicizia e collaborazione tra i popoli ...di pidocchi.

Intanto era stata mobilitata ed organizzata la parte mobilitabile ed organizzabile della comunità vietnamita. Li sentirò io stesso fare discorsi come, “in fondo è uno solo...”, come dire che che lo avrebbero distrutto in quattro e quattr’otto, “loro” “tanti”. Se usciranno disfatti ed ancor più fuori di testa di quando s’erano avventurati nell’operazione tortura-linciaggio.

C’era solo il problema di come mandare una squadra viet sopra Rado. Non c’erano nuovi arrivi. Non c’era ragione di spostare nessuno da dove era alla palazzina “esperti” e dunque nell’appartamento con “nessuno”. L’islamico d’area indiana un po’ poteva esserci a fare il lavoro di tortura bianca, un po’ aveva i suoi studi per cui non poteva sempre fingere di fare lo studente di cinese nell’altra classe ma doveva ben andare nel campus principale, non proprio limitrofo, per i suoi studi. Del resto lui, ufficialmente, ed anche di fatto come sue cose, abitava nell’altro campus, nel campus principale. Era venuto sopra, nella stanza disabitata, solo per una rapida tortura e liquidazione di Rado. Anche gli altri islamici dell’edificio che s’erano prestati ad andare a battere nella stanza sopra Rado, poi vivevano in altri appartamenti dell’edificio ed in altre stanze. Non potevano assicurare la copertura continua. Potevano assicurare il distrurbo, che era disturbo di loro stessi, degli altri dell’edificio e del burundese, ma, appunto, non potevano passare le notti ed i giorni in battiture e ticchettii permanenti.

Ecco che, allora, la funzionaria responsabile degli stranieri di quel campus della Whut, 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping, che s’era fatta qualche pratica in attività delinquenziali quando era stata Guardia Rossa e torture e linciaggi erano il lavoro d’ogni Guardia Rossa avesse voluto far carriera, e lei l’aveva fatta (studi in Russia e poi impiegata a spiare ed arrassare studenti stranieri... .....che carriera! ...ma nelle Cine è così...), aveva trovato la soluzione. S’era fatta preparare dalla rete delinquenziale del partito e delle milizie parallele una bomba (una bombetta) al fosforo. L’aveva tirata nella stanza di uno yemenita e d’un vietnamita. Una stanza del primo piano, subito sopra gli uffici loro che erano al pian terreno. Il fosforo aveva subito bruciato tutto quello era nella stanza con danni apparenti alla stabilità dell’edificio. In realtà, avevano poi rimesso un po’ di cemento e ridato una verniciata. Ecco che, su quella base, avevano disposto l’evacuazione dell’edificio dagli studenti. Gli uffici erano restati lì. Una stanza degli uffici l’avevano puntellata, forse solo per figura e poi “riparata”. La stanza computer, che era sopra la stanza bruciata, aveva continuato ad essere aperta. In realtà, non v’erano grandi danni all’edificio. Una stanza aveva preso fuoco col suo contenuto istantaneamente bruciato. C’era un po’ di nero del fumo del brucio della stanza. L’inizio di incendio era stato subito spento.

Evacuato l’edificio, una parte degli studenti era stato mandata in una palazzina a pochi metri da lì, per altre categorie di stranieri, forse professori d’area asiatica. Una squadra era stata mandata sopra Rado ed il burundese. Due ragazze viet, ma di fatto v’erano sempre anche altri. Pure un cane. Immaginatevi nella RPC, dove tutto è controllatissimo. Due ragazze vengono mandate in due stanze di un appartamento. Una era la figlia di un papavero viet ed era sempre scortata, ma non quando abitava lì, dallo sbirro della polizia segreta vietnamita. Un’altra era una sul disgustoso con ragazzo ed il ragazzo veniva lasciato dormire con lei, od almeno nella sua stanza, che era quella sopra Rado, pur lui essendo in tutt’altra palazzina. Ed a quella assegnata alla tortura diretta, col ragazzo, di Rado, veniva pure permesso di tenere un cagnolino che s’era appena comprato. La stessa dichiarava d’essere malaticcia, ma non era vero, per cui non andava pressoché mai a scuola. Era lì per la scuola di cinese, prima di fare non so che altri studi, ma non andava quasi mai a scuola. Studiava per conto suo.

