giovedì 26 luglio 2007

OligarkiaCentraffrikkana.37. Dalemutu [sbi]lanciato all’ONU contro la pena di morte

OligarkiaCentraffrikkana.37. Dalemutu [sbi]lanciato all’ONU contro la pena di morte
by Georg Rukacs

Dalemutu è uno suscettibilissimo. Ve lo ricorderete guando lo investirono con quel “mafioso che non capisce un cazzo e che non parla neppure inglese”. Non siamo sicuri che abbia cervello, perché continua a non capire un cazzo. Però, di certo, ha lingua. Perché l’inglese l’ha imparato. Da zero a parlarlo e leggerlo, prima di lanciarsi nelle nuova professione di MinistrEsteri di Centraffrikkozia.

Ah, certo, è restato un mafioso. Di quelli per cui il fare è nulla ma il movimento è tutto. Deve parlare, parlare, incontrarsi, farsi riverire, riverire. Poi quando è stufo di tutti, ed anche per status perché è uno vanitoso, se ne va per panfili e per ville. “La mia barchetta”, “Il mio monolocale”, “...che non sono neppure nostri...”, dice lui.

Ora, lo faranno fuori, seppur lentamente, sebbene lui sia convinto che il Presidente Giorgiutu, un lecchino viscido ed opportunista, sia uomo suo, secondo una strampalata teoria dei cappelli. Dalemutu è infatti convinto, è la sua teoria “politica” (molto mafiosa, ma pure molto illusoria nel contestao dato), d’averglielo messo lui il cappello di Presidente. Lui gli ha messo solo i voti. Divenuto Presidente, il Giorgiutu ha subito visitato l’armeria del Palazzo. Sebbene i miliziani siano dei burocrati corrotti, nullafacenti ed inetti, dei mandati di cattura con connessa diffamazione mediatica e sbattere in galera o costringere all’esilio, lo sanno pure fare, tra una dormita e l’altra. Immaginate un Giorgiuto che ha passato, altezzoso e servile, la vita a mangiare merda oltre che ad angariare altri secondo ordini di partito ed altre convenienze. Non sogna altro che liquidare quello che resta del suo partito, compreso chi gli ha raccolto i voti per farlo diventare Presidente. Tra l’altro, Giorgiutu deve solo applicare lo schema suo solito. Leccare il culo al più forte. I più forti non sono, proprio neppure un po’, i compagnuzzi del suo partito, che era già da sempre un partito di leccauli esteri (leccavano ufficialmente i russi, di nascosto inglesi, americani, francesi, tedeschi, etc. e relativi servizi di spionaggio) ed interni (all’interno, il suo partito “proletario” era il partito del grosso capitale parassitario cui asserviva i lavoratori, che sono tuttora i meno pagati del mondo). I più forti sono proprio quelli che vogliono liquidare i compagnuzzi del suo partito e che, se s’ingegnassero, potrebbero liquidare pure lui. I magistrati di Centraffrikkozia sono certo agli ordini del Presidente, ma solo finché altri più potenti non mandino loro dei killer o chiudano i rubinetti bancari. E quelli della GalazziaNordika (sebbene non ci siano solo nordici), possono mandare killer agli stessi magistrati, anche ai protettissimi, oltre a chiudere loro i rubinetti dei soldi sottobanco. ...Potere dei soldi. Il potere reale va ben oltre quello pur istituzionalmente fortissimo (sempre considerando che è fondato su burocrati maniaci e corrotti, oltre che delinquenti e malati di mente, dunque “fortissimo” con qualche limite decisivo) Presidenziale. Dalemutu e compagnuzzi li farà dunque fuori il “loro” Presidente ed i poteri reali che non tollerano antagonisti, soprattutto antagonisti inetti e codardi che non sanno neppure resistere e contrattaccare, che non snano battersi. Dalemutu con tutti gli altri bamba di contorno, Fazzinutu in testa (anzi ora del tutto fuori di testa), è ridotto a farsi difendere, che è un modo per farsi umuliare, dal Silviosconi. Non che il Silviosconi sia un grandissimo combattente, eppure ha combattuto e resistito a Presidenti ed oligarchia. Oggi difende Dalemutu ed altri bamba, che è pure un modo per difendere sé stesso.

Oh, quanto ci siamo dilungati!

Non è di questo che volevamo parlare qui.

Dalemutu, come MinistrEsteri, s’è da qualche tempo, su induzione altrui, “lanciato”, tra le varie cose che fa anche se non lo piscia nessuno all’estero, nella campagna per la sospensione della pena di morte. Non che sospendano nulla. Nessuno più sospendere nulla, se non chi comanda i boia. Vogliono far approvare all’Assemblea Generale dell’Onu una risoluzione dove, dopo le solite fanfaronate retoriche, si dica che si invitano tutti gli Stati a sospendere la pena di morte, nella prospettiva, poi, d’una sua abolizione formale. Tutto lì. Una dichiarazione d’intenti.

A Dalemutu non gliene frega nulla. Anzi sta operando per farsi bello sia che fallisca sia che riesca nell’operazione. Tra l’altro, sarebbe già bastato, ma Dalemutu ha fatto di tutto per farsi scappare l’occasione, presentare una tale risoluzione e sarebbe già passata. C’era la maggioranza. C’è ancora la maggioranza. Dalemutu si sta ingegnando per dissolverla pur fingendo d’impegnarsi al massimo. Ve l’abbiamo detto. Per Dalemutu, il movimento è tutto. Il concludere è nulla. È un chiacchierone tipicamente alla centraffikkiota. Da spanciarsi dal ridere a sentire Dalemutu. “Per ragioni di principio vogliamo l’unita centraffikkana, di tutta la vasta area dei GrandiLaghi.”, “Contattiamo, vediamo, proponiamo, raccogliamo.”, e così via. Le solite fandonie dei politicanti che devono farsi vedere e mangiano di più sui fallimenti che sui successi. Infatti già s’è fatto sfuggire un’Assemblea Generale Onu dove avrebbero già ottenuto tutto. Ma se avessero concluso, il Dalemutu non avrebbe potuto continuare ad agitarsi vanamente.

Oggi o ieri ha continuato a vantarsi, su questa faccenda: “Nei nostri recenti viaggi nei paesi circostanti abbiamo ottenuto ulteriori consensi.”, “Er Kongo c’appoggia...” Cose da scumpisciarsi dalle risate. Lo sapete cosa gli hanno detto in Kongo? Lui, timido: “...vorrei poi accennarvi... ...a quella cosa... ...della risoluzione...” E loro: “Uh, Ministro Dalemutu, neppure a chiedercelo. Siamo entusiasti! En-tu-sia-sti! Davvero! Siamo tutti contro la pena di morte... ...sa, noi preferiamo eliminarli col machete appena arrestati o senza neppure arrestarli. Li trovano, poi, per strada e diciamo che sono stati dei banditi notturni... ...magari vogliamo infognare qualche d’un altro, accusiamo qualche nostro nemico d’averli ammazzati...” Dalemutu non s’è scomposto. In Centraffrikkozia fanno lo stesso. Cercano solo di non far vedere il sangue. Che non si sappia. Certo, se proprio devono, per eleminare uno fanno pure una strage alla libanese od anche peggio. È già successo. Sono delinquenti abituali, oltre che del tutto pazzi, pure gli statisti ed i burocrati di Centraffrikkozia.

Il Dalemutu tradiva autentica soddisfazione a raccontare alle masse, tramite i media, che aveva raccolto pure il consenso del Kongo. Per quanto non si sa, perché cercheranno di tirarla ancora per le lunghe fino a che perfino quelli che avrebbero già da tempo dato il loro voto a favore si stufino. Sapete, ci sono i soliti cinesi, che sono grandi acquirenti, un po’ dappertutto, di materie prime ed altro, che non vedono di buon occhio quella risoluzione. A loro la pena di morte serve perché è il modo migliore, per loro, d’alimentare la loro l’industria dei trapianti. Farlo di nascosto crea troppe complicazioni. Serve un fegato negli USA?! Se pagano bene, aprono il malcapitato, gli tolgono il fegato ancora vivo e poi dicono che è morto per condanna a morte. I cinesi son malati persi, ben più della media, per cui sono attentissimi alle forme, e che nessuno sappia pubblicamente dei loro crimini da malati di mente pericolosi incurabili... Ma, appunto, a parte loro, non gliene frega nulla a nessuno d’opporsi sul serio a tale risoluzione. Non è ancora passata perché ne hanno tanto cianciato ma poi non è stata mai presentata, neppure di recente, pur potendo, dal Dalemutu. Beh, Dalemutu ha comunque, ora, pure il consenso del Kongo, tanto là i condannati non arrivano neppure davanti al boia formale, non arrivano neppure in tirbunale, non li arrestano neppure. ...Colpi di machete nella notte... Se proprio vogliono fare i non violenti, li arrestano, ...poi, un po’ di veleno nel mangiare... ....oppure un serpente in apposite celle, le celle con serpente annesso, congegnate in modo che non vi siano rischi per i carcerieri.

