sabato 24 ottobre 2015

mashal-084. “Io ho pagato!” Ed io no?!

mashal-084. “Io ho pagato!” Ed io no?!

by Georg Moshe Rukacs


“Io ho pagato!”, “Io ho pagato!”, “Io ho pagato!”, continuava a ripetere, sia a me, sia alla polizia quando l’agente gli ha detto che doveva essere lui ad andarsene subito, pur immediatamente rimborsato, da casa mia, e non io. Ché poi ci sono andato piano, delicato e gentile, guardandomi bene dal non abusare nessuno, cioè, nel caso specifico, il soggetto in oggetto il quale, al contrario, deve essere nato e cresciuto in quegli ambienti dove li abusano e dunque gli abusati si fanno a loro volta abusatori, e si deve essere del tutto uniformato a tale sua matrice originaria. Glielo cominciai a dire moderatamente dal primo giorno che era arrivato qui. Glielo ho detto e pure scritto, per email, tanto che restasse e gli restasse traccia. Ma alla fine non è che potessi passare le giornate a mandare missive. ...Se uno non capisce, o finge di non capire, o si comporta come se non capisse... I problemi aumentavano e la sua aggressività egualmente, in modo esponenziale, come di chi si senta sicuro e pensi che l’altro, perché usa un tono gentile, sia uno che dice e non fa. Era cresciuto in ambienti di fanfaroni ed era divenuto un fanfarone lui stesso. Per cui pensava che pure gli altri fossero tali. A me non piace minacciare anche perché minacciare poi ti vincola a fare quello che hai minacciato. Invece, meglio sempre tenersi le mani libere. Sempre sperare che tutti si risolva. Ma nel contempo essere realisti. Basta dire, e pure in modo soft. Poi, se uno proprio si comporta come se non capisse o proprio non c’è... Pensava di poter condividere un appartamento di 42mq, per circa 10 euro al giorno, insozzando dappertutto, rumoreggiando a tutte le ore per il piacere degli altri inquilini o proprietari degli appartamenti limitrofi [tanto la faccia la mettevo io, qualcuno si fosse  lamentato con l’amministrazione], urlando ed insultando anche nel cuore della notte e davvero senza alcun motivo [personalmente lo trovavo divertente, ma si vedeva che lui stava male, proprio male!], perfino ruttando in continuazione con emissioni sonore da giungla, in particolare quando mangiava, mangiava vegano diceva lui, e pure pretendendo che io pulissi per lui oppure mi associassi al suo vivere nella merda. “Io ho pagato!”, “Io ho pagato!”, “Io ho pagato!”, “Non posso mica andare in un ostello dove spendo di più e non ho un appartamento tutto per me! ...Eppoi ho troppo bagaglio e mi occorrerebbe tempo per rimpacchettare tutto! No, non posso proprio andarmene, né ora né mai!” “Io ho pagato! Io ho pagato! Io ho pagato! Di qui nessuno può mandarmi via! Io ho pagato!”. Pensava di essere arrivato al Grand’Hotel, ...per circa 10 euro al giorno! Un siciliano nato a Varese da genitori siciliani [verosimilmente sempre vissuto in porcili - deve essere pure uscito da un porcile, nel momento in cui nacque] e poi trasferitosi, colla madre, dopo che il padre se ne era andato, o dopo che la madre si era sottratta al marito, in Sicilia, ad Erice (TP), ed infine improvvisatosi giramondo appena finita un’inutile scuola professionale-culinaria di cinque anni, una di quelle cose per tenerti parcheggiato buttando via soldi pubblici anziché classificarti formalmente come già disoccupato. Un truffatore, nella sostanza, ma proprio del tutto squilibrato e peggio, evidentemente di famiglia di truffatori [no, anzi, normale, di benpensanti medi, di quelli che il torto è sempre dell’altro se non si lascia estorcere], di quelli del tutto squilibrati e peggio [no, equilibratissimi - lo squilibrato è chi non sia del tutto accomodante con loro porci, sebbene poi loro supposti accomodanti sbraitino in continuazione...], da ogni punto di vista!     

Beh, concediamoci una divagazione introduttiva, prima di arrivare a KlaudioSciakka [tanto per dare una collocazione sociologica e geografica: nato l’11/11/1994 a Varese, da sicula e sanremese (ma pure il sanremese aveva cognome siculo o limitrofo), e con residenza formale ad Erice (TP) = facciamo così, per spersonalizzare la cosa: nomi e dati anagrafici sono tutti inventati, io pure non esisto, sono una finzione letteraria, per cui ogni rispondenza nel reale di quanto narrato la si supponga del tutto casuale], già introdotto e ‘spiegato’ in poche righe nel paragrafo iniziale, uno che il 29 settembre 2015 arriva in casa altrui, la mia, o dove io ero [come affittuario], a Berlino, per condividerla, sporca alla grande, sì insozza proprio senza ritegno, dappertutto [nonostante nei “patti contrattuali” - un annuncio online e pure le email scambiate - fosse chiaramente evidenziato che servizi di pulizia e di babysitting fossero non inclusi ma a carico del colocatario, per ciò concerneva quello da lui usato], si comporta da porco e maleducato assoluto, persino del tutto arrogante, perché lui aveva ‘pagato’ [così diceva in continuazione: “Io ho pagato!” ...il 50%, per cui io pagavo l’altro 50%, ma lui si immaginava avrei dovuto fargli da sguattero oppure vivere nella merda come lui amava, uniformandomi al suo porcile, e pure disturbato da lui che non si curava di presenze altrui], infine, abituato a fanfaronare e minacciare a vuoto urlando, pensava che la gentilezza e pacatezza altrui fossero debolezza per cui si è pure offeso a morte quando, di fronte alla sua rinnovata arroganza, “Perché io ho pagato!” [così insisteva], no anzi neppure rispose alla pacata richiesta di consegnarmi le chiavi ed andarsene subito visto il suo rinnovato essere del tutto fuori di testa, ovviamente rifuso del dovuto, io arrivai colla polizia perché lui mi restituisse le chiavi [aveva pure detto, nei suoi deliri urlanti e minaccianti, che ne avrebbe fatto una copia e sarebbe poi tornato ad ammazzarmi quando lui non fosse più stato qui - non ha fatto in tempo ...ma non ne era neppure capace, né di farsi duplicare le chiavi né di tutto il resto] e lo accompagnasse fuori casa, come già detto immediatamente rimborsato del deposito e della parte non consumata del fitto del mese. Evidentemente tali suoi metodi avevano funzionato in altre parti del mondo e con altri, seppur non troppo perché nei ristoranti dove aveva lavorato se ne erano presto stufati della sua inettitudine, dunque lo avevano tenuto solo per funzioni marginali e così spinto ad andarsene. Pure nei porcili dove aveva abitato in giro per il mondo, quando pretendeva che altri porci come lui pulissero, gli dicevano che lo sapeva dove era arrivato per cui, se qualche aspetto del porcile non gli piaceva, pulisse lui. E glielo dicevano pure di brutto. Essì, perché pur vivendo lui di solito con porci ed in porcili, aveva  mille manie, che non erano manie di pulizia ma semplicemente manie all’interno dell’universo-porcile. Un porco assoluto e pur con esigenze particolari come porco assoluto.   