Misero pure un viet ed uno yemenita nell’appartamento affianco a quello di Rado e del burundese, al pian terreno. Poi, li cambiarono con altri. Il tutto in fuzione della tortura-linciaggio. I maos, nella persona, sarebbe meglio dire nelle pidocchia di 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping, in quel campus, erano i padroni. Tutti gli altri le pedine. Chi non faceva la pedina, prima o poi se ne andava, oppure, se riusciva, teneva un profilo bassissimo e si fingeva scemo/a sì da non essere coinvolto nelle demenze ossesse dell’ambiente.

Messa, messe, sopra Rado, con l’apparecchio da guardonaggio, lo seguivano ovunque andasse e battevano, con schiamazzi e risate. Tortura e linciaggio standard. Già i primi giorni che erano lì, avevano tentano il colpo grosso, organizzato da 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping. Con la scusa di estendere la rete Internet anche alla stanze ancora non l’avevano, la stanza di Rado non l’aveva ancora (usava, quando cominciò ad usarla, la presa della stanza del burundese che non aveva il computer), forano i pavimenti. Nello specifico, forano anche il pavimento tra Rado e la stanza sovrastante. Proprio sotto al foro Rado aveva la scrivania della stanza con libri e computer portatile. Caso volle che proprio quella notte avesse spostato tutto lasciando così libero sull’asse del buco tra la sua stanza e quella sopra. La notte stessa in cui hanno forato il pavimento per far passare i cavi della rete Internet, nell’appartamento sopra vengono mandati a dormire anche due altri vietnamiti, con coperte e che dormono vestiti. Erano a protezione e sotto la copertura delle due ragazze assegnatarie ufficiali dell’alloggio. Nel cuore della notte, viene allagato l’appartamento di sopra (hanno tappato il lavello della cucina ed hanno aperto l’acqua), sì che l’acqua inizia a fluire attraverso il buco tra l’appartamento sopra e la stanza di Rado. Uno scroscio d’acqua da sopra a sotto. Solo il fatto che Rado avesse spostato scrivania, libri e computer, evita la distruzione del suo computer oltre che altri danni alle sue cose. Quando dall’appartamento di Rado, Rado s’accorge, e poi anche il burundese, che il loro appartamento si sta inondando da sopra, e l’acqua sta pure scendendo dalle scale, vanno a bussare sopra dove nessuno sente nulla. In realtà, sono dentro, ben svegli e vestiti, che stanno aspettando che sotto esploda il computer di Rado a seguito dell’acqua e di qualche corto circuito. La cosa va loro storta. Quando da sopra fanno finta d’essersi svegliati, la viet disgustosa, quella sopra Rado, va subito a controllare, nella centralina elettrica, se v’è stato un cortocircuito nell’appartamento di Rado e del burundese. Il piano era quello. La distruzione del computer che poi nessuno avrebbe ripagato. Avrebbero detto che era stato un incidente. Che non si sapeva bene chi fosse responsabile. Che non avevano i soldi. La polizia o la magistratura non esistono, nella RPC, per queste cose. Le università non hanno assicurazioni. Se qualcuno è responsabile o meno di qualcosa lo decide i partito. Certo, alla fine, sarebbe stata colpa di Rado che s’era fatto distruggere il computer e pure i suoi libri.

Avevamo intercettato le comunicazioni su quel piano “grandioso”. Ed avevamo avvisato Rado. “Gli distruggiamo il computer ed i libri. Non glieli ripaghiamo. Lui ha qualche crisi isterica ed ammazza qualcuno.” Questo era stato detto alla 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping che, senza dire ai pidocchi viet che il piano dei cinesi era che qualcuno di loro finisse sfasciato od ammazzato da Rado, aveva dato corso al piano. Nessuno di quelli che illegalmente aveva dormito in posto diverso dall’assegnato era stato punito, proprio perché tutto organizzato da 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping. Anche tenere un cagnolino in stanza è illegale nelle università della RPC. Ma la addetta alla tortura di Rado e che copriva proprio la stanza sopra lui poteva far tutto quel che voleva essendo coperta da 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping. Ben altri crimini, crimini di Stato e di partito, erano in corso. Infatti, la mattina dopo l’allagamento, 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping era ben furiosa che avessero allagato per nulla, senza il minimo danno per Rado, acqua ed umidità supplementare a parte. Ma il posto era già umidissimo e la stanza di Rado la più umida dell’edificio, essendo la più in basso e l’unica, almeno da quel lato [ovviamente, ve ne doveva essere u’altra dal lato opposto di quel lungo caseggiato!], confinante con l’esterno.

