lunedì 16 maggio 2016

mashal-088. Il salmone di NorbertoEcco

mashal-088. Il salmone di NorbertoEcco

by Georg Moshe Rukacs


No, questa volta non ho scoperto nulla, sfortunatamente. Cercavo di piratare il nuovo, ultimo, lavoro del NorbertoEcco, quello che forse lo indusse ad uscire di scena avendone oramai raggiunto l’età. Od usci di scena solo per l’età, senza connessione col suo ultimo lavoro. Non riuscendo a piratarlo perché non ancora in pubblica e libera offerta, mi sono imbattuto in un salmone del 2016, che poi non era proprio del 2016 essendo una piccola ed inutile collezione composita di vecchi pezzi. Resto nell’attesa di trovare l’opera davvero nuova, sperando la sia, appena sarà sul mercato del gratuito. Mi ero detto che se era e se sarà davvero il solito NorbertoEcco che scopre l’acqua calda magari, se ne offre spunto, mi potrei divertire a riscriverlo liberamente. Sapete quando vi venga quell'irrefrenabile impulso di...

Eccomi dunque di nuovo qui, io, BaruchSchlosser, che, dopo avere lasciato il carissimo NorbertoEcco a Praga, beh fu lui che mi e ci lasciò..., dopo anni di catalessi cabalistiche sono ritornato tra i vivi-vivi, cioè tra voi zombi, e chi vado a rincontrare?! Beh, lo ho poi cercato io. Sì, proprio lui, il complottarolo universale, quello che di segreti non ha mai capito nulla, della realtà nemmeno, però su quel nulla ha saputo divenire milionario mentre io, che mi suppongo su un altro livello, sono sempre più spiantato, come soldi ed altre materialità. Non ho capito come mai non gli abbiano mai fatto avere il premio Nobel. Le “sue” lobbies non ne avranno avuto l’utilità. C’è concorrenza lassù! Lui, il NorbertoEcco, lo ha sempre saputo di non avere capito un cacchio pur sapendoselo far ben rendere. Lo si vede dai sui libri sui grandi segreti universali dove annaspa e lo si vede bene che lo sa di annaspare. Quando da piccolo giocava ai dottori e diceva alla bambine: “dai fammi vedere il tuo pisello”, sì è sempre stato uno convincente, per cui le stesse non potevano resistere e gli si mostravano, poi esclamava: “Ma c’hai solo la righetta, tu!” Quando s’invaghì della Sampò [più che altro era stata una di quelle cose per cui il funzionario RAI riteneva che un’attricetta non potesse non dargliela se richiesta], s’era detto “almeno questa, che sembra tosta, deve avercelo il pisello”, ecco che lei, non appena il NorbertoEcco esclamò pure a lei: “Ma c’hai la righetta pure tu!”, preferì farsi ripassare da Mike. Quando NorbertoEcco, incacchiatissimo, furioso, dell’affronto, riuscì ad intercettare la Sampò, chiuderla in una sgabuzzino e minacciarla di farla licenziare in tronco dalla RAI, pretese delle “spiegazioni”. Lei dovette, di fronte alla forza: “Tu NorbertoEcco passavi il tempo a vantarti. Sai, dopo ore ed ore di lavoro anche una Enza ha bisogno di un po’ di silenzio...” Lui pressante e sempre più furioso: “Ma quel Mike che chiacchiera sempre e che è un vanesio da vicoli sottoproletari...” Enza non ce la fece a trattenersi: “Guarda, lui almeno non dice mai nulla, solo qualche piacevole spiritosaggine.” NorbertoEcco sempre più furioso e sprezzante: “Un analfabeta dei bassifondi che, con quella sua aria da finocchietto pavido, fa il piazzista in RAI...” No, no, neppure Enza ce la fece più: “Guarda, minchioncello d’Alessandria, che me lo ha dovuto dire del tutto casualmente la sorella, e perché io ho insistito, che il padre era un famoso avvocato newyorkese, non un ferroviario fascistello d’Alessandria, e la madre di famiglia nobiliare torinese. Sì, è vero, per contingenze belliche, lui fece solo il classico. Quando la Gestapo lo mise contro un muro per fucilarlo come resistente, lui neppure disse di essere cittadino americano. Furono loro che gli trovarono il passaporto in tasca. Non gli cavarono mai nulla, neppure sotto tortura. Dopo vari carceri [quando fu trasferito da San Vittore verso la Germania, pesava 39 chili!], centri speciali e campi di concentramento, lo infilarono in uno scambio di prigionieri Germania-USA. Così, liberato a gennaio 1945, poté raggiungere New York dove divenne giornalista e col tesserino del Dipartimento di Stato per potersi muovere ovunque. ...Quando glielo ho chiesto mi ha detto arrossendo schivo che sì, a volte, capita di finire in prigione, che non voleva parlarne... Molti credono che fosse finito in carcere per furtarelli, e non come agente di collegamento tra partigiani ed alleati tradito da una spia partigiana. Nulla più! Non mi ha raccontato nulla, lui, di come sia. No, non è come te, piccolo, misero, NorbertoEcco! Ti vanti, ti vanti, mentre perfino in un Mike si cela un uomo mentre dei supposti cervelloni come tu ti credi di essere...” NorbertoEcco sempre più rosso di invidia straboccante fuggì, si chiuse in casa, bevve all’inverosimile. Mike grande agente della resistenza, in mano alla Gestapo ed alle SS, e pure silente di quelle sue glorie, e senza neppure una tessera, e pubbliche dichiarazioni, per farselo fruttare... Poi, non resistendo all’affronto, scrisse il suo Fenomenologia di Mike Bongiorno, tre paginette dove Mike era presentato come un mediocre per mediocri. Pure peggio.

I soliti, che magari ce l’avevano pure loro, sotto-sotto, con lui, col Mike, pur mostrandoglisi amici, si presentarono tronfi dal Mike. “Mike, guarda cosa scrive questo. Non lo denunci neppure? Non vai a far casino?” Poi, per spingerlo ad agire contro NorbertoEcco: “Mike ma è vero che quanto i nazi ti torturavano tu ti mettevi a ridere? ...Mike ma lo sai che il padre di NorbertoEcco era un fascistone di provincia?”
Idolatrato da milioni di persone, quest'uomo deve il suo successo al fatto che in ogni atto e in ogni parola del personaggio cui dà vita davanti alle telecamere traspare una mediocrità assoluta unita (questa è l'unica virtù che egli possiede in grado eccedente) ad un fascino immediato e spontaneo spiegabile col fatto che in lui non si avverte nessuna costruzione o finzione scenica: sembra quasi che egli si venda per quello che è e che quello che è sia tale da non porre in stato di inferiorità nessuno spettatore, neppure il più sprovveduto. Lo spettatore vede glorificato e insignito ufficialmente di autorità nazionale il ritratto dei propri limiti.”
Mike ridacchiò: “Tutto qui?!”
Magari, fosse tutto qui, guarda quello che osa scrivere!”
Ovviamente il NorbertoEcco si copre dietro un furbastro: “dove, si intende, con questo nome è indicato non l'uomo, ma il personaggio.” Come dire: “Ora te le dico, ma faccio finta di fare scienza.” Oh, lo facciamo pure noi, che non siamo furbastri. Usiamo spesso nomi veri. Io BaruchSchlosser creo una finta frapposizione, coi miei personaggi, solo per crearmi una distanza euristica che mi permetta di sbagliarmi, dunque di essere più libero nella ricerca. Scrivessi “Umberto Eco il conformista” non ci sarebbe rischio di errori. Ma lo sapete come sia, nei dettagli. Siamo sempre troppo buoni, perché troppo ingenui. Quando si tratti del male e dei mali ci si sbaglia sempre per prudenza. Beh, NorbertoEcco era solo un furbastro.
Dunque mostrarono a Mike pure quel:
Mike Bongiorno non è particolarmente bello, atletico, coraggioso, intelligente. Rappresenta, biologicamente parlando, un grado modesto di adattamento all'ambiente. L'amore isterico tributatogli dalle teen-agers va attribuito in parte al complesso materno che egli è capace di risvegliare in una giovinetta, in parte alla prospettiva che egli lascia intravvedere di un amante ideale, sottomesso e fragile, dolce e cortese.
Mike Bongiorno non si vergogna di essere ignorante e non prova il bisogno di istruirsi. Entra a contatto con le più vertiginose zone dello scibile e ne esce vergine e intatto, confortando le altrui naturali tendenze all'apatia e alla pigrizia mentale. Pone gran cura nel non impressionare lo spettatore, non solo mostrandosi all'oscuro dei fatti, ma altresì decisamente intenzionato a non apprendere nulla.”
https://keepcalmandlearnsocialstudies.files.wordpress.com/2013/10/eco_diario_minimo.pdf
Mike cominciò a ridere irrefrenabile. Ancora più al seguito del libello contro di lui.
Dai, Mike, reagisci. Bisogna sollevare un caso!” E Mike ancora più a ridere. Ovviamente, Mike restò Mike, mentre il NorbertoEcco divenne una potenza mondiale.
Beh, quello del libello contro Mike è un NorbertoEcco che, pur della macchina RAI, e delle altre mediatiche, vuole dichiarare al mondo di essere un grande intellettuale del conformismo ma che ...col conformista reale non ha nulla a che fare. Schizofrenia pura. Borderline. Quelle cose della serie: “Io sono uno che ha studiato, ...io!” Nel caso, sei ancora più colpevole. Mike era solo uno che si cercava una professione e di farla bene. L’ha trovata e si è applicato. Tu, invece, NorbertoEcco, diventi un operatore nei punti decisivi e di controllo della rete dello sterminio culturale di massa, e vai a dire che tu non hai colpa proprio perché hai capito tutto, mentre il colpevole è magari l’edicolante. Ovviamente, tutto è una rete adattabile. Non che se il NorbertoEcco non fosse mai esistito, o fosse mancato, sarebbe cambiato nulla. Non diamo alla merda l’importanza essa non ha. La responsabilità sua resta. No, il NorbertoEcco non c’è mai stato neppure con la logica più elementare. Non ci sta con la testa. Ma ci sta a far soldi a palate.
Persino Salvini, dopo che gli [i soliti compagnuzzi dei CC] hanno lanciato contro un tomo di NorbertoEcco per tentare di ammazzarlo, è sbottato: “Se rinasco, rinasco miliardario rosso e faccio i girotondi... Se poi nasco figlio di lattai fascisti, giuro che mi faccio Littizzetta! ...od anche Fazio!” Non ho mai capito come una possa studiare musica, e, subito dopo, lettere e teatro, e poi darsi nei viali, beh pur siano essi quelli ben pagati della RAI, ed anche complementari. Comunque, è vero che, per la fare la finta opposizione, meglio stare con le maggioranze, quelle fluide, reali, cioè sia del Re che dei soldi. Anzi, quando stai coi poteri reali poi pure fingere di essere indipendente, come faceva Montanelli, proprio perché non ti vincoli ai finti poteri del momento, bensì a quelli non passeggeri. Però quel Salvini che si fa littizzetto deve essere contagioso. Non appena il Grullo lo ha letto è subito balzato su ed ha urlato: “Gliela faccio vedere io a quello!” Fu così che esclamò, pubblicamente, credendosi di fare una battuta comica su Sadiq Khan, il nuovo sindaco laburista di Londra: “Voglio poi vedere quando si fa saltare in aria a Westminster...” Anche un Grullo di Genova può essere fuori di senno. O che non fosse un messaggio trasversale. Che non volesse candidarsi a rimpiazzare il Mattarello... O gli sarà scappata. Perché il Grullo è un genio, un altro. Nello stesso spettacolo racconta che, se ti danno il reddito di cittadinanza, tu puoi poi lavorare gratis e così il padrone, non pagando gli operai [che vivono col reddito di cittadinanza!] non delocalizza in Romania. Già, lo Stato, se ti da mille, ne spende duemila perché almeno altre mille se ne vanno in spese per uffici. Eppoi non c’è bisogno di essere Milton Friedman [quello del “Non esiste il pasto gratis” perché qualcuno deve pure pagarlo, e finisce che lo paghino i poveri per i ricchi, anche se vi contano il contrario] per chiedere da dove vengano questi mille, che magari, come detto, si duplicano con le spese generali. Gli sarà scappata pure questa, al Grullo. I veri geni si sa che non si possano concentrare sui dettagli. Come si dice? “L'intendenza seguirà!” Se poi non segue, e se neppure l’informazione ed il raziocinio la hanno preceduta, ti ritrovi Bonaparte a Mosca in fiamme, e senza viveri e fica, mentre fuori nevica e ghiaccia. No, i geni, quei geni, spesso non ci stanno con la testa... Dal bandaglesciano che si fa saltare a Westminster all’albero dei soldi infiniti, no, no, proprio i geni Grulli... I tamarri sono più avanti. Si prendono 850 al mese dall’Inps per due anni, di disoccupazione, ed intanto lavorano in nero, magari all’estero, oppure fica e fica senza lavorare. Poi, dopo due anni buttati via, ...ecco arrivano i Grulli coi soldi a tutti, ma proprio a tutti-tutti. Perché ora, coi robots che premono, non è che uno, dopo due anni di disoccupazione a fare nulla, neppure a studicchiare, possa pensare di trovare un lavoro... Mi sfugge pure dove li prenderebbero i soldi per dare i soldi a tutti. A parte che in Italiozia si lavora già troppo [...troppo poco, avendo uno dei tassi di attività più bassi al mondo] per cui ovvio [!!!] che si debba dare l’incentivo a lavorare ancora meno... Più prendi soldi a chi produca ancora qualcosa, più chi produca chiude per cui non ti paga più le tasse. Oppure si fa cinese, dunque in nero, per cui le tasse non te le paga egualmente. Beh, il siciliano è più avanti. Lui soldi non ne ha mai, non da darti. Però pretende i tuoi conclamando che i soldi non contino (se sono i tuoi) e che devi darli loro [a loro siculi] perché loro “hanno i diritti”. ...Meglio storti, allora... Anche gli altri “hanno i diritti”, a cominciare da quello naturale di non darti i soldi loro!

Oh, ma cosa divago?! Finisce che mi dimentico... Vi ricordate quando fu trafugata la bara del Mike? Sì, ecco, avete capito... Fu lui, il Vate, ormai lanciato nei complotti universali dunque astutissimo, pensava, ed intoccabile, che si era fissato di far prendere il calco del pisello di Mike. Non riusciva più a vivere. Dovette agire. Si iscrisse ad una loggia massonica di avvinazzati di Novara. Coperto da un cappuccio, anche se tutti lo riconobbero, assoldò una banda di sbandati. Lì pagò. Promise di più ad operazione conclusa. Tirata fuori questa bara dal cimitero e nascostala da qualche parte, ecco che il Vate pretendeva il calco del pisello. Andava aperta. Andava preso il calco. Lo avrebbero subito capito tutti chi ne fosse stato il mandante. Il Vate stendeva piani dettagliatissimi. È solo che poi... Gli sbandati assoldati pretendevano sia più soldi per tenere la bocca chiusa, ed ancora di più per aprite la bara e prendere un calco senza che poi si capisse fosse stato preso. Non se ne venne a capo. Il Vate elaborava piani ma poi... Ovviamente i CC lo avevano subito saputo, appena la bara era sparita. “Signor Vate si dice che... ...Saranno solo voci, non vorremmo...” Il Vate si sentiva come incaprettato. Si vedeva controllato. Ma anche quelli assoldati... Una cosa è sottrarre una bara. Già aprirla, prendere un calco del pisello senza che ne resti traccia e richiuderla... Una bara è una cosa sigillata, non è una cassetta della frutta. Alla fine, dopo quasi un anno, sentendosi braccati, o comunque non procedendo il piano, non restò loro che farla ritrovare. Prima del ritrovamento, il Vate fece contattare i familiari da un insospettabile che disse loro che la bara sarebbe presto riapparsa intatta che che avrebbero dovuto far avere, ...non fu specificato a chi..., il calco del pene. Un breve giro di telefonate ed i familiari capirono come solo il Vate potesse avere un tale interesse. Ritrovata la bara precedettero alla pressoché immediata cremazione. Per il Vate fu un vero colpo. Bevve per giorni. Da allora, di tanto in tanto, si guardava il pisello allo specchio (la pancia ne impediva la vista diretta, in qualunque posizione si ritrovasse) e si diceva che Mike doveva averlo più piccolo. Voi non ci crederete, ma neppure certi Vati sono esenti dai luoghi più comuni.

Ecco che, ora, rincontrare questo NorbertoEcco con un salmone in mano mi ha fatto un po’ di impressione. Questa sua ultima, o penultima, scemenza, porta la data del 2016. Che sono poi articoletti para-umoristici, o tali se li è immaginati l’autore, di tempi differenti, ben precedenti. Tempo di vedersi pubblicato il libretto ed ecco che muore come per promuovere il suo davvero ultimo, così sembrerebbe, libro in uscita. Noi guardiano le date che vediamo. Non siamo addentro ai segreti dell’ometto, tanto meno dell’editoria. Lo sapete come siano certi Vati?! Sono come una curva logistica. Alla fine ripubblicano. Ecco perché volevamo trovare, lo vogliamo tuttora trovare, l’ultimissimo. Certi Vati invecchiano nella testa innanzitutto. Non si mettono a studiare chessò chimica, cinese, calcolo [nel senso inglese], arabo, robotica, a settanta od ottant'anni. Ripubblicano. Aggiungono. Cos’è un’aggiunta se non innovi? Come innovi se non ti applichi, se non studi? Un genio lascerebbe ripubblicare chi lo voglia, ma se ne fregherebbe di farlo lui. Cercherebbe, percorrerebbe, nuove sfide. No, scusate. Si usa nel mondo anglofono, credo. Ma una ragazzina italica mi ha detto di recente che “nuove sfide” non si dice, che se lo metti in un CV [frasi del tipo “felice di accettare nuove sfide”, che invece sembra che nei CV anglofoni sia ben accetto] è senza senso. Beh, lasciamo stare...

NorbertoEcco dice, ma noi sappiamo non essere neppure un po’ vero, di essere il genio delle trame, dei complotti, e poi... ...ecco, poi, ce lo ritroviamo col salmone in mano, in mano ed in valigia!

Si compra un salmone affumicato in Svezia e sembra fare di tutto per non mangiarselo. La mortifera panciona non ne avrebbe sofferto. Anzi, mangiare raffinato magari allevia. Ma si può mai pensare che uno si consideri perfetto voglia alleviare qualcosa. Si tiene il pancione letale, e pure il salmone che, quando lui arriva a Milano, dopo quattro o cinque giorni dall’acquisto, è andato a male. Più importante far vedere di averlo comprato che mangiarselo appena verificato che la conservazione venga vanificata dai frigo degli alberghi che lo rifiutano. Il piccolo conformista non riesce neppure a rifiutare il conto di un albergo, pagato all’editore, su cui gli fanno figurare decine di litri di superalcolici neppure toccati. Gli tirano fuori il salmone dal frigo mentre gli addebitano centro litri neppure sfiorati! Ce lo vedere a chiedere un piatto, e coltello e forchetta, e mangiarsi il suo salmone, con del pane comprato in giro? Impossibile! Nel suo conteggio dell’impiego del tempo, non sembra mai essere entrato in un negozio... Vi sarà ben entrato per comprare il salmone. Sarà sotto la voce “spostamenti”. Addirittura ci tiene a far figurare di essere stato bamba pure nel 1981. Non che ne dubitassimo. Il bamba non ha mai dei prima o dei dopo. Se li ha, sono solo sempre in peggio. Un bamba è sempre peggio. Ogni momento è peggio degli altri, per quanto da un punto di vista strettamente logico sarebbe facile contestare questa asserzione. La forziamo noi per l’illogico NorbertoEcco! Meglio un salmone andato a male, dunque immangiabile, a Milano, ma dove tutti possano vedere il suo oramai puzzolente ed inutile regalo, che gustarselo da solo quando ancora mangiabile. Non poteva ricomprarne poi un altro a Milano, con incartamento anonimo, o preservando la confezione di quello che si era mangiato, e dire che veniva dalla Svezia, se proprio ci teneva? Beh, lo avessero visto a Milano entrare da un pescivendolo e la cosa si fosse risaputa... Vi immaginate un NorbertoEcco dal pescivendolo. Vi ci potete immaginare una Thatcher. Ma proprio non un NorbertoEcco notabile di regime. E chi leggerebbe mai i trafiletti od i libri di uno che si facesse sorprendere dal pescivendolo?! Si potrebbe con un Busi, ma perché lo ha fatto entrare nel personaggio. Ma con un semiotico che si dica inviato dai cieli per arricchire pure la letteratura mondiale...

1981. Amsterdam. Uno col pancione, qui sempre un NorbertoEcco, neppure di preoccupa di tenere il portafoglio in un posto sicuro, ben chiuso da un bottone e da un cerniera e con la mente ben concentrata sul punto da cui non si possa permettere di perdere alcunché. Oh, i geni... Sono sempre sbadati o così vogliono fare vedere. Dei bamboccioni. Per cui perde, o gli viene rubato, il portafoglio. Rientra comunque a Milano. Avrà avuto altrove la carta d’identità od il passaporto, ed il biglietto dell’aereo. L’American Express gli fa avere una carta nuova il giorno dopo. L’ordine dei giornalisti gli duplica la tessera in tre giorni. Già con la patente, nonostante trucchi e alte raccomandazioni proprio non riesce a progredire nella ricerca dei numeri necessari. Nonostante avesse già scritto Il Nome della Rosa, quando qualcuno gli dice che solo i carabinieri, cioè un’Arma dell’Esercito, sono gli unici, così riferisce lui, che possano avere accesso a tali esoterici numeri, lui non riesce a sfruttare il filone. Pure troppo difficile prendere un treno per Alessandria dove sembra abbiano tutti i suoi numeri. I geni conoscono solo gli aerei, i taxi o l’auto propria. I treni sono troppo giù. Insistendo, con alte e meno alte raccomandazioni, ed interessamenti anche di base, tra cui un suo lettore dell’Espresso e che, come tale, dice lui, neppure può essere sospettato di essere corrotto [non che ci interessi, ma l’asserzione di NorbertoEcco ci svela nuovamente la sua banalità conformista ed assenza di qualunque pensiero logico], ecco che, dopo quasi due mesi di tale intenso lavorio, NorbertoEcco riesce ad avere un foglio sostitutivo, per sei mesi, della patente che ovviamente richiede lunghi tempi di fattura per potere essere duplicata. Infatti, pur dopo resistenze, il foglio viene rinnovato per altri sei mesi. Supponiamo pure altri blocchi di sei mesi, salvo raccomandazioni. Occorrevano anni per un duplicato di patente smarrita o sottratta. Come dire, per chi conosca le burocrazie, che solo chi paghi e molto, potesse averla duplicata in fretta. Non esistono altri motivi quando ci si trovi ad arretrati del genere. No, un NorbertoEcco non può scendere a tali comprensioni ed estrinsecazioni.
In un altro di questi suoi articoletti dello stesso libretto, NorbertoEcco ci tiene far sapere che un pancione, e bardato da professorone, si sbrodoli necessariamente di tutto ogni volta che mangi in aereo. O forse pensava di fare lo spiritoso. Chissà perché io non mi sia mai sbrodolato, anche se non avrò certo mai preso la quantità industriale di aerei di un NorbertoEcco? I geni sono speciali. Il bamboccione non può non sbrodolarsi!

Povero NorbertoEcco e gli orsi. Parlando di bambini, se ne esce con un “invece di dirgli”. Io sapevo, e so, che si dovrebbe dire “invece di dire loro.” Sarà la lingua che si evolve... O chissà che correttori gli editori usino per controllare il “grande” NorbertoEcco?! No, non è un lapsus occasionale. Già nella frase precedente c’era un “per fargli”. No, è “per fare loro”. Non nuoce alla scorrevolezza ed è preciso. “Gli” sta per “a lui”, NON per “a loro”!

NorbertoEcco è ovviamente uno che telefona al dentista per un appuntamento. Beh, quando si sia importanti... Chiaro che il dentista te la faccia cadere dall’alto. Io, di solito, vado e passo. Che fortuna essere un semplice e sconosciuto BaruchSchlosser! Paghi il dovuto e passi subito. Beh, quando ti trovi un NorbertoEcco, che anche solo trasli il proprio pancione sulla poltrona del dentista, occorre almeno un’assicurazione di euro-miliardi sulla persona. Chiaro che occorrano appuntamenti e tariffe speciali! Un NorbertoEcco, “specialista” di trame, non ci arriva. La butta sul “noi umanisti” che siamo considerati “dei perdigiorno” dai dentisti.

Quando NorbertoEcco prova a fare il conto dell’impiego delle ore della propria vita, facendo un conto degli impieghi annuali per i vari “capitoli di attività”, capite come un genio affermato resti senza tempo per pensare. Non se ne rende conto, per cui si vanta di essere occupatissimo. Ecco perché mi ritrovo con più tempo per la conoscenza io che faccio il lavapiatti e sono pure spesso disoccupato, disoccupato senza soldi non di quelli ricevano soldi da chissà dove. Ma NorbertoEcco è spiritoso. Annuncia che se smettesse di fumare guadagnerebbe 182 ore l’anno. E cosa se ne farebbe mai?! Basterebbe si chiudesse in una delle sua tante case od uffici, staccasse tutto e facesse dire di essere irraggiungibile.

Beh, resto ad aspettare di poter piratare quello che stavo cercando. Non ho altro da dire sul libretto del salmone che non mi è neppure piaciuto. Il libretto non mi è piaciuto. Magari avessi del salmone affumicato, anche non di Svezia, affettato sottile! Troppo costoso. Mi consolerò con del formaggio da pochi euro, appena trovo sia gli euro che il formaggio.

lunedì 25 gennaio 2016

mashal-087
Pogrom-Linciaggio [I PARTE]

mashal-087. Pogrom-Linciaggio

by Georg Moshe Rukacs

Pogrom-Linciaggio. Nel vento sopra le nuvole.
State/Government-Organized Stalking-Mobbing.
Saga di Regime e pidocchi di supporto.

Non esiste un senso delle cose. Non esistono, in genere, personalità in sé, ma solo ciò che i pidocchi sono convinti debbano fare e credersi per apparire quel che viene loro detto da altri pidocchi come loro ciò che loro debbano fare e credersi.


Maurizio Sgarruffo e Rikkio Sgarruffo

Guardateli come erano. Seguiteli come si sono evoluti, di solito in peggio. Li vedrete come sono e seguiteranno ad essere.

Era il 1919. Nel centro di Genova. Clorinda, alloggiata nella Pensione Scaruffi con la famiglia, era una ragazzetta schiva e timida, sebbene fosse oramai quasi sui trent’anni. Il cuoco, Mario, un napoletano, era da tempo che l’aveva adocchiata. Si diceva che dietro tale ritrosia si dovevano nascondere intense fantasie. Se ne era eccitato ed invaghito.

Le fantasie le aveva davvero fortissime, Clori. Qualche amica le aveva detto che se il diavolo ti entra dentro ti fa impazzire e non lo controlli più. Diventava tutta rossa ed eccitata al solo pensiero, ed in effetti ci pensava sempre. Tuttavia le avevano detto, in casa, che Dio non voleva e lo spirito di passaggio neppure, che se si era di buona famiglia si doveva essere serie, tenersela stretta, ché se poi ci resti la reputazione è rovinata e la tua vita pure, che doveva aspettare di sposarsi. Il matrimonio tardava dato che sta di fatto che nessuno si era fatto sotto per chiederla. Del resto, lei era schiva e non andava in cerca di occasioni. La famiglia pure non aveva una vera vita sociale né diffuse conoscenze. Loro unica evasione era lo spiritismo. Essendo la famiglia numerosa, non avevano bisogno di fare vita sociale per trovare altri che si unissero a queste loro attività trascendenti.

Mario, il cuoco, si era in qualche modo aggregato alla famiglia di Clori, i Castellano, giudei di Babilonia, transitati poi per varie contrade tra cui, le ultime, la Spagna, Castellammare di Stabia ed, ovviamente, Genova. In effetti, il cognome non derivava da ‘castello’ ma da ‘Castiglia’. Prima si chiamavano Cohen. Derubati e impoveriti, ed in pericolo di vita, furono costretti a dissimularsi. I Castellano, almeno coloro che già non si erano autonomizzati e sistemati in aree non distanti del nord o del centro nord, o negli Stati Uniti alcune figlie, alloggiavano lì nella Pensione Scaruffi, essendo il capofamiglia un ufficiale della Marina Mercantile che allora lavorava presso la gestione del porto di Genova.

Lui, Mario, il cuoco napoletano, si era un po’ appiccicato a loro fingendosi interessato alla sedute spiritiche della famiglia Castellano. Lo avevano invitato a qualche evocazione di spiriti di passaggio, più per cortesia che perché la sua presenza offrisse reali sinergie. Di indole pacifica e cortese, ai Castellano sembrava quasi di fare uno sgarbo a rifiutarlo, sebbene lui avesse un po’ le caratteristiche del proletario napoletano furbastro ed arraffone. Costui ne aveva approfittato per cercare di agganciare Clori. Non che potesse fare molto in presenza di altri. E lei era il tipo di ragazza che evitava. Bruciava dentro, ma fuori faceva la fredda e la schiva.

Poi l’aveva vista qualche volta che lei transitava sola e lui dalla cucina l’aveva notata. Un giorno l’aveva trascinata nella sua stanza nella pensione. Lei non si era ritratta. Lui l’aveva spogliata e le aveva fatto la festa. Lui se l’era ben goduta ma pure lei si era sentita impazzire di piacere per questo demonio che la penetrava e la faceva sussultare oltre ogni immaginazione. La rivide qualche altra volta, con lei che non aspettava altro che di essere presa e ripresa. Non ci volle molto che lei scoprisse di essere incinta e glielo disse. Al che, lui  disse ad Umberto Scaruffi, il proprietario dalla pensione che, questioni di vita e di morte, doveva allontanarsi immediatamente per far ritorno a casa. Si fece pagare e, senza dire nulla a nessun altro, se ne tornò a Napoli dove aveva famiglia, moglie e figli. Scomparve. Si rifarà  vivo di nuovo con Clori, ma solo occasionalmente, quando questa si sarà trasferita alla Spezia dopo esserci sposata e separata. 

Umberto Scaruffi, il proprietario della pensione, un socialista romantico e donnaiolo, si era detto che forse era il momento di acquietarsi e di accasarsi. E poi si sentiva un po’ responsabile che la cosa fosse avvenuta nella sua pensione, per mano di un suo dipendente che poi si era in fretta e furia licenziato, fatto pagare e sparito senza salutare nessuno. Si era così sposato con Clori e, nel 1920, era nato il figlio del cuoco, che lui aveva fatto passare come suo. Lei lo aveva chiamato Fausto. Le era capitato non richiesto, ma se l’era comunque goduta, per cui considerava il tutto un fausto evento. Se l'era goduta col cuoco e poi pure con Umberto che era un grande chiavatore. Per cui aveva denominato con un fausto appellativo questo figlio capitatole per caso. Lo chiameremo Fausto Sgarruffo, in realtà il figlio del cuoco e lei glielo aveva detto al bimbo dopo che si era separata da Umberto.

Dal matrimonio, era successivamente nato, ma solo dopo alcuni anni, alla fine del 1924, il figlio vero di Umberto, Angelo. Successivamente, il matrimonio era andato a monte per, o anche per, sarebbe meglio dire soprattutto per, ragioni di Stato. Umberto Scaruffi era uno dei pochi socialisti che non era voluto divenire fascista. Lo avevano fatto tutti. A lui era sembrata come una cosa sporca. Di quelle cose che non si fanno.

Bello leggerlo sui libri di scuola e se uno se lo fa rendere. Ma non fare il conformista, soprattutto quando è apertamente preteso, porta solo guai, di solito. Non che dopo l’era impropriamente chiamata ‘fascista’ (in realtà c’era sempre il Re che dal Quirinale controllava saldamente il potere reale anche se la faccia la metteva, più che altro per le pagliacciate, il Benito) sia cambiato nulla. Fanno pure di peggio. Tuttavia, all’epoca, o prendevi la tessera del PNF ed associazioni connesse, qualunque fosse il tuo mestiere o professione, o non lavoravi, non ufficialmente, perlomeno dove essa fosse obbligatoria e lo era di certo per gli esercizi pubblici, non solo nel settore dei dipendenti pubblici ed altrove. Ah, anche gli operai erano divenuti fascisti. Così si doveva fare. Non si poteva disobbedire al Moderno Principe che in quel momento, e lì, voleva, o gli era stato fatto volere, così.

Umberto non prese la tessera del PNF, né di associazioni cosiddette fasciste. Gli fu dunque revocata la licenza. Dovette chiudere la sua Pensione Scaruffi. Col 1928, si era infatti costituita la Federazione Nazionale Fascista Alberghi e Turismo. Il 22 aprile 1930, fu inaugurato il Consiglio Nazionale delle Corporazioni. Senza tessera del PNF, ed iscrizione alle varie associazioni etc, non si lavorava. Si potevano svolgere solo attività marginali od in nero, se le tolleravano. La tessera del PNF, come l’iscrizione alla varie associazioni, erano formalità burocratiche. Tuttavia, se uno non voleva sottostarvi, doveva arrangiarsi in altri modi.

Dopo, dopo la guerra, con quello comicamente chiamato ‘antifascismo’, è restato tutto lo stesso. I fascisti hanno solo cambiato padrone ed auto-definizione. Si sono verniciati bianchi, rossi, verdi e d’altri colori e sfumature. È una legge fisica, matematica e sociologica (anche se chi dovrebbe si guarda bene dall’insegnarlo e forse pure dal saperlo) che se definisci qualcosa ‘anti’ è perché resta lo stesso pur con un qualche segno per sembrare opposto, differente. È solo propaganda. Il partito fattosi unico nella fase monarchico-mussoliniana si è ridiviso in una pluralità formale, e così i sindacati e le varie associazioni. Gli ordini corporativi sono restati, come sempre. Lo Stato è restato lo stesso, anzi si è pure gonfiato e peggiorato. Egualmente non lavori, o con più difficoltà, senza tessere, ossequi, subordinazioni. Idem se l’OVRA, o come si è chiamata poi, ti mette nel mirino. Anzi pure l’OVRA, la Polizia Segreta dell’Interno, come pure le Polizie Segrete militari e dei Carabinieri che non è che siano sparite dopo il monarco-mussolinismo, anche se non se ne parla. Si sono gonfiate e pluralizzate esse stesse, oltre ad essere riaffermata, col dopoguerra, la supremazia, anche formale, delle Polizie  Segrete Carabinieri del Quirinale e del governo formale. Negli Stati con tendenze predatorie esiste una legge sociologica per cui tutto si può creare ma nulla si distrugge, a livello di apparati burocratici. Cambiano i nomi. Si gonfiano organici e spese. Nuove burocrazie affiancano le preesistenti e si stratificano su di esse. Nulla si sopprime, contrae, né efficientizza mai. Le burocrazie fanno le stesse leggi presentate come per riformarle. Ne approfittano per arricchirsi ed espandersi. Non esiste un vero governo che diriga gli apparati burocratici, bensì sono gli apparati burocratici ad essere, con gli interessi corporativi, il governo reale, di cui il governo formale è solo facciata da marketing. Non è la Gran Bretagna, col governo della Corona. È Italiozia col governo del Quirinale, che deve a sua volta obbedire ai voleri della Corona inglese cui NON occorre una Italiozia di una qualche consistenza. Italiozia se la inventano e creano gli inglesi, coi loro terroristi e fantocci, nel 1860-61. Non certo per poi lasciarla ad altri od a sé stessa! 

Umberto, era uno che conosceva la vita. L’aveva dovuta conoscere. O l’avrebbe dovuta conoscere. O, semplicemente, v’era altro che vedremo. Combinava in sé la cultura montanara di Ligonchio, pur di una famiglia cittadina ben radicata a Reggio Emilia e nei suoi commerci, con l’avere accettato la sfida della metropoli industriale, Genova, e l’esperienza dei commerci essendosi fatto albergatore. Vedeva la corsa a riciclarsi. Tutto restava lo stesso ma tutti accorrevano sul carro vincente. Gli sembrava ci fosse qualcosa di sconveniente, di sudicio. Gli stessi anti- accesi erano come fascisti con etichetta antifascista. GL, per esempio, gli unici veri anti-fascisti, aveva un’etica fascista, od almeno quello che poi è stato chiamato, lo sappiamo essere un luogo comune, “etica fascista” che non era ed è poi altro che il combattentismo, il delinquere sentendosi ed essendo coperti. GL era poi passata al soldo inglese, per cui erano tutti divenuti santi, in automatico. L’etica fascista è quella cui poi si era facilmente conformato sia il PCd’I russo che il PCI inglese, e derivazioni, e, da sempre, i carabinieri, i militari, sbirri e secondini, i burocratici pubblici: tutti ‘combattenti’ ed ‘eroi’ quando delinquono coperti. Ritornando all’anti-... ...Dici di opporre qualcosa solo perché ne sei del tutto simile. Non parliamo poi, di nuovo, dei ‘comunisti’, cominciando ora da quelli di quell’immediato dopoguerra, a parole non veri antifascisti ma anti-tutto, una setta bordigo-moscovita di chi, per essere anti-tutto, era passato al soldo russo. O era difficile capire fosse stato un colpo di Stato austro-tedesco di guerra o se ne subiva il fascino proprio per quella ragione. Beh, i bordigo-bordigo non erano molto anti-fascisti. Tendevano all’a-, incluse le varie astensioni, almeno a livello teorico, pur se poi le contingenze potevano indurre ad altro, l’altro fosse, a livello individuale, il reattivismo per cause ambientali o l’a- magari perché uno se la faceva sotto. Politica ed ideologie sono solo maschere per individui restano sempre gli stessi, quelli erano prima. Se cambiano, cambiano in altro modo e per altri motivi che delle etichette. Le esperienze forti marcano, non le mode del momento. Passando da Bordiga, che una professione l’aveva, ad avventurieri in cerca di una collocazione, il PCd’I, una piccola setta, viene rapidamente comprato dai russo-sovietici. Siccome questi erano in ottimi rapporti con lo Stato italiano, il PCd’I di Togliatti-Stalin cooperava con l’OVRA. L’arresto di Gramsci lo montano OVRA-PCd’I-sovietici ...Avventurieri alla ricerca di una posto fisso parastatale. Le Russie erano una potenza estera già Alleata in guerra ma poi transitata, col colpo di Stato bolscevico-germanico, dal lato tedesco, seppur in modo coperto, per poi cadere di nuovo sotto egemonia angloamericana con lo stalinismo che rinnega l’agente tedesco Lenin e quello austriaco Trotzki, due già emigrati di lusso lautamente pagati appunto dal governo tedesco e da quello austriaco tramite le rispettive socialdemocrazie. A guerra in corso, la rete militare austro-tedesca, con la copertura di intellettuali sedicente marxisti e rivoluzionari, attua il colpo di Stato contro lo zarismo. Sopravvissuti, non senza aiuti occidentali (che pur ufficialmente stanno dalla parte degli anti-sovietici, e così aiutano gli stessi a meglio auto-distruggersi [la conoscete la tecnica di ‘aiutare’ qualcuno ma in modo che perda?; è quello fecero pure col KMT in Cina, pure in Vietnam quando fecero vincere il nord di Hanoi; sono tecniche usuali]), la necessità di tecnologia angloamericana riporta le Russie sotto egemonia inglese. Sono aspetti sotto gli occhi di tutti e, come tutte le cose sotto gli occhi ed il naso, si fa finta di, o si è indotti, a non vederle. Con Stalin, che implementò la visione di Trotzki dell’economia di guerra e della relativa industrializzazione forzata, le Russie ritornarono sotto controllo angloamericano. Trotzki si trovò dal lato alla fine perdente, quello della rete austro-tedesca nelle Russie. Gli apparati burocratici e militar-polizieschi russi preferirono gli angloamericani. Non c’entrano le balle sull’uno più diabolico e l’altro meno. Fosse stato quello, avrebbe vinto Trotzki. E neppure la balla dello Stalin che prestava attenzione alla campagne, sennò sarebbe egualmente prevalso Trotzki. Stalin rapinerà i contadini col terrore e li riporterà allo stato animale, contraendo la stessa base produttiva delle campagne. Neanche la balla della cultura di Trotzki e della incultura di Stalin, essendo ben più colto Stalin seppur Trotzki fosse un brillante e prolifico oratore e scrittore, al contrario del più colto Stalin. Trotzki legge romanzi ma non capisce le basi degli affari di Stato, oltre a non capir nulla di storia né di filosofie ed altro anche se ne millanta scrivendone come ne fosse un grande esperto mentre invece rantola e razzola. È scrittore brillante, nel senso che le spara ad effetto, ma del tutto vanesio. Alla base delle scelte di quello succede nelle Russie sovietiche che sopravvivono stanno banali ragioni di necessità di tecnologia per l’industrializzazione accelerata, pur del tutto barbara ed inefficiente, che gli angloamericani generosamente ed interessatamente agevolavano pur di ricreare un baluardo anti-tedesco in vista di un nuovo conflitto mondiale che realizzasse lo sfondamento della Germania (e pure di altre potenze continentali) non riuscito nel 1914-18. Trotzki, pur a suo tempo sovvenzionato anche da interessi statunitensi, non solo, a lungo, dall’Austria, non riesce ad entrare in sintonia con delle Russie allo sfascio e corrotte che stanno infilandosi in una masochistica economia di guerra permanente, che è quello avverrà sotto Stalin, che poi non è che governasse da dittatore, visto che esistevano procedure sovietiche, di comitati, anche ai vertici massimi. Trotzki aveva il marchio delle sue connessioni con le Polizie Segrete austriache, ed era ben connesso alla rete austro-tedesca nelle Russie. Stalin ben sguazza nella corruzione burocratica e militar-poliziesca che si espande con l’economia di guerra alla russa, cioè del tutto disorganizzata ed inefficiente. Stalin segue la corrente e, poi, la volontà inglese dell’economia di guerra. Non che  Trotzki fosse più onesto od ascetico, visto che apparteneva agli strati alti burocratici, quelli che disponevano di un reddito cento volte superiore a quello disponesse un operaio medio. Lui aveva fretta ad entrare nell’economia di guerra. Mentre Stalin aspetta che ne esistano le condizioni nelle classi burocratiche ed a livello di apparati polizieschi. Economia di guerra implica terrore generalizzato, aspetto di cui lo stesso  Trotzki era cosciente visto che era più spietato di chiunque nei massacri di massa. È solo che Trotzki non riesce a conquistare gli apparati burocratici e polizieschi, né ad attuare un colpo di Stato militare, per cui aspetta  fatalistico che qualche potere austro-tedesco o statunitense lo restauri nelle sue funzioni di fucilatore spietato e frettoloso. Questo non succede. Gli inglesi preferiscono Stalin che vuole ripiegare le Russie sull’economia di guerra anti-tedesca, a Trotzki che vorrebbe da sempre un’economia di guerra funzionalizzata alla guerra contro tutti. Quanto all’Italia, che è di netta ed esplicita area inglese, la Russie sovietiche entrano subito in sintonia col cosiddetto fascismo tanto esaltato dagli inglesi, che lo hanno voluto. Italiozia resta monarchica, con alla testa il Re e la Casa Reale, al servizio inglese. Il PCd’I serve, come tutti gli altri PC, per agevolare le politiche sovietiche, non certo per contrastarle. Il politico è ovviamente un venditore di aria fritta, per cui quel che dica non ha alcuna connessione con quel che faccia. Il marketing politico è una combinazione di doublespeak, doubletalk e doublethink. I funzionari del PCd’I, poi del PCI, erano dei piccoli truffatori da mercato. Togliatti era un piazzista che mascherava dietro ideologismi il suo essere stato mandato in Italia, nel 1944, per servire gli inglesi che volevano un PCI con poteri di para-governo perché non si fidavano del Vaticano. Ovviamente, una volta nelle istituzioni italiche, il PCI diviene un’appendice della DC. Tuttavia, per tenere fede al mandato originario inglese, il PCI deve istericizzare le sue masse col mito sovietico, col mito della loro diversità, con sottoculture ottocentesche che bloccano la modernizzazione di Italiozia. Il PCI ed il suo retaggio ha creato avversione di massa nei confronti delle nuove scienze e tecnologie, per esempio della stessa computeristica e programmazione, sì che tuttora escono dalla scuola masse di ignoranti del tutto inutili per il mercato del lavoro. Ovviamente, il PCI ed i suoi successori chiamano ciò ‘cultura’, mentre è solo ignoranza di massa accuratamente preparata, per esempio dalle maestrine sinistre che conclamavano che la programmazione fosse per idioti. Chissà, allora, perché per loro ‘geni’ è troppo difficile?! Gli inglesi fecero operazione simile col maoismo e la sua distruzione culturale di massa in Cina. In Italia e Francia usarono i loro PC di massa. I partiti di massa si costruiscono con valanghe di soldi, potere, armi. Non è che siano sorti dal nulla. Li fabbrica l’occupazione angloamericana. Il militarismo francese, De Gaulle, era appena più duro del Vaticano, per cui il PCF fu più contenuto dello strapotente PCI.  Le spiegazioni idealistiche di tali differenze ne diano le appendici della propaganda inglese sono appunto propaganda, aria fritta per il pidocchio medio. 

Il fascismo italico solito (fascismo è sinonimo concettuale del trasformismo solito, sia quello parlamentare che quello popolare dove tutti devono obbedire ai voleri della Casa Reale - il problema, dal punto di vista dello sviluppo, è che è una Casa Reale corrotta e sfascista, aspetti che agli inglesi fanno comodo), prima quello dello pseudo-liberalismo, poi quello dei trasformismi parlamentari e sociali, si era rifatto fascismo conclamato ed aperto col fantoccio anglo-monarchico Mussolini e, poi, fascismo occulto, negato a parole, ma non meno estremista e violento, con gli antifascisti. Fascismo di qua e fascismo di là. Fascisti da qua e fascisti di là.

Non lui, Umberto, che si era detto: “Io resto socialista, socialista romantico, moderato, riformista, magari pure monarchico se quel fetentone del Re non si fosse fatto mussoliniano, padrone e manipolatore dei fascisti mussoliniani, quel coacervo di ex-combattenti ed avventurieri ben sussidiati ed usati dalle oligarchie finanziario-industriali per non cambiare nulla, ed imposti al Re, con pieno assenso inglese, che li ha usati per rinsaldare la disciplina scossa dal fallimento bellico, quella guerra che non era servita a nulla se non ad andare in quel posto al popolino.” I Savoia che, di loro, non hanno mai vinto una guerra sono riusciti a perdere pure la IGM pur essendo, formalmente dalla parte dei vincitori visto che gli inglesi avevano imposto, ai loro fantocci Savoia, l’avventura bellica al loro fianco, per demolire l’Impero Austro-Ungarico senza far allargare troppo l’altro loro fantoccio insofferente francese. Italiozia, che con la neutralità sarebbe prosperata, era uscita sfasciata dalla ‘vittoria’ al fianco inglese. Gli Austriaci ed i tedeschi avrebbero dato ad un’Italia neurale di più di quello non abbia ottenuto con la ‘vittoria’. Gli inglesi avevano imposto l’entrata in guerra, pur poi dilazionata di un anno a seguito dell’assoluta impreparazione. Il parlamento era contro, ma il Re aveva imposto quello comandavano gli inglesi.

Inutile formulare troppe ipotesi. È vero che un’espressione fatta risalire a Seneca asserisca che il destino guidi coloro lo assecondino mentre trascini chi vi si opponga. È vero che opporsi alla realtà non serva a nulla mentre assecondandola si possano anche trovare dei propri spazi. Abbiamo pure difficoltà a palare di etica e di valori. Perché l’etica è una strana casa che alla fine chi abbia avuto successo se la compri, o se la veda comprata e conclamata, variamente. Mentre chi non abbia avuto successo ma altri, in posizione di potere, lo presentino come etico permette spesso ai molti codardi e delinquenti di farsi belli con le chiappe altrui. Quanto al sentirsi a posto con sé stessi, espressione abusata, chi delinqua (in senso lato) variamente, con approvazione universale o meno, si sente spesso a posto con sé stesso. A parlare di etica in modo astratto, si fa presto a dire tutto e l’opposto di tutto. A parlarne in modo concreto, alla fine gli ‘etici’ sono quelli che urlano di più. 

Sta di fatto che questo Umberto Scaruffi, di carattere quieto e tollerante, pur edonista, socialista monarchico, di certo semplice ed anche un po’ ingenuo, di fronte a questi scalmanati in camicia nera, di fronte alla solita rivoluzione in peggio, non se la senta di uniformarsi. Fosse stato in Russia, se ne sarebbe venuto via di fronte agli squadrismi, e peggio, in camicia rossa. Si fosse trovato nella Parigi giacobina, avrebbe evitato di accodarsi al nuovo peggio del vecchio. Il suo socialismo derivava dall’ebraismo millenario, pur non esteriorizzato, della famiglia che lo portava a non approssimarsi troppo al cattolicesimo, pur senza i fondamentalisti liberali. Nota famiglia di commercianti di Reggio Emilia che, un millennio prima, aveva cambiato cognome mutuandolo da un’espressione dialettale che significava “ruvidi/scontrosi”, per dire che, di fronte al fondamentalismo cristiano, accantonavano il cognome ebraico originario per occultarsi ma restando differenti. Anche in questo caso, era un ebraismo dalla Palestina e dal Medio Oriente, non di etnie di ceppo turco in aree poi russe.
Per cui, nel turbolento dopoguerra, arrivano i nuovi, che erano gli stessi di sempre che ora si sentivano ed erano coperti dal potere: 
- “Ti fai fascista?”
- “No.”
- “Ma almeno prendi la tessera.”
- “No.”
- “Non ti iscrivi alla Federazione, alla Corporazione, ché se non lo fai ti chiudiamo?”
- “No.”
- “Ti revochiamo la licenza!”
Non si sentiva e non l’aveva fatto. Gli sembrava una cosa sporca, di fare del male al prossimo. Non ci si vedeva a dire e far vedere che anche lui si era uniformato a quegli scalmanati. Se ne sarebbe vergognato.

Non che ci fosse molta differenza, da un punto di vista storico, tra fascismo e socialismo. Lo stesso Mussolini era un socialista rivoluzionario cui, il 4 agosto del 1914, col voltafaccia [rispetto alle precedenti, per quanto non credibili, conclamazioni internazionaliste] della socialdemocrazia tedesca, in parallelo alle altre, degli altri paesi, erano crollati i miti [ne avesse mai avuti] social-internazionalisti parolai. Mussolini si rià presto. Con soldi francesi, ed ovviamente supervisione inglese, era passato all’interventismo, che era il programma Alleato contro la neutralità tentata dai Savoia. Diverso, eticamente, dal socialistoide non aderire e non sabotare? Quest’ultimo era come dire: fatevi ammazzare e poi ci rivediamo dopo la guerra come si fosse trattato di un intervallo. Sarebbe stato meglio dire: vi abbiamo contato e ci siamo contati tante balle ma, di fronte alla realtà della guerra totale (o quasi - si era ancora alle tecnologie di allora) non possiamo fare nulla, possiamo solo dire che non siamo d’accordo ma, in concreto... ...in concreto, nulla. Dirigenti socialisti onesti avrebbero dato le dimissioni e sarebbero emigrati. ...Dove? ...Il più lontano possibile, sebbene poi il mondo sia quello che sia, dappertutto. È differente, ma non del tutto, solo per chi abbia i soldi e tanti, tantissimi, o riesca comunque a farli. Mannò, erano i soliti italioti che, nel momento della guerra totale, non avevano avuto il coraggio di dichiarare che la retorica socialista era stata tutta una mascherata mentre erano solo, come tutti, milizie parallele di parastato e, talvolta, in talune componenti ed aree, milizie parallele di Stati esteri [vedi il caso russo ed, in parte, anche altri, dove c’è chi, dietro a slogan pretesi internazionalisti, copre solo servaggio ad interessi esteri - del resto, non erano ne sono possibili rivoluzioni nel senso viene dato a bere, dalla propaganda inglese, alle plebi]. Di qui quella baggianata del non aderire e non sabotare. Che è solo una mistificazione di un sano: non possiamo farci nulla.   

La realtà è determinata dal Principe, che ora si scontra ora si allea, od è obbligato ad allearsi, con altri Principi. Il Moderno Principe è solo il Principe solito, quello che esiste da millenni invariante ed invariato nella sostanza, che si è fatto, negli ultimi secoli, sempre più, burocrazia apparentemente impersonale ed apparentemente democratica. Beh, anche millenni fa era tale. Si studino antiche civilizzazioni e lo si vedrà. Il condottiero da film non è mai esistito. Pur in apparenza Principe sempre più burocratizzato ed impersonale, alla fine sono persone, o pidocchi che siano, quelle che mettono le firme sotto normative pubbliche o segrete, sotto nomine, che nominano persone e non entità impersonali, e sotto decreti esecutivi ed altro. Quanto alla ‘democrazia’, il popolino vota per ciò comunque resta quello che è o, se muta, muta secondo logiche che nessuno controlla, non col voto. Per cui, il popolino vota continuando a non contare nulla ed a non determinare nulla se non, talvolta, i color apparenti o le facce di politicanti che, fattisi istituzioni, figure istituzionali perché sono posti a capo di istituzioni [apparati burocratici dello Stato e che dovrebbero dirigerli e dirigerlo], continueranno ad obbedire a logiche che nessuno controlla, o non comunque chi voti né col voto. Deve essere un gran conforto scegliere la faccia di chi te lo metta in quel posto, per usare un’espressione che sembra zozza e volgare quando qualcuno la proferisca ma del tutto realistica! I circuiti del potere, le oligarchie, spesso predatorie o di tira-a-campa’, talvolta [nei centri degli Imperi che non stanno abdicando] sviluppiste, stanno al di fuori delle logiche, dell’apparenza, del voto, voto ‘democratico’ che appunto non conta nulla, che serve solo a mostrare il servaggio di chi voti, il suo condizionamento da parte dell’industria pubblicitaria, dei lavaggi/insozzi dei cervelli con cui si controllano le masse dunque pure il loro voto. Se poi il risultato del voto non va secondo i programmi di chi tiri i fili delle realtà, ci sono mille modi per condizionare gli eletti, come per sbalzarli di sella pur vincitori di effimere elezioni, quando non siano o non appaiano sufficientemente ossequenti ai padroni del mondo, al Moderno Principe ed a chi, all’interno ed all’estero, lo controlli.  

Lo stesso movimento socialista o sociale [tanto mitizzato che a nessuno sorge il sospetto vi sia in ciò un preciso interesse dei padroni del mondo! ...avanti minchioni!!!], nelle sue varie colorazioni, nasce come appendice di Stato e di Stati. È creato dappertutto dalle polizie e da servizi occulti, ora interni ora esteri, per ragioni di controllo, per meglio esaltare il Moderno Principe. Poi, per ragioni di marketing e di falsa coscienza, queste entità politiche e sindacali create dai governi devono contare balle, come sempre si fa in politica e para-politica. Il proletariato è largamente un’invenzione quando si cerchi di definirlo ad li là dell’astrazione generale. Se crei un nuovo partito su nuove classi che emergono su scala globale, chiaro che si venda la mercanzia con miti generali ed internazionali. Poi, quando la realtà chiami, restano i blocchi di interesse, cui anche il proletario concreto è subordinato, per cui le conclamazioni di valori e di intenti generali ed universali crollino, salvo magari rispolverarle, sotto altra forma e sempre per precisi interessi di Stato, appena passata la tempesta. Dove le hanno tenute in vita, era nell’interesse di sovversioni interne ed estere. Tutto è sempre riusabile come falsa coscienza, come copertura di azioni ed eventi reali.
...Se guardate la storia reale delle Internazionali e dei partiti ‘operai’, è una storia piuttosto squallida e di polizie-Servizi, se andate oltre la fumettistica. No, no, non vi è nulla di squallido, se non in relazione alla fumettistica. Se crei delle caserme, la struttura, la funzione ed il funzionamento delle caserme sono quelle che sono. Vi è chi mangia e chi si faccia mangiare. 

Il moto di rivoluzione (di solito con traiettoria ellittica) è il movimento di un corpo celeste attorno a un centro di massa. Quando i propagandisti inglesi inventarono il concetto furono ben attenti ad usarne uno con significato perfetto pure dandolo a bere come altra cosa. Rivoluzione significa un’attività che non è servita a nulla, pur dopo un lungo movimento con ritorno al punto di partenza, la cui unica importanza è che il centro dell’universo sia restata la Corona Britannica che se ne sia dunque giovata.

In concreto, questo Umberto Scaruffi, che non era voluto divenire fascista, non era neppure capace a fingere. Era un socialista riformista seppur di famiglia benestante, cosa del resto frequente. Il proletario leccava padroni e poteri. Le ideologie, le critiche all’ordine esistente, le insoddisfazioni, vengono sempre da strati superiori. Sono proprio quelli coi soldi che hanno poi, nel succedersi delle generazioni, l’inclinazione a pensare, a riflettere, a diversificarsi, a costruirsi delle coscienze critiche. È, al contrario, il proletario che va più, e più ottusamente, dietro alle mode ed alle imposizioni del momento. Non che chi pensa sia necessariamente meno opportunista, anche se si crea delle giustificazioni pseudo-intellettuali al suo opportunismo. Non era il caso dell’Umberto. Resta quello si sentiva di essere. Poi, quando tutti si rifanno antifascisti, lui non ci mangia sul suo essere reduce, reduce di e da un altro mondo. Appunto, fascisti di qua e fascisti di là, ma non lui. Lui ne resta fuori. Non si accoda al fascismo quando era di moda. Non sfrutta l’anti-fascismo quando gli ex-fascisti, divenuti anti-fascisti, lo fanno. DC, PCI, anche gli altri, sono partiti neo-fascisti. La gente è sempre la stessa. Quello pensano, mai pensino, è sempre lo stesso. Ancor più le percezioni elementari sono sempre le stesse. Cambiano solo le etichette.

Umberto era un reggio-emiliano, come origini italiche della famiglia. Ebrei del Medio Oriente che si erano stabiliti sulla penisola e poi a Reggio Emilia almeno un millennio prima e si erano dedicati ai commerci. Il nome Scaruffi lo avevano adottato un 900 anni fa. Prima ne avevano uno del tutto differente, di origini medio-orientali, ebraiche. Lui, come altri Scaruffi, era specificatamente di Ligonchio, un paesino sui monti, sull’Appennino. Qualcuno, degli Scaruffi, che si era voluto tirare fuori dalla città e se ne era andato sui monti. Una valanga di sorelle e lui l’unico maschio della prole. La passione per i commerci aveva fatto spostare molti di loro a Genova, e qualcuno pure nelle Americhe.

Quando era stata introdotta la tessera fascista obbligatoria, obbligatoria per lavorare, per lavorare anche come albergatore, non l’aveva voluta. Appunto, gli era sembrata una di quelle cose che non si fanno. Non lui. Non l’aveva presa. Non è che fosse emigrato anche se gli emigrati non è che avessero le porte aperte. Non è come al cinema, nei film eroici. I ricchi facevano la bella vita, alla Nenni ed alla Rosselli. C’erano poi quelli al soldo, diretto od indiretto, o di Mosca e/o dell’OVRA e/o di altre entità o Stati. Gli altri facevano gli emigrati, magari in miniera, od i muratori, se non avevano la faccia di dirsi cuochi o simili sebbene anche lì vi fossero gerarchie e poi occorresse un minimo di lingua dei luoghi. Come in tutte le emigrazioni, alcuni fanno fortuna, magari piccola. Altri restano lavoratori salariati e per di più stranieri, magari in lavori tossici, dove si muore presto. Così è ora. Così era allora. Provate. Poi mi dite.

Per cui, non essendosi affiliato al PNF, gli avevano chiuso la Pensione Scaruffi e le squadre di miliziani fascisti lo manganellavano per strada di tanto in tanto. Genova era piccola. Ormai lo conoscevano. Clori s’era stufata. Aveva sposato un albergatore e si era ritrovata con un perseguitato, e senza più l’albergo, solo perché non aveva voluto prendere la tessera del PNF, in gran parte una formalità -  alla fin fine è come ora, da qualche parte, dove, su creazione dell’Impero e per fini suoi, ti dicono che o ti fai islamico o devi pagare una tassa o farti tagliare la testa, con la differenza che una religione viene vissuta da molti come identità personale mentre, invece, solo un tessera di partito voluta dal Moderno Principe è considerata una formalità. Dunque, Clori, coi due figli piccoli, se ne era andata alla Spezia dove stava un fratello maggiore, Aldo che lavorava in proprio, come piccolo commerciante di ricambi per veicoli. Lì, Clori aveva trovato un impiego presso la Marina Militare, in qualche ufficio amministrativo della stessa. Lui, Umberto, si era messo a produrre ed a vendere olio, sempre lì a Genova. Non occorreva la tessera del PNF, dato che lo faceva in modo irregolare, senza licenze formali che, senza tessera del PNF, non poteva avere. Dal produttore al consumatore. Dato che i clienti lo apprezzavano, essendo più leggero, più digeribile, mescolava l’olio d’oliva con olio di semi, così aumentava pure la quantità. A lui andava bene. Ai clienti pure.

I Carabinieri, che hanno fascicoli su tutti gli italici, avevano scritto, nel suo: “Socialista, pacifico e legalitario, ma irriducibile.” Lo scriveranno pure su quello di Angelo, più tardi: “Socialdemocratico, senza tessera. Di quelli che non intrallazzano.” Uno stigma: non sono intrallazzoni. Un’onestà di base. Non vogliamo mitizzare. Si sono trovati spesso fregati. Nei commerci succede. Si saranno, forse, pure trovati loro obiettivamente a fregare occasionalmente, pur non volendolo, qualcuno. A volte gli affari vanno male. Ma, come dire?, ...chi ha esperienza di mondo e di affari lo capisce, sennò fa lo stesso..., col cuore puro. Appunto, con un’onestà di base. Ci si possono sporcare le mani. Non che uno se le lavi e sia tutto come prima. Eppure, con un’integrità di base. Ci sono delle cose che non si fanno. I compromessi fanno parte della vita. Non vogliamo dire che sia meglio chi non prenda tessere di chi le prenda. Dipende sempre, non tanto dai contesti, ma da quello uno è. Umberto aveva la tessera socialista. Quella del PNF non l’ha presa. Anche Angelo non si è trovato nelle circostanze di prenderla. Non ambiva averla. Non solo. Lì, in fondo era giovane e non si è trovato in situazioni in cui ne fosse obbligato. Poi, socialista-democratico, si definiva ‘saragattiano’, è restato al livello diciamo spirituale. Non ha mai preso tessere. Magari gli sarebbe stato utile colla fonderia ed in genere. Non era nello stato d’animo dell’intrallazzatore, non di quelli si sottomettano per avere dei favori. Certo avrà mediato, avrà fatto qualche networking, ma sempre a livello di connessione personale, e pure del tutto effimera. Anche Angelo è stato di quelli non si vendono l’anima. Non fanno quello sembra loro sporco o che, comunque, non si fa. Uno stigma per le Polizie Segrete Carabinieri: “Ebrei silenti ma irriducibili. Tale il padre Umberto. Tale il figlio. Pure il nipote. Pure la figlia del nipote.” Umberto ed Angelo. Roby e Serena. 

Gli Scaruffi sono una famiglia di commercianti di Reggio Emilia che acquisì, si inventò, il cognome attorno al dodicesimo secolo, quando sostituirono con esso il precedente, totalmente differente. Il precedente era stato mutuato cognomi usuali sulla penisola. Infatti, prima di adottare il cognome Scaruffi, avevano adottato Baldi, o Balducci o Balducelli, o qualcosa di simile, che venivano da medioevale germanico bald, baldo, coraggioso. Ebrei venuti dal Medio Oriente [non di quelli turco-slavi dell’Impero Cazaro] che, pur non conclamandosi come tali, si disfanno di un cognome precedente per pure ragioni mimetiche. Anche i Castellano, Clori era tale, erano ebrei medio-orientali, non conclamandosi come tali, ma continuando la pratica di esoterismi, d’occultismi, ebraico-egizi. Più accomodanti, i Castellano, ma solo nella forma perché erano spesso dominati da ingrugniti silenzi. Decisamente più ruvidi gli Scaruffi che adottarono il cognome dal dialetto reggio-emiliano, per dare una dimensione di distacco, della propria alterità.  

Fausto, lo Sgarruffo, il figlio del cuoco, un furbetto, un guappetto, già da piccolo, aveva fatto una scuola facile e che dava subito sbocco ad una professione, le magistrali. Come studente magistrale poteva dare pure qualche lezione a qualche bambino e rimediare qualche soldo. Tempo di iniziare ad insegnare e lo avevano chiamato nell’esercito come ufficiale. Allora, era automatico per i diplomati. Lo avevano inviato in Jugoslavia e poi era finito in campo di concentramento in Germania dopo l’armistizio. Sapevano tutti che la guerra era persa. Che fossero di princìpi, o fossero solo furbetti, o prudenti, lo sapevano che era meglio aspettare un paio d’anni in campo di concentramento, visto che il Re era passato, proprio perché la guerra era chiaramente persa, dalla parte che avrebbe vinto. Sì, dal lato tedesco c’era la martellante propaganda sulle armi segrete. Ma intanto gli altri avanzavano mentre loro arretravano.

Tornato, come reduce di guerra era entrato in Comune e, come diplomato ed ex-ufficiale, era poi divenuto dirigente all’ufficio economato, dove poteva rubacchiare cancelleria ed altro senza problemi. Aveva pure delle rappresentanze, visto che in Comune si lavorava solo di mattina ed alle 14:00 s’andava a casa. Medicinali, per cui aveva la casa piena di medicine. Nel frattempo, si era pure sposato con una che lavorava in un banco in piazza del mercato. Un po’ avevano vissuto nella casa della madre di lui, Clori. Poi erano andati tutti in una casa nuova del Comune, quelle cose d’allora che pagavi come un fitto moderatissimo, e sempre più basso coll’inflazione, e divenivi proprietario in qualche decennio, forse in 35 anni. Un affarone.

Dopo un paio di figli di rito con la moglie, Maurizio e Patrizia, si era trovato con una belloccia dell’ufficio che era restata vedova. Per cui, la Ratti era divenuta la sua amante segreta. Quando Fausto tornava a casa, si metteva a letto esausto dalle scopate con la Ratti. Diceva a tutti che era per via del campo di concentramento che gli aveva rovinato lo stomaco e lo aveva debilitato. Per frequentare la Ratti, diceva che andava a lavorare qua e là, od a curare le sue rappresentanze. Erano solo coperture. Si era riempito la casa di medicine che si era fatto dare da case farmaceutiche ma poi lavorava poco o nulla in quel settore. Incassava più di bustarelle in Comune. La moglie fingeva di bersele. Non scopava più la moglie, e la sua moglie parallela e segreta era divenuta la Ratti, che aveva un solo figlio, un tipo intellettuale e sognatore, che faceva finta di nulla.         

Maurizio aveva aggravato la furbastreria del padre Fausto, il figlio del cuoco napoletano, e l’aveva coniugata con l’ignoranza e l’invidia aperta della madre, Tea, una davvero volgare-volgare. Maurizio era un mitomane che si vantava delle cose più incredibili. Raccontava di essere ricchissimo, di frequentare persone ricchissime, di sapere tutto. A scuola era un disastro ma non perché leggesse altre cose. Semplicemente aveva allergia per i libri, per tutti i libri. Non ne ha mai letto uno in vita sua. L’unica cosa che sapeva fare erano vuote chiacchiere. Sapeva un po’ d’inglese perché per qualche ragione misteriosa si era appassionato e gli era entrato nella testa senza studiarlo. Aveva imparato a suonare la chitarra, cosa che gli permetteva di esibirsi in chiesa, la chiesa dei salesiani, in messe beat, messe con musica moderna tentate da alcuni preti attorno al 1968. ...Più che attirare qualche chitarrista... In genere, le messe ed i servizi con musiche profane sono di cattivo gusto, da qualunque confessione siano istituite. Ve ne sono tuttora, come presso i presbiteriani di Taiwan e forse anche in altri luoghi e confessioni. Cose abbastanza disgustose che mal si conciliano con la spiritualità. Ma, evidentemente, c’è a chi piacciano.

Il figlio vero e unico di Umberto era Angelo, di carattere buono e mite, senza particolare voglia di applicarsi a scuola, pur accanito lettore di quotidiani e di cosette strane come la Selezione del Reader’s Digest e simili, ma che poi era divenuto, da fattorino di un cantiere navale, il Cantiere di Portovenere, piccolo industriale metallurgico. Angelo non era invidioso di nulla e di nessuno, tanto meno del semi-fratello. Al contrario, Fausto Sgarruffo era sordidamente invidioso di Angelo che, sebbene non avesse avuto voglia di studiare e si fosse messo a lavorare subito dopo l’avviamento industriale, era sempre allegro e spensierato. Poi, quando Angelo aveva fatto un po’ si soldi... Sì, Fausto era davvero all’invidia nera anche se non se lo lasciava trasparire. Tale resterà per sempre. Lui figlio di un guappetto napoletano, di quelli sono-tutto-io, con Angelo che lo sopravanzava in tutto.  

Angelo aveva un animo generoso, spontaneo e bambino. Una volta, quando le cose andavano bene con la fonderia, si era appassionato di un plastico ferroviario di trenini e materiali Rivarossi. Voleva comprarlo e portalo a casa, dove il posto ci sarebbe anche stato. Sebbene non piccolissimo, erano solo alcuni metri quadri, meno del mega presepe che Fausto, un abitudinario, faceva tutti gli anni a casa propria, sempre uguale, con materiali rubati in Comune o fattosi regalare come bustarelle. Franka, la moglie, come al solito aveva fatto sceneggiate. Allora, Angelo aveva segretamente preso in affitto un piccolo locale al pian terreno nei pressi del centro storico, un poco prima di Via Sant’Agostino, o forse si chiamava già così, ed un poco dopo l’incrocio con Via Manzoni, e lì aveva collocato il plastico altrettanto segretamente comprato. Poi non aveva in realtà il tempo di andarvi a giocare ma era comunque il senso di possesso di qualcosa che da piccolo non avrebbe mai potuto neppure immaginare di avere.  

Ad Angelo, era andata bene per alcuni anni. Successivamente, con la crisi del settore metallurgico (per chi non avesse agganci mafioso-politici – quelli lavoro continuavano ad averlo) era passato ad altri settori dove, anche se talvolta con difficoltà, aveva sempre rimediato un po’ di soldi e preservato alcuni immobili (qualche appartamento) che si era procurato quando andava bene. Anzi, con altri soldi rimediati si erano fatti pure la casetta al mare, in un condominio nuovo di casette a Moneglia. Lui aveva avuto un paio di figli, Roby e Rikkio.

Rikkio, il secondo, aveva in realtà poco o nulla di suo, avendo preso il lati peggiori della madre [[Franka Pata, ...ebrei di Calabria, tra Mileto e Vibo Valentia, copertisi dietro facciate, del tutto formali, cattoliche – Simari [che fa riferimento alle origini dalla Samaria (שֹׁמְרוֹן)] da parte di madre, Pata [pataḥ (פַּתַח) rappresenta sia la Sefirah di Chochmah (bagliore improvviso di un'idea o di saggezza), che i significati di aprire, e di avere un barlume su ciò che sia stato precedentemente ignoto ed acquisire conoscenze] da parte paterna]], invidioso, complessato, vile, viscido, nevrotico, isterico, infame, di quelli che si guardano sempre attorno per sentirsi approvati o non disapprovati. Le sorelle di Franka erano un po’ tutte sul furioso. Si rubavano pure tutto tra di loro. Delle volte, Ester, la bellona della famiglia, che si era sistemata piuttosto bene con Ennio Orsoni, un geometra che si occupava di grandi opere (strade, ponti, gallerie), dava a Maria, operaia d’una grande industria (la Montecatini della Spezia), cose da farsi fare, ovviamente gratis, con lana di ottima qualità. Prima Maria diceva che gliele faceva gratis, poi si teneva gran parte della lana per sé (come retribuzione per il tempo dedicato a farle quanto richiestole), ...giustamente, visto che Ester era pure piuttosto ricca. Franka a volte aveva dato delle valige (con documentazione contabile della fonderia di Angelo), valige, valigione, di ottima qualità, a Maria perché gliele tenesse. Maria, passato un po’ di tempo, aveva buttato via il contenuto, in effetti del tutti inutile, e si era tenuta le valige. Franka andava poi a raccontare che le valige erano state rubate da un conoscente [il Caffazzo, il cui padre le valigie le vendeva, ma nuove, e comunque non rubava nulla a nessuno] del figlio Roby. Follie... Etc etc.   

Angelo aveva conosciuto casualmente Franka, che abitava dalla parte opposta della città. Angelo abitava in Via Torino. Franka a Migliarina, dalla parte opposta, quella est, della città. La aveva vista giovane ed innocente tra le amiche, tutte impiegate alla Sepral, dove lei stessa era entrata, durante la guerra, mentre terminava l’avviamento commerciale come privatista, visto che la avevano mandata a lavorare, a servizio, da due zitelle o quasi, le signorine Biso (una zitella, una vedova di un musicista vaticano), appena finite le elementari. Lui la aveva agganciata. Lei, che aveva la sola ambizione di fare tutto quello facevano gli altri, più le fobie della numerosa famiglia d’origine dove tutti invidiavano tutti gli altri per tutto, avendo ormai l’età di sposarsi, si era fatta agganciare. Un po’ di casto fidanzamento. Poi, si erano sposati.

È che lei era sessuofoba persa, come un po’ tutte le femmine della numerosa famiglia e la madre, poi morta di emorragia cerebrale negli anni cinquanta. Le avevano sempre detto, in famiglia, che se una donna gode è una troia. Beh, la sorella Angela, che era l’unica di famiglia ad “avere studiato”, era divenuta maestra, aveva sempre dato il culo a tutti, secondo certi usi calabresi. Quando aveva infine conosciuto Piero Rossi, a Casalbuttano, si era sposata per produrre la consueta doppietta di figli, Paolo e Pierluigi.

Angela, come al paese, Mileto (Calabria), dava il culo ai cugini per averne vantaggi, come l’aver potuto studiare formalmente a differenza delle altre sorelle e degli altri fratelli, a Casalbuttano, dove era andata come maestra (sebbene, oltre ad essere ignorante di tutto, avesse problemi pure con l’italiano!), dava il culo ai direttori della scuola per esserne protetta e favorita. Non le altre sorelle della famiglia di una dozzina tra fratelli e sorelle, tutte sessuofobe. Al contatto col cazzo, ne restavano tutte traumatizzate. Fosse capitato solo ad una... Ma erano tutte così. Era quello era capitato pure a Franka, dalla prima notte di matrimonio. Poi, una continua depressione sordida, isterica ed invidiosa che aveva trasmesso al secondo figlio Rikkio. Roby scantonava. Rikkio aderiva e si sottometteva infelice, infelicissimo, alla pazzie di Franka.   

Quando Franka si era fidanzata, qualche amica maliziosa le diceva, per esperienza personale o perché le era stato riferito o lo aveva sbirciato, che quando, appena, sposata, avesse conosciuto il cazzo se la sarebbe ben spassata. Invece, in famiglia le dicevano tutti e tutte che se una donna gode è una troia, per cui dovere di una buona moglie è soffrire in silenzio. Il primo conformismo di Franka era relativamente a quello le dicevano in famiglia, né lei aveva vere fantasie di godimento sessuale sue, solo un vago desiderio di tenerezze che in famiglia ne erano state sempre negate. Aveva dunque affrontato la prima notte di nozze nella peggiore delle predisposizioni. Quando lui glielo aveva messo dentro senza intuire che avrebbe forse dovuto trovare il modo di risvegliare il desiderio di lei, ma anzi aspettandosi che lei ne fosse naturalmente felice pur essendo senza precedenti esperienze di cazzi, lei si era già predisposta ad un fallimento irreversibile. Si era sentita come stuprata ma pure senza la possibilità di poter trovare una via, anche futura, verso il godimento. Era anzi terrorizzata dal poter mai essere anche solo minimamente felice e specificatamente a letto. Dunque il tutto si era risolto in una frigidità cronica e nevrotica dove la voglia di scopare di lui si risolveva nel disgusto e nella sofferenza di lei che si sottometteva per puro dovere, perché così doveva essere.  E lei se ne vendicava su tutto il resto, con continue sceneggiate relativamente a tutto ciò lui, Angelo, facesse. Lei si sentiva in dovere di rendere la vita di Angelo, pur di indole accomodante, un autentico inferno. Cosa in effetti fece.  

Rikkio si identificava con Franka, tanto colle sue nevrosi croniche che col suo desiderio di conformismo. Non che Rikkio ne avesse dei vantaggi. Franka era furiosa pure con lui che se ne sottometteva infelice. Telefonava alle famiglie di tutti coloro lui frequentava, frugava nelle sue cose, lo sorvegliava e gli faceva continue sfuriate scaricandogli le sue agitazioni. Un’estate, quando ancora frequentava il tecnico per geometri, Rikkio era andato a lavoricchiare nell’officina del padre di un suo compagno di scuola. Franka si era subito chiesta ed agitata: “Cosa ne direbbe mia sorella Angela?” Per cui aveva subito telefonato all’Ispettorato del Lavoro per dire che nella tale officina della Chiappa (un quartiere della parte ovest, o nord-ovest, di La Spezia), venivano fatti lavorare alcuni ragazzi non in regola. Era subito arrivata un’ispezione. Il gruppetto dei ragazzi irregolari era stato fatto uscire da una porta laterale. Ma gli ispettori avevano detto al padrone che avevano ricevuto la telefonata della madre di uno di quelli lavoravano lì in modo irregolare, per cui lui aveva poi evitato di continuare ad offrire quella opportunità a Rikkio. Franka, per coprirsi, aveva raccontato che era stato Roby che da poco lavorava all’INPS. Roby neppure sapeva dove si trovasse precisamente quell’officina, né lo ha mai saputo, tanto meno il nome di quei conoscenti di Rikkio. Inoltre l’INPS è cosa del tutto differente dall’Ispettorato del Lavoro e senza connessioni, o così era all’epoca.   

Fausto, opportunista e invidioso di tutto e di tutti, ancor più del semi-fratello Angelo che da fattorino, col semplice avviamento industriale (tre anni dopo le elementari, prima che venisse creata la scuola media unica), era divenuto industriale metallurgico, era sempre alla ricerca di una qualche rivalsa contro lo stesso, anche se esteriormente si celava, mostrava cordialità.

Fausto si era affiliato alla massoneria, una di quelle logge di tutti. Come riprendere la tessera del PNF, che come ufficiale dell’esercito monarchico doveva ben avere avuto. Gli avevano promesso che sarebbe divenuto dirigente, anche se marginale, in Comune... Eppoi, lui, cresciuto come un opportunista adattivo, si era detto che era sempre meglio avere qualcuno che ti coprisse le spalle se qualcosa andava male. Fausto era solo una delle tante pedine che lasciano in sonno di fatto e di tanto in tanto convocano, in nome della solidarietà massonica, cioè del potere, quando ci siano da fare porcate contro qualcuno, siano informazioni/disinformazioni od altro. Milizie parallele dei CC. In effetti, come ex-ufficiale regio, opportunista, ladruncolo e moralmente sporcaccione non è che non potesse non affiliarsi alla massoneria quando un collega di grado superiore glielo propose. 

Maurizio, il figlio di Fausto, pur ignorante e mitomane, era ovviamente precoce in tutto. Ancora senza peluria, già si faceva freneticamente seghe con larghe sborrate nel pigiama che la madre si guardava bene dal lavargli né lui si lavava da solo, né il padre invitava a nascondere in qualche modo. Per cui andava in giro per casa col pigiama con la chiazza, e pure piuttosto grande, la crosta, dura di sperma solidificato nel tessuto. Né lui, né altri, in casa, sembravano preoccuparsene. Maurizio aveva una visione delle cose ed un comportamento del tutto borderline. Un vero fuori di testa. Lo è tuttora. 

Roby era stato ben presto (da quando aveva quattro anni) inviato dalla nonna, Clori, a frequentare cabalisti della Chai [חַי] che lo iniziavano alle lingue, culture ed esoterismi cabalistico-giudaico-egizi. Per cui andava di frequente dalla nonna, come copertura, e poi veniva dirottato verso questi cabalisti. Più in là, si erano inventati (lui e la nonna) la scusa di frequentare gruppetti della sinistra-extraparlamentare. Una copertura perfetta.