Appunto, ripassiamo un attimo i pochi contatti con italici avuti a Berlino, non tutti negativi, o non necessariamente o non sempre con aspetti negativi, in realtà. Di solito evito gli italici. Ma capitano egualmente.
Pier Paolo Greco, classe 1981, da Cernusco del Naviglio, in realtà di Campobasso come origini etniche, trovò il modo di farsi assalire e rapinare da due bianchi e due neri a notte fonda nell’area di Warschauer Straße dopo che, uscito dalla stazione della metropolitana, stava raggiungendo il Sunflower Hostel. Deve essere stato attorno al 13/04/2014. Boh... Oppure lui non ha colpa ed è stato davvero aggredito a freddo per motivi misteriosi. Lo vidi senza soldi e tutto mogio. Gli offro di dargli il necessario per sopravvivere e rientrare a casa, in Lombardia, col patto che appena arriva a casa mi manda subito tutto. Quando le persone sono nel bisogno promettono e spromettono. Poi riprendono il loro andazzo, che è quello che è. Doveva essere abituato come era abituato. Gli do 150 euro, in tutto. Sembra che da casa gli stiano mettendo soldi sul conto, ma poi in realtà non gli arriva nulla. Dice, dice, ma da casa non lo pisciano neppure. Anzi, gli pisciano in bocca. Ha qualche soldo in tasca solo grazie a me. Il patto è che appena rientra, mi rifonde subito. Prima di rifondermi fa passare più di due mesi. Rientra a Cernusco del Naviglio la mattina di venerdì 18 aprile 2014. Ha i soldi della disoccupazione, essendo stato licenziato. Gli avranno dato qualche liquidazione, o forse no visto che licenziatolo lo denunciano e gli fanno causa. Comunque controllo e vedo che lui spende. Va di qua e va di là. Dalla piscina a piccoli viaggi in altre province e regioni. Dunque soldi se li fa uscire dalle tasche, per diporto non per necessità come trovare lavoro od altro indilazionabile. Vive in famiglia, per cui ha le impellenze che a volte può avere chi viva da solo. L’ultima cosa cui pensa sono i soldi che mi deve. Anzi, dopo l’ultima. Arrivano, sul mio c/c il 23/06/14. E dopo che lo ho messo online come truffatore. Tanto, perderli per perderli... No, infine li manda, ma col la preghiera di toglierlo da dove lo ho messo online. Non era un ricatto. Era che se uno fa il furbo, quello è il mio metodo. E dove uno lo metto, resta. ...Si impara sempre qualcosa. Appunto, tutti ti leccano quando hanno bisogno, e poi riprendono il loro andazzo al di là di apparenze gentili ed affabili.
Bacé, un tipo vivace ed originale, di Bari, coabita qui per ben 4 mesi, da aprile a luglio. Fuori casa era uno di quei tipi d’assalto sempre in giro con amici ed amiche. Invece, in casa, uno che si poteva anche tollerare che camminasse in lungo e largo colle scarpe, soprattutto prima di uscire perché doveva specchiarsi per provare che l’abbigliamento fosse confacente ai suoi gusti trendy, perché poi, alla fin fine, sapeva coabitare urbanamente con altri, io/me nel caso specifico. E così, io scoprii il mondo di quelli che si prendono l’indennità di disoccupazione in Italia per un paio d’anni. Con essa vengono a Berlino dove sia si divertono variamente che lavorano in nero.
Per quindici giorni, a settembre, capitò poi Francesco, credo proveniente da Milano e con laurea triennale. La sistemazione gliela trova in fretta un altro. Era dovuto andare improvvisamente via da dove era, sembra non per colpa sua ma truffato da altro. Pensavo che chi lo avesse aiutato a trovare un’altra sistemazione gli avesse almeno passato l’annuncio che io avevo messo e cui hanno risposto. Mai supporre cose che sembrano ovvie. La gente, soprattutto nella fretta, agisce alla cazzo, cioè nel loro solito. L’annuncio non lo aveva letto. Coi telefonini non è come coi computer. Si vede quel che si vede. Un altro gli aveva detto che c’era un posto. Prima mi contatta l’altro. Poi mi contatta lui. Tutti pensano, o fanno finta di pensare [è che se ne fregano!], sempre che uno perda tempo a scrivere le cose, tanto per dire. Per lui leggono che c’è un posto libero e si gettano per accaparrarselo. Pur di carattere estremamente dolce ed educato, non si curava invece troppo di lasciare tutto come lo aveva trovato. Il primo giorno fuma in camera. Lascia il tabacco, con cui si prepara le sigarette, sotto e sopra la tovaglia. Mette le banane nell’armadietto senza curarsi di mettere qualcosa sotto. Le poggia qua e là e restano frammenti. Cose del genere. Le persone vivono così, sono evidentemente sempre vissute  così, e sembra loro tutto normale. Non fece comunque storie quando gli dissi che era meglio che i 15 giorni non divenissero trenta. Uno giovane una stanza la trova se si impegna a cercarla od a farsela cercare. Infatti la trovò, in pochi giorni. Poi i WG, gli alloggi condivisi, sono di solito come sono. Uno ha la sua stanza dove tiene come crede. Le aree comuni sono invece come una stazione ferroviaria dove nessuno si preoccupa di pulire nulla perché intanto ci penserebbero gli altri a scoraggiarlo con le loro abitudini ...diciamo... un po’, od un po’ tanto, raffazzonate, sì da porci in un porcile. Di quelle cose che le stoviglie si accatastano nel lavello e se uno mangia una mela lascia il torso sul tavolo. E così via. Beh, non infieriamo. Se qualcuno ha esperienza... Il gabinetto si può immaginare. Uno si lava tutti i giorni, per cui si ritiene pulito anche se vive nella merda. Negli spazi comuni c’è la corsa a chi occupa di più. In un po’ tutte le cittadine universitarie in giro per il mondo, i WG sono porcili, porcili perché chi vi abita li fa tali e se a qualcuno non piace costui non ha potere rispetto alla preponderanza dei porci. Lo sapete come è? Sono tutti superuomini e superdonne, e poi vanno sempre di fretta quando si tratta di riordinare e pulire. Tali sono gli studenti. Tali sono i non studenti. Il torto è di chi vorrebbe pulito, perché la normalità è lo stile-porcile. Per cui, chi non ami i porcili non può neppure dire nulla. Hanno ragione loro, i porci. 