Andato storto il colpo grosso, la tortura-linciaggio continuava. Quando le due messe sopra cominciarono ad uscire di testa per quel loro guardonaggio-origlionaggio con tortura-linciaggio senza che Rado ne uscisse di testo e neppure andasse a lametarsene, vennero rimpiazzati da altri che lavoravano a squadra. Delle due, una, la disgustosa con ragazzo al seguito e cane, quella sopra la stanza di Rado, era davvero uscita di testa. L’altra, la figlia del papavero viet, lì con guardia del corpo, s’era innamorata di Rado dopo che lui, alla festa di compleanno di lei, di fronte a tutti, l’aveva baciata sul collo. Il tutto era stato immortalato da una foto che, poi, 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping aveva usato con gli islamici, non presenti nel momento del fattaccio, per dire che Rado era un pervertito che seduceva ragazzette.

Dunque, fallito il colpaccio dell’allagamento, ed uscite di testa le due viet inizialmente assegnate alla tortura-linciaggio, i viet erano passati, erano stati fatti passare da 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping, al lavoro di squadra esterna in appartamento “disabitato”. Una andava a fare il lavoro. Poi veniva prelavata da qualcuno. Altri od altre la sostituivano. Io li e le vedevo. Rado li e le vedeva. Esasperati dalle non reazioni di Rado che se ne fotteva divertito, i cinesi, i viet, gli islamici dell’edificio, cominciarno a farsi le auto-provocazioni standard. Biciclette loro che si danneggiavano. Danni alla loro porte od ai loro appartamenti che venivano riportati come operati da chissacchi. Insomma, la colpa era di Rado che non si lamentava, non aveva crisi isteriche, non scoppiava. Per cui, come prassi corrente degli ossessi, gli ossessi stessi dovevano operare danneggiamenti, oppure semplicemente inventarseli, per dire che era lui, Rado, il delinquente, che li aveva attaccati.

Fu appena dopo Natale [2003], o attorno o dopo la fine dell’anno, che Rado, divertito che quel solito ossesso dei dementi nazimaoisti, oltre che interessato da quell’altra ossessione del nome cinese che uno deve assolutamente avere, si disse: “Perché non mi chiamo, tra questi delinquenti dementi ossessi, 法轮, fǎlún?!” Falun [法轮] è, nel buddismo, la ruota della legge. Null’altro. Ma, ormai, anche si fosse chiamato Mao... Rado, si scrisse quei due caratteri cinesi al computer. Mise il tutto su dischetto. Ed andò a farselo stampare. Si mise, poi, sulla porta ed alla finesta quei due caratteri 法轮, fǎlún. Nessuno ci fece davvero caso per giorni e giorni. Od anche se qualcuno ci fece caso, o non trovò nulla di sconveniente o se lo tenne per se. Senonché, un giorno passò di lì una demente, una della generazione della Rivoluzione Culturale, una già Guardia Rossa ossessa, ora in crisi di depressione post-parto. Appena vide quei due caratteri, ebbe un tracollo, una vera e propria crisi di nervi. Chiamò ossessa la sicurezza dell’università. Arrivò affannata 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping a rimuovere quei caretteri tremendi. Dissero che 法轮, fǎlún, voleva dire 法轮功, Fǎlún Gōng, Falun Gong, l’organizzazione non so se religiosa o semplicemente di tecniche yoga o simili che nella RPC è stata messa fuori legge come organizzazione criminale. Non era vero. 法轮, fǎlún, è法轮, fǎlún. 法轮功, Fǎlún Gōng, è 法轮功, Fǎlún Gōng. 法轮, fǎlún, c’è sui vocabolari della RPC, col significato da me sopra detto. 法轮功, Fǎlún Gōng, non c’è. Pretendere altrimenti, sarebbe come dire che comune vuol dire comunista, o fascina fascista, cremazione olocausto, prigione genocidio, o chissà cos’altro. Rado ci restò male. E così mise al posto di quel vuoto alla finestra, il profilo della propria mano tracciato con un pennarello. Arrivarono l’addetto sicurezza dell’università col funzionario rapporti internazionali, uno grassottelo tanto bravo nell’inglese quanto senza alcuna spina dorsale né nel bene né nel male. Dissero che la mano era proprio un simbolo dei 法轮功, Fǎlún Gōng. Chissà se Rado avesse messo un piede od una foto della Madonna... Non era comunque vero. Una mano è una mano. Non è vero che abbia, per i Falung Gong, a quel che ne so da estreno, alcun significato particolare. Chiesi pure a Rado e non ne sapeva nulla, nonostante fece delle ricerche dopo che dissero lui che la mano era una cosa orribile. Avesse mai messo la svastica, orientata in un senso o nell’altro, avrebbero puturo dire che certo era simbolo buddista, o esoterico, o religioso, ma era anche altro. No, no, aveva proprio messo, prima, un foglio formato A4 con 法轮, e, poi, un foglio formato A4 col profilo della propria mano.