Roby si era anche affiliato, per qualche anno [attorno al 1968 e forse fino al 1975], ad un gruppettino, un 200 ‘militanti’ in tutta Italia [più altri all’estero], della Quarta Internazionale. Alla Spezia, avevano già il Caffazzo, uno scemotto obbediente che si vergognava di essere ebreo, ...per cui si era affiliato ad un gruppetto internazionale che usava il nome di Trotsky, pur assumendo tutto il tritume paradigmatico delle sinistre staliniste. Sì, L.Trotsky, l’avventuriero russo-ebraico, agente austriaco, che, sconfitto nelle Russie, faceva il logorroico della penna come copertura per continuare ad essere pagato da interessi imperiali. I suoi libri, diffusissimi, da un punto di vista concettuale sono una catasta di scemenze ben presentate, e benissimo retribuite. Trotsky aspettava che qualche superiore interesse imperiale lo rimettesse in sella nelle Russie. Invece gli arrivò una picozza che gli frantumò irreversibilmente il cranio, e ciò con chiara copertura inglese e dello steso governo messicano “anti-imperialista” di Cárdenas. Quando l’impero chiama, uno non è al sicuro neppure dove lo abbiano ospitato.
  La Quarta Internazionale di Mandello-Maitanno aveva lavorato e lavorava per il SIS inglese e per le Polizie Segrete CC per operazioni sporche come in Algeria, in Argentina ed altrove. Sia il Belgio che Italiozia sono creazioni inglesi e tuttora sotto dominio inglese. Inutile immaginarsi che il Mandello ed il Maitanno potessero operare senza ostruzioni da parte di Polizie Segrete locali, ma anzi con promozioni e vantaggi, per chissà  quale merito o potere personale. Beh, a Roma ci si era infilato, nella Q.I., poi uscendone ma restandone nell’area, pure qualcuno di area Mossad, NON il Maitanno che appunto si era occupato, col Mandello, delle cose accennate [terrorismi imperiali e di Stato] in Algeria, Argentina, etc. Di area Mossad vi erano altri transitati per kibbutz, prima del 1968 tanto per dare una collocazione temporale, e poi fattisi operatori culturali ed editori, ovviamente di tritume sottosviluppista. Convergenza, in questo caso tra ‘programma’ inglese [il sottosviluppismo controllato della loro Italiozia] ed il ‘programma’ di Israele [“più c’è instabilità e sottosviluppo attorno a noi, più succhiamo soldi USA e più noi prosperiamo”]. Non ci interessa qui fare pubblicità a nessuno, per cui se qualcuno è curioso se li identifichi da sé. Quacquaraquà. Se poi erano e sono solo eterodiretti, non è che faccia differenza, sebbene ‘geni’ non è che infine non se ne rendano conto di quello siano e di quello facciano, e per chi.  C’erano pure quelli infilati dal PCI, per conto dei CC, tra i quartini italioti. Il Maitanno dovette nominare suo erede proprio uno di loro. Avete mai provato a dare anche solo una rapida scorsa ai ‘brillanti’ scritti ‘politici’ di Tony Mosciato? Sporcaccionate da propaganda ufficiale britannica. Non vi dirà mai nulla di più, né di un qualche interesse. Scrive il ‘dovuto’, il dovuto all’Impero. È la ‘logica’ della “lotta’ di tendenza” [la chiamano così!]: si muove sempre all’interno della ‘logica’ di chi dichiari di avversare. Ovvio! Devi sempre fare il gioco di chi ti faccia pagare! Sennò chi ti paga più?! Quando anche costui sarà trapassato, resterà forse qualche portinaio, che sia quell’ignorantucolo del Turtigliatto che, inviato come mercenario del potere reale a farsi la pensione al Senato, ha sempre obbedito agli ordini delle oligarchie predatorie [prima di appoggiare Prodi, nel 2006 (2006, ed oltre!; in tutto gli ha votato la fiducia ben 23 volte!; la “fiducia proletaria”!!!), poi contribuire a farlo cadere, nel 2008], dunque è stato ricompensato con l’assunzione come portaborse fisso alla Regione Piemonte in uno di qui concorsi truccati di regime [il  concorso truccato è un concorso sempre legalissimo: una delle forme del concorso truccato è che lo indìci per dei predestinati, dei clienti, dei lottizzati, che poi lo vincono tutti; ‘magie’ burocratiche!], o che sia altro sguattero di regime. Fa parte delle logiche entropiche, quando non subentrino forze o spinte negentropiche: prima hai un genio veneziano-ebraico poliglotta che traduce Trotsky senza conosce il russo, che scrive minestroni su tutto senza avere le basi di nulla (materie letterarie, a parte) ma confidando sempre e solo su fonti ufficialissime, e che trova pure il tempo di fare l’agente speciale dell’Impero perfino per dare sostegno a terrorismi nel Terzo Mondo, poi un professorucolo di populistica con carriera coperta dal PCI, infine un ignorantucolo divorato dall’ansia di leggere ...pur non avendone mai trovato il tempo!
L’Impero ha altri strumenti. Di quelli già se ne faceva poco. Li usava proprio solo per operazioni speciali marginali. Ora non se ne fa più nulla o quasi. Li tengono per colore, o per la logica per cui devi fare in modo che tutti si sentano generali, sì che si sentano tutti importanti per quando occorrano. Non si sa mai. Tanto una ENI che sganci qualche migliaio di euro di tanto in tanto per sussidiare ‘amici’ nel bisogno la si trova sempre. La frammentazione controllata dall’Impero stesso è uno degli strumenti di dominio imperiale in tutti i campi ed a tutti i livelli, anche in ‘politica’.
Quando Roby non fu più affiliato a quella specifica congrega, qualche tempo restò nell’area, poi si mise a gironzolare da solo, infine ebbe altro da fare che gironzolare vanamente. Beh, conoscere l’animalità umanoide è sempre interessante, sebbene esistano altri campi ancora più avvincenti e, alla fin fine, ancora più collegati alla gente reale, uno avesse mai un qualche interesse euristico per la gente ‘reale’. Alla fin fine, la gran parte degli individui sono pidocchietti che obbediscono ad istinti elementari e facilmente manipolabili da chiunque in posizione di autorità. Ah, ciò vale anche per chi sia in posizione di autorità, o supposta tale. Inutile immaginarsi menti superiori, che pur esistono in campi specifici, che di solito non sono in posizione di autorità.  
Per Roby era comunque tutto in funzione delle sue attività nella Chai [חַי].

Con quella scusa, la scusa del gruppetto e dei gruppetti, poteva andare a Roma e Milano, pure altrove, “per politica”, in realtà per contattare dei cabalisti per attività varie. Attività spirituali. Avveniva tutto in maniera occulta. Per cui nessuno ne ha mai saputo nulla, né era necessario ne sapesse nulla. Ora, non importa. A volte, si occulta col silenzio. Altre, ancor meglio, accennando alle cose.

In effetti, non era poi difficile sfuggire ad una Franka maniacal-ossessivo-possessiva. Dalla nonna, o con la scusa di andare al ricreatorio (impropriamente chiamato oratorio) della chiesa, o dagli scouts, poi colla copertura di frequentare gruppetti della sinistra extra-parlamentare, Roby andava in realtà presso cabalisti della rete della Chai [חַי]. Pura spiritualità, come già detto.

Franka, ossessa, e ulteriormente nevrotizzata dalla sorella Angela, aveva detto ad Angelo che doveva far sorvegliare Roby. Angelo non voleva rottura di scatole ulteriori con Franka, già isterica di suo per tutto e su tutto. Per cui, aveva ‘incaricato’ Maurizio di ‘sorvegliare’ Roby. Un vero spasso!

Dato che Angelo era uno generoso, forse allungava pure qualche banconota a Maurizio. Anzi, di certo, gli dava qualche soldo, come ‘mancia’. Maurizio si sentiva alimentato nella propria mitomania. Inoltre, quando andava in giro con Roby, rimediava la 500 di Franka, dato che Roby non aveva ancora l’età della patente. Quando l’avrà, questa sceneggiata del dover andare in giro con Maurizio finirà. 

Un giorno feriale, con la 500 data a Maurizio, che aveva la patente, per andare con Roby a perder tempo senza senso, stavano andando in giro nel primo pomeriggio. Quando con l’auto erano passati, forse in Via Nino Bixio, o giù di lì, dove c’era da qualche parte un dopolavoro, di quei luoghi dove soprattutto anziani passano la giornata a giocare a carte ed eventualmente e sbevazzare qualcosa. Maurizio aveva improvvisamente rallentato:
- “Qui c’è una gran ficona...”
Aveva fermato l’auto, era sceso ed era andato a vedere:
- “No, ora non è lì. Ma lavora lì. È una che si fa chiavare da qualche vecchio che ce l’ha mollo, e che poi le dà qualcosa. Deve essere quasi ancora vergine. I vecchi che vanno con lei lo hanno mollo... Devo chiederle se mi fa chiavare.”   
E continuava con scemenze dello stesso tono. Era la sua visione del mondo e della vita.

Roby lo guardava scettico. Senza dir nulla. Maurizio, tutto rosso in viso, si eccitava per le sue stesse parole. È quello gli era successo pure in quell’occasione. Era corso a casa. Si era steso sul letto. Si era aperto i pantaloni e si era tirato fuori l’uccello. Poi aveva invitato Roby:
- “Ti sei mai fatto delle seghe?”
- “No.”
- “Dai, vieni, che ti faccio vedere come si fa...”
Roby era restato a distanza di sicurezza, con aria indifferente.
Maurizio:
- “Dai, dammi la mano, che ti faccio vedere.”
Roby non si era mosso.
Allora, Maurizio aveva cominciato a farsi lentamente su e giù da solo. Una sega con osservatore indifferente. Ecco che si sente una chiave nella porta. Lui si tira su di scatto, si riabbottona e si aggiusta. Era la madre, Tea, che rientrava.

Un’altra volta, verso l’una di domenica, mentre stavano, sempre con la 500 di Franka, tornando a casa, dove Clori aveva preparato il pranzo, ormai a pochi minuti da Via Gramsci 175, mentre transitavano lungo Via Ferrari, ecco che Maurizio vede una che sembra sua madre. Sullo schifoso, grassa, che camminava lentamente, senza avere particolarmente l’aria di una che si prostituisse, né essere aggiustata come di solito le prostitute si aggiustano. Né era zona. Ma Maurizio doveva avere l’occhio allenato. Fa dei movimenti lenti con l’automobile come a puntarla. Lei continua a camminare lenta fingendo indifferenza. Allora lui scende e le chiede quanto vuole. Lei gli dice il prezzo. Roby scende e va da Clori a piedi, ad inventarsi che Maurizio era sotto a fare una qualche riparazione all’auto. Lui va con questa sulla litoranea per farsi la scopata al prezzo contrattato. Torna dopo un’ora tutto eccitato. Dopo, agli amici, racconta per tutto il pomeriggio che si è fatto un grande scopata con una grande fikona.

Un giorno si fidanza con una che abita Via Prione, in un bugigattolo sopra al negozietto di famiglia, attaccato all’entrata della Croce Verde dove lui si era messo a fare l’autista volontario, un modo per sfrecciare per la città con la sirena accesa e con un’auto, dato che il padre Fausto non è che gli desse la sua dopo che se ne era comprata una. Una volta che il padre gli aveva dato le chiavi dell’auto per fare delle manovrette in un parcheggio, Maurizio, tutto gasato, era andato con l’auto violentemente contro un paracarro procurandogli una bella ammaccatura al paraurti! Dunque, Maurizio conosce questa lo fa un po’ limonare ma non gliela dà e fa la ritrosa, sì che lui appunto si fidanzi e poi si sposino. È una stronzetta ma di quelle che se la tengono stretta per sistemarsi anche se non è che avesse poi trovato il grande partito. Una famiglia di persone probabilmente oneste, o reputate tali, ma obiettivamente di condizioni economiche modestissime. Commercianti ma proprio di livello infimo. Cambiano i mobili poco prima di farlo andare a casa, un bugigattolo sopra un negozietto piccolissimo. Una volta lo fa andare pure coi genitori di lui, come si usa. Di lì, l’espressione “fidanzati in casa”. Intanto Maurizio racconta a tutti che si è fidanzato con una ricchissima. Qualche volta qualcuno che conosce Maurizio dice a Roby, scoperto che ne è il cugino o pseudo tale, che ha saputo che Maurizio si sta sistemando con la figlia di un gran professorone ...di non si sa ben cosa. A Roby cadono le palle a sentire tali deliri auto-incensatori diffusi da Maurizio, mitomane e megalomane perso.

Finito il tecnico industriale, verso i 25 anni, Fausto trova il modo di far entrare Maurizio all’Oto Melara. E lui trova il modo di dare la sua disponibilità ad andare all’estero, per cui lo mandano come tecnico all’estero quando hanno bisogno di provare sistemi d’arma per esempio in qualche paese dell’America Latina. Per esempio, lanciarazzi in Colombia. Per Maurizio, che si sposa, è un modo sia per avere più soldi che per poter andare a puttane distante da casa ed a prezzi bassi. Non sa fare un cazzo ma, tanto per avere uno disponibile a viaggiare e pronto a riferire su tutto e tutti, lo aggregano a quelli che vanno all’estero. Del resto, in aiuto agli ingegneri e ad altri tecnici, non è che avessero bisogno di geni. Più che altro, era il rito di far vedere che mandavano loro tecnici a provare ed far vedere come funzionavano loro sistemi d’arma.


La Polizia Segreta CC  

Il pidocchio, che è il conformista medio solerte e servile, ha bisogno di una divisa, di un’obbedienza, di sudditanze. Gli serve per far finta di avere un’identità, di essere qualcuno, visto che non ne ha alcuna vera individualità.

A parte la divisa e la psicologia paranoico-delinquenziale, comune ad altre burocrazie intoccabili, sono in realtà di tutti i colori. È solo che sono sempre Carabinieri, in un certo senso. Massoni, cattolici, comunisti, di centro, destra  sinistra, colorati od incolori, fighetti o proletari, fascisti o guevaristi, restano sempre Carabinieri, anche se, non di infrequente, in scontri di cordate oltre che di uffici. Ogni ufficio, dipartimento, sezione speciale od ordinaria, è un feudo a parte e che dipende dai soldi di Stato specifici, ...per poter poi arraffare anche di loro da industriali, commercianti, delinquenti, che loro taglieggiano variamente. Non vi è differenza qualitativa con le altre burocrazie ‘pubbliche’ e para-‘pubbliche’. Quando un apparato dello Stato racconta di essere pulito, e meglio degli altri, è perché è nettamente peggio. Sennò perché la sedicente élite lascerebbe mai spadroneggiare i ladroni se non fosse più ladrona e delinquente?!

Le logiche e guerre per bande sono quello caratterizzano tutte le burocrazie ‘pubbliche’, che infatti sono la cosa più privata esista. Si coprono dietro “la Casta” [un’invenzione degli uffici propaganda militare-CC-NATO], i poveretti politicanti, amministratori e statisti che si vedono. Quelli sono la facciata (i politicanti, amministratori e statisti) e che mangia meno degli altri pur non disdegnando affatto l’abbuffo. Pensate quanti miliardi ‘pubblici’ è costato che un Renzi ed una Boschi si rotolassero nello stesso letto, per cui lui ha dovuto salvare le conseguente delle attività delinquenziali del padre di lei, ma per mascherare la cosa ha dovuto salvare anche altri delinquenti. Beh, per quanto rubino politici, statisti e famiglie, le burocrazie ‘pubbliche’ e le oligarchie private predano enormemente di più.

Loro sono la massa della corruzione profonda, quella che non si vede distintamente ed in genere super-protetta: le burocrazie, il potere di non fare per cui si fanno pagare per fare, meglio se dopo lunghissimi ritardi per alzare il prezzo. Od il potere di fare contro, per cui si fanno pagare, ti taglieggiano, per non danneggiarti ulteriormente o non troppo. A parte i loro salari da burocrati, che si sono gonfiati a dismisura negli ultimi decenni. I sindacati, cioè loro stessi, li spingono su e loro guadagnano stipendi che non si sarebbero mai sognati quando erano entrati nel settore cosiddetto ‘pubblico’, un’area di predazione che si è espansa a dismisura sia come numero che come risorse che si ruba per non fare nulla, anzi per fare moltissimo, moltissimi danni. La conoscete la storiella che i burocrati pubblici italici fossero sottopagati e che in cambio ne fosse tollerata la corruzione?! Ecco ora sono super-pagati, nettamente di più dei salari medi, eppure sono corrotti egualmente e perfino di più. Non erano dunque corrotti perché sottopagati. 

I Carabinieri sono uno dei potentati, forse storicamente il maggiore (per quanto vi siano anche corpi dello Stato non armati, od anche gli armati della GdF, non meno potenti ed onnipotenti), ed in espansione di potenza quantitativo-formale, dunque di impunità, di questa corruzione e predazione profonde e diffuse. Addirittura, da Arma dell’Esercito sono divenuti forza armata, pur per le strade come una qualunque polizia e, dappertutto, super-polizia e super-forza armata, ‘super’ come status legale perché, come materiale umanoide, sono la merda media d’Italiozia.

I concorsisti che ambiscano a divise, fanno prima il concorso in GdF, poi nei CC, od anche in altre FFAA, ancora nella PS, infine nella ora Polizia Penitenziaria. Ce ne sono pure altre, anche più confortevoli. Per restare in quelli con divisa, le Guardie Forestali, ad esempio, che da tempo servono solo ad allocare posti clientelari, clientelari e delinquenziali. Anche lì, più sono più fanno danni, a cominciare dal mercato degli incendi. Penserete mica che scoppino per caso?! Beh, anche le varie polizie municipali e regionali. Tutto solo per succhiare soldi e, poi, per rubare di proprio facendosi fruttare l’ufficio, la funzione formale. E pure mille altre professioni statali, ‘pubbliche’ e para-. E non è detto che esista una gerarchia di capacità rispetto al concorrente. Uno può essere un genio e finire secondino. Invece, con l’adeguato coefficiente di rincoglionimento, i CC, e non solo, potrebbero essere sicuri dal punto di vista di guadagnarsene l’assunzione. Il laureato che non sgomiti può fare l’impiegatucolo. Mentre uno che sgomiti si può ritrovare dirigente ‘pubblico’ anche da mezzo milione di euro l’anno. Il primo può essere un genio, e lavoratore capace, ed il secondo un minchione e fannullone. Non c’entra. Contano le aderenze mafiose, il mettersi a disposizione. Anzi, l’essere minchione, e pure senza alcuna moralità e personalità, agevola. Tra pidocchi si sostengono e si spingono reciprocamente. Il conformista medio prospera ben più di chi abbia un cervello e qualche moralità. 

Repubblica delle Banane? Peggio! Repubblica CarabiNera, già Regno CarabiNero. La devastazione del sud, del centro e del nord progressivamente occupati dal Regno del Piemonte avviene con l’Esercito ed i Carabinieri o come si chiamavano allora. L’Esercito vero e proprio poi viene ritirato, almeno come polizia da combattimento per città e contrade. I CC, Arma dell’Esercito, ora FA delle FFAA, restano come super-polizia. Non super perché meglio. Sono solo un duplicato e gerarchicamente sovrapposto, in quanto corpo militare della Difesa, alla Polizia normale, e pure più diffusi, perché stanno pure nei paesini, nelle aree rurali, mentre la PS al minimo sta nelle cittadine. Per cui, alla fine, passa tutto innanzitutto attraverso di loro, i CC. 

Inoltre sono loro, i CC, che sono negli organismi NATO. Per cui rappresentano sé stessi ma anche, formalmente, gli interessi dell’Impero, del padrone. Di Polizie Segrete e di ufficiali di Polizia Segreta ne esistono un po’ dappertutto. Quelle e quelli CC-NATO hanno un’ovvia supremazia.

No, Vi state sbagliando. Le Polizie Segrete non sono i Servizi. Sono due cose concettualmente differenti. L’ufficiale di Polizia Segreta ha il potere legale di delinquere e di dare ordini a qualunque apparato dello Stato, magistratura inclusa. È dunque legalmente e penalmente non perseguibile. Dipende da una catena di comando politica, per cui delinque su ordine della Presidenza della Repubblica, del governo e del Parlamento (il CoPaSiR). Che poi tutti facciano finta di non sapere è del tutto ovvio. Chi ne parli fa una brutta fine. ...Io?! Io l’ho già fatta, come è facile verificare. Questo è il mio spirito che scrive.
Inoltre, siccome si fanno dare la copertura NATO per le operazioni più delicate come terrorismi e mafie, vi è il segreto di Stato sul segreto di Stato. Non se ne può neppure parlare. Se ne parli sei automaticamente un complottista, un paranoico, entrambi, e a volte capitano pure degli incidenti (da persecuzioni a soluzioni finali) a quelli che ne parlino non autorizzati. In effetti, ve ne è una schiera dei loro messa sul mercato per fare del “complottismo autorizzato”: serve per confondere e per sputtanare qualcuno che abbia capito come vadano le cose e lo dica. Voi vedere stragi, massacri, mega-organizzazioni che escono dal nulla. Vi raccontano che dipende dalle forze cosmiche, o da quelle oscure, ed ovviamente ve la bevete. Vi siete mai chiesti perché, per esempio, l’ISIS abbia una tale abbondanza di mezzi mentre i terroristi pro-inglesi del 1943-45 dipendevano dai lanci invece che entrare nelle caserme tedesche e prendersi mezzi di ogni genere? Evidentemente vi contano fandonie.  Montano e  gestiscono tutto loro, al 100%. Loro, gli Stati / i governi, a cominciare dagli Imperi.
“I Servizi”, almeno quelli ‘puri’, sono concettualmente un’altra cosa. Una cosa è la raccolta di informazioni, l’altra il delinquere di Stato. Banalmente, occorrono ‘tesserini’ (cioè regolamenti, poteri, coperture) differenti. In pratica, vi possono essere intersezioni, ma restano funzioni dello Stato nettamente differenti. 


La prova del 1981 di Roby

È quando succede quel che doveva, ciò che comunque capita, che sai quello che sei, se già non ne fossi stato conscio.

La cosa è molto semplice. Le cose semplici sono le meno credibili dato che l’umanoide preferisce immaginarsi complicazioni per cui crede al non vero e non crede al vero, vero che se ne sta quieto e lineare sotto il naso, e proprio per il suo stare sotto il naso finisce non visto, non visto e non creduto. Il vero non è mai credibile. Le balle lo sono e sono dunque, invece, credute!

Roby aveva continuato gli studi cabalistici. Come copertura faceva il sinistro, secondo le mode dei tempi. Uno che doveva fare, se aveva cose da fare fuori casa? Tanto per non perderci troppo tempo, razzolò per gruppetti, anche di pochissime persone, che erano più club di studi storici che altro. Lasciamo stare quel che ne esca quando si mescoli la storia, idem per qualunque altra disciplina, con una qualche militanza anche solo ideologia. Un imbroglio. È lo stesso nelle accademie, solo più celato, visto che il potere le vuole come sue agenzie, non per finalità ‘pure’, di pura conoscenza, di vera scienza.   

Roby andava avanti con le sue attività cultural-religiose sufico-semitiche, pura spiritualità, del tutto coperte, mentre giustificava il suo andare in giro e per biblioteche col sinistrismo, di cui non gliene fregava davvero nulla, almeno nelle forme più immediate e ridicole. In realtà, a leggere l’armamentario teorico che tutti citavano e nessuno conosceva, l’ideologia madre, la teoria conclamata pur ignorata, era una metafora ed allegoria giudaico-cabalistica del Karl che andava in saccoccia all’ignorante e complessato, oltre che sfruttatore del Karl, Friedrich.

Che ne abbiano usato il nome, pure quello di altri, per coperture di regimi imperiali, voluti dall’Impero, è un dettaglio senza particolare rilevanza qui. Ecché, per sovversioni volute dall’uno e dall’altro Impero, e per creare regimi statalisti (che nella storia sono sempre esistiti), ora per costruire economie di guerra, ora per puro sottosviluppismo, avevano bisogno dei libri di un tizio che diceva che se uno lavora 8 ore, ma è pagato solo per 3, il resto se ne va ad altri? Tutto qui?! Ovvio che si debba, di norma, produrre almeno quello che si consumi per  produrre ...inclusi tutti coloro, numerosissimi, che mangiano su chi produca! Si pensi ad un caso limite. Se 1’000 producono da mangiare per 500, va tutto rapidamente a schifìo. Se invece 1’000 producono da mangiare per 10’000, ecco che si possono fare tante cose incluso l’investimento in conoscenze di cui beneficino anche quei 1’000 che qualcuno chiama ‘sfruttati’ [è un linguaggio propagandistico o moralistico, di solito, definire ‘sfruttato’ chi accetti un lavoro – molti lo usano tuttora come linguaggio da bettola o da fb]. I regimi statalisti, così come l’impresa privata, sono sempre esistiti. Anche le sovversioni, che sono solo l’altra faccia del potere. La propaganda di supporto serve solo per l’inutile lavaggio del cervello del pidocchio che, ignorante o genio, non capisce comunque una pippa di queste cose. In realtà, data la dominanza del conformista medio, del pidocchio, non si capisce perché i regimi spendano risorse infinite per convincere chi obbedirebbe comunque. Se  poi si avesse mai a cuore la felicità del conformista, del pidocchio, un narcotico naturale o chimico sarebbe meno costoso e più produttivo dei media propagandistici di massa che, anzi, non sembra poi rendano la gente particolarmente felice o non infelice. Anche il fotti-fotti, cucca-cucca, dei giorni nostri, mode mediaticamente create dal potere, non è che abbiano ridotto, anzi sembrano avere incrementato, la massa dei fuori di testa. Dicono che si sono liberati. In realtà si esalta il non starci con la testa, per cui un po’ tutti cercano di essere di più, di più nell’apparenza. 

Quando Andreotti... Non che lui ne fosse stato l’inventore. I DeGasperi, Fanfani, Moro, Pertini etc non erano differenti. G.Andreotti ne fu solo, lungo, un abile utilizzatore per fini di potere suoi, fino a che, con Capaci, gli venne mostrato che il potere reale compradoro conta più dell’abilità manovriero-burocratico-militare. G.Andreotti faceva gioco di sponda con la CIA, solo fino a che gli inglesi glielo hanno lasciato fare. Quando non lo hanno più lasciato fare, lo hanno fottuto, coi sui CC-NATO, sebbene lui fosse capo del governo ed avesse pure già in corso varie operazioni sovversive come la Grande Purga ‘milanese’ [sì la iniziano i CC di Andreotti su suo ordine, per i giochetti delle presidenziali!], assassinii in Sicilia [gli andreottiani di Sicilia li fa liquidare lo stesso G.Andreotti, sempre per i giochetti delle presidenziali] etc. Appunto, le bombe le sanno mettere e le stragi le sanno sfruttare tutti. I CC che obbedivano a lui, potevano pure obbedire ad altri, magari non sempre gli stessi ufficiali delle cordate sue. E se per caso i CC, o loro frazioni potenti, non obbedivano chessò ad una Mediobanca compradora ed all’Ambasciata Britannica, le bombe le potevano pure mettere costoro, in attesa di ridurre rapidamente alla ragione i militari temporaneamente sul carro perdente. Tale divenne quello andreottiano. Chi tiene i cordoni della cassa, e delle casse, oltre che controllare il CSM, ed è mandatario dell’Impero, sia quello britannico, o quello statunitense, od entrambi, ha sempre il modo di farsi obbedire dalle Polizie Segrete. Sia lo ha chi dia ad esse copertura istituzionale ed impunità. Sebbene i CC-NATO non siano di solito scavalcabili, nel 1992, a Capaci, gli inglesi li scavalcarono usando il Sisde. Un G.Andreotti poteva essere spregiudicato. Gli inglesi lo erano di più, e pur più potenti. La mafia romana si può ritenere più astuta della mafia della Corona [a Roma, qualcuno la chiama la sindrome dell’Ilari, macchietta che poi incontreremo, oppure la sindrome dell’Andreotti, personaggio pubblico notissimo], ma alla fine lo è di più quella della Corona, ed anche più potente. Li avete mai incontrati quelli che vi dicono che gli USA hanno la forza ma Roma l’astuzia? A Roma possono avere solo maldestra furberia, e pure piuttosto ignorante. Gli inglesi pisciano in bocca a Roma, dato che delle loro provinciucole fanno quello che vogliono, e si giocano pure gli USA. È un dato di fatto. Nulla è eterno, ovviamente. Se cambierà ve lo diremo. 

Italiozia è fondata, da quando fu creata su volontà ed iniziativa terroristica britannica, nel 1860-61, sul terrorismo interno giocato come carta di sottomissione delle sue popolazioni da tenere soggette coll’intimidazione di pericoli imminenti ed immanenti, di diffusi nemici interni. Beh, lo fanno anche altri. ...Gli stessi inglesi che si sono inventati l’IRA infine sostituita dal terrorismo ‘islamico’ egualmente invenzione della Corona britannica. Il potere, le Polizie Segrete militari e non militari, creano il terrore e poi fingono di combatterlo, secondo tempi e programmi loro. Sia il terrore che l’anti-terrore servono per tenere terrorizzati e ben sottomessi i sudditi. Nei centri dell’Impero lo fanno per fini di sviluppo e sviluppismo. In Italiozia, per tenerla sottosviluppata, o relativamente sottosviluppata, secondo la volontà ed i programmi del momento o strategici dell’Impero, degli Imperi anglofoni, ed, ora, anche del sotto-Impero tedesco, un’appendice angloamericana e ad essi prostituita, eppure con la velleità di farsi i propri interessi, almeno ai livelli più bassi e quando l’Impero lo permetta. Per ragioni tecniche, il terrorismo è sempre e solo di Stato. I motivi politico-economico-sociologici, per quanto demenziali, sono dell’ordine accennato.  

Il potere, lo Stato, si crea nemici per combatterli. Se li inventa e se li crea. Si inventa e si crea nemici per combatterli perché combattendo nemici ha il consenso terroristico delle proprie popolazioni impaurite e terrorizzate, e così istericizzate che, altrimenti (se non terrorizzate), con la pace interna ed esterna, e magari il benessere materiale, sarebbero felici dunque meno dipendenti o del tutto non dipendenti dallo Stato, dal potere. La illogica ‘logica’ del potere è esattamente questa. Incompetenti e prostituiti accademici delle università inevitabilmente del potere non sanno né possono raccontarlo, ovviamente.
A pensarci bene, tutto ciò non è neppure tanto illogico. Immaginatevi se il fuori di testa medio fosse pure felice. Come prima cosa penserebbe di rimuovere il potere per allargarsi ulteriormente. E tanti, troppi, fuori di testa medi confliggerebbero distruttivamente per farsi ciascuno di essi potere assoluto. L’effimera felicità si ritufferebbe nelle peggiori delle infelicità. Alla fin fine, meglio terrorizzarli per evitare tutto ciò. Intanto, se qualcuno di essi divenisse potere farebbe lo stesso e pure peggio. E qualcuno di loro, pur dopo cruenti e distruttivi scontri, diverrebbe inevitabilmente potere. Perché permettere tali devastanti distruzioni quando esse sono evitabili con delle distruzioni ordinarie e permanenti? Non potendo, e perché si dovrebbe?!, trasformare miliardi di pidocchi in prometei, tanto meglio governarli come pidocchi!

Pazzoide, ma è così. Neppure tanto pazzoide nella logica formale della cosa, per quanto solo dei delinquenti e psicopatici si spingano e si prestino a muoversi su questo terreno. Oppure no, se qualcuno riuscisse a conservarsi puro... ...Ma che importa?! Ha un senso porre e porsi questioni di ‘purezza’?! Esisterebbe una qualche differenza?! Chi ha potere lo vuole mantenere ed estendere senza preoccuparsi dei mezzi. Del resto, chi controlla “la legge” se la usa per la propria impunità, nel momento in cui persegua logiche di potere personale e di cosca, e persegua ciò dalle istituzioni più alte [nella gerarchia del potere statale] ed intoccabili. Il potere è una rete, ma pur sempre con gerarchie. Non sempre piramidali, ma pur con potere nei vari nodi. 

Il mondo reale funziona a questo modo! Inventata una burocrazia, la stessa deve inventarsi i modi per rendersi indispensabile ed espandersi, dunque deve operare contro gli stessi fini per cui è stata creata. Se crei una polizia per la sicurezza delle gente, la stessa deve inventarsi, fabbricarsi, i delinquenti. Se crei un esercito per difesa, lo stesso deve inventarsi le guerre. Se crei uno Stato per delle funzioni collettive, lo stesso deve sprecare e sprecare per mostrarsi sempre più indispensabile. Se tutti vivessero bene e tranquilli, che se ne farebbero sennò di apparati ‘pubblici’? Appena creati li liquiderebbero o li terrebbero proprio al minimo indispensabile e sotto lo stretto controllo della gente li paga, come in piccoli cantoni svizzeri dove tutti controllano i soldi devono sborsare dalle loro tasche. Appena, o per ragioni di interessi di potere, o per ignoranza e povertà dei sottoposti,  o di scala per cui “lo Stato”, “il pubblico”, possano guadagnare una qualche autonomia da chi dovrebbero servire, ecco che tutto si complessifica ed appesantisce a dismisura, a dismisura e del tutto distruttivamente di tutto e di tutti. Ma come già detto, anche una felicità collettiva porterebbe rapidamente all’autodistruzione. A meno che non sparisse il desiderio a prevalere. Siete sicuri potrebbe? Un assoluto stato entropico si ha solo con a morte. Differentemente occorre proprio la competizione, comunque si esprima. E perché la competizione non divenga reciprocamente distruttiva, bisogna che sia governata, controllata. Inutile immaginarsi immaginari giusti mezzi.  

Diciamo ciò per completezza rappresentativa. Anzi, abbiamo detto pure più del dovuto, come sempre succede quando si affermi e si neghi tutto. La realtà è quella che è. Non che ci si possa far nulla. Non abbiamo programmi, illusioni, ‘rimedi’ da offrire, né prediche per scandalizzare, mobilitare o smobilitare il lettore. Non abbiamo programmi anarchici, né programmi anti-anarchici. Le soluzioni offerte sul mercato sono spesso finte soluzioni, per cui ci evitiamo la finta dialettica imbrogliona ed imbonitrice delle alternative.

L’unico limite di questi deteriori processi burocratici e sistemici è l’implosione, la distruzione comune anche se non è che la paghino tutti-tutti, né allo stesso modo, né al 100%. Loro ci mangiano. Poi l’implosione la paga la frazione della popolazione che dà senza adeguati ritorni ma anzi avendone chiaramente solo danni. Certo, vi sono minoranze anche consistenti che mangiano, dunque profittano, sulla predazione burocratica ed altra che devasta sistemi ed esistenze individuali. Magari loro stesse starebbero in gran parte meglio in un regime senza tali patologie eppur si illudono, nel caos deteriore cui contribuiscono, di essere dalla parte sembra guadagnarne. I rapporti di potere dominano tutti gli altri. L’egualitarismo non funziona proprio perché ognuno preferisce magari avere meno ma più, meglio se molto più, dell’altro.

La logica del potere, di avere potere sugli altri, danneggia gran parte degli stessi che partecipano a questo potere sugli altri, eppure sono drogati dal far parte della macchina del potere. Delinquenti e psicopatici non possono fare a meno, avendone l’occasione, di far parte della macchina del potere. Il potere alimenta il loro naturale delinquere e le loro tare psichiche ed, al contempo, li far sentire normali, nel giusto. È del resto il potere che stabilisce quello sia giusto e quello non lo sia. ...Per chi se la beva, ovviamente. Ma anche il non avere potere non è che sia l’alternativa o la cura di tutto ciò. Anche chi si ritiri in un eremo lo fa per primeggiare in qualche cosa.

Il conformista, quello che voglia sentirsi in ordine col potere, accettato da esso, che con esso trova un’identità, è appunto il ‘normale’ delinquente e pazzoide. Invocando forze superiori si assolve da ciò da cui in realtà nessuno, né nulla, può assolverlo. Il conformismo è, in sé, delinquere e pazzia. Nella macchina del potere, esso si esalta come conformismo per sé, come criminalità e pazzia operanti e diffuse, imposte a coloro il potere abusa, senza che per questo il conformista, delinquente e pazzo, cessi di essere pidocchio senza poter divenire protagonista dato che il potere non concedere vera indipendenza dalla propria ragnatela neppure a quelli che sembrino collocarsi ai suoi livelli più alti. Chi sembri governare è governato. Chi governa e comanda davvero? Non è affatto detto esista.   

Per esempio, il giochetto corrente in Italiozia, sia nel Regno che nella Repubblichetta entrambi compradori, è stato sempre di fottere tutti ma creando, in ogni microgruppo sociale, l’illusione di essere fottuto meno ed anzi, forse, di guadagnarci, almeno di tanto in tanto. In questa guerra tra microgruppi, alla fine tutti perdevano e perdono, ma lo Stato su di essi proliferava e prolifera. Prolifera e domina perché ogni microgruppo è ciclicamente illuso, e si illude, di primeggiare relativamente agli altri ciclicamente trattatati peggio, ma anche meglio, occasionalmente, essendo il processo circolare. Tutti sono felici di essere fottuti purché di tanto in tanto lo siano meno degli altri. Immaginatevi! La forza del potere è sempre la stupidità e la miseria dei sottoposti! Anche i cattivi sentimenti. Infatti questo è un meccanismo di invidia: mi faccio fottere, ma sono felice se gli altri lo sono più di me. I soprapposti non sono differenti... 

Non che vi sia soluzione a tutto ciò. Se il sottoposto cessa di essere sottoposto si trasforma in oppressore. Quando si creano finzioni per cui tutti cessano, ma solo nella propaganda di regime, di essere sottoposti, è perché si sono create nuove gerarchie, gerarchie che si negano ma non per questo sono meno reali e meno oppressive. Non esistono vie d’uscita. Nello Stato vi sono sempre meccanismi di oppressione. Quando si finga che lo Stato cessi, i meccanismi di dominio e di soggezione continuano ad operare anche se con altri nomi e mistificazioni. Nulla cambia mai, né può cambiare, da questo punto di vista. Il mercato delle [finte] soluzioni frutta carriere, e soldi ed onori in quantità. Infatti sono solo imbrogli.

Quando Andreotti [non che sia lui l’iniziatore delle patologie e dei terrorismi di Stato italici che datano da sempre], ed altri come lui, con gli idioti della DC e del PCI (di Berlinguer ed altri) al seguito, lanciò il terrorismo di massa che usava sia per liquidare, od almeno tentarci, i suoi nemici nella DC ed altrove, che per creare una tipica isteria di massa orwelliana, per cui usava i compagnuzzi ed i fasci per organizzare e gestire terrorismo [sotto la direzione delle Polizie Segrete CC-NATO], mentre usava lo stesso terrorismo da lui e dai sui Carabinieri creato per lobotomizzare ulteriormente la gente, oltre che per assassinii mirati, ecco che il mondo italiotico si era diviso tra gli isterici di massa contro e gli idioti, non moltissimi, a favore del ‘nemico’ fabbricato dai terrorismi di Stato. Conformisti contro e qualche non meno conformista a favore. Non che facesse differenza. Era il gioco che era truccato. La conoscete quella massima secondo cui i nemici dei mie nemici sarebbero miei amici? Sono logiche paranoiche, oltre che del tutto illogiche. Non abbiate nemici, almeno per quello dipenda da voi. Se poi avete la fortuna che qualcuno o molti vi considerino nemico, non aggiunte pure la sfortuna di avere degli ‘amici’ da usare contro coloro vi considerano nemico. Lasciate perdere. Lasciate che se la vedano tra loro. Tiratevene fuori, per quel potete. 

In realtà, chi apparteneva a gruppi terroristici restava in genere coperto, per cui in pubblico si dichiarava in genere contro, almeno se si trovava in ambiente avverso. Parlavano con l’azione e la propaganda, si dicevano, mentre, proprio per poter agire, i singoli si negavano come terroristi. Si sentivano dei grandi agenti segreti da romanzetto (tali erano montati dai reclutatori e dai media), o dei grandi ‘rivoluzionari’ di professione da filmetti con Volonté. I terrorismi di Stato vengono costruiti, con gli insozzi del cervello mediatici (stampa, letteratura, TV, cinema, scuola, propagande di partito ed altre, etc.), nell’immaginazione della gente prima ancora che nella realtà materiale con reclutatori, armi, soldi e strutture, schedature e pedinamenti para-polizieschi, azioni. Nonostante la simulazione della segretezza e delle tecniche di clandestinità, i militanti terroristi erano egualmente conosciuti sia nei loro giri che dalle Polizie Segrete. È una regola di qualunque criminalità organizzata: se non sei noto, e se non lo sei pure allo Stato, non sei nessuno, non esisti. La clandestinità è sempre una sceneggiata, un gioco, che comunque, in senso stretto, riguarda solo taluni livelli più immediatamente operativi. Pure lì era tutt’altro che assoluta. Magari una Polizia Segreta, specificatamente quella dei Carabinieri-NATO, conosceva perfino le abitazioni dei clandestini, mentre le polizie normali ne venivano tenute alla larga fino a che non fosse venuto, se veniva, il momento il potere voleva che l’uno o l’altro fossero arrestati o pure assassinati.

Ciò (ormai è storia, anche se alle masse arrivano solo notiziole frammentate e dunque non notate) si verificò fin dai primi passi delle formazioni terroriste, tutte debitamente infiltrate od addirittura con fondatori che erano od agenti diretti o variamente eterodiretti. Ciò non intende sminuire nessuno. V’erano di certo persone integre, poche, e che magari si sono preservate tali anche nelle dissociazioni di massa funzionalizzate al chiudere una fase che il potere aveva comunque chiuso, ed al farsi scarcerare, pur, molti, solo dopo decenni. Il terrorista, come il militante non terrorista, non è poi diverso dalla massa di tutti gli altri. Pidocchi, banderuole, così come rari individui con una certa integrità personale vi erano in quell’ambiente così come, assumiamo nelle stesse proporzioni, in qualunque altro ambiente. Non si vuole qui sminuire, ma neppure mitizzare, nessuno. Che quelle formazioni fossero e siano permeabili, permeabilissime, al potere, e stesse sue creazioni, è nella logica delle cose. Una struttura terroristica è una organizzazione complessa, con una struttura direttiva, una logistica e delle coperture ben più vaste di quel possa sembrare a prima vista. Il potere le crea e poi le controlla da vicino, vicinissimo, dallo stesso interno. Può esserci il dirigente, come il militante, integro, a fianco al pazzo ed all’idiota. Ma lo stesso dirigente e militante integro sono all’interno di una macchina in cui il potere interviene a differenti livelli ed in differenti momenti. L’integro è integro in sé. La macchina di cui fa parte e da cui dipende non lo è, ed è facilmente controllabile e realmente controllata dal potere, dallo Stato, che la ha creata in vari modi, modi che di certo non si vedono anche perché non si ha interesse a far vedere.  

Roby, che doveva solo dissimulare le sue innocue e del tutto private attività cultural-spirituali, semplicemente si disse che tra due isterie, in realtà la stessa con due facce differenti montate ed usate entrambe dal potere, non se ne sceglie nessuna. ...Un imperativo etico... Che era una cosa differente dal né con questi né con quelli.

In realtà, il né con questi né con quelli aveva, più che altro avrebbe potuto avere, una dignità teorica ...fosse stato capito per ciò realmente era. Credo lo coniò LC. Se lo coniarono altri, comunque, verosimilmente, di area obiettivamente prossima, pazienza... Significava che quando ti imponevano di schierarti tra due aberrazioni, le rifiutavi entrambe, anzi, meglio, rifiutavi il falso dualismo. Il né con questi né con quelli era stato in realtà interpretato all’italiota, per cui l’area per cui era stato coniato lo interpretò come una furbata difensiva, un tatticismo dissimulatorio. L’area di LC, per cui era stato coniato, o usato, da suoi capi, lo interpretò come: “Ci sentiamo vicini a chi si ribella con le armi ma non possiamo dirlo per cui rifiutiamo di stare con lo Stato e, come pura, copertura, diciamo che non stiamo neppure con chi si ribella con le armi.” Appunto.

La filosofia non è per ignoranti e furbastri. Inoltre era tutto falso nei presupposti. Non v’era nessuna ribellione, né armata né disarmata, bensì solo allocchi usati dai potere e dai poteri per lori fini o da questi supposti tali. Chi lo coniò aveva forse senso storico, o almeno dell’opportunità, e si disse che finiva male e non andavano da nessuna parte, per cui non era quello il modo di essere contro. In realtà non vi sono modi di essere contro, ma è stata creata la convinzione vi siano, così come sono state create le sottoculture dell’essere a favore, della ruffianeria e del servilismo.

Siccome né di qua né di là è troppo difficile quando sei in area almeno discorsivamente prossima ad una parte, lo slogan, la linea, fu interpretata come detto, come una furbata. Sennò, i grandi capi che le Polizie Segrete le conoscevano direttamente, per essere stati di tanto in tanto contattati, coltivati, per sentirsi chiedere porcate credo rifiutarono, avrebbero dovuto fare un lavoro pedagogico e spiegare al popolino coglione come le Polizie Segrete lavorino, e come mettano su gruppi e pure terrorismi. ...Non lo avrebbero loro permesso, di spiegare tali cose...  Avrebbero dovuto egualmente provarci, se fosse stata una cosa seria. Oppure no, visto che i grandi  capi erano parte e, al loro livello, primi attori del gioco truccato di regime, come avviene del resto in tutti i regimi, cioè in tutti gli Stati. 

È appunto il limite, il meccanismo truccato, intrinseco, di qualunque organizzazione. Il leader massimo è magari un genio. Non che questa sia una condizione necessaria per essere leader. A volte il leader è un minchione e vi sono dei geni tra i gregari. Assumiamo egualmente che in un certo gruppo il leader sia un genio. Il genio deve poggiare inevitabilmente sui minchioni, e pure variamente corrotti. Beh, avrai avuto qualche motivo, od anche solo qualche pura illusione, all’inizio puoi pure essere stato onesto per quando questa non sua una precondizione necessaria, se ti sei fatto, o fatto fare, capo di una certa organizzazione e pure con seguito di massa. Ti accorgi poi, ad un certo punto, che il gioco è truccato. Rifiuti di fare il leader del “Sentiero Luminoso” italico [ed i CC-NATO, che avrebbero voluto LC divenisse tale, poi te la faranno pure pagare di non esserti prestato a ciò – sì, alludiamo a quello ed a quelli fottuti con la montatura-Calabresi, Calabresi il già commissario poi liquidato dalle Polizie Segrete CC con cui stava interferendo]. Oppure non te ne accorgi. Ma egualmente te ne vuoi tirare fuori. Non te la senti di fare valigia ed andartene, di lasciare la parte degli adepti che non se ne è ancora andata. Ed ecco che tiri fuori quel non nuovo né aderire, né sabotare. Ora è un né di qua né di là, che poi era né con lo Stato, né col terrorismo [per precisione, loro dicevano, pudicamente, ma imprecisamente, le BR]. Tu, leader massimo, oltre che fine letterato, per cui ben pesi le parole e le loro combinazioni, hai magari capito tutto per cui vuoi dire che il gioco è truccato e che ti tiri fuori dalla finta contrapposizione tra pro ed anti, finzione che pur non ti senti di denunciare anche perché chissà che succederebbe, e ti succederebbe, se mai la denunciassi apertamente. Del resto, comunque tu leader prigioniero di questo non poterla dire tutta, gli adepti, non fini letterati, e neppure con vere conoscenze dei meccanismi del potere, metabolizzano lo slogan a seconda di come il loro istinto si combini coi messaggi gli insozzi del cervello mediatici fanno loro arrivare. I “compagni che sbagliano” sono presentati come i ribelli. Ecco che tu che ti ribelli, o così credi e ti viene fatto credere, ti senti istintivamente, pur con lo slogan-direttiva di neutralità, di solidarizzare con altri presentati dai media come ribelli pur, in apparenza, più radicali, almeno come mezzi usati e secondo la scala radicalità=violenza, di te. Risottolineiamo che, dopo che erano state sprecate tonnellate di carta ed altro per i miti fascisti, ben diffusi pur nel dopoguerra, e per quelli ‘partigiani’ per la balla della “Repubblica nata dalla resistenza”, se ne aggiunsero altre tonnellate ed altro per diffondere i miti guerriglieri. L’editoria è un’attività in perdita, se lasciata al mercato, per cui i profitti li si creano con meccanismi sotto controllo statale e del potere. Idem tutti gli altri settori ideologici, quelli deputati agli insozzi delle chiorbe vuote. 

Non vogliamo dire che il concetto, o slogan, o direttiva, fosse ‘giusto’ ma capito male. Non ci interessa discutere di correttezze o meno, dato che poi andrebbe tutto contestualizzato e, quando si contestualizza, non esistono correttezze ed errori. Inoltre, alla fin fine, i concetti, e gli slogan od altri codici espressivi li pubblicizzano, sono come sono capiti e vissuti. Quello era capito e vissuto a quel modo.

Inutile indagare o filosofeggiare se chi l’avesse coniato lo avesse coniato ‘giusto’, ma poi... Sofri, che qualche pratica di Polizie Segrete l’aveva avuta perché è pubblico Federico Umberto D’Amato avesse tentato di reclutarlo ma lui avesse rifiutato, ed aveva pure rifiutato, ma questo non non lo dicono, di traghettare LC al terrorismo di massa dei CC andreottiani ed infatti gliela avevano fatta pagare colla montatura-Calabresi (ammazzato dalle Polizie Segrete CC-NATO e dai loro fasci, su cui il commissario stava privatamente indagando scoprendo le connessioni DC-governo-CC-fasci-stragismo di Stato), s’era poi inventato la LC “delle femministe”. Non che il concetto in sé volesse dire nulla. Tuttavia il messaggio era: “Quelli fanno la guerra che intanto è contro di voi. Non che si possa far nulla per farla finire visto che chi se la crea se la liquiderà secondo suoi tempi e suoi piani. Voi tiratevene fuori pensando alla figa e solo alla figa.” Dal populismo gasparazziano allo “scopate che è meglio”. Anche questa era una finezza letteraria del colto Sofri che i suoi seguaci non potevano capire. Mentre tutto si esauriva soppiantato dal terrorismo, e poi lo stesso terrorismo fu fatto esaurire dai CC-NATO lo avevano creato, lui cercò di vivere altre vite nella letteratura, nel folklore, nel giornalismo cultural-populistico all’estero. Quando le Polizie Segrete CC ti mettono nel mirino dello State/government-organized stalking-mobbing per infognarti, e lì pure di brutto, non è che sia facile sottrarsi. “Non vuoi fare il terrorista, anzi non vuoi fare il capo di un autentico terrorismo di massa quale sarebbe stato LC passata alla lotta armata, e tenti pure di andarci in culo prima con la storia della neutralità e poi dicendo di pensare a chiavare e solo a chiavare?! E noi CC, allora, ti accolliamo un assassinio nostro, così chiudiamo pure un caso aperto, quello del commissario, che del resto voi avevate pubblicamente sputtanato! Visto che sarebbe pure prescritto, se ti dichiari colpevole la fai franca come galera pur uscendone sputtanato. Se ti dichiari innocente sei sputtanato egualmente e ti fai pure la galera. A te la scelta. Sei comunque fottuto.” E l’Adriano ed alcuni già prossimi si trovarono fottuti.

Irrilevante che Sofri magari scriva, quando continua fare il politicante, molte scemenze o che, eventualmente, ad altri, appaiano intelligentissime ed elevatissime e può pure essere lo siano, ...per loro. Non è questo il punto. In Italiozia (ma il popolino coglione e gli intellettuali, od auto-pretendentisi tali, non meno coglioni, sono lo stesso e gli stessi dappertutto), tutti ragionano in modo mafioso, o tribal-ottuso che è lo stesso: “È dei nostri e proprio dei nostrissimi, lo difendiamo qualunque cosa faccia e gli facciano.” oppure “Non è dei nostri, che cazzo ce frega se l’hanno infognato. Anzi, godiamo che lo sia stato, perché ci stava sul cazzo. Non ci frega nulla se era innocente e glielo hanno messo in qual posto. Godiamo che lui, che ci stava sul cazzo, se lo sia preso in quel posto.” Il compagnuzzo non è che ‘pensi’ e percepisca in modo differente dal cliente suddico e non-suddico. La piccola ‘logica’ di cosca e di convenienza personale prevale su ogni cosa. 

Sono ragionamenti dementi e da dementi. Eppure tali sono i pidocchi reali. Inutile negarselo oppure farsene un cruccio. Parlano di grandi principi, di ordini futuri, di solidarietà, di collettività. Alla fine seguono chi dia loro uno stipendio, un posto, una posizione, un qualche paradigma magari non del tutto, o neppure un po’, loro ma che si fanno calzare con mille auto-giustificazioni, e la possibilità di esprimesi purché esprimano quel il regime voglia da loro ed ad esso funzionale. Il fascio si dice che per fare che cacchio voglia debba avere qualcuno gli copra le spalle, cioè lo Stato, il potere. Il compagnuzzo, che non è antropologicamente differente dal fascio, si dice che in fondo ci si deve adattare al possibile, fare gli ‘antagonisti’ che è loro concesso di fare, cioè quello Stato e potere concedono loro di fare e funzionale a loro Stato e potere. Quale la differenza? Solo livelli individuali di auto-giustificazione e d’auto-mistificazione. Alla fine non è l’ideologia o pseudo-ideologia originaria che fa la differenza. Non esiste differenza, se esiste, se non a livello psicologico-esistenziale individuale. Che differenza? Nessuna differenza, a parte gli slogan ci si fanno rimbombare nei crani vuoti. Pidocchi e pidocchi, dove neppure esistono pupari, ma solo differenze di reddito. Pidocchi che hanno di più e pidocchi che hanno livelli di sussistenza o intermedi. 

In realtà, “la ribellione” era una grande manipolazione. Già il ’60 ed il ’68 erano state delle fabbricazioni. L’operazione è molto semplice, se uno appena inserisca il cervello per comprenderla. È la teoria dello sfogo. Se crei un sovraccumulo, poi lo fai sfogare dove vuoi, perché da qualche parte deve pure fuoriuscire. Chi detiene il potere reale ha tutti gli strumenti per creare sovraccumuli, dirigere gli inevitabili sfoghi ed orientarli per i propri tornaconti di potere. O si canalizzano le energie in sviluppo o le si canalizzano per sprofondare meglio nel sottosviluppo voluto dal potere e dai poteri.

I cosiddetti movimenti di massa sono sempre fabbricati. Sono delle mode. Le mode sono create. Una Polizia Segreta con adeguato potere monta operazioni culturali, flussi di finanziamenti, coperture di potere. Non che operi direttamente. Opera direttamente solo a livello di attivazione di attori primari debbano essere attivati. Non che l’agente speciale, o l'ufficio, incaricato ci capisca nulla. La fonte istituzionale, di potere dice che e chi attivare. Non si pensi che siano operazioni complicate. Basta sono cambiare qualche variabile. Poi tutto si produce da solo.

Coi media si creano flussi di informazione-disinformazione. Contattando imprenditori cui si danno coperture, e che si possono rovinare se non cooperano, si creano flussi di finanziamenti. Apparati dello Stato danno copertura, finché fa loro comodo, ad organizzazioni, movimenti, partiti. Sono scelte di potere. Non nasce nulla dal caso. Quando poi ci sono centomila od un milione di persone in piazza, pacifiche o meno, disarmate o con le armi, è perché c è stato un lavoro prima, un lavoro di potere e di Polizie Segrete agli ordini istituzionali. Forme di repressione sono tecniche di controllo ma anche modi di creare radicalizzazioni si vogliano creare. 

Lo Stato sviluppista [Developmental State] usa il sovraccumulo emozionale, da esso stesso creato, per il proprio sviluppo interno ed imperialismo estero. Imprenditori e guerrieri che sono separati solo come funzioni. La mentalità imprenditoriale diffusa si esprime in vari campi e nessun campo è incompatibile relativamente agli altri. Ecco perché l’Inghilterra resta impermeabile a sovversioni interne ed esterne. Il potere non si fotte da solo. Già, la Germania, creazione inglese, segue logiche differenti fino a che, divenuta pericolosa per chi la ha creata, gli inglesi ne iniziano la devastazione. Cosa del tutto visibile con la sconfitta bellica del 1918. Questo non viene raccontato alle vaste masse cui vengono date a bere forze diaboliche magicamente uscite dal nulla, o su cui si danno spiegazioni fasulle. No, è tutto creato, e su volere dell’Impero che, ovviamente, trova sempre interessati collaborazionisti locali. 

Invece, lo Stato sottosviluppista si crea e si fa creare sovraccumuli emozionali di massa che poi canalizza, o altri canalizzano, verso contestazioni che lo indeboliscono ancora di più, e verso la corruzione individuale e sociale generalizzata che lo conduce alla disgregazione progressiva. L’Italiozia sottosviluppista esce dal monarco-fascismo (la finta soluzione alla finta sovversione rossa o rossiccia, a sua volta creata contro i reduci nazionalisti fregati dalla guerra inutile e dalla pace in perdita) col nuovo fascismo ‘repubblicano’ dei partitoni compradori, compradori dei vari vincitori che poi sono i due Imperi anglofoni ed annessi, annessi sovietici o meno. Il vero Impero è quello Britannico, di cui gli USA sono braccio armato, armato-finanziario, e tutti gli altri sono appendici. La Germania esce [ma è sempre la stessa!] dal nazismo con la rinnovata corsa imperiale, o tale sembra, il MEC, la CEE e la UE, velleità imperiale pur del tutto subordinata all’Impero anglofono, possibile solo giocando tatticamente sulla differenza di interessi tra l’Impero Britannico e quello Statunitense, od essendo dai due Imperi giocata. Idem il Giappone. Gli apparati dell’Insicurezza e i Disservizi di Deficience tedeschi, come del resto quelli giapponesi, sono del tutto subordinati a quelli angloamericani, e contro di essi non possono proprio nulla, a parte farsi abusare costantemente.

La storia ha permanenze che sfuggono alle contingenze, ai decenni. Anche le genesi sviluppiste o sottosviluppiste non è che vengano invertite da contingenze storiche, da successi od insuccessi contingenti. Le sconfitte belliche, che durino da un secolo o solo da una settantina di anni, non sono solo contingenze ma derivano da una cronica inferiorità organizzativa, sia tedesca che giapponese, all’organizzazione angloamericana. La politica politicantica, quella che fanno vedere ed a cui obbligano la gente ad appassionarsi, è solo cosmesi, copertura di altro deve restare celato.

Sì, è tutto manipolato, anche le correnti culturali, come di tanto in tanto viene fuori. Del resto, attengono la sfera della rappresentazione, dunque del potere, di chi ha i soldi per finanziare la sfera della rappresentazione per interessi suoi. Normale che vi sia chi le sfrutti e chi ne sia sfruttato, ...da queste manipolazioni di potere per i motivi più differenti. Chi studi le scienze, a cominciare da quelle esatte, lo vede o l’intuisce ben presto come la realtà sia in gran parte deterministica. Anche le auto-organizzazioni caotiche hanno basi deterministiche. La stessa immanenza del caso, dove esso importi, orienta percorsi sostanzialmente deterministici. Il problema è più di rappresentazione che d’altro. La realtà è deterministica e fors’anche reversibile. Tra l’altro, i sensi ci fanno vedere spicchi talmente limitati di realtà che solo possiamo immaginare ve ne siano altre, parallele, ma non visibili. E qui ci interrompiamo perché il campo sarebbe troppo vasto ed anche dubbio, dubbio lo si possa afferrare, e che sia di qualche utilità afferrare queste cose al di fuori della portata degli umani reali e di cui, purtuttavia, se ne hanno, di tanto in tanto, o di frequente per chi sia più acuto, segni vari. 

In Italiozia, il blocco e disintegrazione del miracolo economico degli anni 50 e primi anni 60 viene imposto da Londra che, isterica, vede il proprio staterello mediterraneo, pur sconfitto in guerra, svilupparsi a ritmi sostenuti. Il para-sviluppismo ‘fascista’ che continua, che sopravvive alla sconfitta bellica. Gli inglesi, complici i propri leccaculo d’Italiozia, affondano la DC come partito centralizzato, impongono la non liquidazione del PCI (del resto creazione angloamericana alla Conferenza di Teheran, sennò sarebbe restato a livello dell’1% o meno) ed anzi il suo riaccesso nel governo formale tramite un PSI già para-sovietico (anche quando cambia campo, dal KGB alla CIA, le ideologie confuse e sottosviluppiste continuano a permearlo, ed anzi contagiano inevitabilmente ed ulteriormente i governi di cui fa parte). Con la Mediobanca di Cuccia[-Jung] (il chekista mafioso-compradoro angloamericano per governare le oligarchie compradore d’Italiozia), continuano ad alimentare il letale sistema burocratico-oligarchico predatorio di fatto di para-Stato ed anzi con ulteriore contrazione dei già bassi livelli di concorrenza. La devastazione ulteriore di una macchina statale già versione debole e corrotta del burocratismo francese è una conseguenza di questi processi.

Scassate economia e Stato, compressa la già scarsa mobilità sociale, ecco che inevitabilmente si creano forti tensioni sia a livello di lavoratori presenti che di lavoratori futuri, gli studenti. Se negli anni ‘50 viene fatta crescere ad arte una letteratura parafascista-mussoliniana, oltre alla parallela retorica resistenzialista di area PCI, cogli anni ’60 viene ad essa affiancata una continua crescita di letterature sinistre anche estreme. Le case editrici non vivono nel vuoto e dipendono da finanziamenti sia bancari che di centri industriali. Immaginare che i governi reali siano estranei alle scelte cultural-editoriali è come immaginare che tutto succeda per caso quando è semmai vero il contrario. Il ‘cattolicissimo’ Andreotti è non stranamente estremamente liberale quando fa il censore cinematografico, di un cinema spartito tra DC e PCI. “La DC”, cioè il regime anglo-sovietico, ‘dà’ gran parte della ‘cultura’ al PCI. Lo avevano deciso gli inglesi coi sovietici a Teheran, a fine 1943, quando si fanno prestare Togliatti non per il piccolo cabotaggio ma per costruire un vero contropotere di ricatto alla DC-Vaticano di cui non si fidano. Deciso già col 1940, quando gli inglesi lasciano volentieri i Savoia coi tedeschi, di affondare la monarchia di cui non si sono mai molto fidati dato che la trovano sempre a pendere dal lato germanico, la Corona Britannica deve creare delle reti di influenza e dominio che permettano un più stretto controllo dell’Ambasciata Britannica a Roma sul governo reale di Italiozia. Se costruisci un contropotere non è che dai ad esso il Ministero delle Poste. Quello se lo poteva tenere la DC per raccattare voti clientelari del basso popolino. Se costruisci un vero contropotere lo devi radicare nei centri culturali e nelle aristocrazie operaie (di fatto, i leccaculo e collaborazionisti del padrone, chiunque esso sia ed a qualunque livello, circostanza ovviamente da tacersi assolutamente e da mistificare con la propaganda culturale, cioè con l’insozzo delle chiorbe vuote), e come diretto interlocutore e cooperante di Mediobanca e Confindustrie-e-simili. Ecco la macro-operazione gli inglesi fanno col PCI di Togliatti. Inondano i cinema, e poi la TV, di filmetti su immaginarie resistenze, si inventano miti partigiani, impongono le visioni inglesi della storia, fingono lotte operaie quando sono solo giochetti delle Confindustrie per avere più soldi da Roma mentre Italiozia, dopo la fiammata post-bellica, viene obbligata alla progressiva distruzione della propria struttura produttiva, sfasciano il bilancio pubblico, tutto il settore pubblico diviene sempre più corrotto mentre fingono riforme in rapida successione e misure sociali, creano agitazioni e movimenti di massa per imporre a tutti i livelli la logica sfascista delle emergenze che usano per giustificare l’arbitrio assoluto sempre ed a tutti i livelli. Per continuare a fottere Italiozia necessitano del PCI, non solo della anglo-vaticana DC di cui non si fidano, o dei loro “partiti laici”. Anzi, proprio i loro “partiti laici” sono i meno funzionali alla demolizione di Italiozia per cui vengono retrocessi a pura coreografia. Per questo, per sfondare Italiozia, necessitano di “cattolici” e “comunisti” come partiti di massa, e relativi sindacati ed associazioni. Dunque gli occupanti angloamericani li creano come tali,come partiti di massa, dando loro immobili e fondi del già PNF, e posizioni di governo centrale e locale che permettano agli stessi di creasi solide clientele di massa. Qualche cretino, od interessato, racconta dei partiti che sottopongono il proprio programma “alla cittadinanza”. Vi sono solo pidocchi politici che distribuiscono posti e favori ad altri pidocchi, e pidocchi che li votano perché vedono in loro il potere, perché questi partiti sono il potere, potere che deriva dai padroni esterni ed interni di Italiozia, gli angloamericani e la loro Mediobanca coi suoi finanzieri ed industriali. Andreotti viene usato dagli inglesi, che pur lo detestano, per minare il controllo vaticano sulla DC. La DC passa sotto il controllo delle corrotte burocrazie pubbliche che estendono le loro mani anche sul Vaticano, tramite Andreotti. Emblematico il caso Moro, anche a questo proposito, dove è Andreotti che, forte del potere carabiniero-Gladio-NATO, dà lui gli ordini al Papa. Infine, gli inglesi appoggiano Cuccia[-Jung], loro agente diretto, che propone loro di liquidare la stessa DC. Il PCI, no. Il PCI è un fantoccio inglese sempre utilissimo, utilissimo per nuovi livelli di sfascio quando la stessa DC viene liquidata, sebbene l’operazione riesca solo in parte dato che Andreotti, pur spodestato, con una straordinaria operazione di Polizia Segreta CC si inventa Berlusconi, il Berlusconi che mette faccia e voti mentre Gianni Letta viene posto alla testa del blocco andreottiano che continua a vivere, pur ora in acque avverse. Andreotti usa le strutture già Gladio (sia per l’arresto di Riina, protetto dal Quirinale-inglesi, che per il terrorismo del 1993), come già fece quando ordinò l’assassinio di Moro, per cui scattano le coperture NATO ed il segreto di Stato. Quando CC di Andreotti verranno colpiti e rimossi lo saranno per altre cose, essendo legalmente irresponsabili per crimini commessi con la copertura del segreto di Stato e del segreto di Stato sul segreto di Stato per cui neppure se ne può accennare, nell’Italiozia compradora, dei loro crimini. Lo stesso vale, ovviamente, per i crimini del blocco Quirinale-Mediobanca al servizio inglese. C’è da dire, o da ripetere, che il finto governo e la finta opposizione di G.Letta-Berlusconi fanno comodo pure agli inglesi che devono sempre creare forze di ricatto per non rischiare di perdere il controllo dei loro agenti diretti. Differentemente, avrebbero arrestato Berlusconi subito, già nel 1992 o 1993, quando non occorreva neppure un indizio per arrestare e rovinare politici ed altri. Qualunque terrorismo di Stato in Italiozia è coperto dal segreto di Stato e da quello NATO. Andreotti ed i suoi, che si coprono dietro ad operazioni della già-Gladio, si tutelano dietro la NATO da eventuali rappresaglie dirette del partito del Quirinale-Mediobanca-inglesi che dunque può colpire taluni di loro ma per altre cose, non per i crimini commessi sotto copertura. Certo è Andreotti che, in apparenza, smaschera Gladio, ma solo quella da operetta, NON gli uffici terrorismi e mafie dei CC. Lo fa perché la volevano usare gli inglesi contro di lui e perché ormai esisteva di peggio, a livello NATO, e da lui usabile. La NATO, che pur, con tipica logica burocratica, non osa pensionare una Gladio che non serve più a nulla, aveva già creato, per il terrorismo di Stato e le sue molteplici operazioni sporche, nuovi dipartimenti centrali, con branche locali. Con la doppia denuncia di Andreotti, che sbugiarda pure le prime asserzioni inglesi che ormai Gladio non opererebbe più, i nuovi dipartimenti terrorismo&mafie della NATO prendono in carico gli armamenti già Gladio mentre ne pensionano le milizie parallele di vecchi informatori e provocatori che sono in pratica già state sostituite con un modello flessibile, di massa, del resto già in uso da sempre per operazioni di Polizia Segreta, per cui gli ufficiali di Polizia Segreta della nuova struttura, che noi chiameremo Ax, reclutano sul momento ed usano coloro di cui necessitano senza creare milizie permanenti ed ufficiali. Alla logica dello stay behind viene sostituita quella dello stay within. Lo schema terrorista di Gladio viene massificato e permanentizzato con Ax.

Gli Imperi e gli Stati dispongono di massicci apparati di disinformazione e di lobotomizzazione. Le mode sono da essi accuratamente create con operazioni di breve, medio e lungo periodo. Sono operazioni sia locali, sia avviate dagli stessi Imperi per loro ragioni di dominio. Culture sottosviluppiste sono diligentemente alimentate sia dai centri dell’Impero che dalle loro agenzie compradore indigene. È quello succede in Italiozia.

Ad esempio, quadri DC-CISL che, negli anni 60 e 70, blaterano di partiti rivoluzionari e rivoluzioni stanno solo seguendo le istruzioni delle riunioni CIA per sindacalisti sulle tecniche per contrastare “il comunismo”, alias l’URSS ed il suo partito ufficiale. “Visto anche certi orientamenti della Chiesa, non ci sarà difficile urlare alla rivoluzione per andare allo scasso del PCI, pur con linea di netta avversione all’URSS e di amicizia occidentale...”: ...ecco quel vien detto. Sono le istruzioni della CIA e dei Carabinieri Stragisto-Terroristi, nelle loro riunioni coi quadri della DC. Non che vogliano scassare il PCI,che è una creazione angloamericana. Vi hanno perfino infilato dentro il figlio naturale dell’ultimo Re d’Italia, G.Napolitano di Savoia, che tutti sanno essere tale [e che, come tale, dovrebbe essere in esilio] ma nessuno osa dirlo perché chi mai lo dicesse farebbe subito una bruttissima fine. Stanno solo scassando Italiozia. Sono giochetti. Per istericizzare le masse dei sempre creare nemici. Idem per  istericizzare le tue milizie come quelle altrui ...che sono egualmente tue anche se in modo differente invisibile. Ai DC e fasci vendi il “pericolo comunista”, ai ‘comunisti’ vendi il pericolo ‘fascista’, etc etc., ed il giochetto è fatto. Poi si sono inventati il “pericolo Berlusconi”. Ora il “terrorismo islamico”. Sono solo tecniche di marketing, e tragiche pagliacciate per pidocchi idioti.

Ai quadri DC-CISL, ed altri, di livello più elevato, cioè più psicotico-delinquenziali, ed anche più pagati, per cui il loro conformismo ed omertà sono più sicuri, sia la CIA che i Carabinieri Stragisto-Terroristi dicono decisamente di più. Non che raccontino tutta la storia, che poi neppure loro, soldataglia ignorante, sanno né intuiscono.
“Il rivoluzionarismo verbale ci permette di competere col PCI e pure con l’estrema sinistra, pure quella armata. Di più... ...Ci permette, all’occorrenza, di infiltrarci nei gruppi estremisti ed armati, senza destare sospetti... ...Ovviamente sono cose delicate per cui dovete eseguire gli ordini in modo militare e con disciplina militare. Voi riferite e noi vi diciamo. Non è che vi infiltriate di testa vostra e, se poi fate dei pasticci, pensiate che noi vi si possa tirare fuori. Invece, se vi infiltrate, o meno, ed in vario grado, se operate secondo nostri precisi ordini, certo che avete poi copertura totale, sempre che eseguiate ordini e non vi lanciate in iniziative avventate. I giudici li controlliamo noi, sempre che si agisca con copertura istituzionale. Beh, lo sapete che, in tutto, ci sono delle catene di comando...”
Ci sono pecorai divenuti dirigenti in burocrazie pubbliche con stipendi da 500’000 euro l’anno. Indovinate chi li ha spinti e perché? ...Si sono prestati, a volte anche solo in modo marginale, per cose del tipo indicato sopra. ...Oh, anche stragisti neri e rossi fatti espatriate, ottenere rifugi e residenze permanenti, ed arricchire all’estero. No, il caso non c’entra nulla!

La DC, e non solo [pure il PCI, anche se lì i contatti diretti con CIA e SIS li avevano un paio, o quattro, ai vertici], aveva uffici, piccoli e segretissimi, una rete apparentemente informale, che si occupava di attività stragisto-terroriste. Ai loro circoli ristretti, loro dicevano qualcosa di più sulla logica politica, del tutto perversa, del terrorismo di Stato.
“Il sindacalismo estremo ci permette di tenere sotto ricatto l’industria privata che ci ha sempre snobbato e solo in apparenza ci sostiene. Più ha bisogno, più noi, Stato, abbiamo autonomia politica. Quando ai gruppi estremisti ed armati, che ci permettono di tenere sotto ricatto lo stesso PCI, in fondo sia i mercati delle armi che quelli dei finanziamenti li controlliamo coi, coi nostri apparati militari e di polizia, e relative mafie od anche aziende con facciate rispettabilissime. Cosa che ci permette di usare questi gruppi estremisti, neri o rossi che siano, anche per operazioni speciali varie che non possiamo andare in giro a dire. ...Occorrono disciplina e fiducia...”
Perché pensate che non si mai venuto fuori nulla, ufficialmente, sugli approvvigionamenti di armi ai vari gruppi. E, quando è venuto fuori, si trattava di un gruppo dell’OLP cui nessuno poteva fare nulla anche perché nessuno gruppo o gruppetto estero avrebbe mai dato neppure una cartuccia a nessuno senza esplicita richiesta CC-SIS-CIA. Beh, questo non potevano scriverlo sui media. 

Nelle sovversioni e terrorismi di Stato, alla fine del tutto scassati come lo Stato li promuove, colle sue burocrazie corrotte, ci sono inevitabilmente, ed in gran numero, indisciplinati e cazzoni. Chi si fa prendere la mano, ci pensano i CC ad usarli per infiltrarsi e poi agire da provocatori ed informatori. È quello effettivamente succede... Anche in altri ambienti... Le burocrazie usano sempre inclinazioni e deviazioni personali, per i loro fini, ovviamente per quel riescano a capire ed a fare burocrati ottusi e corrotti. Nell’eterodirezione, il manipolato è ‘pulito’, nel senso che è un fesso usato a sua insaputa pur credendo di agire per fini suoi od in cui pensa di credere. Altri sono semplicemente infilati e poi defilati od esfiltrati: ...sanno quel che stanno facendo (per quel possa capire un pidocchio di tali ambienti...; obbediscono comunque ad ordini delle Polizie Segrete di cui sono agenti). Sono più di quanti si pensi. Pidocchi manipolati da pidocchi di Stato che seguono procedure e routines militari standard. 

Il PCI è complemento dello stesso gioco, deciso formalmente a Teheran a fine 1943. Il PCI è un partito degli angloamericani e dei Carabinieri-NATO, pur raccontando ai suoi, a quelli che se la bevono, la massa, di essere il partito rivoluzionario sovietico. Sono un partito organicamente dei Carabinieri-NATO, dunque del SIS-CIA in incognito. Quelli lo capiscono, o lo sentono, devono stare zitti. Non se ne può parlare nel PCI. Neppure attorno ad esso.

Non fosse stato Andreotti, sarebbe stato qualche d’un altro. In effetti non è l’unico. C’è tutto un gruppo formato dal Vaticano, con SIS-MI6&5 e FBI-CIA, specializzato, almeno sulla carta e con strumenti militari vari, in tecniche di sovversione interna. Cossiga è uno di quelli, di quelli mandati “a scuola di terrorismo di Stato”. Lo racconta lui stesso, chiamando la cosa in altro modo, ovviamente.

Questi giochetti li fanno da sempre. Nella DC, come in tutti i partiti di governo e para-governo in tutto il mondo, più o meno. Se un Andreotti vuole far veramente fuori la DC dei Fanfani e dei Moro, dei preti, per imporre sé stesso ed il suo clan mafioso-burocratico romano e vaticano, ecco che lo deve fare pure a livello di apparati militari. In pratica, gli Squadroni della Morte dei Carabinieri, e tutto ciò essi controllano, devono passare sotto il suo esclusivo controllo. Che poi non è solo Andreotti ma lui è la faccia istituzionale, o una delle facce istituzionali, di cordate burocratiche e burocratico-militari e con accordi, ma anche disaccordi e coltellate basse, a livello finanziario-industriale.
Gli inglesi, che hanno visioni e pratiche molto meno burocratiche, se devono assolutamente fare un’operazione in Italiozia, intervengono sia che i CC-NATO cooperino, sia avendoli contro. Hanno il potere di poterlo fare. Non è una questione solo tecnica, ma di gerarchie, di rapporti di forza e di controllo anche istituzionali. 

Questo lavorio a livello di apparati militari, di Polizie Segrete, sarà quello in cui Andreotti grandeggerà [oltre che ‘grandeggiare’ nello sfascio generalizzato di Stato ed economia, in tandem con Berlinguer e col PCI], con appoggio angloamericano, o più americano che inglese, anche se riesce, per esempio, a far assassinare Moro con copertura NATO ma non riesce a rimpiazzarlo con sé stesso come Presidente della Repubblica nel 1978. Nel 1978, gli inglesi mettono al Quirinale il loro Pertini, loro cagnolino obbediente e grande demagogo. Tra l’altro, Andreotti ripeterà la stessa operazione per divenire Presidente nel 1992. Anche lì, inizia l’attacco contro l’asse Craxi e Forlani, di cui avvia la liquidazione, ma poi il blocco Mediobanca-inglesi lo batte a livello militare con Capaci costringendolo alla ritirata dalle sue ambizioni quirinalizie. Nel 1992, dopo l’obbediente Cossiga [sì quello che parlava a vuoto proprio perché non osava fare altro! - non a caso si dimette, per fare spazio a Spadolini, non appena gli inglesi glielo ordinano, perché necessitano di uno dei loro al Quirinale per colpire Andeotti a Capaci o dove fosse stato possibile], gli inglesi trovano un altro bamba obbediente, Scalfaro, che si crede Cicerone, quando apre bocca. Un innocuo pazzo.                

I ‘ribelli’ rossi degli anni ’60 ed oltre, che in gran parte rimpiazzano quelli neri degli anni ’50 e successivi, sono creazioni di regime tramite le Polizie Segrete CC che aprono anche a loro il mercato delle armi e pure quello dei soldi per attività editoriali. Non a caso, nei processi per terrorismo, si censura da dove le armi provenissero, salvo quel caso in cui i CC usano gruppi palestinesi amici dei CC per armare Moretti lasciato all’asciutto da Morucci-Faranda (fatti subito arrestare da un agente dei CC la cui figlia li aveva ospitati, perché non facessero ombra a M.Moretti). Anche lì, nei processi, non la contano tutta. Anzi, non la contano per nulla su queste cose. Fanno sembrare che esistessero ‘palestinesi’ ansiosi di fare regali alle BR, quando invece si trattava e si tratta di formazioni tutte creazioni di Stati e Polizie Segrete in ottima cooperazione colle Polizie Segrete CC-NATO. Nessuno viola le regole [quelle definite tra Polizie Segrete] nelle “relazioni internazionali”. 

Fai creare gruppi armati. Reprimi chi non riesci a controllare mentre spingi avanti i tuoi o comunque quelli puoi manipolare anche solo con tecniche di eterodirezione, ed ecco che puoi scatenare terrorismi neri e rossi, ed accollarli a ‘forze oscure’ mentre sei tu governo reale e formale che li hai creati, alimentati, usati per fini tuoi ed, infine, liquidati quando non ti servivano più.

Gli agenti diretti vengono in genere salvati. Nessuno ottiene asilo politico od altro senza precisa richiesta, assistenza, delle Polizie Segrete CC. La massa degli eterodiretti viene liquidata con prigioni ed assassinii. Tutti quelli che ottengono asilo politico od altro all’estero lo hanno sempre ottenuto su intervento dei Carabinieri-NATO, cioè del governo reale e formale, anche se poi contano cose opposte e sollevano grandi teatrini pubblici per confondere i polli.

Per non essere troppo debitrice agli Squadroni della Morte CC e connessi, per non dare loro troppo potere, la DC preferisce le sceneggiate degli arresti di massa a quella delle esecuzioni di massa, quando decide di liquidare il terrorismo rosso degli anni ’70 e inizio ’80. Le Polizie Segrete CC, gli Squadroni della Morte CC, ricambiano questo essere stati tenuti a freno, per cui non hanno potuto ammazzarli anziché limitarsi ad arrestare, e si mostrano pure estremamente scontenti dell’ordine DC di fare uscire tutti non in tempi biblici, cercando di montare processi su processi contro tutti i già giudizialmente liquidati. Cercano di rimontare bande di rapinatori o bande armate, spesso finte, le varie “nuove BR” o “nuove PL” o “gli anarco-insurrezionalisti”, anche inventandosele, per dare a bere che gli ex avrebbero dovuto essere ammazzati anziché solo incarcerati perché comunque continuano a delinquere ed a terrorizzare. Questo è il messaggio cercano di lanciare e trasmettono, anche inventandosi ex da delinquenti comuni invece presentati suoi media come vecchi capi riemersi perché, appunto, non sufficientemente liquidati. Della serie: “se ce li lasciavate ammazzare... se si gettavano via le chiavi delle celle...” Il crimine di Stato fonda potere. Le burocrazie più delinquono più si reputano potenti, ed anche relativamente indipendenti relativamente al potere formal-istituzionale senza la cui copertura, tuttavia, non potrebbero fare nulla. Chi esegua gli ordini dipende da chi li dia. Ma pure chi li dia dipende sempre dagli esecutori.  

In realtà, più che né con questi né con quelli, visto il livello dell’idiota medio su queste cose, per essere ben compresi, quelli di LC (i vertici) ed altri avrebbero dovuto dire: “Andate tutti affanculo. Se non volete il terrorismo smettete di crearlo. È tutto montato dai CC su ordine governativo-NATO.” Non potevano dirlo. Non lo avrebbero permesso loro. Lo stesso PCI che, in apparenza, diceva apertamente che il terrorismo era creato, in realtà negava questa sua affermazione, e cooperava alla mistificazione, dicendo che vi erano forze oscure, deviati ed altre minchiate. Non poteva dire che lo avevano creato loro stessi coi CC-NATO, anche con occasionali aiuti dell’Est [Est-CC-NATO, non fantomatiche destabilizzazioni opera del campo avverso che non sono mai esistite - i due campi, fintamente avversi, si sono sempre reciprocamente aiutati a stabilizzarsi, ognuno secondo le proprie procedure] e di ex-partigiani, ma sempre su richiesta e manipolazione CC. Sennò nessun servizio dell’Est od altro di sogna di farsi implicare in queste cose. Tanto meno “i palestinesi” che, quando danno armi, le danno su richiesta delle Polizie Segrete CC. 