KlaudioSciakka, dopo Martinica e Sri Lanka, è ora [fino a verso la fine di settembre 2015] in Irlanda. Ovunque sia stato ha fatto solo rapide incursioni, non lunghe permanenze. Cerca ristoranti italiani e dice loro che lui è un gran cuoco, perché ha “fatto le scuole”. Dappertutto, è la legge della proliferazione burocratica, hanno complessificato tutto, sviluppato tutto nell’apparenza perché poi nella sostanza si impara molto meno che in scuole più ‘concentrate’. Hanno fatto divenire le professionali delle scuole quinquennali per cui uno ha poi un diploma di scuola media superiore. Quello una volta insegnavano in corsetti e corsi professionali, ora, per molte cose, lo hanno fatto divenire perfino università triennale. Uno è dottore, magari per fare cose da infermiere. No, magari non le sa fare. Una volta facevano dei corsi della Croce Rossa direttamente in ospedali,  a contatto con l’utenza. Ecco che uno si fa cinque anni di scuola media superiore, ed esce cuoco, od altro, si crede un grande professionista. A volte, qualcuno te lo dice che, finite le scuole, e trovatosi a lavorare, non sapeva fare nulla, per cui ha dovuto imparare facendo. Ma molti altri si credono grandi professionisti per investitura superiore e, per meglio affermarlo, arrivano sul lavoro con uniformi che sembrano da grandi condottieri più che da manovali che devono imparare tutto o quasi tutto. Certo, con la proliferazione scolastica, hanno creato tante materie. Devono pur tenerli occupati per cinque anni facendo finta che studino. È che non studiano. E non apprendono nulla, neppure dal punto di vista operativo, perché anche la parte pratica è spesso carente. Create tante materie devono pure reclutare tanti insegnanti che non è detto che sappiano la materia dovrebbero, sulla carta, insegnare. Appunto, il sistema supposto formativo che si complessifica troppo diventa un’altra burocrazia fuori controllo. Magari uno che abbia iniziato da sguattero, può anche divenire, in pochi anni, un grande cuoco. Non chi abbia fatto le scuole, per giunta quinquennali. KlaudioSciakka cerca, all’estero, ristoranti italiani, dice che lui è un grande cuoco perché ha fatto le scuole. Questi lo assumono. Poi vedono che non solo non sa fare nulla, ma che crede pure di sapere fare tutto, per cui pretende, pretende e si offende. Inoltre, convinto di saper fare tutto, non è aperto ad apprendere. Si offende appena lo collocano in posizioni per quello lui sappia, magari malamente, fare. Squilibrato, è di quelli che si esaltano per un nulla e si deprimono altrettanto rapidamente. Per cui, anche in Irlanda, si è licenziato visto che non lo avevano subito, o dopo poco, promosso grande cuoco, magari direttore delle cucine, o del ristorante, o dell’hotel, ed ha deciso di tentare la Germania, Berlino. A settembre 2014, sta cercando una stanza a Berlino.

Depresso, è ancora più fuori di testa del suo solito. Ha scritto a Renzi, il capo del governo formale in Italiozia, che lui, lui KlaudioSciakka, ha la soluzione di tutti i problemi del mondo e di Italiozia: assumi qui, mandi persone là, fanno questo, fanno quello, e la prosperità universale si apre. KlaudioSciakka ammira Mussolini. Non gli hanno mai detto che lo ha scelto il Re per rassettare un’emergenza creata dalla stessa monarchia [la sconfitta bellica e politica, pur vittoria formale, nella IGM, quando Italiozia avrebbe guadagnato di più, e senza devastazioni e perdite umane e di risorse, a restare neutrale - gli inglesi non hanno voluto ed hanno obbligato alla guerra, iniziata con economia di pace quando sarebbe occorsa quella guerra, e conclusa con economia di guerra in via di costruzione quando si sarebbe dovuto riconvertire tutto all’economia di pace, più o meno di pace], che il capo massimo era il Re e non Mussolini, e che, quando Benito non serviva più, il Re lo ha fatto caricare su un’ambulanza ed imprigionato. Ignorante, presuntuoso e squilibrato, KlaudioSciakka crede ai capi risolutivi. Anzi, dopo avere scritto a Renzi, si vede lui come capo massimo di tutto. Infatti, mostra, legge, a tutti, la lettera da lui scritta a Renzi e poi dice che, in realtà, vorrebbe lui, lui KlaudioSciakka, presentarsi alle elezioni e divenire lui il dittatore assoluto. Chissà perché non prova? Come fa uno a presentarsi alle elezioni? L’ignorante senza pretese non lo sa, né se ne occupa. Il delirante idem. Solo che il delirante si convince che ecco lui, ora, “si presenta alle elezioni”. ...Ed ovviamente lo eleggono. Frustrato dai ristoranti dove non sa far nulla, si rifiuta di imparare perché è convinto di parere tutto, e dove dunque resta marginale, sogna di divenire dittatore assoluto di uno Stato. In realtà, il dittatore assoluto neppure può esistere. Ma lasciamo perdere, qui, queste discussioni. Dunque, a settembre 2014, KlaudioSciakka sta cercando casa a Berlino.     

KlaudioSciakka legge il mio annuncio in inglese sulla craigslist. Tutti lo leggono altrove, ma non che questo sia una circostanza rilevante. Non ha facebook per qualcuna delle sue mille fissazioni. Porco-porco ma con mille fissazioni su tutto ed a tutti i livelli. Per cui, per le informazioni correnti viaggia alla cieca. Magari fb non sarà una gran cosa. ...Forse... ...Ma, alla fin fine, lo è. È una gran cosa perché è utile per mille cose utili. È una gran cosa, perché su  fb si può chiedere. Magari ti rispondono in tanti a sproposito, ma anche qualcuno a proposito. Invece che trovare alloggio o lavoro su fb, o su siti specializzati che non conosce, lui cammina per strada alla ricerca di ristoranti italiani. Per mia sfortuna, doveva pure rastrellare la craigslist. E così mi trovò. Mi contatta il 15 settembre 2015 dicendomi che arriverà il 29 settembre a Berlino ed è interessato all’alloggio in condivisione. Si dichiara pulito e rispettoso. Uno sporcaccione, che sporca dappertutto, e che sbraita in continuazione contro chi ha di fronte. Non è neppure capace a salutare. Per cui ti trovi uno in casa che avrebbe bisogno della servitù per stare dietro alle sue sporcaccionate e poi ti guarda, spesso neppure ti guarda ma si limita a ringhiare, in cagnesco come se tu fossi di troppo e fosse meglio che tu ti levassi di mezzo per lasciarlo padrone esclusivo del campo. ...Per un 10 euro al giorno! Perché, diceva in continuazione: “Io ho pagato! ...Dunque di qui non mi manda via nessuno!” Ed io, io-io, non lui, non ho pagato, e pure in anticipo di sei mesi, e non pago?! A parte che il contratto è a mio nome e che condizioni della coabitazione erano ben rappresentate nel mio annuncio, per cui non ero io che stessi annoiando lui con chissà quale fisima improvvisamente apparsa.