Il Dalemutu era comunque contentissimo che pure il Kongo lo avesse rassicurato. Quando s’esalta, il dalemutu non bada a spese. Tanto pagate Voi. Ha subito annunciato che all’apertura della prossima sessione Onu, organizzareà un gran banchetto, il Banchetto della Sospensione Esecuzioni. Risoluzione o meno, magnà piace sempre a tutti. Magnà, sbevazzare, mignotte per tutti a carico del servizio diplomatico di Centraffrikkozia... ...Sapete come sono i banchetti, le conventions, a NewYork... Un bel banchetto contro i boia ufficiali di Stato. Tanto... i crimini li fanno senza bisogno di dirlo, né di sentenze. Un 50% dei bilanci degli Stati se ne va in attività delinquenziali contro i propri sudditi. Per voi lo chiamano il welfare. Non è vero. Ne fanno di tutti i colori. E Voi pagate.

lunedì 23 luglio 2007

Chinese Asylums 41. Taiwan, isola di menzogna e menzogne in un continente di menzogna e menzogne

Chinese Asylums 41. Taiwan, isola di menzogna e menzogne in un continente di menzogna e menzogne
by Georg Rukacs

Le Cine e spazi limitrofi sono un continente di menzogna e di menzogne. I pidocchi, o scarafaggi, o simili, sono in genere, insetti con riflessi estremamente limitati e ripetitivi. Veniamo qui a Taiwan, spazio, isola, cino-taiwanese ora in via di taiwanizzazione. Agli scarafaggi, ai pidocchi, viene ora detto che non sono più cinesi ma che sono taiwanesi. Tuttavia, “il governo”, lo Stato, continua ad essere un “governo”, uno Stato, di scarafaggi che continua a chiedere alla popolazione di comportarsi da insetti (scarafaggi, pidocchi o come li si voglia chamare) e la popolazione continua “felice” a comportarsi da insetti come sempre. Tutti. Senza eccezione. Se uno fosse mai umano, se ne tira fuori, se ne va, in un modo o nell’altro, non solo dal territorio ma dalla nazione di insetti ossessi, criminali, dementi etc. Parliamo di cose accuratamente verificate. Non abbiamo avversioni, non crediamo a razze, non dobbiamo dimostrare nulla contro chicchessia né a favore di chicchessia. Semplicemrente, non possiamo definire umano chi non lo sia. Ah, gli umani fanno spesso anche cose terribili. Non è questo il punto.

È lo schema “nazista” solito, nel caso degli insetti. Esistono singoli scarafaggi. Esistono gruppi di scarafaggi. Esistono popolazioni di scarafaggi. Costoro, malati, anzi semplicemente veri e normali normalissimi scarafaggi, provano piacere o trovano naturale o di fatto si trovano a praticare genocidi, persecuzioni, altre perversioni individuali e collettive. Ecco che dicono e si dicono che lo vuole la patria, che obbediscono agli ordini, che così loro è stato detto e loro devono credere quel che loro è stato detto, che devono farlo per la razza, la nazione, la causa, per cui devono, devono, proprio devono, comportarsi da insetti deresponsabilizzati. Si ritengono deresponsabilizzati perché criminali ordinati. “Noi non sappiamo. Ce lo ordinano.” Un umano può essere criminale, ...ma perché vuole. L’insetto è malato, demente, criminale perché deresponsabilizzato dall’“ordine superiore”, ...da qualche altro scarafaggo egualmente deresponsabilizzato perche c’è sempre qualcun altro che ordina: “l’ordine superiore”, “La Legge”, “i nostri regolamenti”, “gli usi”, “la richiesta estera”, etc. Ciò che permette, in pratica, d’essere malati, perversi e delinquenti facendola franca, ...o così credono. Ecco, insetti, non umanoidi. Del resto, tipico dello spazio cinese è l’assenza di religiosità. Esiste solo il capetto, il mafiosetto di zona, “il superiore”, “il potere”. Non esiste Dio, l’essere umano, la coscienza, la moralità, la libera scelta, la responsabilità dell’essere libero di scegliere. Non esiste individuo. Non esistono umanoidi. L’insetto è “libero” d’essere insetto, perché altri scarafaggi, “il potere” ordinano e deresponsabilizzano. “Ce lo ordinano.” “Chi siamo noi?!” “”Che possiamo far noi?” “Dobbiamo obbedire.” Vogliono obbedire perché sono insetti. Lo stesso “potere” è deresponsabilizzato: “Sono le procedure”, “S’è sempre fatto così”, “Si deve fare così.” Beh, son solo pidocchi, scarafaggi, o altri insetti. Normale “pensino” e si comportino a questo modo. Auguri, scarafaggi! Che tutti sappiano cosa siete e cosa fate! A cuccia! Zitti! Crepate tutti! ...Ve l’ordiniamo noi.

Il KMT non ha alcuna differenza rispetto al PCC. S’è trovato infine a Taiwan. Infinocchiato dagli inglesi che l’hanno sbattuto a Taiwan. “Ce la siamo fatta ridare dai giapponesi sconfitti in guerra, ve l’abbiamo [ri]data come di nuovo [dopo mezzo secolo] parte della Cina, ed ora paghiamo e sosteniamo i maoisti perché vi fottano e la Cina sia obbligata a rifugiarsi a Taiwan. ...V’abbiamo dato Taiwan per togliervi la Cina...” Taiwan era stata sviluppata, in qualche modo, ma l’era stata, dai giapponesi. C’è poi stata la manna della guerra di Corea del 1950-53 con gli americani che avevano bisogno di Taiwan e del Giappone come aree di supporto. Ecco che Taiwan s’è sviluppata ulteriormente. Non c’è mai stata alcuna differenza tra KMT e PCC. Il primo era la copia originale, il secondo quella sopraggiunta dopo (su creazione russa e poi usato, in realtà, da tutti, a cominciare da los ingleses), d’un golpe mafioso-militare che aveva affondato un’impero “glorioso” già rovinato, drogato ed esaurito dagli inglesi. La “cultura millenaria” non aveva retto dei marinai “occidentali”, “stranieri”, ubriaconi ma imbattibili. KMT e PCC. Maniaci e maniaci. Scarafaggi e scarafaggi. Nazi e nazi. Ora Taiwan si taiwanizza. C’è chi si ritiene cinese, chi si ritiene taiwanese, chi entrambi. La maggioranza, la stragrande maggioranza, obbedisce agli ordini di taiwanizzarsi. “Ce lo dice il governo...” “Ce lo dicono i nuovi libri di testo.” Qualunque sia il punto di vista contingente rispetto alla “taiwanizzazione” finale, sono e restano scarafaggi. Tutti. Li abbiamo osservati e li osserviamo, testiamo, controlliamo. Che si sentano scarafaggi taiwanesi o cinocontinentali o misti, quando arriva l’ordine d’essere scarafaggi militanti, lo sono già, per cui obbediscono a qualunque crimine ed infamità da scarafaggi “il potere” ordini.

Il KMT, ora il PPD e gli altri partiti, il PCC (in Cina, la RPC), sono tutti identici nello spazio cinese e cinesoide. Stessi criteri organizzativi. Stesse tradizioni sostanziali. Stessa amoralità. Stessa scarafaggeria. “Ci ordinano... ...Eccoci, comandi!” Sono tutti insetti, allo stesso modo. Tutti malati di mente allo stesso modo, per quanto possa essere definito malato di mente un pidocchietto che fa solo il pidocchietto perverso, criminale ed ossesso. Li abbiamo studiati a lungo ed in profondità. Non possono dimostrare di non essere tali. Noi l’abbiamo già dimostrato che sono tali. Che a Taiwan, come nella RPC, siano sempre disponibili alle richieste criminali e demenziali esterne, quelle quirinalizie incluse, è una ulteriore dimostrazione di cosa sono e di cosa non possono non essere. Ma già all’interno, oltre la criminalità generalizzata del potere, con la legge solo come finzione per l’esterno, non v’è altro. Oltre l’obbedienza non v’è altro. Quella è l’unica regola. ...Davvero tipico d’una comunità di pidocchi!

A Taiwan, come nella RPC, hanno masse enormi di funzionari, oltre al volontariato inesauribile dei pidocchi di base, esattamente come in Cina, per l’apparenza. Devono fingere, di fronte al mondo esterno, di non essere insetti ma di essere umanoidi. Ecché un umano non lo vede subito che sono?! Ma loro devono sembrare, apparire, altro ai loro stessi occhi od antenne da insetti, insetti che fanno finta di fronte a loro stessi ed al mondo di non essere insetti sebbene neppure sappiamo come poter fare a sembrare non insetti. Spendono, come già nella RPC, a Singapore, in Vietnam, etc, cifre enormi per masse enormi di funzionari e “volontari” per far finta di non essere scarafaggi, d’essere altro. Controllano tutte le informazioni. Rimuovono tutto ciò li mostra, li smaschera, come scarafaggi. Non possono davvero. Cercano lo stesso di fare ciò. S’illudono di poter fare ciò.

Raccontano che loro sono la Cina buona, democratica, libera. Ah, no, ora non sono più la Cina buona. Revisione linguistica in corso. Sono solo la buona Taiwan. Contrariamente a quello vorrebbero far credere, non v’è traccia di nulla di diverso dispetto ad altre Cine e cineserie, tranne la minor povertà rispetto al continente. Non v’è davvero traccia di differenze. Maniaci, ossessi, dementi. Insetti. Sono pidocchi come gli altri pidocchi del continente ed altri.

Dai media rimuovono ogni informazione vera. Ne fabbricano di finte. Fanno vedere baruffe alle assemblee locali, pornografia alla cinese, qualche violenza non violenta e folcloristica, tante banalità da media vari, rimuovendo tutto il resto. Sono pervertiti e mafiosi con vite dedicate alle perversioni ed alle mafioserie, oppure macchinette da lavoro che è poi lo stesso, senza spazio per null’altro. Sui media si vede solo, ma a periodi, di fint’eretico, qualche ossessiva pubblicità di vibratori e di viagra o droghe simili, si sente qualche vaga allusione all’altissima percentuale di divorzi dopo matrimoni tardivi, oppure l’apologia del non sposarsi, da cui si deduce che non deve esserci la grande felicità e perfezione familiare e sociale vorrebbero vantare. Null’altro. Anzi, tantissime altre cose nelle loro decine di tv: cucina, discussioni di nulla, intrattenimenti, film loro ed esteri, religioni, e le solite masse di loro finte notizie accuratamente selezionate. Tutto è accuratamente (...almeno nelle intenzioni...) selezionato per non interferite con la vita da insetti e di insetti. Non c’è nulla che, per caso, possa sfuggire ai controlli. ...Almeno nelle intenzioni... ...In realtà sfugge tutto... L’insetto non sa come fare a sembrare umanoide... Non v’è nulla di reale. Solo una realtà virtualmente creata, se mai l’insetto guardasse la tv. La contano. Se la contano. Ma sono marci e si vede, soprattutto se si hanno gli strumenti per osservarli e li si osserva. Pidocchi, scarafaggi, insetti, marci e persi. Non possono essere altro. Non sono altro.