La P2 erano Andreotti e Berlinguer, Andreotti puparo e Berlinguer utile idiota, alias i loro CC, con Gelli come loro segretario generale, come amministratore che metteva la faccia. Che poi l’ignorantucolo e sprovveduto Berlinguer non si rendesse pienamente conto di essere un burattino di Andreotti... Impossibile! Certo, un impiegatucolo raccomandato da massoni sardi e candidato alla Segreteria Generale del PCI non poteva avere l’esperienza di un Togliatti, boia d’Italiozia, di Francia, di Spagna, delle Russie etc. Berlinguer si barcamenava e pure male. Un Togliatti, proprio per le sue esperienze di guerre e delinquenziali, avrebbe subito capito quello che un Andreotti stava combinando. Ma anche Berlinguer non è che non lo capisse. È che non sapeva come divenire protagonista da semplice pupo di cose più grosse di lui. Chissà che non sia per questo, od anche per questo, che qualcuno, dai centri dell’Impero, o da Italiozia, dopo averlo usato per l’occupazione di Italiozia e la creazione del nuovo PCI angloamericano, abbia fatto provvidenzialmente decedere Togliatti delegando la cosa ai russi. Se uno muore proprio quando è in Russia, la cosa può essere stata casuale ma non è affatto detto la sia. Senza prove contro, è più corretto assumere sia stato assassinato in qualche modo pulito. Vi sono vari elementi in questa direzione. Già avevano tentato in alcune occasioni precedenti, in Italiozia. Un Berlinguer, invece, non poteva che fare il burattino di chi conosceva i gangli dello Stato, cioè di un Andreotti che governava gli Squadroni della Morte dei Carabinieri-NATO. Il potere reale è proprio nel non farlo vedere. Berlinguer se ne era sentito cooptato, ma era Andreotti che gestiva il tutto e non in condominio sulle questioni chiave. La considerazione che Andreotti aveva di un Berlinguer è che ordina di rapirlo e farlo fuori in parallelo a Moro, dato che Berlinguer voleva Moro Presidente della Repubblica e se ne era già accordato con Zaccagnini. Una pura vendetta. Berlinguer lo salvano Gelli e Cossiga, che lo avvertono, e le milizie armate private del PCI da cui si fa coprire militarmente per evitare il sequestro. Questo non gli impedisce di crepare non molto dopo in modo apparentemente naturale. ...Un altro che muore di vomito dopo un bicchiere d’acqua. A Gramsci il veleno lo avevano messo i russi nella minestrina. A Togliatti fu riservato un colpo di sole, sembra.

Andreotti stringe un patto delinquenziale organico, o lo rinnova, di terrorismo di Stato, cogli USA, nel 1973, quando incontra Nixon. I Presidenti passano. Gli accordi a livello di apparati restano, più o meno, visto che Andreotti è contrastato dagli inglesi, per varie ragioni [interessi!]. Un Berlinguer si titilla colle cazzate del socialismo sotto protezione NATO del 1976. Andreotti è l’uomo di fiducia del militarismo e terrorismo USA. Berlinguer fa il reggipalle di Andreotti, senza neppure la solida investitura anglo-sovietica di un Togliatti inviato in Italiozia, nel 1944, con cooperazione angloamericana, come garante sul campo, da parte sovietica (tra l’altro, Togliatti era allora cittadino sovietico, sovietico e solo sovietico), degli accordi di Teheran di fine 1943 per ciò che concernono Italiozia. Gli inglesi vogliono fare fuori il Re, dare il potere ai popolari [DC] vaticani, mentre non si fidano dei preti per cui dicono ai russi che vogliono, in Italiozia, come in Francia contro De Gaulle, creare un forte PC pro-sovietico. I russi sono contenti. Gli inglesi ancora di più.

Erano anche tempi difficili, dal punto di vista delle verità, quegli anni ‘70-80. Tra minchioni lobotomizzati dalle propagande ufficiali, non è che si potesse andare a dire in giro che mafie e terrorismi erano solo e sempre creazioni e gestioni di Stato tramite le Polizie Segrete (gli Squadroni della Morte) CC-NATO ed altre. Anche chi lo capiva doveva usare linguaggi mediati (alias incomprensibili), oppure tacere. Anche lo avesse detto, il pidocchio capisce solo quello è stato ammaestrato a capire. Per cui nessuno avrebbe capito cose fuori dal coro dei riflessi condizionati costruiti ed imposti alle scimmiette in gabbia, ai pidocchi medi. 

Roby, che non è che disponesse di tribune reali, diceva, quando si trovava a dire qualcosa sul punto, che era da rifiutare tutto il moralismo e la propaganda che si faceva sulla cosa. ...Respiro storico... Dato che adottava un quadro concettuale apparentemente sinistro, in realtà seguiva un codice cabalistico, doveva pur dire qualcosa nel momento in cui volesse esprimersi. Ed era un imperativo etico non dire menzogne. Se poi non capivano, fatti loro. ...Era inevitabile. E che potevano capire i lobotomizzati da media che ripetevano e ripetono quello hanno udito anche solo un paio di volte alla radio ed in TV?! ...Gente che si fa dire cosa pensare... Più serio chi non pensa nulla e non dice nulla... Nel mondo della mini-conoscenza super-specializzata, manca una qualunque visione generale e sulle cose fuori dal proprio campo ristrettissimo. In quello della conoscenza plurima, se mai è esistito, la maggioranza viveva egualmente da schiava lobotomizzata ma senza l’ambizione di dover pensare qualcosa su cose su cui obiettivamente non poteva saperne nulla. I mass media, l’industria pubblicitaria, impongono un pensiero che nelle ere precedenti erano solo riflessi condizionati sotto forma di tradizione senza eccessive complicazioni sul dover pensare qualcosa di conforme e su tutto. Era un po’ lo stesso meccanismo di oggi, in realtà, solo più diretto. Il mito ti diceva quello dovevi pensare. Il potere poteva sanzionarti, ed anche terrorizzarti, nella misura in cui avesse potuto raggiungerti. Ognuno cercava di fare il proprio vantaggio, per quello poteva, esattamente come oggi. In effetti, si evolvono le tecnologie ma non realmente le tecniche di dominazione e di sudditanza. 

Senonché, nel periodo caldo, Moro e post-Moro, quando ancora gli Squadroni della Morte dei Carabinieri (le Polizie Segrete CC) avevano da Andreotti la direttiva del terrorismo di massa, Roby si trovò, in una piccola situazione, a frapporsi, frapporsi relativamente a quei deliri e peggio. Fu il caso, probabilmente, od anche un qualche esperimento sociologico lui aveva voluto condurre forse. Ci sono dei dettagli che o li vivi e testi direttamente, oppure non è che uno se li scopra studiando la cronaca nera.

Nella zona dove abitava Roby, vi era la solita dinamica. Gruppi terroristi infognavano più persone che potevano sì da poi avere pronte nuove reclute sia da clandestinizzare sia con cui riempire prigioni e giornali quando fossero cadute sotto la repressione. Per esempio, organizzavano banali autofinanziamenti che attuavano con dozzine di persone. Quelli che lo facevano, e quelli usati per immaginifiche fughe, con la sola funzione, appunto, di infognare gente. Quando poi uno confessava e denunciava precedenti suoi compagnuzzi, ne infognava a decine per un banale autofinanziamanento avrebbero potuto realizzare in due. Ciò faceva comodo sia alle Polizie Segrete, che potevano riempire paginone di giornali sui demoni scoperti e neutralizzati, che al gruppo terrorista stesso che magari faceva a tempo a passare reclute fresche alle strutture clandestine oltre che con la stessa pubblicità dell’arresto di moltitudini di militanti. Era davvero la logica dell’infogno su cui marciavano sia le Polizie Segrete CC, ed altre, che i gruppi terroristici.

Del resto, non differentemente dalle mafie, i gruppi terroristici si alimentavano e si facevano plasmare da quello i media dicevano di loro. Come tutte le realtà dipendenti e controllate da forze esterne, pur volendosi credere dotate di una qualche genesi divina e forza auto-propulsiva, vivevano di quel che si diceva di loro. I media erano uno dei modi per eterodirigerli basandosi sulla loro stessa percezione della realtà. Anche il singolo, è poi la stessa ‘logica’ del delinquente, si auto-percepiva sulla base di quello che leggeva, o vedeva e sentiva, su di sé sui media. I media li facevano capi o minchioni.

Alla fin fine, la linea veniva data loro dai media o, più precisamente, tramite i media. L’etero-direzione, sia per mafie che terrorismi che partiti ‘normali’, è fatta in mille modi, inclusi agenti diretti ai vari livelli. Uno di questi modi, per l’ispirazione generale, erano e sono tuttavia i media. Tutti sanno che i media sono mezzi terribili di manipolazione, dai film, alla TV, alla stampa quotidiana e periodica, ai libri, ai corsi scolastici ed universitari. Eppure, alla fine, tutti credono a quello vi leggono, vedono, ascoltano. Sembra tutto venga da fonti superiori ed indipendenti. Tanto più le presentazioni sono suadenti, tanto più sono manipolative. Il linguaggio partigiano, militante, crea avversione, a parte chi abbia già deciso di credere, o far finta, a quello legge, o vede od ascolta. Il linguaggio suadente, come ovvio, che faccia leva sugli impulsi primordiali, sulle credenze già ficcate nella testa in precedenza, su ciò ognuno debba credere, permette di trasmettere qualunque falsità, anche a chi sia più indisposto ad accettarla o meno propenso a giustificarla. Uno magari la giustifica, ma la giustifica proprio perché finisce per credervi, e vi crede precisamente perché viene da suggestioni mediatiche che trovano terreno fertile in deviazioni già precedentemente installate nel singolo.

Criminalità organizzata, terroristi, politicanti etc aprono i quotidiani e riviste, ed assistono ai programmi radio-TV con la medesima domanda-ossessione: “Che dicono di me? ...di noi?” In gran parte si fanno plasmare da quel dicono di loro ed, varia misura, se ne uniformano. Attraverso il controllo dei media, si controllano un po’ tutti, almeno a livello di riflessi condizionati.

I media sono controllati da chi passa ad essi le disinformazioni. Esse sono fabbricate e passate dalle Polizie Segrete CC-NATO. Idioti, o che si devono fingere idioti per adeguarsi al livello medio circostante e non essere segati, che ‘manipolano’ vertici e masse. Immaginatevi che risultato! Capite perché Italiozia è davvero una fogna dove tutto può succedere e succede? No, non lo capite. Fa lo stesso. ‘Capite’ solo quello che vedete in TV e che dipende a sua volta dalle disinformazioni diffuse da CC che non capiscono un cacchio, e su eventuali ordini di statisti non necessariamente più colti in questi aspetti specifici, ordini su cui il CC fabbrica le disinformazioni non capisce veramente. Ovviamente si potrebbe opinare pure su chi si creda puparo ed agisca, o tenti di agire, come tale.

Tutti ricoprono un ruolo. Si mettono un cappello. Riempiono una casella da qualcuno creata. Tutti si trovano dove si trovano. Che non vuol dire né che loro siano atti a ricoprire iil ruolo di fatto ricoprono. Non solo. Il sistema con la varie caselle-ruoli, chissà come creatosi, non è affatto detto abbia produttività, come dire?, positiva anziché essere una macchinetta malata e variamente distruttiva, distruttiva-deteriore, non distruttiva-creatrice. 

Beh, a questo modo hanno fatto operazioni come l’assassinio Moro ordinato da Andreotti... e mille altre. L’assassinio lo hanno realizzato. ...Bastava Moro si fosse dato malato e fosse restato a casa per qualche mese, ma lui stesso aveva ormai l’impulso ad immolarsi sebbene sapesse che Andreotti aveva ordinato di assassinarlo, con connessa distruzione della personalità, per non farlo divenire Presidente della Repubblica come da accordo DC-PCI, Zaccagnini-Berlinguer. Zaccagnini era un ometto così patetico e servile che Andreotti neppure se la prese con lui né lo rese corresponsabile, né lui se ne fece rendere, dell’assassinio di Moro Andreotti aveva organizzato. Andreotti lo usa come sguattero. Infatti manda lui da Vito Ciancimino a confermare che, anche se tutti sanno dove sia Moro [era in mano alla Magliana dei CC, dunque di Andreotti!], questi deve morire, per cui che non si azzardino a fare nulla: “Io non so nulla. Mi hanno che vi siano cause di forza maggiore decise da qualche forza oscura...” Sono gli stessi mafiosi del sud che oggi non hanno ancora capito l’ISIS sia britannico, per cui che aspettino ordini eventuali senza provarsi a far nulla contro di esso mai apparisse sotto il loro naso.

Immaginatevi uno che, come Moro, conosce le leggi delle istituzioni e della politica e che sa che l’ascendente Andreotti deve liquidare la vecchia guardia, loro, anche se magari suoi coetanei o quasi. Fanfani era del 1908, Moro del 1916, Andreotti del 1919. Fanfani non rappresentava un pericolo per Andreotti. Moro era invece in ascesa, o di nuovo in ascesa, ma solo nella politica-politicantica, non a livello di apparati militari-NATO, e sarebbe divenuto Presidente della Repubblica a fine 1978, su accordo Zaccagnini-Berlinguer. Una cosa inconcepibile per Andreotti. A quel punto, G.Andreotti deve liquidare Moro fisicamente. ...E Moro che, invece che camuffarsi da barbone e girare per Roma a piedi, in taxi, od in motorino, si imbarca un corteo di auto di scorta dunque segnalato in tempo reale alle centrali operative controllate dagli stessi CC terroristi devono prelevarlo ed assassinarlo! Essì, perché anche solo avesse dormito in Parlamento od in ufficio, e seguito un percorso strambo differente da uno dei due universalmente noti, la squadra BR-Gladio non avrebbe saputo dove appostarsi per aspettarlo per l’agguato! Chiaro che chi ti debba fare fuori ti voglia su uno dei percorsi predefiniti per farti fuori!

Moro si vede seguito, pedinato, senza che la sua scorta possa fare nulla, perché forze esterne, superiori alla sua scorta, semplicemente non ascoltano le segnalazioni della stessa e non intervengono contro chi lo stia seguendolo, pedinandolo. Bastava che un’auto di PS o CC intervenisse contro i pedinatori di Moro. Ma le sale operative sono sotto il controllo dell’ufficiale dei CC-NATO-Gladio responsabile sul campo dell’operazione. Moro capisce che lo vogliono e devono liquidare, e che è su ordine di Andreotti. Ma mantiene l’omertà e non lo dice. Dicendolo pubblicamente avrebbe reso impossibile l’operazione per quanto sarebbe poi stato sottoposto a linciaggio mediatico orchestrato dalle Polizie Segrete CC-NATO. In genere, i politici non sanno poi come muoversi in queste cose. Sono prigionieri del ruolo. Se parlano sanno, o ritengono, di rovinarsi. In effetti, anche Craxi, che viene informato da Dalla Chiesa che il luogo di detenzione di Moro è noto, evita di dire alcunché. Avesse parlato sarebbe stato liquidato, in un modo o nell’altro, e non sarebbe mai divenuto capo del governo. Da capo del governo li ordina pure lui i suoi assassinii da ‘grande’ statista, ma solo per coprire attività delinquenziali delle Polizie Segrete CC. Così fan tutti! 

Operazione parallela e contemporanea è in corso pure contro Berlinguer, allertato da Gelli, magari pure, indirettamente, da Cossiga, suo parente e della stessa area massonica anche se né l’uno né l’altro dovevano aver avuto affiliazioni formali dirette. A chi è, o viene spinto, troppo in alto non occorrono! Berlinguer viene dunque salvato da milizie armate del PCI, milizie armate che hanno chiaramente la copertura di Cossiga all’Interno. 
Ne guadagna sei anni di vita. L’7 giugno 1984, al comizio di Padova, gli danno dell’acqua avvelenata. Appena la beve vacilla. La beve di nuovo e rivacilla. Stramazza progressivamente mentre si allontana dal microfono e dal palco. Per favorire l’azione del veleno, lo portano in albergo e lo stendono sul letto, su ‘ordine’ di Giuliano Lenci che dunque coopera all’assassinio. Dopo che è entrato in coma, dopo un paio d’ore, lo trasportano all’ospedale, dove muore l’11 giugno 1984. La notte stessa del malore Pietro Folena e Walter Veltroni si scatenano per acquistare la cassetta RAI del comizio che, nel cuore della notte, frettolosamente acquistano. “Folena, Veltroni, ...qui i Carabinieri-Gladio... ...Ci occorre assolutamente la cassetta RAI, al più presto, anche subito, del comizio di Berlinguer... ...ché dobbiamo tagliare chi gli ha messo l’acqua da bere... Questione di omertà nazionale... Non possiamo farlo noi... ...Chissà cosa penserebbero...” “Certo, obbediamo!” Sul video, censurato [hanno rimosso il ‘percorso’ del bicchiere dell’acqua!], messo su youtube, scrivono che è morto di ictus. No, è morto da sorsi d’acqua. Non vi è traccia di ictus. Ha una botta immediata ogni volta che beve. Intanto il veleno sviluppa la sua azione nel corpo. Giugno 1984. Anche se l’operazione è del 1978, e nessun governo, in genere, disattiva operazioni terroristiche precedenti, in quel momento, a giungo 1984, al vertice del potere istituzionale, e poliziesco-militare, ci sono Pertini, Craxi, Scalfaro, Spadolini. Inutile inventarsi le forze oscure, l’imperialismo, l’Est. Al governo ed alla presidenza vi erano quelli, non altri. Abbiamo già detto, forse, e lo ripetiamo in continuazione, che quando ci sono crimini di Stato nessuno ne sa mia nulla. Ovvio! Vorrete mica che ve lo vengano pure a dire?!

...L’assassinio, e con tanto del tormentone del sequestro, lo hanno realizzato... Ma Andreotti non è poi riuscito a divenire Presidente. Anzi, gli stessi angloamericani, sono riusciti a farlo fuori, emarginarlo almeno dal governo formale, per altre cose, per qualche anno con uno, o uno dei tanti golpe di palazzo, intra-istituzionali, compradori di cui è costellata l’infame storia italiotica, golpe di palazzo intra-istituzionali compradori che di solito sono noti solo a pochi dato che nessuno sa risalire dagli effetti alle cause. Gli inglesi, che hanno il potere reale, in Italiozia, portarono al Quirinale il loro fantoccio Pertini, un vanitoso del tutto rimbambito. Pertini era fuori di testa da giovane e tale era rimasto invecchiando. 

...Neppure nel 1992, v’è riuscito Andreotti sebbene lavori attivissimamente per quel risultato. Lì il tutto è ancora più ingarbugliato. Perché avevano [Mediobanca-Cuccia, il puparo compradoro d’allora e l’Ambasciata Britannica] convinto Spadolini che sarebbe divenuto Presidente se, dal Quirinale, dove, come Presidente del Senato, aveva rimpiazzato Cossiga dimessosi, avesse ordinato l’assassinio di Falcone per bloccare la corsa di Andreotti al Quirinale. Spadolini aveva dato l’ordine della strage di Capaci. Andreotti era stato stoppato. Ma poi Spadolini, già col discorso d’investitura presidenziale in tasca, era stato informato, mentre era al funerale di Falcone, che a Roma avevano deciso per altri, per Scalfaro. Mediobanca e gli inglesi lo aveva fottuto o, semplicemente, non erano stati sufficientemente potenti (o non si erano impegnati a sufficienza non dandovi importanza) sui dettagli secondari.

A parte l’usare istituzioni per delinquere... ...una cosa è ordinare e far eseguire assassinii, liquidazioni, purghe, stragi... ...Ma che i CC-NATO, od altra Polizia Segreta, sappia poi manipolare la realtà come vorrebbe lo statista od il centro di potere fa il puparo... La devastazione in genere riesce. La costruzione no, o non come pensata. Per essa occorrerebbero veri specialisti che né i CC, né altri, hanno in Italiozia. Neppure altrove, in genere. Hanno solo corrotti, delinquenti, malati di mente! Lo stesso politico, pur diabolico [che non significa capacissimo!] come un Andreotti, non può fare tutto da solo. E gli esecutori sono i merdaioli che sono. Non che lui, pur demone, fosse poi un genio... Alla fin fine, s’arrabattava da mafiosetto romano-laziale.   

Roby, nell’area dove abitava in quel momento, a Torino, alla Crocetta, si trovò del tutto casualmente a contatto con varie decine di ragazzotti e ragazzotte che erano oggetto di intervento di infognamento da parte dei principali gruppi terroristi, gli m-l ed i movimentisti, BR e PL, che poi, a livello di discorso pubblico, non è che fossero discernibili come differenti. Le ideologie... Cazzate per scemotti... ...Curcio, poi, che scriveva documenti per i Moretti che neppure li leggevano né se ne facevano nulla... Il ruolo assegnato dalle Polizie Segrete CC, che li etodirigevano, a Renato Curcio e prossimi era quello: scrivere testi che facevano da marketing ideologico agli operativi. Curcio era stato arrestato proprio perché non usabile per operazioni sporche dei CC. Invece Moretti era perfetto, per cui lo avevano lasciato in libertà e lo avevano fatto divenire capo proprio togliendoli Curcio ed altri. È tutto pubblico. Curcio lo arrestano su iniziativa dei CC. Mentre Moretti lo lasciano circolare liberamente. Idem altri fuori di testa. Moretti lo manipolavano facilmente, sia col livello superiore controllato dal SIS che eterodirigendolo stretto sul campo. Il caso Moro, coi falsi comunicati, le basi ‘scoperte’ e quelle protette, l’intervento [ovviamente tenuto finora segretissimo, ma Moro ne parla nelle lettere] della Magliana dei CC che detiene Moro prima di restituirlo ai fantocci BR per l’esecuzione, è un caso da manuale. In carcere, Curcio era stato fatto diventare, con montature mediatiche, il “grande teorico” della “lotta armata”. ...Uno scemotto [si veda quel che ha scritto per le BR! - ...sofismi m-l], ma tale era il potere dei media! Le “Risoluzioni Strategiche”, riccamente pubblicate su costose rivistone e libri, erano aria fritta. Uno scriveva scemenze che comunque non servivano a nulla né a nessuno. L’altro o gli altri se ne coprivano senza neppure sapere cosa le scemenze scritte contenessero. Chi stava dentro non sapeva cosa facessero quelli fuori. Quelli fuori evitavano chi fosse in contatto con quelli dentro. Strano, in apparenza. Ma era proprio così. È come nella mafie. Se sei dentro sei tagliato fuori. Anche perché le Polizie Segrete CC lasciavano fuori solo quelli servivano loro, fino a che servissero loro. Beh, nelle mafie è appena differente ma per ragioni materiali. Se disponi di un ricco e vasto patrimonio, e riesci a mantenerne il controllo pure da dentro, ecco che puoi continuare a contare pure all’esterno sebbene anche in quelle circostanze chi sia dentro dipenda dagli esecutori ben più che se non fosse ristretto. Ma quando non vi sia “la roba”, ecco che, ‘caduto’, si tranciano i rapporti col fuori e del fuori col dentro. 

Le Polizie Segrete CC-NATO avevano creato Mario Moretti come loro capo delle BR, essendo lui del tutto da esse eterodiretto. Al contempo, avevano creato Renato Curcio come loro (da esse di fatto eterodiretto, almeno come ruolo – irrilevanti i contenuti di quello scrivesse) teorico delle BR in carcere. I due non erano in alcuno modo in contatto. Curcio scriveva e si faceva credere il grande teorico, sebbene non contasse nulla, e scrivesse pure cataste di scemenze infime che solo il fervore del momento potevano indurre qualcuno a prendere sul serio. In realtà, anche a questo proposito, era più quello ne parlassero i media che quello che fosse davvero letto dai già scarsi acquirenti dei suoi scritti. Solo l’apparato mediatico dei CC-NATO faceva credere a Curcio e prossimi di poter influire, e di realmente influire, coi suoi scritti, sulle BR fuori. Le BR di Moretti non avevano alcun rapporto con Curcio e gli altri dentro, per cui i documenti dal carcere si inventavano campagne ed obiettivi senza alcuna connessione colle BR di Moretti ed altri. Moretti ed altri non si preoccupavano minimamente di quello venisse scritto, sia complicato che del tutto sconnesso, dai supposti teorici in carcere. Moretti, e poi coloro gli succederanno, erano sotto stretto controllo e diretta suggestione di personaggi delle Polizie Segrete Carabinieri-NATO. 

Gli apparati culturali del terrorismo erano creati dalla Polizie Segrete CC-NATO per costruire un clima favorevole al terrorismo di massa e, poi, alla continuazione di un terrorismo ridotto, secondo le nuove esigenze definite dal regime e dall’Impero. Reclutati i reclutabili, le strutture del terrorismo erano sotto controllo sia indiretto che diretto delle Polizie Segrete CC-NATO.

Le BR, fatte divenire morettiane dalle Polizie Segrete CC, dunque eterodirette dalle stesse, erano state rapidamente condotte all’assassinio come pratica corrente. Sono proprio quelli eterodiretti, manipolati, dai CC-NATO che iniziano a sparare anche contro gli ordini delle strutture formali del gruppo. A Mario Moretti, un ambizioso e delirante ignorantucolo, viene fatto credere “il sistema” non fosse così resiliente come loro stessi credevano ma che, in fondo, bastasse una guerriglia anche limitata per produrre un cambio di regime dove lui stesso sarebbe potuto divenire lo Stalin ed il Mao che poi, dall’interno, avrebbe potuto cambiare, o meno, le cose come lui credeva. Non che lui avesse alcuna idea ed alcun programma. Chiudeva gli occhi e si vedeva lui ai vertici. Potere dell’auto-suggestione. Sebbene quando essa sia a livelli di delirio, la realtà ne resti del tutto indifferente. Restava in circolazione, come fosse invisibile, solo perché la Polizie Segrete CC-NATO lo coprivano.  

I suoi consigliori e manipolatori gli avevano detto: “Mario, alle burocrazie pubbliche, alla PS ed ai CC, all’industria di Stato, in fondo non interessa chi sia al comando. Anzi, abbiamo informazioni sicure, sicurissime, per cui vorrebbero disfarsi di tutta questa corruzione DC-PSI-PCI. Qualcuno dice già apertamente che vi vede con favore. E, guarda, Mario, questo blocco è ben più forte dell’industria privata che non avrebbe poi modo per interferire. Quelli basta nazionalizzarli in un minuto e pure loro devono obbedire al 100% allo Stato. Basta che tu, con la guerriglia, dimostri che quelli che ci sono ora non sanno mantenere l’ordine e, senza che neppure tu sappia come, ti trovi da ricercato ad acclamato sulla via del Quirinale e di Palazzo Chigi, con tutti che si allineano ai tuoi ordini. Un po’ come è successo a Cuba a Fidel. Ecco, tu poi essere il Fidel della rivoluzione italica, nel cuore dell’Europa.” Mario Moretti se l’era bevuta. Non si sognava certo che 100 potessero divenire 1’000 e 100’000. Si aspettava di essere improvvisamente acclamato da CC e PS che si ponessero ai suoi ordini. Un delirio? No, funziona realmente così, ma NON quanto ti stiano solo usando per sbatterti in galera e sparati in testa. Lì, era chiaro fosse una cosa nata dalla DC e per il vantaggio della stessa. Non erano il Castro né il Mao del SIS/MI5-6. Neppure i bolscevichi dei Servizi militari tedeschi. 

Poi, le Polizie Segrete CC-NATO avevano organizzato, per Moretti e per suoi prossimi, delle cene ed incontri con professori ed altri, ed avevano lasciato loro intendere che questi li avevano incontrati erano in pratica rappresentanti di interessi ancora più forti che non potevano, per il momento, mostrare la faccia. Li avevano pure fatti incontrare con agenti dell’Est ed altri che, debitamente istruiti dai CC-NATO, avevano lasciato loro intendere che lui e loro erano visti con favore per un cambiamento geopolitico. Lui se l’era bevuta. Si immaginava acclamato Stalin e Mao italico, almeno uno Stalin e Mao della propaganda perché non è che lui, Moretti, fosse persona di grandi letture né conoscenze, né di particolari comprensioni di quello la storia reale in verità era stata ed era.

La chiamavano guerriglia tanto per categorizzare quello che facevano e dare ad esso una qualche connotazione suppostamente positiva. Guerriglia dei CC-NATO, da essi voluta su richiesta politica DC-andreottiana, per terrorizzare la popolazione col finto ma sempre cruento scontro terrorismo-‘Stato’. “Vedete ci sono i cattivi e noi, lo Stato, i buoni, vi proteggiamo dai cattivi.” Anche gli altri, gli “anti-”, dicevano, mutatis mutandis, lo stesso. Chiacchiere. Alla fin fine, “le masse” seguono, anche ideologicamente, chi abbia il potete reale, dunque “lo Stato” e tutto il blocco di potere attorno ad esso.

Terrorismo sia per terrore generalizzato, per militarizzare la popolazione che già se le beveva tutte (ma al potere non basta il servilismo, vuole che il suddito sia terrorizzato, abbia paura, per cui si rivolga ansioso, devoto, grato, istericamente inquieto, al potere, all’autorità, che finge di proteggerlo mentre è la causa dei problemi, non la soluzione), che da usare per assassinii mirati come Moro ma anche mille altri. E quando non dispongano di terrorismo-terrorismo, o non possano usarlo, chiamano le solite milizie parallele dei CC-inglesi, le mafie. 

Gli altri, da PL, alle altre sigle d’estrazione movimentista, o cosiddetta tale, erano state portate all’omicidio, al terrorismo, dalla ‘forzatura’ BR. Veniva tutto creato a livello mediatico ed i ‘grandi’ ‘rivoluzionari’ ed ‘antagonisti’ se la bevevano ed obbedivano (cosa fa il terrorista, come del resto il mafioso, appena si sveglia? Vede che dicano i quotidiani, oggi internet, e se la beve e se le beve tutte!). Era la trappola dello non sfigurare. “Dobbiamo essere al loro livello. Per competere dobbiamo sparare al loro livello.” Alias ammazzare come fanno loro. Non è questione di moralismi. È che non serviva a nulla. Per cui, quando qualcosa non serve a nulla, e fa pure danni ad altri, sarebbe obiettivamente meglio farsi e farcisi una dormita, alias non far nulla. Erano pure le BR che facevano il lavoro dei CC-NATO: “Se volete parlare con noi, dovete ammazzare qualcuno e lasciare il vostro volantino od documento sul cadavere, e poi [[non]] ne discutiamo.” Deliri. Ma vi era chi se li beveva. Sceneggiate interessate per chi le proferiva. Psicopatologie per chi se le fosse bevute o se le bevesse. Il pidocchio medio si beve tutto abbia una qualche assonanza, cioè non abbia alcun senso.
Un esempio. Uno fa qualcosa non serva a nulla oppure faccia danni. Un altro obietta che non serve a nulla farla o non andrebbe fatta. Alla contro obiezione di proporre un’alternativa, il pidocchio medio si trova subito spiazzato. Perché? Appunto perché è pidocchio medio e fuori di testa. Perché mai si dovrebbero opporre alternative a cose senza senza senso o dannose? Qualcosa senza senso o dannosa è solo, o sarebbe solo, da non fare. Non esiste alternativa. Il fuori di testa dell’alternativa obietta subito, invece: “Allora tu cosa proponi?” Perché mai dovrei proporre qualcosa? 

Addirittura chi si riteneva competitivo con l’area terroristica, ma senza voler trascendere nella politica dell’assassinio, era stato oggetto di terrorismo di Stato come avvenne con l’operazione 7 Aprile, contro la cosiddetta Autonomia Operaia. Chi si rivendicava come altro rispetto allo Stato, ma senza accettare la logica dell’omicidio, del terrorismo, era stato oggetto di una gigantesca montatura CC-poliziesca per liquidare, appunto, chi rifiutava il terrorismo in modo competitivo, non con la logica para-poliziesca della ‘condanna’ e della denuncia-delazione. L’area del 7 Aprile erano i Sofri fuori da LC, gli A.Negri etc. Quell’operazione militar-poliziesca era stato un modo dei CC per dire: “Non volete stare né di qua né di là, ed ecco che noi vi sbattiamo in galera per lasciare i vostri accoliti allo sbando dunque reclutabili dai gruppi terroristi. Vi accusiamo di essere le BR, anche se non lo siete. Anzi vi accusiamo di essere addirittura i pupari delle BR.” L’operazione 7 Aprile è del 1979, un anno dopo Moro. La finta soluzione del Caso Moro per continuare a coprire le BR di Moretti che, evidentemente, servivano ancora ai CC-NATO ed a chi li controllava. Per i processi occorreranno anni. “Intanto voi siete fregati ed i vostri accoliti sono in balia di chi li recluti per il terrorismo vero.” Un classico, quando le Polizie Segrete vogliano spingere delle aree al terrorismo. Ne faranno varie di queste operazioni contro le aree più differenti. Un po’ alla cazzo, invero. Ma non si può pretendere che dei Carabinieri, militari, sbirri, capiscano bene quel che devono, o dovrebbero fare, e poi siano capaci di farlo come si dovrebbe.

Roby, nella zona dove abitava, a Torino... ah, sì, si trovò in mezzo a ragazzotti e ragazzotte oggetto di attenzione da parte dei gruppi terroristi, alias delle Polizie Segrete CC-NATO, anche se non è che i manipolati sapessero di esserlo e pure i manipolatori...

Sapete come funzionano queste cose... No, non lo sapete. Un Andreotti chiama uno, uno dei CC-NATO, sì che ci sia doppia copertura, e gli dà un ordine. Da questo ne scaturisce un’operazione Moro o Moro-Berlinguer. Ed anche le decine di altro omicidi prima e dopo. In realtà, burocraticamente, sono tutte operazioni differenti. Per Moro, per esempio, sono occorse procedure specifiche. Idem se tiravano giù CC o magistrati, per esempio. Dunque, un Andreotti chiama un ufficiale di Polizia Segreta CC-NATO e dà ora un ordine, ora altri. Costui attiva tutti coloro di cui ha bisogno senza la necessità di contare tutta la storia, anzi senza raccontare nulla. Si limita a dare ordini. Un altro, od anche lo stesso, magari molto prima, anche non di Polizie Segrete, viene incaricato di transitare l’editoria dalla vasta produzione para-mussoliniana, funzionale al terrorismo di Stato nero, ad una produzione eversivo-sinistra. Sono operazioni di lungo periodo su cui se ne innestano tante piccole, anche solo politicantiche. Un’operazione di lungo periodo viene magari pensata Londra. Poi dotata di braccia locali. Infine usata dal singolo politicante anche per cose sue, sue-sue, anche se ammantate da grandi ideali [quando chiedevano e chiedono la copertura NATO (Gladio o Ax o come si chiama ora) devono pur contarsi delle balle tratte dalle reciproche retoriche!]: “Guardate, quel Moro è più pericoloso di un comunista anche se sembra che miri a integrare il partito comunista. Vuole fare peggio di Gronchi. Sogna di uscire dalla NATO, per questo usa la sponda del PCI. Invece io, l’Andreotti, vi garantisco che imbriglio, o tengo imbrigliato, visto che... sì che è sempre stato nostro, vostro, anche se sui generis, il Partito Comunista... Ma io, Andreotti, opero nel contesto di una rigorosa linea atlantica. Mentre quel Moro è un pasticcione. Magari porta il PCI alla Difesa ed all’Interno, mentre io... Sì, il PCI va usato ma senza... ...Quel Moro non sa bene quel che fa. Manca di realismo politico... Lui e Berlinguer... Ecco occorre procedere alla rimozione di entrambi...” Per le porcherie sul campo, si chiama il Carabiniere di fiducia, un ufficiale, meglio se di quelli che necessitano di appoggi politici e NATO per far carriera, che non è che vada a raccontare in giro che Andreotti gli abbia ordinato di far ammazzare Moro e Berlinguer. L’incaricato dal politico, dall’istituzione (nessuno obbedisce ad un politico che non abbia una posizione istituzionale da cui poter ordinare queste cose, e che dunque garantisca il Segreto di Stato, ‘brillanti’ carriere e corruzione impunita ed impunibile), per quello non può fare direttamente dà ordini ad altri che vadano a procurarsi calabresi [quelli che erano in Via Fani, ma mai in tribunale], legionari/mercenari [quelli che erano in Via Fani, ma mai comparsi nei tribunali], armi, coperture e tutto il necessario che convoglia per l’operazione sul campo e nei vari momenti richiesti. L’ufficiale di Polizia Segreta è ovviamente un delinquente-psicopatico che obbedisce ad una figura istituzionale delinquente-psicopatica, ad uno statista che è un delinquente-psicopatico. Sennò, né l’uno né l’altro si troverebbero nella posizione in cui si trovano. Certo, si coprono col dovere professionale ed istituzionale, ma sono solo delinquenti psicopatici che si trovano nella pozione di delinquere e di pazzoidare del tutto coperti, con copertura assoluta e totale, ed acquistano potere burocratico-istituzionale proprio facendo ciò.  

Della serie: si dà assoluta copertura alla preparazione dell’operazione (pedinamenti etc), questa operazione militare si fa [‘loro’ la fanno] il tale giorno alla tale ora, l’area deve essere libera da interferenze di polizia per cui la sala operativa ordina che..., questi dei nostri, o nostri amici, assistono i terroristi che non sanno poi sparare come dovrebbero, nessuno faccia nulla senza dirmelo, ecco ora è il momento di mandare i nostri della Magliana a prendere il rapito ché questi BR sembrano scemi e non capiscono bene che non possono fare nulla noi non vogliamo, ordini superiori ma lo si deve ammazzare e fatto ritrovare nel tale punto simbolico e funzionale, questi li possiamo e dobbiamo arrestare questi altri no o non per ora, questi anche se sono ufficiali dei CC vanno fatti far fuori, questi altri invece non vanno assolutamente fatti toccare, quel magistrato va fatto eliminare questo altro no, di quelli che li tocchino o meno non ce ne frega nulla che facciano quel che vogliono, etc etc. Siccome i CC, che controllano il giudiziario, sono sempre informati previamente delle operazioni della PS e siccome senza il nulla osta dei comandi centrali CC, alias delle Polizie Segrete CC, nessuno può fare nulla, ecco che è improbabile, dettagli irrilevanti a parte, che succeda qualcosa di antagonistico a quello il potere vuole succeda. I gruppi terroristici hanno sempre ammazzato o scartine o scaricati, mai nessuno di importante o chiave. Ma anche lo avessero fatto, che sarebbe cambiato? Il potere reale è sempre altrove, o da nessuna parte, da nessuna parte individuabile cogli stereotipi del compagnuzzo o del fascistuzzo, e comunque non colpibile. Inutile affannarsi.

Avete mai incontrato o avuto notizia di uno di quelli, un po’ svitati, che dicono che dovrebbero infiltrarsi nella mafia e, poi, divenutone il capo, distruggerla. Dato che le mafie sono creazioni e gestite dai CC-NATO-inglesi... Infatti le mafie, obbediscono ad ordini istituzionali interni ed esteri. Beh, chi vaneggia su queste cose, dovrebbe vaneggiare di divenire la Regina od il Re d’Inghilterra, ma anche da lì non è poi detto che potrebbe fare quel che vaneggia. Quando vi siano strutture, tutti ne sono caselle. Se una casella si libera, qualcuno la dovrà poi ben riempire... Invece, tale è il livello del militante, o dell’influenzato dalla ‘cultura’ dominate che diffonde a piene mani illusioni su tutto e su tutti: che vi siano delle posizioni chiave. Illusioni devianti e deviate. Ah, le posizioni chiave possono ben esserci, ma le riempie chi capita, alla fin fine. Scomparso l’individuo, la posizione è sempre lì. Ma anche si ‘tagliassero’ sia l’individuo che la posizione, il sistema di riarrangerebbe sul restante. 

Un aspetto su cui si preferisce sorvolare. Il gruppetto od il gruppone terrorista viene organizzato come una scopiazzatura piuttosto ridicola delle Polizie Segrete. Schedari, inchieste, decisione apparentemente obiettiva di chi colpire. Alla fin fine, hanno sempre colpito chi era scoperto, o lasciato scoperto, e perché suggerito, come Moro. Segui uno che sembra importantissimo e te lo lasciano seguire. Solo un idiota, anche l’obiettivo non fosse stato suggerito, capirebbe che c’è qualcosa che non torna. Poi ti danno il legionario, o forse un paio, perché tu non hai il volume di fuoco né l’esperienza sufficiente, con tanto di calabresi che partecipano ed assistono all’operazione. Solo un super-fesso non avrebbe capito. Fessi, super-fessi ed un Moretti, del tutto pazzo, che si consolava: “Sì, ce lo fanno rapire ed ammazzare perché ormai una parte dello Stato sta passando con noi.” Chi Andreotti?! E non lo sapevano tutti, anche se poi è stato completamente rimosso dai media, che c’erano le presidenziali a fine anno e che il Quirinale era ormai di Moro, magari alla prima votazione, per preciso accordo Zaccagnini-Berlinguer?       

La struttura del gruppo terrorista è inventata, senza particolare fantasia, idem succede coi gruppi guerriglieri, dagli uffici operazioni speciali militari e poi offerto ai coglioni la impersonano. Immaginatevi quattro gatti e che passano pure le giornate a fabbricare schedari. Quale ne è la logica? Farli trovare. Quando la base viene scoperta e gli schedari trovati, essi servono a suscitare allarme, dunque terrorismo psicologico, diffuso visto che i nominativi presenti in essi ne vengono informati. In realtà, se uno schedario è stato trovato, tutti quelli sono in esso dovrebbero essere al sicuro. All’epoca non c’era internet ma solo schedarietti cartacei, per impiegare inutilmente i clandestini ed altri. La logica è che il soldato non deve pensare. Per non farlo pensare, va tenuto occupato organizzandogli una routine para-militare e para-poliziesca. Figuriamoci che arricchimento od efficienza terroristica, militare, politica, politico-militare, può mai derivare dallo sfogliare prontuari, quotidiani, riviste, per estrarne nomi da organizzare, anche solo alla cacchio, per costruire schedari, schedari da usare per ulteriori ‘indagini’ con routines di caccia di indirizzi, eventuali pedinamenti, e poi scelta dell’obiettivo più facile, dunque non protetto, in genere suggerito per le mille vie che permettono di controllare, etero-dirigere, il gruppo terrorista stesso. Per cui, alla fin fine, il colpito o è uno che il potere vuole liquidare od è uno irrilevante per quanto alto talvolta possa sembrare.  

Roby, trovatosi come detto, tra ragazzotti e ragazzotte oggetto di attenzioni, per reclutarli ovviamente, da parte di gruppi terroristici, organizzò come dei gruppi di studio che restrinsero di varie decine di persone il reclutamento da parte di questi mestatori. Alcuni si fecero infognare egualmente. Varie decine, usando come sponda di-fatto-chiacchiere (formazioni più o meno libresche), restarono fuori dal reclutamento da infogno. Passata poi la tempesta del terrorismo-antiterrorismo, costoro continuarono le loro vite normali senza particolari danni giudiziari ed esistenziali.

Il senso di questo Roby fece? No, non v’era senso. Non v’era senso a salvarli, o provarci. Come non aveva senso non farlo. Ci sono tante cose che si fanno semplicemente perché si fanno. Non sono meriti. Come non sono demeriti. A volte, le cose capitano.

Questo fu un aspetto. Roby si avventurava in queste incursioni pubbliche mentre continuava le sue attività spirituali e di ricerca della rete della Chai [חַי], su cui era allora necessaria la più assoluta riservatezza. ...Ed intanto si faceva etichettare da attivista di sinistra, attivista di nulla, in realtà, perché poi si trattava di congreghe occasionali di personaggi pittoreschi, e di gente qualunque, che discutevano o fingevano (fingevano, nel senso che le conoscenze erano spesso piuttosto raffazzonate e ripetitive) di discutere di storia. Ma i militari e gli sbrirri sono quelli che sono e capiscono quello che sono stati istruiti a capire. Cioè nulla. Coloro riferiscono loro, ancora peggio... Chi riferisca, riferisce quello il ricevente vuole ascoltare e vuole capire, e secondo ciò che lui che riporta abbia poi capito.
...Ci fu un tizio del tutto fuori di testa, Cosimo Carrozzo, di origini pugliesi, che fu preso quando Roby, o poco prima e dopo. Anzi, forse in contemporanea e Roby deve averlo pure intravisto al di là di qualche paratia non stagna. Costui non capì bene quello volessero da lui, per cui le sparò così grosse che non poterono neppure utilizzarle. Devono poi averlo considerato del tutto delirante, e non usabile, invece altri deliranti li usarono, per cui devono averlo pure prosciolto in istruttoria, e non deve neppure essere mai comparso in tribunali. Era uno che era convinto di essere il capo della sovversione planetaria. Poi, diplomatosi, andò a lavorare in un’azienda di fotocopiatrici che lo mandava in giro come tecnico. Siccome la moda della sovversione stava scemando, smise di vantarsi di esse il capo della sovversione planetaria e passò a raccontare che tirava giù le mutande e sguazzava dentro tutte le segretarie delle aziende in cui veniva mandato come tecnico. ...A proposito di quelli che recitano a soggetto...    

La storia, la storia come disciplina, come materia scolastica e para-scolastica, è, in parte, un making sense, propaganda, insozzo del cervello. Esistono i fatti ed esiste la narrazione degli stessi o supposti tali. La complicazione è che, senza interpretazione, i fatti non esistono... Anche limitarsi a rappresentare dei fatti, o supposti tali, è già un’interpretazione.

Quello che molti chiamano “movimento operaio” non è mai esistito. È narrazione, making sense. Se lo inventano gli uffici di propaganda e sovversione militare, burocrazie. Dove “gli operai” hanno “preso il potere” sono divenuti schiavi, carne da macello e sbrirraglia, peggio, molto peggio, di dove non sono “al potere”. Certo, se ti inventi che una categoria o classe od altro sia al potere, e costruisci una rappresentazione che la faccia sembrare al potere, che cosa è poi “il potere” se non farsi sbirri?! No, meglio non essere al potere e far fare gli sbirri solo a quelli ufficialmente tali anziché pretendere di trasformare tutti in sbirri, e pure in sbirri militanti.

La classe in sé esiste solo nelle astrazioni teoriche. La classe per sé non può esistere né esiste visto è che solo un’etichetta per governi e regimi costruiti da operazioni clandestine di Polizie Segrete militari ed altre. Anche in regime sedicenti ‘proletari’, al proletariato veniva fatto fare da carne da macello per governi di altri, del solito capitale sotto altre forme. Il capitale senza capitalisti, o senza coloro sembrino tali, non è meno capitale. Anche se la storia making sense favoleggia e folleggia con storielle suadenti, suadenti per chi se le beva. Ora che è passata la moda delle “rivoluzioni operaie” si favoleggia sulle ‘rivoluzioni’ religiose. Altre operazioni clandestine di militarismi imperiali. Nuovi falsi miti sono stati creati per rimpiazzare i vecchi che non vendevano più bene, anzi vendevano e si vendevano proprio malino ultimamente. 

Gruppi di potere, creati dal potere stesso, si sono arrogati rappresentanze. Proletari li hanno inevitabilmente seguiti. Il proletario segue sempre gli sia al  potere, dal padroncini al potere dello Stato. Se voi leccaculi, guarda ai proletari e li vedi subito. Su questo, altri hanno infarcito ideologie su ideologie, rivoluzioni immaginarie etc. Molti fanno quello che si trovano a fare. Il potere manipola pure le cosiddette ‘rivoluzioni’ e le organizzazioni cosiddette “di difesa dei lavoratori”etc. Anzi, è proprio il potere che crea tutto. E manipola chi abbocchi. Banali eventi vengono poi presentati, con opportuni making sense, in modo del tutto strumentale e mistificato. Basta tacere sull’essenziale e vendere storielle epiche e suadenti per scolaretti. ...La gente si beve tutto, soprattutto le scemenze... O magari no... Chi non se le beva resta silente, per cui appaiono, compaiono, solo i minchioni che se le bevano. Quelli passano poi alla storia, od alle storie di partito e di regime/i, come “movimento tal dei tali”. Si possono scrivere storie assumendo un cosiddetto “movimento operaio” come si potrebbero scrivere ben più realistiche storie presentando i cosiddetti movimenti operai per quel che sono, strumenti del capitale per infinocchiare meglio i lavoratori. Tecniche di militarizzazione. Perché il lavoratore, il disoccupato pure, è più ricco negli USA che in Germania, od in Germania che nei paesi latini? Le cosiddette ‘garanzie’ divengono ostacoli all’accesso al lavoro. La cosa è facilmente spiegabile. ...Non importa. Non dobbiamo convincere nessuno. ...Non parliamo poi della fogna latina dove la cosa è evidente, e pur taciuta: a forti PC corrispondevano lavoratori produttivi in condizioni miserevoli. Correlazione stretta, dove il rapporto causale è PC => pauperismo, non il contrario. Al lavoratore insoddisfatto non serve a nulla che legga scemenze di partito. Meglio studi e si qualifichi, se vuole migliorare la propria posizione. Se lo mandi dal partito ‘operaio’, è solo per tenerlo infinocchiato e consolato. I movimenti collettivi servono solo a chi li manipoli cioè, alla fin fine, al potere stesso ed ai suoi lacchè.  

Sta di fatto che, allora, in quel contesto ed area, Roby, con saltuari circoli di studio et similia, sottrasse, forse, qualche decina di giovanissimi alle patrie galere dove sia le Polizie Segrete italiote che i due principali gruppi terroristi lavoravano per condurli. Oppure, non ha comunque operato, né cooperato, per mandarveli. Crimine orrendo, ovviamente, quando i CC-Stato volevano infognare più gente possibile per i suoi giochetti terrorismo-antiterrorismo.

Le Polizie Segrete CC, gli Squadroni della Morte dei Carabinieri [con appendici PS, corpi paralleli come la GdF, etc], sono statali minchioni che mangiano in cambio dell’obbedienza, per quel che capiscono e possono, agli ordini. Gli ordini erano di creare ed usare, prima. Poi, di liquidare infognando più gente potevano, salvo lasciare sempre qualcuno per le necessità periodiche di tirar giù qualche modernizzatore e simili, se arrivava l’ordine istituzionale di fare ciò. Come era quella cosa di quei giuslavoristi che cooperavano col governo che furono ammazzati?! Ecco, furono ammazzati su ordine degli stessi governo  con cui cooperavano, del Quirinale e del CoPaSiR. Ambasciata Britannica e NATO pretendono assassinii anti-modernizzatori. Ma poi occorre l’ordine scritto dei detti [Quirinale, governo formale e copertura CoPaSiR] agli Squadroni della Morte CC-NATO che mobilitano loro minchioni di gruppetti di individui lasciati sopravvivere proprio per questi usi. Se arrestano, arrestano poi qualche esecutore ignaro di essere solo un imbecillotto manipolato dallo Stato.   

Altre cose s’erano comunque messe in moto da sé stesse. L’Allacca, una catto-picciista della Cgil, aveva già denunciato Roby alle milizie parallele sinistre che affiancavano gli Squadroni delle Morte dei CC. Questo nel 1980-81, tanto per dare una collocazione temporale.

I Pekkioli che facevano? Berlinguer incontrava Gelli per dare il nulla osta ai generali che organizzavano e manipolavano il terrorismo. I Pekkioli chiedevano liste di sospetti per il terrorismo sociale organizzato, ad altri livelli, dalle stesse Polizie Segrete CC. L’Allakka (INPS) aveva dichiarato che era sicura, sicurissima, che l’Roby fosse un capo ed un operativo che andava a sparare alla gente. Era sicurissima! ...Raccontava che glielo aveva confermato la breve ex-moglie [moglie solo per pochi mesi] di Roby, Nikla Scatizzi, una scemetta nevrotica ed incarognita, pure alcolizzata ed arteriosclerotica, affetta da dementia tremens acuta progressiva (esattamente come la madre Mina di cui era copia anche fisica). Qualcuno che invece andava a sparare davvero, proprio lì all’INPS di Torino centro, Stefy, una teppa fascistoide già di LC, montato ed arrogante, anche piuttosto corrotto come molti piemontesi, ma che aveva fatto il lottacontinuista per moda dei tempi, era amico di amiche sue, per cui non lo aveva segnalato. Tipico! In effetti non ti immagini uno che spenda tutto in motoroni a fare il grande clandestino tipo Il sospetto alla Gian Maria Volonté nel film di Francesco Maselli. Sta di fatto che il ‘rivoluzionario’ reale è sempre più stato tipo camorrista corrotto che grigio funzionario.

Dunque, Roby era così finito, ‘ufficialmente’, nelle liste ufficiali dei sospetti, stese dagli Squadroni della Morte del PCI-CGIL, e da questi passate agli Squadroni della Morte dei Carabinieri ed appendici. Quando crei burocrazie, idem milizie parallele, le devi poi pur tenere occupate a fare qualcosa... Gli inglesi creano il PCI di Salerno, quello davvero di Togliatti, con l’URSS solo come copertura. Dunque un PCI dell’Ambasciata Britannica e dei Carabinieri. Ovvio che lo usassero, la DC pure, per il giochetto terrorismo-antiterrorismo. Lo usavano pure da sempre per giochetto quasi identico, quello mafie-antimafie. 

Anche Franka Pata era sicurissima. ...Furiosa e delirante, ‘riconosceva’ Roby in tutti gli identikit! Glielo aveva detto la sorella Angela Pata in Casalbuttano (CR), una DC-CISL che, nel passato, s’era trovata a partecipare alle iniziative degli Squadroni della Morte di Gladio. Gladio organizzava convegni ed esercitazioni per militanti della DC e della CISL, su imposizione del SIS-CIA, intermediari i soliti CC. Le maestre ed i maestri sono strutture chiave del terrorismo di Stato dei CC. Beh, in tutto il mondo. Indottrinano e spiano. Quelle ‘cattoliche’ facevano parte delle reti DC-CISL-CC-SIS-CIA. Quelle ‘comuniste’ delle reti degli Squadroni della Morte PCI, che a livello di vertice cooperavano coi CC-SIS-CIA ma senza dirlo al militonto idiota

I pazzi ed i delinquenti se le inventano. Poi devono fingere di credervi. Esattamente come la “guerra fredda”, che era un giochetto di sostegno reciproco dei due campi ‘opposti’. Prima la lanci. Poi devi far finta che sia una vera contrapposizione. Quando crei qualcosa, devi, SEMPRE, inventari pure l’anti. Vale davvero in TUTTI i campi. Se crei un sistema sanitario, devi inventari le malattie e pure le medicine inutili che costino fette enormi di PIL. Immaginatevi l’assistenza solo ai malati veri e con lo scopo di guarirli. Almeno il 90% degli ospedali dovrebbe chiudere ed il 90% dei medici dovrebbe inventarsi un’altra professione. Per non parlare delle aziende di ricerca e fabbricazione di pillolette. Non avete mai letto di quelli perseguitati ed ammazzati perché hanno inventato cure che funzionano. È come l’energia naturale e libera. Che fine farebbero i petrolieri e connessi? I processi di ottimizzazione funzionano solo in matematica. Nella realtà va tutto avanti, od indietro, per processi ai auto-organizzazione caotica. Come i flussi ordinati nell’acqua che bolla. Non c’è l’ottimo. C’è solo quello che di fatto esista. 

Ricorrenze, anzi permanenze, storiche. Era come quando prima avevano creato il sub-Impero Sovietico, per mettere mezza Europa in freezer dopo che i sovietici avevano fatto da carne da macello Alleata nella II guerra mondiale. Prima li usi per correre sui campi minati (tecnica sovietica di sminamento rapido) e per devastare mezza Europa. Dopo la regali loro, questa mezza Europa che hai fatto loro occupare, per fottere l’Europa a loro regalata, di conseguenza anche quella occidentale, e loro stessi. Un certo sviluppismo sovietico da economia di guerra permanente alimentato con abbondante tecnologia angloamericana, pur adattata all’arretratezza russa, dunque usata proprio male-male, era evoluto, involuto in realtà, espandendosi, in sub-Impero (finto antagonista dell’Impero, quello o quelli anglofoni) baluardo del sottosviluppismo mondiale. Infine era imploso, con crisi di nervi inglese, per cui gli inglesi hanno dovuto inventarsi nuove sovversioni continentali e mondiali. La Corona inglese sostituisce, sia a livello propagandistico che militare, “il comunismo” con “l’Islam”. Il terrorismo di Stato USA ha subito proclamato la guerra mondiale al ‘terrorismo’. Se lo erano costruiti e se lo costruivano. Costruitolo lo ‘combattevano’. Geniale!

G.Andreotti, uno sveglio, da mafiosetto romano-laziale, e praticissimo di queste cose, visto che nuove strutture erano nate, aveva pubblicamente affossato Gladio già sostituita da entità ben peggiori e più di massa. S’era trovato poi lui stesso fatto fuori in modo permanente dai vertici istituzionali di Italiozia. Proprio grazie alla sua forza militare pur battuta, a Capaci, dalle entità militari agli ordini di Cuccia-Mediobanca e dell’Ambasciata Britannica, si era difeso, era uscito assolto dai processi, oltre ad avere subito montato un fronte andreottiano coperto. Pur emarginato, aveva fatto entrare in politica, solo per mettere la faccia ed i voti, S.Berlusconi. Mentre a livello burocratico-istituzionale aveva lanciato Gianni Letta. Berlusconi metteva faccia ed voti. G.Letta governava, pur per quello che poteva con la dittatura Quirinale-Mediobanca, con cui ovviamente mediava essendone subordinato. Pur in regime di dittatura Quirinale-Mediobanca, il blocco andreottiano era sopravvissuto e s’era perpetuato. Da un lato il padrino Cuccia e l’Ambasciata Britannica. Dall’altro il padrino Andreotti. Non certo un 50%-50%. Pur sempre un 75%-25%, come potere reale. Che era poi potere reale di mafie burocratiche e private. Il politico e lo statista mangiano. Burocrazie predatorie ed oligarchie predatorie ben di più.

 Creato il sub-Impero Sovietico, gli angloamericani avevano poi detto che era l’Impero del Male e che, di conseguenza, loro organizzavano la resistenza all’imminente occupazione del mondo da parte dei sovietici. Dal male assoluto nazista al male assoluto comunista, anche se nella propaganda angloamericana i ‘comunisti’ restavano sempre largamente migliori dei tedeschi, “i nazisti”. Il solito! Solo degli scemi potevano bersi tali idiozie... ...Se le bevano tutti gli attivisti DC-CISL-UIL-‘laici’... Se le bevevano pure quelli del PCI e cespugli. Serviva per organizzarli militarmente e sotto il controllo delle Polizie Segrete CC. La cosa era iniziata già dopo la guerra ed era poi proseguita. Italiozia era nell’area angloamericana, e nulla e nessuno poteva sottrarvela. Ma gli stessi SIS-CIA organizzavano esercitazioni etc. contro possibili, dicevano, in realtà impossibili, invasioni o colpi sovietici e para-sovietici. Demenze. Ma sui dementi si regge il mondo. Ecco perché il mondo è così allo sfascio! Demenze, in apparenza, e per i dementi. In realtà, per militarizzare i dementi, devi creare, inventare, un imminente pericolo esterno ed interno. Il giochetto era esattamente quello, da questo punto di vista. Quelli di là si erano inventati la “aggressione imperialista”. Quelli di qua il “pericolo comunista”. Si puntellavano reciprocamente.

Le regole del gioco, truccato e solo per uso interno, per i polli se lo e se le bevevano, erano state decise a Teheran a fine 1943. Non a caso sono regole ferreamente rispettate fino a che l’URSS viene a mancare. Io dico che gli inglesi continuano a rispettarle, pur un modo del tutto occulto e contro l’Impero Statunitense. L’URSS implode, rinuncia unilateralmente al suo sub-Impero, cessa come URSS e ridenomina come CIS la parte che resta unita, federata o confederata. Cessato uno dei ‘firmatari’ principali degli accordi di Teheran di fine 1943, è chiaro che il patto cessa, almeno ufficialmente, in realtà soprattutto per gli USA.

No, in verità non v’è nulla di chiaro. I russi non insistono, o non troppo o non troppo chiaramente, in una qualche continuità con l’URSS “potenza vincitrice della IIGM”. I tedeschi ne approfittano per riprendersi se non altro la Germania Est, pur sempre molto meno di quello di tedesco venne fatto sparire con la conclusione della IIGM. Ma è il massimo possano. Gli inglesi avrebbero voluto mantenere il freezer rosso-sovietico. È che già debole si è sfasciato. Un caso classico di implosione. 

A quel punto, la NATO ed altre forme passano dalla favoletta della loro esistenza in funzione anti-URSS a svilupparsi anche senza URSS e proprio perché l’URSS è cessata. Dimostrazione logica e fattuale che viene costruito sempre un nemico, “il nemico”, per tutt’altri fini da quelli dichiarati e per uso interno, interno all’Impero ed interno alle sue province ed ai suoi eventuali sub-Imperi.   

I terrorismi interni d’Italiozia erano passati di moda da tempo... Allora, anni ‘70 ed inizio ‘80, v’era una vera isteria di massa. V’è anche ora. Canalizzata su altri nemici, su altri terrori. Se li creano per quello. Ed il pidocchieto medio se li interiorizza. L’Italiozia unita degli inglesi e dei loro Savoia la creano così a livello di pidocchietto medio. Isterie e finti nemici del momento.

Quando Andreotti aveva ordinato agli Squadroni della Morte CC di creare il terrorismo di massa, ovviamente aveva fatto creare pure l’anti. Chiedevano cooperazione, nomi di sospetti. Era anche un modo di verificare quanti dei loro, quelli al soldo dei CC o da loro variamente coperti, fossero invece stati scoperti. 

Angela Pata in Rossi [da Mileto, Calabria, ma in Casalbuttano, Cremona, Lombardia] aveva subito chiamato la sorella Franka:
- “Franka, ma Roby deve averci qualcosa a che fare...”
- “Come?!”
- “Ma non è lui che quando stigmatizziamo la cosa, si mette a sghignazzare e ci dice che siamo pazze, che il capo del terrorismo e della mafie sono gli Andreotti ed i CC...”
- “Ed allora?”
- “Quelle sono proprio le cose che dicono quelli lì...”
- “Ma sei sicura, Angela?!”
- “Certo, Franka, lo fanno per dar colpa a quello che loro chiamano il kapitale... È quella cosa di tirare il sasso e nascondere la mano. ...I comunisti scatenano il terrore e poi dicono che sono quelli dei preti, ...noi!, ...ed i CC!”   

Franka cominciava ad agitarsi. Angela le ritelefonava. Sempre i soliti discorsi. Poi le telefonava Franka che le diceva di essere preoccupava:
- “Quello sembra sempre che sappia tutto. Devi aver ragione. Anzi, ho il sospetto che sia ancora peggio... che sia proprio lui il capo del terrore.”
- “Ma certo Franka... Sarà il capo del terrore... Lo dicono tutti, che si mascherano dietro un’esistenza normale. ...E poi, dall’ombra...”

Intanto [fine anni ‘70 ed inizio anni ‘80], Angela, divorata dalla sua solita invidia sordida e totale contro tutti, inclusi sorelle ed fratelli, era andata dai suoi referenti degli Squadroni della Morte dei Carabinieri dei tempi delle riunioni CISL-DC-Gladio.
- “Ma è sicura? Come fa a saperlo?”
- “Me lo ha confermato mia sorella Franka... Ecco, vi faccio parlare con lei...”

...Quando parlarono con lei, su questo, Franka ossessa, faceva profondi respiri, si agitava più di quanto già non lo fosse di natura:
- “Certo, certo... Me lo sento. Quello si è messo nei guai.”
- “Ma come fa lei a saperlo?”
- “Me l’ha detto mia sorella... ...lei è una che capisce le cose, che ha studiato... È maestra!”
- “Ma come fa sua sorella da Casalbuttano, se Roby è a Torino?”
- “Angela è una che ci sa fare... Parla con Nikla... Parla con Fausto, Maurizio e Rikkio Sgarruffo... Poi, è una che conosce i Carabinieri...”
- “Ma lei non ha alcuna informazione diretta?”
- “Certo che ce l’ho... Io me lo sento! Io me lo sento! ...Una se le sente queste cose...”
- “Ma Roby che cosa dice di quelle cose?”
- “Lui scherza sempre. Si mette a ridere e dice che dobbiamo andare tutti affanculo perché sono i Carabinieri che organizzano tutto su ordine del governo reale... ...Così dice lui... ...Io non so che cosa voglia dire... Me lo ha detto mia sorella che quelli lanciano il sasso e poi accusano il governo! ...Io me lo sento! È lui il capo del terrore!”

In effetti, tutta la ganga dei sopra nominati, ed altri, si telefonava, quando capitava si incontravano, e se la contavano. Se la contavano pure su Roby che invidiavano per qualche motivo subliminale, forse perché li evitava sentendoli falsi ed inutili. 

Se Maurizio Sgarruffi occasionalmente incontrava lo Roby lo affrontava delirando. Infatti, gli urlava sordido ed aggressivo:
- “Ma tu rovini tutti! Tu, ora che sei il capo del terrore...”
Roby lo guardava senza dire nulla mentre lui, Maurizio, sbraitava come un ossesso... Davvero come un ossesso! Livido, ringhiante:
- “Roby, tu te ne freghi ma ci andiamo di mezzo noi! Ci rovini! Ci rovini!”

Poi, Fausto Sgarruffo, tramite la sua loggia massonica di ladruncoli del Comune della Spezia e tramite le strutture larghe di Gladio, cui s’era trovato a partecipare come ufficiale della riserva, andava a raccontare che aveva da segnalare che aveva informazioni sicure, sicurissime, che Roby fosse un notabile del terrore.

Fausto aveva montato il figlio Maurizio che, servile e scemo, sbraitava. Roby non diceva nulla, sgomento da tanta abiezione e scemenza. Fausto, infame, diceva che aveva prove sicure. Figuriamoci che si sarebbero mai inventati ed inventate se Roby avesse mai risposto qualcosa ai deliri furiosi di Maurizio...

Che succede i primissimi di luglio 1981, o già a fine giugno 1981? Un cocainomane riccastro di Milano, con la sindrome di Napoleone (cioè convinto di essere un Napoleone), transitato dai boy scout e da amicizie neofasciste alle mode sinistrose dei tempi, che non doveva avere neppure grandi reati, o non ne aveva del tutto, ma che si era immaginato di essere coinvolto in tutto quello successo negli ultimi decenni, aveva da qualche tempo cominciato infognamenti a rate di gente pure residente a Torino.

Non è chiaro come, da Milano, fosse finito a Torino ed a fare cosa. Di Milano, era finito ricercato, perché a sua volta era stato denunciato da qualche amico in cerca di redenzione. Più ne denunciavi, prima uscivi, e con più onore e prospettive professionali ed esistenziali. In Italiozia, tutto dipende dalla classificazione che ti viene assegnata nel fascicolo che tutti gli italici hanno nello schedario centrale dei CC. Più sei abietto, più hai una classificazione alta e puoi dunque delinquere liberamente! Più sei inaffidabile nel senso diciamo umano del termine, più sei affidabile per lo Stato, per il potere, se delinqui e ti fai abietto al suo servizio e per le sue esigenze quando te lo chiedano. In quel momento, era aperto, tra gli altri, il mercato degli arresti, delle prosecuzioni e delle persecuzioni per terrorismo. 

Costui, ricercato, viveva a Milano in una delle tante proprietà della madre Salamina. Tuttavia, questa era abbastanza prudente, e si reputava astutissima. Per cui, quando lei voleva incontrarlo, e timorosa che il suo uomo la e lì scoprisse a Milano e li denunciasse, lo faceva avvisare da una amica sua che lo faceva andare a Torino e lì si incontravano. A Torino, durante una di queste gite da Milano a Torino, alla ricerca di coca in un bar del centro della città, chi la vendeva non si era in realtà fidato di questo tizio che a chiunque incontrasse diceva di essere il capo delle BR, e di volerlo divenire pure di PL ed altri, di avere rapito e liquidato da H.M.Schleyer [un’operazione terroristica ordinata dal social-democratico H.Schmidt (discendente di ricchi banchieri ebraici che hanno poi falsificato i documenti di identità per ragioni ambientali) ad ufficiali di Polizia Segreta del BfV ed altre agenzie, in contemporaneamente al dirottamento del volo 181 della Lufthansa ed agli assassinii di Stammheim - la RAF era eterodiretta da ufficiali di Polizia Segreta della BfV-BND-etc.-NATO] ad A.Moro, di esser grande amico di padrini delle mafie, per cui lo avevano dirottato verso ambienti di piccoli delinquenti.

Qui, in baretti per piccola criminalità ed alcolizzati, costui aveva conosciuto due alcolizzati sfaticati, idioti e pieni di debiti, Duò e Marchetto. Avevano subito fraternizzato. Loro lo ascoltavano ammirati durante i suoi deliri e speravano di poterne cavare qualche soldo, anche se non sapevano bene come. Con loro aveva fatto qualche rapina per consolidare l’amicizia e li aveva ‘nominati’ suoi luogotenenti a Torino dicendo che, da lì, avrebbe ripreso le redini delle organizzazioni terroristiche italiche che avevano tentato di emarginarlo sebbene lui ne fosse tra i fondatori principali e dirigenti. Così gli piaceva raccontare, per quanto incredibile e, di solito, non creduto.

A Torino, aveva occasionalmente alloggiato in casa del Duò. Ovviamente aveva raccontato le sue solite balle autobiografiche alla moglie del Duò che, sposa ormai insoddisfatta, era stata ben contenta di farsi scopare da un tanto importante personaggio. Il Duò li aveva sorpresi a letto. Il Fogagnolo era fortunosamente fuggito. Il Duò era cognato di Alfredo Buonavita [un campano sveglio e maneggione, di quelli che nel PCI o nella DC, in qualche camorra pure, avrebbero fatto soldi e carriera - ...imboccò altra strada pur uscendone anche se dopo averne sofferto qualche danno...], uno dei primi BR da tempo in carcere. Il Buonavita, fatto arrestare dai CC perché giudicato non di quelli da loro manipolabili quando era fuori, ecco che in carcere si era ‘redento’. Aveva infine trovato il modo di farsi mettere fuori presto servendoli. 

Quando Alfredo Buonavita era passato ai CC, secondo la logica mafiosa solita sia la moglie di questo, sorella del Duò, che il Duò stesso erano passati ai CC ed iniziato a cooperare con loro. Ai CC interessava solo cooperazione per infognare gente a loro interessava infognare. Il Duò si era subito venduto il suo socio Marchetto (avevano una piccola impresa, una specie di officina non si bene di cosa, senza clienti e piena di debiti, che usavano più che altro come copertura per delinquere) ed il Fogagnolo. Il Marchetto lo avevano preso a casa. Il Fogagnolo era stato chiamato dal Duò che gli aveva fatto sapere che, dopo il cedimento del momento, per cui si era appena infuriato, sarebbe stato ben felice di cedergli la moglie, se avesse voluto continuare a scoparla e che comunque non gliene voleva, ché anzi era interessatissimo a continuare la loro “cooperazione rivoluzionaria”.

Il Fogagnolo, fondamentalmente un minchione che se le beveva tutte, era andato all’appuntamento a casa del Duò. Quando ne era uscito, erano sbucati agenti della Digos [mandati dai CC] da ogni dove e lo avevano preso mentre questi si dibatteva furiosamente. Lui aveva subito ‘confessato’ di essere il capo dei capi e si era dichiarato prigioniero politico. Questi lo avevano lasciato dire mentre si sghignazzavano dalle risate sapendo che era solo un cocainomane ed un malato di mente. Intanto, su indicazione della madre Salamina, che aveva subito detto ai CC che le interessava solo che il figlio uscisse dato che questi non era assolutamente in grado di reggere la prigione, gli avevano arrestato un’amica fiorentina. No, neppure arrestata, perché non ne avevano proprio motivo. La avevano fermata. Era solo sceneggiata. Dopo averlo fatto friggere alcuni giorni in una cella nei sotterranei della Questura di Torino, visto che ormai si dibatteva nella disperazione e non era neppure necessario cuocerlo troppo, anzi avevano paura che si suicidasse, lo avevano portato da un dirigente della Digos che, tutto mieloso, gli aveva detto, mentre tutti trattenevano le risa, che sapevano che lui era un bravo ragazzo ma anche un grande uomo d’onore, che lo sapevano che lui non avrebbe mai e poi mai denunciato nessuno. Ma lui era fuori, delirava, se lo sarebbe pure fatto mettere materialmente in quel posto pur di uscire da quella situazione detentiva. Per cui gli avevano infine rivelato che avevano arrestato, “ordini... ...non sappiamo neppure perché...”, un’amica sua e che lui, e solo lui, poteva salvarla con un banale scambio.
- “Guarda, Paolo, qui è tutto un gioco. Qui sono tutti pazzi. I giudici ci ordinano... Guarda, tu ci sottoscrivi delle dichiarazioni con dei nomi e noi ti liberiamo l’amica. Altre cose non possiamo farle, non subito. Ma questo, te lo garantiamo, che proprio lo possiamo fare. Solo che il giudice di ha detto che vuole..., come dire?, vuole un qualche segno distensivo da parte tua...”
- “Ma io sono un grande capo della rivoluzione mondiale.”
- “Guarda, Paolo, qui è finito tutto. Era ed è tutto un gioco. Abbiamo l’ordine di arrestare tutti e lo faremo. Abbiamo liste con decine di migliaia di sospetti. Al governo interessano solo i titoli dei giornali... Guarda questi fogli... Nomi e nomi... Magari alcuni li conosci... Ma anche se non li conosci fa lo stesso... ...Basta che qualcuno..., tu o altri per noi alla fine fa lo stesso..., basta che qualcuno ci firmi delle deposizioni dove ce la conti. Guarda, tu non ti immagini, ma c’è la corsa... A nessuno piace stare in galera. Noi siamo il potere, anche se solo piccoli funzionari del potere... Alla gente piace cooperare col potere. Anche un grande capo rivoluzionario come te... Che fai ora... Ti fai l’ergastolo, per cosa, per chi? Esci, se esci, che sei vecchio... ...che non ti tira più, che magari non puoi neppure farti una spippata di coca buona. E perché, per che cosa, per stronzi opportunisti?! Sì lo sappiamo che tu sei un grande capo, un antico cavaliere. Ma quando tutto è finito, ...che sia tu, o che sia qualche altro, a farci qualche nome, non è che cambi nulla. Anzi, tu, un grande combattente, un grande capo, proprio facendoci qualche nome mostri e dimostri di essere ancora un capo, di poter controllare ed influire sulla realtà. Quando questa cosa sarà poi alle spalle, sarà come esserti tolto un dente, e pure con l’anestesia locale... Sei nato capo e sarai capo in altre cose, dove sarà possibile. Qui il gioco è chiuso, finito, e nulla torna più. Arrestiamo tutti, e pure ben di più. Tutto è terminato. Qualcuno l’ha voluto questo terrorismo... ...Gli stessi ora ci dicono di fare piazza pulita e noi la stiamo facendo. Tu ora ci pensi e poi ci chiami. Tu ti dissoci ammettendo formalmente che è tutto finito. Poi, siccome, sei uno d’onore e lo sai che la tua amica non c’entra nulla, noi la liberiamo. Tu, naturalmente, cominci a sottoscriverci delle dichiarazioni. Verranno ufficiali e funzionari a dirti chi ci interessa che tu nomini. Poi verranno i giudici. Tu dici. Noi scriviamo. Noi scriviamo. Tu dici. Noi riscriviamo. Tu firmi. Tanto, guarda, noi li prendiamo lo stesso. E loro fanno come tutti. Ci fanno dei nomi. Poi li mettiamo, vi mettiamo, tutti fuori. È stato un  brutto periodo. Solo un po’ di pazienza perché io vi metterei tutti fuori subito ché siete tutti dei bravi ragazzi, ma ci sono i politici, i magistrati, le procedure, burocrazia, speriamo facciano presto. O sennò un poco di pazienza...”
E diretto agli agenti assistevano trattenendo le risa per una delle solite sceneggiate del dirigente-vasellina:
- “...Ora riportatelo sotto. Dategli da mangiare. Bene, mi raccomando. Ché lui è un grande capo e deve essere rispettato!”
Ed ancora a lui:
- “Paolo, se vuoi qualcosa fammi chiamare, ...per quel che possiamo. ...Quando ti occorrono dei fogli, una penna... Poi, quando decidi, ci rivediamo, con me o con altri... Siamo tutti buoni colleghi qui... Parli con uno ed è come parlare con me. Poi ci sono i colleghi dell’Arma... Ecco, potete riportarlo sotto.”

Dopo spuntavano, come per prodigio, l’avvocato e la madre che, fingendosi preoccupati per lui, gli piangevano addosso:
- “Guarda Paolo, sono tutti padri di famiglia. Vogliono tutti aiutarti. È che le regole del gioco sono quelle che sono. Non che le facciano loro. Non si sa neppure bene chi le faccia. Tu fai quello viene loro richiesto e poi, in qualche modo, ne vieni fuori e pure presto. Differentemente, ti trovi con qualche ergastolo. E per cosa?! Non c’è più nulla. Lo sai che, caduto tu, è finito tutto. Solo tu, forse, avresti potuto, se non ti avessero preso...”

Tempo poche ore ed era ancora più fuso del solito. Si fa dare carta e penna. Scrive a Caselli che la guerra è finita e che chiede l’iscrizione al PCI dato che ha finalmente capito che l’avanguardia rivoluzionaria è il grande e glorioso PCI. Intanto manda una nota a quelli della Digos ché gli dicano, ché lui è a disposizione, che ormai si considera un militante del PCI e che gli ordini dei compagni Pecchioli e Berlinguer sono di dare totale collaborazione per ristabilire la pace e liquidare la vana insurrezione. Alla Digos si spanciano dal ridere ed informano, ovviamente, la Polizia Segreta CC che hanno un nuovo pollo. Nomi e circostanze gli vengono dati. Lui sottoscrive. Cose sconnesse, che non stanno né in cielo né i terra. Ma pur sempre nella norma dato che i materiali giudiziari italici sono tutti tritumi verbosi e pieni di scemenze che poi militari, polizie e loro magistrati usano come credono.

A quel punto lui pensa di essere liberato subito e con tanto di pubblici onori. Anche la madre, un’imprenditrice rozza e senza cultura, lo crede. Dai circuiti delle Questure e delle caserme lo passano a quello carcerario. Nuovo crollo. Non regge. Si immagina sempre cose, schizofrenie, smentite sia dalla realtà, per il poco può percepirla, che da altre schizofrenie. Appunto, lo tengono dentro. Lui si era immaginato già fuori. Passa solo dal circuito militare-poliziesco a quello carcerario.

Eppure ce l’ha messa tutta, ...lui crede. Sì siamo all’incredibile. In pochi giorni, si è iscritto al PCI di Cazzelli, si è trasformato, nella sua testa, da capo della rivoluzione mondiale, a capo dell’antiterrorismo. ...Fosse finita qui...

Diviene attivista massone, o tale lui si sente, a seguito di ‘conversione’ carceraria, e, quando esce, finisce a fare il massone-comunista in una radio milanese, RadioPopolare, dove predicava il comunismo massonico-spirituale. In realtà aveva solo scopiazzato una cosa che lui aveva poi chiamato sesso-massoneria. Uno si fa una scopata, od anche una sega, e, mentre se la fa, si dice che...

...Beh, diciamola tutta... ..anche se è difficile. La realtà è sempre incredibile...

Quando era dentro proprio non reggeva. Oscillava tra ossessioni suicide, impasticcamenti, alias droghe di Stato/‘pubbliche’, seghe e deliri mitomaniacali, ...quelli soliti... Si risentiva capo dei capi, capo di rivoluzioni locali e mondiali. Ad ogni sega, ad ogni eiaculazione, scarsa o sostanziosa, urlava: “Ecco, questa è una bomba, una cannonata, una mitragliata contro il nemico di classe, contro il kapitale!” Dato che qualcuno l’aveva ‘nominato’ massone (nei circuiti degli isolamenti carcerari si trovano i tipi più strani!; beh, quello glielo avevano messo i CC apposta per ‘aiutarlo’) si era detto che era l’occasione che cercava, o forse solo un’occasione che poteva sfruttare per uscire da quel vicolo cieco. Da un mondo schizofrenico di gruppetti e pettegolezzi politici era passato ad un altro mondo che lui stesso si era costruito di altri gruppetti e pettegolezzi massonici. Si è convinto di essere il capo degli Illuminati e dell’élite occulta. Balle. Sono cose che non esistono. Esistono club e circoli del potere ma sono reti tutt’altro che piramidali ed assolute. Alla fine esistono solo i governi e taluni in particolare. Anche reti parallele e connesse, ma non come balle cinematografiche.
Ah, c’è da dire che non era neppure l’unico. C’erano anche metalmeccanici che, fattisi infami, poi dicevano che avrebbero desiderato appartenere a qualche ordine, confraternita, totale e totalizzante, che desse loro come una norma di vita, qualcosa tipo un ordine cavalleresco, o monastico-guerriero, o guerriero non monastico, del genere di samurai, ninja o quelle cose lì, ma comunque strettamente sottoposto a regole ferree... ...insomma, in pratica, altri che dicessero loro che cosa fare ma con mitologie da film per cui loro, infami infamoni, si trovassero all’improvviso puri e virginei, almeno nella loto auto-percezione. Cose, appunto, da fuori di testa e pure necessitanti di dipendenze.

Beh, questo personaggio messogli a fianco dai CC, lo ‘iniziò’:
- “Io, con i poteri conferitimi dalle forze dell’oscurità e della luce... ...Paolo, ora inizi un percorso che... ...Man mano che progredisci nella purificazione e nell’elevazione, ti metterò a contatto con circoli più prossimi alla verità universale...”
Un voglia avere un potere sull’altro a livello di interazione paranoica deve fingere cordialità e sussiego, lasciare intendere più che dire, recitare formule appaiano come naturali. L’adepto  non osa chiedere, non troppo. Se chiede si deve rispondere quel poco serva a suscitare curiosità e vaneggi in chi abbia posto domande. Il pensiero paranoico mitizza l’altro in funzione della propria mitomania delirante. Il non detto serve più del proferito.