Rispondo alla sua email chiedendogli se abbia ben capito l’annuncio e che deve tenere pulito dove passa e dove usa, perché non ci sono servitori né babysitters. Aggiungo pure che se uno abbia problemi da questo punto di vista, ci sono gli ostelli, dove puliscono per te.

 Lui legge ‘ostelli’ ed ha un moto interiore di ribellione, di ripulsa. Costano spesso, non sempre, più di 10 euro al giorno. Anche se uno può insozzare in libertà, deve coabitare con altri che magari fanno lo stesso, che dormono nello stesso camerone, che magari sporcaccionano per la cucina quando lui la vorrebbe tutta per sé (che cucina, anche se del tutto alla cazzo, tre volte al giorno), che magari rubano le sue cose dal frigo. Eppoi lui, pur sporcaccione, tra le sue mille fissazione ha problemi perfino a cambiarsi di fronte ad altri. Ha dunque un impulso di ribrezzo al solo pensiero che se non frega qualcuno con un appartamento, finisce in un ostello dove non può spadroneggiare, dove trova inevitabilmente  altri porci ed arroganti come lui, e magari spende pure di più. Un ostello non è per nulla un luogo orribile. Vi ho abitato più di un anno consecutivo, qui a Berlino. Vi si può stare anche piuttosto bene, ed anche per periodi lunghi. Chiaramente uno deve sapere dov’è ed essere pronto a tutto. Tra tanti che cercano di  non  interferire col prossimo, vi sono quelli che si allargano troppo, ed anche qualche porco-porco. Uno lo sa prima, per cui evita di prendersela. Invece un porco-porco, e pure del tutto malato di spirito e mente, come il KlaudioSciakka deve sentirsi padrone del campo. Nell’ostello non può farlo. Ha avuto qualche esperienza marginale di ostelli, e li sente come luoghi per lui del tutto avversi, che gli fanno ribrezzo. 

Dunque il KlaudioSciakka risponde a sua volta, alla mia nota di risposta, mentendo su tutta la linea. Tanto non lo conosco, per cui non è che io possa sognarmi che è uno che non ci sta proprio colla testa, che non ci sta proprio con nulla. È fuori, fuori su tutto e di tutto! Dice formale, e come ovvio, che essendo lui è un cuoco è suo dovere lasciare pulito ed ordinato dove passa. Anzi ribatte affermando che ciò rientra nel suo essere. Avendo io esperienza di cucine e di cuochi, sorrido. I cuochi sono piuttosto sporcaccioni. Magari non più della media, ma uno lo nota che, proprio dove occorrerebbe un qualche igiene anche formale, oltre che sostanziale, quest’igiene non v’è, proprio non v’è nei ristoranti. Ah, per la notte puliscono tutto perfettamente, a volte. Ma quando lavorano... Prima cosa che fa un cuoco appena arriva nella ‘sua’ cucina, in Germania, è insozzare dappertutto. Una cosa davvero impossibile a credere se non la si è vista. Per cui sorrido alle sue affermazioni su sé stesso, sorrido e mi dico che sarà ingenuo, che non conosce l’ambiente. Del resto, non conoscendo io lui, non è che io mi possa immaginare che lui sia uno del tutto fuori di testa e che reciti magari, da borderline, pure credendoci, credendosi del tutto differente da come effettivamente sia. O lo sa come è, ma si dice che la sua è la perfezione per cui chiunque metta in discussione questa sua perfezione è in torto, non lui, il perfetto, il padrone del mondo.

Aggiunge che ha esperienza di ostelli e che ne ha terrore essendovi strana gente, assenza di privacy ed essendo gli ostelli luoghi rischiosi. Sì, sì, dice proprio così. Anche lì sorrido, perché, in fondo in fondo, negli ostelli, ci sono le persone medie che ci sono un po’ dappertutto, ed io non ne ho poi un’impressione così orrenda, anche se uno lo sa che non è come avere una casa tutta per sé. Ma non posso sapere di avere di fronte un giovane fobico, fobicissimo, non uno davvero traumatizzato dagli ostelli bensì solo uno che vuole essere libero si estrinsecare la propria sporcaccioneria e le proprie fobie in tutte libertà, dunque essere padrone esclusivo del campo. È solo per questo che deve evitare luoghi dove possa trovare atri come lui e, talvolta pure peggio, o comunque magari più grossi, dunque ‘pericolosi’. Se uno non è nelle fasce di reddito da potere affittare ville, castelli,od anche solo andare in hotel, in fondo in un ostello ha per quel che paga, forse pure di più nella Berlino dove tutto sembra costi meno che in tanti altri luoghi. Non è comunque che uno possa pretendere chissà cosa per 10 o 20 euro al giorno, e sapendo in partenza che alloggerà in cameroni con altri. Continua dicendo di essere non fumatore [lo è divenuto, sul momento, non-fumatore, solo come parte della retorica vegana del momento - un’altra fissazione che si è creato], abbastanza riservato, non troppo socievole, che evita le masse [vive con orrore il pensiero di poter finire in un ostello!]. Dice perfino di occupare poco spazio e che gli piace giocare a scacchi. Conclude che si abitua in fretta e che non passa molto tempo a casa. Non posso sapere che è solo paranoico furioso, e che sta giocando il tutto e per tutto per accaparrarsi un alloggio altrui, il mio, dove ricrearsi il proprio porcile e spadroneggiare. ...Per 10 euro al giorno. “Da dove io non me ne vado, ...no, no, no, non me ne vado! ...Non me ne vado... ...perché io ho pagato!” Lui ha pagato... Ed io no? Dovrei servirlo e farmi insolentire da uno sporcaccione, e pazzo furioso urlante e rumoreggiante con vicini che magari sentono il suo zompare scimmiesco e sbattere tutto in tutte le stanze, ruttare come stesse esplodendo una fogna ed urlare?! Lui paga 10 euro al giorno, ma la faccia, se qualche vicino si lamenta, la metto io, la faccia è la mia, a parte che lui sia fa lo sporcaccione dappertutto ed in ogni cosa, ed urla pure insulti per ore! Dei suoi insulti continui non me ne importa nulla. Ho solo il timore, quando urla in ore tarde, che possano sentirlo i vicini dunque esserne disturbati. I suoi insulti continui, che riflettono il suo percepirsi inferiore al prossimo, sono così deliranti che mi fanno solo scumpisciare dal ridere. Magari si offende pure di più, al mio sorridere e ridere alle sue urla inconsulte. Perché lui insulta ed io, sui suoi insulti, rido e rido davvero di gusto. Ma trovare immondizia e manate sue dappertutto, qualunque cosa tocchi, nei punti più incredibili... Devo pulire io per lui o adattarmi alla sua sporcizia che dissemina e si spande ovunque? No, non ne ho l’intenzione. Spero che tutto si aggiusti. Ma lo vedo che i giorni passano e tutto peggiora.