Le censure ossessive, le propagande ossessive, non riescono a mascherare l’affettatezza dei sorrisi viscidi e falsi e degli ottimismi di convenienza che fanno intravedere le profondità della disperazione o del nulla pidocchiesco gli insetti taiwanesi cercano di celare. Piombate dentro loro quando non se l’aspettano. Soprendeteli nel privato. Non preoccupatevi, l’insetto non reagisce. Si fabbricano delle immagini finte e se le fabbricano pure male. Del resto, pure le fabbricassero bene, non sarebbe difficile vederli per come sono. Andate in mezzo a loro, seguiteli, frequentate o guardate i posti più differenti, fatevi delle domande, chiedetevi e chiedete. Pure senza poterli vedere direttamente come facciamo noi coi chip bionici abbiamo costruito dentro un 10% d’essi, potrete egualmente vedere ed intuire moltissimo anche solo coi vostri occhi e la vostra mente. L’umano può vedere e capire il pidocchio. È il contrario che è impossibile.

Dunque migliaia, decine di migliaia, centinaia di migliaia, forse pure più, che, pure a Taiwan, s’occupano di falsificare ciò che sono, di farsi sembrare umani e pure umani od umanoidi felici.

Ora con la taiwanizzazione sono in piena rivoluzione del pensiero identitario. Rivoluzione è proprio la parola giusta. Giri di qua. Giri di là. Ed alla fine sei al punto di partenza. Senza che sia cambiato nulla. Hai solo perso tempo ed energie. “Non siamo più cinesi o cino-taiwanesi o taiwaneso-cinesi, ma siamo tutti e solo taiwanesi o taiwaniani.” Hanno prima fatto riunioni riservate delle fasce dirigenziali dello Stato. ...Stabilito che tanto non cambia nulla (gli insetti lo sanno, non credono a nulla, neppure tra loro, fanno solo quel viene loro detto, “quel che si deve”, senza crederci... ...non credono a nulla, a nessuno, neppure a sé stessi... ...credessero a sé stessi sarebbero umanoidi) ma devono solo costruirsi delle posizioni di forza ideologiche (cioè far finta di far qualcosa!) sia debbano unificarsi alla RPC sia possano restarne staccati. Tanto non serve a nulla. Se t’occupano, t’occupano e dicono agli occupati quel che devono pensare. E da un giorno all’altro tutti s’uniformano: arrivano i commissari politici del PCC coi loro libri di testo, i loro libri e giornali, ed il loro sputacchiare per terra per strada ed in casa. ...Ad Hong Kong hanno subito visto la differenza rispetto al dominio inglese, anche se per gli affari finanziari non è cambiato nulla (il settore è resiliente allo sputo ed alla sporcizia cinopopolari! ...e pure ai rubacchi dei Commissari Politici e contorno). Se invece restano staccati... ...ci sarà una guerra devastante dopo le Olimpiadi di Pechino... ...qualunque cosa facciano ora, Taiwan non conta una pippa rispetto a Cina, Giappone, ingleses ed altri. Non è neppure Israele con la sua forza spirituale. Pidocchi in Cina, pidocchi a Taiwan ed altrove. Dunque, prima hanno fatto le riunioni dei dirigenti. Devono pur giustificare i lauti stipendi e la corruzione facendo finta di far qualcosa! Hanno poi hanno mobilitato tutti i settori della burocrazia, fino all’ultimo sbirro, all’ultimo insegnante, all’ultimo impiegatucolo, all’ultimo prete e monaco, all’ultimo volontario, ...all’ultimo insetto. E le tipografie che, al momento giusto, stamperanno, per ogni categoria, gli opuscoletti sulla rettifiche imposte dalla nuova versione della neolingua.

Stanno ora, infine, o parte prefinale prima dell’esecuzione pratica, operativa, capillare, riscrivendo la storia. Il Ministero dell’Istruzione ha mobilitato gli “storici”, i professori di storia, e stanno cambiando 5'000 parole usate fino ad ora nei libri di testo delle scuole. La nuova verità cambia. È un altra. Ognuno ne deve essere convinto. “Siamo taiwanesi.” Che diviene: “Ora siamo taiwanesi. Diveniamo taiwanesi. Anzi, lo siamo già divenuti, ...c’eravamo solo dimenticati di dirvelo ed ora ve lo diciamo ...siete taiwanesi! Prima dovevamo dire che eravamo cinesi e taiwanesi o taiwanesi e cinesi. Ora cambia tutto. Siamo solo taiwanesi, taiwanesi e basta. Ce lo ordina “il potere”. Loro sanno quello che è bene e giusto per noi, per voi. Ce lo dicono. E noi lo impariamo.”

Per esempio, ora, a revisione conclusa, non dovranno più dire, né scrivere, “relazioni tra i due lati dello stretto” bensì “relazioni tra nazione a nazione”. SunYatSen, il pazzo preso ad esempio e santificato come fondatore (in realtà di nulla, era solo un mafioso usato da qualche gruppo finanziario-mafioso che poi non sapeva neppure che farsene ulteriormente) della “nuova Cina”, ora non è più lui a Taiwan. Non lo conoscono più. Rimuoverano tutte le foto-icona. Devono solo decidere chi metterci, cosa mettere al posto di quei quadri con foto-santino vi sono ora. Già avevano rimosso le foto-icona di ChiangKaiShek... SunYatSen non è più il “papà” dei cinesi, non è più il “papà” di Taiwan. Del resto la moglie (la vedova) “comunista”, che veniva da un gruppo mafioso l’aveva usato e finanziato, era naturalmente restata nella RPC. A Taiwan, prima hanno mandato a quel paese ChiangKaiShek. Ora mandano a quel paese SunYatSen. Magari mettono la svastika buddista (oltre che induista)... ...Ah no, sono dei codardi incredibili anche se a nessuno gliene frega nulla... ...son solo simboli, non sanno neppure loro di cosa... ...per evitare polemiche la faranno divenire una ruota (egualmente simbolo buddista ed altro) ...Coi gigli hanno dei problemi perché nelle Cine sono maniaci, vi vedono dei peni e se ne turbano... ...Con tutto hanno, in reltà dei problemi, nelle Cine, finché non arriva l’ordine “del potere”. ...Vedremo. Ora, Taiwan non è più la ROC, non è più la Cina, non è più una Cina. Si troverà un altro “papà” o ne resterà senza. Troveranno altro o nulla. Tanto l’insetto obbedisce e s’uniforma a qualunque cosa si venda o non si venda ad esso. Magari mettono il profilo di Taiwan (una forma a bastoncino tozzo, o a patata, o a sasso ovalizzante, o a condom con serbatoio), che già usano in vari luoghi, come nuovo santino. Del resto, le neofissazioni richiedono neolinguaggi. Fino ad oggi, dicevano, e dicono tutt’ora, “Cina continentale”. Se uno si permette di chiedere perché non dicano lo stesso per il Canadà e gli Usa, del tipo “Canadà continentale” e “Usa continentali”, oppure, se intendono altro, per simmetria, “Cina continentale” e “Cina taiwanese”, ti guardano male. Non capiscono. Le formule le leggono nei libri e le ascoltano dai “maestri”, le memorizzano e le ripetono senza sapere che siano né che possano essere. ...Gli insetti... Appena arriva il neolinguaggio, la neolingua del momento, ti guarderanno male se non dirai “Cina” e basta e “Taiwan” e basta. Il pidocchio obbedisce e s’adegua. Ieri era, per loro, “Cina continentale”. Domani sarà “Cina” [e basta]. ...Neolingua in arrivo...

Certo, ora fingono grandi conflitti tra politicanti nostagici (i leccaculo cinopopolari!) che gridano al golpe linguistico ed alla nuova legge marziale del linguaggio. Giochi delle parti tra politicanti per fingere “democrazia”, per lecchinaggio procinopopolare nel caso arrivassero i maos pechinesi, e per il teatrino delle preferenze dei vari elettorati che, comunque, da pidocchietti obbedienti s’uniformeranno alla differente neolingua imposta a media, burocrazie e scuole, dunque, di fatto, a tutti. ...Quanto “lo Stato” chiede non tutti insetti obbedienti, senza partiti né fedi.

S’uniformeranno solerti alla nuova versione della neolingua. Se usi una parola non ortodossa fanno finta di non capirti e di non capirsi. Eppoi chi oserebbe mai fare l’eretico linguistico? Tra umanoidi si usa la lingua per esprimersi. Tra pidocchi la lingua serve solo per dare e ricevere ordini. Non a caso, hanno una lingua difficilissima ma che rende impossibile ogni creatività linguistica, dunque rende impossibile ogni pensiero creativo e la sua trasmissione nel tempo usando quella lingua.

Anzi, ora, a Taiwan, i libri di testo scolatici hanno delle discrepanze. Il povero pidocchio studente si trova un termine in un testo e poi, in un altro testo, uno differente per esprimere la stessa cosa. La testa del pidocchio cinesoide è perfetta per memorizzare quel che si voglia ma non per pensare. In effetti, l’uso di termini differenti, per cose identiche o forse identiche, espone oggi il pidocchio cinesoide di Taiwan a gravissimi rischi d’eterodossia oltre alla fatica insopportabile anche solo del pensare di pensare. No, il pidocchio non pensa. Non deve. Non può. Il pidocchio memorizza ed obbedisce.

Per cui, a Taiwan, stanno approfittando della nuova dottrina di Stato per adottare un neolinguaggio unico senza più variazioni sul tema. Definiranno la parola giusta per tutto e per tutti, e tutti sapranno qual’è il pensiero corretto e l’espressione corretta per dire quel che è stato ordinato di pensare e per pensare quello che è stato ordinato di dire.

Anche lo scarafaggio taiwanese è uno scarafaggio che deve solo uniformarsi ad ogni crimine perversione, bassezza, demenza, prontamente e senza far storie. È quel che già fanno. Con la neolingua unica dei libri di testo, lo faranno tutti con la parola unica e “giusta”, senza dubbi ed equivoci d’alcun genere.

I pidocchi cinesi e cinesoidi, taiwanesi inclusi, come i quirinalizi ed altri, sono comunque sotto avanzata autodistruzione. Certe patologie ossessive ne sono solo qualcuna delle mille manifestazioni. Le osserviamo come divertente esercizio d’osservazione delle fenomenologie e patologie dell’autodistruzione. Non perché, qualunque cosa facciano, possa cambiare il corso della Profezia.