Rado fu così “incriminato” dal partito come un Falun Gong. Era solo una scusa. Le Guardie Rosse “lavoravano” così. Già prima di essere al potere, i “comunisti”, pure i “nazionalisti”, lavoravavno così. In Cina, non s’accontentavano di sgozzare. Dovevano demolire prima o nel contempo. Se interessati al punto, si veda il pregevole, seppur del tutto censurato sul Mao agente inglés, Mao. The Unknown Story, by Jung Chang and Jon Halliday.

Del resto, Rado, già lo avevano “incriminato” con la tortura-linciaggio prima ancora che arrivasse. Non l’avessero accusato di essere un Falun Gong, lo avevano già comunque accusato di qualcos’altro, ...di cosa non lo sapevano neppure loro, e neppure i loro magnaccia. Il viscido assistente disse a Rado che i Falun Gong erano della gente cattiva, che aveva indotto taluni a darsi fuoco, dunque degli assassini. Rado non rispose. Si fosse messo a “difendere” i Falun Gong dalle calunnie maoiste avrebbe “dimostrato” ai loro occhi d’essere dei loro. Era un’organizzazione lì fuori legge. Rado non aveva, comunque, nulla a che fare con essa. Non intendeva discutere sul punto coi maos. Chiunque siano i Falun Gong, forse perseguitati perché troppo simili al Partito nazimoista, o forse perché troppo dissimili, Rado non ebbe mai alcun rapporto con loro, né alcune simpatia. Neppure nessuna particolare avversione, naturalmente. Credo che anche dopo quegli eventi, fino ad oggi, non abbia mai avuto modo di incrociare la sua strada con la loro. Io li ho poi visti a Taiwan, il giorno dopo il mio arrivo, quando andai all’università, ...se erano loro. Neppure io, pur trovandomeli lì, ...se erano loro, li ho mai avvicinati. Ma appunto, Rado avesse messo la Madonna lo avrebbero accusato d’essere chissà cosa... Quando i naziamosti sono solo alla ricerca di scuse perché hanno il colpevole ma non sanno ancora di cosa...

Intercettammo, dopo quella storia, quella montatura, dei Falun Gong, alcuni inservienti che riferendosi a Rado, dicevano: “Ecco, ora abbiamo capito perché lo stanno torturando-linciando dall’arrivo. “Il Partito sapeva che era un Falun Gong!” In realtà, nella RPC, nessuno crede che i Falun Gong fossero o siano dei criminali, e nessuno ce l’ha coi Falun Gong, a parte, appunto, fanatici del Partito che, per dovere di stipendio, devono credere alle menzogne e magari si convincono siano vere.

Intanto, le viet fisse erano state rimpiazzate da viet in turnazione tortura-linciaggio, sostituite dagli islamici dell’edificio, quando le viet dovevano rientrare nella palazzina d’origine a notte non troppo fonda sotto scorta di sicurezza viet che veniva a prelevarle.