Da dentro non è che potesse tuffarsi appieno nel mondo del pettegolezzo massonico, che era l’unica cosa lui interessava, per quanto lui fosse il tipo che si inventava il pettegolezzo. Se lo raccontava. Se lo vedeva come vero. Lo riportava a tutti quelli incontrava, come lui fosse il centro di tutti questi pettegolezzi che si era in gran parte inventati!  

Naturalmente, dato che si considerava il capo della rivoluzione mondiale [poi cominciò a considerasi il capo dei capi degli Illuminati comunisti, l’élite occulta buona contro quella del kapitale – fandonie!], si era costruito altri deliri schizofrenico-paraoici per cui, ad ogni sua e da suoi accoliti eiaculata, lui si diceva e diceva che, merito suo, di lui grande capo dei capi, il kapitale vacillava sempre più. È andato avanti per un po’ con queste scemenze. Poi non ha più retto. Il non far nulla ed il delirare costano. Neppure le aziende della Salamina, che scopando col suo capo operaio o direttore doveva rendere conto pure a costui delle sue spese, bastavano a finanziare tali deliri di questo pazzo.

Per un po’ gli avevano dato pure una qualche limitata risonanza comunistoide quelli di Radio Popolare. Dato che sono pure quelli solo milizie parallele delle Polizie Segrete CC, anche se la cosa non è sempre lineare e tanto meno pubblica né risaputa, neppure tra gli introdotti... Sennò vengono chiuse. Sì, insomma, di sicuro, sicurissimo, l’hanno raccomandato i CC, in un modo o nell’altro, alla radio che gli ha dato corda per qualche tempo o solo per qualche trasmissione. Sennò, nessuno dà credito ad uno chiaramente mitomane e malato di mente, e che dica pure fandonie che non stiano né in cielo né in terra. Non che mitomani e pazzi non possano far carriera tra quelli, e pure tra tantissimi altri. È solo che lui era uno del tutto manifesto nelle sue sindromi pazzoidi, quando esce di galera. Lo era già prima. È che quando ne esce era del tutto pubblico ed universalmente risaputo che, oltre ad essere quello che era, era  del tutto, ed irrimediabilmente, fuori di testa. Un infame ed un pazzo pericoloso cui nessuno, in condizioni normali e senza pressioni esterne darebbe alcun credito. ...Neppure un po’! Invece viene spinto “dallo Stato”. Non bastano i soldi di famiglia.     

Sembra incredibile che comunistoidi pur truffaldini e dei CC, come sono in genere “i comunisti”, si smascherino con tali figuri, mentre fingono, soprattutto a Milano, un qualche grigiore già para-sovietico-picciista da borghesia rossa che si finge filo-operaia... Boh... Beh, lo fingono per chi non li conosca. Se le borghesie rosse del PCI ed appendici dovevano sia fare la polizie di Stato per gli operai che convincerli a vivere cogli stipendi più bassi dell’Europa sviluppata, dovevano pure crearsi vite separate, segrete, dove nessuno facesse domande. Per cui, vi erano gli operai delle case popolari e dei casolari rurali, e vi erano i borghesi rossi che, non visti, e senza che il proletariato ne potesse neppure accennare, vivevano tra il lusso. Ovviamente, il borghese rosso doveva essere così ‘serio’ da non poterselo neppure fare sfuggire, di fronte all’operaio, di essere uno pieno di soldi e di vivere nel lusso. Lo si sapeva o percepiva, ma v’era la convenzione assoluta di non parlarne. L’unico vezzo consentito dalle convenzioni di partito, di partiti e di regime era quel grigio vestito completo scuro con cravatta (che diveniva decisamente più elegante e raffinato, dunque anche costoso, col grado ricoperto nel partito o nel sindacato, od in altre strutture di area PCI), mentre l’operaio si abbigliava in maniera chiaramente inferiore. Venivano considerate solo delle uniformi mentre tutti sapevano, od almeno lo percepivano, anche senza poterlo dire, che erano proprio differenze di classe, di reddito e di redditi, anche considerevoli. Come le plebi fossero i soldati semplici e capetti, mentre gli altri ufficiali, ufficiali superiori e generali. Tuttavia il PCI ed annessi erano un tale sistema di potere costruito dagli angloamericani, come prima lo era stato il fascismo, che nessun operaio o proletario osava metterlo in discussione. Oppure, al massimo, se ne andavano colla DC o con altri, che non erano certo differenti.     

Costui era dunque capitato in un’operazione della Polizia Segreta CC. Una della rete del pentito Bonavita lo aveva offerto ai CC che lo avevano fatto arrestare dalla Digos di Torino essendo costui ricercato per cosucce milanesi del tutto marginali, della serie dagli scout cattolici al terrorismo. E lui poi, come si usava, si era messo a fare nomi, che magari gli avevano sottoposto per dargli modo di ‘collaborare’. Può anche essere che non conoscesse nessuno e che, per di ‘riabilitarsi’, avesse chiesto nomi da infognare per mostrare la sua ansia di redenzione. Chi può dirlo? 

Sulla base di una deposizione di questo tizio, Roby viene arrestato ed accusato, i primissimi di luglio 1981, di “banda armata senza nome”. ...Esattamente! Una cosa della serie:
- “Ora ci dica il nome della organizzazione, anzi se lo inventi perché chiaramente non c’è nessuna organizzazione sennò lo avremmo saputo, ci denunci un po’ di persone e così possiamo montare una vera accusa credibile anche contro lei. ...Ovviamente, se non lo fa, vediamo di montarle qualche cos’altro. Ma pure se lo fa, non ci sono garanzie che la salviamo. Anzi...”

Volevano i nomi di quelli Roby aveva salvato facendoli studiare o chiacchierare, invece che farli infognare dai gruppi del terrore. Non v’erano erano reati. Senza senso fare nomi agli Squadroni della Morte dei Carabinieri ed appendici. O forse si aspettavano che Roby chiedesse, come altri, liste di nomi dagli schedari Pekkioli-CC da fare per mostrare la sua ansia di redenzione. Come montarono il maxi-processo ‘Tortora’? “Chiedevamo gli elenchi del telefono e tiravamo giù nomi. È che c’erano tante omonimie nelle nostre aree, per cui gli stessi magistrati...” Lavoravano e lavorano a quel modo. Le ore passano, le giornate pure... Militari e sbirri ricevono ordini. Hanno solo voglia di raffazzonare qualcosa e di andarsene a casa, o comunque a farsi i fatti propri.

Non che i mitomani fossero poi chissà quanti. Ma ve ne erano altri... Avevano pure arrestato un certo Cosimo Carrozzo [ah, ci è già scappato di accennarne!] che aveva un fratello che lavorava alla Fiat, ma che non si occupava di politicanterie, per cui, Cosimo, immaginandosi di essere il fratello, si considerava un’avanguardia del proletariato ed annunciava a tutti che non appena si fosse diplomato, quell’anno stesso, avrebbe preso la testa della BR. Nel frattempo, passava quotidianamente dal negozio della sorella del Duò, la moglie o quel che era, del Buonavita, e chiedeva se le BR avessero qualche incarico da assegnarli. Lei, non sapeva se aprirgli i pantaloni e prenderglielo in bocca oppure se prenderlo a male parole. Si era poi sempre risolta per una soluzione intermedia per cui le diceva diplomaticamente che il Partito Combattente richiedeva prudenza, dunque che aspettasse di aver finito le scuole superiori e ben deciso che fare della sua vita. Poi, quando lei era passata organicamente ed ufficialmente ai CC, aveva pensato bene di segnalarlo come un pericoloso terrorista. Appena arrestatolo, avevano chiesto, a questo Cosimo Carrozzo, anche di Roby. Non doveva neppure conoscerlo. Ma tale era stata l’ansia collaborativa del momento dell’arresto, poi negata con la solita ritrattazione d’uso nel periodo per talune categorie, anche differenti tra di loro [ogni caso schizo-delirante aveva ed ha le sue peculiarità] che non sappiamo come definire, che aveva subito esclamato:
- “Sì! Sì! Io so tutto! Conosco tutti! Certo, Roby è un capo anarchico, uno come Machno, con una grande organizzazione...”
- “Ecco, ci dica qualcosa di più, ...sì, insomma, qualche reato...”
Lui pensando, al fratello, o credendosi il fratello, operaio Fiat, oltre che lettore od orecchiatore di notizie correnti, era restato sul sicuro:
- “Dovevano tirare giù un dirigente della Fiat, o forse un Agnelli. Lo avevano già seguito, controllato. Tutto era pronto. Avevano mitragliette, pistole, fucili, esplosivi, ...ma poi tutti i loro armamenti erano caduti.”
PS e CC lo sapevano quello che potevano avere ritrovato o meno. Per cui, avevano lasciato perdere quel filone chiaramente senza neppure un possibile appiglio.  

Era spuntata pure un’altra, fatta cadere dai suoi di PL, o come si chiamavano i rimasti all’epoca, ne avesse mai costei fatto parte. Patrizia Tasinato, poi divenuta una matrona che si era avviata verso una forse brillante carriera di programmatrice Cobol, e di chissà cos’altro (la trovate su facebook con la faccia da vecchia incarognita, sebbene la desse a tutti come fanno molte bruttone), si era tutta eccitata alla vista dei giovani della Digos. Perdutamente in calore, ma senza nessuno che accennasse a sbatterglielo dentro, aveva cercato di compiacerli, prima di ritrattare pure lei:
- “Ma certo che lo conosco quel Roby! Devo aver letto una sua rivista... No, no, anzi, facevo parte della sue milizie prima di passare ai post-PL. ...Le milizie a cavallo...”   
- “Ci dica qualcosa di più... Che vi faceva fare...”
Lei ancora più in calore, sperando che, compiaciutoli, le dessero un po’ di cazzo:
- “Andavamo in montagna, su dei puledri bianchi, con dei FAL, a fare esercitazioni para-militari.”
Chi la stava ascoltando cercò di trattenere gli sghignazzi...
- “Ci dica dei dettagli... erano grossi e pesanti, oppure dei pezzi leggeri e maneggevoli.”
- “Mi faccia pensare... No, erano i classici FAL, proprio leggeri. Leggerissimi, piccoli, come le mitragliette che a volte si vedono in TV... Sì, sì, somigliava a quelle avevate voi quando mi avete arrestata, forse anche più piccole!”
Ancora più impossibilitati a trattenere le risa, quelli della Digos si erano ritirati in una stanza a fianco.
- “Questa è proprio fuori... Magari va bene per raccontarlo al giudice e metterlo a verbale, tanto per far colore. Ma quella non deve avere mai visto neppure una qualunque arma, neanche al cinema. ...Chissà che andava a fare in montagna e che fal...li le hanno mai preso in mano ed altrove! Deve aver pure fumato od essersi impasticcata troppo... ...Beh, s’è dissociata e dice che coopera anche se non è deve avere fatto grandi cose. Per cui fingiamo di darle corda......tanto per far colore per i giudici.”

Una cosa la farà subito Roby. A volte si opera subito. Altre volte si fa passare del tempo. Per altre ancora, si opera con tecniche miste, miste da vari punti di vista. Su interessamento della Chai [חַי], viene subito colpito e liquidato il mitomane milanese che aveva infognato tutte quelle persone a Torino e forse anche altrove, il Paolo Fogagnolo che poi si esibirà a Radio Popolare di Milano, per qualche tempo, raccontando che eiaculazioni pensando al comunismo cambiavano il karma universale. Colpito e liquidato, nel senso che gli venne del tutto bruciato e rimosso il liquame aveva nella testa vuota. Neppure la madre lo riconosceva più anche se cercava di convincersi che fosse stato lo shock dell’arresto e della detenzione. No, è che era proprio un altro. Prima era uno fuori. Poi era passato al delirio aperto, pur dopo la galera ed avanzando cogli anni. Di solito, dopo galere, delusioni, gli anni che si aggiungono, divengono tutti più pacati e distaccati. Non lui. Dipende dal trattamento speciale ricevuto dalla Chai [חַי] che lo aveva rimpiazzato con uno manifestamente ben peggio di quello costui fosse stato in precedenza. Lasci l’apparenza, ma metti un altro dentro all’involucro.   

Beh, ora DP-Rifondazione è passata, ridotta ad un gruppetto, o ad una magmatica rete elettorale ed elettoralistica, dopo per il regime le aveva dato, per servizi CC, il sindacalista socialista. I partiti sono delle aziende dei CC-NATO, sotto direzione quirinalizia, o di altri governi reali, quando ve ne siano altri differenti dal Quirinale. I CC-NATO allocano ‘nomi’, gonfiano e sgonfiano movimenti e partiti a seconda dell’utilità per il regime sottosviluppista compradoro. A seconda dei posti e del potere clientelare e della apparizioni mediatiche, i partii si gonfiano e sgonfiano. Non c’entrano i programmi che si inventano sul momento e di cui nessun si preoccupa. Tutto passa o si metamorfizza, mentre lo sfascio sistemico italiotico continua. Col guappetto Monti fu evidente, perché imposto apertamente dall’Impero per rendere ancor più palese la marginalizzazione irreversibile ed il conseguente abbattimento dei livelli di reddito reale. Mentre altri mistificavano. L’euro è lo stesso, per chi ne abbia. È che in Italiozia ne arrivano meno e con beni che costano di più. Anche uscisse dall’euro, con le aziende sfondate finanche nei settori tradizionali, non cambierebbe nulla, se non in peggio. Vi sarebbe solo la complicazione del cambio. Gli stessi ieri dicevano che il più spesa pubblica avrebbe risolto tutto, ...continuano a dirlo ed in più aggiungono che Italiozia dovrebbe ritornare alla lira per poter spendere e sperperare ancora di più. Chiamano ciò “recuperata sovranità”! Ma figuriamoci!!!

Quel Fogagnolo, è un catto-fascista milanese, antisemita ed oscurantista, che, sull’onda del lavaggio di massa dei cervelli operato dalla Polizie Segrete andreotto-berlingueriane che promuovono in terrorismo di massa, si scopre fascio-‘brigatista’. In realtà, aderisce ad un gruppetto di cremini, combinato coi soliti sottoproletari di vaga ispirazione nappista. Cioè, delinquenti che si danno la verniciata politica e cremini che si esaltano nel delinquere da piccoli teppisti. Tanto, poi, i delinquenti si ritrovano ancora più delinquenti, mentre i cremini ritornano coperti dalle famiglie dopo gli “errori di gioventù” rapidamente risolti e dimenticati. Beh, semplifichiamo. Vi è una varietà infinita di categorie e di sfumature differenti. Ma, collocate le due estreme, le altre sono meglio, e più precisamente, costruite e capite. In fondo, il mondo è compreso tra chi non può nulla e chi può tutto. Inutile fingere eguaglianze non esistono né possono esistere. Drogati di pseudo ideologie, ma anche di coca vera, gli Squadroni della Morte dei CC ne scelgono il nome. Qualcuno sghignazzando dice: “Dai li chiamiamo l’ho moscio.” Il comandante delle operazione speciali CC a Milano si fa serio e sanziona: “Accettato, fondiamo la Brigata Lo Muscio.” Dal punto di vista di chi vi faceva parte, era un club di mitomani che aveva preferito crearsi il proprio gruppetto invece che accettare la disciplina, non sempre rigidissima, ma pur con regole, di altri gruppi esistenti od in costruzione. Era solo una copertura per delinquere, una di quelle cose che al primo crollo si squagliano nelle galere ed oltre. Il Fogagnolo si squaglierà nella merda.

La Cabala/Chai[חַי]  lo colpisce subito. Arrestato, ed in modo delirante, dato che per lui, personalità isterica, un banale arresto è vissuto come crollo nervoso totale, si fa cagnolino che si affida alle figure maschie lo hanno preso, e pure inevitabilmente pestato, per difesa, dato che si dibatteva violento e non avevano un medico per sedarlo per strada e nell’auto della Digos di Torino. Stava andando a farsi una scopata [se qualcuno ti dice che desidera incontrarti per dirti che non te ne vuole e per cederti la moglie, se vuole essere ceduta per essere chiavata...], o se l’era appena fatta, con una ed era ovviamente armato. Era un esibizionista. Per andare a chiavare una, aveva bisogno della pistola per giocare il ruolo del terrorista sempre in servizio.

Nella catarsi non catartica (dato che era di quei personaggi da operetta che seguivano gli stereotipi del periodo) dell’arresto, aderisce al PCI (forse solo ‘spiritualmente’; si dovrebbe controllare al PCI se loro lo abbiamo mai arruolato), si sente in ordine col mondo, ma solo per una manciata di ore o di giorni, perché l’ansia gli monta dentro irrefrenabile. Si agita. Si vergogna. Comincia a riempirsi di psicofarmaci. Lì interviene la Chai [חַי] anche dall’esterno facendogli dare medicine piuttosto pesanti ed ‘arricchite’ per l’occasione. Se si ricorda, si ricorderà che prendeva le medicine e stava peggio. No, non può ricordarsi. Anche pensasse di ricordarsi qualcosa, non potrebbe ricordarsi di nulla gli fosse realmente successo.  

Gli viene bruciato il cervello, operazione non difficile dato che non ne aveva. Sta ancora peggio. Ormai è un altro. Gli impulsi suicidi espliciti predominano e pervadono il suo spirito, per lo spirito possa avere un pidocchietto qualunque. Si avventura in scioperi della fame, in sé cosa non drammatica. Perché digiuna. Digiuna o finge, tra pulsioni autodistruttive ed ansie di continuare a vivacchiare in un modo o nell’altro. Protesta, o finge, perché si permettono di tenerlo dentro e lui non lo tollera. Appunto, un montato. Ma lui è già sotto l’influenza della rete della Chai [חַי] che ha la direttiva di liquidarlo. Bruciato il cervello non è più lui, anche se gli vengono lasciati i gusci, i suoi schemi formali di comportamento pur essendogli stata prosciugata la residua personalità. Gliene viene calzata, come condanna, una pure peggiore.

Gli resta la forma. Se ne esalta il peggio. Lui è morto, liquidato per sempre. Subentrano altri, altre personalità. I CC sono convinti di averlo arruolato. Lui stesso si sente al servizio dei CC estremisto-comunisti, anzi racconta poi a qualcuno, quando diverrà o crederà di essere divenuto ‘massone’, di controllare personaggi dei CC. In realtà, lui non serve a nulla a loro, neppure a passare informazioni attendibili. Loro non servono a nulla a lui, se non a vantarsi di nomi da lui conosciuti o, più probabilmente, che si inventa di avere conosciuti. È il tipo che vede le cose in TV o sulla stampa e si immagina che siano persone che lui conosce. Inseritole nella propria vita, si fabbrica delle storie, nella propria testa, per farle come dipendenti da lui, ai propri ordini. Sono solo le sue schizofrenie. Ora, con la nuova personalità sostituitagli alla vecchia, lo fa mille volte più di prima. Ciò è ottimo per le ‘sue’ attività massoniche. Si crea un gruppetto di quattro clienti, che paga, dato che nessuno con un minimo di raziocinio gli va dietro, né attorno. Dato che ristampa qualche vecchio libro qualcuno fa finta di considerarlo. Vedete le quattro scemenze scritte su di lui, “il BR che aveva interessi esoterici” per capire che sono cose costruitegli addosso per altri fini. Come quelli che parlano di Hitler o dei nazisti in Tibet, solo perché un tedesco [Heinrich Harrer] razzolò attorno al giovane Dalai Lama [Heinrich Harrer lo conobbe solo nel 1949, in realtà]. Vi era stata pure una precedente spedizione di altri. Studi accademici. Ma con la illogica ‘logica’ delle prossimità si fantastica e si danno a bere fandonie a chi non possa non bersele. Uno, già di una congrega di sciamannati, ancora più fuori di testa di prima per i detti accadimenti, che viene fatto divenire che chissacchì aveva od avrebbe avuto interessi esoterici. Chi il Superclan? Non che ci sia nulla di male, né nulla di bene, nell’avere, od aver avuto, o meno tali interessi. Quelle fatte scrivere, sono solo cose inventate per altri fini, magari anche solo per riempire qualche riga di qualche enciclopedia del settore.   

Il gruppetto e la carriera, sì il fatto che lo facciano accedere... ...in DP-Rifondazione, che poi è quella del pagliaccio da Radio, ma solo per qualche tempo perché sia lui che loro si stufano delle panzanate sulle eiaculazioni che creano spiritualmente ‘il comunismo’, se li compra coi soldi. I genitori lavorano. Lui sperpera, per quel riesce a farsi dare. Dato che la madre lo vede che traffica coi CC, e con personaggi uno più orrendo dell’altro, ma inoffensivi, gli dà i soldi per ciò, anziché rivederselo delinquere e poi reinternato. Essì, perché, se rifinisse dentro passerebbe direttamente ai manicomi giudiziari. Lui non reggerebbe. Ma neppure la madre, psicopatica come poi, reggerebbe. Quelle cose delle serie: Ma cosa dicono se mio figlio sta dentro, il figlio una una Salamina... No, non posso proprio tollerare, di nuovo, una tale onta!

I DP-Rifondaroli fanno finta di avere da esibire un discendente di una famiglia di ingegneri, col nonno azionista fucilato dalla Muti in Piazzale Loreto, a Milano. Si ritrovano uno che racconta che se, mentre eiaculi, dici “Comunismo, comunismo!” il kapitale ne riceva degli ineluttabili colpi verso il collasso. Lo racconta oggi. Lo racconta  domani. Lo intinge in notiziole massoniche... ...Figuratevi!!!

Sotto l’effetto dei farmaci devastanti, assolutamente distruttivi, fattigli assumere dalla Chai [חַי], e con altre operazioni della Cabala, si convince di avere avuto visioni, visioni da persona che ha poteri. Tutti sognano. E uno come lui sogna quello la Cabala gli ha fatto sognare. La Chai [חַי], non solo i CC-NATO per infami fini loro, gli fa mettere vicino, sia dentro che fuori, personaggi che gli dicono che può divenire un altro. È già un altro. ...Ma non quello che lui vorrebbe e mai potrebbe.

Il precedente P.Fogagnolo è stato ucciso bruciandogli il cervello, pur lasciando le routine che servono per il nuovo personaggio ne mutua corpo e nome, per una finta vita transitoria da massone ‘comunista’ delirante. È un modo per ridicolizzarlo.

Finalmente rilasciato, dopo qualche anno di detenzione, tutti lo vedevano che delirava in permanenza. Si vantava di essere questo e quello, di aver conosciuto questo e quello, di essere amico di gente importante, secondo lui importante, in vari ambienti. Forniva credenziali... ...sempre fasulle. Ma, sul momento, la foga faceva sembrare tutto vero anche perché nessuno ha, in genere, il coraggio o la cattiveria umana di contraddire un pazzo furioso che si crede chissacchì mentre è chiaramente nessuno. Il pazzo convinto suscita in genere una tale pena che molti preferiscono fingere di seguire quello, pur incomprensibile, questo dica nei suoi deliri furiosi. È la già citata sindrome dell’identità/differenza antropologica [[- syndrome of anthropological identity / difference -]].

Sia personaggi dentro che avvocati, tutti sotto il controllo della  Chai [חַי], lo circuiscono... In effetti, quello affiancatogli dai CC-NATO che lo ha ‘iniziato’ era un po’ rozzo, un autoritario-paranoico, uno che gli dice scemenze del tipo: “Ti offriamo una possibilità di redenzione...”, che solo uno scemotto come lui non poteva non capire quello fosse uno dei CC transitato per la P2. No, ve ne sono altri... ...Gli viene detto che la soluzione è divenire un altro e che ciò si fa facilmente per mezzo dell’approdo al mondo esoterico-massonico. Basta raccontargli la storia di un piccolo, piccolissimo, gruppo, ma speciale, ed ecco che lui si esalta, se ne gasa. Abbocca. Il suo bisogno di riconoscimento ne fa un minchione manipolabile davvero da chiunque abbia voglia di contarla al prossimo. È tutto organizzato. Lui viene manipolato colla Cabala e dalla Chai [חַי].

Perché tutto questo? Solo un modo per, dopo averlo ammazzato, bruciandogli il cervello, o quel poco o nulla che ne restava, far vivere come una sua controfigura che lo sputtanava ulteriormente e mostrava a tutti il ‘valore’ degli infami delle Polizie Segrete Carabinieri. Essì, perché anche altri, sporchi, di Stato, hanno tutto l’interesse, o così credono nelle loro psicosi delinquenziali, agli pseudo-ricicli dei già internati da spedire poi negli ambienti più diversi come supposti informatori e provocatori. La rete pazzoido-delinquenziale degli Squadroni della Morte dei Carabinieri, delle Polizie Segrete CC, si estende a tutti gli ambienti vecchi e nuovi. Ciò obbedisce pure ad una illogica ‘logica’ burocratico-deteriore. Possono chiedere altre assunzioni ed altri fondi visto la massa di lestofanti, informatori e provocatori, devono gestire. Nuove opportunità di rubare per tutti. Le burocrazie devono giustificare la propria inutilità apparendo utili e proliferando creando nuovi problemi per giustificare tale proliferazione. Qui ne hanno uno, uno in più, che li ridicolizza pure.

Perché lui? Ah, no, non aveva nulla di speciale. A parte che proprio non reggeva neppure un po’ di detenzione. Il che, mescolato alla mitomania  galoppante, né faceva veramente un perfetto superminchione, ideale per fare il bamba in costante eccitazione. Li conoscete quei tipi che, ogni volta che li incontrate, sbottano seducenti ed ascoltati in dei: “Compagni, amici, ...grandi novità! ...Maretta! ...Maretta! ...Ho appena saputo che... ...Ora ne vedremo delle belle...”? Balle. Ecco, dopo la ‘cura’ da parte della Chai [חַי] ne era venuto fuori un tipo del genere. Se ne usciva in continuazione con dei: “Grandi novità! Abbiamo deciso di prendere in mano i destino del mondo e di occupare il posto che ci spetta al vertice degli Illuminati!”, “No, no, non  potevamo più tollerare lo strapotere di Carlo, per cui ci siamo messi in sonno nella sua loggia formando la confraternita dei...”, “Ho appena scritto ad Vasquez per informarlo che siamo ormai pronti per risvegliarci nella sua loggia e controllarla noi, come ci competete”, “Ho appena avuto una conversazione chiarificatrice coi Rothschild perché noi si possa divenire loro rappresentanti presso la loggia più esclusiva della Corona”, “Domani parto per Buenos Aires [o per Londra] dove ho una fitta agenda di incontri. Preparatevi che appena ritorno ci sarà da lavorare per tutti per stilare dei testi programmatici. ...Ne parliamo in dettaglio appena rientro!” Un’eruzione permanente di boiate deliranti! Il senso? Non c’è senso. O non serve darne spiegazioni. Lo abbiamo fatto.  

Durante il trattamento da parte della Chai [חַי] lui se ne inebriava, pur tra le depressioni delle sue devastate condizioni mentali, avesse mai avuto una mente...
- “Sì, si, Paolo, è come dici. Hai proprio fatto bene ad accettare l’iniziazione che quel signore ti ha proposto.  Anche questa tua confusione di cui mi parli è proprio uno dei segni che tu sei stato scelto... Ah, hai avuto delle visoni?! ...Interessante... ...Ecco l’iniziazione esoterica è possibile proprio perché vi sono dei segni esterni, superiori, ad altri livelli di questa nostra realtà limitata... ...Sì, vuol dire tu hai avuto accesso a livelli esoterico-esperienziali più alti.”
E poi:
- “Guarda, Paolo, ...dato che mi dici che sei stato conquistato da quel signore che ti ha iniziato... anche se qui, in galera, devi restarci e non possiamo sapere quando saranno possibili misure alternative, in effetti può essere occasione per... Sai, anch’io mi ero posto su questa via, tempo fa... ...Sì, posso introdurti a nostri fratelli... ...Meglio, ti do i riferimenti, e tu trovi la vita. Sei una persona intelligente. Ti diamo certo le referenze per... No, non aspettarti alcun vantaggio immediato, anche se non si può mai sapere. ...Noi non siamo la massoneria di massa. Siamo quella vera, esoterica, l’iniziazione alla elevazione...”

Il nuovo P.Fogagnolo, ricreato dalla Cabala e dalla Chai [חַי] come condanna a morte permanente, come pazzo corrotto ammazzato tutti i giorni ed inviato tra altri pazzi corrotti come lui, era più alienato ed ossesso che mai. Vedeva la possibilità di gruppetti, di essere magari il mandatario locale di sette foreste. Gli vennero prospettati pseudo-esoterismi prendere-o-lasciare. Lui, ovviamente, se bevve tutto. Gli venne detto che ora era iniziato. Ora si sentiva di nuovo qualcuno. Beh, si creava tutto nella sua testa vuota e malata. Non aveva alcun potere. Non aveva i poteri. Ma si sentiva come un prete cui fosse stato detto che il tocco gli era stato dato da chi aveva toccato Pietro e Cristo. Tautologico che, in modo mediato, nel mondo, tutti abbiano toccato tutti. I poteri sono altra cosa. Anche le realtà parallele, topologicamente parallele, sono altra cosa. 

Lui, più fuori di testa che mai, poteva ora lanciarsi, di nuovo, a supplicare credenziali, ora esoterico-massoniche, ad esibirle, a crearsi infine il suo gruppetto di fissati, di clienti che si era comprato, una sigla da tenere in piedi coi soldi, che naviga tra piccole congreghe esoterico-spiritiche, esoterico-spiritiche millantate. È nel suo. Se fa l’informatore dei CC, si finge lui grande generale, puparo, puparo di nulla. In sette supposto magico-esoteriche-satanico-cristiane, ma senza alcun potere, si sente al centro di tutto senza esserlo di nulla. Si convince. Convince altri che, per un po’, lo seguono per curiosità od altri interessi, poi se ne vanno. Alla fine lui stesso, questo nuovo lui ricreato dalle forze della Cabala e della Chai [חַי], avvitato nella propria follia, sparisce,  si dissolve. 

Tanto, finché ‘vive’ questa seconda esistenza sotto lo stesso nome, ha la sua sigla, creata coi soldi di famiglia. Non essendo nulla lui, vive attraverso la sigla. Coi soldi può viaggiare, pubblicare, vantare relazioni e contatti, fingersi qualcosa e  qualcuno senza essere niente e nessuno. Un po’ gli stanno dietro per pena. Poi, quando si stufano, lo lasciano perdere. Lui è egualmente contento, almeno un po’. Ha la sua sigla. Le persone passano. Lui ha la sua sigla fino a che nulla gli basta più. Altro non sa crearsi e sprofonda nelle depressione totale, assoluta, irreversibile, ...come programmato dalla Chai [חַי].

Eccolo che allora va a DP-Rifondazione. Quando DP-Rifondazione non c’è più va dagli altri partiti ‘comunisti’. Eppoi nei cosiddetti Centri Sociali, tra cosiddetti anarco-comunisti, dove vanta: “Ai miei tempi...”,  “Io sì che ero in pratica il capo di tutto...”. Sciorina liste di nomi, di ‘fatti’, fatti inventati come i nomi, ed offre il suo ‘nuovo’ comunismo esoterico. Nuovi nomi, etichette... ...Oh, si arriva agli Illuminati! Si fa guardingo. Abbassa la voce. Parla ispirato. Ora sciorina mille volte di più di quando combinava i nomi di qualche terrorista e di qualche mafiosetto. Ciò che diffonde puzza. Lo sanno, se lo dicono, anche quelli che sono come lui, che è un infame che ora fa il confidente ed il provocatore. Lo sapete come sono, ...come è la gentaglia: “Sì, ma io...” Qualunque degenere si considera meglio dell’altro degenere, degli altri degeneri, rivendicando, lui/lei, di non fare la tal cosa che invece l’altro/l’altra fa. “Sì, ma io la tal cosa non l’ho fatta, non la faccio.” Nell’abiezione si ha l’ulteriore immoralità di ‘salvarsi’ ‘trovandosi’ altri peggio. Lo fa lui. Lo fanno con lui di fronte ai suoi deliri ed alla sua persona. C’è chi lo evita e chi, tanto meglio, finge di starlo a sentire e, magari, poi, sapendolo infame, gli vengono passate, fatte intuire, false informazioni. Del resto, alla fin fine, quale è la differenza tra un’informazione più o meno vera ed una falsa?! È tutto un gioco senza senso, pur costosissimo per il bilancio ‘pubblico’.

Tanto, infine, non è che, a parte qualche fesso controllato egualmente per altra via dai CC, nessuno si dedichi a chissà cosa, e molte delle ‘sovversioni’ dei Centri Sociali sono ‘sovversioni’ volute dai CC, su cui il regime ci marcia, comprese la varie opposizioni a varie opere pubbliche che vengono usate per far lievitare i costi e dunque incrementare radicalmente profitti e bustarelle. 

Eppoi, lui, come tanti simili, ha la faccia come il culo. Lo sanno tutti che poi va a riferire ai CC. Ma tanto che possono fargli? Lui si muove arrogante. Adocchia chi deve evitare. Sta attento quando rientra, quando esce, quando frequenta luoghi abituali. Si sente un grande agente segreto in operazione, ...anche se nessuno se lo piscia... 

Appunto, non se lo piscia nessuno. Lobotomizzato, rimosso dalla Cabala e dalla Chai [חַי], ora quello che si agita, prima di sprofondare nella depressione assoluta ed irreversibile finale, è un pupazzetto di colore che si sputtana e si fa ridere, davanti e dietro, da solo. Eppoi, ha le sue attività ‘massoniche’, la ricerca di connessioni, di alleanze, di amicizie che ora supplica ora dissolve. Quando ha tempo, o per dovere, fa un salto tra i compagnuzzi. Poi sparisce per lunghi periodi. Per riemergere per raccontare entusiasta le novità della storia universale. Se ad uno piace fare il fantasma... Infine, sparisce e basta. Vaneggia tra i rimbombi del suo cranio vuoto ed, infine, del tutto putrescente.  


...Pazzi e pazze si scatenano...

Ai folli devi far sentire l’odore del sangue, del sudicio, per vedere come reagiscano...

Appena si sa che Roby è stato preso, dalla Digos, 3 luglio 1981, i pazzi e le pazze si scatenano.

Franka si mette ad urlare in una crisi isterica mentre come un’ossessa si martella nella testa vuota: “Ed ora cosa dirà mia sorella?” Rikkio, euforico e livido, ha solo un’ossessione: “Cosa c’entro io con quello? ...Ed ora che cosa mi dirà mia madre Franka?”

- “Angela, cattive notizie. Roby è stato arrestato...”
- “Ah, Franka... Ottimo!”
- “Politica...”
- “Solo quello?!”

Rikko, un luogocomunaro cronico, alla notizia sbottò in un ‘originale’:
- “Bisogna che si cerchi un buon avvocato!”
Che genio! Di solito, sono migliori quelli da poco, e senza troppe pretese, perché costano meno e non vogliono sembrare brillanti. Per cui, non si lanciano in scemenze a spese dell’imputato.

E Franka,  esaltata:
- “Rikkio, che capisce le cose, dice che Roby deve cercarsi un buon avvocato!”
Cacchio!!!

Torniamo alla sorella... Franka, già agitata, si agitò ancora di più. In particolare, quel “solo quello?!” della sorella Angela continuava a rimbalzarle ed a rombarle nelle testa vuota. Cominciò a telefonare come un’ossessa a Torino all’uno ed all’altra:
- “Ma perché l’hanno arrestato?”
- “Glielo ho già detto. È venuta la Digos.”
- “Io non capisco nulla di queste cose...”
- “Se è venuta la Digos, politica...”
- “No, non è possibile, non è possibile!”
- “Che posso dirle...”
- “Non è che è qualcosa che ha a che fare con la mafia?”
- “Ha! Ha! Ha! ...Ma che dice?!”
- “Solo per politica?! E come faccio a dirlo a mia sorella? Che mi dice poi quella... Mi sgrida? Solo politica?!”
- “E per cosa potrebbero mai averlo arrestato?”
- “No! No! Deve esserci dell’altro...”
- “Ma si figuri...”
- “Magari si drogava... ...Sì, si drogava!”
- “Neppure fumava sigarette...”
- “Sono sicura. Ma lo sento. Di certo si drogava!”
- “Non fumava. Non beveva...”
- “Sì! Sì! Si drogava! Sono sicura! Me lo sento!”
- “Ma che sta dicendo... Se l’hanno arrestato per associazione sovversiva e quelle cose lì... Politica!”
- “No! No! Mia sorella mi ha già sgridata. Ora mi sgrida di nuovo! Io lo devo scoprire per cosa è stato arrestato. Si deve essere messo nei pasticci per qualcos’altro...”
- “Che dice?!”
- “Perché nessuno mi ha detto nulla! È tutta colpa vostra che non mi avete detto nulla. Sennò potevamo intervenire. Non mi avete detto nulla! Me lo sento... ...si drogava.”
- “La smetta! Sta male... Si calmi!”
- “Ecco, si drogava e si è messo nei guai. Devo dire questo a mia sorella Angela. Deve proprio essere così!”
- “Boooh...”
- “Ditegli di confessare! Ditegli di confessare! Che confessi tutto così lo lasciano andare!”
- “Confessare cosa?”
- “Lui dice di essere un drogato e che non sapeva quello che faceva. Lo hanno detto anche alla radio che se uno non sa quello che fa...”
- “Perché dovrebbe mai ‘confessare’ ciò che non è. È astemio di tutto. Neppure è di quelli che occasionalmente sbevazzino.”
- “Ma che c’entra. Lo so io... ...ché poi mia sorella Angela mi sgrida...”

Con gli stessi argomenti ed espressioni, Franka parlava della cosa a Rikkio. Tra l’altro, anni prima, Franka era ossessa con Rikkio, che a volta andava in giro di notte, e lei si era fissata che si drogasse. Lo aveva detto a tutti. Era sicura, sicurissima. In realtà, Rikkio era ben più che drogato, era malato perso, a causa delle fantasie psicotiche di Franka cui si sottometteva infelice. 

Rikkio poi si è drogato, davvero e di fisso, impasticcato. Anche allora, da studente, si drogò occasionalmente, ma solo come esperimento. Per conformismo. Rikkio era ed è di quelli che devono sentirsi in ordine col mondo facendo e dicendo quello che fanno e dicono tutti, ...almeno secondo la sua percezione notoriamente paranoico-ossessa. Ha cominciato a drogarsi fisso, di psicofarmaci, quando la moglie gli ha detto che era stufa, già pochi mesi dopo essere divenuta tale, non del matrimonio in sé. Ben le serviva uno coi soldi con cui andare in costose vacanze in giro per il mondo, e poi, cattolica, non ci pensava neanche per l’anticamera del cervello di separarsi o divorziare. Era solo stufa delle regole del matrimonio. Aveva voglia di altri cazzi e se li cuccò. Quando usciva per farsi chiavare dall’uno o dall’altro collega, dall’uno o dall’altro “amico di famiglia”, poi cominciò a frequentare giri e, con internet, siti di incontri casuali, Rikkio a casa si imbottiva di psicofarmaci. Siccome le crisi non è che finissero quando lei rientrava da quelle scopate in giro, Rikkio finì per assuefarsi agli psicofarmaci che assunse ed assume in dosi crescenti. Un drogato da porcherie da farmacia. Come la maggioranza dei drogati. 

Dalla Questura chiaramente intercettavano le telefonate, quelle stronzate da fuori di testa di Franka. Per cui, dopo una settimana, o più, che Roby stava nelle celle dei sotterranei della Questura, del tutto tranquillo, e non aveva detto nulla, non aveva nulla da dire, ecco che uno di mezza età dell’ufficio intercettazioni decide di andare a vederlo. Si fa aprire la cella dalla guardia. Forse rozzo solo perché imbarazzato, lo apostrofa con un, da sbirro merdaiolo:
- “Roby, ma tu sei un drogato?”
Roby lo guarda come si trovasse di fronte ad uno in stato confusionale:
- “È una settimana che sono qui...”
L’unica cosa Roby avesse chiesto erano libri, che si era messo in borsa quando lo avevano prelevato. Non certo pastiglie o peggio.
Appunto, pure in Questura avevano capito che Franka vaneggiava. E, ovviamente, l’informazione venne subito raccolta dalle Polizie Segrete CC che su furiosi e delinquenti ci marciano e ci mangiano. Appena le Polizie Segrete CC individua dei pazzi furiosi, se li segnano. È la sindrome dell’identità/differenza antropologica [[- syndrome of anthropological identity / difference -]]. Trovano poi sempre il modo di usarli per le loro sporcaccionate demento-delinquenziali.

“Ma se quella, agitata all’inverosimile, vaneggia perché lui è così tranquillo ed equilibrato?”, si chiedevano. Non potevano capire che Roby, ormai pure un cabalista formato, formatissimo, con quella, non aveva nulla a che fare, checché loro ne potessero pensare. 

Lasciamo stare le Questure, che alla fin fine fanno il loro mestiere... ...Per quello il loro mestiere possa essere. Come già abbiamo detto, quale è il senso della politica e delle burocrazie? Inventarsi problemi e creare uffici, anche enormi, anche con milioni di impiegati se riescono, che NON li risolvano. E già. Se crei un ufficio e poi questo risolve il problema per cui è stato in teoria creato, a che serve più tale ufficio?! Dunque, per essere più precisi, devono inventarsi problemi e creare uffici che li aggravino. Allora tutta la macchina burocratica si espande e potenzia. Loro sono prosperi e felici. Mentre altri pagano ed affondano... C’est la vie!

Poi, in quell’ambiente di schizofrenici, il parentume e dintorni, c’era l’altro livello, vi erano le altre personalità degli stessi soggetti. Prima si fingevano preoccupati. Eccoli poi estasiati. Infatti, allo stesso tempo, ovviamente sono tutti raggianti, quando Roby viene preso.

Non Angelo, Angeli Scaruffi, il padre, un santo rispetto a tutto coloro gli sguazzavano attorno e ne profittavano pur mentre ne sparlavano in continuazione sentendolo estraneo alle loro bassezze. Personalità di natura altruista e generosa, con un intima bontà ed onestà, pur del tutto non ingenuo e ben conscio di come fosse il mondo, stava lì, tra quel merdume, eppure ne era del tutto fuori, differente, differentissimo da tutto e da tutti. In modo non vistoso. Pure ingenuo su talune cose del caso, del “caso Roby”. Ma sempre diverso, diversissimo, relativamente a quel merdume di parentume.   

Nikla, Allakka, gli Sgarruffi, i Pata, i Pata-Rossi:
- “Finalmente l’abbiamo infognato! L’avevamo detto!”

Se dopo che Roby esce dal circuito penitenziario (tra carceri speciali e non speciali, e pure particolari), verso la fine dell’ottobre 1984, qualcuno di costoro casualmente lo incontra, sono tutti ridanciani e strafottenti, e lo apostrofano con sghignazzi di piacere e canzonatori per averlo secondo loro infognato.

Ovviamente vengono tutti contattati dalla Polizia Segreta CC:
- “Fateci avere altre informazioni! Fateci avere conferme che continua...”
In realtà, Roby era passato ora a tempo pieno agli studi cabalistici, alle attività süirituali della Chai [חַי]. Del resto,  trai i compagnuzzi ed i post-compagnuzzi, vi erano ora solo profittatori. Prima potevano tirarsela, anche solo tra loro stessi. Ora erano lì. Merdume manifesto. Già Roby li aveva sempre tollerati proprio poco.  Ora ne aveva disgusto. Anche se, poi, la gente è quella che è, un po’ dappertutto, ora Roby era tutto preso dalle sue attività spirituali della Chai [חַי].    

Roby non faceva prima e, tanto meno, ‘continua’ dopo. Prima salva alcune decine di ragazzotti e ragazzotte dal reclutamento terrorista. Dopo, a missione compiuta e pure in tempi del tutto cambiati, almeno rispetto a quelle cose lì, ha solo schifo, dopo avere conosciuto quella gentaglia dentro, degli ‘eroi’ ha visto dentro ed ora, se non altro ai processi, o all’università, od in biblioteche, o per strada (Torino è poi piccola!), incontra, talvolta strafottenti ed arroganti, come a compensare le infamie di cui gli stesi si sono variamente resi protagonisti. Ah, v’è qualche persona eccezionale pure lì, come in tutti gli ambienti, magari solo ingenua per salvare i subordinati. Costoro, pochissimi, e pure meno, si sono eclissati. Li speriamo finalmente felicissimi. Anche se, ai fini di questa nostra narrazione, sia ciò infine irrilevante. 

Loro  (parentume e connessi), inventando ancora., confermano [le loro balle precedenti e del momento] ed inventano altre disinformazioni fasulle.

In realtà, Roby si era concentrato sugli studi sufico-spiritual-cabalistici della Chai [חַי]. Aveva un tale disgusto per i compagnuzzi che forse ancora erano in circolazione, inclusi tutti i pentiti e dissociati che si riciclavano, ed i compagnuzzi permettevano si riciclassero... Roby li aveva conosciuti abbastanza, incluso, taluni, occasionalmente, quando facevano gli irriducibili, per poi passare alla dissociazione di massa. ...Quelle cose a comando... Il soldato resta un soldato. Segue ed esegue gli ordini, più o meno, e per quel comprende.

Le merde restano merde... Inutile sopravvalutare il prossimo! Soprattutto quando vi siano ‘grandi’ conversioni collettive. In realtà, è solo seguire le mode create dal potere. Le seguivano da irriducibili. Le seguivano da pentiti e da dissociati. ...A parte qualche genio, che magari provava solo vergogna e si sentiva corresponsabile della massa aveva di fatto contribuito ad infognare come capo. Forse ve n’era qualcuno. Chi può dirlo...  

I compagnuzzi lo avevano sempre percepito. Come si chiama quella cosa, la sindrome dell’identità/differenza antropologica? Sì, proprio quella. Quella secondo cui i pidocchi si riconoscono subito tra di loro ed, allo stesso tempo, riconoscono subito chi a loro sia estraneo. I compagnuzzi avevano sempre sentito Roby come estraneo. Non necessariamente nemico. Ma differente da loro e pure da lui non sopportati. Ve lo abbiamo detto che erano questioni di cabala, non di affinità, quelle occasionali e temporanee frequentazioni pubbliche del Roby!

Ciò vale anche per gli altri pidocchi, oltre a quelli qui nominati con tanto di nomi e cognomi, a volte appena storpiati solo per libertà  narrativa. Percepivano Roby come differente, altro rispetto a loro pidocchi. Anche la figlia Serena la percepivano come irriducibilmente differente e covavano contro la stessa lo stesso odio sordido. ...Sì, li percepivano entrambi come irriducibilmente differenti.

Tra di loro si riconoscevano subito, loro pidocchi, al di là di qualunque differenza o reciproco dissapore. Quel Roby, la figlia Serena, anche Angelo, li percepivano come nettamente differenti da loro, a livelli differenti, cui loro non avevano accesso e che procuravano loro un’invidia ossessa ed assoluta.

Disperazione di tutti costoro quando, a marzo 1990, Roby viene alla fine assolto da tutto. Dopo 9 anni di processi. Chiamano furiosi i loro contatti delle Polizie Segrete CC per esprimere tutto il loro disappunto. E poi si sentono tra di loro.
- “Quel Roby ci è sfuggito. L’ha fatta franca! Sì, l’ha fatta franca! Quel delinquente l’ha fatta franca! Dobbiamo trovare il modo di rovinarlo. Non possiamo permettere che... Ma che s’è messo in testa?! Perché non ha confessato?! Come possono averlo assolto? Non ci avevate garantito che...”

Crisi isteriche, urla, disperazioni, collassi, tracolli psicologici:
- “Ma come è possibile che ce l’abbia fatta sotto il naso...”

Lividi, depressi, acrimoniosi. Furiosi collassi.


Rikkio Sgarruffo reclutato dalla Polizia Segreta CC

Il pidocchio attende quel che non può non essere... ...Si rifiuta di dirsi la verità su sé stesso perché ha paura di soffrirne troppo, benché così facendo ne soffra ancor di più. L’infamia gli appare come l'ancora di salvezza ...che lo fa sprofondare sempre più!  

Rikkio era quello che era. Infame e codardo, si fingeva coraggioso lanciandosi colla moto in competizioni domenicali su terreni accidentati, come a cercare la morte per convincersi di essere differente. Oppure, se lo sorpassavano coll’auto, si lanciava paranoico all’inseguimento folle del sorpassante standogli col muso contro il culo della macchina, finché quello non si stufasse, accostasse e lo facesse passare. Una pazzia totale. Da non crederci, se uno non lo avesse visto di persona. Un continuo impulso di morte che atterriva e silenziava Franka, pur ‘felice’ dato che lo vedeva infame ed infelice, perché pensava: “E poi mia sorella che mi dice se a Rikkio succede qualcosa? No, beh, se a fare queste follie si ammazza, magari l’Angelina è contenta, perché avere un figlio ingegnere... Chissà come mi dirà se poi fa davvero l’ingegnere... Ecco, mi sgrida, mi sgrida ancora la mia sorellina maestra! Se gli succede qualcosa, mi sgrida per sgridarmi. Se non gli succede nulla, e se diviene davvero ingegnere, mi sgrida perché sopravanza quel suo Paolo commercialista. Cosa devo fare?! Cosa devo fare?!” Infatti, poi, Rikkio aveva abbandonato questa sua passione mortifera per il motocross. Non che avesse abbandonato le sue pulsioni di morte. Le aveva solo trasferite altrove, estrinsecate altrimenti.

Rikkio aveva pure una passione del tutto abnorme, morbosa, per le armi. Al contrario di Roby che era andato qualche volta al poligono di tiro e si era detto che, tra botti e sozzume della polvere da sparo bruciata, era alla fin fine un grande schifo dilettarsi colle armi da fuoco. Meglio libri e studi cabalistici. Inoltre, Roby aveva una personalità mite e pacifica. Non Rikkio, aggressivo a sanguinario. Il sangue lo eccitava. Infatti dalle armi da fuoco, per lui troppo mediate, dunque troppo pacifiche, per la sua morbosità ossessa, era passato alle armi bianche. Voleva vedere il sangue, la sofferenza di chi colpiva. Non potendo ‘operare’ direttamente contro le persone, si era scatenato contro gli animali. Dato che anche lì vi erano problemi, aveva ripiegato sui quelli marittimi. Con fucile subacqueo e coltello, andava alla caccia di prede da colpire e sgozzare. Dato che anche lì non è che ci fosse abbondanza di prede, ed inoltre lui aveva la necessità morbosa di sgozzare colle sue mani, aveva scoperto che tra gli scogli era strapieno di polipi. Per ore, li afferrava, li rivoltava in modo che non potessero azzannarlo, e li sbatteva con violenza sullo scoglio fino a che non li sentisse afflosciarsi e morire tra le sue dita. Lo faceva con una tale ossessione e violenza, e per ore ed ore, per giunta producendo quantità tali di polipi morti che nessuno avrebbe mai mangiato, dunque anche senza neppure una qualche giustificazione minimamente razionale, a parte la sua psicopatia incurabile. La psicopatia di Rikkio, era del tutto evidente. Lo vedevate, dopo ore si massacro frenetico, tra cataste di polipi, col viso teso, grondante di sudore nevrotico e le labbra livide di rabbia. Sarebbe andato avanti all’infinito. Un sanguinario folle. Franka, che sentiva un tale psicopatico come suo, suo simile, ne era esalata e terrorizzata. Cercava di congelare i suoi polipi e distribuirli a possibili consumatori, come a dare una giustificazione alla follia di Rikkio. Erano decisamente in quantità eccessiva. Lui li ammazzava per follia, non per una qualche razionalità. E passando ore ed ore ad ammazzarli, e con gli occhi allucinati e furiosi, non v’era neppure una qualche giustificazione sportiva o simile. Infatti Rikkio passava proprio ore ed ore, in stato di trance, mentre faceva strage di tutti i polipi riusciva a scovare, afferrare e massacrare, uno ad uno, colle proprie mani. Una cosa da manicomio a vita. Fra pazze e pazzi, lui sembrava ovviamente normale. Più precisamente, se lo facevano sembrare tale. Era una difesa delle loro stesse follie. La solita sindrome dell’identità/differenza antropologica [[- syndrome of anthropological identity / difference -]].

Quando avevano preso Roby, Rikkio era stato sordidamente felice. Si era detto: “Ecco il primo sono ora io.” Roby non si era mai preoccupato di essere primo in nulla e rispetto a nessuno, neppure in quelle liturgie paranoiche che in molti ambienti esistono degli ordini a tavola. Roby li ignorava, nel senso che proprio neppure ci pensava, neppure concepiva potessero esistere dove ci fosse lui, che non si preoccupava di chi guardasse la porta o di come fosse la disposizione gerarchica o supposta tale. Roby preferiva sempre, in tutte le situazioni, le posizioni appartate, in disparte. Non si sentiva inferiore a nessuno, ovunque si trovasse come posizione del momento. È tutto così relativo... Uno può essere seduto nella posizione considerata di capotavola. Ma se guardandoti con aria superiore tu non abbassi gli occhi e ti senti pure tu superiore-superiore, o non inferiore a nessuno, chi è alla fin fine il superiore davvero? O, detta altrimenti, chi è l’inferiore davvero? Idem, mutatis mutandis, per qualunque posizione considerata simbolica. Che significa mai, poi, superiore od inferiore?! Alla fin fine, dipende da come tu ti senta. Gli altri lo percepiscono, alla fine, come tu ti senta. Anche non lo percepissero, farebbe lo stesso. Roby, pur schivo, non si sentiva inferiore a nessuno. Anche Angelo, pur diverso per molti aspetti ‘sovrastrutturali’ da Roby, ma simile nel ceppo di base, non si è mai sentito inferiore a nessuno. Rikkio, al contrario, da insicuro complessato, cercava sempre di assumere le posizioni di quello al comando, pur non cessando di sentirsi, nell’intimo, inferiore a tutti. Rikkio, come Franka, era ed è uno che ha immagini radiofonico-televisivo-cinematografiche della realtà: “Devo fare ciò perché sennò gli altri pensano...”, “Lo ho visto alla TV, al cinema lo ho ascoltato alla radio che...”, “Sì, devo comportarmi a questo modo perché, se non faccio così sembra che...”, “Gli altri fanno questo, allora lo dobbiamo fare anche noi...” 

Roby, il cui padre Angelo era egualmente una persona umile ed informale, scoprì disgustato queste pazzie quando altri, Nikla e la madre Mina, ma anche gli Sborrini, e mille altri erano pazzi di e per queste cose. “No... Quel posto era mi mio padre. Ora è di...” “Questa è casa mia e...”, “Io sono il capo...”. “Io sono la capa...”...deliri continui di possessi immaginari di cose e ruoli senza senso. Atavismi eppur non meno follie. Uh, che pazzi che avevano la mente prigioniera di liturgie vuote, di simbologie d’accatto, ...non avevano altro..., mentre si predicavano, si conclamavano, grandi religiosi, sicuri innovativi e politico-progressisti, non si sa bene progressisti di cosa e per cosa. Erano e sono solo psicopatici manipolati mentre si illudevano di seguire chissà quali sogni o spiritualità ‘veri’, ‘differenti’, ‘migliori’, ‘grandi’. Solo pazzi, psicopatici incurabili.

Non avete mai sentito parlare degli Sborrini? Vale la pena di presentarveli. Lui, Paolo, sposa la maggiore degli Scatizzi. Per cui, alla fine, usavano lui, lo Sborrini, per farsi le parti per conto della Mina Scattozzi, quella incarognita permanente, quando altri della famiglia originaria scantonavano. Gli Sborrini erano una famiglia di umili origini. Contadini cattofascisti della Spezia, Con lo sviluppo militare della città, lui entra come operaio all’Arsenale Militare. Persa la guerra, ritornano catto, da cattofascisti a cattodemocristi, che era la cosa migliore per lavorare tranquilli, spesso a far nulla, in Arsenale. Quelli del PCI non erano ben visti, sebbene ve ne fossero in abbondanza tra il personale civile della Marina Militare. Essere catto-DC era comunque più sicuro. Di quelli famiglia e chiesa, in una casetta in un quartiere collinare poi divenuto operaio. Non la collina ricca e centrale che era da un’altra parte. Cagnolini obbedienti, il figlio maggiore fa il classico [è uno dei tanti ‘traumatizzati’ dal Caffazzo che aveva l’uccello più grosso del liceo – evidentemente andavano tutti a guardarglielo!] e poi una facoltà scientifica, la figlia minore le scuole medie superiori. Alla sorella, in realtà, piaceva cuccare e cuccava. Si sposa finite le scuole e, dal marito, lo pretende tre volte al giorno. Lui, dopo un po’, ha un ictus e ci resta. Invece lui, il primogenito, è l’ometto di casa. Deve essere responsabile. Non può deludere papà e mamma che si sono ‘sacrificati’ per mandarlo al liceo e poi all’università. Lo Sborrini, proprio perché veniva da famiglia modesta (modesta, contadini fattisi operai, non povera) era cresciuto con quel senso di rivalsa che a volte ha chi esca da tali ambienti. Ma, anche lì, uno di quei sensi di rivalsa da castratello, di quelli che invidiano dunque non osano, non il vero competitivo che voglia primeggiare, ...primeggiare in qualcosa. È la funzione della Chiesa quando riesca... Ti castra perché poi tu non ti illuda troppo. A volte l’illusione può condurre a grandi imprese sebbene non vi sia mai nulla di meccanico, di automatico. È vero che, per una istituzione fondata sul dominio, sia meglio avere milioni di castrati che milioni di competitivi. Milioni di pecore le controlli con poca fatica. Milioni di aquile se ne vanno ciascuna chissà dove. ...Lasciamo qui. Il campo è complesso e può anche condurre ad un nulla circolare quando ci si rifiuti di invertasi delle arbitrarie assolutizzazioni. Dunque, dicevamo... Lui, finita l’università, si mette a fare il propagandista farmaceutico. Poco lavoro, ottimo guadagno ma, obiettivamente, un mestiere senza prospettive. Va bene per mettere su famiglia e poi andare al bar, al bar-parrocchia e -parrocchie. Spacciatori legali. Di quelli vanno dai medici ed offrono incentivi [bustarelle legalizzate] se prescrivono grandi quantità di droghe inutili e dannose al povero minchione che si sente male e vuole star peggio. Tutto regolare! Ovviamente, tali spacciatori legali guadagnano pure un mucchio di soldi e non rischiano nulla. Lo spacciatore legale non ha neppure bisogno di confessarsi. Gli è sufficiente una ‘sana’ schizofrenia. Vanno a scuola, a volte, ma restano ignoranti. Sono da pollaio. Macinano libroni per un esame. Finiti gli esami, se comprano qualche libro è per metterlo nello scaffale e lasciarvelo. Pensare fa male. Si riempiono le giornate in altro modo. Il giocherellone scopa le segretarie dei medici. Il castrato va in parrocchia od alle ACLI. L’etica è al fuori delle loro possibilità. È per altre categorie. Sebbene sia vero che anche l’etica sia un campo complesso che possa condurre ovunque, pure da nessuna parte. Ma no, questi da pollaio non hanno tali pretese. Una cosa è memorizzare libroni. Ma il pensiero complesso ed analitico resta al di fuori della loro portata. Se dai loro 100 chicchi di granoturco, li mangiano voraci. Me se offri loro cento portate differenti li disorienti e scappano. Basta il prete sorrida loro e si dicono che vada tutto bene. Schizofrenia assoluta! Spaccia. Guadagna un mucchio di soldi, per spacciare. No, anzi, loro corrompono. Chi spaccia è il medico. Del resto, un medico, che medico sarebbe che non prescrivesse pillolette a chi le pretenda, ed anche ai riottosi. Tutte le macchine di sterminio sono fondate su una rigida divisione del lavoro. Uno Sborrini si studia quattro balle ‘scientifiche’ (così pensa pure di fare un lavoro intelligente - piazzista sì, ma...) da propinare al medico faccia finta di volerle ascoltare e, poi, gli butta lì, come casualmente, qualche ‘inventivo’ gli arriverà se la casa farmaceutica realizzerà un buon fatturato nella zona. Il medico prescrive. Il farmacista vende. Più il paziente sta male, più la macchina delle droghe legali si espande. Una pilloletta che costi 1 centesimo, viene venduta ad un euro. Così tutte le parti della macchina della malattia di massa possono essere ben oliate e la macchina stessa possa continuare a funzionare ed espandersi. Svolta la sua ‘eroica’ funzione sociale, e rimediatone uno stipendio di tutto rispetto [che non significa rispettabile, sebbene alla fin fine il denaro non abbia odore], cosa fa uno Sborrini? Il collega si scopa le segretarie dei medici. Ma Dio ha gli occhi puntati proprio sullo Sborrini che deve dunque ben rigare diritto! Per cui, nel tempo libero, va in chiesa, nelle associazioni cattoliche, ed alle ACLI. È dunque un santo. San Borrini! Quando il primo degli Sborrini e la prima degli Scattozzi, Rita, si uniscono in matrimonio, dall’unione dei due vergini [non sappiamo, né ci interessa, se lui si fosse già sverginato con seghe od andando segretamente a mignotte durante il servizio militare, se ha fatto il servizio militare] nascono prima una figlia e poi almeno un figlio. La figlia era giustamente, crescendo, calda-calda-calda-caldissima, pur figlia di due già vergini. Quello che riescono ad infinocchiare, non sappiamo se pure a froceggiare, è il figlio Simone. Dopo lo scientifico, si avvia (non sappiano, né ci interessa, se dopo sbandamenti adolescenziali) sulla strada della carriera ecclesiastica. Siccome oramai i preti scarseggiano, uscito dal seminario diviene presto parroco di Migliarina, il quartiere originario di quegli Scattozzi, dall’altra parte della città  rispetto al quartiere degli Sborrini. Oramai lanciato nella carriera, nel 2010 diviene addirittura pluri-parroco a Tellaro, Pugliola e La Serra. Più in là, nel 2015, quando raccattano qualche altro pretonzolo, gli alleggeriscono il carico, sollevandolo dall’onere di Tellaro. Lo Sborrini, quando va a congressi ACLI, nazionale incluso, tace sulla figlia, del cui edonismo di vergogna, ma non manca mai di dire che è padre di un parroco. Cacchio, che onore! Speriamo gli abbiano pure dato una medaglia da esibire quando cammina per strada! Speriamo pure che il figlio parroco metta incinta qualche parrocchiana disponibile oppure, se ha altre inclinazioni, che froceggi con parrocchiani con cui si intenda. Angelo e Franka, e gli Sborrini con la Mina Scattozzi si era infilata loro in casa, si trovarono  per qualche anno,  pochi!, ad abitare nello stessi edificio. Angelo e Franka abitavano al pian terreno. Gli altri nell’attico. Quando la Nikla Scattozza portava la Serena alla Spezia minacciava la stessa di pestarla a sangue se prima non andava all’ultimo piano a salutare la Scattozza e gli Sborrini e, solo dopo, al primo a salutare gli altri. Immaginatevi. Una bimbetta deve prima andare all’ultimo piano e, solo dopo, scendere a primo a salutare gli altri! Perché, differentemente sia gli Scattozzi che gli Sborrini dell’ultimo piano se ne sarebbero mortalmente offesi! È chiaro che poi non sia stato difficile vendere questa bimbetta ad una setta cattolica, I Ricostruttori, che la tiene imprigionata da venti anni col suo ‘consenso’, mentre la sfrutta come architetta in cambio di un puro vitto ed alloggio. Erano invidiosi ed invidiose persi e perse che si fosse innamorata, ricambiata, di un ragazzo suo coetaneo!!! ...Ne vedremo i dettagli... Immaginatevi!!! ...Che sporcaccioni tali Scattozzi e tali Sborrini! “Cattocomunisti” [pure quello di “milionari rossi” - anche i paralleli di catto-fascisti, milionari o miliardari neri, et similia], quelli che mangiano con PCI-oraPD e servono il Vaticano [non che ci sia differenza, tanto lo Stato di burocrati ed oligarchie, entrambi predatori, delinque tranquillo!], è un concetto esistenziale e filosofico che si afferra, comprende, in tanti modi complessi. Uno è quello di avere conosciuto e ben esaminato tale gentaglia... Alla fine, si va oltre e si vede che basta dire ‘pidocchio’, o ‘conformista’, ed una sola parola-concetto racchiude già tutto! ...Solipsismo?! E che me ne frega!

Gentaglia, che quando si sentiva tra i loro, se le beveva tutte. Fu subito chiaro che Roby fosse nettamente differente. Si pensi che una volta la Nikla se ne andò in vacanza da sola in Jugoslavia. Una sua amica, LilliSerpone, una che seppur si fosse laureata in meno di quattro anni in legge, non capiva davvero un cacchio di nulla, e si atrofizzava ulteriormente la testa vuota con stupefacenti vari (infatti le era venuta la pelle di maiale e puzzava), le aveva detto che in Jugoslavia adoravano i dollari, per cui convenisse farne incetta andando lì. Lo sapete come funzionano queste cose. Se andavi con le lire, le cambiavi in dinari. Se ti procuravi dollari, a meno che uno non li avesse trovati per strada doveva convertire le lire in dollari e poi i dollari in dinari. Sapete dell’aggio, la percentuale di intermediazione e rischio [oscillazione cambi] che praticano le banche? Se per passare da una valuta all’altra ne usi una intermedia, i costi/perdite del cambio si raddoppiano. Non è che se uno andasse con le lire al cambio in Jugoslavia dessero meno che se che uno fosse andato coi dollari, fatti tutti i calcoli dei rapporti di cambio tra la valute in oggetto. Se però prima cambiavi le lire in dollari e poi i dollari in dinari chiaramente perdevi, rispetto a cambiare direttamente la prima valuta. Troppo difficile per una Scattozza! Appunto, la LilliSerpone non capiva un cacchio. Nikla idem. Solo che, quando la LilliSerpone le disse questa cosa, scattò subito quella che un genio contemporaneo chiama la sindrome dell’identità/differenza antropologica [[- syndrome of anthropological identity / difference -]]. Tra uguali se le bevono e si sostengono sempre. Si credono pure reciprocamente. Tra malati... Appena la LilliSerpone disse questo alla Nikla, a quest’ultima brillarono gli occhi e corse a cambiare le lire intendeva portarsi in dollari. Perdita doppia per i costi del processo di cambio. C’è da dire che la LilliSerpone aveva frequentato il classico e legge. Sì, anche quelli col classico e legge possono non capire un cacchio, perfino su cose proprio terra-terra. Essendo la LilliSerpone una scroccona, ed una spendona che scialacquava lo stipendio già prima di averlo riscosso, magari era andata in Jugoslavia a scrocco, come in effetti spesso faceva. Quanto a Nikla, a parte che non capisca un cacchio ed agisca sempre ed essenzialmente sulla base di istinti isterico-ossesso-compulsivi, c’è pure da dire, a suo aggravio, che aveva frequentato ragioneria e poi un po’ di economia-e-commercio, per cui avrebbe dovuto avere almeno quei rudimenti quelle cose. No, è come se uno, oggi, andando in Cina cambiasse prima gli euro in dollari e poi i dollari in RMB cinesi. Appunto, capiscono poco o nulla. Quel che pensano di aver capito lo hanno capito male. Ed agiscono sulla base di istinti malati. Tra l’altro, come tutta la gente che butti via i soldi propri ed altrui, ne butta pure via più del necessario. Lo fa anche in questi modi.     

Felice il Rikkio, quando avevano preso Roby. Ma s’era ben presto, pressoché subito, depresso, depresso di un’invidia sordida: “Ma come quello non s’è infamato, non s’è distrutto, auto-distrutto. ...Oh, io che mi credevo... Ma come? Sembra allegro... Non gliene frega nulla... Ma allora... Tutti gli altri, appena presi... E lui che fa, invece?!” Un’invidia sordida montava dentro Rikkio... Sul momento s’era esaltato. Poi aveva sentito un tonfo, di lui merdacchia floscia che s’abbatteva e schizzava. Infine, s’era sentito sprofondare nel panico.

Rikkio i CC lo avevano contattato prima ancora che Roby fosse preso. C’era di mezzo, in un modo o nell’altro, la sorella di Franka, Angela.

Franka aveva prima mandato a puttane la tesi di laurea di Rikkio. Eterodiretta dalla sorella Angela, lo ossessionava. Gli stava sempre addosso. Era invidiosa pure di lui perché si sentiva come la sorella la sgridasse pure per lui. Rikkio era divenuto geometra. Che cosa si era sognato, di voler divenire pure ingegnere?! Il figlio minore di Angela era restato geometra e s’era messo a fare il commerciante pieno di debiti. Per cui Franka si sentiva sgridata da ogni cenno di Angela, sgridata perché invece Rikkio stesse divenendo ingegnere. Lui, Rikkio, si lasciava sodomizzare in permanenza da tale folle Franka. Quando la tesi era pressoché finita, il professore della stessa gli aveva fatto notare che aveva sbagliato i conti. Per dargli il massimo dei voti, il professore della tesi, “il relatore”, voleva che li rifacesse. Lui, ossessionato da Franka, disperato, aveva detto che era lo stesso, per cui aveva consegnato la tesi coi conti errati e dunque non perfetta. Nonostante ciò, il profe lo aveva assunto come suo collaboratore, nel suo studio privato. Poco dopo gli aveva proposto di intestarsi una società, una società tra lui Rikkio e la moglie del professore, una di quelle cose di copertura che usano i dipendenti pubblici per entrare in affari indirettamente, dato che  non potrebbero, o dovrebbero chiedere autorizzazioni, dunque crearsi complicazioni, data la loro natura di funzionari statali. In pratica, Rikkio sarebbe divenuto socio, nel settore costruzioni, del suo professore di laurea. Lui aveva detto di sì. Arrivato a casa, Franka era esplosa:
- “Ed ora cosa dirà mia sorella?! Tu pensi solo a te. Ecco ti metti in affari e fai i soldi. Ma che cosa dirà mia sorella? Quella mi mangia la faccia che tu abbia successo e faccia i soldi! No, non puoi!!! Devi dire che non ne fai nulla. Ti devi tirare indietro.”
- “Ma io ho già detto di sì...”
- “” Che cosa dirà mia sorella. No, non puoi... Devi dire di no, che non ne fai nulla!”
- “...Va bene...”

Rikkio era andato dal professore e si era fatto una parte di merda:
- “Mi scusi ma ne ho parlato in famiglia e mi hanno detto di non farlo...”
Immaginatevi...

Ovviamente, il professore, che doveva essere uno che ben conosceva il mondo, non ci aveva pensato due volte. Di fronte a tal figuro, ad un tale Rikkio, lo aveva licenziato. Beh,con linguaggio professorale gli aveva detto un soave: “Si renderà conto delle implicazioni”. Nel caso non avesse ben capito, la segretaria gli aveva subito liquidato le sue [sue del Rikkio] competenze. Lui si era ridotto a fare occasionali supplenze in scuole medie inferiori. Lui era nella merda. Franka era felice che sua sorella non fosse delusa che qualcuno, al di fuori dei suoi figli [Paolo, frocio di natura e commercialista per imposizione materna, e Pierluigi, commerciante sprecone, mitomane e megalomane, e pieno di debiti], potesse mai avere un qualche successo e che, dunque, non la sgridasse o la sgridasse di meno.

Dopo avere vivacchiato per qualche tempo di occasionali supplenze scolastiche, disperato, davvero disperato nero, in totale depressione, Rikkio si era infine rivolto a Ennio Orsoni (che aveva sposato Ester Pata, dunque uno zio), geometra che aveva sempre lavorato in grandi opere pubbliche (gallerie, ponti, superstrade ed autostrade). Costui gli aveva procurato un lavoro come ingegnere nella azienda o rete di aziende per cui lavorava. Lo avevano assunto a Milano. Eravamo nel 1980-1981.

Angela, subito avvisata da Franka e pure dall’altra sorella Ester la moglie di Ennio Orsoni, era di nuovo rosa dall’invidia che Rikkio potesse davvero fare l’ingegnere e dunque fare ombra al proprio figlio Paolo, commercialista a Cremona. Per cui, Angela, oltre alle consuete sceneggiate con Franka, la sgridava in mille modi!, aveva allertato la Polizia Segreta dei CC (gli Squadroni della Morte dei Carabinieri).

Angela, viscida e fuori di testa, aveva un linguaggio comune a quello dei pazzoido-delinquenti delle Polizie Segrete / Squadroni della Morte dei Carabinieri. Inoltre, essendo già in contatto, non potevano non darle corda ed attivarsi alle sue segnalazioni:
- “Comandante, mi sono sentita in dovere di venire di nuovo...”
- “Oh, cara signora Angela... Siamo sempre felici di vederla. Ci dica... È sempre per quel Roby?”
- “Sì e no...”
- “Che cosa è successo?”
- “Il fratello è stato assunto come ingegnere, a Milano...”
- “Ah, interessante. E ciò ha qualche inconveniente?”
- “Non so. Pensavo che vi potesse interessare...”
- “In termini generali, ci interessa tutto... ...Non capiamo se ce lo dice perché vi sia qualche pericolo specifico... ...cose di nostra pertinenza... È anche lui coinvolto in...”
- “Non saprei. Franka è sempre un po’ ermetica su di lui. Tuttavia non posso escluderlo...”
- “Non può escluderlo oppure c’è davvero qualcosa?”
- “Potrebbe anche esserci qualcosa. Non capisco perché non si accontentasse di supplenze e si sia messo a fare l'ingegnere. Poi a Milano... ...con tutto quello che succede a Milano! Che non abbia qualche ragione nascosta. Come lo chiamano?! ...Infiltrarsi... Ecco, magari si infiltra e poi chissà che cosa uno può combinare. Non si sa mai, di questi tempi... Pensavo che vi interessasse. Oppure che può darvi delle indicazioni sull’altro, sul Roby che deve essere di sicuro il capo del terrore. Sa sempre tutto. Siamo tutti sicuri che... ...Magari attraverso Rikkio arrivate a Roby...”
- “...Potrebbe essere un’idea...”

La  Polizia Segreta / Squadroni della Morte dei Carabinieri aveva fatto mobbizzare Rikko su luogo di lavoro e, poi, lo aveva reclutato. Gli Squadroni della Morte dei Carabinieri sia di Torino, che di Genova, che di Milano, lo avevano contattato in vario modo. Non è che i Carabinieri abbiano grande fantasia. Per cui, ogni volta che lo avevano contattato, avevano usato il repertorio standard. Minchioni che parlano con minchioni. Uno serio e con moralità li manderebbe affanculo appena si presentano. Ma Rikkio era un minchione che tra minchioni si trovava tra i suoi. Un altro, un umano, li avrebbe magari mandati affanculo appena si fossero presentati. Ma lì, tra pidocchi...
- “Lei era ufficiale di Marina, durante il servizio militare...”
- “Come ingegnere era una cosa automatica...”
- “La patria ha bisogno di lei...”
- “Se posso...”
- “Ci occorre il suo aiuto per Roby...”
- “In realtà, non è che io mi occupi di quello lui faccia...”
- “Non importa. Ci occorre che lei ci dica... L’importante è che ci confermi che fa politica...”
- “Non posso saperlo, in realtà, con precisione.”
- “Non fa nulla... Ogni volta che lo incontra, lei poi ci chiama e ci dice che lui fa politica...”
- “E come faccio?”
- “Quando lo incontra, lei gli chiede coma vada la politica e poi ci riporta quello che lui ha detto...”
- “Ah, se è solo questo...”
- “Guardi è importante perché abbiamo una operazione importante su Roby...”
- “In questo caso, sarà mio dovere...”

Rikkio s’era detto che lui era furbo. Che aveva fatto finta, con quelli, di essere come refrattario, ...quasi..., mentre ora li avrebbe agevolati al massimo pur senza farlo vedere neppure a loro. Era così evidente che erano lì per qualche operazioni sporca per fottere Roby. “Io, Rikkio, sono più furbo e li uso, ora. ...Io sì che sono proprio astuto all’estremo...” L’invidia più sordida aveva sempre covato dentro Rikkio.

Quando casualmente si incocciavano, con Roby, Rikkio si esibiva in dei maniacal-sarcastici:
- “Come va la politica?”
Lo Roby lo guardava sgomento pensando: “Ma sei così minchione che non ti sei mai accorto che sono un sacerdote della Chai [חַי]?! Oh, scemo, ma di che politica parli?!”

Roby lo aveva subito capito che Rikkio era stato formalmente reclutato per le sporcaccionate della Polizia Segreta / Squadroni della Morte dei Carabinieri. Alla demenza e delinquenza sue, innate, aveva chiaramente aggiunto demenze e delinquenze di fonte esterna, di potere, dello Stato, degli Squadroni della Morte CC-NATO. 

Poi Rikkio si telefonava con Fausto Sgarruffo, dato che avevano in comune un linguaggio maniacale fatto di frasette stereotipate dove ognuno pensava di aver capito l’altro ma, in realtà, non sapevano che cosa si fossero detti, se non che sentivano di essere entrambi pupazzetti di logge massoniche delle Polizie Segrete CC, o direttamente pupazzetti delle Polizie Segrete CC, che li manovravano per pazzie e delinquere di Stato. E, subito, telefonava agli Squadroni della Morte dei Carabinieri lo avevano attivato:
- “Ho visto Roby...”
- “Oh, bene! E che ha scoperto.”
- “Non saprei...”
- “Ma che cosa ha detto?”
- “Nulla.”
- “Ah, ottimo. Allora posso scrivere che è di sicuro coinvolto...”
- “Non saprei...”
- “Guardi signor Rikkio... In queste cose ci sono delle regole... Se uno si sbottona vuol dire che è coinvolto. ...Se uno non dice nulla, significa che è uno ancora più importante perché fa finta di non entrarci nulla... ...Noi abbiamo esperienza di queste cose... Abbiamo bisogno della sua cooperazione. È una grande operazione di Stato e NATO... Per cui, posso scrivere che abbiamo informazione da fonte sicurissima che Roby è coinvolto?”
- “Se è così...”
- “Ci è essenziale la sua cooperazione, il suo aiuto. ...Anche di altri... Dunque lei conferma.”
- “Oh, certo! Se è così, è sicuro che è coinvoltissimo!”
...Schizofrenie... ...Sporcaccionate... ...Delinquere...

Rikkio e Fausto Sgarruffo erano veramente due psicopatici complessati e sterotipati allo stesso livello, pur con quella differenza d’età di 35 anni che mostrava come certe classi di pidocchi siano permanenze storiche. Esemplare, quella volta che di ritrovarono all’ospedale della Spezia dove Angelo Scaruffi era stato ricoverato per uno sciocchezza. Roby lo era andato a trovare per andarlo a trovare. Loro due per esibirsi.

Metà anni ‘80. Roby si mise lì, all’ospedale della Spezia, a scherzare con lui, con lui Angelo. Se vai a trovare uno ricoverato... In realtà, non si sapeva perché fosse ricoverato. Erano quelle cose, quelle situazioni, per cui l’ospedale è coi letti vuoti, il medico mette agitazione al paziente che non ha nulla e lo fa ricoverare ‘per esami’. Angelo se ne stava lì, con aria stoica, a fare il ricoverato.

Rikkio e Fausto Sgarruffo, i due folli furiosi, si erano subito trovati d’accordo per esibirsi. Cominciarono con l’interrogare ossessivamente Angelo:
- “Ma che cosa hai con precisione?”
- “Non lo so...”
- “Magari è una cosa grave!”
- “Non posso saperlo...”
- “Ma non ti hanno detto nulla?!”
- “Se non mi dicono, che ne posso sapere...”
- “Ora ce ne occupiamo noi!”

Guardarono Roby (che li osservava gelido ed ostentando indifferenza ai loro deliri) con irrisione, cioè coi loro tipici sorrisi malati. Poi, con aria tronfia ed arrogante, Rikkio e Fausto Sgarruffo cominciarono a solcare i corridoi vuoti per ‘parlare con qualcuno’, il medico, che chiaramente non era lì. Non vi era nessuno. Ma loro insistevano. Fermavano... ...avranno forse fermato qualche infermiera... Forse neppure loro. Se proprio le avranno trovate... ...forse in qualche altra ala od edificio del grande ospedale. Neppure erano loro particolarmente numerose. Dove era Angelo, non vi era proprio nessuno. Appunto, quando hanno gli ospedali vuoti, vanno alla caccia di polli... Era un periodo di morta, per cui o se ne stavano a casa e se ne rimanevano a far nulla in qualche angolo tranquillo del grande ospedale. Oltre ad Angelo, non v’era nessuno in quell’area dell’ospedale. Occorreva un ricoverato per tenere aperto quel reparto.

Dopo qualche mezz’ora passata a rastrellare l’ospedale tornarono delusi. Ancora più furiosi per non avere trovato nessuno, cioè di non aver trovato alcun medico potesse o volesse loro dire qualcosa, si scatenarono nuovamente con Angelo. Guardandolo in cagnesco, Rikkio lo apostrofava mentre Fausto sosteneva il verbo del cretinotto ed assentiva ad esso:
- “Ma allora, se hai qualcosa di grave...”
- “Come posso saperlo...”
- “Può essere che hai qualcosa di grave... Tu come ti senti...”
- “Sono qui che aspetto l’esito degli esami...”
- “Ma se hai qualcosa di grave, è meglio muoversi subito.”
- “Non lo posso sapere se ho qualcosa, né che sia...”
- “Io posso allertare il mio amico Giulio dell’ospedale di Genova ed in poche ore possiamo trasferirti d’urgenza là!”
- “Non mi sembra il caso...”
- “Come, non ti sembra il caso! Se hai qualcosa di grave è meglio darsi da fare subito. Cosa ti hanno detto con precisione?!”
- “Che devono avermi detto? Se stanno facendo gli esami...”
- “Io posso chiamarlo ora, allertarlo e ti facciamo subito trasferire a Genova. Se sono cose gravi è negli intervenire subito.”
- “Ma non è meglio aspettare...”
- “Ma che aspettare! Se sono cose gravi... Tu come ti senti? Dimmi che va bene, e lo chiamo subito e si parte!”