Chinese Asylums 40. Cina, continente di menzogna e di menzogne

Chinese Asylums 40. Cina, continente di menzogna e di menzogne
by Georg Rukacs

Le Cine e spazi limitrofi sono un continente di menzogna e di menzogne. I pidocchi, o scarafaggi, o simili, sono in genere, insetti con riflessi estremamente limitati e ripetitivi.

È lo schema “nazista” solito. Esistono singoli scarafaggi, gruppi di scarafaggi, popolazioni di scarafaggi, che, malati, anzi semplicemente veri e normali normalissimi scarafaggi, provano piacere o trovano naturale o di fatto si trovano a praticare genocidi, persecuzioni, altre perversioni individuali e collettive. Ecco che dicono e si dicono che lo vuole la patria, che obbediscono agli ordini, che così loro è stato detto e loro devono credere quel che loro è stato detto. Beh, son solo pidocchi, scarafaggi, o altri insetti. Normale “pensino” e si comportino a questo modo.

Nelle Cine, ma anche altrove, la specie è dominante. Nelle Cine è dominantissima. L’abbiamo verificato e lo verifichiamo quotidianamente. La nostra missione era ed è proprio questa, per ora. Siamo andati nelle Cine proprio per verificare ciò, oltre a seguire la trama di scarafaggi italioti, francofoni, europei, latianomericani ed altri. Se ne troveremo, in gran massa, d’altra aggettivazione ed altrove lo diremo senza problemi. Ci sono luoghi dove o non ne abbiamo trovati o hanno avuto ostruzioni a manifestarsi e dunque non si sono manifestati. Nelle Cine, come nell’Italiozia quirinalizia ed annessi, scarafaggi, pidocchi e simili sono nel loro humus naturale. Nelle Cine sono in un humus davvero perfetto, per loro. Pure per noi, che divertiti li abbiamo studiati ed usati per la Profezia che contempla la loro distruzione ed autodistruzione, lì come ovunque esistano.

Se nelle Cine vi sono essere umani, qualcuno talvolta v’è, se ne vanno e divengono, anche formalmente, altro. Qualcuno, che era lì umano, è divenuto anche di recente formalmente giudeo in Israele dopo esservi da giudeo (ma non certificato e non dimostrabile secondo le regole codificate, per cui hanno dovuto passare attraverso processo formale di conversione), pur con apparenza cinesoide, emigrato. Appunto, non erano cinesi. Erano altro. Hanno voluto distinguersi, anche come documenti formali e passaporti, dai cinesi e cinesoidi. Beh, hanno fatto, in quel caso, ben di più, con la dichiarazione pubblica d’appartenenza ad una nazione altra da quella d’appartenenza apparente precedente. Se uno è individuo, umano, e sa di non essere cinese, non rischia di essere confuso coi cinesi. Come uno che, se è individuo, persona, non rischia di essere confuso con gli italioti. Almeno, afferma d’essere persona, individuo, ed agisce altrimenti da un italiota. Ah, quanto diciamo vale per moltissime altre aggettivazioni “nazionali”. L’individuo non è massa. La massa non è umana. È altro, infimo. Insetti. Gli umani sono sempre a sé e come tali facilmente identificabili. È lo scharafaggio che, semmai, cerca di mascherarsi, sebbene non sempre per esso sia semplice. Spesso non può neppure un po’. Nelle Cine non possono. Anche l’italiota che cerchi da mascherarsi da umano è facilmente riconoscibile come pidocchio, come scarafaggio. Ah, sì, la menano, ma se si ha un minimo di pratica di queste cose si vede subito che sono solo scarafaggi che cercano di mascherarsi. Gli umani sono invece umani, persone, individui. Conoscibili e riconoscibili.

Se sono cinesi e cinesoidi non sono individui. Sono insetti ossessi. Per essi l’apparenza è tutto. Il loro Stato è ossesso da quello che “gli altri” possano pensare di esso, di loro. Ciascun insetto è ossesso da ciò che l’altro vede e pensa. In genere, se guardi un insetto, vedi un insetto, vedi quel che è e quel fa. Ecco, l’insetto, è ossesso che lo si veda. Deve celarsi. Non può davvero. Sebbene creda di poter celarsi. Ci prova. Fa di tutto per celarsi e per sembrarsi e sembrare altro.

In Cina, nelle Cine, in ogni Cina, esistono migliaia, nella RPC milioni e decine di milioni, di insetti di Stato e di paraStato, che si occupano dell’apparenza. Funzionari pagati per l’apparenza. Per far vedere, per far raccontare, le cose differenti da come sono. Sembrano burocrateria e sbirraglia quirinalizia. Non sono per nulla differenti, in effetti, per chi abbia avuto pratica degli uni e degli altri. Gli insetti sono dappertutto basicamente identitici. Non sono individui. Non sono umani. Non hanno individualità, né spiritualità, né religiosità. Sono pidocchietti...

...Pidocchietti ossessi. Sono ossessi e si incrementano le ossessioni l’un altro. Qui vediamo un attimo l’ossessione dell’apparenza. Nella RPC ci sono milioni e decine di milioni di scarafaggi che si preoccupano di far sembrare quello che non è. Si creano (nelle crape vuote) dei modelli di quello che dovrebbero essere, di come dovrebbero essere, per far finta di non essere scarafaggi, e cercano di far sembrare che la realtà, la loro realtà, si uniformi a questo loro modello. Gli altri devono vederli come loro vogliono essere visti, come vogliono far credere d’essere. Sì, proprio come la scarafaggeria quirinalizia! Censurano i media, censurano le voci, censurano il pensiero, censurano la vista, censurano come gli altri, da altrove, li vedono. Non solo li abbiamo osservati e li osserviamo quotidianamente. Abbiamo fatto degli esperimenti specifici addizionali. Non inventiamo nulla. Non facciamo ipotesi. È proprio così. Essi sono proprio così. Fanno proprio tali cose.

Quando hanno a che fare con lo straniero, l’altro per loro è sempre “straniero”!, si ossessionano l’un all’altro per non sembrare insetti. Sanno di esserlo. Ecco che si devono immaginare d’essere umani e dunque far finta d’essere umani. Devono pensare come un umano possa essere e dunque farsi sembrare, percepire, loro insetti, come umani. Un insetto non sa come un umano sia. Non può dunque fingere. Cerca. Ma non riesce. Dovreste vederli, nelle situazioni più differenti...

Se hanno a che fare con istituzioni internazionali è ancora peggio per loro. Sono ancora più ossessi tra di loro e con le istituzioni con cui hanno a che fare. Appena rischia d’uscir fuori qualcosa possa metter la Cina, la RPC in questo caso, in “cattiva luce”, ecco che s’ossessionano all’estremo tra di loro ed ossessionano l’istituzione o altro con cui hanno a che fare.

Essì, perché, concettualmente, bisogna distinguere due fasi. [1] Gli insetti in rapporto sadomaso tra di loro e col loro lavoro d’apparire. È una comica ulteriore vedere come s’ossessionino e cerchino, ora di farsi coraggio, pur nel rapporto sadomaso, ora d’angariarsi e deprimersi reciprocamente per normale sadomasochismo istituzionale, di Stato, loro. Poi, [2] loro che, ora assieme, ora in ordine sparso, agiscono verso l’altro, verso il mondo, per il loro lavoro di inganno, di truffa, verso il mondo esterno.

“No, questo bisogna che non si dica.”, “Se questo esce fuori, i nostri capi se la prendono con noi.”, “Se voi scrivete o dite questo, noi andiamo in campo di concentramento.”, “Se questo sia sa, i nostri superiori se la prendono con noi e noi siamo rovinati.”, “Cosa possiamo fare?!”, “No, no, proprio non deve sapersi questa cosa, sennò danno la colpa a noi. Siamo noi, poveri funzionari che paghiamo perché la notizia è uscita, la cosa s’è risaputa.” E così via.

Cominciano a telefonare, a presentarsi direttamente, di giorno, di notte, per gli uffici, per strada, a casa: “No, la preghiamo, bisogna dilazionare questa cosa. Non ora. Poi vediamo se si può rimediare. Ma ora si deve bloccare la notizia. Bisogna non si sappia. Bisogna non si dica. Del resto sono cose da verificare bene, da studiare.” Poi si confondono. Ossessi, si confondono, pasticciano, dicono agli altri non solo quello confezionato da dire agli altri “per convincerli”, ma pure quello che si dicono tra di loro e che non sarebbe dovuto trapelare.

Che c’è di male, o di strano, che, se un’area s’industrializza, o se su di essa viene trasferita industrializzazione da altrove, si crei o si trasferisca pure inquinamento? Nulla. È normalissimo. L’inquinamento ha delle conseguenze. Che c’è di male se qualcuno stima che l’inquinamento da industrializzazione o da altro aumenti i decessi da inquinamento? Nulla. È la normalità delle cose. Il progresso salva delle vite e ne rovina delle altre. Magari sono più quelle che salva di quelle che rovina, se la vita s’allunga e le popolazioni proliferano. Se statistiche possono rilevare il prolungamento della vita, altri studi possono studiare quanto, invece, l’inquinamento accorci vite. Uno è curioso. Alcuni sono curiosi. Hanno i dati sui vantaggi. Si mettono pure a studiare, con numeri, gli svantaggi, dunque li quantificano.