Quando fecero scoppiare il caso, del tutto inventato, di Rado sospetto Falun Gong, trasferirono, per sua sicurezza, perché non fosse ideologicamente contaminato, il burundese nell’appartamento sopra. Non sopra-sopra Rado. Lo trasferirono sopra affianco, sopra a dove già era. E lo usarono come copertura ad una squadretta di nuovi islamici d’area indiana trasferiti, per la tortura linciaggio, dal campus principale della Whut. Erano due non sapevano il cinese, né lo volevano imparare. Lo scambio era semplice: “Ci torturate-linciate quello, un comunista-fascista-ebreo-cattolico-occidentale-etc-etc., e noi, in cambio, vi facciamo fare i vostri studi ed avere il vostro titolo anche se non sapete e non volete apprendere il cinese e potete studiare solo in inglese. I capi islamici del campus già sanno tutto, cooperano, vi coprono.

Il solito. I due nuovi islamici da tortura-linciaggio arrivati dal campus principale. Uno abitante formalmente sopra. Uno abitante formalmente affianco. Uno religiosissimo. L’altro no. Relazione gay trai i due che infraccionavano la tortura-linciaggio contro Rado sotto col toccarsi tra loro sul pavimento della stanza sopra svuotata di mobilia per poter meglio “lavorare” contro Rado. Strumento da guardonaggio-origlionaggio. Uso della stanza sopra assegnata ad uno. Un altro che affluiva sopra dall’appartamento affianco a quello Rado dove alloggia formalmente. Ad entrambi era stata mostrata, da 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping, la foto di Rado nel caso se lo fossero trovati tra i piedi od addosso. Altri che cooperavano, se necessario. Tutti gli islamici sapevano e sapevano che dovevavno cooperare coi due islamofinocchi-da-tortura, omi di fiducia di 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping lì e delle altre pervertite e perveriti ossessi del campus principale. Qualcuno, tra i siriani e gli yemeniti, aveva schifo e si faceva schifo. Ce lo disse, lo disse a Rado, cogli occhi e pure con la parola. Tuttavia non potevano contraddire il corso inevitabile delle cose. Li avrebbero subito dismessi e rimpatriati.

Il solito. Guardonaggio-origlionaggio. Pedinamento febbrile con toc-toc di Rado, o solo toc-toc se Rado era fermo e soprattutto se sembrava dormisse. Davvero il solito. Uno dei due islamici principali era pure, l’abbiamo ora detto, un fervente religioso. Andava ligio alle riunioni settimanali di preghiera dell’Imam. Un “bravo ragazzo”, “stimato” da tutti. Finita la preghiera, lavoro di tortura contro l’infedele. Un ragazzetto veramente a modo, tutto a puntino, ordinato, azzimato. ...Solo col vizietto del pidocchio torturatore ossesso.

...Eichmann, Papon, Bush padre che faceva il tiro a segno coi piloti giapponesi di aerei abbattuti mentre planavano col paracadute, secondini, soldati/e, impiegati/e, infermiere, insegnanti, professori e professoresse, etc: ecco il mondo dei pidocchi, indifferente a religioni, colori, credi, etnie... Un mondo di “bravi ragazzi e ragazze”, di “persone stimate”, di “dolci ragazzi e ragazze”, di “anziane così comprensive” di “anziani così saggi”...

Il trasferimento sopra del burundese come copertura della nuova squadretta subito organizzata era stata preceduto da una sceneggiata contro Rado. Dopo già una sceneggiatina preliminare negli uffici da parte del Commissario Politico e del funzionario rapporti internazionali, erano arrivati in forze dal campus principale altre funzionarie ed avevano detto a Rado che era, oltre ad un Falun Gong, ed un delinquente, un coglione che intanto non imparava nulla di cinese per cui doveva andarsene quando prima. Siccome, sapevano, o così credevano, che Rado sapesse perfettamente il cinese, ed usasse le università cinesi solo come copertura di non sapevano cosa, lo provocavano costantemente su quel punto. Inoltre, sapevano che gli ordini superiori erano che doveva esser indotto, obbligato, a rimpatriare. Dunque, gli dissero che doveva andarsene, andarsene volontariamente. Rado disse che, volontariamente, non se ne andava, che lì stava benissimo. Gli dissero allora che era un deinquente. Che avevano le prove di suoi crimini orrendi, che se li avesse confessati certo sarebbero state sciocchezze subito perdonate, me che, se non confessati, avrebbero potuto avere gravissime conseguenze. Rado non abboccò. Se ne restò tranquillo, mentre tutto il gruppetto d’una decina di pidocchi, assisteva alla sceneggiata della funzionaria arrivata dal campus principale. Parlava in modo ossesso e da fuori di testa, tradendo che lei si sentiva in torto per la sceneggiata stava facendo e che tuttavia non poteva non fare.