Rikkio, con Fausto che lo guardava ed annuiva in cagnesco sostegno, sembrava furioso di iniziare subito una grande operazione per mostrare sue connessioni ed una sua qualche potenza. Angelo ribadiva che, non sapendosi di che si trattasse, la cosa migliore era aspettare. Erano entrambi troppo scemi e malati per capire che, se tengono uno “per esami” in un ospedale vuoto, è proprio solo come scusa per tenerlo aperto.

La visita, piuttosto originale per Rikkio e Fausto che bramavano solo di impadronirsi della vita di Angelo per loro patologie, si concluse visto che ormai era trascorso un po’ di tempo. Anche se nessuno si era presentato a premere, gli ospedali hanno i loro orari.

Dopo pochi giorni, Angelo venne dimesso. Non aveva nulla. Naturalmente lo imbottirono egualmente di medicine. Quando lui e Franka andavano in farmacia, ne uscivano con sacchettoni stile supermercato stracolmi di medicinali. “Tanto sono gratis”, si dicevano e dicevano.
 
Rikkio, un po’ come tutta questa fogna di gentaglia, navigava tra le sue paranoie e tra le sue differenti personalità, dal finto preoccupato, all’indifferente, al raggiante per disgrazie o supposte disgrazie altrui. Non solo Rikkio si dibatteva tra “Cosa pensano di me?”, “Cosa si aspettano da me?” “Ed ora Franka e gli altri che cosa mi diranno, mi criticheranno, su cosa, come posso fare per non esserlo?”. Pure gli altri, mutatis mutandis, si dibattevano in pressoché identiche ossessioni schizo-paranoiche circolar-frattali.   

E si montavano reciprocamente. Nikla, Franka, Angela etc. contattavano Rikkio, contattavano Fausto-Maurizio, o ne erano contattati, e, dopo i convenevoli da teleromanzo, se le contavano e deliravano sullo stesso tema, Roby, su cui erano tutti stati contattati e indirizzati dagli Squadroni della Morte dei Carabinieri. Se le contavano, l’uno, l’una, l’altro, l’altra. Infine, in realtà un po’ tutti, se le riferivano, direttamente od indirettamente, agli stessi Squadroni della Morte dei Carabinieri. Da loro, “dallo Stato”, tutto aveva origine. A loro, “dallo Stato”, tutto ritornava elaborato, frattalizzato e riformato, con “prove sicurissime che...”. Che cosa? Quello che volevano. Quel che avevano montato in origine. Usciva tutto come voce, come suggerimento, dai CC. Ritornava tutto ai CC come confidenza e diveniva, dunque, verbale da fonte confidenziale che gonfiava il fascicolo- ed i fascicoli-Roby. ‘Lavorano’ così. Non pensiate facciano chissà cosa. No, non è come al cinema, o come sembra sia al cinema guardando il messaggio subliminale mandato dal filmetto. È tutto più banale. ‘Lavorano’ davvero a questo modo. 

In questo periodo [2015-16] c’è la ‘moda’-ISIS. Prendi 10’000 buzzurri. Dai loro uno stipendio. Li riempi di armi, veicoli, soldi, coperture. Poi chiami 10 professori e 10 giornalisti a libro paga e fai loro scrivere “la sociologia dell’ISIS”. Questi se ne dovranno ben inventare di cotte e di crude. Con quello che sono pagati! Le sofisticate e suadenti balle inventate da questi 20, le fai ripetere, magari pure rielaborare, da 200’000 altri professori e giornalisti. Oh, cacchio, ne escono inevitabilmente “profonde radici culturali, storiche, linguistiche, comportamentali, etiche” dell’XYZ. Mannò, sono solo 10’000 buzzurri, cui hai dato stipendi, armi, veicoli, soldi, coperture. Li usi. Un bel giorno li liquidi e/o li trasformi in altro ed in altri luoghi [ora che sto scrivendo, gli inglesi stanno trasferendo l’ISIS dalla Siria e dall’Iraq alla Libia, specificatamente a Sirte – in parte sono gli stessi mercenari, in parte li combinano a reclutamenti locali]. Poi chiamano gli stessi, od altri, 10 professori e 10 giornalisti a fai divenire storia, “la Storia”, quei 10’000 buzzurri assunti, usati e liquidati.
Ve lo ricordate il 7/07/2005 a Londra? Quel giorno c’era un’esercitazione “antiterrorismo”   nel centro di Londra. All’intero dell’esercitazione c’era un’operazione speciale dell’MI5. Ovviamente erano tutti e solo loro: poliziotti, militari ed MI5 ed area. Solo che a quelli, o parte di coloro, che facevano “i terroristi”, nell’esercitazione, furono dotati di zainetti con esplosivo vero. Esplosivo e detonatore con telecomando a distanza. Ad in certo, punto, l’MI5 li fa dunque saltare per aria davvero e con esplosivo vero, grazie al telecomando a distanza. Ovviamente, quelli fatti saltare per aria davvero erano tutti islamici, pur al soldo del MI5. Dopo che fanno? Chiamano professori e giornalisti di area MI5-MI6, ed altri, ed ordinano loro di fare la sociologia di quelli sono stati fatti saltare per aria. Ma sei stato tu, tu “Stato”-Corona-etc, che li hai scelti per la  brutta fine e fatti saltare per aria. Vedete, è facile far sembrare vero quello che è invece fabbricato dal potere. Terrorismo, o meno, funziona tutto così. Si inventano e fabbricano ciò di cui necessitino. 

Lo ripetiamo. Sono cose così malate e delinquenziali, e di una tale banalità allo stesso tempo, che sono del tutto incredibili, incredibili per il malato medio, che dunque, proprio perché malato medio, accetta solo quello vogliono accetti come ovvio, pur senza senso. Le persecuzioni, spesso senza neppure un motivo (anche lo avessero mai sarebbero egualmente cose da governanti, sbirri e militari malati e delinquenti), se non che creati degli uffici devono poi procurarsi del lavoro, dunque montare delle persecuzioni, se sono uffici-persecuzioni, sono montate in un modo, come dire?, autosufficiente. Cioè, l’ufficio-persecuzioni della Polizia Segreta / Squadroni della Morte dei Carabinieri si crea le ‘prove’ di cui ha bisogno. Lo fanno anche per le stragi. Le fanno fare loro. Poi mandano l’ufficiale di Polizia Segreta, che per legge e regolamenti, può dare ordini a militari e sbirri ‘normali’ ed a magistrati a dire: “Abbiamo informazioni sicurissime che sono stati quelli!”, oppure: “Sappiamo da fonti certe che i responsabili vanno cercati in quella direzione, lì particolarmente...”. Anche per le Grandi Purghe, idem per le piccole, fanno allo stesso modo: “Abbiamo informazioni sicurissime che quelli...”, e giù lista dei nomi, ...10, 100, 1’000.  Poi non hanno tempo né testa per stare dietro a tutto, ma intanto li hanno rovinati. Se poi qualcuno lo devono rovinare di più, allora aprono operazioni ad personam.

I dossier contro il bersaglio li montano così... Lo ripetiamo. ...Lo ripetiamo per noi, noi che scriviamo. Non abbiamo illusioni, né ci interessa averne, su qualche poveretto che dovesse mai scorrere queste pagine.
Come li montano?
= Contattano persone considerate in qualche modo prossime al bersaglio.  
= Dicono loro che sospettano che il bersaglio... Inventano qualche balla. ...Più confusa è, meglio è tra malati e teppa quali sono loro e coloro che con loro cooperano, od anche solo li ascoltino...
= Prima dicono ai contattati, in particolare a quelli che sembra cooperino, che hanno bisogno di sapere...
...È solo il primo passo... ...Una finzione...
= Poi vengono al dunque e dicono ai contattati, in particolare a quelli cooperano, che loro Polizia Segreta / Squadroni della Morte dei Carabinieri sono sicuri che...  Per cui dicono ai contattati, in particolare a quelli cooperano, che hanno bisogno che loro confermino... ...Che, se anche solo sono buoni sudditi, devono, devono assolutamente, confermare. ...Sennò divengono loro sospetti di collusione col ‘sospettato’, col bersaglio. Eventualmente chiedono ai contattati, in particolare a quelli cooperino con più solerzia, di andare in giro (per esempio dove il bersaglio abita od abitava, lavora od ha lavorato, in luoghi frequenta od ha frequentato) a diffondere calunnie di cui hanno bisogno per montare un caso, sì che poi qualcuno di coloro le hanno ascoltate le riferisca a loro o ad altri uffici e disservizi,
Il  meccanismo si inceppa, ed a volte incontra ostacoli insormontabili, se coloro, prossimi al bersaglio, che sono stati contattati dalla Polizia Segreta / Squadroni della Morte dei Carabinieri non sono malati di mente e delinquenti per cui non cooperano con la Polizia Segreta / Squadroni della Morte dei Carabinieri in quello questi chiedono. Per esempio, se familiari non cooperano può anche bloccarsi tutto o molto. Ho esaminato casi. Non è una supposizione. A volte, succede. È successo.
Se, invece, pur dietro una facciata, del tutto falsa, di normalità e di perbenismo, familiari ed altri prossimi, sono dei pidocchi medi, che dunque da ‘buoni’ malati di mente e delinquenti, cooperano con la Polizia Segreta / Squadroni della Morte dei Carabinieri, ecco che...
= ...Sia le conferme sollecitate dalla Polizia Segreta / Squadroni della Morte dei Carabinieri, che le calunnie le stesse hanno chiesto di diffondere, ritornano alla stessa, direttamente od indirettamente, sotto la forma di rapporti che formalizzano le calunnie le stesse di cui questa [la Polizia Segreta / Squadroni della Morte dei Carabinieri] necessita per montare, estendere, allargare, intensificare la persecuzione da iniziare o già iniziata.
= Sono tutti pezzi di carta che servono a formare un dossier che serve o ad iniziare la persecuzione oppure, se già iniziata, ad estenderla a livello NATO, dunque in tutto il mondo, ed/od a cambiarne le caratteristiche come per esempio intensificarla in vario modo.

Ecco che quello di cui le Polizie Segrete / Squadroni della Morte dei Carabinieri avevano bisogno per fini del tutto demenziali e delinquenziali loro è stato creato, da loro stesse, grazie alla cooperazione del pidocchio medio, in apparenza del tutto normale e perbenista, in realtà un malato di mente e delinquente, dunque disposto a prestarsi a simili giochi cui solo soggetti senza alcuna moralità, pazzoidi e di indole delinquenziale potrebbero lasciarsi associare.

Rikkio, come gli altri (Nikla, Franka, Angela, Fausto, Maurizio etc), il vero crollo lo avrà nella primavera 1990 quando tutti si telefoneranno che Roby era stato assolto.

Rikkio lo aveva chiamato Nikla (allertata dall’Allakka, informata direttamente dagli Squadroni della Morte dei Carabinieri), allarmatissima, piangendo isterica:
- “Pessime notizie! Pessime notizie! Roby l’ha fatta franca!”
- “Come?!”
- “Sì, l’hanno assolto. Ora devono pure reintegralo sul lavoro...”
- “Ma come è stato possibile?! Che disgrazia! Bisogna fare qualcosa! Bisogna fare qualcosa!”

Telefonate dello stesso tono, nella sostanza, Nikla-Franka e con altri.

Rikkio chiamerà subito, furioso, gli Squadroni della Morte dei Carabinieri:
- “Ma come, ci avevate garantito che... Com’è che ora ne esce pulito da tutta quella storia.”
- “Non importa. Ci occorre che lei ci confermi...”
- “È da anni che non ci considera più... ...Non lo ho più incontrato...”
- “Non importa. Questo Roby è sospetto, estremamente sospetto... Per cui lei ci conferma che...”
- “Sì! Certo! Certo! Roby deve essere rovinato. Confermo! Confermo quello che volete, ma siete voi che dovete rovinarlo per sempre!”

Idem faranno gli altri.

Ecco che gli Squadroni della Morte dei Carabinieri contatteranno subito la Direzione Regionale Piemonte e la Direzione Generale INPS per organizzare, con copertura di tutti i sindacati, un ossessivo mobbing sul luogo di lavoro. “È una questione di Stato. ...Tranquilli! Siete coperti ai massimi livelli...”
Tutti sanno. Ma non ne possono parlare. Chi sa, sa. Mi sa che non se ne può parlare, sa che non se ne può parlare. Devono fare. E nessuno può permettersi di interferire. Il pidocchio medio è addestrato. Oltre che eccitato dal pogrom. Puoi attaccare uno pur sentendoti coperto. È nella natura del pidocchio, del conformista, adorare tali situazioni, eccitarsene allo spasmo.

L’INPS è piena di corrotti codardi, dunque ansiosi di coperture. Le Polizia Segreta / Squadroni della Morte dei Carabinieri trovarono decine di gentaglia, e pure del tutto squilibrata, che cooperò variamente. Sindacalisti. Pseudo-sindacalisti. Che fossero della triplice, o dell’RDB, o che ora siano divenuti M5S, od anche di sponde opposte, non fa differenza. Era ed è lo stesso merdume. Come è quella cosa? Ah, la solita sindrome dell’identità/differenza antropologica [[- syndrome of anthropological identity / difference -]]. La realtà non è quella che vedi, o quella che sia, ma quella che ti sia stata detta detta da uno od una che senti a te prossimo. ...Prossimo nel senso della sindrome dell’identità/differenza antropologica [[- syndrome of anthropological identity / difference -]]. Tra malati con simili sindromi si credono. Tra delinquenti con simili propensioni si credono. Tra pidocchi e conformisti, si credono reciprocamente.
Andavano da Roby: “Tu dici questo perché ti stai mascherando. Me lo ha detto Fiorella Allacca, pure la Nicla Scatizzi, che ti stai mascherando e che tu sei, in realtà, il capo del nuovo terrore. Per cui, qualunque cosa tu dica e faccia, tu sei comunque, sì devi esserlo! ...a noi lo hanno detto!, pur contro ogni evidenza, il capo del nuovo terrore oltre che del vecchio! Sì, sì, me lo ha detto la Fiorella Allacca! Me lo ha detto la Nicla Scatizzi! Me lo ha detto la Rosaria Bertoletti!” No, no, non sto esagerando. Vi sto dicendo pure meno, molto meno di quello successe e succede negli ambienti del pidocchio medio, del conformista medio. Cose del genere, contro Roby [le virgolette sopra esemplificano solo qualche aspetto a livello discorsivo – a livello operativo fecero ben altro, per cinque anni], erano la norma, assieme ad altro peggio, per i cinque anni (1990..1995) lui restò lì, all’INPS.
Lasciamo stare Francesco Papa (nato nel 1950 o 1951, a Napoli o dintorni), già direttore all’INPS di Torino-Sud (in  piena Crocetta, per chi conosca Torino). Costui, un idiota corrotto incapace di fare sia l’impiegato che il dirigente, andò a parlare direttamente con il covo degli Squadroni della Morte Carabinieri-NATO di Milano: “Vi garantisco che lo faccio licenziare, o che comunque ce la metto tutta, ma  voi mi dovete far divenire dirigente centrale INPS con una retribuzione di 500’000 euro l’anno.” Affare fatto. I CC-NATO accettarono. Non so bene quello che riuscì a fare, concretamente, anche se a livello di sporcaccionate era davvero un napoletano o campano con l’indole del camorrista da vicoletto. Ci provò, comunque. Da direttore di piccola sede INPS (cui era arrivato grazie a lottizzazioni CGIL, per poi dichiarasi fascista quando gli servivano altre spinte), i CC-NATO lo fecero andare alla Direzione Generale INPS, come direttore centrale, dunque di uffici centrali, con lo stipendio sopra detto. Di una incompetenza totale. E non perché avesse altri interessi. Beh, qualche interesse lo aveva. Un paio: beveva e faceva collezione di preservativi colorati, uno per ciascun colore differente. Non sapeva fare nulla. Nulla, a nessun livello. Nel 1994 prende accordi diretti con le Polizie Segrete CC-NATO a Milano. Nel 2000, è direttore regionale in Emilia Romagna. Nel 2006, direttore centrale presso la Direzione Generale INPS. Dalla fine del 2008, fino a quando lo pensionano, nel maggio 2010, a 59 anni e 40 di contributi, direttore regionale in Liguria. Forse ne abbiamo già scritto altrove.
Lasciamo stare pure Roberto Zorzenone. Dietro la copertura del distacco sindacale RDB-INPS a Novara, faceva il venditore TV. Un personaggio. In TV c’è ancora. Uno che potrebbe venderti una ciliegia appena colta per 1000 euro.  Si vantava di avere l’uccello più lungo e più grosso di tutti, cosa che [il vantarsi – non abbiamo notizie sul suo uccello, non interessandoci questo aspetto] non gli ha impedito di sviluppare un pancione fuoriuscente. Forse si era stufato di vedersi il pippo quando era in piedi nudo e senza specchi. Neppure il dichiararsi “verde” [ambientalista] deve avergli bloccato lo sviluppo del pancione. Non ho capito come  non sia mai divenuto Ministro od anche di più. Forse non ci ha mai pensato. O lo è divenuto, e ci è sfuggito. È esperto nel mettere in fila gli aggettivi. Quando arriva al più inverosimile, relativamente, a ciò sta descrivendo, ha un piccolo blocco freudiano, un attimo quasi impercettibile, prima di mettere un punto alla fine della frase. Nell’ambiente degli imbonitori TV lo chiamo anche “vasellina”. Inebria con le parole. Quando riusciva a metterlo tra le chiappe a qualche collega cui prometteva trasferimenti od avanzamenti di carriera, cominciava e continuava a parlare ed a parlare, col suo eloquio da operaio forbito [o da operaio con l’elogio forbito]. Queste restavano talmente avvinte dalle sue parole senza senso ma suadenti, almeno per loro, che quando lui si ritraeva ed, infine, sussurrava “grazie, mia cara”, queste infine capivano ed esclamavano ora stupite ora anche un poco piccate: “Zorbertone... ...ma... hai già fatto?!” Lui si riaveva dall’attimo di stordimento che gli procurava l’eiaculata [no, lo Zorzenone non è mai riuscito ad avere veri orgasmi, bensì solo di quelle sborrate che danno all’ometto medio la sensazione di essere maschio, anzi un grande maschio che si è fatto una vera trombata – usano la fica per farsi una seghetta in pratica, ma loro non c’arrivano!] e riprendeva il torrente inarrestabile della logorrea da piazzista: “Cara, è vero...” ...e giù fiumi di parole mentre pensava di star vendendo un pataccone da polso o da taschino [solo più tardi passerà dagli orologi ed altre cianfrusaglie all’antiquariato – si fa per dire... ...ogni falsario nel nord e del nordest volesse piazzare da propria merce pensava estasiato allo Zorzenone, …se riusciva a raggiungerlo] in TV. Appena vedeva che la preda era di nuovo stordita dal suo fiume di parole insulse, veniva al dunque: “...sai cara, avrei dovuto dirtelo subito... ...a me piace... ...sì, come se disce... sì, insomma me piasce se lo femo strano... ...Sai, cara ho sempre pensato, ...anche tante delle mie donne, ...anzi direi proprio le più vere... ...sì, cara, le più donne... ...Ecco, ho una grande esperienza, io di donne... ...Non per sciorinare statistiche commerciali, ma ti posso assicurare che un buon 80%, almeno delle donne che io ho frequentato... ...sì, un buon 80% mi ha detto, mi dice, che più siamo porci e porche più di liberiamo... ...Sai, cara, un sano godimento deve essere sozzo... Anzi, direi che è più Verde, più democratico, più d’avanguardia, anche più aristocratico ...la vera aristocratica, ...direi la vera donna di classe..., sta meglio se si sente sozza, sì proprio porca, porca-porca, a letto... ...Se ci rivediamo... e anche tu... ...Se ti interessa... Sì, tesoro, lo femo strano, strano-strano, ma proprio strano-strano-strano, se tu vuoi...” Se la polla abboccava, se era sufficiente narcotizzata da quel fiume di parole, od anche solo incuriosita, o se pensava di cavare qualche vantaggio dallo Zorzenone, sindacalista occasionale e venditore da TV, e si incontravano ancora, almeno ancora qualche volta, esibiva tutto il suo repertorio: fruste, falli dei materiali più differenti, inversione dei ruoli, giochetti infantili, ...e, ovviamente, sempre quei suoi fiumi di parole senza senso da piazzista da TV. Non abbiamo statistiche di gradimento da parte delle sue polle, né la cosa ci interessa.
...Dunque, Roby ritorna all’INPS a metà 1990. Per un paio d’anni, forse di più, con un intermezzo milanese dato che aveva delle cose da fare a Milano, di sicuro fino a che tale G.Vitale restò direttore regionale del Piemonte a Torino, Roby venne assegnato a Gravellona Toce, il posto più distante dove potessero mandarlo in Piemonte. Un caso unico. Qualunque ladrone INPS, appena reintegrato, veniva assegnato dove lavorava prima e promosso. Ma Roby non apparteneva alla categoria del ladroni INPS. G.Vitale era uno sporcaccione piccoletto, e tondo, con l’aria da truffatore da vicolo che fa i giochetti delle tre carte, o come si chiamano. Veniva dall’INAM (che era stata in parte incorporata nell’INPS) e dalla DC-CISL. Aveva partecipato ai seminari ed alle attività terroristiche dei CC-CIA, ed alle connesse esercitazioni, per squadristi loro, squadristi del terrorismo di Stato-CC-NATO sui luoghi di lavoro ed altrove. Quando i CC-NATO lo contattarono e gli dissero: “C’è un ebreo cui fare il culo”, lo sparcaccione, il G.Vitale, divenne subito tra il livido e l’euforico: “Grazie! Grazie! Finalmente un altro giudeo da liquidare!” Quando sul posto di lavoro, lì all’INPS, il G.Vitale incrociava delle donne, o che anche solo sembrassero tali, di qualunque età fossero, super-raggrinzite incluse, diveniva tutto sudaticcio e come in preda alla sindrome di Tourette esclamava, anche solo tra sé e sé, ma pur sempre con dei grugniti sì soffocati ma ben udibili e decifrabili: “Minghia! Minghia! Uomo sono. Voglio fottere, fottere, sempre fottere!” [Non diceva proprio così; usava parole ed intonazioni strettamente dialettali, dialettali suddiche]. A volte in treno, soprattutto se era con colleghi o quasi colleghi, a volte fu visto fare ciò sulla linea Torino-Milano, si faceva di quelle parti... Se per esempio c’era nei pressi qualche stangona, anche con figli, di qualunque colore o gruppo etnico. e lui riteneva potesse essere anche solo minimamente disponibile, prima commentava coi colleghi, poi si rivolgeva alla stessa. Per esempio, una volta vi era una nera, non nerissima, appena esile ed alta. Era col figlio piccolo. In effetti avrebbe potuto essere la classica single con figlio, come no. Magari andava o tornava dal marito o altro. Lui cominciò a dire ai colleghi: “Ecco ora la ragazza viene a cena con noi.” I colleghi già conoscevano che zoticone fosse il G.Vitale, per cui neppure fecero sguardi allusivi, né mostrarono alcuna emozione, alle sue parole. Restarono del tutto indifferenti. Anzi, fu la ragazza che, capendo almeno il senso di quello questi andava dicendo, arrossì appena, pur cercando di mascheralo. Lui in realtà non aveva neppure parlato direttamente con costei anche se la aveva come appena imbrigliata nelle sue interazioni paranoiche, dato che questa aveva capito le sue intenzioni e che le avrebbe esplicitate. Poi, arrivato il treno a Torino, quando vide che questa stava per scendere, la impattò: “Allora, signora, è inteso... ….lei viene a cena con noi. ...Ci fa piacere.” Lo disse in modo così naturale che era chiaro che, dopo la cena, od anche durante, le avrebbe detto con la stessa naturalezza:  “Guarda, dai, lascia il ragazzino qui dieci minuti. Ed andiamo a farci una scopatina. ...Io sono uno generoso. Tu mi fai divertire... ...Io so come ricompensarti...” In questo caso specifico, questa ragazza, che evidentemente non aveva intenzione, qualunque ne potesse la ragione, fece la gentilissima, almeno nella forma: “Oh, ma che persona splendida che è lei. Si vede che è così di classe... ...Guardi sono onoratissima.... ...Magari combiniamo la prossima volta ci incontriamo... C’è mio fratello che mi sta aspettando qui in stazione. Lei capisce. Non è che io possa dirgli che me ne vado a cena con amici... ...La prossima volta che ci incontriamo...” Lui le allungo il suo biglietto da visita. Lei: “Oh, meraviglioso! La chiamo domani stesso...” Non si fece mai sentire.  Invece, altre volte, il G.Vitale raccattava di tutto. Beh, quella sera stessa, dopo la cena coi colleghi, raccattò uno che sembrava una e gli dette l’equivalente di 200 euro di oggi.. Appunto raccattava di tutto. O con una cena, o pagando e basta, od in altri modi. “Devo scaricarmi. Ho voglia di divertirmi. Un vero uomo sono.”, diceva a chi era testimone di queste sue continue esibizioni, od anche solo farfugliandolo tra sé e sé. Quando Zorzenone, a margine di uno dei soliti incontri sindacali con la direzione regionale provò a chiedergli che cosa mai ci facesse questo Roby a Gravellona Toce (allora in provincia di Novara, o dipendente dall’INPS di Novara – l’area in cui Zorzenone era sindacalista-RDB in distacco, dunque sotto le sue cure), G.Vitale improvvisò una balla. Beh, la cosa aveva una qualche assonanza di realtà ma non aveva alcuna rilevanza sulla faccenda: “Signor Zorzenone, sa che quel Roby deve avere una ex-moglie che lavora qui alla Direzione Regionale...” In effetti,la Nikla, che aveva uno di quegli inutili posti alla Direzione Regionale come funzionaria di nulla, era andata a ‘svenarsi’ da G.Vitale.  Urlando e piangendo, ma appunto tra sporcaccioni si tollerano e si intendono: “Ih, ih..., ...Ih, ih... Dottore... Dottor Vitale vengo per quel Roby... ...Sono testimone diretta... ...Conosco tutto... ...So tutto... ...Le posso garantire... ...Sì, tutto il peggio, ...il peggio del peggio! ...Non potrebbe licenziarlo, licenziarlo subito...?! ...Non si può tollerare. ...Sappiamo tutti che lui... Deve esserci il modo...”   Urlò, si scapigliò. Gli Scattozzi sono bifolchi fatti così... E costei, la Nikla una copia perfetta della madre. Sì, fingeva... ...La parrocchia, le ACLI, catto-comunista. Schizofrenica e paranoica.Né abbiamo già accennato con lo Sborrini. Ognuno si differenza per codici espressivi. Non per sostanza profonda. Bifolchi gretti ed ignoranti. “Grazie, Signora... ...Faremo tutto il possibile... ...Tutto il dovuto, con la Direzione Generale che è anch’essa già attiva su questo caso...” Irrilevante. G.Vitale era già stato attivato dagli Squadroni della Morte CC-NATO che, ovviamente, avevano pure parlato con la Direzione Generale. La sceneggiata della Scattozza, pur richiesta dagli Squadroni della Morte CC-NATO, tramite la FiorellaAllacca, faceva parte della coreografia. Era, tuttavia, ai fini pratici dello State/Government-Organized Stalking-Mobbing sul luogo di lavoro, del tutto irrilevante. IRRILEVANTE! La Scattozza faceva solo coreografia. I CC-NATO si circondano si irrilevanti sporcaccioni e sporcaccione. Lo fanno per sentirsi tra i loro. ...Dunque... Quello appena riportato fu ciò G.Vitale disse allo Zorzenone. In realtà, G.Vitale aveva già parlato, in modo ultimativo, un po’ ermetico, ma chiaro, ai boss sindacali regionali-INPS, uno ad uno: “Abbiamo degli ordini... ….ordini di Stato, su quel Roby. ...Abbiamo informazioni sicurissime... Dobbiamo cooperare. La Direzione Generale segue il caso anche se qui, nella forma, ci siamo noi... ...Anzi se avete delle informazioni ulteriori, vostre, dirette... ...Intanto se ne andrà lui stesso tra breve. ...Abbiamo informazioni sicurissime... ...Sì, sembra lavori già altrove... Forse a Mosca. O a Pechino. Dicono, ne sono sicurissimi, sia un super-informatico, un super-hacker...” ...I soliti vaneggi che si tirano fuori a getto continuo dalle proprie fantasie malate. Il boss regionale-RDB riferì e chiese a Zorzenone. Zorzenone era sempre a Gravellona Toce perché veniva con la scusa del sindacato, in realtà per vedere se c’era qualche notizia da riferire sul Roby ed ancor di più perché in quel periodo chiavava con una aveva bisogno del suo aiuto per essere trasferita a Novara, dove abitava con marito e figlia. Lei aveva uno strano senso di rivalsa sugli uomini. E da qualche tempo, per qualche ossessione paranoica, e pure perché se ne era stufata dopo anni di prossimità, non la dava più al marito. Con Zorzenone, grosso e televisivo, si era subito trovata. Lui, col suo lo femo strano, si faceva pisciare addosso da lei per arraparsi. Lei aveva, a quel modo, quel suo senso perverso di dominio lì su un omone in giacca e cravatta, boss sindacale in distacco, e con quell’aria paterna e nel contempo infantile. S’erano proprio trovati. Finalmente trasferita a Novara, lei si era poi messa a chiavare con altri. ...Dunque... lo Zornenone era sempre lì, a Gravellona Toce, ogni qual volta era libero da impegni TV ed aveva voglia di recuperare la ragazza da portarsi a casa sua. Lo Zorzenone, piazzista TV, che si credeva astutissimo, una di queste volte che capitò lì approcciò il Roby, come dire, in modo più diretto e ‘concreto’ di altre: “Roby, lavoro, lavoricchio, nel marketing... ….Sai il distacco sindacale mi lascia tempo libero. Mi chiamano, di tanto in tanto, a presentare dei prodotti in delle TV private, commerciali. Dovrei fare delle ricerchine in dei database. ...Database commerciali. Oh, costano un mucchio di soldi, a comprare i diritti di accesso. ...Non è che... ...Non è che mi puoi rompere, forzare le password, ...o come si dice..., sì che io possa...” Non c’era ancora l’internet come ora. Sì c’era, o c’era qualcosa di simile, ma era una cosa ancora del tutto ristretta. Vi era tuttavia già dei sistemi telematici per accedere a database commerciali, Anche ora vi sono, privati, ristretti, e costano. Il fatto è che allora, o v’erano quelli a pagamento o nulla. Ora uno magari, per cose meno specialistiche, può aggiustarsi con risorse libere. Comunque sia, o comunque fosse, lo Zorzenone voleva rubare informazioni riservate e penetrare abusivamente in sistemi altrui violando le password. Poteva comprare i diritti. No, lui voleva rubare. Roby lo guardò, a quella richiesta stravagante. Forse non rispose nulla, o rispose che se uno ha bisogno di cose altrui se le compra da chi sia autorizzato a venderle. Quando il boss regionale RDB-INPS chiese nuovamente a Zorzenone se avesse scoperto qualcosa sulla pericolosità di quel Roby, lo Zorzenone rispose un vago ma allusivo: “Deve essere davvero... ...perché proprio non si riesce a fargli dire né fare nulla nulla di...” La solita lista di aggettivi da piazzista logorroico e mitomane non riuscirono ad uscirgli dalla bocca. 
Ah, lì all’INPS, non c’erano solo direttori e dirigenti degli Squadroni della Morte dei CC-CIA-NATO, carabinieri in congedo, sindacalisti sempre portati a riferire, fighetti e fighette che certo non si negano se richiesti di collaborazionismo, corrotti vari, a volte riservati altre ciarlieri, soprattutto a quattrocchi con un direttore o dirigente o militare o sbirro o sindacalista, un’Allakka od una Scattozza da delirio aperto. Già nel 1980-81, la ritireranno fuori pure negli anni ‘90 ma non a diretto contatto col Roby, una piemontese della provincia, Emma Matteoda, se si chiamava così. Ma credo proprio di sì. EmmaMatteoda. Un’estremista di centro. Una di quelle del giro dei fighetti e delle fighette dell’INPS di Torino Centro, prima che proliferassero le sedi e sezioni distaccate. Essì, perché, con la computerizzazione, edifici e dipendenti sono proliferati. Cioè, prima si sono rubati, tra clienti, tra dipendenti corrotti, tutto il patrimonio immobiliare dell’INPS, in  pratica tutta la capitalizzazione previdenziale. Poi hanno affittato e comprato costosissime sedi, sezioni, centri dappertutto. Invece che aprire delle colonnine [del tipo “questo è il box multi-servizi INPS, con video, telefono, tastiera etc”], hanno appunto creato ulteriori e costosissime strutture immobiliari con inutile personale. I sistemi computerizzati non per efficientizzare, bensì per sprecare ancora più soldi per immobili e dipendenti. Dunque i fighetti e le fighette dell’INPS già di Torino Centro. Lo sapete di quelli che, beh da qualche parte li avranno presi i soldi, vanno a tennis assieme, sulla neve assieme, settimane bianche incluse, nelle case gioco assieme, in vacanza in posti esclusivi, mangiano al ristorante, colazioni, notti a giocare d’azzardo, vestiti da fighetti, automobili per non sfigurare. Lo sapete?! Quelle cose che sembrano viste al cinema o sulle riviste per fighetti e fighette. Nella realtà, lo stipendio fa presto ad andarsene. O se ne va tutto... Se se ne va di più, i soldi li rimedieranno, li avranno rimediati, in qualche modo. La EmmaMatteoda era di questo giro dei fighetti e delle fighette. In più, abitava da sola, Sì, s’era comprata la casa. Comprata, nel senso che aveva il mutuo. Un costoso mutuo da pagare. Quando arrivavano le rate da pagare, i soldi doveva ben averli trovati in qualche modo. Per cui s era messa a fare la puttana a pagamento. No, no, non pensiate a quelle che si vedono per strada o che la diano per quattro soldi con annunci. Una fighetta dell’INPS non può mettersi a fare quelle cose! Nella città-Fiat, e se una ha una certa apparenza, curata, rispettabile [l’apparenza!], ci sono tante agenzie, agenzie di puttane per dirigenti Fiat e loro ospiti, ma ben pagate. Ce ne sono tante di agenzie. Tutte coperte dai CC, essendo cose della Fiat. Vi sono le ragazze che danno agli operai, in cene organizzate alla conclusione di progetti, di lavori. Fanno la cena. Chessò, 20 operai e 20 ragazze affittate tramite l’agenzia. Alla fine della cena ognuna delle ragazze dice all’operaio ad essa prossimo che nell’accompagnamento, nella presenza. è compresa una scopata già pagata dalla Fiat se l’operaio vuole approfittarne, che loro ragazze non solo lì solo per la coreografia. Beh, queste cose, più ristrette più esclusive , ci sono pure per dirigenti Fiat ed ospiti Fiai. La EmmaMatteoda, giovane e curata, quando veniva il momento che doveva tirare su i soldi per la rata del mutuo, la vedevi che si attaccava al telefono per convincere la tenutaria di una di queste agenzie, un po’ riluttante perché lei, EmmaMatteoda, l’agenzia la avrebbe voluta con una certa stabilità  invece che solo quando nel bisogno-bisogno. Alla fine riuscirono ad averla con una certa stabilità, anche perché i soldi le occorrevano sia per le rate del mutuo che per altro, e non è che lei occupasse posizioni all’INPS dove tirar su bustarelle. Ovviamente era tutto d’alto bordo. Lei non era neppure tenuta a darla. Anzi meno la dava, o più se la faceva supplicare, più aumentava il suo valore per il cliente, per l’agenzia, e dunque quello che ne veniva in tasca a lei stessa. Naturalmente anche lei aveva i suoi costi. Se dei andare  a cena con dei giovani ingegneri o manager strapagati, tutti ben tenuti, in abito classico a sfarzoso, anche tu ragazza sei lì non per farli sfigurare ma anzi per ‘valorizzarli’. E poi occorre ‘classe’, cioè si deve essere puttane sapienti, davvero scaltre ed esperte. Se la dai subito sei una puttana da quattro soldi. A quel punto magari il giovane manager che devi accompagnare rischia di incontrare altri managers cui tu l’abbia già data facile-facile, per cui lui stesso ci fa la figura di uno che si fa trovare le puttane dalla Fiat. Per cui, una esperta deve fare la difficile. Neppure darla proprio a tutti od almeno fingere che poi cede perché sedotta ed innamorata. Se, al lato opposto, una non la dà a nessuno, ecco che il pollo si offende. Se arrivano lamentele all’agenzia, alla tenutaria, si fa presta a ritrovarsi fuori dal giro. Se per una cena per 10 o 20 operai che hanno finito qualche lavoro appena  particolare, si mettono a disposizione prima per coreografia ma che poi lo facciano capire che sono lì per essere prese, chiaramente per manager cambia tutto. Lì si danno un paio di ragazze ad un paio di giovani managers, e si dice loro che queste sono mandate da un agenzia ma solo per accompagnare, per cui che non si sognino nemmeno che siano un dovere di darla loro. Beh, ci sono tante tipologie differenti... L’EmmaMatteoda rientrava in questa. Per esempio, veniva mandata, con un’altra, per fare da coreografia ad un paio di giovani manager che evidentemente non avevano ragazze loro da cui farsi accompagnare, o non a Torino, per andare in giro una serata. Al primo incontro se la tenevano stretta. Poi dipendeva dalle circostanze. Non ho idea se quando restò o si fece mettere incinta da un  ispanico, nel corso degli anni ‘80, fu una conoscenza di queste sue attività a servizio Fiat tramite agenzia gestita da una tenutaria. Non importa. Non è né meglio né peggio che in altri modi o da altri. Quello che conta è che, quando si entri in questi giri, la cosa risulta alle Polizie Segrete CC. Che sia stato per questo, o semplicemente su segnalazione od iniziativa interna all’INPS, sta di fatto che, chiunque abbia direttamente attivato lei, lei venne usata contro Roby. Sì, era il 1980-81, quando la FiorellaAllakka chiese in giro, orecchio od origliò, chiese pure a Nikla che, ovviamente, nelle sue follie, ‘confermò’ tutto, e dunque aiutò le Polizie Segrete CC-NATO a montare dei primi dossier per lo State/Government-Organized Stalking-Mobbing, quello che continua ininterrottamente fino ad oggi. Gli Squadroni della Morte CC-NATO le chiesero o le fecero chiedere:
- “Oh, Emma, lei che lavora proprio a contatto di quel Roby, nella scrivania di fronte...”   
- “Sì, posso confermare...”
- “Confermare cosa, con precisione?”
- “Quel Roby parla, dice.”
- “Certo, ma dice cosa, con precisione?”
- “Non contro... Ma poi sembra che scherzi. Non ho capito se scherzi o dica sul serio.”
- “Guardi, Emma, a noi, più che altro, interessa sapere, ...lei ci capirà... ...coi tempi che corrono..., a noi interessa sapere se fa...”
- “Oh, questa è proprio una bella domanda. ...Io non sono curiosa. Però devo confessare che a volte me lo sono chiesta è non mi sono saputa dare una risposta.”
- “Emma, noi siamo ovviamente al corrente delle sue attività professionali...”
...Lo sapete, nel modo dei fighetti, anche in molti altri, le persone sono estremamente reattive, reattive nel senso che si sono come auto-addestrate a capire subito ogni possibile allusione, sì da controllare il proprio linguaggio, quando lo vogliano controllare, che da comprendere subito se altri od altri le stiano ‘attaccando’, mettendo in discussione. Sì sono meccanismo super-paranoici, perché a volte si ‘capisce’ pure quello che non esiste. Sta di fatto che molti “pensino troppo”, anche coloro sé lo neghino e lo neghino. 
A quel “attività professionali”, in realtà volutamente provocatorio, lei arrossì tutta. Ma, di fronte a qualcuno in posizione di autorità, non si può andare oltre l’arrossire, se proprio non di riesca a nascondere pure quello.
Il suo interlocutore, soddisfatto di averla piccata, finse di non averlo detto.
- “...No, no, cara Emma... ...Lo sappiamo benissimo che sono cose del tutto regolari, pulite, rispettabili. Intendevo dire che lei è una ragazza estremamente attraente, seria, riservata, ma anche di marcata intelligenza, per cui conosce e capisce il prossimo. Proprio per questo ci permetteremmo di chiederle un piccolo favore. Nulla di disdicevole...”
- “Certo, certo, se posso...”
- “Una cosa di questo genere..., ...vediamo se le sembra fattibile. ...Una cosa del tipo che pranzate assieme. Se per esempio lei si fa invitare, o comunque sia... Un contesto informale, disteso... Non qua sotto, in pausa pranzo, ché vanno tutti di fretta. Da qualche altra parte. Se lei crede ci dice per quando avete combinato. Oppure dopo che vi siete visti. Solo se crede... ...Non pensi che noi... Non immagina quante volte aiutiamo il prossimo. Lo vede in che tempi viviamo. Ci sono tanti giovani che hanno dei momenti di smarrimento. Non pensi che noi non si capisca... Oh, quante volte che li aiutiamo, che passiamo sopra tante cose...”
- “...Penso che si possa fare... ...Gli propongo di incontrarci a pranzo. Che scelga lui qualche posto lui conosce, sì che non sia qua sotto tra impiegati che vanno tutti di corsa. ...Sì, non vedo ostacoli a dirvi appena noi si sia combinato... ...Poi, vediamo.”
- “Brava, Emma! Grazie, Restiamo in attesa di sentirla...”
Ovviamente erano tutte balle. Agli Squadroni della Morte CC-NATO interessavano solo pezzi di carta, “rapporti informativi”, “verbali di confidenze ricevute”. Se contenevano qualcosa contro il bersaglio, qui Roby, lo stesso era colpevole, cioè sospetto, che per militari e sbirri significa colpevole, o così viene di fatto interpretato. Ne il bersaglio non dava adito, in apparenza, a sospetti, era egualmente colpevole perché avrebbero scritto, in tali rapporti o verbali, che era chiaro uno si stesse mascherando, anzi era ancora più colpevole proprio perché sviando ogni sospetto era colpevole di livello ancora più alto, era di quelli che cercano di fare fesso il potere.
A  lei, EmmaMatteoda, interessava solo continuare a farsi i fatti propri e che nessuno le stesse addosso. Collaborava. Faceva quando il potere le chiedeva. Alla fin fine doveva solo riferire cose che già sapevano, e poi bastava essere sufficientemente ermetica da non sembrare, né sembrarsi, una canterina, mentre si concedeva qualcosa a chi le aveva chiesto perché non sembrasse che lei si ritraesse e non avesse voluto collaborare. Ci guadagnava un pranzo, tanto Roby non aveva la reputazione di essere uno che scroccasse agli altri.
Quando EmmaMatteoda si presenta a Roby per combinare, direi ancora nel 1980 [o che non fosse ancora prima?], si sforza di fare la naturale e la suadente. Ma di fatto è piuttosto maldestra. Roby è in ufficio seduto alla scrivania. Lei gli si avvicina da dietro, senza preliminari e gli sciorina:
- “Perché non ci vediamo per fare due chiacchiere... Dai, trovi un ristorantino che tu sai e mi porti lì a pranzo.”  
Roby restò sconcertato. Non sapeva che cosa rispondere. Forse gli usci come un ghigno imbarazzato. Dopo balbettò qualche frase confusa, e neppure del tutto veritiera, del tipo:
- “Non vado mai in ristoranti. A mezzogiorno [od all’1] non mangio. Non conosco nessun ristorante. Non saprei proprio dove andare.”
Lei si ritirò. L’interazione finì lì. Dovere, da parte sua. La avevano mandata. Lei stessa non doveva averne grande voglia per cui era felice che la cosa fosse caduta. Sennò avrebbe affrontato la faccenda in altri modi, seduttivi. Prima più indiretti poi più, ...come dire?, ...irresistibili. Magari avrebbe discretamente insistito il giorno dopo, od un giorno successivo. No, non aveva intenzione ed era contenta fosse tutto caduto a quel modo.
A quel punto, telefonò subito a chi la aveva incaricata. Caricò appena la cosa per far credere lei si fosse impegnata, cosa che proprio non era:
- “Non so proprio cosa fare... Sembrava lo sapesse. Gli ho chiesto... Ho cercato di essere dolce e suadente, seduttiva... Mi ha risposta che non va mai in ristoranti e che non saprebbe proprio dove portarmi. ...Si vede che gli sto antipatica. O chissà... Cosa devo fare ora? Cosa posso fare”
- “Va bene, Emma. Ci abbiano provato. Lei ce l’ha messa tutta. La ringrazio.”
L’ufficiale della Polizia Segreta CC scrisse un’informativa: “Sicuri indizi di coinvolgimento del Roby. Chiaramente soggetto pericolosissimo, eludendo con professionalità nostri abili ed irresistibili collaboratori in missione informativa che cercano di interagire con lui per scoprirne intenzioni ed attività.” E la infilò nel dossier in preparazione.
Poi la EmmaMatteoda ricomparve, relativamente a Roby, dopo che il delinquente e sporcaccione G.Vitale venne rimpiazzato da un forse toscano. Forse un sindacalista o massone di area UIL destinato a rapida carriera, per cui lo avevano fatto transitare, forse solo pochi mesi, come direttore regionale a Torino prima di spingerlo ancora più in alto. Questo provò a far cessare lo State/Government-Organized Stalking-Mobbing contro Roby sul luogo di lavoro, dunque lì all’INPS. Non appena lo manda come funzionario a Torino-Lingotti, la Allacca e la Scatozzi sono furiose. La Nikla, che aveva tentato di farsi una delle sue solite scene isteriche col direttore regionale che scantona, va subito dalla Allakka, che sta parcheggiata al Centro Formazione in una stanzetta a fare nulla. Alla Direzione Regionale, in una di quelle posizioni a fare nulla era stata mandata da qualche tempo la EmmaMatteoda. Un direttore INPS, non appena venga trasferito in una nuova sede, cerca subito qualcuna di suo gradimento che si faccia scopare. Il nuovo direttore regionale di area UIL conclude con la EmmaMatteoda. Per cui, come sua amante del momento, dunque persona di fiducia, la manda dietro alla Scattozza quando questa va dalla Allakka a sbraitare che bisogna che gli Squadroni della Morte CC-NATO facciano fuori Roby, che non si può tollerare che lo lascino perdere. Il primo giorno che Roby prende servizio come capo-ufficio [un ufficetto, si chiamava ‘settore’ precisamente, non più di una decina di persone] non va in realtà subito a Torino-Lingotto bensì va un breve corso di qualche giorno su questioni di estratti contributivi e connessi. Per cui, va proprio al Centro Formazione, dove c’è la Allakka a fare nulla, parcheggiata lì come notabile delle rete degli Squadroni della Morte CC-NATO dell’INPS. Proprio quando Roby arriva, in anticipo, ci sono lì, al pian terreno, a fianco all’ascensore, ad aspettarlo, la Nikla Scattozza con la EmmaMatteoda [mandata lì dal nuovo direttore regionale per riferirle sulla Allakka e sulla Scattozza]. Quando sono dell’ufficetto della Allakka, Nikla urla inveendo contro il mondo. ...Le sue solite parti rabbiose ed isteriche, come già la madre Mina. La Allakka la conforta dicendole che si è già attivata con gli Squadroni della Morte CC-NATO, col loro centro persecuzioni e stragi di Torino, e che questi le hanno garantito che va tutto avanti, che non ci sono cambiamenti di programmi contro Roby. Il centro persecuzioni e stragi di Torino degli Squadroni della Morte CC-NATO va poi a parlare con nuovo direttore regionale, il tipo di area UIL di cui si è detto. Gli dicono che non deve frapporsi e che la direzione della persecuzione contro Roby è sotto  il pieno ed assoluto controllo dell’Allakka, lì all’INPS. Lui fa il diplomatico. Non è che poi faccia nulla contro Roby. Neppure nulla più a favore, a parte che lo lascia a Torino-Lingotto come capo-settore che è conforme alla sua qualifica formale in quel momento, quella di funzionario-VIII livello. Quando scade l’ordine di servizio, questo direttore regionale, che poi sparisce per altri e superiori incarichi, dice a Roby di restare dove è, di fatto, senza ulteriori ordini di servizio formali. Dato che nel frattempo Roby è primo assoluto un un concorsino interno per titoli sui trasferimenti all’interno della regione, a termini di concorso dovrebbe essere mandato subito a TorinoCentro. Ovviamente, è già successo per mille altre cose, se Roby vince un concorso etc, per lui non vale se ciò interferisca con le persecuzioni contro di lui. Ecco che, allora, scaduto l’ordine di servizio sulla sua permanenza a Lingotto, [era un ordine di servizio del tipo “il tal dei tali si assegna lì per 6 mesi”, o quel che era], Roby se ne ritorna a Gravellona Toce mentre insiste che, a termini di concorso, di cui è primo assoluto, deve essere assegnato a TorinoCentro. Non applicheranno mai i risultati del concorso, non relativamente a Roby. Intanto nuovo direttore regionale diviene Umberto Fumarola, un mafioso già INAM, e di area già Dc-Cisl. Di quelli delle riunioni riservate della “guerra fredda”, quando facevano le riunioni della rete terroristica diffusa degli Squadroni della Morte dei CC-CIA-NATO. È uno che che non fa mai nulla senza chiedere ai sindacati. Direzioni e sindacato sono la stessa mafia. Non quando lo contattino gli Squadroni della Morte CC-NATO. Lì obbedisce subito e poi dice ai sindacati che ci sono di mezzo “entità superiori dello Stato cui si deve obbedire subito”. Costui aveva già incrociato Roby poco prima quando costui era direttore provinciale Milano [prima ancora era stato direttore provinciale a Torino]. La Direzione Generale aveva destinato Roby, per alcuni mesi, a Milano Centro. Appena arriva lì, Roby scopre che, su richiesta degli Squadroni della Morte CC-NATO, Umberto Fumarola lo ha assegnato alla sede più lontana e sbagasciata delle provincia. Dato che a Gravellona Toce, dove Roby era ritornato da  Torino-Lingotto alla scadenza dell’assegnazione provvisoria lì, Roby chiedeva un lavoro conforme alla sua qualifica e grado, come da leggi e regolamenti, per uscire almeno da quello stallo Umberto Fumarola lo assegnò a Torino-Sud, che era di fronte alla Direzione Regionale, con l’ordine di uno State/Government-Organized Stalking-Mobbing sostenuto sul luogo di lavoro. Appena Roby arriva, il delinquente Francesco Papa, il direttore, non c’è. C’è il vice-direttore. Uno competente dal punto di vista legislativo e previdenziale ma che non deve aver saputo farsi largo contrariamente a molti altri. Prima gli dicevano che era troppo giovane per far carriera. Ora che era troppo vecchio. Chiaramente lo avevano sempre preso per il culo e lui ci si era fatto prendere. Per cui aspettava come vicedirettore di arrivare alla pensione. Servile e senza alcuna moralità, il medio e mediocre conformista, covava  di questi rancori nonostante fingesse sempre grande sottomissione alla gerarchia, lì il direttore ben più giovane di lui, pur con la stessa qualifica dirigenziale. Arrivato lì il Roby, con queste speciali raccomandazioni, lui lo assegnò, a un lavoro non della sua qualifica, bensì inferiore, e nell’ufficio di una che si era fatta, una sola volta, il direttore, Anna. Non solo. Nello stesso ufficio vi era un ragazzotto professionalmente capace, un calabrese, che anche lui se la contava con il direttore, ma lui “per amicizia”, perché il Francesco Papa, pur napoletano, raccontava di essere calabrese, ai calabresi, avendo lui, forse a Milano in quel momento, una moglie calabrese. Anna era una triestina, di una decina di anni più vecchia sia del direttore, che di Roby, sarà dunque stata del 1940 o giù di lì, la cui madre, a Trieste, col marito in guerra, si prostituiva ad un soldato tedesco che le andava in casa ed, in cambio, le portava da mangiare ed altri beni di prima necessità. Anna, dopo averla data variamente in giro, aveva capito  come soldi fossero ben più importanti dell’amore, o ciò così venga chiamato. Per cui si era accasata con uno decisamente più vecchio di lei, un ingegnere con un’azienda di lavori stradali e ‘pubblici’ o cose del genere. Sarà forse stato il 1993. Il figlio era già divenuto a sua volta ingegnere e lavorava col padre, la figlia faceva ancora, stava forse per finirlo, il liceo. Lei fatti i due figli, o forse pure prima di averli partoriti entrambi, ricominciò a darla in giro. Ma col criterio di darla solo a dirigenti e direttori e cose del genere. In realtà non era così rigida. Lei non se ne ricordava, ma Roby la aveva già incrociata, poco più di una dozzina di anni prima, a Torino Centro. Dato che lei la dava ad uno dei due fratelli Parlagreco [quello che faceva il sindacalista Cisl] quando costui era dirigente di un ufficio ispettivo allora in Corso Turati, quando questi venne nominato capo reparto pensioni a Torino Centro lei lo segui nello stesso reparto dove lavorava lui. Dato che lui non è che poi la scopasse moltissimo [entrambi i fratelli Parlagreco avevano calde mogli sicule che lavoravo anche loro all’INPS], lei, Anna, passava le giornate a far niente, lì all’ufficio pensioni, vestita elegantissima e tutta ingioiellata, a starnazzare rumorosa tutto il tempo ed a cercare di rimediare del cazzo occasionale pure da ragazzotti del giro dei fighetti e delle fighette dell’INPS di Torino centro. Si faceva ‘perdonare’ di questo suo far nulla, e pure rumoroso, andando dal suo Parlagreco a riferire su tutto e su tutti. Beh, questo lo faceva comunque. Era una vera  vocazione. Anche in periodi in cui lavorerà, andrà sempre a riferire, anche inventandosele. Anna era un’attrice nata. Fingeva alla meraviglia, almeno per chi abboccasse. Non appena il nuovo direttore Francesco Papa era arrivato lì all’INPS di fatto alla Crocetta, Anna si era detta che poteva essere una buona preda per un po’ di cazzo. Per cui andò da lui tutta sorridette e seduttiva e si offrì di trovargli casa. Lui accettò. Lei gli trovò subito casa. La trovò, in realtà, a lui e ad un altro mandato a Torino in contemporanea, come direttore di Torino-Lingotto. I due spartivano l’alloggio. Ma questo secondo la trattava apertamente da troia, se la incrociava, ed avrebbe  preteso che Anna la desse pure a lui e senza tante storie. Essì, perché trovatogli un ammobiliato per lui e per l’altro, lei gli [al F.Papa] si gettò addosso, gli tirò fuori l’uccello, se lo mise dentro ed a lui non resto che montarla. Devono avere scopato una sola volta, forse due. Dato che l’altro direttore lì incrociò, poi fece a Francesco Papa qualche battuta sanguigna del tipo che si era scopata una tardona, mentre all’INPS si rimedia anche qualche giovane ficona che sia ben felice di darla la direttore. In realtà, l’altro avrebbe voluta scoparla lui, che non si faceva tanti problemi se fosse giovane o vecchia. Ma  Francesco Papa, napoletano camorrista delinquente e complessato, si sentì irriso. Dato che Anna continuava a marcarlo stretto, andando continuamente nel suo ufficio e trattandolo in modo confidenziale, ed anche dicendo a tutti che lei si sentiva davvero infatuata del direttore, lo seppero tutti che si erano fatti una od un paio di scopate. Il Francesco Papa, complessato all’estremo, sentì il bisogno di una quasi pubblica sconfessione. In margine ad una  riunione sindacale, disse ai sindacalisti ed alle sindacaliste  che era stato “un momento debolezza”: “Sapete, la signora, ha un marito  anziano, che oramai... ...lei è ancora giovane... È stata gentile con me che mi ha trovato casa... Sì, lo so, avrei dovuto sottrarmi. Io non avevo intenzione. È sta lei che ha insistito. Che mi si è... In fondo, lo ho fatto come un piacere tra colleghi. ...Non succederà più. ...Se posso dirla tutta, è quasi colpa vostra. In tutte le sedi dove ho lavorato, venivano le giovani colleghe e offrirmisi. Avreste dovuto essere voi, voi sindacati ad offrirmi... ...Sì, sono sposato. Ma sono anche un poveruomo solo a Torino per servire questa nostra INPS ed i suoi utenti. Se  siamo distesi lavoriamo tutti meglio!” ...Una cosa... Lei gli andò a casa varie altre volte, ma lui si sottraeva con delle scuse. Si vergognava dell’altro direttore. Delle volte che capitò lì e lui non c’era o non si fece trovare, l’altro direttore gli si buttò addosso: “Dai, signora, ci facciamo una bella montata, e siamo tutti e due più distesi poi. Se lui non vuole farsi trovare... Eddai, cosa fai tanto la preziosa. Siamo tutti e due grandicelli...” L’altro era un siciliano con dei modi di fare un po’ rozzi, almeno in quelle situazioni. La Anna, come un po’ tutte le troie, faceva la perbenista. In un altro contesto, si sarebbe fatta dare un po’ di cazzo anche da questo un po’ rozzo e diretto. Lì non poteva, dopo essersi già fatta, una o due volte, il suo direttore Papa, che avrebbe poi saputo tutto. Non che Anna non fosse abbastanza universalmente nota. Quando GuidoOrsi, già direttore provinciale poi regionale, infine pensionato ma sempre a gironzolare per le sedi INPS dell’area centrale di Torino e che sapeva i fatti di tutti, la incontrata, le si avvicinava, le strizzava l’occhio e le faceva, abbassando la voce: “Signora, perché non viene a letto anche con me?!” Lei non osava offendersi, anche perché sapeva che lui sapeva tutto di lei, per cui la prendeva quasi sul ridere. Allora lui: “Non si preoccupi, signora, oramai mi resta sempre mollo.” No, lei lo avrebbe ben voluto, anche da uno di 70 o 80 anni, ma ben duro! Poi secondo la sua teoria per cui lei la dava solo ad almeno dirigenti... Il tempo che Roby restò in quell’ufficio dove c’era pure Anna, che era in un piano quasi deserto [c’era solo, in uno stanzone a fianco, una sindacalista CISL che era stata fatta sindacalista della sede dal precedente boss locale DC-CISL, un fattorino, un anziano, poi pensionatisi, della rete Squadroni della Morte dei CC-CIA-NATO di cui era divenuta, e continuava ad essere, amante – lei era una vera sindacalista: la avevano messa a fare quasi nulla, non sapeva mai nulla e non si pronunciava mai su nulla, diceva sempre di sì, usava i permessi sindacali per andare al mercato dopo avere chiesto ai colleghi prossimi se avessero bisogno comprasse loro qualcosa] ma con archivi. Quando Anna sentiva che aveva proprio bisogno di cazzo [la si vedeva... ...aveva caldo, avvampava, sbuffava, correva a prendere dépliants di agenzie viaggi che sfogliava febbrile facendo i conti delle probabilità del cazzo che avrebbe potuto trovare e cuccarsi], prenotava qualche crociera da sola e poteva così vedere di cuccare lontano da tutti. In casa, il marito ed i figli lo sapevano Non ne fregava nulla a nessuno. La figlia liceale aveva capito e ne soffriva un po’ di avere la madre troia. Lo sapete come funziona?! Quelle crisi adolescenziali prima che la giovinetta, che si credeva seria e monogama, divenga troia lei stessa dopo essere restata delusa od insoddisfatta dall’amore che credeva di una vita. Anna andava in continuazione a riferire a Francesco Papa. Si era detta che se lo avesse compiaciuto magari gli avrebbe dato nuovamente un po’ di cazzo. La si vedeva quando aveva più bisogno di cazzo che tutta tesa lo cercava, gli dava appuntamenti in luoghi riservati dicendogli che aveva vitali informazioni urgenti, urgentissime. Incontratolo sbottava in qualche balla che s’era pensata per l’occasione. Guardinga, ansimando, tesa, se ne usciva con cose del tipo: “Roby mi ha detto che ti segue, e poi ti taglia la testa e ci gioca a pallone. Sono sicura,  sicurissima, che lo farà... ...Me lo hai detto tu che è il capo del nuovo terrore. Dai, amore, dobbiamo restare assieme, così, con testimoni non osa farti nulla. In due possiamo chiamare aiuto!” E gli si gettava addosso. Cercava di baciarlo, di toccarlo dappertutto, di tiragli fuori l’uccello e di prenderglielo in bocca: “Amore, amore, mi fai impazzire. Lo sai che farei tutto per te.” A lui toccava di inventarsele tutte pur di sottrarsi. Lui, ne approfittò, di questi deliri. Glieli fece ripetere di fronte ad avvocati dell’INPS dicendo che loro dovevano dire tutto, confidenzialmente, anche al Direttore Regionale, pure a Roma se possibile, che tutti sapessero che quel Roby era davvero pericolosissimo. Non credo gli successe mai nulla, né a lui né a cose sue. Il Francesco Papa andò solo sempre più fuori di testa, ma non può dire di essersi visto mai attaccato da Roby. A volte incontrava Roby che stava uscendo, magari con l’ombrello, ed esclamava: “Ecco ora mi lo infila in un occhio!” Roby scantonava, accelerava il passo, ed evitava di commentare tali deliri. Il Francesco Papa la aveva presa come una cosa personale quella di far fuori Roby. Proprio perché ne aveva montate di tutti i colori, dopo avere detto a tutti che lui era più furbo di tutti per cui avrebbe liquidato il Roby. Ma non l’aveva spuntata. Anche quando Roby se ne andò fu per cose sue, non perché davvero gliene fregasse di quella teppa delinquente e malata. Non è che se uno si fatto altri conti, per cui deve andare altrove, non vada “perché non pensino che...” Beh, il paranoico avrebbe fatto così: “non me ne vado perché perché sennò credono che...” A Roby non ne fregava nulla di quelle cose malate. Aveva da fare delle cose della cabala, della Chai [חַי], a Milano, piuttosto impegnative. Per cui si coprì dietro una cosa alla Bocconi di cui non gliene fregava nulla e che non gli sarebbe neppure servita a nulla. Anche arrivato alla Bocconi, alcuni ricercatori che erano stati evidentemente mobilitati glielo dissero confidenzialmente: “Sai, Roby, sono venuti quelli delle Polizie Segrete CC-NATO, addirittura dei colonnelli e dei generali, e ci hanno detto che assolutamente non devi trovare spazio qui, che non devi passare, perché sennò ci fanno andare tutti nei guai. Ci hanno messo proprio a disagio. Anche perché loro sono stati piuttosto confusi e noi non abbiamo afferrato neppure un po’... Ci hanno detto che è una cosa riservatissima e molto importante, che hanno avuto ordini precisi a tassativi dall’alto molto d’alto. Insomma dobbiamo obbedire. ...Ci faranno sapere ancora, hanno detto... Ad essere sinceri, non abbiamo ben capito la logica del tutto... Non solo la logica... Non abbiamo capito la logica e non abbiamo capitola sostanza. Ci hanno solo detto che se non obbediamo. Ci hanno detto delle cose sui computer neuronali e su sistemi crittografici... ...Queste cose le leggevano da un fascicolo, da un dossier. ed hanno sbagliato a pronunciarle. Non dovevano essere del campo ...Non è che sei o eri coinvolto in delle ricerche delicate e segretissime sul calcolo parallelo e sulle applicazioni della teoria delle stringhe in uno spazio-tempo più che quattro-dimensionale, ...e che poi... ...Dicevano. Eh, hanno tirato fuori questo fascicolo con cose che chiaramente neppure loro capivano. Prima hanno detto cose che non capivamo noi. Poi... Ah, ecco, me lo sono scritto qui. C’era pure dell’altro.   Dicevano che a loro risultava che tu ti fossi pure occupato, prima delle cose che ti ho già riferito prima, di ricerche di frontiera di teorie quantistiche. Noi abbiamo preso degli appunti per costume nostro di segnarci le cose... Hanno detto che torneranno con ordini precisi. È solo che noi non abbiamo capito che cosa ci facessero loro qui. In verità, non abbiamo neppure capito cosa tu ci faccia qui...” Credo che Roby non rispose nulla a queste ‘rivelazioni’ di uno dei tanti mandati da altri. Concluse le sue cose della cabala a Milano, Roby se ne andò via da Italiozia a metà 1995.
Siamo di nuovo andati troppo avanti. Altre, torniamo forse troppo indietro. Speriamo che poi tutto si ricomponga nella raffigurazione nella testa dell’eventuale lettore... Altrimenti è lo stesso. Anche seguire, o memo, il fluire confuso, o che sembri confuso, di parole senza senso, o che sembrino tali, produce egualmente quelle sensazioni elettriche della mente e del corpo che sono il senso, lo scopo, o uno dei sensi e/o degli scopi, della lettura e del pensiero.
A parte a Gracellona Toce, ed i pochi mesi a Milano [questa volta a Milano siamo ancora nel 1991-92 – poco sopra ci eravamo già catapultati, ma solo per un momento, nel 1994-95], dove successero cose varie, Roby lo vide, appena arrivò all’INPS di Torino-Lingotto che la teppa della rete delinquenziale di Stato della Allakka si era subito riattivata ed imposta, bypassando le buone intenzioni del direttore regionale di intermezzo [intermezzo tra gli sporcaccioni G.Vitale ed UmbertoFumarola]. Lì, a Torino-Lingotto, c’era la Rosaria Bertoletti, separata con figlia, che la  dava al boss mafiosetto dell’RDB, Eugenio Romeo [un calabrese viscido, livido e complessato che la usava come sua faccia e portavoce – beh, lui copriva anche, di suo, altri delinquenti, in quel caso specifico: bastava fossero contro il Roby e divenivano suoi compari e da lui protetti], che si era subito scatenata. Raccontava a tutti quelli che se la bevevano di aver saputo da fonte certissima che Roby era il capo del terrore e che era loro dovere fare qualcosa. Poi diceva a certuni le davano corda che dovevano cercare di non lavorare per non far fare bella figura al Roby e di creargli dunque delle continue ostruzioni. Nel caso specifico, i piemontesi evitarono di darle retta, a parte uno (forse neppure piemontese-piemontese – lo diciamo solo per precisione perché poi che ci siano nette specificità etniche in queste storie di S/G-OS-M) che era in guerra da tempo per cose sue, dunque non specificatamente contro Roby. Alcuni del sud ne approfittarono per fare ancora di meno del solito. Uno del sud della CGIL cercava di fare il furbo, di far finta di non sapere le cose, e non farle, montato dalla Rosaria Bertoletti. Poi si giustificava con Roby dicendogli che avevano informazioni riservatissime [Rosaria Bertoletti e Fiorella Allacca!] che lui, Roby, era il capo del terrore e che dunque loro, di sinistra, avevano il dovere civico e patriottico di creargli problemi sul lavoro. Il direttore, pur non avverso, non voleva mettersi contro i sindacalisti. Così altri. Proprio il precedente direttore era stato silurato, e mandato a far nulla alla sede regionale, proprio perché il giorno della visita del Presidente dell’INPS all’INPS del Lingotto la RDB [sindacato di estrema sinistra creato dalla stessa INPS per indebolire gli altri 4 maggiori – dunque lì Eugenio Romeo debitamente comprato da chi voleva silurare il direttore] aveva dato un volantino contro il direttore. Figuriamoci! C’erano anche due simpatici pugliesi, brindisini, due funzionari, i coniugi Bove. Liceo e laurea legge. Poi lì all’INPS solo per far carriera. Volevano mangiare. Lo stipendio non bastava loro. Avevano agganci alla Direzione Generale. Visto che lì era la sede giudicata peggiore di Torino (e che non erano evidentemente riusciti a mettere la mani su soldi grossi), erano improvvisamente spariti. Forse una malattia indeterminata. Poi trasferimenti o missioni dove si potesse mangiare meglio che lì. Lui riesce infine a divenire direttore dell’INPS della sua città, Brindisi, dove consolida la propria rete mafiosa all’INPS locale e ruba a man bassa. Sotto inchiesta per corruzioni e traffici vari, con l’ottobre 2011 viene sostituito da altro direttore. Lui pretende di continuare ad essere il capo assoluto. Dunque aggredisce e minaccia sia il direttore regionale, che il nuovo direttore provinciale, che funzionari non a lui sottomessi, dicendo che nella sua città il capo dell’INPS è lui e solo lui, e che devono dare una certa posizione chiave, che lui assolutamente pretende [aree ispettive con grandi flussi  di soldi per cui, in cambio di bustarelle, si possono bloccare recuperi di evasioni od omissioni contributive], a sua moglie od alla sua amica. Aspetta le sue prede sulla via di casa. Le blocca con l’automobile. ...Avrà un carrarmato... Urla loro. Telefona loro violentemente. Minaccia di ridurli a cadaveri. Ancor più se combinate con la corruzione, queste sono cose abbastanza gravi, anche se, se uno ha conoscenze e connessioni varie, possono anche finire senza vere sanzioni. Infatti neppure le hanno arrestato. Inoltre, c’è anche una certa omertà all’INPS, anche ai livelli alti, su queste cose. Muovono ad altra destinazione ed uno va avanti nella carriera, solo stando più attento nelle sue attività delinquenziali. Comunque simpaticissimi e cordialissimi, allora, quando erano al Lingotto, lui e la moglie. Può essere anche ora, con chi non si metta loro contro. Pur solo funzionario, era capo dell’Ufficio Pensioni. Anche la moglie era capa di qualcosa. Ma era una sede piccola. Lui si avvicina a Roby, con aria ammiccante, appena Robi arriva lì e gli fa: “Ho saputo, abbiamo tutti saputo, qui, che sei il capo del terrore internazionale. Mi interesserebbe sapere... Magari combiniamo un giorno, così ci raccontiamo.” Erano le disinformazioni della Fiorella Alacca e, lì, pure della Rosaria Bertoletti e dell’Eugenio Romeo... No, con Roby non ne ha mai parlato, né si sono mai incontrati. Solo rapporti di lavoro e sul posto di lavoro. C’era la capa del servizio medico, una dottoressa, che era letteralmente terrorizzata. Quando c’era Roby era nei paraggi, fuggiva atterrita, se poteva. Una volta Roby la incontrò in un archivio, da cui lei pensò non potesse fuggire. Si aprì la camicetta quasi strappando i bottoni: “Fammi quello che vuoi ma non ammazzarmi! ...Ti prego!!!” Roby che doveva fare?! Chiuse la parta a chiave, le sfilò jeans e mutande e le venne dentro un paio di volte. In realtà non sembrò ne fosse dispiaciuta. Anzi gli orgasmi le uscirono piuttosto sonori ed il godimento le prorompeva da ogni poro. Ringraziò pure dopo essersi velocemente rivestita e prima di andarsene frettolosa e cogli occhi sfuggenti. Che non fosse stata solo scena... 
Anche all’INPS di Torino alla Crocetta, di fronte alla Direzione Regionale, se sono successe di tutti i colori e ben di peggio. Ne abbiamo già accennato in altri scritti e su altri ‘supporti’... Può pure essere che se ne ripeta qualcosa appena più oltre, qui, se se ne avrá necessità narrativa.
Oh, avevamo detto “lasciamo stare questo, lasciamo stare quello” ed abbiamo riempito una decina di pagine. Incredibile! A volte, per “lasciar stare”, si scrive e si scrive. Speriamo che non sia un pastone troppo illeggibile! Se lo è,  fa lo stesso. Adoriamo i pastoni illeggibili!