Ecco, per lo scarafaggio cinese, per il funzionario di Stato ossesso della RPC, che si dica che l’inquinamento dell’aria e dell’acqua abbia accorciato la vita ad un 750'000 cinesi l’anno, e che il costo dell’inquinamento equivalga, nella RPC, ad un 5.8% del PIL, è una cosa intollerabile. Non si può dire. Non deve essere detto. Potrebbero promuovere altri studi. Magari le conclusioni potrebbero essere differenti. O potrebbero essere pure peggio, sebbene faccia parte delle normalità delle cose. Magari il danno in un area è beneficio per altre. Anche il riscaldamento invernale crea un inquinamento davvero massiccio, per esempio, a Pechino. E, tuttavia, anche stare al freddo non è che sia salutare dove e quando la temperatura è davvero bassa. Comunque, se le cose si sanno, si possono trovare rimedi, oltre a scoprire perché non si sia ancora rimediato, se si può rimediare. Invece, no... ...il pidocchio, lo scarafaggio, ancor più se in servizio di Stato, vive tutto come accusa, come colpa, come ossessione del “parlano male di noi”, “ci mettono in cattiva luce”, “come possiamo tollerare ciò?!” Il pidocchio, lo scarafaggio, vive davvero tutto come ossessione, come accusa a sé od allo Stato, alla “nazione” che rappresenta o di cui è o si considera parte.

È sempre difficile fare i conti in queste cose. Può essere che chi, alla Banca Mondiale, ha fatto questi calcoli abbia sbagliato qualcosa. Magari numeri e percentuali sono inferiori. Magari sono maggiori. Se c’è chi vive meno, ce ne sono tanti altri che vivono di più. Magari quelli che vivono meno, non è l’inquinamento, ma il mangiar troppo. Mannò, per lo scarafaggio di Stato cinese era intollerabile che qualcuno potesse dire una cosa del genere. Non si deve approfittare dall’interesse e della notizia per lasciare libero campo ad altri studi. “Ci accusano!”, “Ci calunniano!”, “Ci insultano!”, “Ci smerdano!”, “Non possiamo tollerare che ci trattino così!”

Gli scarafaggi della RPC in servizio di Stato hanno allora premuto, hanno ricattato, hanno perseguitato, hanno pianto, si sono disperati, hanno supplicato, hanno fatto gli arroganti, hanno finto sconcerto e desolazione. Fino a che la notizia è stata rimossa. Fino a che sono stati censurati quei dati dai testi della Banca Mondiale. Perché avrebbero “messo in cattiva luce” i cinesi. Così vedevano e vedono la cosa gli insetti di Stato della RPC. Ciò era per essi intollerabile. Non si doveva sapere. Le notizie, le valutazioni, le ipotesi, non dovevano circolare. Già gli scarafaggi stavano e stanno male perché c’è comunque chi sapeva e sa. Li avrebbero eliminati ed inceneriti, ...ma non sapevano come fare...

La bozza del rapporto “Cost of Pollution in China”, distribuita ad una conferenza, a Pechino, nel marzo 2007, non conteneva dunque le informazioni giudicate più scabrose, censurate a seguito di pressanti, ossessivi, interventi di scarafaggi delle burocrazie della RPC. Non si doveva sapere della valutazione sui 750’000 decessi prematuri annui. Non si doveva sapere che ricercatori valutavano che l’inquinamento ambientale nella RPC avesse dei costi equivalenti al 5.8% del PIL. Bisogna sempre vedere cosa fosse stato incluso in tale danno ambientale. La percentuale è alta, ma non stupefacente. Sarebbe da discutere e da far discutere con cognizione di causa, che è l’opposto del rimuoverla, che denota solo un insano terrore ossesso da pidocchi, da scarafaggi, da imbroglioni, da malati di mente.

Sebbene, in realtà, non vi fosse e non vi sia nulla davvero di stupefacente, in quei dati. Meglio sempre che tali informazioni si sappiano e circolino, sia si voglia provvedere in qualche modo, sia non lo si voglia. Ma lo scarafaggio di Stato e da censura ed autocensura vede le cose non da umano. Vive tutto come attacco a sé ed ai suoi, oltre che come ossessione. Il malato non vuole rimuovere l’ossessione. Vuole rimuovere che si sappia, che gli altri lo sappiano, che gli altri vedano e li vedano. Deve censurare.

Alla fine, le informazioni sono uscite egualmente. Le ha rivelate per primo, sembra, il Financial Times di martedì 3 luglio 2007. Qualcuno, disgustato, gliele ha passate, con la notizia pure delle pressioni cinesi per censurarle.

Gli scarafaggi di Stato cinesi, della RPC in questo caso, già usi a qualunque pidocchiera e bassezza criminale, fanno pure questo. Censurano pure tali banali ed elementari informazioni. Informazioni innocue. Loro sono così. Non riescono ad essere altro. Non stupisce che abbiano grandi sostegni e complicità dappertutto nel mondo, pure alla Banca Mondiale. Anche se poi c’è pure chi, talvolta, ha l’interesse a far uscire e conoscere qualcosa di quello loro vorrebbero tenere occultato.

I pidocchi cinesi e cinesoidi, come i quirinalizi ed altri, sono comunque sotto avanzata autodistruzione. Certe patologie ossessive ne sono solo qualcuna delle mille manifestazioni.

sabato 21 luglio 2007

Madri di merda 3. Guglielmina detta Mina

Madri di merda 3. Guglielmina detta Mina
by Georg Rukacs

Guglielmina, detta, abbreviando, Mina. Nata verso gli inizi del XX secolo. Od un po’ dopo. Non prima. O di Siena, o di Rapolano, o di qualche altra parte della Toscana. Il cognome era forse Scattozzi o qualcosa del genere. Di quelle e quelli che si sposano tra cugini. Infatti, Mina era sposata con un cugino con lo stesso cognome. Poi erano emigrati in Liguria.

Già da piccola era la ruffianetta della madre. La madre di Mina era già lei sull’ossesso. Bifolca ed ossessa. Di quelle che vivono per gettarsi sui figli ed ingerirsi in qualunque cosa facciano. Una concezione di famiglia come possesso, come adulti sbirraglia e figli da essere “guidati” ad ogni passo, come burattini e schiavi. È la concezione contadina del bestiame. Peggio. Una è malata e si dice che lo fa per la famiglia e perché così si deve fare in famiglia e per la famiglia. Sono malati, ed allora “guidano” gli altri.

Mina raccontava tutto alla madre. Curiosava. Metteva il naso dappertutto. Ed andava a riferire. Prova un gusto freddamente sadico a far del male. Ciò che la faceva sentire in pace con sé stessa e col mondo, cioè con la madre che la voleva proprio così. Non che si sentisse proprio in pace in pace. Per un attimo si sentiva come in pace ed ecco che subito subentrava l’ansia di continuare a fare del male. Cattolicissimi naturalmente. Obbedienza e dir tutto. Far del male e poi andare in chiesa per dirsi che è così che si doveva fare, che tale era l’ordine naturale. Perché il prossimo lo si fotte, o si cerca di fottterlo, per sentirsi in ordine con l’ordine costituito, che poi era una famiglia gretta che si riproduceva senza senso e senza ambizioni. La sorella maggiore era appena più libera, per quanto non è che facesse grandi cose. Mina cercava di farsi dire tutto e poi andava a riferire alla madre per mettere la sorella maggiore in cattiva luce. Ma lo faceva con tutti. Si diceva, tra sé e sé, che era stata mandata dalla Madonna per punire i cattivi, per cui ogni cattiveria lei facesse, era il Il Bene. Se faceva la spiona era bene, Il Bene, lo faceva per la Madonna. “Brava Mina che mi aiuti a controllare la famiglia.” “Grazie, mammina che ti posso aiutare.” Infine, era arrivata all’età da sposarsi.

Lui era un cugino. Ragazzo di grandi sogni ma senza carattere. Faceva quello che facevano tutti, pur facendosi trascinare. E sognava. Però si sentiva poi obbligato a seguire chiunque lo trascinasse. Era il tempo dei casini. L’avevano portato al casino. Un casino con prostitute un po’ schifose e puzzolenti. Costavano meno. Fatto il suo apprendistato di “donne” a quel modo, certo continuava a pensare ad una gran ficona con cui passare la vita. Gli avevano combinato con Mina, piccolina, bruttina, gretta, infida, senz’alcuna attrattiva, senza neppure qualche seducenza del carattere. Lui sognava. Ma l’avevano trascinato fino all’altare. S’era detto, tra sè e sè, ch’era sempre meglio delle prostitute del casino. Se non altro era più giovane e non era una prostituta. S’era consolato così.

S’erano spostati. Lei, dopo la prima notte, alla madre ansiosa e morbosamente curiosa che fingendo freddezza professionale, da “vera” madre di famiglia che si “preoccupa” per i figli, le aveva chiesto: “Mammina, sono proprio una brava moglie... ...L’ho fatto contento... ...Poi ha dormito... …Non mi ha neppure fatto tanto male... ...Io intanto pregavo... ...Sì, sono proprio una brava moglie ed una brava cristiana...” E così via, sulla sua nuova vita da casalinga con marito. ...A raccontare alla madre che da brava spiona di casa ora era divenuta “brava moglie”. ...Dal far cattiverie come figlia, a far cattiverie come moglie.

La guerra. Grandi sogni, anche lì, lui. Nessun sogno s’era realizzato. Le guerre sono una schifezza. Non è che da ufficiale di complemento in una guerra persa, uno senza carattere ne tiri fuori molto. Era tornato. Ah, sì, ne aveva tirato fuori un posto statale, dove contrariamente ad altri non s’era neppure dato troppo a sgomitate e traffici. Col lavoro statale, il trasferimento in Liguria, dov’erano poi sempre restati, un una cittadina pur capoluogo di provincia. Tra gli anni ’40 e l’inizio degli anni ’50, avevano in tutto avuto cinque figli, di cui il primo morto appena nato. Rita, Nikla, Luigi, Giovanni. Tutti castrati dalla madre Mina e con, sotto il naso, l’esempio quotidiano d’un padre debole e debosciato, ...certo, con grandi sogni segreti.

Mina passava le sue giornate a cucinare cose impossibili salatissime e durissime. Di quelle che rovinano cuore e sangue oltre che che i nervi, dato che mangiare polli pietrificati od altre cose secche a quel modo non è poi una grande piacevolezza. E se non erano durissime, erano comunque salatissime e saporitissime. Intanto si dilettava a sorvegliare figlie e figli. Frugava gli assorbenti delle figlie, così come tasche, borse, lettere, diari, tutto, di tutti. Lo considerava il suo dovere. Se scopriva qualcosa la diceva a tutti come incitamento perché anche gli altri della famiglia si sorvegliassero tra di loro e riferissero a lei ed tutti. Spiare e linciare. Spiarsi e linciarsi.