Dopo quel semi-pubbico, infruttuoso, “processo” a Rado, col burundese silente nell’altra stanza, il burundese fu trasferito sopra.

Intanto, 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping aveva informato tutti, a parte Rado, naturalmente, che “l’inchiesta continuava”. La filosofia dell’inchiesta era semplice: Rado disturbava la quiete dei luoghi. Siccome per torturare Rado dovevano fare chiasso ossessivo e disturbare gli altri, e per linciarlo pure, ecco che Rado disturbava. La viscida 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping chiese deposizioni un po’ a tutti. I siriani confermarono che Rado non s’era messo sotto la loro egemonia. Poi interrogò tutti i suoi compagni di classe yemeniti. Arrivava la 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping con l’Imam e lo sbrirro, li prelevava, li portava nell’ufficio, chiedeva loro deposizioni. ...ce lo raccontarono loro stessi... Tutti confermarono che Rado si faceva i fatti suoi, ma era cortese con tutti. Per la 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping era chiaro che, se Rado si faceva i fatti suoi, disturbava la fratellanza comunitaria. Siccome prelevavano gli yemeniti durante le leizoni di cinese, per interrogarli su Rado, ecco, quello era la prova che Rado disturbava le lezioni di cinese: era infatti colpa di Rado se dovevano prelevare i suoi compagni di classe a scuola per interrogarli. La 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping interrogò poi vietnamiti, almeno la metà che aveva partecipato alla tortura-linciaggio. Di altri che erano lì a loro spese per i fatti loro senza missioni di partito, taluni schifati sparirono. Saranno andati in migliori e meno demenzial-ossessive università che le cinesi. I vietnamiti confermarono che Rado se ne fregava delle loro torture-linciaggi e che anzi erano loro che si sentivano a disagio (infatti avevamo subito aumentato le radiazioni psicoprogrammate dedicate ai pidocchi dell’area) e capitavano loro strane cose. Andavano in bicicletta e la gomma scoppiava. Abitavano sopra o di fianco a Rado ed ecco che venivano colti da capogiri e svenimenti. Rado le baciava sul collo e restavano come ipnotizzate di godimento per minuti e poi piene di intensi desideri nei confronti di Rado. Qualcuna, caldissima, trombata da Rado, arrossì tutta durante le deposizioni: la 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping scrisse stizzita che Rado, con quel suo essere lì l’unico occidentale, e con quella sua testa raso-fallica, “turbava” la castità delle femmine del luogo. ...dicevamo degli “strani” accadimenti... Altri se la facevano addosso, nel senso che si risvegliavano nel letto immersi nel loro piscio e nella loro merda. La porta dell’appartamento sopra Rado, da cui praticavano la tortura contro Rado, la trovavano inspiegabilmente spesso aperta. La 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping ne concluse che, ecco, era certo che tutto dovesse essere colpa di Rado. E lo scrisse.

Il “fascisolo d’accusa”, compilato dalla 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping, s’ispessiva.

Telefonarono financo alla precedente università, la Swcnu di Beibei, per chiedere se Rado fosse un Falun Gong. Eggià. I burocratici fingono sempre di credere alle loro balle. Dalla Swcnu dissero che avevano il sospetto, anzi la certezza, che Rado scopasse in giro con brave ragazzette cinesi, ma che tuttavia non sapevano se scopasse con criminali Falun Gong. Chiesero, poi, altre informazioni. Dalla Swcnu di Beibei, confermarono che anche lì Rado se ne era fregava della tortura-linciaggio bianchi e che, anzi, erano i miliziani ad esse finiti terrorizzati dalla sola presenza di Rado e sotto cura per le loro demenze aggravate dal loro infruttuoso lavoro di tortura-linciaggio bianchi. Ecco, dunque, la prova ulteriore che Rado era un vero terrorista e criminale. Una persona qualunque sarebbe subito crollata e sarebbe subito scappata dopo le prime ore od i primi giorni della tortura-linciaggio bianchi!