Ha pure un’altra fissazione. Che paga il dovuto ma lo può fare solo attraverso trasferimento bancario. Gli crea problemi ritirare i soldi dal bancomat. Oltre le fissazioni, su tutti e su tutto, il nulla, ...anzi stravaganze, sporcaccionerie e deliri urlanti contro tutto e tutti! Se ad uno secca pagare le spese di ritiro bancomat, a Berlino, di un conto bancario irlandese, non poteva ritirare i soldi in Irlanda e metterseli in tasca? Troppo semplice. Se uno non c’arriva... Eppoi, non è affatto detto che un trasferimento bancario da una banca irlandese ad una tedesca sia gratuito o costi meno. Non lo sa. Non si è informato. Si è creato la fissazione che paga solo via banca. O magari, nella logica della truffa, si dice che per poter poi dimostrare che ha pagato è meglio un trasferimento da banca a banca. In realtà, visto che gli faccio ricevute, ai fini dei soldi non fa differenza. S’è creato la fissazione. Come in tutte le altre cose, non sa, ma deve affermare le sue fisime. La cauzione sono 600. Io ho pagato 1'200. Il fitto 300 + 10 di spese comuni, del tipo di saponi lavatrice e piatti, carta igienica, etc. Sono 10 salvo conguaglio. In genere, in media, in qualche mese si spende meno di 10 a testa a mese. Appunto, non intendo guadagnarci. Anzi quando andò via Bacé, di spese comuni, 15 di chiave porta [ne avevo ricevuta solo una dall’agenzia] e scolapiatti inclusi e divisi per due, c’erano più di 40 euro. Avevo approssimato a 40, per cui ne avevo trattenute 20 della parte di Bacé. Mi aveva dato 50 in più, rispetto ai 300 al mese, all’inizio. Gli avevo restituito 30 + i 600 di cauzione. Mi aveva dato le chiavi. Eravamo andati in banca e gli avevo dato 630. Mi metto a fregare il prossimo e pure per pochi euro?! Figuriamoci... Una condivisione d’alloggio fatta per ridurre le spese, non è un business per averne un profitto. Anche uno ci rimettesse qualcosa, ci ha sempre guadagnato per le minori spese sostenute di fitto. Non è un commercio dove uno compra a 100 e deve vendere a qualcosa di più, od anche a molto in più, per non rimetterci.   

KlaudioSciakka arriva qui il 29/09. Gli ripeto le condizioni. Dice che va tutto bene. Per cui resta qui. I bagagli li ha in aeroporto dove va a prenderli il giorno dopo. Va due volte perché si dimentica qui la chiave di dove ha il bagaglio. Il 29/09 sera è stanco, dice, per fare il trasferimento bancario col mio computer. Il giorno dopo non riesce a farlo. Appunto, si crea le fissazioni ma poi non sa o non può fare le cose. A quel punto deve ricorrere al bancomat. Anche lì ha fissazioni. Dice che può ritirare fino a 500 al giorno ma che non gli piace per cui ritira meno. Fisime che si crea... su tutto! Alla fine, mi dà 300 l’1/10, 300 il 3/09 e 310 il 4/10. Lascio perdere il 29 e 30 settembre, sempre che resti almeno un mese. Ma vedo subito che non ci siamo. Gli dico. Corregge qualcosa, solo qualcosina, ma si vede che gli pesa. Gli pesa ed aggiunge subito altri disastri. Non riesce proprio a non fare lo sporcaccione e lo zoticone. Per cui, tanto perché abbia una traccia scritto-formale, oltre a quello che gli dico a voce, gli mando una email, prima ancora che abbia pagato tutto, dicendogli che l’annuncio era chiaro, che, se ha bisogno dei servizi pulizie e babysitter, è meglio che si trovi quanto prima un altro posto.

Non cambia nulla. Io gli dico, gli faccio notare, usando tatto estremo per evitare che si offenda, ma proprio non ce la fa. Anzi, a comincia peggiorare tutto. Chessò, se invece che lasciare briciole e sporco sulla tovaglia, poi sotto la tovaglia quando gli dico di scostarla, passa quella specie di spugne-straccetti per pulire [no, prima usava l’asciugamano sporco della cucina, dopo che gli avevo detto di non lasciare tutto sporco dove aveva mangiato] che fa?! Quelle che era sul tavolo lo fa finire sul pavimento. ...Non è proprio capace! Ogni cosa la fa alla cazzo. Per far finta di correggere una cosa, fa altri danni. Per pulire, e neppure bene, un tavolo fa finire tutto sul pavimento dove poi si guarda bene dal pulire. E con le ciabatte si trascina lo sporco dappertutto. E non pulisce poi nulla.  

Per l’Anmledung al comune, che serve per lavorare per tutto in Germania, si deve prendere l’appuntamento anche un paio di mesi prima che ci sia un buco libero. Lo prendo. Ed intano gli dico, dato che ha urgenza, che c’è anche chi cerca di ottenerlo o comprarlo o fb, o che c’è anche chi va negli uffici e glielo fanno subito, magari dopo avere tentato qualche giorno. Insomma, gli dico onestamente tutte le possibilità, che spesso ogni impiegato ed ogni ufficio, qualunque siano le regole formale, fa poi come crede.

Già dopo pochi giorni, pure prima, sono proprio stufo. Non ho voglia di stare dietro ad un povero sporcaccione, deficiente e delirante. Non ho tempo. Devo concentrarmi su altre cose. Stare dietro a lui non vale i circa dieci euro al giorno che incasso. Sono così stufo che il 2/10 disdico l’appuntamento al comune, gli ridico che non ho voglia né di fargli lo sguattero né il babysitter, che dunque l’appuntamento al comune se lo prenda lui perché sono proprio stufo dell’andazzo, che ho da fare, non da stare dietro a lui, ché tanto per quando avrà l’appuntamento al comune non sarà più qui. Parlando, poi, gli ridico che ci sono le regole che gli uffici statuiscono ma che poi può anche essere che riesca a fare l’Anmeldung al comune anche solo andando lì, che deve solo provare direttamente. Una cosa è quel che si legge, o l’esperienza diretta di altri. Ma che alla fin fine, solo andando direttamente si può vedere quel si riesce a fare.   