Il marito, vissuto di sogni, di quello che avrebbe potuto fare da pensionato, era andato in pensione i primi anni ’70. Ed era subito morto. Pancia troppo grossa da troppo mangiare. Più nessuna speranza dopo che l’agognata pensione era solo noia e fare i conti con quello che non aveva fatto e non avrebbe mai fatto.

Naturalmente, Mina metteva il naso pesantemente nelle cose di tutti. Già detto. Al marito non c’era nulla da controllare. Era tutto casa ed ufficio senza alcuna attività esterna che giustificasse una sua vita parallela alle noie della famiglia. Mina lo tormentava con l’affettatezza ed il cibo malsano, salatissimo, duro ed abbondante che lo porterà presto alla tomba. Neppure la vivacità d’una moglie con cui bisticciare. Lei viscida. Lui buono ma rinunciatario.

Riscossa la liquidazione, se n’erano volati a Londra per uno squallido viaggio. Non che sia squallido viaggiare. Ma si vive una vita sognando cose che non si fanno né si faranno mai. In pensione si va poi qualche giorno a Londra in gita organizzata. Quelle cose senza senso che a tanti piacciono. Eppure qualcuno se ne rende conto. Il primo viaggio dopo una vita di sogni non realizzati. La pancia. Una moglie che ti fa schifo. Neppure grandi soldi per diletttarsi in scialacqui. Ecco il mondo è quello. Vedi, vedi. E tu sei lì. Poi, appena in tempo per farsi mangiare tutta la liquidazione da un fondo di investimento per polli da derubare. Investi ...e dopo pochi mesi è tutto sparito. Più nulla. Passi le giornate uscendo la mattina a fotografare i silos del porto. Poi, a casa. La moglie disgustosa. Il cibo disgustoso. La TV. Vorresti leggere. Tutta la vita hai sognato di leggere. “Ah, appena andrò in pensione....” Poi, in pensione, non ne hai voglia. Che leggi? Che scrivi? Per chi? Per te? Ma non te ne frega nulla davvero, sennò l’avresti fatto già prima, dal primo giorno, senza rinviare. Ti saresti scelto un’altra vita, od avresti rotto con una vitae, con vite, non sentivi come tueti. Un fratello, pur sposatosi, una ficona, se n’era poi andato, senza di lei, all’estero a cercarsi un’altra vita, altre vite. Non lui. Lui era restaito lì. A far l’impoiegatucolo della mutua, con Mina quando tornava a casa. La pensione. I silos del porto cui vai a far foto. Un giorno, schifato, rientri prima. Ti metti a letto perché non ti senti in sesto. Non ti rialzi più. Ecco, era morto così. Lo schifo del pranzo non ancora fatto, dopo essere uscito per uscire, “maritino mio, vai a far due passi”. Ecco, rientri, ti metti nel letto, perché non ti senti bene e crepi. Tra lo schifo dell’uscire senza senso ed un pranzo disgustoso preparato da una moglie disgustosa. Ecco, ti manca il coraggio pure di quello. Ah, potresti passare dalla banca. Ritirare tutto (prima d’essertelo fatto fregare da qualche giovane baldanzoso d’un qualche fondo d’investimento truffa, ma, anche, a maggior ragione, dopo... ...hai sempre la pensione). Andare all’aeroporto. Vedere dove t’ispira andare a vivere per gli anni od i decenni successivi. Ed andarci. Subito. Senza voltarti. Hai la liquidazione, o quel che è restato. Hai la pensione. A casa sono tutti grandi. Lavorano già tutti (e sperperano pure già tutti, come tutti quelli cresciuti senza soldi in tasca, “grazie” alla madre sbirra e demente che non ha mai dato loro la “paghetta” settimanale! ...preferendo il caso per caso), il “minchione” escluso. La moglie, può andare dall’una o dall’altro... ...Dopo che te la sei sopportata una vita... Mannò, non ci si sveglia a 60 anni... Crepi e lasci la pensione (di riversibilità) alla moglie che t’ha rovinato la vita e che t’ammazza col viscidume e col pollo duro e salatissimo. ...Dopo che uno è vissuto da minchione per sei decenni... ...Che deve fare dopo?! Andarsene all’improvviso, subito, o dopo lunga malattia. Deve averci pensato. ...Una lunga malattia con quella viscida e tutto il viscidume di contorno a “curarlo”. Se n’è andato subito. Il cuore si ferma ed è tutto risolto.

Intanto, Mina, con la sua cattiveria profonda e radicata, indifferente a questo marito pavidoindifferente pur tormentato da quellao vita squallida, spadroneggiava. Lui era la fonte di reddito e la copertura per la sua vita d’ossessa, ossessa freddamente e viscidamente maniacale. Prima che lui tirasse le cuoia, poi durante le settimane super-maniacali della sepoltura e del lutto, e dopo, . Mina, faceva la capa-famiglia, con lui che disgustato la lasciava fare con gli scantonamenti tipici delgi scantonamenti di chi voleva pure risparmiarsi quel supplemento di disagio esistenziale. Lui non riusciva a celare gli arrossimenti del viso. Un arrossimento e si faceva da parte: “Vedi tu Mina.” “Siii” “Uhmmm” Gli bastava, fare il capotavola posizionato in direzione della porta. Ecco, era “il capofamiglia”. A tavola. Che non gli rompessero i coglioni ulteriormente. Sorrideva schivo e si sottraeva quando Mina gli raccontava i pettegolezzi di casa. Arrossiva e scantonava. Macchemmenefrega Mina, fa che va bene, anzi va malissimo, ma già sto male a fare questa vita senza senszo, de vo pure crucciarmi pe r le cose pe r cui maniacalmente ti crucci, anzi ti diverti e ci sguazzi, tu?, ...già mi cruccio a sentire tu che vorresti coinvolgermi..più. Gli altri divenivano dirigenti, pur coin semplice diploma. Facevano i sindacalisti. Scaopavano colleghe o mignotte esterne. Prendevano sostanziose bustarelle o si gettavano in seconde e terze attività. Certo i soldi non fanno la felicità ma aiutano. Meglio infelice coi soldi, che infelice senza. C’è chi di bustarelle e secondi e terzi lavori si fa una seconda famiglia, od anche terza o quarta, ed oltre, con un letto o letti che supplisconoe al primoa squallido e senza interesse. Esco, per il secondo lavoro... Ecco, sono di ritorno. Oih, come sono stanco vado subito a dormire. Il mezzo-fratello di mio padre che era, pur con semplice diploma da maestro, dirigente in Comune, è andato avanti così per decenni. Usciva. Andava ad aiutare il tale od a fare il promotore farmaceutico. Passava del negozio dove aiutava. Oh, resto poco che devo andare a fare una commissione. In realtà, andava nel letto d’una collega cui era morto il marito. Poi, tornava a casa distrutto. Oh, m’ha rovinato il campo di concentramento. Oh, che mal di testa che ho. I tedeschi, con tutte quelle patate mi hanno rovinato lo stomaco quando ero prigionieror in Germania. Ecccheddevoffà. Vado a dormire. Poverino, l’ha rovinato il campo di concentramento. Ha fatto un figlio e poi una figlia con quella schifezza di moglie, ora non gli tira più, ha sempre il mal di testa e deve sempre andare a dormire presto. F; fa anche il secondo lavoro ed il terzo lavoro, e ritorna così distrutto. Oh, che marito e padre esemplare che da solo regge tutt a la famiglia. Essisà, in comune pagano così poco, anche se è dirigente. Deve andare a rimediare il suppllemento altrove. Andava dalla seconda moglie con cui si sollazzava nel letto. A lei era morto il marito. Il figlio di lei cresceva e se ne andava in giro per i fatti suoi. Si piacevano, lei e lui suoi dirigente in comune. Meglio due felici che neppure loro due felici.

Invece lo Scattozzi, faceva tutto lo straordinario possibile lì alla mutua e poi se ne tornava a casa. Niente secondi lavori. Niente scopate corsare. Niente di niente. Non poteva neppure farsi una sega che la moglie metteva il naso dappertutto, pure al cesso. Una “bella” pancia strabordante, non da porco voglioso, bensì da maialone senzsa desideri o che i desideri se li sogna davanti alla Tv che ti fa sentire ancora più inutile e merdacchio. Poi ti canzonano pure dicendoti che e soddistrafatto, per chiarire che lui sei era un vero cattolico e marito e padre esemplare. Esemplare decche? Per chi? Ah, della moglie, Mina che esercitava le sue cattiverie sui figli e su chi capitava a tiro. Quando è morto, Mina ha finto diperazione. Per qualche minuto. Poi, il primo pensiero è stato: diventa duro, s’irrigidisce (il “rigor mortis”), e non possiamo mettergli l’abito buono per la bara ed il funerale. Infatti, dopo i primi minuti di sceneggiata, “oh, m’è appena morto il marito!”, s’è subito messa ad urlare come un’ossessa: “S’irrigidisce! Bisogna subito vestirlo!” ...Boh!!!!!!!

Rita, la più grande, aveva trovato il modo di lasciare l’università (quelle università iniziate perché non si sa bene che fare dopo il diploma) sposandosi con un cattosinistro paranoico e “responsabile” (il classico figlio d’operaio statale “con la testa sulla spalle”, ...sia il padre che il figlio) che aveva conosciuto in treno e che stava ormai finendo una facoltà scentifica per fare il promotore farmaceutico. Squallida “carriera” ma piena di soldi. Infatti si era dato alla politica, pur non professionale, come cattolico-Dc para Pci nelle Acli. Ti copri il culo dal lato della Chiesa-Dc e col culo così coperto fai il para-Pci. Insomma, sei coperto con tutti mentre cooperi a sfasciare Italiozia facendo finta d’essere un cooperante dei salvatori. Hai il tuo lavoro, pur facendo il politico come dopolavoro. Così quando non ti tira più con la moglie ma non osi andare con altre, hai sempre lo “svago” dell’“impegno sociale”. E Mina aveva guadagnato un genero “buono” paranoico da usare all’occorrenza s e i figli avesso scantonato alle sue richieste. Rita, del resto, come figlia maggiore, non poteva certo sottrarsi alla sue “responsabilità” di fronte alla famiglia, cioè alle cattiverie e pazzie di Mina. Ordinarie follie...