Ci fu pure la goccia che fece traboccare il vaso. Un giorno, Rado fu chiamato, a scuola, durante l’intervallo, da uno, un nigeriano, che, gentilezza sua, gli dette non so che corrispondenza arrivata nella palazzina principale per Rado. Rado uscì dalla classe. Presa la sua corrispondenza. Ringraziò. Rientrò in classe. In classe sua, come sempre, c’era una ragazzetta vietnamita dell’altra classe che durante l’intervallo veniva lì a fare quattro chiacchiere con suoi conoscenti. Doveva essere la figlia di qualche papavero viet, perché lo sbirro della polizia segreta viet aveva come compito di farle da guardia del corpo. Era infatti silenzioso in sua prossimità a sua protezione. Era un ragazzone piuttosto grosso, almeno il doppio di Rado. Rado se lo trovò sulla strada in quel suo rientro in classe. Non so perché, forse gli venne spontaneo, forse fu come un rituale del momento (se colpisci colpisci il più grosso), nel passargli affianco Rado gli dette uno spintone e poi, come nulla fosse successo, s’avviò tranquillo al suo posto e si mise a scrivere caratteri cinesi. Lo sbirro viet comincio ad ondeggiare, accompagnato dal boato di tutta la classe che aveva assistito alla scena. Fosse caduto, dato il peso, forse avrebbe sfondato il pavimento... Alla fine non cadde. Riuscì a stabilizzarsi. Il boato d’ansia dei presenti finì. E lo sbirrone viet s’avviò diritto-diritto in direzione di Rado seduto all’ultimo banco e, del tutto indifferente a quell’evento da lui provocato, assorto nelle sue cose. No, non lo sfasciò.Il viet non fasciò Rado. Si limitò a chiedergli cattivo: “Che problema c’è?!” Rado, alzò appena la testa, come distratto dalle sue cose, e rispose: “Nulla!” e si rimise a scrivere caratteri cinesi. Lo sbirro viet se ne andò.

La cosa fu naturalmente subito riferita alla 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping e da lei a tutti gli interssati. Presente al fatto fu l’insegnate anziana, la capa delle insegnanti di quei corsi di cinese, quella in più diretto contatto col Partito e, dunque, con 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping. La morale fu, dal punto di vista dei maos, che, se non aveva paura neppure di quello, Rado era uno che non aveva paura di nulla e di nessuno. Stesse informazioni avevano avuto dalla Swcnu: “attacca a freddo, indifferente al numero ed alla forza nostra, ed in genere non visto.” Per cui, Rado doveva essere espulso senz’aspettare oltre. Gli fecero fare dal funzionario rapporti internazionali una lettera formale che arrecava disturbo e che dunque doveva andarsene.

Rado se ne fregò. Continuò ad andare a lezione. Vennero a prelevarlo durante le lezioni e gli dissero che non poteva più andare a scuola. Quel giorno l’insegnante era un autentico fascista, anzi un autentico maoista, di quelli pieni di fede. Di mezza età, ma con la fede d’un bambino, d’un chierichetto istruito e convinto. Lo [l’insegnante] chiamarono fuori. Lui, l’insegnante, fece resistenza. Disse che non vedeva ragione di quell’interruzione improvvisa e che Rado era un ottimo studente e che non dava proprio noia a nessuno. Se avevano problemi, che aspettassero la fine delle lezioni. Alla fine lo convinsero che doveva lasciar loro prelevare Rado. Loro erano la funzionaria 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping, il funzionario rapporti internazionali, il responsabile sicurezza di quel campus dell’università. Poi arrivò pure, quando Rado era già fuori dagli edifici, il Commissario Politico, cui scappò detto che l’Ambasciata a Pechino di Rado voleva lui se ne andasse dalla Cina e tornasse in patria. Anche altri avevano quest’informazione. Non sapevano bene perché facessero una così ossessiva tortura-linciaggio bianchi, a parte che lo facevano perché erano dementi ossessi, ma sapevano che era un piacere facevano all’Ambasciata dello Stato di Rado. Lo avevano già detto a Rado pure alla Swcnu di Beibei.