C’ è invece qualcuno, qualcuna, che non vogliamo lasciare stare. No, proprio no. Non possiamo. Come faremmo?! Eppoi, qui entriamo nella categoria dei geni, delle genie. Sì, lo sappiamo, in italiano stretto si usa solo genio al maschile, e poi al plurale maschile. Noi lo usiamo egualmente, arbitrariamente dal punto di vista linguistico-formale, al femminile. Una genia. Non una fata. Ma un genia. Una vera genia.
La avete mai sentita nominare la Fiorella Mattioli in Carcano, di Orta San Giulio? Speriamo di no. Del resto non esiste. Lo sapete che i nostri nomi e le nostre località sono TUTTI e TUTTE inventate. Esistessero mai, non sono loro. Sono altri ed altre. Come dicono al cinema? Personaggi e circostante sono frutto della fantasia, eventuali coincidenze sono puramente casuali. Quelli veri, se ve ne sono, veri come denominazioni e circostanze, no e poi no, non sono loro! Il caso!   
Neppure i Carcano mi sembrano dei poveracci. Tutt’altro! Uno che faccia il liceo e poi una facoltà scientifica, e la concluda, e si ritiri a vivere sul lago più bello del mondo, è egualmente un genio. Dunque anche quel Carcano... Mi ricordo un altro che Roby aveva incrociato, mentre noi lo controllavano per rappresentarlo qui ed altrove, ma a Roma. Un po’ stravagante ma mi sembrava uno di famiglia su e colta. Carcano ha una netta concentrazione Lombarda. Il cognome mi fa immaginare dei nobili e dei guerrieri medioevali bardati che, a cavallo, a piedi i servi, rientrano coi cani e con uccelli da preda da galoppate e da battute di caccia. Uno che passi la vita sulle propaggini del lago più bello del mondo mi fa pensare ad un Cesare. Beh, il suo nome fosse questo od altro non importa. Per quello riguardi lei, la genia, in fondo quello è solo un cognome che lei si trova e che ama aggiungere come fosse suo, suo originario. È acquisito. Aspetto che, ovviamente, non toglie nulla a nessuno.
Il cognome suo, suo-suo, è Mattioli, famiglia nobiliare di San Marino, come origini, origini del cognome. Infatti se se ne guardi la distribuzione geografica, il centro resta quello. Di primo impulso, si potrebbe pensare: “famiglia di banchieri”. Ve ne è uno famosissimo nella storia economica italica. Non son sicuro ve ne siano o siano stati altri, in quel settore. Anche quell’uno aveva reputazione di essere un aristocratico prima ancora che banchiere. Beh, quando uno divenga noto, si fa preso a mitizzarlo. Chiaro che uno sia in commerci parli con tutti. I soldi sono il commercio dei commerci. Vanno difesi da tutti ed anche dati a molti, soprattutto se siano soldi altrui. Oh, quanti banchieri sono grandi mecenati. Oggi tutti. Ovviamente se lo sono, sono generosi coi soldi tuoi, o con quelli ‘pubblici’ [egualmente tuoi come origine], non  certo coi loro, di solito, a meno che non ne abbiano così tanti, di loro, da poter fare i generosi con qualche spicciolo. Vi sono anche Mattioli gioiellieri. Oggi con distribuzione internazionale delle proprie produzioni.  
Non abbiamo idea come il padre arrivò lì, sul lago più bello del mondo [che chiameremo Lago d’Orta], sulla collina, dunque con vista sul lago, ma salvi dall’umidità, almeno quella più acuta, e vi abbia creato pure una fabbrica, una fabbrichetta, credo di mattoni, o forse vasellame e quelle cose lì. Operaio, artigiano o nobile che amasse la poesia? Stabilirsi sulla collinetta di un lago non vastissimo a fabbricare terre cotte varie, o chissà cos’altro se ci sbagliano [ma non era certo una fabbricona d’auto – beh, nella zona, non in quel piccolissimo comune, vi sono tante fabbriche di attrezzature o componenti varie per la casa e la cucina; invece lì, dai Mattioli e dal Carcano, oramai, pur dopo lungo disuso, vi è forse più solo la ciminiera di mattoni pieni, se non sia nel frattempo caduta, quel residuo di fabbrica non sembrava avere quelle caratteristiche – in effetti non fai una fabbrica di minuterie metallica nel posto più bello del mondo], con a fianco la casa delle propria famiglia, solo un poeta può concepirlo. Una figlia, la prima, che poi lo affianca e gli subentra come dirigente d’azienda. A quei tempi le mogli scomparivano, non sappiamo, quel caso, se al parto o successivamente. Uno intanto ha fatto i soldi e decide di regalarsi qualcosa di meglio, o che pensa possa essere meglio. Molti uomini non si fanno i conti di come una diventerà anche solo dopo dopo pochi mesi coi rigonfi di una gravidanza. Uno vede una florida, giovane, forse con qualche forma e si dice che deve essere una tutta goduriosa che a letto ti fa impazzire. Uno si ferma alla prima apparenza e senza neppure valutare gli stesi limiti già insiti nella prima apparenza. E dopo poco uno si ritrova una vaccona che sembra uscita dalla stalla di casa, però sempre, almeno per un po’, giovane e con la pelle bianchissima. Facciamo per dire.  Non conosciamo che sia successo. No, ha di sicuro sposato, dopo la scomparsa della prima, una Marilyn Monroe. Era magari lui che era un signorone arrivato e che straviziava a tavola e coi vini. Il vaccone sarà stato lui. Fa lo stesso. Vede in qualche modo questa ragazza forse dell’Est, facciamola ungherese come famiglia, con la pelle bianchissima, ma che parla italiano e solo italiano. Se ne invaghisce. Lei e famiglia vedono che è un buon partito, e si sposano. Intanto lui scompare. Lei pure. Le figlie sono grandi ed autonome. La prima, dopo qualche scuola, era divenuta dirigente dell’azienda paterna fino a che lei stessa si pensioni e la fabbrica non serva più a nessuno con l’evoluzione dei tempi. Chi aveva fatto invece il liceo classico e poi iniziato l’università, che concluderà solo più avanti è FiorellaMattioli, la figlia della seconda moglie. Intanto era entra all’INPS. Uno stipendio fa sempre comodo. Le sembra  troppo finire l’università e cercasi qualche professione ‘alta’. Quando abiti sul Lago d’Orta, il lago più bello del mondo, e sulla collinetta di Orta San Giulio, non pensi di distaccartene. Sei già nel luogo più elevato del mondo. Non hai motivo di inventarti una professione ‘alta’ od altra. Hai fatto il liceo a Domodossola, dunque essendosi goduta pure uno dei trenini più belli del mondo. Non il più bello. Il Cuneo-Limone-Ventimiglia è più esclusivo, per non andare troppo distante. Tuttavia, la tratta ferroviaria OrtaMiasino-Domodossola è  decisamente più bella della già non male che va verso valle. Non è solo quello. Lo sapete come sono le ragazze nelle famiglie a modo? Sono tutte casa e chiesa.  Ma lo sapete come è il Piemonte? Tutte pensano a cuccare, ancor più nei licei. Del resto la madre lo aveva sempre detto alla figlia: “Certo una ragazza a modo non  deve proprio pensarci a quelle cose. Un giorni ti sposi ed è tutto differente. Qui è un paesino piccolo. Noi siamo industrialotti. Dobbiamo dare l’esempio. Ma se proprio... Ma se proprio... Lo vedi come  è tuo padre. Prima ero giovane quando mi ha presa. Guarda come sono ora... Se proprio non riesci... Non qui sotto il naso di tutti... ...Con discrezione... ...Beh, allora è meglio darci sotto finché sei giovane e tutti ti guardano. La vita è breve...” In effetti, la madre era morta presto, ancora giovane. Prima il liceo. Intanto la chiesa. Le associazioni cattoliche. Perché una va nelle associazioni cattoliche? Che domande... ...Una ci va per cuccare. Il prete ti guida, ti insegna la morale e tanto tu... Che cattolicesimo sarebbe se una andasse dal prete: “No, non ho nulla da confessarsi...” E poi se lo dicevano anche tra amiche: “Se hai qualcosa da confessare davvero, non è che vai dal prete che ti conosce... Va in qualche chiesa dove non sappiano chi sei. Poi ti presenti alla comunione, dove c’è il prete che conosci. Lui sta più tranquillo. Tutti ti ammirano quando fai la comunione perché lo vedono che sei una ragazza seria. Dio è contento. Con la confessione ritorniamo tutte pure. E per che cosa l’avrebbero inventata a fare se non fosse proprio per questo. Si pecca perché si è umani e si ritorna pure perché Dio ci perdona...”  Lei correva per chiese ed attività religiose. Ed intanto cuccava. Cuccava a Verbania, a Torino. Anche se qualche collega, di quelli seri che non lo vanno a raccontare in giro, le lanciava li di vedersi... Lei aveva  voglia. Meglio uno scartino che nulla. Poi l’INPS. Che pensate che facciano all’INPS? Lei andava a Novara. Erano giovani. Come si chiamava quel napoletano, o campano, sempre giacca e cravatta fin dalla nascita, poi divenuto funzionario, semi-dirigente, grazie al sindacato. Avevano pure indetto un concorso truccato per lui e gli altri capi degli altri sindacati all’INPS di Novara.  Avevano indetto un concorso pubblico, ma non lo sapeva nessuno. Loro, i capetti di CGIL-CISL-UIL-CISAL di Novara, lo sapevano ed avevano, tutti l’ultimo giorno utile, nel tardo pomeriggio, presentato la loro brava domanda a quelli riottosi dell’ufficio del personale dove nessuno sapeva del concorso. “Prendi, prendi questa domanda e non chiedere nulla!” Il giorno dopo arrivò il bando del concorso: “Si indice un concorso, per titoli, per quattro posti come funzionari tra coloro che lavorino all’INPS di Novara. Scadenza per presentare le domande: ieri.” Un capolavoro! Quattro posti. Quattro domande. Chiaro che tutti e quattro avevano i titoli più alti. Poi qualcuno li guardava male e li mandarono qualche tempo a Vercelli. Ma intanto erano funzionari di ottavo livello. Vennero dati loro uffici da dirigere. Pure da sostituire dirigenti,in certi casi. Se uno sa fare il sindacalista vuol dire che sa fottere il prossimo. Per cui è un dirigente nato. A quel punto valgono i cosiddetti “diritti acquisiti” [legalmente non esistono, sono una balla usata dalla predazione burocratica]: se hai ricoperto un certo incarico, non puoi essere successivamente spostato ad uno inferiore! Si vedevano impiegati che, perché della DC, erano arrivati a fare i vice-direttore sede. No, ai tempi dell’INPS a dirigenza PSDI, e con personale ‘fascistoide’ quelle cose non le facevano. Hanno cominciato dopo, con l’INPS “dei sindacati”. Quello napoletano o campano tutto giacca e cravatta era allora il capoccia UIL dell’INPS di Novara. Divenuto funzionario, non è che si sia più preoccupato di avere una tessera sindacale. Era anche uno generoso. Una volta che uno ha mangiato il mangiabile, almeno in quel secchio, è giusto lasciare il posto ad un altro. Quando la Fiorella era ancora giovane-giovane e lui pure, non è che lei potesse resistere ad uno tutto giacca e cravatta che gli disse che dovevano vedersi. Non che avessero troppo da dirsi. Lui era a livello di chiacchiere da guappetto. Lei una genia che si era già avventurata sulla strada infinita che porta a Dio dopo essere transitata tra santini, statuette, incisioni. Tra poco vi diremo sulla genialità della Fiorella... E che deve fare una ragazzetta tutta casa e chiesa? Quando lui si è stufato, lei avrà fatto senza, avrà trovato altro. A qualche amica diceva. “No, è una cosa solo fisica... ...Mi sentivo depressa... ...Dovevo dare un esame... Non è che avessi tempo di andarmi  a divertire. Mi è capitato lui che mi ha portato qualche volta nel suo pied-à-terre. Cosa dovevo fare? Tanto per liberami un pochino... Oh, sempre in chiesa...” Poi la cosa finì lì. A lei non che interessasse. Lui era uno che, pur poi con moglie e figlia, piaceva sentirsi gran beccone che aveva amanti. No, lì con Fiorella erano ancora entrambi liberi. C’è anche da dire che a lui piaceva più il tipo gran troia mentre lei era una più sul tipo discreta parrocchiana. A qualche altra, sempre dell’INPS, che ci faceva un pensiero ad un tipo ‘napoletano’ e sempre con giacca e cravatta, oltre che visibilmente sempre in cerca, e che, dopo tra loro era finita, le chiedeva, lei, FiorellaM, si sbottonava appena di più. Pur senza entrare troppo in dettagli sussurrava: “...Una cosa così... ...A dire il vero nulla di eccezionale.” In effetti, a lui piaceva il tipo porca, quella che la sia e lo faccia vedere. Anche a lei, invero, pur presto appesantitasi, o forse proprio per questo, piaceva il tipo che le fosse montato sopra e le avesse affondato uno stantuffo da macchine industriali e preso a sbatterlo ed a sbatterla senza ritegno. Nelle sue fantasie erotiche, lei si immaginava di essere sotto i colpi di un cavallo, o di un toro. Era stata giusto una cosa tra colleghi, vicini di scrivania, per un poco di ginnastica reciproca. Fiorella, quando ha trovato marito, più che altro è lui che ha trovato lei, è divenuta tutta marito e cane. Pure prima non è che andasse a darla a tutti. C’era pur sempre Dio che la guardava,  quel Dio che sorveglia con occhio particolare geni e genie. Calda, calda, calda, ma si era già incamminata sulla via della conoscenza, quella che riempie ancor più di qualunque basso istinto, ...forse... ...Non ne siamo sicurissimi.
Vi abbiamo detto che la Fiorella Mattioli Carcano era ed è una genia, e neppure vi abbiamo anche solo ancora accennato perché. Guardate la sua bibliografia di testi scritti, discorsi, titoli, onori, deve pure esserci da qualche parte una lista completa di dove sia seduta e degli aerei e treni abbia mai usato, e lo capirete. Deve avere uno stuolo di segretari e segretarie che la seguano ovunque e che abbiano stilato un resoconto davvero impressionate delle sue realizzazioni. Inoltre, crediamo non vi sia santino, statuetta, immagine, incisione, nella sua area di residenza, prossima ad essa, a volte pure distante, di cui lei non abbia analizzato, discusso, rappresentato, ora intellettualizzato per i dotti, ora volgarizzato per le plebi, la cromaticità dal punto di vista della devozione popolare ed aristocratica. Voi vedete una madonnina od un santino ai bordi di un sentiero, ad un incrocio, e tirate innanzi. Lei si ferma e si commuove. A volte piange e piange. Sì, è stata a volte vista, di giorno ma anche nella notte, pregare e piangere di fronte a queste icone della santità. Dopo esserli elevata con la contrizione, e liberata col libero fluire dei sentimenti, vi svela che, passando dinnanzi a quell’icona, il burbero contadino, pur senza farlo vedere, si commuove, mentre magari la figlia scapestrata si fa, dietro ad essa, fare la festa ed il post-farsi-far-la-festa. ...Incredibile. ...Voi non ci credeste mai. In un portacenere, se ve ne sono ancora, di un trenino di montagna voi non vedete nulla. Lei vi scopre il riflesso dell’immagine di Cristo ed il popolano devoto che la percepisce. Sì, una genia. E che genia! Un cervello ed uno spirito di una genialità che vi abbaglia. Prima di iniziare a scrivere su di lei, dopo anni che indugio su queste pagine da completare, ...sì, ecco, non ci riuscivo. Iniziavo a digitare il suo nome e mi bloccavo. Alla fine, occhiali da sole, vodka, sesso porco, porco-porchissimo, sapete di quello estasiato su cui insistete anche quando dopo volte e volte di godute successive avreste magari bisogno di almeno per qualche ora per riprendervi ed invece no, insistete, volete continuare a godere, godere e godere, e godere perfino di più. Ecco dopo mille di questi tentativi,  alla fine davvero estasiato ed annichilito, ecco solo allora sono riuscito ad iniziare a parlare della genia. Prima sentivo questa devozione popolare di cui cui lei è vate che mi bloccava. È stato davvero arduo superare il blocco e trasformare in parole scritte questi sprazzi di verità che anche un sempliciotto come me subito scorge non appena  la Fiorella Mattioli Carcano, la sua profonda spiritualità, vi si riveli, abbagliante  stordente, attraverso qualcuno dei suoi scritti. Beh, meglio mi fermi qui, che sennò mi sento Zorzenone, anche lui un genio, genio dell’imbonizione, mentre con tali figuri io non intenda avere nulla da spartire se non inevitabilmente come scribacchino qui ed ora di queste cose. Come diceva quello?! Se non ora quando? Diceva così. Frasi retoriche di cui ci esalta per i loro suoni. Se non adesso quando? Avrei potuto pure prima. Potrò pure dopo. A volte mi dico: “E se muoio ora, che cosa ho scritto a fare? No devo non morire, o non devo morire prima che queste cose siano uscite.” Non è che si possa parlare di una genia con una frasetta su un blog si possa scrivere in un attimo e subito consegnarla al mondo. A volte neppure se ne può parlare in un raccontino di due pagine seppur in  teoria, tecnicamente, non è che vi siano ostacoli. ...È vero. La sto facendo troppo lunga. No, non sono i preliminari prima di sprofondarsi nel godimento e per renderlo più intenso. Questa mia logorrea sono preliminari perché... Ho quasi vergogna a dirlo. ...Questo nostro personaggio immaginario, Fiorella Mattioli Carcano, e questo nostro altro personaggio immaginario Roby, ...ecco Roby, al contrario di me, non era per nulla impressionato dalla genia, né dal suo genio, dalla sua genialità. Non che una genia non possa lavorare all’INPS, od alle poste, o come donna delle pulizie. Se all’INPS vi ha lavorato Roby che non è mai stato un genio, non si vede perché non potesse lavorarvi anche una genia.
Vedete magari una grassona, od una magrissima, con lisi abiti neri che esca da una stalla puzzolente, col secchio del latte appena dalla stessa munto. Poi la vedete spargere il mangime delle galline. Dopo ancora rastrellare il fieno. Il giorno dopo scoprite che scrive elabora utilissimi algoritmi di intelligenza artificiale. Vedete una Margherita Hack che stia uscendo da un’università e pensate: “Chissà perché assumono delle donne delle pulizie così anziane?” Incontrate una Mariangela Melato che stai entrando dal salumiere a comprare del prosciutto e concludere: “In effetti una professoressa di astrofisica non è che possa fare la coda al supermercato. Meglio il negozietto, in quel momento deserto, sotto casa.” Vedete una immaginaria RitaLevaMontilcini che sta parlando “ai giovani” [scusate ma sono sempre stato un ingenuo, pure di riflessi piuttosto lenti, per cui non ho tuttora capito perché non si parli, di cosa fare nella vita, “ai vecchi”] e vi dite, anche perché ve lo hanno detto: “Che scienziata!” Facciamo per dire, trattandosi di personaggio ipotetico... ...E se fosse stata spinta su perché metteva la mano sull’uccello ed apriva solerte le gambe, anche non richiesta, ai superiori, nella riservatezza dei laboratori, ed, infine, esaurita la fica, fosse passata al culo che solerte dava alla corruzione e predazione farmaceutica che dunque l’ha spinta, come sua fantoccia, al Nobel? Invidia, naturalmente, che, come sa chi conosca Alberoni, è un sentimento distruttivo, di chi pretenda distruggere l’oggetto della propria invidia. Invece, facciamo per dire, anzi lo diciamo per noi stessi, in inglese è l’opposto, opposto nel senso che sono false friends della lingua, tra le due lingue,  per cui envy va tradotto con gelosia [il sentimento competitivo] mentre jealousy con invidia [il sentimento distruttivo, che vorrebbe semplicemente  rimuovere l’altro, farlo sparire]. Chiaro che un Nobel è sempre in genio certificato mentre io, che non lo ho, un fesso senza certificazione!      
Come tutti i geni, la Fiorella Mattioli Carcano era, o si sentiva, differente. Anche gli altri, o altri, la percepivano come tale. Non Roby, a dire il vero, ma lo vedremo dopo, se capita. Dove lavorava lei, a Novara, con altre più o meno coetanee, ecco che le colleghe parlavano di cose domestiche, dei figli spesso. Lei si sentiva tagliata fuori. Ecco, non vuoi a avere figli, o comunque non ne hai, e poi soffri di non averne. Due sorelle e nessuna delle due che non trovi un momento per farsi mettere incinta, chessò un due o tre volte da qualcuno. Lei era pure regolarmente coniugata. Una casa in prossimità e con vista sul laghetto più bello del mondo, in uno dei comuni più piccoli e caratteristici del mondo, e tutto si estingue invece che essere allietato da dei pargoli che poi crescano. Siete stati sempre lì, non è che foste in viaggio, emigrati. Le colleghe parlano dei figli. Lei si sente tagliata fuori perché non vuole averne, perché non ne ha. Conosci tutti i preti e le suore del mondo. Loro ti considerano come una dei loro e tu pure. Ti avrebbero dato uno, due, tre, quattro bimbi abbandonati alla nascita, avrebbero pure fatto carte false, e sarebbero cresciuti come tuoi, tuoi al 100%. No, dai, siete voi che non avete voluto. Sono un gruppetto in un ufficio. Poi una collega, l’avrà data a quello giusto, ottiene il coordinamento. Ordine di Servizio: “Nomino la tale coordinatrice del tale sottogruppo pensioni.” Lo stipendio è lo stesso. La carriera è finita lì. Non è che... La genia soffre perché non è lei la coordinatrice, ma una delle altre. Lo sapete cosa fa un coordinatore, di particolare? Nulla. Nulla di particolare. Beh, può succedere che convochino una riunione dei capi settore e dicano “portate pure i coordinatori”. Figuriamoci! Lei è coordinatrice ed io, che sono una genia della devozione popolare, no. Figurati! Tu scrivi e studi di crocifissi, madonnine e santini. Loro fanno, rispetto ai supplementi ed alle ricostituzioni di pensione, lo stesso lavoro che fai tu e con lo stesso stipendio, a parità di ore. No, no, l’altra ha il coordinamento e lei no. Ogni mattina che entrava in quell’ufficio a Novara aveva una botta allo stomaco: “Lei è coordinatrice. Io non lo sono.” Normale, eh. Le persone reali sono così. Magari Newton soffriva perché il suo panettiere sapeva fare le focacce mentre lui, sebbene fosse Newton, non aveva mai provato a farle, per cui, tutte le volte che lo vedeva, botta allo stomaco e: “Io sono Newton ma lui sa fare le focacce!”  
Quando Roby viene mandato a Gravellona Toce, come ‘punizione’ perché è stato assolto, a metà 1990, quando rientra in servizio, capo centro [la sede, o sezione, o ufficio si chiamava pomposamente “Centro Operativo”, di fatto una piccola filiale INPS] è il napoletano o campano tutto azzimato, quello del concorso truccato con cui i 4 sindacalisti locali sono tutti divenuti “funzionari”. Non è una cattiva persona. Come tutti i camorristi che si barcamenano cerca di non mettersi contro nessuno, anche se innanzitutto fa il galoppino del direttore della sede di Novara. Lui si considera un dirigente, ma è uno a carriera finita. Anzi è già andato fin troppo in alto, pur non sapendo fare nulla, e per puro intrallazzo. È stata la sua fortuna avere raggiunto funzioni semi-manageriali perché, pur furbissimo, ha testa solo per azzimarsi con vestito completo con cravatta. Le giornate le passa al telefono a farsi dire in diretta da Novara come si debba fare quello e come fare quell’altro. Normale quando siano cose nuove, ma lui non deve mai avere fatto nulla. Lo sapete come sono quelli ben soggetti al potere. Beh a volte sono anche persone capacissime e competenti. Altre ci sono questi che fanno lavorare gli altri, al posto loro. Quando uno raggiunga posizioni semi-manageriali questo non sapere far nulla diviene mano visibile. ...Napoletani... Vorrebbe comprarsi una laurea da qualche parte, ma non è che sia così semplice. Ci sono tanti che si sono laureati facendo scena muta agli esami. Bisogna pur sempre avere la pazienza di almeno far finta di seguire le lezioni. Se proprio non ti hanno mai visto, non è che ti facciano passare agli esami dove fai scena muta! Bisogna avere la pazienza di farsi le parti di merda di restare zitti alle domande. Poi ha il tuo inutile titolo ma a volte utilissimo in un ufficio pubblico, od anche per carriere in aziende private. Se poi proprio non riesci a fartelo fruttare per la carriera, lo usi solo per il “dottor” o “dottoressa”. No, lui è napoletano o campano, per cui lo vorrebbe subito. Cerca febbrilmente dove o come comprarne uno. Ovviamente non trova. ...Credo... Chissà che oggi non sia dottore, per cui se lo sia comprato da qualche parte... Certo è di quelli che se si trovano 1’000 o 10’000 sul tavolo non è che si faccia problemi. Non io che abbia, od avessi, elementi. Ma il tipo era quello. Fica e soldi. L’importante è non averne conseguenze negative. Tra l’altro, a Novara, in certe posizioni, anche impiegati onesti e fessi (che poi regalavano i loro soldi ad altri) si trovavano buste con bigliettoni nella cassetta della posta. Immaginatevi il piemontese [beh, Novara e perfino più lombarda che piemontese!] che, perfino in forma anonima, si senta in dovere di remunerare il dipendente pubblico che gli abbia accordato quello che gli spettava di diritto! I piemontesi sono così, non solo i suddici. Qualcuno che abbia superato i cento anni come me se la ricorda tutta la retorica risorgimentale, anche letteraria e cinematografica?! Mannò erano e sono tutte balle. Erano e sono corrotti, anche quelli delle balle del “piccolo mondo antico”.Invitti che si fanno fucilare per la patria o per la causa? Mannò, oggi ti denunciano per guadagnarci od anche solo per servilismo. Se domani vinci tu, si schierano con te e poi ti sparano perché ora il potere sono loro e devono farsi largo a gomitate. Uno di Novara, Piemonte, quasi in pratica in Lombardia, che mette buste anonime piene di soldi nella busta delle lettere dell’impiegato che gli ha abbia accordato il dovuto. Od anche altri, del Piemonte profondo, che andando in ufficio pubblico a chiedere il dovuto si preparino una busta piena di soldi per remunerare l’impiegato in carica per quella certa pratica. Sarebbe davvero un problema se ci fossero solo transazioni elettroniche. Beh, troverebbero qualche triangolazione anche in quel caso. Si potrebbero sempre far transitare i soldi su conti anonimi in bitcoin ed altri. Lo scemo sono io. Non una cattiva persona, in fondo in fondo, il napoletano campano tutto fica e soldi, ma, beh, non certo un esempio di santità, né di onestà. Tra l’altro quando Roby arriva, all’INPS di Gravellona Toce c’è la guerra civile. Qualcuno [anche quello non una cattiva persona, anzi un ragazzo simpaticissimo e cordialissimo, anche generoso, idem la famiglia sua], uno della zona, che notoriamente mangiava in abbondanza [di fatto gli davano – magari neppure sollecitava] quando faceva il “oggi l’INPS a Domodossola” settimanale, per cui aveva sempre auto e tasche piene, dopo queste sue missioni viaggianti settimanali dalla sede di Novara a Domodossola, è furioso che a “Pensioni Subito” siano stati assegnati un campano ed una calabrese di recente assunzione. Beh, ruffiano-ruffiano del Capo Centro era un siciliano che i soldi li sollecitava. Anche quello non una cattiva persona, se si va a vedere. Ma di quelli che se, fuori dall’INPS gli chiedevano dei favori, sospirava e: “Sa, ci sono delle spese...” Su questa cosa del “Pensioni Subito” era scoppiata la guerra civile dentro il Centro Operativo. Urla nei corridori... Il Partito del Capo Centro ed il Partito di quelli dichiaratamente contro. In realtà, molti se ne fregavano. A contare tutti, inclusi quelli in trasferte occasionali da Novara, il Centro INPS di Gravellona Toce non doveva superare le venti persone, forse neppure le quindici.  
Le genia, quando non era in servizio effettivo geni, cioè quando faceva l’impiegata INPS, faceva delle puntate periodiche a Gravellona Toce. Con la normativa complessa e che si complessifica in continuazione, una piccola filiale non può avere tutta la cromaticità di competenze di sedi più grosse. In realtà, non si capisce perché non ci sia un centro INPS nazionale unico, per esempio a Bolzano, e sul territorio non abbiano solo i servizi ispettivi, fino a che serviranno. Per il resto, bastano delle colonnine per comunicare col centro unico ...non con dei call-centres dove non risponda nessuno e molti non sappiano cosa dire! Ma pure chi vada agli sportelli oggi spesso lo dica e lo scriva di aver ricevuto risposte o non-risposte per nulla precise e competenti. Troppo difficile. Anche un GianniBillia era un arruffone ed un arraffone, non un genio! L’INPS è organizzativamente più sbagasciata che mai.
Infine, la genia, esaurite le sue speranze di divenire la coordinatrice delle poche matrone a lei prossime di scrivania ed ufficio di cui avere insofferentemente ascoltato le conversazioni su casa e figli, dunque non avendo più alcuna speranza di una qualche rivalsa, si risolse a farsi trasferire  a Gravellona Toce. Da una sede provinciale ed una piccola filiale. Lo stipendio era lo stesso. Le prospettive di carriera, idem, dato che obiettivamente non ne aveva. Era pure più vicina a casa sua, la località più bella del mondo sul lago che oscurava tutti gli altri dell’universo. Eppure lei si sentiva sminuita. Solo una piccola piccola soddisfazione. Finalmente divenne coordinatrice. Nella stanzetta erano in due. Lei e Roby. Lei ‘coordinava’ sé stessa e Roby. La soddisfazione durò poco, pochissimo. Perché Roby la sopravanzò di grado. Aveva già più anzianità di lei. Ma ora lei era ancora di VII livello mentre Roby di VIII. Non che Roby volesse divenire ‘coordinatore’. A Roby interessava solo il lavoro che gli competeva per la nuova qualifica, oltre che rientrare a Torino. Fino a che Roby infine non si ammutinò, dato che per leggi e regolamenti gli spettava un lavoro di VIII livello, la Fiorella Mattioli Carcano era devastata: “No, no, io non posso avere come mio sottoposto uno di grado superiore al mio.” Forse scherzava. Probabilmente, no. Lo sapete come sono i geni. Si prendono così terribilmente sul serio! Lo sapete che Kant seguiva tutti gli orari quotidiani con la precisione di un automa? Oh, o geni. Non so se fosse un caso, ma il Roby dice sempre che geni del genere lo fanno scumpisciare. Sta di fatto che di queste fisime e problemi della Fiorella Mattioli Carcano a Roby proprio non ne fregasse proprio nulla.
Non a lei che era sempre più agitata. Tra l’altro, una cosa è quando lei faceva l’impiegata viaggiante Novara-GravellonaToce. Ora era lì. Era nella  stessa stanza con Roby, una stanzetta giusta per due persone con un terminale per caricare le pratiche ed altre cose. Inoltre, ora, occasionalmente, faceva pure l’impiegata viaggiante GravellonaToce-Novara. Quando ci siano uffici staccati che dipendano dalla sede provinciale... Immaginatevi quel ‘genio’, quel ‘modernizzatore’, di GianniBillia: computer, terminali, archivi centrali informatizzati ...e poi non servono a nulla! ...Se poi si deve andare personalmente da GravellonaToce a Novara per controllare un bollino in una tessera di contributi od altri pezzi di carta. Anche le informatizzazioni le si dovrebbero saper fare. L’INPS, da decente struttura sotto stretto controllo massonico-socialdemocratico, è stato trasformato, a partire dagli anni ‘70, in una fogna sempre più corrotta ed inefficiente sotto il controllo di mafie politico-sindacali.
Alla Fiorella Mattioli Carcano andava benissimo essere costretta a quelle sue missioni a Novara. Poteva così parlare con l’ufficio del personale e col direttore del momento. Il capo del personale era uno squilibrato ossesso e sottomesso, un conformista urlante che imprecava contro tutti. Non contro chi gli stesse sopra ovviamente. Era uno di quei fascisti che a volte si mascherano da DC. Gli uffici personale sono un po’ tutti così dato che devono essere sempre a solerte disposizione della rete degli Squadroni della Morte CC-NATO. Giovani o vecchi, Vi mettono fascistoidi militanti e vecchie troie. Ah, non fa differenza... ...anzi, come direbbe DanGreenburg, echeggiato o meno da Watzlawick, che siano anche eventualmente di sinistra o di centro, od anche giovani vergini, restano comunque dei fascistoidi militanti e delle vecchie troie. Tra l’altro questo che capeggiava l’ufficio del personale di Novara era affetto dalla sindrome di Tourette. Appena il suo interlocutore usciva dalla stanza, o la telefonata si concludeva, esclamava incurante: “Non è adatto! Non è adatto! Non è adeguato! Non è adeguato!”
 I direttori di Novara erano passati dal direttore vi era quando Roby arrivò a GravellonaToce, un vecchio delinquente della DC e delle milizie parallele da “guerra fredda” [‘Gladio’] degli Squadroni della Morte CC-NATO, ad un guappetto DC-CISL, e, successivamente, ad un postDC-CISL che giustamente voleva scaricarsi da pasticci combinati dagli altri.   
Il primo direttore, montato dagli Squadroni della Morte CC-NATO cercò di non pagargli neppure lo stipendio a Roby. Il terzo fece finta di capire quello volessero gli Squadroni della Morte CC-NATO e cerco di rimandare Roby a Torino, cosa che poi avvenne. Il secondo, il guappetto e mafiosetto pugliese, di quelli che si ritengono sempre più furbi degli altri, fu uno spasso.  La genia, la Fiorella Mattioli Carcano pur servile con tutti, lo adorava. Beh, lo adorava come direttore, ma in effetti lei adorava tutti i direttori, mentre lo disprezzava come genia. Lo sapete come sono i geni. Lui pensava di essere più furbo. Lei ancora di più. Del resto tra le grandi prospettive di carriera a Novara e poi quelle a GravellonaToce...
In realtà, la Fiorella Mattioli Carcano venne sospinta a GravellonaToce. Lei pensa, o fa credere di ritenere, di esserci venuta per sua scelta. Non fu proprio così. Avevano bisogno di una in stanza con Roby. “Abbiamo una genia e ce la teniamo a Novara? Abbiamo bisogno di una grande agente speciale in missione coperta contro il capo del terrore che è lì a GravellonaToce. Gli Squadroni della Morte CC-NATO sono stati chiari, chiarissimi... ...Beh, non abbiano in realtà capito molto bene cosa vogliano, ma sembra che vogliano un flusso continuo di notizie. Solo con la Fiorella Mattioli Carcano, una scrittrice, una scienziata, nella stessa stanza col demonio lì a GravellonaToce possiamo dare agli Squadroni della Morte CC-NATO quello che vogliono.”
Il pazzoide del personale, lì a Novara, le parlò. Lui non sapeva bene cosa dirle. Il solito repertorio sul caso. Lei non capì bene.
- “Dobbiamo fare il culo a un giudeo schifoso. Ordine del governo!” 
- “Ah, uno di quelli che hanno ammazzato Gesù?! Bene! Lo faccio per Gesù, la madonna e tutti i santi ...Ma purché non si sappia...”
- “Guarda che è  una cosa segretissima. Segretissima! Lui non deve nemmeno sospettare...”
Eppoi, o prima, o nel mezzo, solita valanga di sciocchezze. In realtà estremamente concentrate perché la sindrome di Tourette premeva. Appena lui la sospinse fuori dalla stanza,  potette finalmente lasciarsi andare:
- “Non è adatta! Non è adatta! Non è adeguata! Non è adeguata! Puttana! Rottainculo da sacrestia! Troia del cazzo! Intellettuale di merda! Comunista! No, non è adatta!”
Arrivata a  GravellonaToce, in missione ufficiale, ormai nella stanza con Roby, lei discretamente, discretamente rispetto a Roby che non doveva saperne nulla, chiese un po’ a tutti sui termini della sua missione. C’è da dire che molti scantonarono, incluso il capo centro di GravellonaToce, il napoletano o campano già suo amico di letto appena lei era entrata all’INPS a Novara. Riceveva delle risposte del tipo: “Sì, ce ne hanno dette di tutte i colori... ...Ma poi lo vedi anche tu quel Roby...” Quando chiese infine al più astuto, un siciliano, Salvatore Brancatelli (25/04/1965, forse di Palermo – un piccolo delinquente da pogrom anche se è di quelli che cercano di non metterci la faccia), ora direttore di agenzia INPS a Gela, lui divenne tutto rosso, si guardò attorno, abbassò la voce:
- “Fiorella, ...ci hanno detto che tu devi cercare di scoprire qualcosa... Non farmi dire altro, che io non c’entro. So solo quello mi dicono di fare.” 
Sinceramente non sapremmo cosa dirvi del Salvatore Brancatelli. Riuscite ad immaginarvi un conformista assoluto, timoroso di tutto e di tutti, che pensi di avere  la mentalità aperta e di avere capito tutto, e con l’aggravante di essere di Palermo o dintorni? La sua filosofia della vita era semplice: se scopi prendi l’Aids, se lo prendi nel culo non sei un veri uomo, non resta che il lavoro ...se te lo permettono. Sembra che ora la sua visione del mondo si sia precisata e peggiorata. Nel suo CV dichiara che la venticinquennale esperienza sul campo gli ha insegnato che la vasellina è tutto e la sostanza nulla. O avremo capito male. I geni sono spesso ermetici. Dato che il napoletano-campano furbissimo non poteva soffrirlo perché avere un vice con  laurea, e che avesse vinto un regolare concorso, urtava la sua suscettibilità, il Brancatelli non aveva in pratica nulla da fare. Si angosciava. Cominciò a fare qualcosa quando divenne capo centro l’1/03/1991. La Fiorella Mattioli Carcano lo adorava. Tra geni si capiscono subito. Lei vedeva in lui il bambino che avrebbe voluto avere. Lui vedeva in lei una del nord che lo considerasse. È entrato all’INPS, come funzionario con laurea, a 25 anni di età. Dopo 25 anni di servizio è ancora funzionario, non dirigente.
La  Fiorella Mattioli Carcano riferiva volentieri a tutti i superiori in grado, ma riferiva ancora più volentieri alla direzione a Novara. C’è da dire che il Salvatore Brancatelli capiva poco e quello che capiva lo capiva male. Una volta che la  Fiorella Mattioli Carcano era in ferie, lui chiese qualcosa a Roby su delle pratiche. Roby gli disse che era meglio aspettare che che rientrasse la stessa, almeno relativamente a talune di esse od a taluni aspetti, perché lui Roby non aveva ancora conoscenze e pratica su tutto. La prassi italica delle leggine ha portato al sovrapporsi di differenti regimi pensionistici. Se si deve fare la ricostituzione di una pensione vecchia, o si conoscono bene tutte queste sovrapposizioni, oppure è meglio lasciar perdere, e farsi controllare il lavoro da chi abbia lunga pratica. Invece non ci sono grandi problemi per semplici supplementi di pensione. Anche per vari fondi speciali, dove uno ha delle belle, chiare e complete posizioni contributive con tutti i dati, si tratta solo di mettere i dati pertinenti nel terminale ed è tutto a posto. Non appunto per ricostituzioni che attraversino vari regimi pensionistici. Ma il Salvatore Brancatelli sia non capiva nulla, sia aveva un continuo astio e sospetto contro tutti perché pensava che tutti volessero sottrargli il posto. Inoltre, nel caso di Roby, sia lui che la Fiorella Mattioli Carcano erano rabbiosi perché, dall’alto, continuavano a premere su di loro per avere rivelazioni che non arrivavano. In quell’occasione il Salvatore Brancatelli  telefonò subito alla Fiorella Mattioli Carcano in ferie, ma a casa sua:
- “Fiorella, avevo chiesto al Roby di fare delle pratiche. Mi ha detto che non gli hai insegnato il lavoro!”  
- “Come, non ha fatto nulla?!”  
- “No, ha fatto tutto. Solo che ci sono delle altre pratiche e dice che tu non gli vuoi insegnare il lavoro.”
C’è da dire che il Salvatore Brancatelli non sembrava essere molto capace di esprimersi in italiano. Beh, aveva fatto il classico, e legge a Palermo. Ma si vedeva che cercava di usare frasi stereotipate, come di chi non sappia ben articolare un pensiero nel momento in cui lo debba trasformare in comunicazione verbale o scritta. Dobbiamo anche ripetere, che chiaramente, tra geni, a volte comunicano su livelli differenti per cui l’interazione verbale non riesce, non nella sostanza.
Fiorella Mattioli Carcano, dopo quella telefonata del Salvatore Brancatelli, ebbe una crisi isterica già con la sorella:
- “Ecco abbiamo appena avuto la conferma che quel Roby è davvero il capo del terrore! Lo sai cosa ha detto al Brancatelli?! Gli ha detto che io non gli voglio insegnare il lavoro! Delinquente! Schifoso! Fascista! Comunista! Giudeo! Avete ammazzato il nostro signore e salvatore Gesù ma a me non mi avrete. Gliela faccio vedere io!”  
La Fiorella Mattioli Carcano arrivò in gran pompa e teatrale il giorno dopo:
- “Mi ha detto che gli hai detto che non ti voglio insegnare il lavoro!”  
- “Mannò, gli ho solo detto che per quelle pratiche lì non ho ancora sufficienti conoscenze”  
Roby la ipnotizzò, e pure altro, come già faceva usualmente sia con lei che con altri. Con lei in ipnosi:
- “Dai, dimmi tutto, Fiorella...”  
- “Lo sai, Roby, che io sono qui per controllarti e per riferire... Inoltre, ieri mi sono alterata, quando Brancatelli ha telefonato, e mia sorella era lì. Poi ci ho pensato che... Dovevo ben far vedere sia a mia sorella che a Brancatelli che io sono una vera capa!”  
- “Ah!”
Quando le telefonavano od andava a riferire, cioè ogni giorno, e poi in occasioni aggiuntive, era uno spettacolo...
- “Allora signora Fiorella, che cosa ha scoperto oggi?”  
- “È un cattivo soggetto!”  
- “Signora, come ha fatto a scoprirlo?”  
- “Me lo avete detto voi...”  
- “Per cui, signora, non ha ancora scoperto nulla...”  
- “Guardi, io sono una che ci sa fare... È chiaro che è sospetto, estremamente, sospetto, davvero un cattivo soggetto.”  
- “Le ha detto qualcosa, signora?”  
- “Al contrario. Sembra un tranquillo democristiano, forse più sul liberista. Ecché non può essere sospetto un democristiano liberista?! Se voi lo sospettate è chiaro che sia un cattivo, un cattivissimo soggetto!”  
- “Signora, quel Roby le sembra propenda più per gli anarchici o per qualche estrema?”  
- “Sembra più uno che voti Lega o Berlusconi. Sarà un cattivo soggetto occasionalmente al centro...”  
- “Signora, noi confidavamo in lei, ma vediamo che lei non ci dice proprio niente.”  
- “È andato in vacanza in Inghilterra.” Non era vero ma lei insisteva come un ossessa, con Roby. Si vedeva che era fuori di testa perché non aveva informazioni da passare. Così Roby le invento qualcosa da riferire. Roby era stato da cabalisti a Safed, quell’estate 1981. A Londra venne mandato un omonimo. Ma sapete come sono i geni e le genie? Tu dici loro una cosa e loro capiscono chissaccosa. Per cui, saggiamente, Roby le disse qualcosa che la Fiorella Mattioli Carcano potesse riferire senza fare confusione.  
- “Ed a noi che ce ne frega, signora!”  
- “Mi avete detto di dirvi tutto...”  
- “Oh, scusi, signora, non volevo... ...mi sono espresso male. Volevo dire che apprezziamo. ...Ma a noi occorrerebbe qualcosa di... ...qualcosa davvero utile contro il Roby...”  
Andò avanti all’infinito questa routine di loro [Squadroni della Morte CC-NATO] che pretendevano e questi che non sapevano cosa inventarsi. In realtà questi degli Squadroni della Morte CC-NATO non volevano informazioni. L’unica cosa sapessero era ed è che non c’erano e non ci sono informazioni, informazioni da scoprire o sapere. Le ‘informazioni’ si inventano. Questi volevano altro. Burocrati del crimine lo sanno appena cominciano quei lavori da impiegati ‘pubblici’ particolari che non ci sono sono informazioni. Tutto si crea. Ovviamente non possono dirlo a coloro manipolano. Anzi, la base della manipolazione è proprio che il manipolato si senta continuamente inadeguato. Se uno ti manda affanculo subito è chiaro che non ci sia nulla da fare con costui, per cui passano ad altri. È invece il malato delinquente con ansia di servire e di servirti, oltre che di servirsi, che è davvero il perno di queste sporcaccionate di Stato. La chiave per tenersi ben strette queste risolse è farle sentire sempre inadeguate. Più si sentono sgridate, inadeguate, più si impegnano per servire e sentirsi meno inapprezzate. In effetti, la Fiorella Mattioli Carcano era perfetta da questo punto di vista. Era cresciuta sgridata. Si sentiva inadeguata. Allora cercava di servire, di fare la gentile, la sottomessa. Si sentiva egualmente sgridata ancora e quindi si faceva ancora più servile. Faceva la servile e ne aveva paura. Aveva paura ma non poteva non continuare a fare a servile. Immaginateci una servile e che ne  abbia pure paura. La vedete subito. Se finge, lo vedete chiaro. Se non finge, per cui si maschera dietro una soavità senza dolcezza, chi non vedrebbe che è stonata?! Immaginate una genia delle icone “della devozione popolare” cui manchi sia l’interesse che la passione. Ed allora perché si è fatta genia per ciò per cui le manchino interesse e passione? Se date un’occhiata alle ‘sue’ opere, scoprite subito che le cose interessanti sono scritte da altri. Se leggete qualche suo scritto avete la percezione immediata e precisa che si stia sforzando ad usare un linguaggio forbito ma lo stesso si disvela subito inframezzato da orrori linguistici. Cosa diceva il Giacomo Leopardi filologo? Quando vi appare tutto semplice e naturale, ecco dietro ciò vi sono stati intensi e faticosi studi. Neppure vi viene di pensarlo, eppure è proprio così. Quando percepite la fatica, nel caso della nostra genia pure gli errori ed orrori espressivi e concettuali, ecco allora proprio non ci siamo. In effetti, anche nell’oralità, la nostra genia è stata notata cercare, talvolta, di parlare forbito. ...Cerca... ...Tenta... E non che sia il solo aspetto linguistico-espressivo a risultare faticoso. Manca l’interesse analitico ed interpretativo. Affastella delle cose. Prudentemente, evita qualunque termine o concetto possa anche solo essere sospettato di una qualunque eresia. Al contrario, è l’eresia la fonte della conoscenza. Lei si preoccupa solo del “suona bene? ...si capisce?” Se nessuno osa o si preoccupa di contraddirla, eventualmente dopo correzioni formali, il pezzo viene pubblicato. Del resto, tritume inutile fa coreografia sui mercati del pretume. Ai preti interessa che, donazioni in vita a parte, famiglie da loro stessi devastate lascino “alla Chiesa” immobili, valori e contante, anche solo per far dispetto ad altri familiari che dunque diseredano. Ecco, solo una genia ha potuto fondare su un liceo classico (l’università non le ha apportato incrementi qualitativi di conoscenza) un suo posticino in questo mercato del pretume. Certo avrebbe potuto puntare più in alto. Ma se a lei piaceva fare l’impiegata amministrativa piuttosto che davvero dedicarsi a tempo pieno agli studi, ha alla fin fine fatto quello che si sentiva.
Dicevamo che Roby non era particolarmente impressionato da tale genia, né se ne preoccupava. Irrilevante questo aspetto, per la nostra narrazione. Invece, relativamente ai meccanismi dello State/Government-Organized Stalking-Mobbing, degli Squadroni della Morte CC-NATO, meccanismi che le avevano assegnato una collocazione come piccolo ingranaggio ...beh, Roby ogni giorno la ipnotizzava e si faceva dire. Ma c’era poco da sapere. Routine.
Stranamente, dopo routines e routines inconcludenti, la Fiorella Mattioli Carcano venne nevrotizzata di brutto. No, non v’è nulla di strano. Era il terzo direttore quello che diceva di volersene lavare le mani per cui intendeva cercare rimandare Roby dove avevano creato il problema, come diceva lui. Costui era un gran furbone. Era piemontese, per cui poteva far finta di non essere un suddico furbastro. In realtà era ben peggio, almeno come furbastreria.
Questo terzo e ultimo direttore [poi Roby torna a Torino] della sede provinciale di Novara appena nominato se ne arriva a GravellonaToce. Si fa la parte da scemo, ma si vede che non è scemo, od almeno Roby lo vede. Finita la riunione per farsi conoscere dal personale lì a GravellonaToce... Lì c’era una giovane signora, non male, una di quelle che in apparenza non si offrono, non sono in cerca di colleghi per farsi scopare, ...in apparenza... Non appariscente, ma ben fatta a guardarla bene. Anche di comportamento gradevole. Tra l’altro era in partenza perché aveva ottenuto il trasferimento in Italia centrale, forse Umbria. Le sedie nella stanza di quella riunione erano di quelle di materiale sintetico duro, non di quelle tipo imbottite. C’è pure da dire che alto e di fisico normale, non è che poi  il nuovo direttore avesse chissà quale aria da grande seduttore. Aveva, al contrario, un’aria da impiegatucolo, anche se era un dirigente, un capo reparto di una sede di una piccola provincia, Vercelli credo, appena mandato a Novara alla sua prima nomina come direttore di una sede provinciale. Comunque Novara, non Roma o Milano. Finita la riunione, tutti si alzano. Nessuno lo notò ma la sedia della giovane signora era ben bagnata al centro. No, no, non era sangue. Era proprio bagnata di liquido vaginale. Quella aveva ascoltato e guardato il nuovo direttore, si era marcatamente eccitata, pur senza farlo trasparire, e se ne era tutta bagnata. Roby era stato l’unico ad averlo notato. In effetti, osservando il prossimo, sembra che proprio pochi abbiano pensiero e sguardo laterali o che si guardino attorno. Sta di fatto che, su forse una quindicina di persone, nessuno se ne accorse. Già questo primo elemento poteva indurre al sospetto che, se l’istinto femminile di quella giovane [giovane ma non giovanissima] signora era attendibile, il nuovo direttore non dovesse proprio essere come sembrava.
No, proprio no, Era uno che faceva sempre finta di non sapere né volerne sapere nulla. Invece... Una cosa erano le sue dichiarazioni pubbliche, ma poi... Con la Fiorella Mattioli Carcano fu piuttosto brutale:
- “Signora, mi hanno detto che questa faccenda deve essere e restare un’operazione segretissima, per cui non possiamo saperne nulla ...in pubblico... ...però... ...però... tra noi, qui, possiamo e dobbiamo dirci tutto... ...dunque, come va?!” 
- “Bene, dottore...” 
- “Non direi, signora...” 
La Fiorella Mattioli Carcano piombò in uno di quei suoi rossori devastanti. Cioè, non che divenisse rossissima. Lei diveniva appena rossa. Neppure che si avventurasse in grandi blocchi vocali, né balbettii. Neppure iniziava lasciando così chiaramente vedere che neppure tentava di dire qualcosa. Per cui, quella sua vocalità bloccata, quell’imbarazzo che era in lei, nella forma, evidenziavano come quel cenno di rossore ne coprisse uno irrimediabilmente assoluto nel profondo.
- “Signora, ho chiesto. Ho controllato gli incartamenti. Sono anche venuti qui, non appena ho preso servizio, quelli, sì quelli che... Devo dire che hanno ragione. Qui non si vedono risultati. Non so né voglio sapere perché abbiamo scelto lei, Signora. Sono cose che io mi trovo. Le hanno create altri. Per cui, che se le vedano loro. Io non voglio averci a che fare. Vedremo di restituire loro l’oggetto delle loro attenzioni. Intanto dobbiamo fare il nostro dovere. Lei deve fare il suo dovere. ...Perché fino ad ora non si vede nulla.” 
- “Dottore, io sono una brava persona. Una brava impiegata. Sì, posso dire di essere davvero una brava cristiana, una brava cattolica. Sono anche una buona moglie, sa. A me piace essere servizievole. Credo mi abbiano chiamata, per questo progetto speciale, perché sanno che sono una signora a modo e che di me si possono fidare.” 
Avessero almeno mandato a Roby una fichetta vogliosa di farsi chiavare, invece che una matrona quietamente furiosa... Ma, appunto, era tutta una finzione. E si sa come siano spesso geni e genie: si prendono terribilmente su serio. Del resto, anche un direttore fa parte delle finzione. Per cui, coinvolto in una finzione, deve ben prestarsi lui stesso alle necessità della stessa.
- “Certo, signora, sappiamo... Questa è una cosa vecchia che io mi trovo. Le devo dire che non abbiamo, qui, la passione per queste faccende, per cui vedremo di fare in modo che venga ripresa in mano in luoghi più consoni, dove l’hanno originata. Tuttavia, nello stesso momento in cui io sono entrato in servizio qui sono divenuto responsabile di tutto. Responsabile degli uffici, del personale, del lavoro. Mi sono travato anche questa ulteriore ‘pratica’. Non ho ben capito, ma vedo che vogliono...” 
- “Essì, vogliono... Ci hanno fatto capire che vogliono... Se mi hanno messa  lì con lui io posso solo dire lealmente quello che mi venga richiesto. Dottore, ho sempre riportato tutto, come nei miei doveri di leale impiegata.” 
- “Signora, quello decidano da Roma o dal regionale riguarda loro, per quanto noi si possa talvolta influire. Vediamo, tanto per far vedere che noi siamo stati solerti funzionari, ché in questo nostro mondo, dove tutti contribuiamo un po’, nel nostro piccolo di competenza, alle decisioni, serve poi sempre ad essere meglio ascoltati..., ...ecco, vediamo di riuscire a tirar fuori qualche elemento. È sicura che non ci sia proprio niente di sospetto in quel Roby?!” 
- “Certo, dottore, quel Roby è proprio un cattivo soggetto. Chiaro! Ovvio! Altrimenti non lo avrebbero mandato qui e pure dicendoci tutte quelle cose” 
- “Signora, qui non ci capiamo! Qui mi dicono che lei è sta mandata vicina a lui perché tutti sanno lei essere persona di grande cultura... È anche un’ottima impiagata. Ma pur sempre un’impiegata atipica. Lei è una vera intellettuale, e con ottime referenze, moderata, credente, all’interno dei circuiti curiali, apprezzata, rispettata. Mi dicono che non avevano proprio di meglio ed anzi che è stata pure una fortuna avere sotto mano, qui a Novara, ed anche con residenza molto prossima a GravellonaToce, un’impiegata atipica come lei. Visto quello che dicono di quel Roby, non si poteva trovare una persona migliore di lei, signora, più prossima al suo livello intellettuale, a quel che ne dicono di quel Roby, dunque con cui lui potesse avere un qualche interesse a parlare. Se non è lei, signora, a dirci con precisione,  a segnalarci, qualcosa di sospetto, ...non di sospetto perché ce lo hanno già detto dal regionale o da quell’Allakka, o tramite le reti sindacali... Fatti, o sospetti di fatti, ma fatti fondati su qualcosa. Anche suoi punti di vista, interessi, letture...” 
- “Dottore, a questo livello direi proprio che non c’è nulla, assolutamente nulla. Neppure nella sfera dei suoi interessi, letture, discorsi, a basarsi su quello possa dire o leggere.” 
- “Signora, mi sto spazientendo... ...Ma è vero o non è vero che viene a lavorare armato e mette la pistola sul tavolo? ...Ce lo ha segnalato quell’Allakka che dal regionale sembra avere una responsabilità considerevole sulla pratica-Roby, anche se è solo una funzionaria con incarichi marginali...” 
- “Ma si figuri, dottore!”   
- “Il dottor Brancatelli mi ha detto che lo ha visto, che ha visto quel Roby, aggirarsi sotto casa sua la notte ...A dirla tutta, il dottor Brancatelli mi ha detto, non lo dica a nessuno perché è confidenziale... ...molto confidenziale, che lo vede tutte le notti!” 
- “Oh, Salvatore... Dottore, è impossibile. Prende il treno con me. Già arriva a Torino che è notte fonda... La mattina lo incontro nuovamente sul treno. Credo si debba svegliare tutte le mattine alle quattro, per venire al lavoro. Non ne avrebbe proprio il tempo.”
- “Deve aver ragione, signora. Hanno disposto degli appostamenti... ...appostamenti riservati... Il dottor Brancatelli avrà visto loro. Anche a me era sembrato un po’ troppo...” 
- “Dottore, dobbiamo credere agli ordini. Eseguirli. In famiglia, quando ero giovane, lo dicevano sempre che deve fondarsi tutto sulla disciplina. ...Disciplina..., ...ma senza pensare troppo. Se aggiungiamo troppo di nostro...”
- “Signora, le sembra un violento?” 
- “Proprio no, dottore. Neppure mostra condivisione per la violenza altrui.” 
- “Sarà ben un comunista, signora!” 
- “Mannò! Direi un centrista moderato, vagamente nordista, ma potrebbe anche essere come i DC del nord, col pensiero alle piccole e medie imprese.” 
- “Dal regionale ci dicono che è il capo del terrore!” 
- “Dottore, non lo cerca mai nessuno, né lui cerca mai nessuno. Inoltre, come le ho detto... ...Ha più interesse a libri e riviste.” 
- “Ecco, signora, lì ci sarà di sicuro qualcosa di utile per quello ci chiedono... Da quello uno legga si possono scoprire tante cose...” 
- “Posso cercare di vedere meglio se riesco, ma credo che siano tutte cose di informatica, letteratura, forse delle cose scientifiche, a volte, che ora non mi ricordo o non ho ben visto bene che cosa potessero essere...” 
- “Le credo, signora. Ma non va bene lo stesso. Noi dobbiamo avere fiducia negli altri corpi dello Stato. Se ci mandano uno cui fare... ...fare quello stanno facendo, ci deve pur essere qualcosa. Noi dobbiamo, se non altro, avere la conferma che noi abbiamo il diritto di... Beh, a me interessa solo che a Torino si riprendano loro questa faccenda delicata. Se devono fare qualcosa di irregolare che lo facciano loro o da Roma. Non vedo perché ci abbiamo tirato di mezzo a questa cosa. ...Sta di fatto che lei ha accettato un incarico, in cui io non c’entro nulla, ma ora che mi trovo qui, ...quelli telefonano a me ora... ...Signora, lui è sta mandata lì per dei risultati... ...Non è mai troppo tardi! Prima abbiamo qualcosa di sostanzioso, di fondato, da segnalare... ...Signora, al lavoro!” 
La Fiorella Mattioli Carcano, che già un po’ la menava, ...sciocchezze!, ma sul criptico, con Roby...:
- “Sì, sì, devi essere proprio un cattivo soggetto. Ne sono sicura!”
- “Certo.”
- “Ma perché dici sempre ‘io’, ‘io’?!”
- “Sai come è la lingua italiana... Se parli alla prima persona singolare, fa ‘io’. Se usi altra persona e numero del verbo, ecco che si usa altro pronome personale.”
- “Perché non ti stabilisci per sempre da queste parti?”
- “Sono belle ma preferirei l’America. Magari un paesino con neve, monti e mare.”
- “Sei proprio un cattivo soggetto.”
- “Bene! Grazie!”
Nevrotizzata progressivamente sempre di più da Novara, cui andava sempre a riferire, divenne sull’aggressivo aperto. Immaginatevi una che salga sul treno, alle 7 del mattino, appena ti veda ti si avvicini e... e, dato che Roby stava generalmente leggendo qualche libro, ti strappi rabbiosamente il libro di mano, esamini il titolo e sbotti furiosa... 
 Sì, una di quelle volte, Roby stava leggendo una manuale di analisi matematica avanzata forse, specificatamente, su particolari tecniche di ottimizzazione:
- “E cosa è questo?! Cosa c’entri tu con queste cose?! Come ti permetti di studiare queste cose? Ma ti piace leggere di...”
Poteva essere che altre volte che incappò in quei selvaggi e furiosi ‘controlli’ da parte della genia, ora furiosa, la Fiorella Mattioli Carcano in servizio Squadroni della Morte CC-NATO e super-nevrotizzata perché... ...perché erano e sono malati e delinquenti [oggi saranno di sicuro peggio – sapete come è la gentaglia... ...peggiora col tempo], Roby avesse un qualche testo di ebraico, od anche una cosetta qualunque che lo interessava  per quelle cinque ore al giorno sui treni. Si portava con se quello che credeva, anzi che riteneva. Dato che Roby passava davvero molte ore sui treni, l’equivalente di più di una mezza giornata di lavoro o di studio, si metteva più di un ‘pezzo’ in borsa, sì poter passare da un testo all’altro, quando era ‘saturo’ di quello in quel momento stava leggendo o studiando. Ovviamente, a quelle esibizioni nevrotico-delinquenziali della Fiorella Mattioli Carcano, Roby restava assolutamente tranquillo e disteso. Nel corso della sua esplosione isterica, la Fiorella Mattioli Carcano restituiva il testo aveva rozzamente strappato dalle mani di Roby, di cui dunque lo stesso rientrava in possesso. Dunque Roby continuava a leggerselo indifferente a quei deliri della genia che sbraitava ed, esaurito lo sbraito, si ricomponeva. Anzi, Roby ne era segretamente divertito. La avevano nevrotizzata e lei si era fatta nevrotizzare. Uno spasso!
La rete nevrotico-delinquenziale all’INPS degli Squadroni della Morte CC-NATO, la cricca Nikla-Allakka, riattivò la Fiorella Mattioli Carcano nel corso degli anni 2000, quando Roby era su altro continente. Nikla, con Rikkio, era furiosa che Roby e Serena fossero in contatto. Si fecero le loro solite scene isteriche e paranoiche sia con gli Squadroni della Morte CC-NATO,  che con I Ricostruttori [della Chiesa Cattolica-Romana-Vaticana] che tenevano e tengono segregata Serena per conto degli Squadroni della Morte CC-NATO attivati, su questo, da  Nikla-Rikkio-Allakka come vedremo più avanti. Fecero vietare a Serena di mantenere i contatti con Roby. Ma non bastava loro. Nikla-Rikkio-Franka ci stavano ancor meno del solito con la testa: “Ecco, ci vuole portare via Serena! Lei è nostra! Lei è nostra! Ma perché non lo ammazzano? Non basta la persecuzione totale! Va fatto abbattere! Va fatto abbattere!” Dovevano dunque vedere che gli Squadroni della Morte CC-NATO montassero un ulteriore o più ‘piccante’ dossier. In quello in cui avevano messo le email di Serena-Roby passate loro dai dai delinquenti de I Ricostruttori non vi era nulla di usabile contro Roby. Avevano bisogno ben di altro. Pensarono e pensarono per quello riuscivano e riescano a pensare le menti psicotico-delinquenziali di Nikla-Allakka, cioè delirarono, ed eiacularono un perfetto delirio: “Lo facciamo contattare dalla Fiorella Mattioli Carcano, cui già era stato affidato, pur senza successo. Siamo sicure, sicurissime, che lui le scriverà delle cose ‘piccanti’. Lei le passa a noi. Noi agli all’ufficio stragi ed assassinii degli Squadroni della Morte CC-NATO, ...perché quello va liquidato una volta per tutte. Liquidato! Schifoso! Va liquidato! Mi vuole portare via la mia Serena! Assassino! Va ammazzato!” La genia, la Fiorella Mattioli Carcano, obbediente e solerte, contattata si mise a subito a disposizione. Il piano era semplice e davvero super: “Ecco le sue due email principali. Gli scrivi. Gli chiedi se sia lui. Lui ti risponde. Tu ci passi le email vi interscambierete. ...Poi ci pensiamo noi!” C’è da dire che la Fiorella Mattioli Carcano era emozionata e raggiante. Lo sapete, anche se Roby non la ha in grande considerazione da nessun punto di vista della  Fiorella Mattioli Carcano, ed anche se io ...come dire...? ho appena, sopra, ‘storicizzato’ la pur genia, si narra, nei circoli del potere, quello dei parroci montani soprattutto, che sotto la sua penna, ora la sua tastiera, le parole divengano oro ed, all’occorrenza pure vasellina. Potevano mandare al Roby, in missione speciale, una fichetta, od una fikazza, soffice e calda, che gliela desse e gliela desse e, frastornatolo di sano godimento gli dicesse: “Guarda, mi hanno mandato in missione speciale. Dimmi qualcosina da riportare e continuiamo a spassarcela”? No! Inutile! Loro avevano sottomano una Fiorella Mattioli Carcano! Cacchio! Lei ce la mise tutta. Inviò a Roby una email, la stessa ai due indirizzi, di questo tenore: “Eccelso dottor Scaruffi, dopo lunghe ricerche, ho casualmente trovato questi due indirizzi email. Ci terrei davvero a sapere se Lei è Lei, anche se penso proprio lo sia. Resto in attesa di sue notizie.” Belàn! Un vero capolavoro. Ovviamente, Roby sapeva già tutto per cui archiviò o cancellò la missiva e mai rispose. Altrimenti, chi avrebbe mai potuto sottrarsi ad una tale operazione con, con ruolo di punta sul campo, una tale agente speciale, specialissima?!
Amen

Quando, nel 1995, Roby se ne va a studiare all’estero, ecco che gli Squadroni della Morte dei Carabinieri, informati da Allakka-Nikla, chiamano Angela che mette in agitazione Franka e Rikkio, anche Fausto e Maurizio, per montare un dossier, uno dei soliti loro dossier fasulli, per poter continuare l’italico State/Government-Organized Stalking-Mobbing all’estero:
- “Roby sta tentando di sottrarsi! Se ne è andato a studiare all’estero. Ci occorre la vostra collaborazione.”
E tutti:
- “Ma, certo, per rovinare Roby siamo sempre a disposizione. Ma che si crede di fare quello?! Chi si crede di essere e di poter essere?!”

Nel 1995/96, Roby si fa un anno accademico di English for Academic Purposes, con discreti risultati, alla University of Essex, a Colchester, UK. Nel 1996/97, sta studiando con ottimi risultati per un Master presso la UCL di LLN, Belgique. Lo finirà prima di tutti e con “grande distinzione”, cosa che permette l’accesso automatico al programma di dottorato della stessa università. 

La Polizia Segreta / Squadroni della Morte dei Carabinieri sono furiosi. Nikla-Allakka ancora di più. Hanno bisogno assoluto di costruire un dossier per chiedere un decreto segreto del governo [Quirinale e governo formale, con la solita copertura del Parlamento, dell’ora CoPaSiR] per elevare la persecuzione contro Roby, lo State/Government-Organised Stalking italico, a State/Government-Organised Stalking a livello NATO, dunque con assistenza angloamericana, per cui, in pratica, implementabile in tutto il mondo. Che si sappia o meno, anche gli Stati che si fingono indipendenti sono fantocci angloamericani o comunque da essi facilmente assoggettabili, soprattutto per queste cose. Le persecuzioni NATO coprono automaticamente tutto il mondo. Tutte le strutture, anche militari e di polizia, sovranazionali servono per delinquere, per il delinquere di Stato.

La Polizia Segreta / Squadroni della Morte dei Carabinieri ovviamente informa a sua volta la Allakka, Rikkio, Nikla, Angela, Fausto, Maurizio, Franka, etc, per quello già non sapessero di loro [ci sono altri canali di informazione, su cui non stiamo a dettagliare], che Roby sta ponendo le basi per una sua fruttuosa carriera all’estero. Ad udire ciò, od ad avere conferma di ciò [già avevano saputo da fonti UIL-INPS, casualmente informate od informatesi], tutti costoro sono ancora più furiosi, contro Roby, rosi da un’invidia sordida ed assoluta. Non che poi Roby stesse facendo nulla di grandioso né di realmente inviabile. Ma lo sapete come sia l’invidia?! Quando rode, rode anche uno stesse leccando un ghiacciolo l’altro, invidioso, pensi di non poter avere, oppure anche solo perché l’invidioso sia semplicemente rabbioso col bersaglio della propria invidia. Per cui, a queste voci che già avevano raccolto, che gli Squadroni della Morte CC-NATO rievidenziano, divengono tutti ancora più furiosi montandosi l’un l’altro. “Non possiamo proprio tollerarlo!”, “No! No! Non deve essere!”, “Dobbiamo fare di tutto, tutto il possibile e pure l’impossibile, per impedirlo!”, “Ma chi si crede di essere?!”, “Ma che si crede di poter mai fare?!”

A quel punto, gli Squadroni della Morte dei Carabinieri fecero il loro solito giochetto, per produrre quello di cui avevano bisogno per un dossier per elevare l’operazione, la persecuzione, lo State/Government-Organized Stalking-Mobbing, ad operazione-NATO.

Che fecero allora? Mandarono Rikkio e Franka nel palazzo dove Roby abitava a fingere di chiedere informazioni. Idem dall’amministrazione del palazzo ed all’INPS.
- “Signor Rikkio, ci occorre il suo aiuto...”
- “Comandi!”
- “Signor Rikkio, bisogna che andiate a Torino, nel palazzo, dall’amministratore ed all’INPS, pure in qualche altro posto lui sia noto, se ne conoscete altri, a dire che siete preoccupati ed a sottolineare che siete sicuri, sicurissimi, che Roby sia un pericoloso, pericolosissimo, terrorista in clandestinità.”
- “Ah, solo questo?! Comandi! Andiamo subito! ...Bisogna solo agitare mia madre... ...Io da solo...”
- “Non si preoccupi, Signor Rikkio. C’è la Nikla, sempre a disposizione, in un modo o nell’altro, per queste cose, .”
- “È quello che fa al caso nostro... ...Anche se Franka è già agitata ed invidiosa di suo, contro Roby soprattutto! Ma non si sa mai. Meglio essere sicuri, se la patria ci chiede di fare proprio questo.”

Rikkio e Franka andarono nel palazzo dove Roby abitava. Suonarono a vari campanelli... Con volti tesi, lividi, rabbiosi, con eloquio tra l’imbarazzato ed il paranoico-furioso [erano nel loro naturale!]:
- “Vorremmo informazioni su Roby...”
- “È un po’ che non lo vediamo...”
- “Appunto... Lo sapete che era, che è, un pericoloso terrorista?!”
- “Veramente è uno che si faceva i fatti propri.”
- “Appunto, fanno sempre finta di farsi i fatti propri...”
- “Ma lavorava...”
- “Appunto, fanno sempre finta di avere un’esistenza normale. ...Di certo frequentava...”
- “Qualcuno dice che lo vedevano in biblioteche assortissimo a studiare...”
- “Appunto, quelli studiano. Le sembra che uno tranquillo, normale, alla sua età, se ne vada in biblioteche a studiare?”
- “E che c’è di male?”
- “Lo sappiamo noi che c’è di male! Solo i delinquenti studiano nelle biblioteche.”
- “Davvero?!”
- “Certo! Certo! Non ci faccia parlare. Noi abbiamo informazioni sicurissime...”
- “E noi che ci possiamo fare?”
- “Siamo sicuri che ora sia all’estero in clandestinità...”
- “Perché lo dite a noi? Che c’entriamo noi?”
- “Era solo per chiedere se sapevate qualcosa... ...se lo avete visto...”
- “Se già dite di sapere tutto voi, che ne dobbiamo sapere noi nel palazzo?!”

Parti simili, Rikkio e Franka se le fecero con l’amministratore del palazzo ed all’INPS, in direzione e con l’ufficio personale delle sede dove Roby aveva lavorato prima di andarsene, a Torino-Sud. Andarono pure da qualche altra, qualche bamba che ovviamente se le bevve e che riferì ad altri. È il solito meccanismo della sindrome dell’identità/differenza antropologica [[- syndrome of anthropological identity / difference -]]. Ovviamente, sia dal palazzo, che dall’amministratore dello stesso, che dall’INPS (che già aveva totalmente cooperato coi crimini e demenze dei CC), fu tutto riferito a CC e PS che compilarono dei rapporti, delle informative, da passare alla Polizia Segreta CC / Squadroni della Morte dei Carabinieri, che certificavano di avere ricevuto informazioni sicure, sicurissime, ‘grazie’ a questi ‘strani’ interventi “di familiari” che... Il solito! 

Su quella base, gli Squadroni della Morte dei Carabinieri che avevano attivato Rikkio e Franka, anche altri, perché producessero quel sommovimento, usarono le informative arrivate in questo modo ai CC ed alla PS ‘normali’ per creare un fascicolo da sottoporre al Presidente della Repubblica, al Capo del Governo, al Ministero dell’Interno ed a quello della Difesa, per attivare la NATO e, ottenuto la classificazione di operazione-NATO,  per continuare dunque lo State/Government-Organized Stalking anche all’estero, in tutto il mondo in pratica. Nel delinquere, anche gli Stati di regimi apparentemente avversi, o di alleanze militari o blocchi in apparente furiosa contrapposizione, cooperano felicemente e senza problemi. Come copertura usano anche l’Interpol od altre strutture internazionali. Ovviamente non le usano contro veri delinquenti e veri terroristi, che sono variamente protetti e manipolati dall’uno o dall’altro Stato, od anche da più d’uno allo stesso tempo. Usati i databases Interpol ed altro, per quando il bersaglio dell’operazione passi frontiere etc, per gli aspetti più delicati, operativi, dello State/Government-Organized Stalking-Mobbing, operano poi direttamente, esclusivamente con la rete delle Ambasciate Statunitensi e Britanniche, di quelle di nazionalità formale del bersaglio ed, ovviamente, con la cooperazione decisiva delle Polizie Segrete[-governi] del teatro delle operazioni. Senza queste ultime, nessuno può fare nulla.

Vogliamo risottolineare questo delirio burocratico appena esposto. Le burocrazie, in particolare le Polizie Segrete, ma non solo, producono i materiali, “le prove” di cui abbiano bisogno. Basta produrre pezzi di carta, anche nel modo appena esposto.
= Dici a XY, una certa cosa.
= XY la racconta in giro.
= Quelli cui l’ha raccontata, una parte di loro, riferiscono a servizi ‘normali’ di polizia e militari [i Carabinieri, tipico delle Repubblichette delle Banane, sono una forza armata della FFAA e, allo stesso tempo, polizia e polizie segrete che controllano la stessa polizia ‘normale’]. Questi scrivono informative sulle ‘notizie’ [anche fasulle e calunniose] ricevute. Queste informative scritte ritornano alla Polizia Segreta le ha prodotte come fossero ‘informazioni’ da fonti varie ed indipendenti. Questa le mette in un fascicolo, un dossier, e le usa per montare quello che vuole montare contro il suo bersaglio. Coloro cui sono sottoposti questi dossier con ‘indizi’ e ‘prove’ “di provenienza multipla” fingono di bersi simili scemenze. Della serie: “Il caso era ben documentato.”

“Il caso” sarebbe stato e sarebbe comunque delinquere e pazzoidare di Stato. Non era per nulla “ben documentato” [anche lo fosse stato, sarebbero egualmente stati solo crimini e  pazzie di Stato]. Eppure sono tutti ‘casi’ costruiti a questo modo. Su questa base montano persecuzioni, e pure assassinii e massacri, e pure peggio.

Dunque, le Polizie Segrete dei CC, colle Polizie Segrete della PS loro appendici, che si occupano di tali montature e delinquere-pazzoidare di Stato, pure con altri corpi dello Stato, conclamarono che avevano informazioni sicure, sicurissime che... qui che Rikkio, Franka, Nikla, Fausto-Maurizio, Angela, Allakka ed altri, da loro stessi attivati, avevano fornito sulla base di ciò gli Squadroni della Morte dei Carabinieri e PS avevano detto loro.

Se le inventano. Se le creano. Se le certificano.

Nell’estate del 1997, il Quirinale ed il governo formale, con copertura del Parlamento [il CoPaSiR, nel 1997 CoPaCo, è lì per non mettere il naso], firmarono la richiesta agli Squadroni della Morte NATO per lo State/Government-Organized Stalking a livello NATO, dunque con assistenza NATO, alias angloamericana, che significa in tutto il mondo. Ovviamente la NATO, sempre alla ricerca di nuovi nominativi da coinvolgere nelle proprie persecuzioni, torture ed assassinii, accolse subito la richiesta dei governi reale e formale d’Italiozia contro Roby. Più ‘clienti’ [obiettivi di persecuzioni ed altro] hanno, più vengono dotati di fondi e personale. 

Lo State/Government-Organized Stalking montato già negli anni ‘80 in Italiozia contro Roby, venne ora esteso a livello NATO, dunque in tutto il mondo, visto che per tali pazzie e crimini v’è cooperazione anche tra Stati di blocchi militari ufficialmente nemici. Per delinquere e pazzoidare, tutti gli Stati del mondo sono ben amici.

Chi nella primavera-metà del 1990 ebbe un flash, anzi più d’uno, chiarificatore, e poi ne ebbe altri successivamente, fu Angelo Scaruffi. Lui felice, radioso, appena ebbe la notizia dell’assoluzione ne presto, subito, frastornato dato che sentiva tutti fargli una testa così che di sicuro Roby stava facendo chissà cosa mettendosi nei guai. Invenzioni. Montature. Angelo sentiva e vedeva tutta questa insana agitazione, e si diceva che attorno a lui aveva solo dei pidocchi pazzi e delinquenziali.

Infatti, man mano che si diffuse, e lui stesso [Angelo] diffuse, la notizia dell’assoluzione vide come reagiva tutta la gentaglia citata. Fausto sbiancava come colpito dalla peggiore tragedia. Franca si era messa ad urlare in preda ad un crisi isterica ed a sospirare asmatica. Nikla idem, in depressione profonda ed acciacchi collaterali da reazione psico-somatica. Rikkio con un ghigno isterico seguito da sbiancamento corse ad impasticcarsi. Maurizio si era a messo a balbettare livido ed aveva accusato un improvviso dolore di stomaco per correre a bere qualche superalcolico che aveva peggiorato il malore. Angela e famiglia sospiravano ed urlavano allucinati e perduti. E così via.

Angelo li aveva guardati, osservati, con stupore crescente ed aveva capito che v’era qualcosa che non tornava in quel mucchio di pazzi delinquenti, di pezzi di merda. Sì, s’era proprio detto: “Finalmente una bella, davvero un’eccellente, notizia ed mi trovo attorniato da pezzi di merda che al contrario ne sono come mortalmente feriti. I conti non tornano... ...Ma allora erano proprio tutti degli irrimediabili pezzi di merda ed io non me ero mai accorto, o non del tutto!” Li aveva ascoltati telefonarsi, parlarsi, agitarsi sconclusionatamente. Aveva sentito e visto che costoro avevano a che fare con magnaccia degli Squadroni della Morte dei Carabinieri e della PS. Gli si erano improvvisamente aperti gli occhi: “Il mio caro Roby si fa i fatti suoi e questi stanno trafficando per rovinarlo!” Per cui li guardava con aria di disapprovazione e con scuotimenti di testa come per dire, e talvolta lo diceva pure ad alta voce: “Ma che vi siete messi in testa?! Ma che state facendo?!” Ovviamente loro, i pezzi di merda, lo vivevano con crescente avversione. Era come una coscienza umana che loro non avevano e che si trovano sotto il naso mentre sguazzavano ed operavano da pezzi di merda, da infami, da pidocchi.

Lui li guardava e, talvolta, aggiungeva pure qualche commento espressivo o verbale. Loro si sentivano guardati e sapevano quel che erano e stavano facendo. Eppure l’ignominia era nella loro natura. 


Maurizio e Fausto Sgarruffo reclutati dalla Polizia Segreta CC

Il pidocchio è lì a disposizione per pidocchiare, per pazzoidare e delinquere...

Fino a quando Roby fu preso, a metà 1981, dei due solo Fausto, il figlio del cuoco napoletano, si era attivato in contatto diretto con la rete degli Squadroni della Morte dei Carabinieri. Da tempo sguazzava con costoro. Quando andava a riferire invenzioni sue, dato che è sempre stato un viscido calunniatore col complesso del fratello sfavorito (pur lui più scolarizzato del mezzo fratello Angelo e pur ritenendosi più furbo), riferiva anche a nome del figlio Maurizio Sgaruffo.

Maurizio si attiva in prima persona non appena, a luglio 1981, diviene pubblica la notizia, sulla stampa ed in TV, che Roby è stato preso, tranquillamente e casa sua, ed accusato di associazione sovversiva “senza nome”, della serie: ti inventi in gruppo, te ne dichiari capo, ci fai una cinquantina di nomi ed esci presto, ...ma non è detto.

Finezze troppo difficili per i media cui i CC passano veline su cui loro poi ricamano. Non è che i media potessero dire: “accusano le persone di banda armata senza nome” Per cui inventavano altro. In realtà, erano i procuratori che non ci stavano sulla testa, e neppure i CC ed i PS di cui questi erano solo commissari politici, facciata giudiziaria. Non che una banda armata debba avere un nome. In realtà, essa stessa potrebbe essere una figura di reato del tutto inutile, dato già altri articoli del Codice avrebbero potuto e potrebbero essere usati si fossero mai verificati, o quando si verificassero, queste ipotesi di reato. Ma, alla fine, Stati e sistemi legali hanno decisi aspetti propagandistici per cui si inventano sempre i reati del momento, reati del momento che poi restano. La banda armata era divenuta un’entità coi rituali paramilitari e parapolizieschi di cui si è già detto in precedenza, dunque con tutte quelle retoriche, ma anche elementi di fatto, come nomi, schedari, simboli etc. E se mancavano bastava dire ai media che era una banda armata, oppure che si arrestavano persone anche “bande armate” che in realtà non esistevano. Il reato tautologico! In quel momento, la direttiva politica era sia di creare che di reprime con quelle simbologie. E si arrestava perché se ne parlasse, e se ne parlasse nei termini retorico-propagandistici pretesi in quel momento. Come è sempre successo, che le accuse fossero vere o false non è mai interessato a nessuno. Inventato un gioco, si deve far finta che sia vero, e farlo vivere come fosse vero. I messaggi che si mandano ed il clima che si crea sono ciò che contino, non che siano fondati.

Ad ogni modo, di fronte alle notizie mediatiche su Roby [forse un paginone su un quotidiano spezzino, paginone di cui nessuno si sarebbe più ricordato dopo un paio di giorni], una persona normale non avrebbe fatto nulla. Il tutto era avvenuto in altra città, Torino, anche se v’era stata quella risonanza sulla stampa spezzina. I giornali devono pur essere riempiti con ‘notizie’. Maurizio poteva alzare le spalle. Dire che non lo conosceva o, se l’avesse interrogato qualche superiore, sulla cosa, dire che non era in contatto, cosa sostanzialmente vera.

Al contrario, lui, megalomane, mitomane, isterico, di umore instabile, soggetto a crisi di panico, si sentirà sprofondare, per cui, pur non richiesto da chicchessia, andrà dalla direzione dell’OTO Melara che, trattandosi di azienda militare, è la stessa cosa che parlare cogli Squadroni della Morte dei Carabinieri.
- “Vorrei chiarire la mia posizione... Io non c’entro nulla. Io sono un para-governativo. Voto per il PLI. Non ne so nulla di quello che fa Roby. Io lo condanno. Io mi dissocio. Io sto con voi...” ...Pazzie da fuori di testa...

All’OTO Melara, della cosa in sé non ne fregava nulla a nessuno. Lo mandavano all’estero ad avvitare bulloni. Non che lui fosse a conoscenza di segreti scientifici o militari. Tuttavia, dato che tutti lo conoscevano già, il Maurizio, come un mitomane ruffianetto, scemotto e pronto a fare la spia su tutti, si erano detti che avevano un altro pollo, anzi ancor più pollo di come già lo considerassero. Uno che ha paura, e lo fa vedere, è ancor più usabile a piacimento per qualunque crimine e demenza.
- “Grazie M.Sgarruffo. Apprezziamo molto questa sua chiara presa di posizione. Non abbiamo mai avuto dubbi su di lei...”

Poi lo contattò direttamente e formalmente uno della Polizia Segreta CC:
- “M.Sgarruffo, il modo migliore per stare tranquillo è che tu ci aiuti. Qualunque informazione tu abbia su Roby, anche cose che a te sembrino insignificanti, vieni qui da noi a dirci.”
- “Certo! Comandi!”
- “Teniamoci in contatto...”
- “Sì! Grazie! Con piacere!”

Lui si consultava con Fausto che si consultava con Rikkio, e riferiva agli Squadroni della Morte dei Carabinieri dell’OTO Melara quello che loro lasciavano intendere volessero sentirsi dire. Contava loro che Roby era un irriducibile del terrore perché aveva capito che questo era quello volessero sentirsi dire. Roby, dentro, si faceva i fatti suoi, e non gliene fregava nulla di niente e di nessuno. Qualcuno ne fu urtato, ma Roby ebbe fortuna. A volte qualche dissapore con qualcuno ma senza avere vere grane. Poi, quando Roby uscì, Maurizio andava a riferire che erano tutti sicuri che Roby avesse preso, anzi ripreso dicevano loro, la testa del terrore. Diceva di esserne proprio sicuro, sicurissimo. Quando Roby rifiutò di stringergli la mano ipocritamente da lui tesa, al funerale di Clorinda [verso la fine degli anni ‘80], e poi Maurizio fuggì con la scusa che era influenzato, si fece ancora più cattivo. All’agente degli Squadroni della Morte dei Carabinieri OTO Melara non ne fregava un cacchio, la sapeva che erano tutte balle, ma siccome loro sulle balle ci vivono (e ne scrivono informative che risultano come lavoro, sì da poter far dunque finta di avere proficuamente fatto qualcosa) ed aveva avuto l’ordine che servivano proprio quelle ‘informazioni’, le scriveva come riferite dalla fonte confidenziale Maurizio Sgarruffo ed inoltrava i rapporti al comando.

Maurizio, già nell’area dei canterini dell’OTO Melara, visto che era già noto sul luogo di lavoro come di un canterino solerte, ci aveva preso gusto, ed era divenuto un informatore organico su un po’ tutti.  Da disinformatore sul luogo di lavoro era divenuto disinformatore dei CC anche in altri ambienti. Disinformatore per quello possa mai disinformare un mitomane ignorante e che neppure capisca un cacchio. Il figlio del maestrucolo, poi corrotto funzionario del Comune, a sua volta figlio del cuoco napoletano si reputava ovviamente astutissimo ma dato che, come lui stesso diceva, pensava con la lingua, la sua grande astuzia spaziava su quello improbabilmente capisse, ciò spaziava su quello non capiva. Inoltre, non lo ripeteremo mai abbastanza, il problema di tutti i furbissimi è che pure tutti gli altri lo sono. Per cui, in un mondo di furbissimi, a volte l’astuto sostanziale potrebbe forse essere chi non fosse neppure un furbo, magari fosse proprio un fesso. Al furbissimo Maurizio avevano dato un nome di copertura ed una procedura di contatto settimanale riservata, durante la quale per almeno un paio d’ore riferiva ad un agente addetto che annotava tutto e poi trasformava il tutto in informative confidenziali sui vari soggetti di interesse dei CC. Maurizio si sentiva un vero agente segreto. Era solo un disinformatore, disinformatore di nulla visto che delirava quando ‘informava’, come aveva sempre delirato e delirava nella vita quotidiana. Fu così che si mise a raccontare agli amici, che ne ridevano dato che sapevano che tipo fosse, che era divenuto un vero James Bond. Raccontava pure di più. Per cui, quelle sue attività confidenziali erano note a tutti. No, l’astutissimo Maurizio proprio non ce la faceva a trattenersi. Si sentiva un grande ma appunto, si diceva, a che serve essere un grande se non lo si fa sapere agli altri?  

Nella primavera 1990, quando Fausto seppe che Roby era stato assolto, sbiancò e fu costretto a mettersi a letto per alcuni giorni disperato, devastato da un’invidia profonda ed irreprimibile che gli sfondava ancor più lo stomaco e gli produceva svenimenti. Quando lo disse a Maurizio, pure costui fu colto da un’agitazione indescrivibile. Anche lui fu costretto a mettersi a letto per alcuni giorni con febbre e convulsioni, oltre a bere più superalcolici del solito. Furioso, imprecando e bestemmiando spaccava pure varie cose si trovasse nei paraggi, quando tali attacchi gli si facessero ancor più irreprimibili.

Ancora febbricitante e convulso, Maurizio andò dalla Polizia Segreta CC, dal suo contatto, per un colloquio d’urgenza:
- “Ho saputo che quel Roby l’ha fatta franca. ...Consideratemi a vostra competa disposizione!”

Lo rincontrarono dopo qualche settimana.
- “Guarda, l’operazione di contrasto contro Roby parte subito. Dato che tu dovresti averlo ben conosciuto, ci occorre la tua totale collaborazione per avere un suo profilo completo ed esatto e per trovare il modo di... ...Sono operazioni segretissime, studiate con professoroni... ...Neppure noi sappiamo bene...”
- “Certo! Comandi! ..Ben felice! Se fosse possibile cooperare come un agente... ....come un agente speciale... È sempre stato il mio sogno.”
- “Ma sei già un nostro agente...”
- “Sì, ma ora vorrei essere qualcosa di più, ...qualcosa di più professionale ...diciamo...”

In uno dei suoi soliti deliri mito-maniacali, Maurizio di sentiva come in un film e si esaltava di divenire qualcuno ...da cinema!

- “Tu lo conosci bene?”
- “Certo, so tutto. Posso dirvi tutto quello vi possa occorrere per la vostra operazione contro...”
- “Da quanto è che non lo vedi?”
- “Ehm... Un decennio, una dozzina d’anni...”
- “Una dozzina d’anni?!”
- “L’avevo incontrato... ...quasi... al funerale di nostra nonna Clori... Ma lui mi aveva mandato pubblicamente affanculo, ...in pratica, rifiutando di stringermi la mano che gli avevo teso. Per cui, io, che già stavo poco bene, me ne ero andato a casa. ...Un’influenza... Avevo la febbre...”
- “Ma avrà bem parlato coi tuoi.”
- “Sì, era lì, ma senza dire nulla... Mi hanno poi detto che, più che altro, li squadrava... Comunque, mi interesserebbe moltissimo, magari anche contro altri, lavorare come agente... ...come agente speciale... ...come agente segreto... Magari mi pre-pensiono dall’OTO Melara... ...Se potessi lavorare per qualche agenzia vostra o collegata... ...Come si dice... ...parallela...”

Gli dissero che la cosa era fattibile. In realtà, non sapevano bene che farsene di quel cretino. ...Ma hanno così tanti soldi da buttare via e che in gran parte si reincassano loro con giustificativi di spesa stragonfiati... Inoltre senza cretini inutili non esisterebbero neppure loro, loro i vari uffici ‘speciali’. Il mitomane Maurizio andava bene, era perfetto, per avere informative false. Come facevano un po’ con tutti. I CC si fanno fare informative false. I CC lavorano così. La PS e gli altri pure. Si fanno dire quello di cui hanno bisogno. Dicono, scrivono, che hanno avuto l’informazione sicurissima che... L’informativa è formalmente vera, nel senso che qualche struttura di polizia o militare ‘normale’ ha ricevuto una certa notizia, ...le notizie false le Polizie Segrete CC ed altre avevano attivate, inventate e messe in circolo, proprio perché fossero poi ricevute da livelli ‘normali’, ordinari, di base, delle burocrazie poliziesche e militari, e da queste trasmesse a loro Polizie Segrete come notizie riservate, riservatissime, del tutto sicure e veritiere. Si fa per dire ‘veritiere’... La notizia veritiera è come gli allarmi ‘terrorismo’ dove poi non si trova nulla. Loro hanno ricevuto “informazioni sicurissime”... Sicurissima è l’informazione [disinformazione], non il contenuto. Per cui, il contenuto è falso. Ma un falso fatto da loro produrre da agenti loro. Per cui è un falso fatto divenire vero presentandolo come una normale informativa di polizia o di disservizi di informazione. Le Polizie Segrete se le inventano e poi se le ricevono come provenienti da una molteplicità di fonti che vengono fatte sembrare terze.