Il 3 ottobre fa la sua prima lavatrice, separata perché dice che non può mescolare cose sue con quelle altrui (un’altra fissazione). Ovviamente non getta nella lavatrice neppure gli stracci da cucina che lui in pratica usa per passarli nel pentolame ancora sporco e per far finta di pulire fornelli ed altro. Non è capace ad usare spugnette e cose simili lavabili. Usa stracci. Così faceva a casa ed altrove. Usa stracci che poi restano belli sozzi e che sono sono tecniche di occultamento dello sporco, che è la sua metodologia in materia, occultare invece di lavare e pulire. ...E gli fa schifo mescolarli alle cose sue, in lavatrice!

Fatta la lavatrice [senza centrifuga, un’altra fissazione!, per cui poi sgocciola dappertutto], non sa dove stendere i panni. Tutti usano senza problemi il radiatore e la spalla della sedia. Qualcuno pure il letto. Si asciuga tutto in poche ore. Ma lui è speciale. Dice che gli occorre uno stendipanni. Gli dico di non provare neppure anche solo a comprarselo con soldi suoi, perché lo spazio e limitato e poi, con uno come lui che ha bisogno della servitù, finisce che lo stendipanni con le sue cose resta ad ingombrare o il balcone o l’interno della stanza. Così è spaziosa. Con lo stendipanni diviene piccola ed ingombrata. Non ci riesce. Non è capace. Alla fine lo fa, ma si vede che soffre. Eppure il termosifone, od anche sedia e letto, permettono di asciugare tutto davvero in poche ore. Ma lui non ha fatto la centrifuga. Dice che non può farla perché le sue cose sono speciali, si stropicciano. Fissazioni! Sgocciola dappertutto e troverò poi il lurido attorno al suo letto quando se ne sarà andato. Lo sgocciolio si mescola allo sporco che lui spande dappertutto. Si asciuga, col passare delle ore, ma resta lo sporco e lui non può certo passare lo straccio. Dopo avere asciugato le cose sue sul termosifone deve stirare, stirare col ferro da stiro, stirare i jeans. Davvero non ci sta colla testa. È solo pieno di fissazioni. Ah, alcune cose le aveva messe ad asciugare dentro l’armadio e pure attaccate alle mie cose ovviamente asciutte. Stendendo ed usando l’armadio con la barra per appendere abiti, riesce a romperla. Bacé l’aveva rotta e riparata. Lui non riesce. La rirompe, ma non sa riparla. Ora finalmente, senza deficienti per casa, la ho riparata io in modo stabile. Sono di quelle barre coi due cosini, uno per lato. Da un lato si era rotto e Bacé aveva supplito con uno dei pirolini che servono a reggere il piano del mobile, che aveva usato per fermare la barra da un lato. Stava tutta inclinata ma più o meno reggeva. Io mi sono procurato un altro di quei pirolini metallici e lo ho ficcato, col fuoco [scaldato, più che scaldato, sul fornello elettrico e poi ficcato nel coso di plastica con delle pinze, sì che il pirolino metallico ha ora sostituito i due di plastica che avevano ceduto e dunque non v’erano più - i pirolini di plastica servono a fissare i cosi reggitubo ai lati del mobile dove vi è, per ogni lato, come una linea o staffa verticale bucherellata per quest’uso], dentro al coso di plastica [che dunque ora ho ricollocato nel mobile dove per il momento regge] che regge la barra cui si appendono i vestiti.

Dunque il KlaudioSciakka non sa neppure arrangiarsi a stendersi i panni ad asciugare. Infatti, prima che gli dicessi, li aveva lasciati in lavatrice e mi aveva inviato una email per chiedermi che dovesse mai fare. Poi, quando gli avevo detto di stenderli sul termosifone e sulla sedia che usa lui, alcuni li aveva messi lì ed altri appesi nel mobile, come già aveva fatto il milanese che dopo 15 giorni era poi andato via. Non sanno fare le cose. Se uno vuole appendere dei panni ad una qualche barra, con la gruccia, ecco che c’è semmai la barra che regge la tenda della vasca. Non c’arrivano. Neppure il KlaudioSciakka che aveva a pretesa di capire le situazioni e che era convinto di avere delle spiegazioni razionali, in realtà solo spiegazioni del cazzo ed errate, per tutto ed in tempo reale, c’arrivava. Troppo difficile usare quello che si ha, tanto più che, essendo una casa calda, tutto si asciuga in fretta. ...Beh, se si usa la centrifuga. Se uno tira fuori i panni sgocciolanti e sgocciola pure dappertutto...

Ha riempito di merda ovunque sia passato, perfino nei punti in apparenza più impossibili. Non era capace di fare nulla. Neppure ci provava. Se tentava faceva altri danni.

L’immondizia invece che buttarla nel sacco dell’immondizia riusciva a collocarla fuori di esso. Sì, fuori! Lo sapete quando un sacco dell’immondizia grande lo si colloca a terra, ben sotto il suo naso, perché non era capace di raggiungerlo dietro alla porta dove stava di solito, lo si ripiega su se stesso per far sì che in qualche modo resti chiuso e non escano dunque possibili odori? Ecco lui non riusciva ad aprilo per gettare l’immondizia dentro di esso, ma la gettava sopra di esso, ...sullo stesso chiuso! Invece il sacchetto piccolo, pur non piccolissimo, lo avevo messo nel secchio, un secchio di dimensioni ridotte, dunque da usare per cose piccole e secche, dato che per il resto vi era quello grande. Questo sacchetto più piccolo lo avevo messo nel secchio ma coi bordi che ben uscivano da esso e raggiungevano perfino terra, sì che le cose buttate in esso si collocassero bene nel sacchetto senza sporcare il secchio stesso od altro. Ecco, lui era riuscito a ripiegare questo sacchetto ben dentro il secchio e poi, come già faceva col grande, a gettare immondizia deperibile sopra di esso, sì da sporcare non solo l’esterno del sacchetto ma pure il secchio prima ben protetto dal sacchetto. Ora, dopo il suo passaggio sporcaccione e devastante, anche nel secchio vi era il sacchetto semivuoto e, sopra ed attorno ad esso, l’immondizia, immondizia deperibile, non secca né pulita. Naturalmente non si curava di pulire minimamente quest’immondizia che spargeva in giro, né i sacchetti, né di ritirali [a parte che non erano pieni ma semivuoti dato che lui gettava l’immondizia fuori di essi], né di pulire dove insozzava sul pavimento, né né dentro né fuori dal secchio. Quando glielo ho detto, ché visibilmente c’era il sacchetto grosso con tutta l’immondizia sopra di esso anziché dentro ed il secchio piccolo con sacchetto che lui aveva ripiegato dentro di esso e poi vi aveva gettato immondizia deperibile sopra e che, dunque doveva pulire il disastro che aveva combinato, oltre che correggersi, e dunque farlo, più rimediare a tutto quel disastro davvero da fuori di testa, non ha fatto nulla. Ha lasciato tutto lì in bella vista. A quel punto, o se n’andava o se n’andava, come è poi avvenuto presente la polizia...