Poi c’era Luigi, il terzosecondo ma primo figlio maschio. Un debole come il padre. Un po’ stava dietro alla paranoie della madre, un po’ ne era vittima. Comunque, finita la scuola, il tecnico industriale, s’era trovato un lavoro distante come tecnico di megatubazioni, del tipo delle tubazioni per tipo per oleodotti e simili, che lo portavano in giro per la Padania, forse anche altrove poi. Se, alle figlie, Mina, frugava ansiosa le mutande, per vedere se ci fosse mai stata qualche traccia di sperma e d’eccesso di liquidi femminili da sovreccitazione, e perfino nei pannolini, pe r vedere se avessero le regolari tracce di sangue mestruale, oppure se li cambiassero solo perché sapevano che poi la madre andava a controllare tutto per cessi e cestini, ai figli frugava tutto il resto. Certo, anche per le figlie era d’obbligo avere diari ed altre annotazioni esistenziali sì che Mina passasse le ore a leggerli per scovare tracce di peccati, se mai vi fossero stati peccati. Peccato, per genitori paranoici, è sinonimo di sesso. Se Luigi, in giro pe r lavoro, frequentava bar e baldbracche varie, ecco che la scopeta di lettere di qualcuna innamorata o che si fingeva tale, era fonte di linciaggio familiare da parte di Mina. Le leggeva. Le passava agli altri, alle due figlie ed all’altro figlio, sì che cooperassero nel linciaggio contro “il puttaniere”. Se scopriva medicine da pazzi, tipo psicopillole od altro che servivano a Luigi per rimediare alla pressione ed ai disagi del lavoro (radiografava i tubi posati per controllare che non avessero falle per cui era esposto a aradiazioni oltre che ad altri disagi), ecco che c’era un’altra scusa per scatenare il linciaggio contro Luigi. “Perché non fa pure lui l’impiegato della mutua invece che un tale lavoraccio?!” Se Luigi aveva due “fidanzate”, lì vicino a casa, che volevano sposarlo, Mina l’orientava e lo faceva orientare verso la più pazza e squallida, o verso la meno normale e la meno ficazza. Gli esseri umani o non-umani sono già quel che sono... ...Ha un senso “orientarli” secondo le proprie paranoie?! ...Beh, sarebbe meglio non avere paranoie... Certo, se poi gli occorreva Luigi come maschio maggiore, dunque “capofamiglia”, per qualche carognata da pazza, quando era scoparso il padre, ecco che Mina cercava di mobilitarlo secondo le su e follieparanie. “Sei ora tu il capofamiglia!” Se lui si sottraeva, c’era comunque sempre il genero da mobilitarsi tramite la figliae Rita. Se pure lui non era abbastanza paranoico e folle per le esigenze delle carognate di Mina, c’erano le figlie... o la più pazza tra loro... ...o pure qualche suocera dei figli e figlie...

L’altro figlio, l’ultimo, Giovanni, era il minchione did famiglia. Non perché fosse davvero tale ma perché quello era il ruolo assegnato da Mina. Giovanni era la donna di casa con patente. Mina aveva una sorella, più vecchia di lei ma decisamente migliore di carattere. Una che aveva scopato con gran soddisfazionen col marito che poi era morto o in guerra o poco dopo lasciandole dunque un buon ricordo. Aveva avuto una figlia, Miriam, una gran bella ragazza che s’era laureata in lingue e s’era sposata con un medico, figlio di medici, un “genio”. Uno perfetto, che sapeva tutto, cui tutti dovevano deferenza. Non si capisce perché un tal genio facesse solo il medico dellae mutua o per operai e in un quartiere di periferia e non il genio, amagari a New York, od anche solo il professorone a Pisa, la città universitaria più prossima a quella cittadina ligure. Se non altro, il “genio” aveva saputo rimendiarsi la ficona e se la teneva sempre in casa, gelosissimo, dove lei si trtastullava con lezioni private in varie lingue su scala industriale. Faceva lezione anche a 5 o 10 allievi contemporaneamente, attorno ad un lungo tavolo cui correggeva frasi in Inglese, Francese, Latino ed altre lingue lei sapeva suppongo bene o benissimo. Poi, si schermiva quando i genitori degli allievi le chiedevano quanto le dovessero per le leeizioni private. Se insistevano, chiedeva pochissimo. Del resto, era moglie d’un medico figlio di medici, dunque un benestante, che per giunta era così perfetto oltre che gelosissimo dell a moglie, che non voleva figli potessero fargli ombra. O questo era quello che si sapeva... Chissà che il genio, perfetto, innamoratissimo dell a moglie innamoraomaritissima di lui, non avesse poi qualch e vizietto o vizione inconfessabile. Non è importante. Era così perfetto che neppure si poteva né si può pensare una cosa simile. Anzi, era lui che riferiva sull’uno o sull’altro, sull’una o sull’altra. Come medico, e che medico!, conosceva tutti i segreti non solo della medicina ma della gente. E raccontava “in famiglia” i fatti altrui, dei suoi pazienti. Che così circolavano... Dunque, senza vita sociale, dato che lui era gelosissimo, e con lui sempre occupatissimo a fare il medico, non avevano grande bisogno di soldi. Lei dava lezioni perché, prigioniera in casa, era il suo passatempo quando il marito lavorava.

Giovanni, il figlio minchione, era stato assegnato a lui, anche a lui, il medico, quando ne aveva bisogno. Il grande medico, il genio, la domenica, con la moglie Miriam, nella buona stagione, andava in barca. Gli occorreva un aiuto. Ecco che Mina, la sorella minore della sua sorella maggiore, la suocera del genio, gli dava Giovanni. Il medico se lo portava dunque come ragazzo di fatica per mettere la barca in mare, poi per gestirla. Magari aveva pure bisogno d’un mozzo per remare o chissà per cos’altro. Ogni tanto, il medico genio, guardava questio Giovanni che sprecava il suo tempo, perché una madre cattiva e demente lo prestava al genero dementeo della sorella, e gli sbraitava: “Certo, Giovanni che sei senza amici... ...sei proprio un fallito alla tua età a ridurti a passare le domeniche con noi... ...Giovanni, devo dirtelo, ...sei proprio un gran minchione!” Miriam, pur di carattere buono come la madre, o tale sembrava e sembravano, era così affiatata col marito, che non osava intervenire in favore di Giovanni. Faceva finta di non sentire. Era lui, il medico genio, a pretendere Giovanni gli facesse da ragazzo di fatica per le sue necessità. ...E come ringraziamento gli dava del minchione. Giovnanni lo raccontava poi alla madre Mina che, naturalmente, lo sottoponeva ad ineterrogatorio stringente quando tornava a casa. Mina subito lo raccontava alle figlie ed all’altro figlio, perché potessero scatenare il linciaggio contro il minchione che si facev a trattare da minchione, oltre che raccontare del minchione ad altri ancora perché sapessero che tipo era Giovanni. Mina, un’invidiosa ossessa, mandava Giovanni col genero della sorella e con la nipote perché in realtà sperava di venire a conoscenza di qualche cattiveria da raccontare poi alla sorella (la madre della nipote, Miriam) con cui mettere in cattiva luce i due, con cui seminare zizzania tra i due. Ma certo, le invidiose sono invidiose a tutto campo. Dato che il genio e moglie erano, o almeno sembravano, una coppia perfetta, affiatatissima, visto che da quelle uscite domenicali del figlio Giovanni come mozzo del genio e della sua Miriam riusciva solo a cavarne quelle cattiverie contro Giovanni, Mina s’accontentava di quel che aveva: far linciare il figlio Giovanni come minchione con certificazione medica, il medico “genio” che lo certificava come “minchione”! Giovanni, il minchione di casa, era naturalmente il minchionen di tutti. Mina lo usava coime autista (almeno da quando ebbe la patente), comehe ragazzo da mandare a fare la spesa, per aiutare l’uno o l’altro. Giovnanni, qualunque cosa stesse facendo, doveva sempre essere a disposizione. Lui si fece così il classico in 10 anni e scienze politich e in un altra decina, non perché non c’arrivasse né perché studiasse magari di più del programma normale o leggesse altroel, o avesse altre attività, bensì perché, come minchione di casa,e era il minchione di tutti, innanzitutto, certo, il minchione di Mina.

La seconda figlia, Nikla, seconda di tutta la prole vivente, perché i due figli maschi erano successivi, era una pasticciona agitata. La sua carriera era di cattocomunista da parroccchia.; La parrocchiana delle Acli, in cui faceva, con un’amica, la filo Pci. Una, due, Dc da Pci. Si capirà poi, appieno, che feccia fosse la sottospecie in Italoizia. Gentaglia invidiosa dei “ricchi”, per cui, al servizio obiettivo in realtà di ricchissimi, facevano quelli che infinocchiavano i “poveri” infiorendo il loro essere poveri. Lei passerà, con quella madre demente, dall’essere una squattrinata ad una che, appena ebbe uno stipendio, se lo spendeva i primi 5 giorni nelle demenze più incredibili, dallo sbevazzare, alle cianfusaglie, agli straccetti, ...davvero le cose più inimmaginabili. Una vera frenesia di spendere, tanto poi, a casa, era abituata dalla madre a far debiti dappertutto. Del resto, pure Mina era una così. Montata senza sostanza. Meno hanno soldi, più li buttan via, pur vivendo in modo misero. Nikla era ed è una cattocomunista da bere. Invidiosa di tutti. Ossessa da tutto. Di quelle che da giovani si mascherano dietro discorsi che sembrano grandi idealità, ma che appena si trova a fare i conti con le realtà della vita si smaschera come una demente dominata dalla pazzie e squallide miserie materne. Dall’“alta spiritualità” catto-“rivoluzionaria” al luogocomunismo più squallido.