- “Certo, Maurizio, siamo sempre alla ricerca di persone con esperienza, da valorizzare come fonti confidenziali nelle situazioni più differenti...”
- “A me piacerebbe qualche riconoscimento ufficiale.”
- “In realtà, noi siamo pochi e fissi. Tutte le nostre vaste reti informative sono nell’ombra...”
- “Se, però, per voi è importante questa cosa di Roby, ed anche altri casi simili...”
- “Noi siamo sicurissimi che sia il capo del terrore, del nuovo terrore che resta nell’ombra e che poi di tanto in tanto colpisce. Se lei ci potesse confermare...”
- “Posso chiedere e confermare... ...Ma vorrei un qualche riconoscimento, come quando il Presidente degli Stati Uniti, ...ho visto dei film, dà delle medaglie segrete...”
- “Certo, Maurizio, ci piacerebbe poterle dare una medaglia, un attestato... È che, purtroppo, queste cose noi qui non le abbiamo...”
- “Eppure, se uno serve la patria, e poi per cose così delicate come mi chiedete...”
- “Guarda, Maurizio, una cosa che già abbiamo fatto per altri... Beh, solo in qualche caso... Proprio in casi eccezionali, che meritino. Se tu ci aiuti in modo decisivo... ecco... sì, sì, devo chiedere ai superiori ma diciamo che... ...con una probabilità del 50%... ...Capirai che ci sono delle burocrazie... ...Non è che noi si possa... Ah fosse per noi, se tu davvero ci aiuti... Ecco, potremmo vedere, se riusciamo, di farti Cavaliere del Lavoro...”
- “Ma io dicevo un qualche diploma o medaglia militare o dei servizi...”
- “Guarda, Maurizio, noi quelle cose proprio non le abbiamo... Anche perché quando il Presidente degli Stati Uniti dà il diploma e la medaglia segrete, esse vengono subito ritirate. Dunque, quelli che li hanno ricevuti non hanno niente in mano. ...Cavaliere è proprio il massimo. Tu ci confermi che lui è il capo del terrore e noi...”
- “Ma è una cosa sicura che poi mi arrivi il titolo?”
- “Un poco di pazienza per le procedure. Sai sono uffici del Quirinale che, su richiesta del governo, fanno l’istruttoria e poi il Presidente firma e dà l’onorificenza... Tu ci fai un bel rapportino dicendo che hai informazioni sicure che... e noi attiviamo la procedure del  Cavalierato. Idem se abbiamo ancora bisogno in futuro per questo ed altri casi... ...Non che poi, in futuro, ci chiedi un super-Cavalierato perché neppure ne esisterebbero... Certo, formalmente lo facciamo figurare..., ah abbiamo visto che sei della Croce Verde, ...come tu avessi avuto qualche grande benemerenza civile... ...magari la hai veramente... ...ma per quelle cose pochi divengono Cavalieri... ...Ecco, ad ogni modo tu lo sai che sei divenuto Cavaliere, qualunque sia la motivazione formale, perché il Servizio Segreto dell’Arma ha voluto..., ti ha... Ecco, ci capiamo... È come quelle benemerenze segrete del Presidente degli Stati Uniti, dove poi il diploma e la domanda vengono subito ritirati perché tutto deve rimanere segreto. Qui, invece, tu divieni Cavaliere e tutti lo sanno che sei stato promosso Cavaliere della Repubblica. Noi ti proponiamo. Naturalmente speriamo gli uffici del Presidente non pongano poi qualche ostacolo. A volte ne hanno troppi. Ma se noi spingiamo, non ci si deve preoccupare. Se alla fine, per caso, la cosa non riesce non è che ti offendi. Nel caso, tentiamo poi qualche cosa d’altro, se proprio non si potesse farti avere il cavalierato. Io posso solo darti la mia parola che ce la mettiamo tutta. ...Poi, o ad ogni modo, naturalmente la tua collaborazione prosegue. Abbiamo sempre mille maniere per remunerare i nostri agenti, i nostri cooperanti. Si può sempre avere bisogno nella vita. E noi siamo lì, sempre pronti a fare il possibile e l’impossibile per i nostri amici...”

Si strinsero la mano come a sigillo di quello squallido mercanteggiamento. Maurizio lo disse subito al padre che stava diventando un grande agente segreto. Fausto lo guardò come si guarda un povero scemo che lo aveva fatto sentire tutta la vita inferiore, dato che avrebbe voluto un figlio studioso etc. Fausto non gli negò la sua collaborazione per scrivere una paginetta dove si dichiarava che fonti plurime suggerivano che di sicuro Roby fosse il capo del nuovo terrore. Deliri. Ma era quello i CC volevano. Serviva per l’intensificazione dello State/Government-Organized Stalking-Mobbing e dunque per l’immediata attivazione di un ossessivo mobbing anche sul loro di lavoro, l’INPS dove Roby sarebbe stato reintegrato nel giro di pochi mesi. L’assoluzione è attorno all’11 marzo 1990. Al lavoro lo richiamano dal 2 luglio 1990.

Infatti, tanto per iniziare, caso assolutamente unico, invece che reintegrarlo, come d’uso, dove lavorava in precedenza, a Torino-Centro, Roby viene mandato nella località del Piemonte più distante, Gravellona Toce. Un cinque ore di treno e mezzi pubblici tutti giorni, quando la neve ed i ritardi non impedivano di raggiungere il luogo di lavoro. Ovviamente, lì, alle dipendenze della sede provinciale di Novara, e della sede regionale del Piemonte, cercano di montargliene di tutti i colori. Come poi faranno quando viene trasferito a Torino, prima al Lingotto e poi alla sede di cosiddetto Torino-Sud, alla Crocetta   

Appena Maurizio Sgarruffo consegna una delirante e mito-maniacale dichiarazione dove ‘certifica’ che ha ascoltato informazioni sicure, sicurissime, che Roby è il capo del nuovo terrore, gli Squadroni della Morte dei Carabinieri attivano la procedura del cavalierato per Maurizio. Il 2 giugno 1991, Maurizio Sgarruffo viene nominato Cavaliere d’Ittagliozzia. Cavaliere d’Infamia. 


Angela si attiva presso la Polizia Segreta CC

Ci sono pidocchi che, non avendo alcuna dote positiva, fin dalla più tenera di età fingono di esistere facendo il possibile per distruggere gli altri...

Angela, da Mileto a Casalbuttano, era emersa come la maestra della famiglia dando il culo a tutti coloro potessero aiutarla ad ‘emergere’. Sì, sì, proprio il culo. Per esempio, se lo faceva mettere dentro dai cuginetti ricchi e poi diceva loro di raccomandarla ai genitori. Poi lo fece, quando possibile, a scuola, coi figli dei professori o coi professori stessi. Con le femmine da cui potesse dipendere si sottometteva con la ruffianeria. Non conosceva i rudimenti della grammatica e della sintassi, e neppure far di conto, tanto meno tutto il resto. Nessuno la vide mai con un libro in mano o sul tavolo anche solo da leggiucchiare. Era abituata ed emergere, come maestra, in altri modi. ...Di lecco e di culo, appunto.

Si era maritata con un Rossi (lui, un mitomane, le aveva detto di essere ricchissimo e lei, che pur si riteneva astutissima, se la era bevuta), e poi aveva sfornato i due figli standard per sentirsi normale. Il primo, Paolo, era un po’ finocchietto come il padre. Si copriva dietro lo sport, ambiente perfetto per froci mascherati. Il secondo, Pierluigi, si era accasato subito dopo le superiori e si era dato ai commerci, un negozio di sport, con inizio stentato ma poi sopravvissuto, pur stentatamente, in qualche modo. Si inventava truffe a ripetizione e se le faceva pure sussidiare dalla famiglia sua e della moglie. Spendone di suo, spendeva ancor di più pensando di poter truffare il prossimo. Non che lo facesse con cattiveria. Era la solita sindrome del più furbo: macchinone e grandi affari ...a spese degli altri che poi non davano i soldi [erano ancora più furbi del furbo proponeva loro “grandi affari”]. Pierluigi aveva prodotto un figlio maggiore con poca propensione agli studi come lui (ma più serio e lavoratore), e lo aveva rapidamente inserito nel negozio, ed un altro gaio che girava Italiozia a fare il cameriere ed a fare il gaio. Già da piccolo era stato predestinato al ruolo, dalla nonna invidiosa, Angela, che fin da piccolo prima gli dava le bambole e poi gli diceva a tutti che era una femminuccia. Angela lo faceva per celare che il proprio figlio maggiore, Paolo, fosse finocchio, pur celato. Nella sue aberrazioni mentali, si era detta che produrne uno vero e dichiarato, in famiglia, poteva celare la finocchieria del proprio figlio maggiore, dunque del principale rappresentate della famiglia e di lei stessa. ...Cosa c’entra? Noi non c’arriviamo. Ma Angela delirava a questo modo [“fotto il mio figlio minore, con un figlio suo frocizzato, per coprire il maggiore e più di successo professionale]... Questo bimbo, crescendo s’era uniformato al ruolo pre-destinatogli. Tutti gli dicevano che era una femminuccia e, quando qualche ‘amico’ gli aveva proposto di metterglielo in quel posto, lui se lo era fatto mettere e gli era piaciuto. Casalbuttano era ed è piccola. Era divenuto tra i finocchi ufficiali del paese. L’eletto dalla madre, Angela, era il proprio figlio maggiore, il frocio mascherato Paolo. Ragioniere. Economia e commercio. Commercialista a Cremona, dopo un apprendistato a Milano da uno di quei cuginetti cui la Angela dava il culo e faceva seghe quando questi era  piccolo. Una moglie giusto per produrre un figlio e per fare la copertura a Paolo che si fingeva virile, pur continuando a frequentare giri frocio-sportivi. Lei scopava in giro ma, saggia, aveva pensato di accasarsi, e lo aveva fatto, con uno con una professione che le permettesse una qualche agiatezza da classi medie. Non a caso, lui aveva regolato la cosa su basi commerciali. Lei faceva la casalinga, nel senso che non lavorava, e lui le dava uno stipendio. Lei se la faceva discretamente con tipi con cui aveva fraternizzato già nell’adolescenza, poi anche con altri, pur raccomandandosi che la cosa rimanesse segretissima, ora che aveva un marito ufficiale che la stipendiava per stare a casa, e produrre e crescere un figlio per mostrare la propria virilità. Per sé, il Paolo, s’era non casualmente scelto come sport la marcia, che gli permetteva di passare ore ed ore marciando per la Padania sculettando, cosa che lo eccitava d’ano e mascherava una vita tra uomini, tra altri sportivi finocchietti e finocchioni come lui. 

Angela passava il tempo a cercare di ingerirsi nella vita delle famiglie della dozzina di fratelli e sorelle. Naturalmente, dove non le sbattevano la porta in faccia e solo tra quelle e quelli che sembravano avere più soldi di lei. Telefonava, le e li incontrava, cercava di innestare processi distruttivi ed autodistruttivi. Non difficile con le sorelle, essendo tutte un poco disturbate come lei, soprattutto le due che sembravano avere più soldi di lei, Ester e Franka.

Angela si gettava soprattutto su queste due. Aveva dei problemi anche con Nicolino, senza figli, e che si riteneva il capo della famiglia essendo sottufficiale dei Bersaglieri, dopo essere venuto al Nord come poliziotto prima della guerra, dopo essersi ritrovato ‘volontario’ fascista in Spagna. Per cui Angela mandava i suoi due figli a depredarlo, per quel potevano. V’erano poi le due sorelle. La più bella, ed anche la più giovane, delle sorelle era Ester che s’era sposata con un geometra di La Spezia, Ennio Orsoni, che aveva fatto soldi a palate lavorando in aziende di strade, di ponti e gallerie. Il figlio maggiore Marco sembrava avviato ad una promettente carriera sulle orme del padre. Liceo Scientifico, ingegneria... ...No s’era tutto bloccato al liceo, pur lui, Marco, di grande intelligenza e passione per lo studio. Angela aveva creato isterie distruttive in Ester. Marco era finito squilibrato a far nulla. Vaneggiava, vaneggiava. Si era creato un suo mondo di tattiche e strategie autodistruttive e paralizzanti, per difendersi dalla madre ‘montata’ da Angela. Non il tipo che fugge in America a fare il muratore e poi divenire miliardario. Si sedeva per giorni e notti in giardino ad aspettare i marziani, aveva  abbandonato il liceo, diceva di voler fare un film, ...lo diceva. La seconda era una vivace ragazzetta ed anche piuttosto bellina, Rossana. Creato supplementari isterie distruttive nella madre [la solita Angela le aveva create! - Ester era già autodistruttiva di suo], la figlia Rossana era divenuta, almeno per qualche tempo, una nièca [scialba etc] grassona, che non era andata oltre le magistrali. Deve essersi poi forse ripresa, un po’, col matrimonio, due figlie piuttosto belle etc. Ma non sappiamo nulla di sicuro. Le è restato qualcosa di torvo.

Angela s’era scatenata pure su Franka, ovviamente, che riempiva di simili agitazioni distruttive. Non che ve ne fosse bisogno, dato che Franka, che l’aveva interiorizzata, se la vedeva sempre davanti, qualunque cosa facesse od accadesse, e si diceva: “Che cosa mi dirà mia sorella. Ecco ora mi sgrida. Come posso fare perché non mi sgridi troppo? Oh, avessi studiato anch’io... [...da maestra!]”  


Nikla si fa attivare presso la Polizia Segreta CC

I pidocchi con verniciata religiosa hanno una puzza particolare...

Gli Scattozzi erano una famiglia piuttosto squallida, almeno in alcuni rami. Lì si erano sposati due Scattozzi. Cugini. Lui, Mario, un debosciato. Lei. Guglielmina alias Mina,  un’ossessa violenta e distruttiva.  

Gli Scatizzi discendono da un famiglia di schiavi ebraici importati nell’area manifatturiera di Pistoia-Prato da reduci delle crociate. Si distribuiscono poi anche nelle aree circostanti. Il cognome originario era Schatz (cantori della sinagoga).

Quello della Scattozza rappresenta l’imbifolchimento dell’ imbifolchimento di un ramo che si era già imbifolchito nel senese. Basta vederli in azione... Il figlio scemo di uno degli Scattozzi appena cittadinizzatosi alla Spezia, dove si era costruito una casetta tipo casetta colonica da bifolchi toscani, si era preso e tenuto in casa un Scattozza da Rapolano bifolca irredimibile. Lo Scattozzi che costruisce la casetta a  Migliarina [un quartiere operaio, ma non solo, della Spezia] era giunto alla Spezia come squadrista fascista. Delinquenti e ladruncoli della campagna toscana cui mettono una divisa fascista e cui fanno fare carriera alla Spezia, base militare e di industrie pubbliche del comparto militare, dove dunque occorrono miliziani monarco-fascisti per controllare il proletariato, proletariato che era esso stesso fascista prima di riciclarsi DC e PCI. Uno dei tre figli di costui, quello scemo, si sposa con una cugina,  Mina, con lo stesso loro cognome, bifolca e malata di mente cronica. Il più sveglio dei tre rimedia una ficona, ma poi corre dietro ad altre e si stabilisce nelle Americhe. Un altro fa il tecnico in qualche industria di Stato cittadina e tira a fare i soldi. Quello ammosciato dalla guerra resta nella casa paterna, che vendono alla Dalessandro, e si imbifolchisce con la moglie ignorante e folle mentre passa le giornate da impiegato INAM. All’INAM rubano tutti. Lui non riesce neppure a far quello, o non nella misura ‘industriale’ degli altri. 

La sorella maggiore di Mina, una cui piaceva chiavare (il marito le era morto sulla fica durante una montata travolgente), era di animo generoso, senza invidie ed altri squallori verso gli altri. La figlia della sorella, Miriam, una gran ficona, almeno da giovanissima (poi restata sul bello ed anche appariscente), laureata in lettere e lingue, si era sposata con un medico di famiglia di medici, i Dalessandro, uno che si presentava bene pur essendo un gran maniaco. Davvero uno fuori di testa. La sua demenza si dirigeva comunque verso il mondo. Anche all’interno della famiglia, a dire il vero... Era senza figli dato che odiava i bambini avendo avuto un padre medico che lo trattava da merdacchia e che gli diceva che non sarebbe mai divenuto bravo come lui. Dato per lui le donne erano tutte troie in calore, teneva la moglie segregata in casa, per cui lei si dedicava a lezioni private in batteria anche a dieci studenti in contemporanea. Lei poteva uscire solo con lui gelosissimo. Neppure poteva andare a fare la spesa perché il Dalessandro era convinto che gliela avrebbe subito scopata qualche commerciante. Comunque lui la trattava con gentilezza e la chiavava con passione, almeno finché un giorno non gli si ammosciò per sempre. Lei era egualmente felice finché lui la montava regolarmente, sebbene lui fosse davvero un pazzo rozzo e furioso, almeno quando manifestava il suo vero essere. Lui non sopportava gli Scattozzi-Scattozzi, Mina e Mario, per cui ne insultava in continuazione i figli altre a svillaneggiare in continuazione pure loro che abitavano in una casa che per ragioni di divisione di eredità Mario e fratelli avevano venduto proprio a lui. Era una casa indipendente. Al piano terreno abitava la suocera del Dalessandro, la sorella maggiore di Mina. Sopra, Mina e Mario coi quattro figli. C’è da dire che agli Scattozzi piaceva essere presi a calci in bocca dal parente acquisito medico. Ne parlavano come di un luminare della medicina. Faceva il medico della mutua. Per esempio, questi, con la moglie, si portava in barca, una barchetta non un panfilo il più giovane degli Scattozzi-Scattozzi, Giovanni. Gli serviva per aiutarlo a spingere la barca in mare e per remare. Di tanto in tanto lo guardava e, tanto per fare un po’ di conversazione, gli diceva, senza motivo: “Ma lo sai che sei proprio un fallito!” Giovanni ridolineggiava felice. ...Cose che non si potrebbero neppure immaginare.

Mina, al contrario della sorella maggiore, era proprio squallida. Livida, maniacale, invidiosa, repressa, ignorante. Ah, si vantava si saper cucinare. ‘Cucinava’ le cose per ore, per cui spesso erano pietrificate, come era il caso dei polli. Salava pure in abbondanza. Mario arrivato a sessant’anni aveva tolto il disturbo. Si era fatto rubare la liquidazione da qualche giovane rampollo che gli aveva venduto quote di un fondo d’investimento truffa che si era dunque rapidamente dissolto. Fortuna che aveva fatto in tempo a fare un viaggio a Londra. Un giorno era uscito a fare delle foto ...ai silos del porto! Rientrato si era messo a letto e non si era più alzato. Ne era uscito dentro una bara. Piuttosto pesante dato che lui aveva un bel pancione essendogli restato come unico diletto/maleficio il riempirsi la pancia. La moglie lo guardava male se lui non mangiava. Si era comunque stufato di quello squallore in cui si era ridotto a vivere ed era morto. 

Come già detto, erano tre fratelli, nella famiglia originaria di Mario. Uno si era sposato una gran ficona, una un po’ troia, di Trieste. Il tempo di fare un figlio colla stessa, ed era poi era sparito in giro per il mondo, dietro ad altre ficone ancora meglio. Un altro faceva l’impiegato corrotto e che dunque viveva in una qualche agiatezza piccolo-borghese con uno o forse due figli. Mario era passato dal liceo classico alla guerra e dalla guerra all’INAM. Sposatosi con una cugina, Mina, con lo stesso cognome, un matrimonio combinato tra lui timidissimo e lei che era ormai in età di sposarsi, gli erano restati i sogni. Sì, lei, Mina, era una che faceva le cose perché così facevano tutti e così le avevano detto andassero fatte. Ignorante, l’unica ‘cultura’ che aveva erano le tradizioni, meglio le manie grette, una tipica mentalità mafiosa, del paese del senese (Rapolano, poche migliaia di abitanti) in cui era nata e vissuta prima di trasferirsi, sposata, alla Spezia. Lui all’INAM. Lei in casa. In quella casa del padre di lui, a Migliarina, poi stupidamente venduta ed acquistata dal medico maniaco Dalessandro. 

A Mario erano restati i sogni. Era passato dalle puttane, con cui andava da militare, a Mina, che apriva le gambe e si faceva chiavare perché le avevano detto che era suo dovere coniugale, ed all’INAM. Ne erano usciti quattro figli, due e due, anzi cinque ma uno era deceduto od alla nascita o poco dopo. Quel figlio morto era il cruccio della famiglia ma solo perché era il primo e maschio: figuratevi la mentalità malata di quei figuri! Poi, lo schifo era prevalso e Mario evitava quella moglie mielosa, falsa e piuttosto disgustosa, pur non avendo lui il coraggio di uscire in un modo o nell’altro da quella vita che se ne andava via senza senso. Era come una mosca sempre più intrappolata dalla tela di un ragno. Morto d’inedia psicologica. Sognava che arrivato alla pensione... No, arrivato alla pensione aveva continuato come prima, ovviamente. Quando te lo prendi in saccoccia tutta la vita, non è che alla pensione... 

Quando proprio non ce l’aveva più fatta a sopportare quella vita squallida, era morto, a sessant’anni, appena pensionatosi. Appena il tempo di un breve viaggio organizzato a Londra e di farsi rubare la liquidazione da un fondo d’investimento che s’era svuotato. Arriva un ragazzotto aitante e convincente cui dai tutti i soldi. Poi ti comunicano che il fondo è restato senza nulla: “Gli incerti degli investimenti in borsa.” Tra l’altro, all’INAM, dove tutti arraffavano, lui non ne aveva il coraggio per cui era restato semplice impiegato e pure col solo stipendio su cui sarebbero dovuti vivere in sei, i due coniugi ed i quattro figli, che erano dunque sempre senza soldi.  

I deliri di Mina erano cresciuti alla dipartita del marito perché si sentiva ora pontefice massimo della famiglia, famiglia che lei aveva sempre vissuto in modo mafioso, nella peggiore tradizione contadina rapolan-senese. Già aveva sempre reputato suo dovere frugare in tutto ciò che facessero i figli, dagli assorbenti delle figlie, che controllava accuratamente, nelle lettere ricevessero i figli, le medicine usassero, insomma mettere il naso ed intervenire in tutto ciò facevano ed avevano figli e figlie. Era continuamente a frugare cose e comportamenti. ...Le avevano sempre detto che era quello ciò che doveva fare una moglie, una moglie e madre... E lei lo faceva. Una vita a guardonare. Se c’era da intervenire, secondo la sua mentalità malata, faceva intervenire altri. Lei pretendeva. Gli altri dovevano fare quello lei pretendesse.  

Lo faceva pure col marito ma, tra straordinari in ufficio, pancia ed aria bonario-depressa, non si poteva neppure pensare che neanche si facesse una sega. Lei lo avrebbe scoperto e smerdato in casa e fuori. Mina l’avrebbe scoperto e gliela avrebbe buttata lì, dato che quando i familiari andavano al cesso controllava i tempi e poi andava a controllare che avessero fatto. Non c’era nulla da fare. Era fatta così. Maniaca furioso-ossessa. 

Nikla era la seconda, non considerando quello morto in fasce. Quando era entrata all’INPS, nel febbraio 1970, dopo anni di università mai finita e che non avrebbe mai finito anche fosse restata disoccupata, era passata dall’assoluta mancanza di soldi ad uno stipendio da impiegata pubblica per quanto non grandioso. Lo spendeva tutto, in cianfusaglie, in pochi giorni. Un delirio!

Serera era figlia solo di Roby, non davvero sua di lei (cui proprio non somigliava neppure un po’, ovviamente), essendo nata a seguito di un esoterismo cabalistico delle Chai [חַי], altrove raccontato, di cui lei non sapeva nulla e che la usò solo come madre formale. Infatti Serena non ha nulla di lei. Quando Nikla la obbliga ad andare dai suoi, alla Spezia, Serena si sente  un’estranea, ne ha pure un senso di schifo che non riesce spiegarsi a livello razionale, anche se, per bontà innata, non osa opporsi. Nikla la picchia con rabbia e, poi, prorompe in pianti ed altre sceneggiate ricattatorie.  

Ma Nikla, malata ed abietta come la madre Mina, è di quelle che si trasfigurano nella lei-crede-figlia come dimostrazione di saper fare qualcosa, ...generare, e che poi, in qualche modo, si creano una vita immaginaria attraverso l’esistenza della prole. È quello che molte madri malate fanno. Pure parte dei padri. I figli, o supposti tali, divengono la realizzazione, spesso immaginaria, di quello loro non hanno saputo fare o non sono riusciti a fare. Nikla venne sottoposta ad anestesia totale da personale ospedaliero della cabala, della Chai [חַי], quando Serena nacque, per cui non lo seppe mai quello era successo pure in quel momento. Infatti nei giorni e nelle settimane successive alla nascita, Nikla continuava a piangere e piangere: “Non è figlia mia! Non mi assomiglia neppure un po’! No, non è figlia mia!” Era solo figlia di Roby. Poi Nikla si disse che lei poteva essere qualcuno solo facendosi la parte della madre, ovviamente sui binari ossesso-paranoici della madre Mina. Usò Serena pure per spillare in continuazione soldi su soldi agli Scaruffi, soldi guadagnati soprattutto da Angelo. “O mi date soldi o non ve la faccio vedere”, diceva in continuazione ad Angelo e Franka. E cosa avrebbe poi raccontato Franka alla sorella Angela?! Si calcola che Nikla abbia sottratto, coprendosi dietro alla figlia, un 500’000 euro agli Scaruffi. Tutti soldi buttati via in cianfrusaglie. Nonostante un 3’000 euro di pensione al mese [l’INPS ben retribuisce chi non faccia nulla per 40 anni!], Nikla è sempre col conto in rosso e piena di debiti. Ha le mani bucate e neppure sa dove vadano i soldi le passino tra di esse.      

Bifolchi intolleranti, aggressivi, ignoranti e violenti di Rapolano, Nikla ne aveva preso tutte le peggiori caratteristiche. L’ignoranza di Nikla era di quelle pretenziose. Comprava (non appena ebbe qualche soldo), o raccattava, chili di libri con cui si attorniava ma che non riusciva poi neppure ad iniziare. Covava un’invidia profonda verso Serena. La picchiava a volte selvaggiamente, con incredibile violenza, sulle chiappe, mentre Serena, e ciò scatenava ancor più la violenza cieca di Nikla, se ne restava apparentemente indifferente ad aspettare che Nikla, con le mani ormai dolenti, smettesse pur sempre rabbiosa contro Serena che non si era lasciata sopraffare.   

Nikla era agitata, malata ed abietta, in tutto, non solo per queste sindromi da prole. Alla morte del padre, Nikla era stata presa da un’agitazione sconsiderata, come parallela a quella della madre, per cui doveva ora andare qui ora andare là secondo un qualche rituale funerario intensissimo quanto immaginario, eppure compulsivo, vissuto come imperativo, e che copriva settimane e settimane. Durante le settimane successive al decesso di Mario si era impadronito di lei un bisogno irreprimibile, con sui ossessionava tutti, di affiancare la madre nelle ritualità più sconsiderate ed insulse. ...Settimane, non giorni! Se la contraddicevi, urlava e picchiava come un’ossessa.

Serena, appena nata, era stata trattenuta in ospedale per alcune settimane con la scusa che era sottopeso, in realtà per dei rituali cabalistici della Chai [חַי]. Ecco che Nikla, dopo pianti e urla durante cui conclamava non fosse sua figlia, montata dalla madre Mina fu pervasa dall’imperativo di esibirla per mostrare che lei era capace a generare. A disperazione subentrò altra disperazione. Ai pianti ed urla precedenti subentrarono altri continui pianti isterico-depressivi che del resto caratterizzavano da sempre e caratterizzeranno sempre la sua squallida ed inutile vita. Non gliene fregava nulla della figlia in sé, che comunque stava benissimo anche se trattenuta in ospedale. Si preoccupava dell’uso che ne ‘doveva’ fare. Di qui i continui pianti e sceneggiate delusionali. Montata dalla madre si era convinta che dovesse  lei allattare la figlia. Per  ragioni di cabala-Chai [חַי], Nikla non aveva avuto una vera maternità per cui non aveva latte. Ma lei si era fissata che avrebbe dovuto averlo. Era andata in farmacia e si era comprata una pompetta succhia capezzoli. No, non usciva proprio nulla. Si era allora convinta che se avesse assunto grandi quantità di latte, incluso quello in polvere e condensato, le sarebbe finalmente uscito del latte dai capezzoli. In realtà, la sua pompetta non riusciva a tiragliene fuori neppure una goccia. 

All’inizio delle medie, Serena era incappata, come un po’ tutta la sua scuola, in reclutatrici di danza, danza classica naturalmente. Lezioni di danza della scuola. Dal fisico esile avrebbe potuto forse prestarsi per quella carriera mai avesse voluto, magari anche solo per qualche tempo non essendo alta. L’insegnante aveva poi organizzato un’esibizione che era finita in TV, in un TV privata locale. Un gruppo di giovanissime danzatrici si esibiva mentre le telecamere riprendevano il tutto. Di fronte alla TV, Nikla era in trance: “Eccola! Eccola! Riprendono solo lei... Sì, solo lei, perché è la migliore, la più grande danzatrice classica di tutti i tempi. ...Ma che dici? Le altre è come non ci fossero... Sì, riprendono solo lei! Solo lei!”
Nikla si era messa ad urlare invasata. In realtà, era un ballo in ‘cooperazione’ senza prime ballerine, per cui le telecamere riprendevano il gruppo di giovanissime danzatrici. Ma lei, Nikla, nella sua follia, vedeva solo lei. Attraverso Serena, si vedeva lei, in un mondo immaginario di cui avrebbe voluto essere od essere stata parte parte. ...Una follia! E pure penosissima...

Poi viene, rispetto alla danza classica, il momento delle scelte. L’insegnante aveva un suo pacchetto di reclutabili, o di prescelte, o di elette, tra cui Serena. Si trattava di avviarsi verso quella prospettiva chiaramente con un impegno maggiore che delle semplici lezioni scolastiche. Serena era per il sì, magari per normale infatuazione infantile per l’insegnante. Ecco che Nikla divenne allora invidiosa, invidiosa furiosa, di quell’insegnante che gliela avrebbe come portata via (secondo le visioni isterico-paranoiche di Nikla), per cui il tutto fu troncato con un no. Fosse stato per altri motivi, razionali... Può anche essere che si sarebbe potuta scegliere una qualche opzione intermedia perché fosse poi Serena a vedere se era convinta da quella prospettiva oppure se fosse solo un’infatuazione del momento. No. Nikla era in preda alle sue solite convulsioni. Viveva quell’insegnante come una che stata prendendo il posto che riteneva suo ed era divenuta invidiosa persa. Voleva solo che sparisse e che dunque si troncasse di netto qualunque prospettiva di un impegno più intenso nella danza, nella prospettiva, eventualmente, di una carriera, carriera che nulla ha di disdicevole e che può essere un’ottima scelta professionale. Tra l’altro non è neppure detto che debba essere alternativa ad altri studi. ...Ma Nikla era in preda alla sue solite follie ed abiezioni distruttive di tutto e di tutti... Quell’insegnante di danza era divenuta “la nemica” che voleva portargli via Serena. Nikla avrebbe voluto sgozzare quell’insegnante di danza. Ancor più dopo avere telefonato all’altra folle, la madre Mina, che le disse che nessuna bambina o ragazza seria fa la ballerina. Figuriamoci! 

Abluzioni di merda che spandeva su tutti, quella Mina ipocrita e rabbiosa...

Creata Serena con riti esoterici, e poi con quella Nikla che si era rivelata vuota ed abietta (scialacquava lo stipendio in pochi giorni e pure in sciocchezze del tutto senza senso, non sapeva fare nulla, si agitava solo per le fisime materne, della madre Mina, viveva stralunata in sui vuoti mondi paralleli, schizo-paranoici, incapace di qualunque concentrazione e realizzazione), Roby aveva rapidamente risolto quella situazione e se ne era andato a vivere per conto suo.

Ecco che Nikla non sapeva come giustificarsi di fronte ai suoi mondi, famiglia di origine e conoscenze. Vaneggiava. Diceva che Roby era lei che lo aveva mandato via. Poi, diceva che la picchiava, cosa che non stava né in cielo né in terra. Ed allora perché faceva la disperata che lui se ne fosse andato a vivere altrove? Il rozzo cognato, il medico marito di Miriam, la cugina, il Dalessandro, con la sua finezza, e coll’abitudine ad insultare tutti gli Scattozzi-Scattozzi (di Mina e Mario; gli altri non lo consideravano né lo frequentavano), un giorno le aveva detto, di fronte a madre a fratelli:
- “Ma quel Roby se ne è andato via perché era finocchio? ...finocchio ed impotente?”
A lei non era sembrato vero... Prima era arrossita per quella botta di rozzezza, poi aveva risposto:
- “Sì, certo...”
...Cose da scumpisciarsi dal ridere. ...Tale era Nikla ed il suo mondo...

Nikla era in stretto contatto con l’Allakka (INPS), quella degli Squadroni della Morte del PCI-CGIL e della Polizia Segreta Carabinieri-NATO. L’Allakka (che aveva già tirato di mezzo Nikla in precedenza, nel 1980, per lo State/Government-Organized Stalking-Mobbing degli Squadroni della Morte CC-NATO contro Roby), la aveva impattata ancor più direttamente dopo che Roby era stato preso, a metà 1981.

- “Nikla, devo dirtelo per l’Istituto [l’INPS], ed anche per te, che, senza una netta scelta di campo, rischi pure tu di...”
- “Io?! Che c’entro io?”
- “Certo tu... Questo è un momento storico ché o ci poniamo tutti sotto l’egemonia dei battaglioni rivoluzionari dei carabinieri, che sono l’ultima trincea di questa nostra democrazia, delle nostre istituzioni, oppure c’è solo il baratro...”
- “Fiorella, quando mi avete chiesto, io ho cooperato”
- “Sì, lo so. Ma non basta. Ora occorre altro...”
- “Ma io sono sempre stata dalla parte della democrazia, dalla parrocchia, alle ACLI, alla CISL, alla CGIL...”
- “Non capisci... Ti si chiede qualcosa di più. Sennò fai la fine di quello, di quelli. E poi tua figlia resta sola... od addirittura se la prende quel Roby appena esce!”
Al che Nikla urlando, in pieno improvviso attacco di pianto isterico:
- “Nooo!!! Nooo!!! E poi mia madre che cosa mi dice? E mia figlia? Nooo!!!”
- “Dai, calmati...”
- “Che deee..., che deeevo..., che devo fare.”
- “Niente... Solo capire... capire come funzionano le cose e chiarire, chiarire a chi conta, che tu sei colla democrazia, coi battaglioni rivoluzionari dei carabinieri che nell’ombra rischiano per tutti noi, ci difendono. Noi, anche... ...Noi dobbiamo fare la nostra parte...”
- “Io sono sempre stata coi nostri colleghi statali e pubblici. Anche mio papà lavorava nel pubblico. Era impiegato INAM.”
- “Ecco, hai capito... È solo che devi attivarti. ...Non che porti via tempo... Dei attivarti per entrare in questo movimento dove tutti noi diciamo no a pochi fanatici mentre diciamo sì alla nostra vita, ai nostri valori, a tutto quello che abbiamo costruito ed in cui crediamo...”
- “Anche la mia amica Mariella, alla Spezia, quando andavamo alle ACLI a propugnare l’alleanza a sinistra, me lo diceva sempre che il comunista era in fondo uno come noi, con cui dialogare. Non potevo dirlo in casa, perché sennò la mia mamma... Io sono sempre stata schierata per l’unità, ...l’unità di tutte le persone di buona volontà come stava scritto da qualche parte.”
- “Brava, Nikla! Brava! Brava!”
- “Io sono sempre stata cattolica e compagna, di sinistra.”
- “Ah, nessuno ti chiede di dire nulla contro quel Roby. Tu ci devi solo... Lo sai che quello non è come noi... Legge. Studia. È sempre con tutti quei giornali e quei libri. Sembra che se li porti in giro per farsi vedere. Però ben lo vedono nelle biblioteche assorto. ...Sai a noi arriva tutto... Oh, come mi dà noia... Non può comprasi in sacco sportivo e gettarveli dentro come sta diventando di moda?! E poi Serena, ...che magari lo ammira... Certo che se Serena ammira lui e si stacca da te...”
- “No! No! Mai! Senza Serena come posso vivere. Dici davvero che lui...”
- “Certo, lui, col suo carisma... Oh, sono infidi questi giudei... Lui col suo carisma, senza dirti niente, te la mette contro e tu, un bel giorno, ti ritrovi senza figlia...”
- “No! No! Mai! Nooo... Dici davvero che... Nooo! Non è possibile. Non deve succedere!”
- “Ecco, brava Nikla. ...Però, perché non succeda quello che non si vorrebbe, si devono fare delle cose per far succedere quello che si desidera.”
- “Tutto! Tutto! Sennò poi mia madre mi sgrida. Ed anche i miei amici, le mie amiche, tutti quelli che mi conoscono, che cosa dicono poi di me?”
- “Tu lo sai che quel Roby andava in giro a sparare alla gente...”
- “Sei sicura?”
- “Sennò non lo prendevano... ...Eppoi, Nikla, sei tu che me lo avevi confermato...”
- “Fiorella, io te lo avevo confermato perché tu me lo avevi chiesto... ...Eppoi era una cosa confidenziale... ...Che non si sappia, che io... ...I suoi mi riempiono di soldi, ...non vorrei che...”
- “Magari te ne danno ancora di più se lo si smaschera del tutto. Poi, sai, ci sono tanti che, infine smascherati, trovano la via di una qualche redenzione. Col marchio, ma redenti, ritrovati!”
- “C’è suo padre che lo stima.”
- “Ma noi sappiamo era lui il capo del terrore, Nikla.”
- “Fiorella, l’hanno preso per un’altra cosa, generica.”
- “Ebbrava... È perché siamo garantisti. Anche se sappiamo che è colpevole, è chiaro che uno lo si prenda per cose lievi. Poi, col tempo, magari uno confessa ed allora abbiamo la prova che...”
- “E se non confessa?”
- “Se non confessa abbiamo lo stesso la prova, la prova che è un irriducibile. Lo sai...? Lo sai che...? ...A te posso dirlo... ...Lo sai che hanno scuole dove li addestrano..., li addestrano a dissimulare, a non dire nulla, oppure a dire ma per confondere. ...Sono cose delicate... Si deve saper distinguere... Se poi lui fosse del Mossad, quel giudeo schifoso... Ah, quelli sono duri... Ce li mandano qui perché ce l’hanno con noi cristiani... ...Non dirlo a nessuno, Nikla, ma noi sappiamo come stiano le cose...”
- “Come hai ragione... Come facciamo noi a distinguere, a sapere come stiano le cose?”
- “Anche noi abbiamo delle scuole...”
- “Ci posso andare?”
- “Sono esclusive per i nostri fratelli, ...amici e compagni..., dei battaglioni rivoluzionari dei Carabinieri. I fortunati che hanno accesso a quei livelli al servizio della collettività, di tutti noi, necessitano poi del nostro aiuto. Loro sono poderosi perché hanno noi. Noi abbiamo loro e loro hanno noi. Ecco il popolo che quelle minoranze eversive non possono battere!”
- “Che bello!”
- “Quando anche tu ne farai parte, Nikla, capirai che in fondo noi serviamo noi stessi...”
- “Fiorella, fammi capire bene...”
- “Guarda, meglio dirtela tutta. Io, col mio fidanzato medico, ...io, ...noi... Noi abbiamo partecipato ad un collettivo... Come dire? ...No, non è una psicoterapia... ...Sì, è vero, lui non sembrava avere interesse per me, interesse in quel senso. ...Anche io, non è che dia molto importanza a quella cosa. ...Per me, avere un uomo, come per lui avere una donna, è avere come un amico da piccoli, una cosa tanto per sentirsi uguali a tutti gli altri e perché in famiglia dicano che va tutto bene... Ecco, no, non era per quello. Era un collettivo oltre... ...oltre quelle cose lì. Era un collettivo dove le persone dicevano i loro problemi... ...problemi... No, neanche i loro problemi... Dicevano le loro cose, quello di cui si sentivano di parlare. Una curiosità del momento. No, non è che le persone debbano raccontarsi. Certo, se c’è chi lo voglia fare... Capitano tanti casi... ...Ti dirò che uno di quei casi mi ha fatto pensare a te. Ora, che Roby è stato preso, con tutto quell’alone del militante, di quello di principi, ...tu puoi dire quel che vuoi... Serena può anche averti sentito sconvolta. O se tu non ti sei sconvolta, magari avrà sentito altri sconvolti. Sconvolti o non sconvolti. Ma, alla fine, Serena guarda a te e vede quella di tutti i giorni. Guarda a lui e vede un personaggio da film. L’eroe. L’eroe buono...”
- “No! No! No! Nooo! Non voooglio. Piuttosto lo ammazzo. Piuttosto ammazzo anche Serena! Senza Serena non posso vivere. O mia o di nessuno! ...Appena sento che lei appena-appena non guarda me... No, non posso permetterlo. Non permetterò mai che Roby divenga il suo eroe... No! Nooo...”
- “Dai, calmati. Io facevo per dire. Lo sai che ti sono amica. Se non ci si aiuta tra donne. Come donne, come colleghe, come cattoliche (...lo sai che anch’io..., il PCI è stato solo politica... il PCI-CGIL), come compagne...”
- “Ma davvero dici che...”
- “Non è che lo dica io... Col mio uomo, siamo andati a queste cose che ti ho accennato. Oh, non solo. Quella era una cosa privata, nostra. Ma anche al Partito, ci sono delle commissioni, la Commissione Sicurezza, che è una cosa appena riservata. Siamo andati a degli incontri, solo per interesse culturale naturalmente, ...sai, il Partito ti invita... O è il sindacato, la CGIL... Che fa una, che fa anche il mio uomo che in un ospedale pubblico... No, non per quello, è che poi noi ci crediamo a queste cose, ad un certo discorso. Non so se mi spiego. Quando ci si crede... Ci aiutano anche a capire di più. A volte degli incontri, sentire altre voci, ti da consapevolezza. Si capisce meglio...”
- “E loro ti hanno detto che Serena...”
- “Sono situazioni tipiche. La figlia. L’eroe. E poi gli altri, che pur si prendono cura dell’infante. Ma l’infante prende tutte le attenzioni come dovute, Mentre poi, col cuore, sta con l’eroe. E, qui, l’eroe è quel Roby...”
- “Nooo. Non posso più vivere se... Lo ammazzo! Lo ammazzo! Ammazzo anche lei!”
- “A parte che non puoi ammazzarlo, ora. È protetto... Se è ristretto... Ma anche lo ammazzassi, ecco che a Serena resterebbe, indistruttibile, il suo eroe, scomparso e dunque ancora più eroe...”
- “Nooo!”
- “Dai Nikla calmati... Noi, io ed il mio uomo medico, noi conosciamo... Ti dicevo solo che mi era capitato di pensare..., ...non solo a te naturalmente. Sapessi quanti ce ne sono di questi casi in giro. E ci sono specialisti che li studiano anche. Questi figli che s’infatuano del genitore sbagliato solo che... ...e sì... è proprio quello... Se ne infatuano proprio perché è sbagliato. Ce lo hanno anche spiegato certi compagni professoroni. La personalità dell’adulto si forma nell’infante e nel giovane con le esperienze. Le esperienze si vivono creando contrapposizioni. È come il bimbo piccolissimo che apprende rompendo le cose. Proprio perché la personalità si costruisce con le contrapposizione, ecco che è facile per il bimbo e per il giovane infatuarsi del genitore sbagliato.”
- “Ed io che faccio tanti sacrifici! Che ho dedicato la vita a lei. E lui me la porta via! Me la porta via perché lui è sbagliato! Schifoso! Schifoso! Io l’ammazzo!”
- “Certo, è proprio questo che va fatto ma senza violenza aperta. Lui, la sua presenza nella mente di Serena, vanno distrutti, cancellati...”
- “Sì, lo distruggo! Lo cancello! Già porto Serena sempre dai miei, in particolare per le feste comandate! A lui cerco di non farla mai vedere. Soprattutto per le ricorrenze, per le feste. Sì che  Serena cresca coi miei davanti e disprezzando tutti gli altri. Io parlo sempre male di tutti a Serena, tutti coloro che non siano della mia famiglia!”
- “Davvero?! Un po’ estremo... ...Purché questo troppo non porti Serena a disprezzare te e la tua famiglia di origine. Magari segretamente, nell’intimo, senza fartelo vedere. Sai, una si vede davanti sempre e solo quelli, e ne vede anche i difetti. A volte, il troppo stroppia. Che per reazione, lei non abbia ripugnanza di voi. Mentre lui, quel giudeo schifoso di Roby..., ...lui si fa la parte dell’eroe solitario.”
- “Ma che dici, Fiorella?! Io miei sono perfetti! Non hanno difetti! Eppoi io non posso fare altrimenti. Che sennò mi sgridano i miei, la mia mamma, la mia mammina. Lei è una tradizionale. Oh, che donna! Si è sacrificata tutta la vita per la famiglia, per noi. Lei è una vera santa! Lei sa quello si debba e non si debba fare. È lei che ha sempre occhi per tutto e per tutti. Se io non faccio a quel modo, lei poi mi sgrida. Se mi sgrida, come faccio io?!”
- “Sì certo... ...Sai ci sono questo nostri compagni professoroni... ...E questi nostri compagni professoroni dicono che sono cose delicate, che...”
- “Fammici parlare! Quanto c’è da pagare? Io pago! Non possono permettere che quello schifoso mi porti via Serena perché lui è l’eroe. Io sono ancora più eroe. Io mi sacrifico tutti i giorni...”
- “Nikla, non sono cose che uno va, ti fanno una ricetta, passi in farmacia, poi prendi le medicine e tutto va a posto.”
- “Fiorella, ma se io non so...”
- “Nikla, ci sono qui io.”
- “Come sarebbe a dire?”
- “Se al partito mi hanno chiamata, col mio uomo... Se qui all’INPS lo vedi che mi hanno dato delle posizioni certo di responsabilità ma che mi permettono anche di potermi muovere, di poter parlare coi colleghi, è proprio perché... Ecco, quello che ti dicevo all’inizio... ...Questa nostra democrazia, questo nostro Stato, quando si conosce, si conoscono le persone che lo fanno girare e che lo proteggono, si vede poi tutto in un altro modo. Non ci sono più quelle contrapposizioni da piazza, da comizio... ...Non so se mi capisci.”
- “Non ho capito bene... Ma, certo, tu che hai studiato..., ora ti sei anche laureata... Ah, poi hai avuto la fortuna di avere tempo, al partito, al sindacato, ...oh, come ti invidio! Tu ora sai le cose. E come me le sai spiegare bene...”
- “Mannò chiunque potrebbe... Fortuna. Anzi, caso. Ed ora sono qui al servizio dei colleghi, degli altri quando possano avere bisogno...”
- “Ma non ho capito, poi, in concreto, che cosa io debba fare..., che cosa io possa fare...”
- “Nikla, sono cose da fare per gradi. Ora fai finta di nulla, di nulla cogli altri. Poi ti chiedo, ti dico, io. Quando hai bisogno di aiuto, io sono sempre qui. Ma mi faccio viva io. Noi ci prendiamo sempre cura dei nostri amici. ...Magari quel Roby, chiaro che era lui il capo del terrore, od uno dei capi del terrore, lo tengono dentro vent’anni. Vedrai che verranno fuori tutti i suoi omicidi. Si prenderà qualche ergastolo. ...Ma non vedi che occhi... Oppure quella sua spavalderia era solo scena ed ora crolla. Ma dovrà ben pagare egualmente per i suoi crimini.”
- “Ma se per Serena diviene un mito?”
- “Sai, Nikla, è tutto relativo. Un mito ristretto non è che... Sì, un po’ sarà già divenuto un mito, nelle fantasie della bimba. Questo è inevitabile. Dobbiamo solo come vedere di muoverci accorte, sì da non peggiorare il tutto. ...Intanto Serena cresce... Dobbiamo trovare il modo di rimuovere questo mito si è creata. Con prudenza. Senza fare pasticci. ...Vediamo di gestire la situazione in modo dinamico. Ci teniamo in contatto. Io ora ci penso. Tu ci pensi. Vediamo di gestire la situazione in modo dinamico. Fino a che lui non sia distrutto, certo che non puoi stare tranquilla. È per che questo che dobbiamo ben osservare e controllare come vadano le cose. E vedere come  muoverci. Solo quando quello non venga distrutto o non si distrugga da solo non che è che tu possa stare tranquilla.”

L’Allakka si rendeva ben conto che doveva far figurare come se a lei non ne fregasse nulla, o poco, come se cadesse tutto dall’alto, o lo facesse per altruismo. Glielo avevano detto pure alcuni consulenti della Polizia Segreta Carabinieri-NATO: “Si deve far apparire come quello che si chiede venga da fonti esterne, impersonali, e pure sovrapposte a tutto ed a tutti, per cui il singolo pensa che sia naturale obbedire, sottomettersi ad una fonte di autorità e di verità. ...Quasi fosse il caso,per cui uno si senta pure deresponsabilizzato...”

L’Allakka cercò di muoversi su quella linea che, dato la naturale prosopopea, le era anche abbastanza spontanea:
- “Guarda Nikla, anche se al Partito mi chiamano, ...insomma non sono poi proprio l’ultima, nessuno è ultimo nel nostro grande e glorioso Partito!, ...poi sono solo una militante al servizio degli altri, qui al servizio dei colleghi. Ti ho parlato solo per spirito di servizio e poi perché siamo amiche, amiche e compagne. Quando ci si intende su certi discorsi, ci deve sentire, aiutare...”
- “Dai, io non posso permettere che quello schifoso... Fammi parlare col tuo uomo, con queste persone, coi compagni professoroni. Dai, vi posso invitare tutti a cena da me, così abbiamo poi il tempo, dopo la cena...”
- “...Volentieri.... Sarebbe l’ideale... È che sono sempre tutti così presi. Turni in ospedale. Impegni di lavoro. Il Partito. Io, te lo dico sinceramente, molti giorni, quando vado a casa, la sera, mi faccio una doccia, mi corico un momento, e poi tanta è la spossatezza che mi risveglio la mattina dopo, col tempo appena di prepararmi e correre qui in ufficio.”
- “Questo vuol dire che non mi aiuti?!”
- “Come no! ...E solo che sei tu, poi, che devi vedere cosa vuoi fare... Guarda, tanto per non fare imprudenze, cose sbagliate, tanto giorno più giorno meno, ...anzi né giorno più né giorno meno... Che giorno è oggi. Ecco, sì, il mio uomo... Te lo ho detto che lui si occupa di queste cose anche sul lavoro... Studiano sia infanti che adulti: Poi esaminano casi, comportamenti, come le persone agiscono e reagiscono a situazioni... Non preoccuparti, è un compagno, uno alla mano. E, poi, ovviamente lo avviso che sei un’amica, una collega. ...Tu ti fai viva, al telefono, oggi stesso, diciamo tra le 19:00 e le 21:00, non dopo ché poi si fa tardi... anche lui è stanco, non vorrei che... Ecco, ma non sul tardi, tra le 19:00 e le 21:00 tu ci chiami. Qui ti ho scritto il numero. Parlate un attimo al telefono. Vedrai che lui ti dà delle indicazioni...”
- “...E tu, tu, Fiorella, tu mi abbandoni...”
- “Ma figuriamoci. Io sono sempre qui per di aiutare amiche e colleghe... Questo è solo un passo per capire la situazione. Perché poi sei tu che devi sapere cosa intendi fare. Io aiuto chiunque, a maggior ragione te che conosco e stimo. Ma non posso certo sostituirmi... Come dire?! Non posso certo manipolare gli altri. Non ne sarei neppure capace. Il mio uomo è uno alla mano e professionale. Vedrai che ti dà delle indicazioni operative. ...È il mestiere del medico esaminare i casi e dare ricette per risolvere...”

Si erano lasciate. L’Allakka era andata a farsi un cappuccino, a mangiucchiare alcune paste e pure a fumarsi nervosamente una sigaretta. Aveva poi chiamato il ‘fidanzato’, il convivente, dopo aver controllato che non ci fosse nessuno potesse sentire:
- “Guarda, abbiamo un’altra polla... Sai, quella collega che ti avevo detto... ...Quello che hanno preso... Lei è preoccupata per la figlia, che sia infatuata del padre. Ecco, al Partito ed Comando di Divisione [dei CC]... ...ecco sono io che mi occupo del caso, qui, con lei, la Nikla, anche se lei non sa niente. Non devo farlo vedere che... Tu la devi solo rassicurare, dirle due cose, e consigliarla di mettersi nella mie mani. Sintetico e convincente... Lei chiama questa sera, tra le 19:00 e le 21:00, a casa...”

Lui ben sapeva che avere di fronte un medico in carne ed ossa, col camice, in ospedale, in ambulatorio, col rituale della visita, anche se lì non è che dovesse visitare la polla, dà una particolare autorità a qualunque sciocchezza si possa dire, fare, suggerire... In fondo, nell’arte medica, vi è una parte che è scienza, una parte ben maggiore che è arte, ed una parte rilevantissima che è teatrino, ritualità. Si va da medico, come dal prete, per mettersi nelle mani dell’altro, spesso. Solo in casi limitati vi si va, o vi si è portati od obbligati, per vera necessità.

Intanto Nikla, che in ufficio non aveva un cacchio da fare, o che comunque non è che..., aveva chiamato Mara.

Mara era una del Manifesto, o già del Manifesto. Era una degli anni 40, allora, come data di nascita. Piemontese-piemontese. Di Bra, dove aveva fatto il classico. Pur cattolica da sacrestia, si era interessata, avvicinata, al PCI, più che altro come forma, molto diffidente e scialba, di contestazione del moralismo cattolico. Neppure contestazione. ...Aveva voglia di scopare senza sensi di colpa... Finita subito trombata da un ferroviere del PCI, decisamente con più anni di lei, che col cazzo gli aveva dato a linea politica, si era presto sposata con lo stesso. Ma senza figli. Aveva iniziato l’università, Lettere, benché senza molta convinzione, pur bravissima negli studi. Si erano avvicinati al Manifesto, col marito. Un modo magari per evidenziare dissapori col PCI ma restando all’interno di quella logica. La contestazione studentesca e sindacale era stata occasione per entrambi per dedicarsi ad intense attività scopereccie fuori dal matrimonio pur senza romperlo formalmente. Mara s’era intanto  ritrovata all’INPS. Un modo per guadagnare qualche soldo mentre faceva ‘politica’. All’INPS, faceva la capetta politica, frazione Manifesto. Insomma, alla fin fine, buoni rapporti con tutti purché non vi fossero estremizzazioni visibili. Si è poi laureata nel 1985 e passata all’insegnamento, insegnamento del latino e connessi. Appunto, finiti gli anni dello pseudo-estremismo, le schifezze del terrorismo e dell’antiterrorismo la avevano portata a mandare tutti affaculo in cuor suo. Dunque, anche ad andarsene da quella fogna di INPS di Torino e divenire professoressa di liceo. Non che poi fare la profe fosse una grande differenza anche se lei si sentiva socialmente superiore rispetto a quando faceva l’impiegata amministrativa all’INPS. Oh, certo, aveva continuato..., più che altro per abitudine, a fare pure la politicante. Era solo un modo per mettersi in vista e per sentirsi superiore agli altri. Od anche solo per evidenziarsi, per rimarcarsi. Rifondazione ed infine Ventola. Ma qualcosa si era definitivamente rotto dentro dentro di lei. La sua nuova identità era quella di professoressa di liceo, un suo vecchio sogno. Mentre si laureava sul serio, ad inizio anni ’80, si era riavvicinata al marito, ora ben più disinibita che quando, sbarbina, si era fatta da lui prendere e sposare. Ed anche lui, ormai con una quindicina di anni in più... Avrà avuto anche altri problemi fisici. Chissà... Sta di fatto che lui le morì tra le gambe. Stava progredendo in una cavalcata e, tu-tum tu-tum, lui le stramazzò sopra, morto sul colpo. Lei ne fu sconvolta, soprattutto perché stava cominciando a godere e lui mancò proprio quando avrebbe dovuto invece continuare e farla volare. Si trovò un orgasmo mancato ed un morto sopra. Una cosa un po’ orrida, il morto sopra, per lei.

Mara. Una piemontese della provincia, fondamentalmente, e di origini non propriamente proletarie. Non che nella provincia piemontese fossero e siano perfetti... È strapieno di ladroni. Non lei. Per origini familiari e/o per indole personale, era ed è una persona di una certa rettitudine. Non la sorprenderesti mai a parlare di qualcuno, tanto meno a parlarne male, o non apertamente. Se proprio dovesse dire qualcosa, lo farebbe con lo stile degli aristocratici, a mezze frasi, e senza lungaggini e barocchismi. Oppure ti sbotterebbe diretta in faccia, frontalmente, avesse proprio problemi con te. Il cognome di Mara, che eccezionalmente tralasciamo, sembrerebbe originario dell’Emilia Romagna, od almeno lì con grande concentrazione. Non disponiamo qui ora, del suo albero genealogico. Non importa. Né ci interessa.

Allakka è un chiaro cognome meridional-islamico. ...Da Allah... Non che Allah e gli islamici ne abbiano alcuna colpa... Gli infami-pidocchi, come tutte le altre classificazioni animali, sono democraticamente distribuiti in tutti i gruppi etnici. ‘Marocchini’, più probabilmente tunisini [d’Italiozia, che in qualche modo avranno raggiunto], che, dal Sud, erano immigrati a Torino dove avevano aperto un negozietto di verdura. Due figlie della famiglia erano finite all’INPS. Una, sposata con figli. La ‘nostra’, convivente senza. Invero non abbiamo seguito eventuali evoluzioni del suo stato civile... Per entrambe, il lavoro impiegatizio era una forma di elevazione sociale, coi rituali del week-end, della ‘casa in montagna’ etc. ...Insomma, tutti i luoghi comuni della modernità, se possiamo usate il termine ‘modernità’ a questo proposito ed in questo senso. L’altra Allakka, nel servizio programmazione dipendente dalla sede regionale. La nostra, nel Servizio CC, Squadroni della Morte dei Carabinieri. Ah, certo, infine laureata, in lettere, funzionaria, semi-dirigente o più, capa di uffici e sezioni staccate, piccole sedi. Non ci creerà nessun problema anche se domani la scoprissimo Direttora Generale o Presidenta INPS a Roma, o pure Presidente della Repubblica. Beh, per il momento non ci risulta la sia. Ma anche la divenisse, non ci toccherebbe neppure un po’ .   

Mara era amica di tutti e di tutte. Allakka inclusa. Da lì a dire che fossero vere amiche... Enigmatico, relativamente a Mara, che ha la struttura, anche fisico-facciale, di una che è professora da venti generazioni, con un ghigno aspro-acido ad essere sinceri, dire se sia veramente amica di qualcuna. Mara è una con la faccia acida. Sarà un acido atavico, di famiglia. In effetti si combina ad una voce stridula che si altera subito sul paranoico. Ah, subito alla ricerca di cazzo, dopo il trauma del marito stramazzatole tra le gambe... Volendosi evitare altri stramazzi in corso di chiavata, almeno sul momento, cercava di puntare cazzi giovani, per quel riuscisse... L’Allakka agente degli Squadroni della Morte del PCI-CGIL e dei Carabinieri fu una delle ragioni per cui a Mara si estinse qualcosa dentro e si disse che doveva tirarsi fuori da quell’INPS che ormai percepiva come fogna ed andarsene dove poteva fare la leaderina in altro modo, da professora di latino. Lei, ed i suoi alunni ed alunne. Non che Mara fosse la tipa da fare grandi sceneggiate o dal parlarne indignata in giro se... Tuttavia, quella ‘amica’ sua che... Oh, certo in un contesto differente, chissà. Magari, se un fikone della Fiom le avesse detto ‘Mara, dammi la lista di dieci/cento contro-rivoluzionari da fucilare’... Boh, non è detto. Forse, anche in qual caso, ci sarebbe restata male e non lo avrebbe fatto. O lo avrebbe fatto. Non sappiamo. Non importa. Non si può sapere cosa possa fare il prossimo finché non lo faccia, o si rifiuti di farlo. Ed ogni comportamento conta a sé perché non è neppure meccanico che chi abbia assunto un certo comportamento in una certa situazione lo debba necessariamente ripetere ritrovandovisi, per quanto di solito lo faccia, o si vuole supporre lo faccia. Però quell’Allakka agente degli Squadroni della Morte del PCI-CGIL e dei Carabinieri era qualcosa che urtava il suo senso estetico. O sarà stata l’Allakka in sé ad averla urtata per qualcosa. Meglio tuffarsi nel latino dove, se non altro, una lingua di incredibile bellezza strutturale presentava qualunque cosa, anche le peggiori, migliore o, comunque, precisa, netta. Eppoi, Mara era fondamentalmente una conservatrice che si era ritrova in area PCI per pure ragioni di cazzo, il cazzo agognava pur negandoselo. Ed anche perché il PCI era poi un partito bigotto e conservatore. Mara era ed è la tipa di conservatrice che doveva e deve sentirsi coperta, per cui l’area PCI era una grande Chiesa. Ne avesse trovata un’altra... Compagnuzza, qualunquista o fascista, per lei sarebbe stato lo stesso, ...pur di sentirsi in ordine col mondo, coi tempi. Qui, i tempi erano quelli, erano così... Non era neppure tipa da grandi dubbi. Fatta una ‘scelta’, ottusamente persisteva. Al contempo le restava qualcosa di oltre. Dietro quell’aria inacidita, accentuatosi cogli anni, restava un’alterità, un esser altra. C’erano le mode dei tempi. Ma oltre esse, restavano delle riserve non esposte, forse neppure dichiarate. Non dichiarate seppur le si intravedessero, volendo.

Nikla la aveva subito chiamata:
- “Mara, perché non passi... Ho tante cose in frigo. Anzi, già pronte. Solo da metterle sui fornelli e servirle a tavola.”
- “Oh, ho da lavorare, da studiare. Mi spiace. Devo consegnare proprio nei prossimi giorni una relazione per un seminario, un esame. Sei gentile. Come vorrei, ma proprio non ce la faccio...”
- “Sai volevo chiederti una cosa... Ho parlato con Fiorella. ...Roby... ...Serena... Sono terrorizzata che lei lo possa prendere a modello e sfuggirmi, non più volermi bene...”
- “Oh, certo... Ma, sai, in fondo i bambini si trovano sempre tra pressioni ambientali, esperienze, affetti...”
- “Eh, ma volevo dire, cioè, non so se mi capisci... I bimbi vanno protetti...”
- “È suo padre. Non le ha mica mai fatto nulla di male...”
- “Mara, ma io ora sono preoccupata.”
- “A volte ci si preoccupa troppo. I bimbi capiscono e si fanno le loro idee.”
- “Fiorella mi ha detto...”
- “Lei non ne ha di figli... Forse neppure...”
- “Ma tu allora che mi consigli...”
- “Guarda, io ora devo andare. Meglio pensarci bene, prima di...”
- “Fiorella mi ha detto tante cose...”
- “Se hai già parlato con lei...”

Mara aveva scantonato. Non le piaceva Fiorella. Non le piaceva neppure Nikla. Non che lo lasciasse neppure minimamente trasparire sebbene, talvolta, in certe sue domande retoriche si celassero, come quasi casualmente, come delle lunghe ed articolare valutazioni. Ma tali sue estrinsecazioni erano troppo latine, forse greche od ancora più ostiche. Per cui non venivano colte. Non che fosse una tipa calma. Lanciava tranquillamente urlacci isterici, ma molto contingenti. Quando si trattava di entrare nel merito delle persone, ancor più se donne, era controllatissima. Confuciana. Si censurava. Si censurava la parola, in parte pure il pensiero, ma non l’intuizione. Il dover essere e dover sembrare non ne offuscavano il disgusto o meno.

La sera, Nikla telefonò al convivente dell’Allakka, al medico. Lei gli fece una lunga introduzione al caso, una cosa piuttosto confusa ed incomprensibile, di cui infatti lui non comprese nulla, pur con continue interiezioni di assenso per non interromperla, anzi per incoraggiarla e soprattutto incoraggiarla a concludere. Non era importante. Lui sapeva già che cosa serviva all’Allakka. Mentre Nikla, incapace di pronunciare mezza frase con un senso compiuto, sproloquiava come al solito, lui si mangiò più fette di torta salata, bevve, lesse il giornale...:
- “...allora, dottore, cosa mi dice?!”
- “Sì, guarda, Nilka, sei stata piuttosto chiara. È un caso piuttosto interessante. Ora ho tutti gli elementi che mi servono per una diagnosi e per un’eventuale terapia. ...È pure una situazione piuttosto tipica... Dato che è sempre meglio valutare tutti gli aspetti, voglio fare un giro di telefonate, ora, e pure sentire alcuni mie colleghi, domani mattina. In ospedale, stiamo studiando casi con connessioni. Non è mai inutile sentire bene... ...Ci sono sempre progressi nella scienza medica... Che ne dici di venire in ambulatorio da me domani?”
- “Sì, grazie, ...certo.”
- “Un momento che controllo l’agenda, se ho una casella libera... Sì... Che ne diresti alle 15:30. Ce la fai?”
- “Sì, certo! Prendo un permesso e sono lì all’ospedale, all’ambulatorio.”
- “Chiedi di me. Ti do tutti i riferimenti...”

Il giorno dopo Nikla arrivò lì, naturalmente tutta trafelata, arruffata come al solito, ed ovviamente in ritardo, ed imprecando contro tutto e tutti, l’ufficio, il traffico, Roby. Nikla arrivò lì, all’appuntamento, attorno alle 16:15. Per lui, il medico, era lo stesso. Sorrise, pensando alla tipa squinternata aveva dinnanzi.       

Lui le disse, tutto assorto assorto, per apparire più convincente, che si trattava di agire su due fronti. Da un lato, v’era da rimuovere un cattivo esempio dalla mente della bimba. Dall’altro, per operare meglio, si doveva cercare di indurre lo stesso cattivo esempio a compromettersi. Se poi non si riusciva, si poteva egualmente operare ad altri livelli per surrogare questa auto-compromissione non ottenuta. Ma il solo tentare era importante perché creava l’abito mentale per andare avanti con quelle attività per conquistare o mantenere il cuore della bimba su esempi ‘positivi’.

Ripetette il tutto, come espediente retorico. Poi chiese come casualmente se lei, Nikla, fosse in buoni rapporti con l’Allakka.
- “Certo, ottimi!”
- “Perché, vedi, anche se lei fa la modesta, per questo tipo di interventi sul campo, lei è ferratissima e non è neppure la prima volta... Ha pure ricevuto una formazione piuttosto qualificata nella materia, anche se non sono cose che si possano, né si debbano, conclamare in giro. Per cui, lei mai lo direbbe. Fiorella è una che si presta, per amiche, colleghe, compagne. Non è che ti possa far venire, tanto meno con la bimba, in ospedale, per queste cose. Vanno affrontate e risolte in altri contesti. Anche al Partito, al Sindacato, presso corpi dello Stato che non sai quanto operino per il nostro bene, non solo per la nostra sicurezza, Fiorella è davvero tenuta in altissima considerazione proprio perché... Abbiamo frequentato assieme convegni e seminari. Per cose da ospedale, qui, ci sono io. Ma per altro, ed è il caso nostro, il caso tuo, non c’è nessuno meglio attrezzato di lei... Io sono un medico e qui non c’è da curare nessuno. Fiorella è un’artista per questo di tipi di interventi per aiutare positivamente il prossimo.”

Mentre gli occhi ed il cervello limitato di Nikla si accendevano di ammirazione per l’Allakka, e le parole ascoltate le sembravano assolutamente convincenti e risolutive, lui la congedò e lei si ritrasse tra grandi ringraziamenti ed inchini buffi e buffoneschi come nel suo stile Scattozzo, tra il servile e l’idiota.

Il giorno dopo ritornò dall’Allakka:
- “Fiorella, ti ha detto il tuo fidanzato?”
- “No, non parliamo di queste cose a casa.”
- “Ah, credevo... Mi ha detto, se ho ben capito, che Roby va smascherato per quel che è e che va rimosso dalla mente di Serena.”
- “In effetti, è quello ci dicono i compagni professoroni. ...La dissoluzione dell’esempio negativo e lo spostamento dell’attenzione dell’infante su solidi modelli di ordine...”
- “...Ecco, io l’avevo detto terra-terra... Lui mi ha detto che tu... che tu, hai contatti ed esperienza.”
- “Oh, mi fai arrossire... Noi siamo qui tra amiche, colleghe, compagne...”
- “Fiorella, ma tu in realtà che incarichi hai al PCI-CGIL e qui all’INPS? ...Così per... ...Solo per capire bene... Io ci tengo molto a non farmi strappare Serena... Non so come potrei vivere senza.”
- “Dici bene, Nikla! Mentre quello che ha fatto?! Se ne è andato di casa a divertirsi... Chissà quante se ne è scopate pure qui, mentre tu ti sacrificavi...”
- “È proprio quello che mi fa rabbia. Una si sacrifica e poi è proprio quello che se ne frega che ha l’affetto, l’adorazione...”
- “Sì, Nikla, qui è questione proprio della felicità di Serena. Lei cresce bene con gli esempi giusti...”
- “Quello che non ho ben capito, neppure quando il tuo fidanzato, mi diceva, come medico, ...ecco non capisco cosa devo fare.”
- “In che termini sei tu coi suoi, con la famiglia originaria di lui?”
- “Loro mi stanno rivalutando, perché dicono che quella che viveva con lui li doveva avvisare che lui.... Eppoi... Ecco sì, ...se vogliono vedere Serena, in fondo devono passare da me per cui sono sempre lì a dare cose, soldi, offrire vacanze pagate. Io non è che li sopporti tanto. ...Sai io devo tenere Serena agganciata ai miei, alla mia mammina, non a loro... Forse neanche loro sopportano troppo me. Ma abbiano lo stesso fine. Anche tanti da parte sua, alla Spezia, a Casalbuttano, a Genova, ...ecco lo vedono come uno da distruggere...”
- “Nikla, mi sembrano degli ottimi presupposti. Facciamo così, ...tu ti fai una lista di tutte le cose che gli possono essere addebitate, di tutte le cose negative che possano essere dette su di lui. Intanto, mi lasci un paio di giorni, di giorni lavorativi, perché il fine settimana... Io  così chiedo al Partito ed ai compagni professoroni ed altri.”
- “Allora ci sentiamo fra un paio di giorni, di giorni lavorativi...”
- “Ah, se hai la lista pronta...”
- “OK... Grazie Fiorella...”
- “Ah, Nikla, un’altra cosa... Ma tu sei sicura che lui fosse, sia, un capo del terrore...”
- “C’è chi lo dice. O chi dice che potrebbe. Non è che siano sempre magari, persone che parlino con cognizione di causa... ...Anche tu mi hai detto che deve essere il capo del terrore.”
- “Guarda, Nikla,voglio essere sincera. Noi abbiamo informazione sicure. Cose riservate. Ma... Oh, non potrei... ...Ma proprio perché tu sei un’amica... Guarda facciamo così, fai un’altra lista del perché lui è il capo del terrore. Tu vieni con le due liste e vediamo come far progredire il tutto. Io chiedo pure conferma a chi è in contatto con l’Intelligence se loro siano sicuri, sicurissimi, che Roby...”
- “Ottimo, Fiorella! Così sappiamo cosa pensare.”

Quando si erano riviste, dopo alcuni di giorni, ovviamente Nikla non aveva buttato giù alcuna lista. Era una sciatta. Sì, era proprio una a quel modo. Fuori di testa ed inetta proprio in tutto. Se ne era uscita, per giustificarsi, con un:
- “Mi sono messa davanti ad un foglio ma ci sono da dire così tante cose negative su di lui, e così tante prove chiarissime che lui è il capo del terrore, che mi è sembrato tutto tanto evidente che non sono riuscita a scrivere nulla... ...Temevo di scrivere di meno...”
L’Allakka, stizzita, l’aveva buttata sul pedagogico:
- “Guarda Nikla, io, proprio perché sei un’amica, collega e compagna, mi sono data da fare. Mi sono sbattuta... ...sbattuta e mi sbatto... E non è che io non abbia cose da fare o che non abbia voglia di riposarmi. ...Dopo una giornata qui a correre dietro a tutto ed a tutti... Qui sei tu che devi decidere... Io ho parlato coi compagni professori e pure con quelli del Dipartimento Sicurezza che hanno i contatti... Ho esposto il caso ai compagni professori... Tu Serena l’hai già persa... O la vuoi recuperare, o...”
- “Nooo, nooo, e poi cosa mi dice la mia mamma, la mia mammina?! Nooo, io non posso vivere senza Serena! Non ho nulla. Se anche lei...”
E scoppiò in una delle sue frignate piuttosto frequenti. Cose penose, quanto false. Eppur la malattia mentale devastante la faceva apparire come sincera e coinvolgente a chi soffrisse delle medesime sindromi. ...Sindrome dell’identità/differenza antropologica [[- syndrome of anthropological identity / difference -]].
Era quello l’Allakka voleva. Si era preparata la parte. Era una procedura standard degli Squadroni della Morte dei Carabinieri:
- “Guarda, Nikla, ci sono delle procedure. Delle cose standard che vanno fatte in questi casi. Sei tu che devi decidere. La prima cosa devi decidere è se vuoi Serena o se non la vuoi.”
- “La voglio! La voglio! E tutta la mia vita! Come potrei fare senza?!”
- “Sicura?”
- “E me lo chieeedi?!”
- “Allora, Nikla, ripetitelo ed intanto andiamo nel magazzino che dobbiamo fare un esercizio per cui è essenziale che non senta nessuno. Lì è come fosse insonorizzato.”
L’Allakka prese la chiave che si era preparata e si avviarono. Arrivati nel magazzino, l’Allakka la condusse in una stanza piccola, protetta, con delle sedie. Lei si sedette comodamente. Anche Nikla si stava accomodando.
- “No, Nikla dobbiamo fare un esercizio. Occorre che tu resti in piedi...”
- “Di che si tratta, Fiorella?”
- “Innanzitutto, ripeti la proposizione. Allora vuoi Serena o la vuoi lasciare a Roby.”
- “No! No! Mai! ...A lui proprio no!”
- “Ecco, Nikla, ripetilo, urlalo: Non lascerò mai Serena a Roby né a nessun altro! È mia! Mia! Mia! Solo mia!”
Nikla, guidata, e sempre più esaltata, lo ripetette con forza, varie volte, finché quasi crollò dall’esaltazione. L’Allakka la guardò con un tono di intima soddisfazione:
- “Brava! Brava! Ora dimmi, sinceramente... Che cosa sei disposta a fare per tenere fede a questa proposizione... Dimmi, che cosa sei disposta a fare pur di non perdere Serena? Pur di farla sempre tua!”
Nikla, esaltata:
- “Tutto! Tutto!”
- “Ecco, bene... Ma ripetilo come prima, varie volte, e con forza: Pur di fare Serena mia e solo mia sono disposta a fare tutto, tutto, tutto nel nome di farla mia e solo mia. Sono disposta a violare qualunque regola, accordo, solidarietà, parola data, purché Serena resti mia e solo mia! Vivo per Serena! Sono pronta a fare tutto per Serena! ...Sì, è un poco lungo Ecco che te lo scrivo...”
Nikla ripetette tutto con esaltazione, come prima, ed ancora di più, fino ad esserne esausta.
- “Brava! Bravissima, Nikla. Ora che hai affermato questa tua volontà, siediti, riposati... ...Ecco, ti prendo un po’ d’acqua... Ho qui delle caramelle... Ora hai affermato, non solo rispetto a Roby, ma relativamente a chiunque, che nessuno si può frapporre tra te e Serena, e che tu farai tutto e di tutto pur di tenerla legata a te e solo a te... ...Del resto, lo facciamo per il suo bene.”
Nikla si riposò esausta. Non possiamo dire che si rilassò perché era un’agitazione, un’apprensione, permanenti.
- “Fiorella... Ma questo basta, è sufficiente?”
- “Certo! Anche se si devono dare la gambe al tutto. Ci sono delle procedure che si usano in questi casi...”
- “Ah, mi sembrava...”
- “Ora, anche se forse sei un poco spossata da queste operazioni, sarebbe il momento della prima lista, una lista di tutte le cose contro Roby e, già che ci siamo e per completezza, ...guarda su questo altro foglio, od anche nello stesso ma separato dalla prima lista se ti torna più facile, butta giù una lista di tutto ciò si possa dire od immaginare contro i suoi, o comunque contro tutti coloro possano contenderti Serena. Ah, non importa che siano cose vere. Se per distruggerlo non ti bastano cose vere, o se credi, scrivi assolutamente tutto ciò che si possa dire od immaginare. ...Non preoccuparti, se ti dimentichi o ora non ti senti di scrivere talune cose che ti sembrino ora eccessive, lo si può anche fare dopo. Tutto può essere corretto ed integrato. Allo stesso tempo, cerca di essere più completa che puoi, ora.”

Nikla, con la sua confusione tipica, usuale, stese la lista. Ma non era importante il contenuto. Importante era che la stendesse. L’Allakka la prese, finse di scorrerla:
- “Ecco bene... C’è solo una cosa...”
- “Cosa?! ...C’è qualcosa che non va bene?!”
- “No, no, va bene tutto, ...benissimo! È una cosa che a volte crea dei fraintesi e poi dei problemi. Deve essere chiaro che tu vuoi Serena rispetto a tutti, che non è solo una questione relativamente a Roby, anche se lui ovviamente è al centro per vari aspetti. Per cui, guarda, ecco un altro foglio, fai una lista di quelli di sicuro ti sostengono e quelli che invece, anche se sono contro Roby, potrebbero, magari per ingenuità, non darti tutto l’appoggio che tu meriti. Butta giù i nomi e poi ne discutiamo. Perché ci sono tante cose, atteggiamenti soprattutto, da interiorizzare... ...Ma tu sei sicura, sicura-sicura, che vuoi Serena per te, tutta e solo per te?”
- “Certo-certo, certissimo!, non potrei vivere senza! Lei è a dimostrazione che io sono io, che io esisto!”
E Nikla scoppiò in uno dei suoi soliti lunghi pianti isterici.

- “Oh, bene-bene, Nikla! Queste sono cose che necessitano di una dedizione totale. E poi, sai, se devo mobilitare nostri amici, nostri compagni, e, loro, e io stessa, strutture dello Stato... Non è che poi...”
- “Certo, certo, che sono ben decisa!”