Non sapeva fare nulla e non faceva nulla, disastri ed insozzare a parte. ...Ed urlare furioso e ruttare da gorilla. Però cucinava. Cucinava perché era convinto di esser un grande cuoco, uno che aveva fatto le scuole come si diceva e diceva. È quello il problema della scuola estesa, dilatata, e che non insegna nulla o quasi. Senza scuole, uno magari imparerebbe le cose. Invece, con le scuole, uno non solo non impara nulla, ma ha poi la presunzione di sapere perché è andato a scuola. A volte, lo diceva pure qualche accademico, decenni fa. Non so adesso. Diceva che con le cosiddette 150 ore [ci sono ancora?], in pratica corsetti per operai, od anche coi corsi formali e completi, di chi otteneva poi lauree per esempio in discipline economiche, le persone non sapevano nulla o proprio poco poco ma, avendo frequentato dei corsi, o completato dei programmi di studio, erano poi convinti di sapere tutto. Senza studi sarebbero restati ignoranti ma senza la convinzione di sapere. Invece, con una qualche infarinatura, od avendo orecchiato delle cose, erano egualmente ignoranti ma con la convinzione di avere compreso tutto. Vi è anche il meccanismo delle aspettative, per cui si creano delle aspettative che poi si rivelano solo fumo. Ciò provoca delusioni e sbandamenti, frustrazioni anche di massa. Succede quando sistemi formativi non formano per delle professioni ma distribuiscono solo titoli, e pure che senza chi li ottiene abbia una visione realistica del mercato del lavoro. A quel punto, le aziende sono senza parte delle qualificazioni necessiterebbero mentre chi ha titoli non trova lavori perché vorrebbe chissà cosa, senza avere le spinte di cui necessiterebbe. Essì, perché chi abbia già delle carriere assicurate è  indifferente che sappia o non sappia fare. Mentre chi ha solo aspettative ma senza o sapersi far largo a gomitate o senza nessuno, la famiglia magari, che lo spinga, resta parcheggiato tra supplenze e concorsi pubblici, ...concorsi pubblici per lavori inutili. V’è anche chi avanzi per suoi altissimi meriti, ma ciò non vale per la massa che esca dai processi supposti formativi. Va notato che vi sono magari anche esami (universitari ed altri) difficilissimi e con valanghe di libri da memorizzare. Ma a ciò non è detto corrisponda qualcosa di qualche utilità sul mercato del lavoro e delle professioni. V’è anche un altro problema, con la proliferazione delle scuole e dei corsi. Si devono riempire le caselle degli insegnanti. Dato che alla fine qualcuno va assunto per divenire titolare di vari corsi, si assume chi si assume. Ah, sulla carta va tutto bene. Vi sono percorsi formativi, corsi, materie, e titolari delle varie cattedre. Anche gli studenti, che studino o meno, vanno promossi perché sennò una scuola si crea una ‘cattiva’ fama, gli studenti la evitano, e pure gli insegnanti della stessa restano senza lavoro. Ma quello che poi venga prodotto, come risultato finale, è tutt’altra cosa. Distribuisci pezzi di carta cui non corrispondono conoscenze né capacità reali. Però v’è spesso la prosopopea di chi, convinto di sapere tutto, abbia poi aspirazioni del tutto irrealistiche quando si collochi sul mercato del lavoro e delle professioni.      

Il KlaudioSciakka cucinava... Aveva fatto le scuole, lui! ...Cucinava patate. Le bolliva, a volte con altri vegetali, e riusciva ad insozzare tutto attorno e per terra anche solo a bollire patate e vegetali. Sì, credeva di esser un grande cuoco perché bolliva le patate, ma non sapeva bollire neppure quelle. Invece che collocarle in una pentola, c’era, delle dimensioni del fornello e che avrebbe potuto coprire, così sia consumando meno energia che risparmiando di lavoro e sozzume sparso attorno, usava un pentolino piccolo, più piccolo del fornello e basso, dunque non copribile se pieno e col fornello elettrico al massimo. Ribolliva e schizzava tutto, sia attorno sui fornelli e sul mobile, che per terra. Ovviamente, non puliva, se non, a volte, parzialmente, passando collo straccio già sozzo dalla prima volta che lo aveva usato per ‘pulire’ pentolame da lui insozzato. ‘Puliva’, con esso, spargendo lo sporco altrove. Ah, lo aveva usato per pulire nientemeno che la padella aveva usato per friggere. Dato era troppo sforzo, per lui, lavare e sciacquare una padella unta in cui aveva fritto con l’olio, ecco che aveva dato ad essa una sciacquata sommaria con l’acqua, e poi vi aveva passato lo straccio. Per lui bastava che le cose, non tutte, in qual caso la padella, sembrassero più o meno pulite. Poi le collocava a contatto con cose pulite (pulite se le avevo lavate e pulite io!) che ovviamente, a quel modo, si sporcavano. Era la ‘logica’ di KlaudioSciakka del nascondere [quando lo nascondeva! ...lo lasciava pure sparso in giro!] lo sporco invece che rimuoverlo pulendo. Il tempo che occorre è lo stesso. La differenza è tra il saper far le cose ed il non saperle, né volerle, fare.

Una volta che gli feci notare che aveva sparso lo sozzume dappertutto, sui vari fornelli, bollendo le cose alla cazzo col fornello al massimo, si offese e tentò di dire che erano residui di uova mie... No, no, e glielo feci vedere, erano le bucce dei chicchi delle sue pannocchie che, nella bollitura eruttante, erano schizzate dappertutto e lui poi non aveva rimosso lo sporco aveva sparso. Avrà passato, se lo aveva passato, lo straccio sporco a spandere. Per cui, già sparsi frammenti vari colla bollitura alla cazzo, li aveva  sparsi ulteriormente colla pulitura alla cazzo!