Giorni prima lo avevano inseguito all’uscita delle lezioni, lo avevano poi in pratica sequestrato fino all’arrivo della polizia che gli prese il permesso di soggiorno. Così, quel giorno di prelievo ed estromissione dalle lezioni di cinese, Rado andò alla polizia amministrativa chiedendo che dovesse fare visto che loro gli avevano preso il permesso di soggiorno. Loro dissero che doveva fare la conversione in visto turistico. Lui disse che loro gli avevano preso il permesso di soggiorno, per cui, se volevano revocarlo che lo revocassero loro. Lui non avrebbe chiesto nulla. Se credevano che lo arrestassero. Non gliene fotteva nulla.

Arrivò poi un capo della polizia, o sedicente tale, che parlò con Rado facendo l’amichevole. S’offrì d’offrirgli il pranzo, di trovargli una nuova scuola di cinese, di accompagnarlo all’aeroporto se avesse deciso d’andarsene. Tutte seceneggiate. Rado ebbe di nuovo la conferma, da costui, che la sua Ambasciata voleva se ne andasse dalla Cina e dalle Cine e rientrasse nel suo Stato di provenienza.

Rado rifiuto tutte le profferte d’amicizia del caporione della polizia. Rifiutò di firmare richieste di conversioni del visto. Lui aveva un visto di soggiorno per ragioni di studio. Loro il diritto revocarglielo. Non stava a lui fare richieste. Alla fine gli fu dato, senza che lui firmasse né pagasse alcunché, un visto turistico d’un mese. Rado non aveva intenzione di far del turismo, tanto meno nella RPC.

A quel punto, Rado andò da 高丽平 / Gāo Lì Píng / Gao Li Ping, che gli liquidò quanto a lui dovuto per quel suo lasciare in anticipo scuola ed alloggio. Concordò dunque il giorno di partenza. Alcuni giorni prima il giorno concordato, domenica 14 marzo 2004 mattina presto caricò tutte le sue cose su un taxi, aveva già distrutto il non trasportabile, ed andò all’aeroporto. Lasciò la Cina. Nell’appartamento affianco al suo avevano messo una postazione della polizia segreta in cooperazione con la sicurezza dell’università. Sopra continuavano ad esserci i due islamici assegnati al guardonaggio-oroglionaggio con tortura-linciaggio bianchi connessi. Se ne uscì e se andò appartemente non seguito, o non in modo visibile.

È a questo punto che entro in ballo io. Trovo anch’io il modo di andarmene, anche se abbiamo fatto in modo non risulti da nessuna parte, quando se ne andava Rado. E subentro a Rado. Io che, fino ad allora, avevo assistito a tutto sia a Beibei che a Wuhan, divengo lui e divengo dunque io direttamente l’oggetto del programma demenzial-ossessivo di tortura-linciaggio bianchi.

Mentre Rado se ne va non so dove, il 14 marzo 2004 io raggiungo Hong Kong. La notte dormo all’aeroporto. Il giorno dopo lascio i bagagli al deposito e vado in città allo pseudo consolato di Taiwan dove ottengo il visto per ragioni di studio. Il 15 sera sono a Kaohsiung. Da lì, raggiungo Tainan dove dormo un un alberghetto dove neppure chiedono il documento di identità. Il giorno dopo vado all’università di Tainan dove dico che vorrei iscrivermi per il trimestre successivo, da giugno in pratica, e chiedo che mi indichino un posto dove vivere nel frattempo. Me lo indicano, a pochi metri dall’università, con annessa tortura bianca che inizierà subito, il 16 marzo 2004.

Già al mio arrivo all’areoporto di Kaohsiung, il poliziotto al computer aveva visto che avevo un codice speciale e che dovevo essere subito preso in carico da un ufficio speciale per un programma speciale d’accoglienza ed accompagnamento del soggiorno. Tuttavia non sapevano dove avrei dormito la prima notte. Le altre, avevano la segnalazione dell’università di Tainan, oltre che dell’affittuario, che sono nel circuito della psicopolizia segreta da tortura-linciaggio bianchi.

Demenziale. Ma è così. Tali sono le prostituite Cine. Tale è il mondo. Se avete dubbi, chiedete al Sismi. All’ufficio incompetenti dementi ossessi.