Nikla scrisse la lista dei nomi, con qualche commento, e la dette all’Allakka...
- “Ecco, Nikla, vedo che dici che con Angelo, il padre, non c’è nulla da fare...”
- “È che è troppo buono e, allo stesso tempo, capisce troppo...”
- “Come sarebbe a dire...”
- “A volte chiedo dei soldi in prestito. Me li presta. Poi quando tento di non restituirli, lui mi dice, anzi fa l’aria, che tanto ho le mani bucate, per cui stanno meglio nelle tasche loro che mie.”
- “Ah... E con Roby?”
- “Angelo dice che è giusto che faccia quel che crede...”
- “Ah... ...Questo devo segnalarlo... ...E con gli altri? ...Come va con gli altri?”
- “No, gli altri sono tutti per fare il mazzo a Roby. Vorrebbero tutti farlo a pezzi”
- “Ma vedo che li hai messi nella lista con Angelo...”
- “È solo perché è meglio tenerli sotto pressione. Non vorrei che Serena...”
- “Per esempio, quando fanno dei regali a Serena, tu cosa fai?”
- “Se Franka regala dei vestiti che sono più belli di quelli che regala la mia mamma, io faccio di tutto perché Serena si metta qualche volta almeno quelli della mia mamma, anche se lei non vuole. Mentre sono piena di rabbia contro quelli di Franka. Incito Serena a tagliarli colle forbici e, se lei non vuole, lo faccio io sotto al suo naso...”
- “Ah, bene... E quando Rikkio fa regali?”
- “Oh, siccome ha soldi, dico a Serena di farsi comprare le cose più costose, di mettersi a piangere se non lo fa, e poi disprezzo tutto quello lui le compra...”
- “Ah, ottimo. Vedo che ci sai fare...”
- “E con i tuoi?”
- “Ah, loro non le comprano mai nulla. Io, comunque, quando andiamo da mia madre, alla Spezia, prima porto Serena a salutare i miei, anche se gli altri nonni sono al pian terreno dello stesso edificio. Solo dopo la porto a salutare loro.”
- “E con Roby?”
- “Faccio lo stesso. Un Natale, lui le aveva comprato un cubo stereo, con CD, mangianastri, radio, etc, che deve anche essere costato abbastanza, sul milione. Ho detto a Serena che era uno schifo e non serviva a nulla. Quando lui la voleva portare a Parigi per fine anno, la ho fatta impegnare con mia madre, anche se lei era già impegnata con lui, sì da non mandarla. Mi metto a piagnucolare con Serena, se lei esce con lui. Faccio il possibile e l’impossibile per non fargliela vedere. E così via. E picchio Serena senza problemi, perché capisca che lei debba sempre vedersela con me.”
- “Oh, vedo che ci sai fare... Ma si deve fare di più... Si deve passare dalla difesa all’attacco, in questi casi. Sennò, la perdi. ...Mi avevi detto che ti avevano intestato un appartamento?”
- “Sì, di un 100 mq, alla Spezia, ma poi lo hanno venduto, per cui...”
- “Ed ora non hai più nulla?”
- “Ora, no.”
- “Ecco, lì, avresti dovuto dire che, per il futuro di Serena... Insomma, dovevi tenertelo. Magari andarci ad abitare tu. Od affittarlo e dire che i soldi ti servivano per Serena...”
- “Dici che avrei dovuto?”
- “Ma sì, certo!”
- “Se vuoi Serena, devi mostrare di essere pronta a tutto!”
- “Certo! Certo! Hai ragione! Che scema che sono stata...”
- “In effetti... Si deve essere duri, in queste cose. Non farsi problemi. Se tu sai quel che vuoi...”
- “Sì! Sì! Ora lo so! Per Serena, sono davvero pronta a tutto!”
- “Nikla, se sei davvero pronta a tutto, si devono trovare delle cose da dire... ...Come dire?! Noi sappiamo che la sostanza è giusta, perché tu lo fai per il bene di Serena e perché lui, che è il capo del terrore, va tenuto distante...”
- “Cosa?”
- “Nikla, ti avevo detto di fare una lista di quello si potesse dire...”
- “Se ne possono dire tante...”
- “Nikla, se non partiamo da qualche parte... Poi, guarda, è meglio qualche punto su sui concentrarsi. ...Vedi, in queste cose... ...Scusa, non dirlo a nessuno... ...ce lo hanno spiegato anche durante dei corsi... Se tu incontri qualcuno, parli con un collega, non è che... ...Se dici troppo la gente non sta a sentire. Si deve dire una cosa sola. Come un colpo di pistola. Per cui, basta che tu tu abbia, una, due , tre, … non di più, ...una, due, tre, cose da dire ma che siano, ...come dire?, ...che siano ficcanti. E vedrai che serve. Serve, eccome!”
- “Non saprei, Fiorella...”
- “Nikla, non mi dire che non hai mai detto nulla... Dai, Nikla, a volte ti ho sentita io stessa, quando lavoravamo assieme, al settore contributi, sembravi un fiume in piena, urlettavi, sbraitavi..., tutto giusto!, è così che si fa!, ...Dai non dirmi che non hai qualcosa che possiamo esaminare ora. Dai, solo qualche punto chiave. Cose brevi, nette, come un colpo di pistola. E lo freghiamo pure a questo modo. Tu devi proteggere Serena. Lui va colpito perché è il capo del terrore che ti vuole portare via Serena”
- “Fiorella, a volta, con la mia mamma, con familiari e partenti... ...Sai, anche la mia mammina mi diceva che...”
- “Sì, Nikla dimmi!”
- “Quando lui se ne era andato, ...beh qualcuno lo aveva saputo che... ...lo avevamo dovuto dire... La mia mammina mi aveva detto che nessuno può permettersi da andarsene da degli Scatizzi... ...La mia mamma, ...oh Fiorella che non si sappia!... ...la mia mammina mi diceva che chi se ne va da una Scatizzi è morto...”
- “Sì dimmi, Nikla...”
- “La mia mammina mi aveva detto che quando qualche parente avesse chiesto, ...ecco non è che io potesi dire che se ne fosse andato perché faceva l’amore con altre...”
- “Sì, sì, continua Nikla...”
- “Una volta, il nostro parente medico, ...oh un vero luminare della medicina..., mi aveva chiesto, ...eravamo tutti a tavola..., se se ne fosse andato, ...no anzi, la mia mammina aveva detto loro che lo avevo sbattuto io fuori di casa... Ecco, sì, mi aveva chiesto se lo avessi sbattuto fuori ci casa perché fosse impotente, ...finocchio... Io mi ero un po’ vergognata, ma avevo risposto di sì. ...Cosa ne dici, Fiorella, si potrebbe dire che è impotente...”
- “...Oh, Nikla, se ti può far piacere, certo, puoi dirlo a chi vuoi, ma non è che serva a noi. Sai, Nikla, è come se si dicesse che uno ha mal di cuore, od il cancro, non è che lo si colpisca... ...Nikla, per i fini tuoi, per non perdere Serena, ti occorrono delle cose che lo colpiscano diritte-diritte nella sua individualità...”
- “Ah, tu dici che va proprio fatto... ...Non so se ho ben capito...”
- “Nikla si devono dire cose che lo facciano vergognare..., ...cose che lo demoliscano davvero! ...E che lui non possa controbattere...”
- “Fiorella, io, una volta, proprio per obbedire alla mia mammina, avevo provato a dire che lui diceva che Serena non era figlia sua... A essere sincera, Fiorella, io mi sento come se Serena non fosse figlia mia. La sento distante. Serena sembra proprio come una copia di Roby. ...Beh, io non è che possa deludere la mia mammina. A volte ci penso... ...io ero in anestesia totale. Poi mi hanno detto che era figlia mia... Oh, sempre avuto un senso di estraneità. ...Fiorella, tu cosa ne pensi.”
- “Nikla, restiamo concentrate... Tu non vuoi deludere tua madre?”
- “No, mai! Mai!”
- “Tu non vuoi perdere Serena?”
- “No, mai! Sennò cosa dice la mia mammina?! Ed i miei parenti?! E quelli che mi conoscono?!”
- “Nikla, questa cosa di dire che lui dice che non è figlia sua... Ecco, questo di potrebbe fare...”
- “Non lo ha mai detto e si vede che è figlia sua. Assomiglia solo a lui!”
- “Non importa mica, Nikla.”
- “Ma non mi crede nessuno.”
- “Nikla, non funziona così. Guarda, Nikla, tu lo dici, appena entri in argomento, quando parli con qualcuno, se, per esempio, ti chiedano di lui, ...insomma non appena divenga possibile dirlo. Tu lo butti lui. Una cosa del tipo: Oh, quello, dice persino che Serena non è figlia sua! Per uno o due che restano perplessi, otto di credono. Ed anche i due che hanno dubbi, hanno comunque registrato che tu lo hai detto. È solo una cosa così... Solo questo non basta. Vediamo se troviamo altro. Dobbiamo trovare altro. Prova, intanto, a ripetere questo primo punto.”
- “Dunque, vediamo...: Sai, quello, dice perfino che Serena non è figlia sua!”
- “Bello! Bene! Colpito! Vediamo ora qualche cosa d’altro, Nikla.”
- “La mia mammina mi aveva detto di dire che ero stato io a mandarlo via di casa perché mi picchiava.”
- “Bene, Nikla! E tu lo hai detto?”
- “Ho provato, Fiorella. Ma non sono mica tanto sicura che...”
- “Perché?!”
- “Beh, se uno picchia la moglie, non è che si faccia cacciare di casa, ...penso. Si vede anche al cinema che, a volte, è la moglie picchiata che se ne va, o che chiama la polizia. ...poi...”
- “Poi cosa?!”
- “Nessuno mi ha mai vista con segni, con ferite.”
- “Perché?”
- “Fiorella, ...perché nessuno mi ha picchiata.”
- “Nikla, non importa... Tu vuoi salvare Serena che deve essere tua e di tua madre?”
- “Certo! Certo! Cosa faccio se Serena non è solo mia, mia e della mia mammina che pensa sempre a tutti. Già mia madre mi sgridava se solo intuiva che io gliela avessi fatta vedere a quel Roby. Mi toccava sempre di fare di quelle scene con Serena, mettermi a piangere e tutte quelle cose perché lei insisteva di vederlo. ...No! No! Non voglio che la mia mammina mi sgridi. Non voglio farla soffrire! No, non posso perdere Serena!”
- “Nikla, e chi è che ti allontana da Serena?”
- “Roby! Roby!”
- “Ed allora, vedi, Nikla... È semplice... Lo sai che, in fondo, sono solo parole. Tu dici che ti picchiava, che ti picchiava sempre, tutti i giorni...”
- “Fiorella, e come posso dire che lo ho mandato via di casa... Quando uno picchia la moglie non è che si faccia mandare via...”
- “Nikla, tu devi solo dire a tutti che ti picchiava. Non devi dire che tu lo hai mandato via.”
- “Fiorella, e come giustifico che se ne è andato? Quando uno picchia la moglie, è la moglie che, a volte, se ne va. Lo si deve anche al cinema...”
- “Oh, Nikla, non si deve mai dire troppo. Basta che tu butti lì che ti picchiava. Vedrai che nessuno ti chiede altro. Se proprio qualcuno chiede... ...basta che abbassi la voce... ...ti guardi attorno... e poi dici, veloce, che è andato ad abitare altrove perché è il capo del terrore. Lo sanno tutti che quelli hanno loro alloggi, si muovono, non vogliono avere testimoni, famiglia...”
- “...ehm... ...Geniale, Fiorella! Mi picchiava e mi picchiava. Poi, il terrore lo ha chiamato e così lui è dovuto andare in una di quelle case che hanno loro. ...E se non mi credono...”
- “Perché non dovrebbero crederti?!”
- “Te lo ho detto che già quando dicevo che mi picchiava mi sembrava che non mi credessero. Anche quando dicevo... ...Me lo aveva detto la mia mammina che noi Scatizzi siamo gente dura, che dobbiamo sempre far vedere che siamo noi che controlliamo la situazione... Quando io dicevo, ...oh la mia mammina lo sa sempre cosa dire e cosa fare..., ...quando io dicevo che lo avevo cacciato di casa mi sembrava che mi credessero ancora meno.”
- “Nikla, ti sbagli. Tu devi solo dire secca secca, meglio se con un piantino, che ti picchiava. Basta quello. Non importa se ti credano sul momento. Il 50% ti crede subito. All’altro 50% insinui il dubbio e ti crede dopo. 100%, o quasi. Se qualcuno non ti crede, non importa. Roby è comunque sputtanato.”
- “Sì, Fiorella... ...ma nessuno mi ha mai visto con ferite, con segni, con contusioni...”
- “E cosa importa, Nikla! Tu lo dici e basta. Se ti chiedono perché è andato via, dici che lo sanno tutti che è il capo del terrore.”
- “Sei sicura, Fiorella?”
- “Sicurissima! ...Se invece vuoi perdere Serena, basta che non fai nulla. L’hai già persa, Se pensi di poter prevalere con le buone maniere, lo sai che lui, agli occhi di Serena, ha il carisma del... Poi le bambine preferiscono sempre il padre.”
- “No! No! Cosa mi dice poi la mia mammina?! Sono disposta a tutto pur di non perdere Serena. Non voglio che la mia mammina stia male e mi sgridi!”
- “Brava, Nikla! Ripeti con me, e con voce bassa ed ispirata: dice perfino che Serena non è figlia sua ”
- “Dunque... E poi dice pure che Serena non è figlia sua.”
- “Brava, Nikla. ...Ora fatti un piantino e dì: Mi picchiava! Mi picchiava!”
- “Dunque... ...ih, ih, ih, ih, ih, ih, ih, ih, ih, ih, ih, ih... ...Mi picchiava... ...ih, ih, ih, ih, ih, ih, ih, ih, ih, ih, ih, ih... ...Mi picchiava...”
- “Ottimo! Ottimo! Ed ora prova a dire: Se ne è andato perché lo sapete che è uno di quelli del terrore...”
- “Dunque ...Se ne andato perché lo sapete che è uno del terrore ”
- “Brava, Nikla. Basta dire quello. Non si deve  aggiungere altro. Più si cerca di dire, più ci si sbaglia. È sta tranquilla che lui è distrutto, sputtanato per sempre!”
...Deliri ossesso-paranoico...

Si videro varie volte. La Allakka si faceva sempre più esplicita, come sempre si fa in questi casi e situazioni. 

- “Guarda Nikla, tu devi usare il potere che hai, per il fatto stesso di avere Serena e che loro dipendono da te se la vogliono incontrare. Se Angelo non è manipolabile, gli altri lo sono. Inoltre, tu abiti a Torino, dove abita Roby. Per cui, tu puoi e devi far loro cadere dall’alto che tu hai informazioni sicure che... ...Io ti dico, poi. O si fa in questa maniera, oppure tu te la sogni Serena. Lei ha ora il mito che lui è uno cogli attributi mentre tu...”
- “Io che?!”
- “Non è colpa tua. È la situazione, la dinamica interattiva, che si crea in questi casi, come dicono i nostri compagni professori. Tu, non solo tu, qualunque altra parte... tu appari come sbiadita...”
Piagnucolando:
- “...Fiorella..., ...dimmi che devo fare...”
- “Prima di tutto devi decidere che tu sei disposta a dire qualunque cosa su di lui pur di non perdere Serena...”
- “Certo! Certo!”
- “Nikla, devo consultare i nostri compagni superiori e il nostro comando delle milizie, ...che loro hanno gli agganci giusti coi Comandi Militari, coi carabinieri, per sapere...”

In altre occasioni, l’Allakka, recitando la solita parte per il suo lavoro sporco, e sporco lavoro:
- “Nikla, buone notizie!”
- “Dimmi!”
- “Abbiamo informazioni sicure, sicurissime, che lui sia il capo del terrore...”
- “Ed io che devo fare?”
- “Quello che hai sempre fatto... ...Ora di più... ...Dire a tutti che ci sono informazioni sicurissime che...”
- “E se non mi credono?”
- “C’è quella cosa... Come si chiamava? La sindrome dell’identità/differenza antropologica... Vedrai che ti credono tutti, tutti quelli che possono e devono crederti... ...Che sono almeno il 90%... Devi dirlo a tutti. Proprio a tutti! Del resto, considerano te la fonte del sapere perché abiti a Torino, anche se non hai veri contatti con lui... Guarda, Nikla, perché tu sia sicura, ti faccio parlare col maggiore dei carabinieri che si occupa di queste cose...”
- “Sì, sì, è la cosa migliore perché anche io abbia dei punti di riferimento che possono sempre servire...”
Né seguì in incontro tra Nikla in stato confusionale, come al solito, ed il maggiore della sezione Squadroni della Morte / pogrom / linciaggi / antisemitismo / persecuzioni Carabinieri della Cernaia, con lui molto formale. Lo stesso preferì, in futuro, usare intermediari, a cominciare dalla Allakka, anche se dette il suo telefono d’ufficio nel caso Nikla avesse avuto bisogno di parlare con lui. Una formalità...
Il maggiore, di un ufficio disinformazione, confermò, mentendo, ma era pagato per mentire, cosa che lui faceva con sudicio cinismo, che avevano informazioni sicure, sicurissime, e plurime che Roby fosse il capo del terrore.
- “Maggiore, ma se voi avete informazioni plurime, per cui la cosa la sanno tutti, perché serve che io la dica in giro? Perché non lo incriminate, e di brutto, sì che il problema sia risolto alla radice?”
- “Noi, non le abbiamo chiesto nulla...”
- “Ma la Allakka...”
- “Ah, sì, il PCI-CGIL... Noi, lo Stato, dobbiamo essere in buone relazioni con tutti... Non siamo come si pensa. Siamo persone come tutte le altre. Facciamo questo lavoro per tutti.”
- “Ma la Allakka mi ha detto che io devo dire... Io ho capito che c’è un qualche interesse superiore...”
- “Noi parliamo con tutti, ma non chiediamo nulla nessuno... Non possiamo sapere che cosa le possano avere consigliato. Ad essere sinceri, neppure lo vogliamo sapere... Comunque, per qualunque problema o notizia, ci chiami senza problemi. Se non ci sono io, ci sono altri militari competenti... Nel nostro ufficio ci sono solo persone molto qualificate e preparate. ...Anzi... Voglio giocare a carte scoperte con lei... Qui è una famiglia che... ...Come dire... ...C’è sempre stato qualcosa di eccessivo. Non tanto quel prete... ...Me lo hanno scritto qui di quel Gasparo Scaruffi, economista eccelso... Io non capisco di quelle cose. Anche se pure quello...  Un prete che si fa monetarista, non è un prete, è un giudeo... ...Infatti, qui nel fascicolo sul caso, noi li abbiamo classificati come giudei, ...perché i commercianti, poi a Reggio Emilia... ...Così dicono i nostri esperti... Io sono poi solo una rotella dell’ingranaggio. Faccio quello che mi dicono. Penso quello che mi dicono di pensare. Per cui, se ora le dico, le dico quello che noi, lo Stato, pensiamo... ...Io non ho una mia opinione... Chi sono io, ...io, per pensare... Però, ecco... ...Già quel prete... Un giudeo che si fa prete, hanno scritto qui, nei nostri dossier... ...Si fa prete per divenire direttore della zecca di Reggio Emilia, come la Banca d’Italia d’allora della cittadina. Come dire... Ecco i soliti giudei che si fingono altro per infiltrarsi, dunque rubare i posti e la gloria a noi cristiani, noi cattolici romani. Loro sentono l’odore dei soldi,  anche quando si fingano preti, e si fanno direttori della zecca. Oh, questi giudei! ...Ma senza andare tanto lontano... Ecco, qui, nel nostro fascicolo, quel nonno Umberto da Ligonchio ma residente poi a Genova. Fa il socialista, certo moderato e riformista. Del resto lui era un benestante con un albergo. Viene la tessera obbligatoria... Ai tempi del fascio. Anche noi carabinieri, che dovevamo fare? Il Re ce lo ha ordinato. In fondo è lui che ha scelto Mussolini finché lo ha voluto, e noi abbiamo tutti preso la tessera del fascio. Certo che siamo restati tutti monarchici. Eppure, ci vuole un po’ di disciplina. Ti dicono di prendere una tessera e la prendi. Invece, quell’Umberto... ...Ecco i soliti giudei, anche quelli occulti, che si vogliono distinguere, farsi credere migliori, più bravi, più morali di noi cattolici... Ecco, quell’Umberto non prende la tessera e si fa chiudere l’albergo. Ma come si fa?! Può uno con la testa sulle spalle, pure con famiglia, farsi chiudere un albergo perché si impunta di non prendere una tessera? Ed è riuscito a vivere, in commerci, anche senza tessera, arrangiandosi seppure onestamente. Ecco, giudei che qualunque cosa tu faccia loro, loro te la fanno sotto il naso. Poi, il padre. Mai preso una tessera di partito. Aveva la fonderia. Finché c’è stato il boom economico ha lavorato. Poi, alla fine, ha dovuto chiudere. Poteva andare a supplicare partiti. Come pensano di lavorare senza i partiti, senza lo Stato?! Alla Spezia era tutto pubblico, tutto di Stato e dell’IRI. C’è chi chiede pure a noi, a volte. No,  quell’Angelo, niente! Lavora finché l’economia tira. Poi chiude e si mette a fare altre cose. Infine questo Roby. Tutti arraffano nei posti pubblici, lui nulla. Neppure una catenina d’oro di uno che ti voglia ringraziare perché tu ti sia interessato. I soliti giudei che ti vogliono far pesare... Ma chi si credono di essere?! Guardi, noi abbiamo le orecchie lunghe. Ci sono colleghi, all’INPS, ancora furiosi con lui perché, a volte, lui si è pure messo di mezzo con persone arrivate lì con buste piene di soldi dicendo loro che non occorre pagare negli uffici pubblici, che non si devono dare bustarelle. ...I soliti giudei che vogliono darci lezioni di moralità! Per cui, come vede, magari lei sapeva già tutto e pure di più... ...Una famiglia anch’essa deviante quegli Scaruffi, tutti devianti rispetto all’andazzo. Ma chi si credono di essere?! Ma cosa si credono di fare?! Oh, ho parlato troppo... Non avrei dovuto dirle tutte queste cose...”
Nikla era sconvolta. Da un lato, si sentiva un pezzo di merda, quale in effetti era. A quello era abituata. Dall’altro, l’agitazione le cresceva:
- “Ma, allora, quello mi porta via Serena?! Proprio non c’è speranza?! No! No!”
- “Guardi, Signora... ...noi siamo lo Stato e le dovevamo dire queste cose, ...come dire?!, per correttezza d’ufficio verso una cittadina dello Stato. Le abbiamo detto pure troppo. Questioni familiari è meglio le veda con persone a lei prossime. ...Magari avrà già chiesto consiglio... Non è che noi possiamo...”
Il maggiore si fece squillare il telefono. Finse una breve conversazione telefonica. Ed a quel modo la liquidò:
- “Mi scusi ma mi chiamano. Abbiamo sempre mille cose da fare...”

Il maggiore della Cernaia chiamò subito la Allakka:
- “Ma ha detto qualcosa a quella Scattozza...? Quella mi sembra una poco lucida, una di quelle che se poi l’umore gira storto vanno a raccontare tutto in giro...”
- “No, la ho indirizzata come da procedure standard...”
- “Ah, perché sembrava che avesse capito... Forse...”
- “Mannò. È una tutta fuori di testa... È solo ossessa per la figlia, verso la quale ha uno pseudo-attaccamento del tutto morboso. Ne possiamo fare quello che vogliamo, di quella...”
- “Perché parlava come se sapesse che noi...”
- “Stava bluffando. ...Le vede al cinema... È una pasticciona. Voleva darsi della arie... Farnetica.”
- “Lo avevo pensato. È comunque meglio che si allontani ogni sospetto che noi...”
- “Va bene. Applicherò le procedure...”

 Anche Nikla chiamò, dopo un po’, tutta eccitata, la Allakka:
- “Fiorella, il maggiore mi ha detto che per loro fa lo stesso che io dica o meno di Roby...”
- “Ma certo. Che vuoi che interessi loro...”
- “Ma tu mi avevi detto...”
- “Cosa?!”
- “Ah, pensavo di poter divenire come una agente segreta che prende ordini dai militari...”
- “Mannò. A noi, a loro, interessa solo la verità, la sicurezza.”
- “In effetti, mi sembrava un impiegato, uno di noi...”
- “Allora Nikla, che cosa vuoi fare ora?”
- “Lo sai che io non ho alcun problema ad agire contro Roby. È solo che, quando dico le cose, molti mi guardano come fossi scema e non mi credessero. Ho un po’ di timore a continuare a contare frottole. Forse non sono troppo convincente. Già quando dico cose vere non mi crede nessuno. Quando dico frottole mi sembra che gli altri ridano di me ancora di più... È da quando sono piccola che mi sento derisa da tutti... O mi ignorano, per cui neppure mi vedono, oppure mi deridono...”
La Allakka, livida, se la sghignazzava tra sé e sé:
- “Nikla, tu, in realtà, hai già rinunciato a Serena... La stai perdendo... ...perché la vuoi perdere!”
- “No! Nooo! Mai! Maaai!”
- “Ed allora perché ti fai tutti questi problemi?”
- “È che mi sento sputtanata...”
- “Anzi, proprio usando il fatto che tu puoi o meno far vedere Serena ai parenti, tu puoi dire loro quello che vuoi. E loro, almeno quelli che sono come noi, ti credono, qualunque cosa tu dica.”
- “Ma Angelo non mi crede...”
- “È l’unico. Tutti gli altri aspettano solo argomenti per le loro invidie, i loro rancori, contro Roby. Tu devi solo fornirli loro. ...Se sappiamo di sicuro che lui è il capo del terrore... ...In fondo, noi diciamo solo la verità...”
- “Certo! Ceeerto! Lo dico a tutti!”
- “Brava! È così che si deve fare!”

Nikla, nonostante quelle ‘spinte’, non è che fosse meno fuori di testa. Per cui; per essere riassicurata, chiamava la Allakka, un po’ sempre per le stesse cose e per fare, più o meno, sempre gli stessi discorsi.

- “Fiorella, posso incontrarti... ...sento che sto perdendo Serena...”
- “Dimmi...”
- “Sento che la sto perdendo...”
- “Guarda, Nikla, ho parlato coi nostri compagni professori...”
- “Ed allora? Ed allora? Dimmi...”
- “Aspettavo a dirtelo... Ma ora proprio devo... Una delle cose da fare è che tu devi apparire come unica genitrice...”
- “E come faccio?”
- “Nikla, quelle cose che abbiamo già visto. Tu le dici, quando capita... Se non giochi sporco tu la perdi... È questo che vuoi?”
- “Mai! Mai! Serena è mia e deve essere solo mia!”
- “Allora non ti resta che fare a questo modo...”
- “E se non mi credono?”
- “Guarda, ne abbiamo già parlato e mi sembrava che avessi ben capito... Anzi, ne sono sicura, dai, ti ricordi bene..., hai ben capito quello che ti avevo detto... Guarda, le persone equilibrate... ...cioè volevo dire... Insomma... ...Ci sono persone, poche dicono i nostri esperti, o comunque ininfluenti, che non ti starebbero a sentire comunque. Invece, la stragrande maggioranza delle persone è come noi, cioè se le beve... Tra di noi, tra quelli che sono come noi, viene spontaneo credersi e sostenersi. ...Insomma... volevo dire... La maggior parte delle persone, e sopratutto quelle che contano, cioè che lo raccontano ad altri, che diffondono le voci, ...dicono i nostri esperti che sono come noi, cioè... In particolare il compagno professor Kantarotti mi ha detto che c’è una cosa strana... Dice che il professor Roberto Scaruffi, ma mi sembra strano... ...che sia lui?! No, non è possibile... Deve essere un altro... Dice che c’è un certo Roberto Scaruffi, o professor Roberto Scaruffi, o non so cosa, forse un ricercatore, o solo un esperto, ...o un esperto e ricercatore..., sembra dall’America, ...avrà scritto qualcosa su qualche pubblicazione scientifica..., che dice c’è una cosa, è come una teoria, una nuova teoria, ...suppongo che si chiami..., che si chiamerebbe la sindrome dell’identità/differenza antropologica [[- syndrome of anthropological identity / difference -]]. ...Dai, Nikla, mi sembra di avertene già accentato, forse più di una volta... Secondo questa roba qui, questa sindrome dell’identità/differenza antropologica [[- syndrome of anthropological identity / difference -]], entriamo in spontanea simpatia, intesa, con ciò e coloro che sentiamo simili a noi, mentre ci chiudiamo rispetto a ciò ed a coloro che percepiamo come differenti. Questi nostri compagni professori, questi nostri specialisti di queste cose, anche i compagni carabinieri che ne hanno esperienza quotidiana sul campo, dicono che la maggior parte delle persone sarebbe come noi, come me e te, per cui, se tu dici che Roby dice che Serena non è figlia sua, non pensano alla cosa in sé, ma si sentono vicini a te, a noi, e accettano quello che tu dici, qualunque cosa sia...”
- “Davvero? ...Sei sicura?”
- “Ma certo! ...Pensaci... Loro sono solo alla ricerca che si mettano loro cose in bocca contro Roby... ...Più le spariamo grosse, più sembreranno a tutti verosimili. Del resto, noi abbiamo un fine buono, sano: proteggere Serena, e portarla e tenerla dalla nostra parte! ...E perseguire il nobile fine della tranquillità collettiva distruggendo il capo del terrore!”
- “Oh, Fiorella, come le spieghi bene tu le cose... ...Si, si, deve essere così! ...È davvero l’unica cosa che posso fare per non perdere Serena.”

Malate e delinquenti... Nikla era nel suo. Faceva solo scene per trovarsi giustificazioni plausibili qualora qualcuno le avesse chiesto. Ma lei non aveva dubbi. Insicura, psicolabile e sicura allo stesso tempo. L’infamia era sua regola di vita, e la era da generazioni e generazioni. La madre, Mina, era una piattola del male.

La vita di Nikla scatisciava. Dormiva. Si semisvegliava. Si trascinava. Si gettava di qua e di là. Mangiava. Scatticchiava. Riscatticchiava. Aveva l’impulso a fare una cosa ma ne faceva un’altra. Apriva il frigorifero. Cadevano le cose a terra da quanto era pieno di cibarie disordinate ed accatastate. Si diceva doveva mancare qualcosa in quel suo repertorio di tutto, ed anche un po’ puzzolente e putrescente perché vi erano in continuazione rimasugli che andavano a male. Usciva per andare al supermercato, od al negozietto sotto casa, e si riempiva di tutto quello vedeva. Se aveva voglia di qualcosa, non doveva mancare nulla in frigo! Non si ricordava quello vi fosse con esattezza. Per cui, meglio comprare e comprare. Comprava libri, giornali e riviste, ...che neppure apriva né avrebbe mai aperto! Le comprava solo per darsi delle arie di fronte a sé stessa. Quando prendeva in mano, solo in mano, un libro od un giornale, si diceva che lei era coltissima... Oh,  se solo ne avesse avuto tempo. Appena presa in mano della carta stampata, si accorgeva che aveva qualcos’altro da fare. Agitarsi più che altro, perché viveva tra sozzume e disordine. Metteva qualcosa sul fuoco. Poi se la dimenticava. “Oh, il destino ce l’ha con me.” Allora a preparare qualche cos’altro. “Oh, si è sporcato di nuovo il fornello. Se solo potessi pagarmi una donna di servizio.” Lasciava tutto sozzo. “Lo farò domani, ora ho altro da fare.” Passava la vita a dirsi che aveva altro da fare, per cui tralasciava sempre di fare anche le cose più elementari. Come ‘cultura’, era un po’ come il padre, peggio del padre (che in fondo era un tipo passivo e rassegnato), che sognava una vita di avventure, e si era ridotto a puttane puzzolenti, e poi a Mina, ed all’INAM per dodici ore al giorno. Avrebbe voluto. “Ora non ho tempo. Lo farò, farò tutto appena sono in pensione”. Per il resto, era come la madre, peggio ché quella almeno non si dava arie da istruita ma solo da rabbiosa mafiosetta di paesucolo, che non aveva mai aperto un libro in vita sua “perché una donna deve occuparsi della casa, della casa e dei familiari, controllarli per il loro bene”.

Nikla pensava di leggere un libro e subito si gettava su una bottiglia per farsi una tracannata di vino ed altri alcolici. Ed ecco che si lanciava su dei pezzi di cibo. Scavava nel frigo dove si stratificavano cibarie che si deterioravano. Gettava alimenti sui fornelli, ovviamente luridi ché lei era troppo occupata ad agitarsi, pensando ad un qualche grande piatto. Quando serviva in tavola usava il cucchiaio ed il mestolo come fossero state delle cazzuole sì che si schizzava tutta e schizzava tutti, se serviva altri. Era come stesse buttando il cibo nei piatti con una cazzuola. Uno spettacolo! Allora correva a prendere del talco, dell’acqua, dei panni, del sapone. Meglio andare in tuta da officina, se invitati a mangiare da lei. Si rigettava sul cibo. Sbocconcellava. Era incapace perfino di mangiare con calma perché subito l’ingordigia di riempirsi la pancia si combinava alle altre mille cose sentiva l’impulso di fare, di fare e non-fare. E poi, beveva e beveva, vini ed altri alcolici. Usciva per scorricchiare, coi suoi passetti nervosi e cialtroneschi, al supermercato a comprare altro cibo, e vini e superalcolici. Intanto pensava ad un altro libro da non iniziare. Stava per inizialo ma evitava di prenderlo, o se l’aveva appena preso lo buttava subito da qualche parte, e correva al telefono per fare inviti a cena. Anche a pranzo, quando alla fine si pensionerà. Disgustati e disgustate si negavano. Eppure talune, di tanto in tanto, accettavano. Se non accettavano era comunque l’occasione per una telefonata di nullità e di infamie. Periodicamente, senza periodicità, solo ricorsività confusa a scatisciata, chiamava tutti. Ossesso-compulsiva.   

Eleonora era passata dalla sacrestie, dove sognava di farsi scopare durante escursioni col prete, a toccare l’uccello ai maschi della scuola, ai maschi da cui avrebbe voluto farsi chiavare. Bastava che una sua compagna di scuola dicesse: “Che fiko quello”, che lei sentiva il bisogno di andargli a toccare l’uccello per dirgli che lei avrebbe voluto farselo. Dunque passò dal cattolicesimo sociale al sinistrismo pseudo-operaio. Sacrestie o gruppi, purché si cucchi! Non che gliene fregasse nulla. Era un modo di esibirsi mentre sognava solo il cazzo sebbene poi avesse degli orgasmi strozzati, nevrotico-ossessivo-invidiosi. Sì, si diceva che doveva godere perché le altre godevano, per indivia, perché doveva privare le altre, considerate tutte concorrenti, del cazzo che doveva cuccarsi solo lei. E godeva in modo del tutto nevrotico, non con seri, profondi e sinceri orgasmi liberatòri. Se li forzava in gola [una cosa tutta di testa, “perché così facevano tutte”, si diceva] senza sentire il godimento che le scuotesse e travolgesse il bacino, dove infatti la pancia si gonfiava di quell’energia accumulata e che non si liberava. Una volta, uno con cui chiavava le aveva detto, compiacendosene, ed anche come critica sottile a lei rivolta, che una con cui era appena stato non solo aveva avuto dei veri orgasmi naturali e completi ma anche, alla fine, una vera sborrata acquosa, come in effetti alcune donne hanno. Lei aveva cominciato a rodersi su queste sborrate acquose. Piena di invidia per queste sborrate acquose di figa, era poi riuscita lei stessa, una o due volte ad averle pure lei. Intanto una amica la aveva rassicurata che non è affatto indispensabile avere delle sborrate acquose di fica, per cui questa fissazione le era passata. La stabilità, un’auto-assicurazione ed identità in realtà, l’aveva trovata nella sua professione di maestrina, una piccola ascesa sociale venendo da famiglia operaia, visto che aveva subito sfruttato il diploma, senza farsi fretta nell’università come tutti iniziata, come tutti in pratica abbandonata. La finirà solo quando non se ne farà più nulla e neppure ne avrà un reale salto culturale. Aveva trovato qualche cazzo che l’aveva laureata a forza vedendola divorata dall’indivia di conoscenti che lei, rodendosi, vedeva laureati. Aveva raffazzonato una tesi quando ormai il pezzo di carta non le serviva più e non è che avesse interessi di vero approfondimento culturale. Non li aveva mai avuti. Viveva in un mondo di pure apparenze, dove il sembrare sostituiva il comprendere ed il sapere. Anche l’università l’aveva iniziata e portata avanti perché era uno dei luoghi dove si poteva rimediare del cazzo, cazzo da poi raccontare alle ‘amiche’ e di cui con esse vantarsi.
Un viso evanescente su un culo che aveva le sue forme e seni piccoli su un ventre che cominciava a gonfiarsi, ed a restarlo, sebbene non avesse figli. Gli sforzi della non-maternità alla fine rovinano più che la maternità. Che pena vederla infine in foto, ormai sulla soglia dei sessant’anni... Tanto che su facebook (con cui non ha grande confidenza, giudicando lei l’informatica cosa da cretini [diseducava i suoi stessi alunni delle elementari raccontando loro che la programmazione era una cosa per deficienti, che piuttosto leggessero fumetti, meglio se comunisti, ...o si organizzassero per protestare – quello sì che era ‘progressista’!], per cui è lei che infine ne è restata analfabeta) come facce sue pubblica foto di altri. È solo che di fike o decenti sue non ne ha. Ne dovrebbe mettere di decenni prima... Quando metterà una foto di lei bambinetta, si vedrà già, nell’espressione, quella sua aria da stronzetta. ...Ecco che ne spunta, ma nei pochi ‘aggiornamenti’ che ha pubblicato, una sua, di lei, di lei ora o quasi. Che pena... Lei, ormai prossimissima ai sessanta, che sembra un rozzo omaccio peloso e barbuta come non era. Ma ora... Collo gonfio. Viso come peloso... Che ha fatto?! Come ha fatto?! Ventre gonfio. Di anticoncezionali? Eppure si nutriva si insalatine... No, sono quegli orgasmi nevrotici ed un po’ finti, inespressi e strozzati. Cosce gonfie. Sorriso ebete, di sempre. Gli orgasmi che non fluiscono gonfiano le gambe e la pancia... Anche le chiappe diventano adipose e l’adipe scende sulle cosce. Quattro capelli, sempre quelli. Figurerebbe di più con la chiorba rasata a zero. Non le dà certo grazia una maglietta del Salone del Libro. Un’altra che compra libri e poi li lascia lì. Comunque Eleonora si dà almeno un contegno. Se li mette sul tavolo dove ‘studia’ (dove corregge o correggeva i compiti degli alunni, e ne scriveva la valutazioni) ed arriva a dare una scorsa alle presentazioni in copertina ed a volte pure a qualche pagina qua e là. Il libro come mito, come mistero inaccessibile. La cultura dell’esteriorità. In un cucinino lindo-lindo. Sì, è sempre stata una, pur non maniaca, ma che le sue cose (anche la sua vita di finzioni) se le curava da maestrina modello, secondo la doppia vita dei piemontesi, violentatori sui campi di battaglia ma poi con maniacalità da caserma. De Amicis per un popolo corrotto e di corrotti. E poi, buon per lei, lei che, ecco perché ha messo la foto!, la solita esibizionista!, tende la manina, con un gesto delicato del tutto contraddicente la sua figura in cui uno stenta a riconoscerla, ma in segno di possesso, o di cuccata, almeno occasionale, ad un tizio decisamente più giovane, sembrerebbe, seppur non ragazzino, che se ne sta matronesco e come del tutto assente, dentro un accappatoio, seduto, in cucina, come chiuso in sé stesso, assolutamente inespressivo, come si vergognasse ad essere fotografato con quelle simbologie. Non gli è piaciuto? È a disagio? Cortesia per cui non si sottrae alla foto, forse in autoscatto, ma assume un’aria di assoluta non partecipazione? Lui, con quella sua aria statuario-inespressiva, sembra uscito da un film di Nanni Moretti. È solo che le foto sono del 2010... Ma dovreste vederla, cinque anni dopo, con abbigliamento Noene, in campo da golf e con la mazza in aria... Le avevano detto le amiche e gli amici al bar che verso i 65 anni fa trendy fare quelle cose e con quell’abbigliamento di quella specifica marca!!! Che spettacolo!
Non che sia per nulla obbligatorio usare facebook. C’è chi lo usi per informazioni, come complemento di informazione, per cui può avere una qualche utilità. La stragrande maggioranza lo usa solo per esibizionismo e per perdere tempo. Costoro sono egualmente utilissimi, ...a chi cerchi informazioni su di loro! Lei ha sempre avuto problemi coi computers. Devono averla obbligata ad usarne occasionalmente uno dicendole, al bar, che non lo si può proprio non avere. Glielo avranno regalato da qualche rinnovo di uffici. Preferisce scrivere a mano, se deve mai scrivere qualcosa. Non ha idea come si faccia ricerca, né ne fa su nulla, tanto meno usando computers. Diseducava gli alunni, sulle tecnologie, perché è lei stessa un’oscurantista fuori dal mondo. Sono i veleni delle inculture fascisto-sinistroidi. È apparsa su facebook a seguito di chiacchiere da bar. Qualcuno le ha detto che per essere alla moda si debba essere su facebook, per cui che doveva usarlo. Lei non riesce egualmente ad usarlo, anche perché ha avversione per tutto ciò faciliti la conoscenza, ed internet decisamente la facilita. Lei evita di essere online. Non le serve a nulla per i suoi disinteressi. Tuttavia si sforza, di tanto in tanto, di usare il suo facebook,  ...perché glielo hanno detto le sue amicizie da bar.   
La vera pena è lei, ora pensionata. Come ha fatto a ridursi, fisicamente, a quel modo? Ma anche la psiche... I miti pseudo-femministi e pseudo-politici che la hanno portata a chissà che missione in Senegal dove, “solidarietà internazionalista e femminaiola”, ora pure pseudo-ecologica, hanno regalato dei pannelli solari alla donne di un qualche villaggio. Cacchio! Naturalmente, loro viaggio per il contatto diretto! Urka!!! La cosa non sembra averla grandemente coinvolta, a parte il richiamo formale. Dedica qualche frase stereotipata alla faccenda. Se pubblica cose appena più letterarie, su altro o su nulla, sono citazioni altrui. Si aspettavano di andare il loco e di cuccarsi sostanziosi e sporporzionati cazzi dei luoghi . Se ne deduce che le donne del villaggio, oltre alla loro età non giovanissima seppur di razza bianca, abbiano fatto sì che non abbiano cuccato proprio nulla. Neppure qualche cameriere ed inserviente di hotel in cambio di laute mance? Che mondo! Ingrati, questi negroni o negretti! I pannelli solari se li saranno usati come assi per lavare la biancheria non appena la missione di “solidarietà internazionalista e femminaiola” sia ripartita. Chissà se almeno si facciano mandare dei soldi con la scusa della manutenzione dei pannelli?  

Inizio anni ’90. Nikla, che ne ha sempre avuto il complesso, la chiama:
- “Oh, Eleonora, come va... Era solo tanto per sentirci.”
Eleonora annoiata e seccata:
- “Grazie, bene, che piacere sentirvi, Nikla...”
- “Nora, perché non vieni qui una di queste sere, a cena...”
Eleonora che pensa che lì non ci siano cazzi da cuccare e che poi non gliene frega niente di quella seccatrice appiccicosa e del tutto fuori dai suoi giri tra cazzi (che cogli anni si sono prosciugati), scuola e Marisa [una troiazza divenuta sua amica del cuore perché potevano vantarsi in tutta libertà e con reciproca soddisfazione delle rispettive cuccate]:
- “Oh, Nikla sono così occupata... La scuola... E poi faccio pure delle cose con Marisa...”
- “Venite tutte e due...”
- “Oh, che bello! Ma magari un’altra volta, più in là...”
- “Lo hai saputo di Roby...”
- “Cosa è successo?”
- “È stato assolto!”
- “Davvero?! Bene!”
- “Come bene?! L’ha fatta franca.”
- “E cosa fa ora?”
- “Oh, è sempre lì, in quelle cose... Siamo tutti sicurissimi che sia lui il capo del terrore!”
- “Davvero?!”
- “Sì, sì, siamo sicurissimi che sia di nuovo il capo del terrore.”
- “Grazie, Nikla. Semmai avvisami se dovesse venire a fare qualche strage nelle zone mie.”

Eleonora sospettosa, soprattutto ora che è cerca di darsi un contegno dopo essere stata riattirata nell’ottica di un romano faccendiere della già ultrasinistra che ha tutte le caratteristiche di un caso patologico incurabile. Lo sapete come è nei gruppetti, più piccoli siano?! Semplice! Anche nel caso una, od uno, sia un’oca, ogni militonto in più fa numero, numero pesante... Il partito o gruppo grosso non si fa problemi coi minchioni, perché alla fine contano i voti. Al contrario, la setta va ne va a caccia... Beh, non importa... Stavamo venendo a parlare di un caso patologico incurabile, ...un genio...
Lellino, giovanissimo, appena ventenne, eppur già grande, grandissimo, intellettuale che fa ricerca e scrive, nel 1966 ritorna a Roma da una breve ma intensissima permanenza da un kampo in un kibbutz dove, a margine, quelli del Mossad gli hanno assicurato tutta la loro cooperazione se si fosse dedicato, come sembrava fermamente intenzionato a fare, a spandere ignoranza populistico-fascio-sinistroide in Italiozia. Israele ha ovvio interesse, per succhiare soldi USA ed altro, che vi sia più caos possibile nella propria area sia immediata che larga: “Guarda, Lellino, tu puoi fare davvero tutto quello che vuoi, anche l’antisionista di facciata, del resto un buon mercante deve sempre adattarsi ai mercati!, a noi non interessa!, ...basta che ci teniamo in contatto, che ci intendiamo sui nostri comuni valori comunitari, sulla nostra profonda etica e, diremmo, anche sul nostro spirito libertario di liberi coloni che tu hai potuto ben apprezzare al kibbutz. Eppoi, lo sai... noi siamo noi, i gentili gentili... Questo è quel che conti, non le forme...”
Intanto, Lellino si autonomina, se già non lo aveva fatto prima, nuovo Lenin. Dopo transiti vari ed intensi, tutto in lui è sempre così intenso!, negli ambienti intellettuali più differenti, ma sempre a sinistra, o supposti tali, e con finanziamenti e soldi sinistri, si è lanciato o ripiegato a fare l’editore. Si è poi gettato, rigettato! [quando Lellino si lancia in qualcosa, si scopre inevitabilmente che vi era già passato – oh che vita intensa, frenetica, sempre di eccellenza e di frontiera!], su Cuba e sul castrismo [sì, quello della CIA-SIS!, ...per tenere Cuba nel sottosviluppo assicurato per un altro mezzo secolo ed oltre; i Castro, da mafia di piccoli latifondisti, sono divenuti mafia proprietaria in esclusiva di tutta Cuba che hanno impoverito mentre loro sono divenuti miliardari!], e produce cartastraccia fascio-comunista, neppure particolarmente originale e neppure con qualche sofisticheria culturale o para-culturale. Proprio rozzezza da kibbutz dei tempi duri, innaffiato coi soldi di famiglia, da vini in abbondanza per destreggiarsi nelle depressioni e ad esse sopravvivere, e da finanziamenti bancario-comunisti. Quando le banche o chiudono o devono essere sussidiate coi soldi Vostri, o quando titoli fatti acquistare a piccoli investitori si rivelino cartastraccia, dove pensate siano andati i soldi? In gran parte vanno a finanziare attività propagandistiche e ‘politiche’. Tra l’altro lui, sempre con la fortuna appiccicata, ha realizzato anche dei successi editoriali dove avrà ben fatto cassa, supponiamo! ...Fossero solo quelle le opere del Lellino... Dopo avere prestato la moglie ad un milano-torinese perché gliela disinibisse ulteriormente (a volte la mandava da dei romani – “Lella devi liberarti”, ma lei si trovava a disagio a darla occasionale), e dunque avergliela lasciata per vari anni, non appena il suo tracciato di autobiografia (Lellino, appena nato, ha buttato giù una scaletta per la propria autobiografia ed ha cominciato a raccogliere foto sue per illustrarla: Lellino da piccolo, Lellino che cresce, Lellino a scuola, Lellino nel kibbuz, Lellino alla scrivania, Lellino futuro Lenin, Lellino già divenuto sia Lenin, che Trotsky, che Fidel, che Guevara, Lellino grande editore ed intellettuale di fama mondiale etc. etc.) arrivò alla data delle attività preparatorie per il primo figlio, siamo nel 1984 (infatti nella scaletta della sua autobiografia, aveva programmato di avere un figlio per il 1985, prima di raggiungere i 40 anni), la richiamò a Roma. Intanto Lella si era fatta una donnona con delle gambone piene. Beh, ha ben altre virtù. Un genio non si fa  mai del tutto da solo. Essenziale chi gli stia a fianco. Beh non sempre... ...Ci sono pure dei geni in sé e per sé... Sta di fatto che Lella, di studi matematici, fosse un pochino annoiato-scettica... Come dire?! Una presenza  stabilizzante e rassicurante a fianco ad un genio vulcanico in permanente eruzione e sempre in movimento. Lei, più matura di lui, non credeva a nulla. Quel che faceva, lo faceva per assecondarlo e rassicurarlo. “Lella tu sei la moglie del capo della rivoluzione mondiale”: lei non osava contraddirlo. Beh, il momento venne..., ...il momento del primo figlio:  
- “Lellina mia, il momento è venuto... ...Ora che ti sei ben liberata, ed io pure, devi ricongiungerti a me ché è venuto il momento del primo figlio.”
- “E come facciamo con Dany?”
- “Oh, con lui è semplice. Si è fatto ancora più bello maturando. Tu gli metti una ragazzetta od una ragazzotta nel letto, se già non..., e, poi, senza fare sceneggiate, gli dici, tranquilla-tranquilla, che rientri a Roma. Intanto è un compagno fedele. Continuo a farlo scrivere per la rivoluzione. Mi è e mi resta fedele. Lo sai che mi adora. Cedergli te, per qualche tempo, è stato per lui un onore. Oh, mia cara, ho fatto solo come fece Abramo col Faraone, anche se qui sia Abramo che il Faraone sono io e la mia Sara la metto incinta io, non un altro come successe con Isacco. Qui sono io il Faraone che ti ingraviderà! ...Vieni non appena ti iniziano le mestruazioni, che non voglio sorprese!”
- “Va bene Lellino. Lo sai che sono una moglie obbediente. Vedo di sistemare il nostro compagno Dany e torno a Roma quanto prima, ed a mestruazioni che stiano per iniziare.”
C’è da dire che Lellino era un seduttore nato. Alle donne, alla ‘compagne’, chiedeva la fica: “Ti faccio scrivere. Ti faccio vedere come si lavora per la rivoluzione. Voglio valorizzarti e già ti valorizzo. Dai vieni con me... A far l’amore, dico... ...Sai, mi sono sempre detto che tu eri speciale...” Agli uomini chiedeva il culo: “Sai, tu hai delle attitudini... ...Potresti farmi...”, “Mi piace come scrivi su... ...Avrei pensato che tu potresti occuparti della tale rubrica nel nostro nuovo giornale”, “Ho visto come ti esprimi... Hai dei titoli di studio e sei colto... Ti vedrei beni come nostro delegato del settore internazionale, oltre che a scrivere per il nostro giornale.” Etc. Etc. Ecco il Lellino era un vero organizzatore culturale, un capo, un leader, dall’alto della sua posizione. Vedeva tutto. Pensava a tutto ed a tutti.
Più in là sedusse pure Eleonora che già era stata ed era restata nella sua area. Sapete, il Lellino aveva creato una grande frazione internazionale che combatteva sul fronte della rivoluzione mondiale. La ha ancora, ancora più grande ora, ma mimetizzata dietro Fondazioni, Case Editrici, reti facenti capo alla sua persona, che ora si infilano ora fuoriescono da Fronti Sinistro-elettorali del momento. Lellino ha pure già pensato al futuro. Ora lui è il centro da vivo. Poi la sarà da scomparso. Ora c’è Lellino. Domani ci sarà la Fondazione Lellino, come holding e garanzia della sua rete commerciale e di marketing ora esistente. Tutto quello ora c’è con lui, domani continuerà senza di lui. Lo sapete che i geni non scompaiono mai. Sono eterni.
I soldi non gli sono mai mancati. Quando i soldi a fondo perduto del sistema finanziario avessero incontrato ostruzioni sulla via verso le sue tasche, a lui bastava e basta emettere un comunicato, che ritirava e ritira il giorno dopo, dove anche solo accenni che un Bertinotto od una Sbrodolina abbiano tradito il proletariato, ed ecco che, temendo pistoleri del Mossad, il flusso subito riprendeva e riprende. Beh, baciato dalla Fortuna, da Tiche e da Gad [non ve lo potreste mai immaginare sotto S/G-OS-M – il Mossad non lo permetterebbe mai!], ha anche realizzato successi editoriali di suo, come detto. Comunque, il Lellino è del resto uno che ben sa come usare le parole. Se lo sbattono fuori da qualche parte, dice che è lui che se ne andato di scelta sua. Beh, non in politica quando debba enfatizzare che i cattivi lo abbiano espulso con la sua frazione. Se una sua azienda chiude per bancarotta, dice che ha esaurito i fondi. Se si affaccia ad un’assemblea vi assicura che ha partecipato ad un movimento. Se partecipa ad un’occupazione di un edificio, vi garantisce che lui è il Lellino di punta di lotte durissime. Piazzista di alto livello, trasforma in oro tutto ciò tocchi. Quando reincontra dei suoi vecchi amori, la mafia dei Castro, è un vero orgasmo. Il genio Lellino, in pochi giorni diventa autorità mondiale su Che Guevara, quello che la mafia dei Castro assassina come arrogante argentino [prima i Castro lo usano per i massacri, pure per gli assassinii dei moderati della ‘rivoluzione’, poi fanno fuori pure lui oramai arrogante ed ingombrante fuori di testa – un classico!], assieme al governo boliviano ed alla CIA, e poi santifica [un altro classico -  mafie e governi li usano da vivi e, a volte, li santificano da liquidati]. Operazioni di potere [l’assassinio] e di marketing [la santificazione]. Lì davvero fa i soldi. Nel marketing il Lellino davvero eccelle. Dai lui la linea e lui ci ricama sopra. Un vero agiografo, agiografo nel significato basso del termine. Lui è comunque un genio e può dunque abbassarsi all’agiografia, nel senso basso. La mafia dei Castro dà la linea. Lui ci ricama sopra come solo lui sa fare. Solo un genio potrebbe farlo. Alla mafia dei Castro non piacciono “i compagni che sbagliano”. Se sgarri, soldi, viaggi e puttane in camera svaniscono, e, se davvero si arrabbiano, possono anche farti finire mortalmente fuori strada a Cuba od altrove, ovviamente previo assenso dei CC e del Mossad, in questo caso. C’è da dire che Lellino, che ha poco tempo, ovviamente, per leggere [sebbene scorra tutto], è troppo occupato a parlare e, di tanto in tanto, a scrivere (scrive veloce, velocissimo e sciolto – può sciorinarti un romanzo di mille pagine in una settimana e, forse, un saggio di termodinamica, o di enologia, in quindici giorni, chiavate incluse perché è uno sempre in erezione! – si fa inviare autentico maca  peruviano ed argentino ...che non usa, ovviamente, non ne ha bisogno!), ha una vera passione per l’avanguardia, ed anche per vecchi autori profondi e significativi ma poco noti. Quando, nel 2013, dà alle stampe il Principe del Machiavelli, finalmente il mondo conosce le pisciate inutili del fiorentino, da tutti ritenuto lo sfondatore della pollitologia. Ovviamente, Lellino conosce le regole ferree della cospirazione. La sua rete rivoluzionaria mondiale è sempre sotto il suo illuminato ed attento controllo. Con l’Eleonora era stato categorico: “Al Roby non devi dire nulla. Clandestinità assoluta. Ché quel giudeo, giudeo-cabalistico, è un avversario politico, un nemico, il nemico. Non deve neppure pensare che tu sia ancora... Noi abbiamo progetti speciali per te, per te che ti batti sul fronte della scuola elementare!”
Un giorno la chiamò:
- “Eleonora, il momento è venuto. Tu hai il DNA della femminista. Noi ti chiediamo di dedicarci un po’ del tuo tempo preziosissimo, dedicato a darla in giro per affermare la dignità delle donne, ...cacchio se le donne non si liberano..., e di stendere un’opera per le nostre collane.”
- “Ma io non so se ne troverò il tempo, se ne sarò capace...”
- “Dai, Noretta nostra, non sottovalutarti. Nel caso, avessi mai bisogno di qualche orientamento od aiuto politico, c’è sempre la nostra filiale locale, il Dany che ha tutta la nostra fiducia.”
Così sedottala, il Lellino le ha fatto scribacchiare un infimo libretto e glielo ha pubblicato. Quelle cose che non legge nessuno, non perché intimiditi dalla qualità eccelsa dell’opera, ma perché il mercato editoriale vive di marketing. Ti dicono, tramite i loro stessi media, che il tale titolo è il bestseller del momento, e se ne vendono un milione di copie in pochi giorni. Stampi 500 copie di uno dei soliti libri che metti in quattro librerie, tanto anche ne avessi stampate 2000 e distribuite dappertutto sarebbe tornato indietro invenduto lo stesso. Se hai una casa editrice devi pur far figurare che produci qualcosa. Possono anche essere cose eccelse, ti restano in magazzini di cui non è che tu possa disporre gratuitamente. Paghi la pubblicazione ed hai ulteriori spese per tenerla in giacenza. Poi, ora, per esempio, io ho 100’000 testi sul mio computer e non ne ho pagato nemmeno uno. Dalle scienze alla letteratura, non ho tutto, bensì solo un’infima parte dell’esistente ma se qualcosa mi occorre, di solito, non sempre, o la ho già o la trovo da qualche parte, a volte anche se si tratti di pezzi appena pubblicati. Altrimenti uso surrogati, che non è detto siano peggio di ciò di stia cercando o si fosse cercato. O se proprio uno volesse, e se volesse proprio uno specifico-specificissimo titolo, si trovano edizioni digitali per pochi euro. Pagano i diritti d’autore, una frazione per il servizio editoriale. Non occorrono costose stampe, né magazzini che incrementano ulteriormente i costi. Lo staff di correttori [un po’ tutti i libri di narrativa sono variamente riscritti, di solito – dicono che lo fanno per migliorarli e vendere di più mentre, di solito, chi li riscriva deve giustificare i proprio salari] a volte fa solo danni con la pretesa di giustificare i propri stipendi.
Beh, il cartaceo e l’elettronico sono due mondi differenti. Chiaramente, il Lellino genio non ha avuto tempo per concentrarsi mai sulle nuove tecnologie (neppure sulle vecchie...), sennò non avrebbe ragione di affannarsi perché la sua stanzetta con tutto Guevara è strapiena. Basterebbe mettere tutto online, con qualche coscienzioso volontario che si facesse carico della scannerizzazione del cartaceo. Troppo difficile ...per un genio! 
Quelle cose lì, del libretto che non soddisfa chi lo ha scritto né serve a nessuno sono... ...Sì in quel caso erano tecniche di adescamento o di consolidamento di un adescamento... A volte, gli editori devono riempire cataloghi, o pensano debbano. Può essere un po’ di narcisismo sul momento per chi si trovi pubblicato, ma poi è quel che è. Può anche essere un ottimo, o meno, inizio. Magari una avrà poi pubblicato migliaia, od anche più, di pagine online che non abbiamo trovato, o saranno sotto pseudonimo. Intanto, mentre oramai l’editoria cartacea scema ed il digitale le subentra, l’Eleonora diventa una grande scrittrice, scrittrice su carta. È pure un ritorno alle origini. Nel 2001, la casa editrice dei salesiani, in una collana per la scuola elementare, le pubblica una cosetta. Scrivi quattro pagine, può essere pure due o meno. Le pubblicano ben larghe, per riempire gli spazi lasciati liberi da disegni, e sfornano una novantina di pagine. Pubblichi un libretto per, se usato, spandere ignoranza [sono balle che la percezione, le sensazioni, fondino la conoscenza – del resto tutto ciò viene dalla oscurantista che conclamava che la programmazione per computer fosse una cosa per scemi] tra bimbi e maestre delle elementari. Beh, le maestre delle elementari sono spesso già sufficientemente ignoranti ed oscurantiste di proprio. Da generazioni di fuori di testa, ed universalmente apprezzate come fuori di testa, non è che possa uscire personale formativo di grande livello, soprattutto ai livelli più bassi del sistema scolastico. È la logica del sottosviluppo e del sottosviluppismo coscientemente perseguito. In quel caso, sono di quei libretti pubblicati solo per essere venduti a biblioteche scolastiche che sperperino soldi in materiale inutile e dannoso. Il titolo del libretto... Non è vero che col dito si senta il vento. Lo senti solo se già sai essere vento. Altrimenti potrebbe essere varie altre cose. La sola percezione non è strumento di conoscenza. Sono solo balle oscurantiste. Poi dicono ai bimbi che le scienze e le tecniche non servono a nulla o sono del tutto secondarie. Non lo dicono apertamente, ma la filosofia è quella. Chi venga da famiglia ‘attrezzata’ guarda tali maestrine con compatimento. Gli altri si bevono che sia meglio e più produttivo leggere romanzetti che studiare, per esempio, Artificial Intelligence. Poi vanno a svolgere mansioni dequalificate, e tra un paio d’anni saranno rimpiazzati dai robots, che già oggi possono svolgere anche anche molte funzioni considerate qualificate. Pure gli insegnanti potrebbero subito essere produttivamente tagliati di un buon 95% degli effettivi. C’è di meglio, anche se se lo negano.  
Beh, non ci interessa, qui, rimestare su storie che esulino troppo da quello andiamo narrando...
Tutto questo era solo per sottolineare che dunque, lei, l’Eleonora, che si sente parte, pur del tutto insoddisfatta, di altri ed alti giri, si dà un contegno [chiamiamolo così!], per cui, non ha dato molta corda a Nikla... ...Non molta, sebbene, un po’...
No, no, riindugiamo un attimo ancora sul genio, sul Lellino. A dire il vero, sebbene noi si insista con questo virus della la sindrome dell’identità/differenza antropologica [[- syndrome of anthropological identity / difference -]], esso non è l’unico. Soprattutto quando si parli di geni, sebbene non sia per nulla loro monopolio, vi è un altro virus non meno devastante, dal punto di vista del pensiero analitico: il virus della ‘virtù’ paranoica della coerenza. Sì, sì, non solo l’obbedienza, pure la coerenza non è una virtù. Non lo è da nessun punto di vista. Condizionato da precedenti convinzioni, ti neghi errori, ti barcameni. Lo stesso Lellino, alla ricerca di sindromi nel militante, si deve perfino negare le sindromi esistano in tutti. Lui stesso, quando revisiona, revisiona errori non potrebbe mai superare scoprendo vie migliori e differenti. Il virus della ‘virtù’ paranoica della coerenza lo blocca. Si dice che se riesaminasse tutto, mai ne fosse capace, come potrebbe mai non buttare via tutte le scemenze tra cui ha sguazzato, e che ne sarebbe mai, dunque, della sua stessa autobiografia la cui scaletta lui si era tratteggiata già alla nascita. No, no, proprio non può. “Devo rappresentare la coerenza rivoluzionaria della mia vita e consegnarla a qualche mausoleo la accolga e la immortali”, si dice. No, stai solo immortalando la tua coerenza paranoica, Lellino! Per cui ti barcameni facendo il critico solo su quello è troppo evidente! Anzi, vai perfino più avanti, in apparenza, ma proprio per meglio preservare tutto il merdume da cui neppure sapresti come liberarti. Del resto, se il sistema ti paga proprio per quello... Chissà perché il sistema non perseguiti mai tali rivoluzionari bensì altri... ...altri che non siano neppure ‘rivoluzionari’... Noi lo sappiamo. Semplice! Perché il sistema ha bisogno di tali ‘rivoluzionari’. Quello loro chiamano ‘capitale’ non potrebbe farne proprio a meno! Il Lellino si barcamena. È sempre lo stesso. Pure il il suo ‘pensiero’.
Se la conta e ve la conta. Ve lo sintetizziamo, per ciò noi si possa:
“Amici e non amici, ma non nemici sennò è meglio ve ne andiate!, compagni e non compagni, è tutti finito e superato! Noi non siamo, non siamo più. Io, genio!, non lo ero mai stato. Ora lo posso dichiarare che siamo libertari, etici e comunitari. Ecco, non siamo, superiamo, ma, lasciatemelo dire, una piccola triade, una mezza stella a sei punte, la debbo pur avere pure. Io! Eccola: libertarismo, etica e comunitarismo!
“No ai programmi ed alle linee politiche. Ora abbiamo le questioni di principio che riassumiamo in sei frasette, sei  come la stella a sei punte. Tutto è superato! Beh, di qualcosa ha pur bisogno la nostra specie: le sei frasette! Non saremo più avanguardia ma ci sarà sempre qualcuno meglio degli altri. ...Io! Qualcosa dovrà pur distinguere chi abbia capito tutto, o comunque più delle masse. Ecco, perché le sei frasette. La specie quasi intera, nelle sue parti consapevoli, cosa sarebbe senza di essa?! O le sei frasette o la barbarie e la distruzione!
“Importante è  riaffermare chi sia il nemico, su cui non abbiamo dubbi: il capitale! O la specie o il capitale, su questo non si discute!
“No agli apparati! Oh quanto mi costerebbero con tutti che vogliono posizioni e soldi... Ma sì al sindacalismo. Capitemi! Io i soldi li voglio, li pretendo. ...Ed i volontari! Viva i volontari. Se volete lavorare per me, dovete farlo gratis. ...Beh se proprio devo... ...ma volontari è meglio! Voi lavorate, io incasso. Io vi do l’onore, non chiedetemi pure i soldi. Quelli mi servono! Non sono mica un’opera pia. Oh con tutti i costi che ho!
“Eppoi la psicopolitica. Ovvio che le devianze si riflettano in tutto quello uno faccia, dallo studio, al lavoro alle altre attività. Anche io che (...beh, sono all’antica e non entrerò ormai mai nella modernità e contemporaneità dei computer ed oltre...) non do neppure un’occhiata occasionale ai ‘dibattiti’, anzi alle furie e psicopatologie diffuse online, mi dicono su facebbok, ho intuito che... ...sì ho alla fine capito che gli psicopatici ci circondino!  Dai, non ditelo a me che sono nato nuovo Lenin, ...credevo..., prima di capire che io lo sopravanzavo di spanne e di universi, io che mi sono programmato nascita e morte, e che aggiorno costantemente la mia autobiografia inframezzata da mie foto tutte accuratamente preparate... Ma io sono un genio, diamine! Sssssss... ...tutti gli altri sono pazzi, soprattutto quelli che non capiscono che io,  ...io..., sono il genio che sovrasta la specie! ...Ma che umanità ed umanità! Di umani ci saremo io e famiglia... ...Sssssss, gli altri sono solo la specie! ...Sssssss, ...Sssssss, ...noi ed i gentili, la specie!  
“Compagni ed amici, chi milita ha problemi patologici. Beh li ha anche chi non militi! Non io, naturalmente, che sono sempre stato capo e che ora non milito. Non milito, ma... Vedete non riesco proprio a staccarmi dalla ‘politica’, gruppi, reti, congreghe. No, ma per me non è una malattia. Io sono il benefattore umano di voi specie. ...Cosa ci posso fare se tutti mi riconoscono come genio! Ecco, io sono un generoso! Ma voi, comuni mortali della specie... Se anche voi, ora, volete militare senza militare, seguite me. Basta che siate sottomessi ed umili vi certificherò che voi siete sani di mente. ...Ma non contradditemi che quell’ansia di sembrare meglio è già madre-padre di patologie...
“Ve lo diciamo sinceramente che è tutto superato. Noi lo avevamo sempre intuito e saputo, ed oggi siamo la punta di lancia di chi lo dichiari. Prima non potevamo. Anche l’avanguardia è superata. Ma perché perché negare che io Lellino sono sempre stato e sono innanzi a tutti voi specie. Per cui, sia benvenuta la Quinta Internazionale di cui io sono inevitabilmente il... ...il... ...il... ...diciamo: il luminare. Non sono avanguardia di nulla. Sono sopra tutto e tutti, io. Come le stelle lassù. Voi non siete dietro a me. Ma dovrete pur ammettere quanto siate in basso, amici e compagni miei! ...No, no, non ammettetelo... Basta che constatiate come io sia in alto!!!
“Lo ripeto. I malati siete voi,  a parte chi mi riconosca nella mia giusta eccelsa posizione nella storia universale.
“Io, Lelleino, cosa ci posso fare se sono un genio che sovrasta tutti i comuni elementi della specie?! Io o il capitale che vi opprime! ...Dateli a me, i capitali, che so che farne!”

Ecco, sì, ben capire che una Eleonora che anche solo abbia sfiorato, più che sfiorato perché lei è stata pubblicata, ...è oramai una “autrice riconosciuta!”..., le attività editoriali e politiche di un tale genio, non possa dare, o fingere di dare, molta corda ad una Nikla notoriamente fuori di testa... Eppure c’è sempre quel visus in agguato, il virus mortifero e devastante della la sindrome dell’identità/differenza antropologica [[- syndrome of anthropological identity / difference -]].

Per cui, Eleonora, pur sussiegosa e distaccata, in apparenza, un po’ di credito lo dette a quei soliti deliri di Nikla. Basta una mezza frase con qualcuno.

Lo sapete come sono le mezze frasi? Il messaggio scarno è semplice è sempre quello di maggiore impatto, anche se il destinatario capisca quel capisca. Lunghe ed articolate spiegazioni le afferrano, a volte, solo rare mente analitiche. Invece, su una mezza frase buttata lì, il destinatario della stessa ci costruisce di suo, e quel che vuole. ...Anche lì lavora quel solito virus mortifero e devastante della sindrome dell’identità/differenza antropologica [[- syndrome of anthropological identity / difference -]]. 
“Sai, xxx, è venuta quella a dirmi che quello è ancora il capo del terrore.” ...E basta. E tu pensi, se riesci a pensare, o comunque ti dici: “Me lo ha detto perché è così”, “Avrà voluto farmelo sapere”, “Dovrò stare attenta se lo incontro.”, “Ma allora siamo in pericolo!”, “Oddio siamo perduti!”, “È incacchiata che non glielo dà.”, “Lo dicevo che quello...”, “Che uomo!”, “Che scemo!” Voi lanciate una pallina in una roulette ...e ne esce quel che ne doveva uscire. Piaccia o non piaccia, funziona così.

Roby, poteva essere il 1991-92, quando andava a Milano per un corso di analisi finanziari dell’AIAF. Incrocia Marisa, l’amica di Eleonora, da quando si incrociarono [Marisa ed Eleonora] per casi di scuola nella prima metà degli ‘80, e subito fraternizzarono perché potevano parlare e vantarsi liberamente di cazzi l’una con l’altra. Marisa è al giorno d’oggi una che si è solo rinsecchita ma è restata globalmente la stessa. Le sue ansie e paure, come già la sua madre pazza, sono solo più visibili, nei tratti della vecchiaia. Una troiazza, pur senza avere particolari attrattive, oltre appunto alla morbosità del darla a tutti. Allora era ancora giovane.

Lei e Roby si incrociano in stazione, A Milano Centrale. Lei era con altre. Fanno finta di non conoscersi. Poi lei dice alle amiche o conoscenti: “Quello è un clandestino del terrore...” Anche all’Eleonora: “L’ho incontrato a Milano. Era in giacca e cravatta...È proprio come dici tu... Di sicuro era in qualche missione speciale””
Roby lavorava all’INPS.

Roby la riincoccia, non oltre il 1995, forse nell’inverno 1994-95, una sera su un autobus da Porta Susa a Via Pò. Lui stava andando a casa, di ritorno da qualche biblioteca o simili. Marisa era col ‘fidanzato’ storico, un medico, uno con cui scopava la notte tra il venerdì ed il sabato, prima di telefonare, la mattina, ad Eleonora con aria finto-estasiata per dirle che il rituale del venerdì-sabato si era positivamente consumato. Invece, durante la settimana, Marisa cercava di darla in giro a chiunque si facesse sotto. 
Marisa fa subito al ‘fidanzato’: “Quello è Roby, ...il capo del terrore...”
Lui, il ‘fidanzato’, del tutto fuori di testa eppur come inibito, comincia a girare attorno a Roby che, con cappotto e borsa coi libri, stava in prossimità alla porta del bus visto che il tratto che doveva fare sul bus era breve, solo di poche fermate. Roby lo guarda gelido ed inespressivo. Lui sembra voler dire qualcosa ma non dice nulla. Roby li squadra con occhiate veloci e del tutto calmo. Dentro si sé se la rideva. Ma non lo lasciava trasparire.
Naturalmente, Marisa, quando incontrò Eleonora...: “Roby era, in Via Cernaia - Via Pò,  sul bus. Di sicuro in qualche missione a Torino...”

...Deliri... 

Una, Eleonora, fa ora la maestrina pensionata, del tutto inacidita nel carattere e disillusa. L’altra, dando la fika in giro, e inginocchiandosi e leccando a sinistra, s’è fatta architetta-capetta (si dilettava a disegnare...) che vive di appalti pubblici. L’una tozza e che si vergogna di rappresentarsi in foto. In quella raccontata sopra non ha saputo resistere, solita esibizionista, a farsi vedere col cazzo appena cuccato, pur lui vergognandosene. Idem in talune altre. L’altra, rinsecchita e, ora, col viso di una nevrotico-apprensiva. Già la madre era sotto lunghe cure per fobie ricorrenti. La figlia, Marisa, non si è curata né liberata a cuccare cazzi ed a prostrarsi servile. La madre era fissata che il padre avesse amanti. La figlia si era detta che è meglio prevenire i tradimenti maschili diventando essere stesse troie. Non per questo è meno malata della madre.

...Infettate pur dai microbi Nikla-Allakkache si spandevano...
Ma passiamo ad altro, pur connesso.

Cosa non successe quando Serena ebbe il suo primo ed unico ragazzo... Siamo oltre la metà degli anni ‘90...

Serena era raggiante. Se la godeva davvero e stava benissimo. Nikla, Franka e Mina erano in depressione nero-invidiosa assoluta. Invidia totale e devastante a vedere quella ragazzina (...non proprio -ina, era già a fine università...) felice, felicissima, radiosa. Dovevano distruggere tutto proprio perché la vedevano troppo felice.

Mina era furente:
- “Nikla ma quella Serena, col ragazzo...”
- “Mamma, sono disperata...”
- “In effetti, mi sembra proprio troppo contenta... Una ragazza seria non dovrebbe...”

Franka lo faceva pure vedere:
- “Nikla, dobbiamo fare qualcosa...”
- “Oh, Franka... dobbiamo trovare una soluzione... ...Mi deve aiutare, invece che permetterle pure di venire a Moneglia a fare sporcaccionate con quel bellimbusto torinese...”

Franka, torcendosi dall’invidia, viscida, pur malamente fingendosi serio-mielosa:
- “Serena, ma con quel ragazzo hai un futuro?!”
- “Che cosa vuoi dire, nonna?”
- “Mi sembri troppo felice...”
- “Ed allora?”
- “Ma avete un futuro voi due, ...tu e quel ragazzo?!”
- “Cosa vuoi dire, nonna?”
- “Beh, sì, come dicono, avete un futuro...?!”
Franka se le sentiva alla radio ed in TV e le ripeteva, per quel e come poteva...

Ovviamente, la chiamava pure la sorella da Casalbuttano:
- “Franka, come sta Serena?”
- “Oh, Angela, ...è tutta presa col suo ragazzo...”
- “Come?!”
- “Ecco, ora mi criticano tutti... Che ne posso io?!”
- “Certo, Franka, una ragazza seria non dovrebbe... Ma si sposano?”
- “Angela, non dirmene pure tu... Che cosa possiamo fare?”

Franka:
- “Nikla dobbiamo fare qualcosa...”
- “Certo, Franka, che dobbiamo fare qualcosa!”
- “Nikla, dobbiamo farla ragionare...”
- “Sì, sì, dobbiamo trovare il modo di farla ragionare... ...Non può continuare a spassarsela. È sempre con quel ragazzo e quasi non mi parla più... ...Ormai, non la vedo mai... Bisogna che...”

Mina:
- “Nikla, non si può continuare così...”
- “Mamma, certo, non dormo più a pensare che Serena con quel ragazzo... Sporcaccione! Sporcaccione! Lei è un’ingenua e lui uno sporcaccione che pensa solo a divertirsi, che se ne approfitta!!! Sporcaccione! Sozzone! Col mio fiorellino! Porco! Porco!”
- “Già c’è Sara che tutti, qui, nel quartiere, dicono che è una poco di buono...”
- “Come sarebbe a dire, mamma?”
- “Sì dicono che è una leggera, una leggerotta... ...che va coi ragazzi... Dicono che è una che ci sta, che lo cucca da tutti, dicono loro con quel loro linguaggio... Ora pure Serena.”
- “Mamma, Serena solo con uno.”
- “Lo so, Nikla... Ma noi siamo all’antica... Ma... ...le si dovrebbe parlare...”

Nikla, disperata:
- “Fiorella, devi aiutarmi!”
- “Che c’è?”
- “Sto perdendo Serena...”
- “Di nuovo Roby?!”
- “Peggio... Serena s’è innamorata di un ragazzo. Sono sempre assieme. È troppo felice. Parla solo con lui. Non mi considera più.”
- “Con Roby, le abbiamo provate tutte... Ma contro uno... ...Ora te ne esci con un’altra... È normale che Serena pensi al futuro, che...”
- “Oh, certo, Fiorella, ti ci metti pure più. E se lei va a vivere con lui, si sposa, io resto sola.”
- “Queste sono cose normali...”
- “Ma io ti avevo, vi avevo, aiutato contro Roby...”
- “Come, contro?! Noi non siamo mai contro nessuno. Noi operiamo per la collettività, per la pace e la prosperità. Sei tu che mi avevi supplicato di ...”
- “Non importa! Non importa! Se interessava al PCI-CGIL ed ai Carabinieri era perché... ...perché...”
- “Cosa vuoi dire, Nikla?”
- “Io ho cooperato con voi, con l’organizzazione...”
- “Che organizzazione?”
- “Come la chiamate voi al partito ed al sindacato?”
- “Nikla, io ti ho aiutata perché sei una collega, un’amica, una compagna...”
- “Ed ora mi lasci sola perché non c’è di mezzo Roby, ma solo un ragazzo...”
- “Ma non è una questione di sicurezza...”
- “Ah, ecco, mi avevi aiutata solo perché era contro Roby...”
- “Ma cosa dici?! Ti ho già detto che noi non siamo contro nessuno, non nel senso credi tu. Non sei lucida. Questa cosa di Serena ti sta stressando...”
- “Cosa vuoi dire, che pure tu mi scarichi?”
- “Ma no... Se ti abbiamo aiutata prima, perché non ti si dovrebbe aiutare ora...”
- “Oh, Fiorella! Ma allora mi aiuti?”
- “Ma certo, io sono qui per aiutare tutti, tutte...”
- “Ah, scusa, mi era sembrato...”
- “Figurati. Ti capisco. Era solo per inquadrare bene la questione...”
- “Dimmi cosa devo fare.”
- “Raccontami tutti i dettagli e poi devo sentire i nostri compagni specialisti, come già avevo faccio e come faccio sempre...”

Dopo un po’. Giusto il tempo perché la Allakka chiedesse agli Squadroni della Morte dei Carabinieri.
- “Allora, Fiorella?!”
- “Serena ed il ragazzo, continuano?”
- “Ma certo! Lei è sempre più innamorata. Mi dice che vuole sposarlo subito. Ed io resto sola! Resto sooola! Come posso faaare? Non posso vivere senza Serena...”
- “Ma se si vuole sposare... Tanto prima o poi si sposano un po’ tutti...”
- “Nooo! Nooo! Ed io come faccio?! Come faccio a vivere, da sooola?! Ecco, anche tu mi scarichi...”
- “Ma che dici...”
- “Non avevi detto che chiedevi al partito...”
- “Ho chiesto.”
- “E che ti hanno detto?”
- “Mi hanno detto che queste sono cose un poco personali. Non è che lo Stato possa...”
- “Ecco, Fiorella, quando vi servivo e vi servo... Ora pure voi mi scaricate...”
- “...Io son qui per aiutare tutte le colleghe, le amiche, le compagne...”
- “Ma ora mi scarichi!”
- “Questo no, Nikla. Come fai a dirlo?!”
- “Allora, potete fare qualcosa per questa povera madre che si è sempre sacrificata e si sacrifica per il bene della figlia?”
- “Certo! Più che qualcosa, per una grande amica, collega e compagna come te! ...Anzi, voglio essere più precisa... ...Io, ...noi..., lo Stato stesso, possiamo tutti aiutarti. ...Solo bisogna che... ...Come già le altre volte, sei tu che ti aiuti. Aiutandoti, hai pure l’aiuto nostro ed un sicuro successo per le tue azioni benemerite. Quando le intenzioni sono buone, si trovano sempre delle ottime soluzioni.”

La stavano ripuntando. Si fa per dire, naturalmente. I carabinieri, ed altri militari e sbirri, ci sguazzano tra malati di mente e delinquenti. Non li perdono mai di vista per il loro [di loro burocrati, militari e sbirri] delinquere e psicotizzare di Stato. Sono nel loro. Usano chi raccattano. E se non raccattano nessuno... Impossibile! Se non raccattano una od uno, o talune o taluni, ne raccattano altri ed altre... Se poi, casualmente, non raccattano nessuno per un certa operazione, se le inventano.

Loro funzione istituzionale è montare casi, creare e gestire mafie e terrorismi. Come, non importa loro. I carabinieri sono impiegati dello Stato che fanno quello viene loro ordinato ed, in cambio, rubano e delinquono per loro stessi protetti, impuniti, impunibili. Quando sembra becchino qualche caramba perché delinqueva, è solo perché volevano scaricarlo, dunque non era più protetto, coperto. Chi delinque da scemo lo scartano. Devono saper delinquere, sennò che caramba sono! Appunto, lì, come in tutti i corpi dello Stato e pubblici, i delinquenti sono protetti, super-protetti. Quando sembra ne colpiscano e scartino qualcuno, serve per dire sui media: vedete che noi colpiamo pure i nostri. Balle. Idem la GdF e gli altri corpi armati. Idem tutte le burocrazie. Non si pensi a spiriti di corpo e simili. Sono balle. Ogni ufficio ha suoi interessi privati, pur nelle rivalità personali, attutite dal comune delinquere e pazzoidare al servizio del potere, di chi ha il potere di dare ordini, governo e NATO, con ovvia priorità della NATO, che poi sta per inglesi ed americani, soprattutto. Più gli inglesi, visto che Italiozia è una loro creazione. Dunque, interessi dei singoli e dei vari uffici, alias cricche e cosche. Poi, in subordine, tra delinquenti e pazzi tendono a coprirsi reciprocamente. Non è spirito di corpo. È che, se sguazzi nella merda, tendi a preservare la merda in cui sguazzi, cioè gli altri simili a te. Taglieggiano imprenditori, come taglieggiano gli altri sudditi. Si taglieggiano anche tra burocrati, ma solo in subordine. Rubano su tutto e su tutti. E nessuno può fare loro nulla perché loro sono “lo Stato”, sono loro che sottopongono o non sottopongono casi alle procure. Pensate che i procuratori vadano per strada a cercare delinquenti e delitti? Mannò, arrivano o non arrivano dossier sui loro tavoli. La gran massa delle denunce finisce semplicemente con un timbro, ora una nota in un computer, “caso insussistente”, e finisce tutto archiviato. Degli stessi casi che proprio non possono non arrivare sui loro tavoli, ma che si vogliono coprire, basta che le “indagini” vadano per le lunghe, cioè che non si faccia nulla, per cui un giorno si archivia tutto o perché non sono arrivati elementi o perché tanto oramai sarebbe tutto prescritto. CC e GdF governano il tutto. Il tutto poi frazionato ed lottizzato tra uffici e sotto-uffici. Io faccio un piacere a te. Tu fai un piacere a me. ...Dato che sono due corpi distinti. La PS la supervisionano i CC, per cui... Certo, un procuratore (anche altri) può ordinare indagini su una certa ipotesi di reato e su certe persone. Basta non arrivi nulla. O magari, nel caso opposto, basta che arrivino “prove” fabbricate. Non è che gli stessi magistrati siano fuori dal giro. C’è chi magari fa il tranquillo impiegato. Ma c’è pure chi condanna senza prove, od assolve pur con inequivocabili prove contro, solo perché i CC o la GdF hanno detto loro che hanno “informazioni sicurissime”, di informatori non si possono esibire, che... Che pensiate facciano ufficiali ed alti ufficiali nelle aule dei tribunali, e che entrano pure a parlare coi giudici? No, quando Roby fu infine assolto, nel 1990, tutti questi alti gradi dei CC in divisa non c’erano. Non c’era nessuno. Neppure pubblico. Invece usualmente vedete tutti questi in divisone. Stanno li per manipolare i meccanismi giudiziari pure in sede di processo. Sennò che ci farebbero a perdere tempo durante gli stessi, se non per dire e far vedere a tutti che il giudiziario lo controllano loro. Un giudice può anche far quel che vuole. Ma poi la paga. E coi tre gradi di giudizio, CC e GdF possono rimediare come loro gradiscano, di solito, se qualcosa sia sfuggita loro. Anche se in fondo sono solo inefficienti e corrotti burocrati. Non è che riescano sempre a stare dietro a tutto ed a tutti. Una cosa sono le intenzioni, poi quello riescano a fare, anche se di solito riescono. Dipende dal tipo di operazioni che hanno o non hanno in corso in un certo momento ed, un po’ , anche da contingenze e dal caso.