Mina, col marito debole e senza aspirazioni (solo con fantasie che l’avvilivano ancor di più), che la lasciava libera nella sue follie e cattiverie, aveva così quattro figli e figlie scalcagnati e deboli, pronti a servirla nella propria pratica del male. ...Piccole miserie. ...D’ogni genere.

Mortole il marito, Mina, dopo che pure l’ultimo figlio, il minchione Giovanni, s’era alla fine laureato, trovato un lavoro parastatale e sposato, era andata ad abitare a casa di Rita, la maggiore dei quattro, e famiglia. Prima abitava al secondo piano d’una casetta al cui primo (il pian terreno) abitava la sorella. La casetta, prima di proprietà degli Scattozzi (del marito e del fratello), l’avevano venduta al parente medico. ...Tanto per far cassa e sperperare subito l’incassato, senza neppur pagare i debiti che Mina faceva dappertutto, con la scusa che il fratello di lui voleva disfarsi della sua metà. ...C’abitavano altri... ...potevano rilevarla loro, Mina ed il marito, invece che venderla al medico genio, cioè al genero della sorella di Mina che abitava al primo piano o pian terreno. ...Ma erano così bamba che s’erano pure fatti mangiare dal comune, per usucapione, un pezzo di terreno sì che avevano i poggioli dal lato della strada laterale che davano sulla strada mentre prima erano su una striscia di terreno loro. ...Bastava recintarlo ed ostruirlo. Ma erano troppo bamba, perfino per tutelare banali cose loro. La suocera del medico e sorella di Mina era poi deceduta. Mina s’era inventata che il medico con moglie (la nipote di Mina che ne era la zia) voleva andare ad abitare nella casetta e l’aveva dunque sbattuta in mezzo alla strada. La cosa non era vera. Il medico disponeva d’appartamenti vari, meglio di quella casetta, in un palazzone lì vicino, dove abitava. E comunque aveva i soldi per comprarsi una casetta nuova in luogo più confortevole di quel quartiere.

Usa alla bugiarderia ed alla falsità, Mina aveva convinto tutti che era stata sbattuta in mezzo ad una strada. Paranoici, pazzi ed altri dementi sono sempre solidali tra loro, credono alle menzogne reciproche, per cui il genero “buono” cattocomunista l’aveva subito soccorsa prendendola a casa con loro, dall’altra parte della città. Era quello che lei voleva. Sara, la figlia di Rita e del marito Paolo, crescendo cominciava a pensare solo al cazzo in famiglia ultra-catto-sessuofoba. Tensioni in casa, con continue urla e bisticci. Mina che voleva far la padrona col genero paranoico e senza senso dell’umorismo. Urla e lingue che s’aggiungevano alle tensioni tra figlia e genitori, con Mina ch’era sempre in mezzo con la sua lingua sempre in movimento. Ben presto, il genero Paolo, il “buono” e “responsabile” cattocomunista militante, non ce l’aveva fatta più. Mina aveva talmente disperato tutti che l’avevano mandata in un’appartamentino indipendente nella casetta indipendente dei genitori del genero di Mina. Sfortunatamente lì vicino, per cui l’avevano appiccicosa, infida e cattiva, sempre tra i piedi lo stesso. Beh, se non altro non origliava quando marito e moglie scopavano, se scopavano ancora qualche volta, e non faceva poi sorrisetti e commenti morbosi dopo, quando li incontrava nell’appartamento non piccolissimo ma neppure grandissimo. O non origliava e non metteva lingua ad ogni ora nelle cose loro, non frugava l’appartamento, approfittando d’ogni loro assenza, etc., non abitando più lì. Lui, Paolo, ormai sul nevrotico aperto, dopo un decennio e mezzo di matrimonio, aveva detto chiaro alla moglie Rita che non voleva vedersi la suocera Mina attorno quando, tardi, tornava a casa stanco d’una giornata di lavoro o dopo le attività sociali e politiche. L’avevano elemosinata d’un locale lì vicino. Che se ne stesse a cuccia, almeno quando lui rientrava a casa. Nessuno fa la vita da film ‘meregano tra feste, sorrisi, battute brillanti. Uno ha magari voglia di buttarsi in mutande sul letto, sul divano, di stendersi sul tappeto, di mettersi sulla sdraia sul grande balcone (avevano un’attico, tutto il piano, in una palazzina, lì in quella periferia estrema, come un’enclave tra la città e poi le borgate ed i comuni marinari e di cantieri nella parte orientale del golfo), di starsene in silenzo, o col solo rumorìo d’una tv, d’una radio, d’uno stereo o dei semplici vocii della notte e delle cicale. Magari c’è la moglie che ha voglia di dire qualcosa. Non è che un essere umano voglia sentirsi il gracchiare d’una suocera malvagia, piccola, infida, disgustosa, viscida, una che pur vecchia non sappia rifugiarsi in una bottiglia oppure far ginnastica, tenersi ed aggiustarsi appena ed andare in cerca di qualche cazzo di qualcuno cui piaccia la fica vecchia. Non che spesso si possa essere felici. Ma pure una suocera, o una madre, o altra disgustosa che ti gracchi e ti ronzi attorno con mille “gentilezze” che avrebbero spinto un qualunque Paolo a getterasi dalla terrazza oppure andare in albergo a dormire solo senza tali familari attorno, è spesso troppo per chiunque.

Intanto, Mina, pur sloggiata dal loro appartamento, s’ingegnava con le sue cattiverie morbose a cercare di rovinare la vita a Rita e Paolo e famiglia. Poi naturalmente a Luigi e moglie ed a Giovanni e moglie, entrambi sposati distanti a Milano ed a Torino. Certo, s’accaniva pure con Nikla incitandola a cattiverie contro il marito che stufo di quelle sceme ossesse e spendone senza soldi (che Nikla si spendeva tutti, appena ne aveva e poi ne pretendeva altri da lui per continuare a spendere ben al di sopra delle loro possibilità) se ne era andato per i fatti suoi. Piena di prosopopea, Mina si considerava il centro del mondo. Se trovava dementi ossessi come lei, e li trovava, la assecondavano. Appunto, tra maniaci e malvagi si sostengono sempre. Solidarietà tra pazzi ossessi e pazze ossesse, tra malate e malati, tra maniache e maniaci, tra pidocchie e pidocchi. Per far del male a chiunque riuscissero a raggiungere.

Come tutte le dementi invidiose ossesse, Mina era in agitazione permanente per tutti coloro riusciva in qualche modo a raggiungere. Anzi era ossessionata da tutti. Ma non riuscendo a raggiungere molti era ancora più ossessionata dal dover riuscire a far del male a coloro riusciva a raggiungere. La prima nipote, Sara, la figlia di Rita, cresceva e cominciava a pensare solo al cazzo. L’abbiam detto. Pur appena quasi adolescente, ancora alle medie inferiori. In quartiere popolare, aveva voglia di limonare coi ragazzi, di farsi toccare, di farsi scopare. Mina ne era ossessa. Aggrediva la figlia, Rita, ed il genero, Paolo, che si doveva bloccare Sara, la si doveva chiudere in casa, controllarla, non farle vedere nessuno, imbottirla di calmanti, sorvegliarla la vicino. Mina aveva i tremori a pensare che qualcuna della famiglia potesse godersela. “Puttana! Puttana!”, urlava rabbiosa pensando a Sara, stringendo i pugni ed i denti quando nessuno la vedeva e sentiva. Già Rita e Paolo erano ossessi di loro contro la figlia Sara che pensava solo al cazzo e lo diceva e lo faceva vedere che pensava solo a quello. La sentivano che si toccava e vagiva nella sua stanza. La sentivano che telefonava e parlava con le amiche, morbosa, di ragazzi. Appunto, non ce l’avevano più fatta ad avere pure quella pazza invidiosa scatenata di Mina in casa. L’avevano mandata a vivere poche decine di metri più in là. Poi, Mina s’era scatenata pure contro l’altra pesudo-nipote [non era davvero figlia della figlia Nikla, era stato un altro caso d’ovulo impiantato con magia con successiva fecondazione paterna, racconteremo tra breve (i tempi sono giunti) delle magie giudaiche di Clorinda e della Profezia] Serena. La pseudo-madre di Serena, Nikla, era ossessa che la pseudo-figlia potesse innamorarsi d’un ragazzo. Era infine successo. Lo disse alla madre Mina, la pseudo-nonna di Serena che si scatenò pure lei. Pure l’altra pseudo-nonna. “È innamorata! È felice! Se la gode!”: basta questo a scatenare i deliri ossessivi dei dementi invidiosi ossessi. Mina e Nikla convolsero, dunque, pure l’altra pesudo-nonna [anche lì, Roberto, il padre di Serana, non era davvero figlio di Franca, era stato un caso d’ovulo impiantato con magia con successiva fecondazione paterna, racconteremo tra breve (i tempi sono giunti) di questa precedente magia giudaica di Clorinda e della Profezia], Franca. Le tre pazze scatenate contro Serena. Aiuteranno solo la Profezia. Ciò non toglie che erano pazze ossesse in delirio distruttivo (almeno nelle intenzioni loro) ed autodistruttivo.

E così, Mina era in permanente deliri ed invidie contro gli altri nipoti, così come già contro figlie, figli, e congiunti e congiunte, contro tutti. Non aveva altro nella vita e dalla vita.

Anche di fronte alla morte, Mina s’è presentata in pieno delirio. Dopo avere confessato al prete che era senza peccato e che perdonava tutti coloro cui lei aveva fatto malvagità (...anzi, aveva raccontato al prete che tutti avevano sempre fatto malvagità a lei), aveva annunciato solenne a familiari che dementi la stavano ad ascoltare che lei perdonava tutti. Nessuno di coloro lei “perdonava” l’aveva mai pisciata. Era lei che passava le giornate ed usava figlie e figli ossessi come lei a cercare di far del male a tutti coloro poteva. Comunque, non aveva anima. Appena morta, da pidocchia viva è divenuta pidocchia morta. Nessun paradiso né nessun inferno si preoccupa di pidocchi e pidocchie. Inutilità che scorrono come l’acqua di fogna. Mina era tornata negli escrementi delle fogne e s’era dissolta nella terra e nel mare senza lasciare traccia.