Dunque, bolliva le patate. Un vegano  e “grande cuoco” che mangia poi?! Mangia patate lesse! Bollitele doveva sbucciarle. Io non ne ho bisogno. Ma lui era un aristocratico, o tale si credeva. Per cui, poi, delicato, le patate doveva spellarle. Per rimuovere la buccia ormai bollita, e che si sarebbe potuta mangiare senza problemi, spargeva bucce dappertutto. Non era capace di pulire dove le aveva sparse, o non del tutto. Io le trovavo poi attaccate al tagliere (anche quello faceva finta di pulirlo ed era sempre sporco di quello vi aveva tagliato, pur collocato da lui tra le cose pulite che dunque sporcava) od in mezzo ai piatti puliti dello scolapiatti affianco al bacino del lavello. Prima che lui arrivasse era tutto pulito. Poi era tutto lurido, dopo appena 11/12 giorni. ...Già dopo un paio di giorni che lui era qui, aveva già immerdato tutto. Neppure le mani era capace a lavarsele. Cucinava. Sporcava. E pure le mani se le teneva sporche. Magari passava pure quelle, ma neppure troppo, nello straccio lurido che usava come pseudo-pulitore universale. Colle mani pieni di merda, anche se magari lui, merdoso, credeva di avere pulite, toccava poi le cose più varie. Le tende rosso scuro, in tela pesante, della camera non riusciva a chiuderle. Era semplicissimo. Ma lui non riusciva a tirarle propriamente. Era troppo difficile per lui. Però tirava sempre la parte di tenda in prossimità del suo letto, dato che dietro ad essa si vestiva, per cui usava la tenda per nascondere le proprie ‘grazie’. Beh, quando uno è maniaco, non c’è limite... Ecco, dove lui toccava la tenda, con le mani sozze, per tirala, si era ricoperto, in pochi giorni, di decine di chiazze sul biancastro [le tende sono scure] di visibile sporco. Per cui tirava la parte di tenda che usava, e per farlo adoperava le mani sporche! Cucinava e poi non sapeva pulire né quello che aveva usato né le proprie mani! Anche dove mangiava tre volte al giorno, sul tavolo della camera da letto e soggiorno, insozzava la tovaglia. Poi, dopo che gli avevo detto di spostarla, dato che continuava a rovesciare cibo e liquidi su di essa, insozzava il tavolo e lo ha pure variamente rigato dato che strusciava e sbatteva in continuazione su di esso piatti e tazze di coccio. Dopo che gli avevo detto che non era troppo difficile passare quei panni a sugna umida, lo faceva, ma non sempre. Anche quando lo faceva, o lasciava egualmente sporco sul tavolo e, comunque, quello che rimuoveva dal tavolo, lo gettava per terra dove, in pochi giorni, sia dove mangiava, che in cucina, che dappertutto, si era ricoperto di uno strato delle cibarie di cui aveva ricoperto il pavimento e che, con le ciabatte, spandeva dappertutto. Sul pavimento dell’area dove mangiava, tre volte al giorno, al tavolo, in camera, si era ricoperto sia dello sozzume delle proprie ciabatte con cui si trasportava in giro per tutto l’appartamento lo sozzume di cui riempiva la cucina, sia di quello che spazzava dal tavolo dopo aver passato lo straccetto quando lo passava, sia di ancor più visibili macchie solide sul pavimento, evidentemente di cibarie che aveva schizzato mentre mangiava.

Dove ha appoggiato le proprie cose e cibarie in cucina ha lasciato sozzume, bucce e terriccio dappertutto. C’erano delle scatole libere, sopra i mobili, che gli avevo detto avrebbe potuto usare senza problemi. Ma lui non poteva certo mettere cipolle e patate dentro di esse. Le ha invece appoggiate lì, dentro uno scaffale, sul piano dello stesso, e poi, ovviamente, lasciato tutto lo sporco ed i frammenti, bucce e terriccio da essi prodotte. Il tutto mescolato a sacchetti puliti che erano già lì e per lui era troppo difficile collocarli altrove pur necessitando lui di quello spazio. Idem, in frigo, dove metteva i propri ortaggi senza protezioni, anche solo un piatto, ma lui era troppo difficile, per non sporcare dove li aveva collocati. Li appoggiava lì. Né poi puliva. Era abituato a vivere nella merda, per cui ricoprire tutto di merda che non rimuoveva faceva parte della sua natura di sporcaccione. 

Nel lavello ed area, prima pulitissimi, disseminava di sozzume che poi nascondeva dietro e sotto a spugnette e stracci che appoggiava sopra o davanti. Troppo difficile pulire. Di quelli mettono lo sozzume sotto il tappeto, sotto il letto, negli angoli. Una volta che ha fatto finta di pulire sotto il suo letto, più che altro sbatteva le parti solide della scopa sul pavimento, rigando lo stesso, ma senza rimuovere nulla. È la parte ‘molle’ della scopa che pulisce, non battere di costa sul pavimento. Troppo difficile, impossibile, per lui! I ‘geni’ vanno sempre di corsa, un modo per dire che non sanno far nulla. Altre volte faceva finta di scopare e poi accumulava in angoli il poco aveva rimosso, o restata attaccato alla scopa che si guardava bene dal pulire per cui poi ricadeva. Quello che sembrava avere scopato nella sua area, lo si ritrovava in altri punti della casa. Non riusciva a buttare la polvere o nel gabinetto o nei sacchi dell’immondizia che non riusciva ad usare propriamente. Anche questi ultimi, faceva finta di usarli. 

Ah, non riusciva neppure a lavare completamente stoviglie, piatti, pentole, tagliere,  tazze e bicchieri che usava. Tutto ciò che aveva lavato lui conservava sempre frammenti di cibarie. Non ci riusciva. Beh, tazze e bicchieri li accumulava, sporchi, pure con bustine del tè, affianco al suo letto.

Quando mangiava ruttava rumorosamente, combinando ciò con urla non-liberatore, infatti non lo liberavano di nulla, dato che restava agitatissimo. Dei rutti urlati animaleschi e davvero volgari!

Camminava con passo scimmiesco e sbattendo le ciabatte solide sul pavimento anche nel cuore della notte. Beh, sbatteva tutto. Quando era in cucina sbatteva in continuazione gli sportelli e tutto il resto. La notte accendeva in continuazione la luce e gli cadevano in continuazione sue cose, rigide e dunque rumorose, sul pavimento. Gli ho ripetutamente detto che sotto c’erano ospiti, o forse gli stessi proprietari, da prima che arrivassi io. Inutile. Non era capace a non sbattere ed a non rovesciare rumorosamente sue cose sul pavimento ed altrove, sia di giorno che di notte. Se qualcuno si fosse lamentato, od anche se ne fosse avuto a male senza dirlo ad altri, la brutta figura la facevo io! 

Il bagno lo inondava, quando faceva la doccia. Gli avevo fatto vedere che col flusso dell’acqua più moderato avrebbe avuto un continuum di acqua calda, mentre con l’acqua al massimo passava dal troppo bollente al freddo. Gli avevo pure spiegato che se l’acqua andava contro al muro poi da questo andava sul pavimento. Tale era la conformazione strutturale. Del resto, per lavarsi, l’acqua deve scorrere sulla propria pelle, senza bisogno di schizzare dappertutto. Io vi riuscivo. Lui no. Lui doveva schizzare dappertutto dunque inondando per terra. Da terra, l’acqua passava poi fuori dal bagno dove il pavimento in legno del corridoietto si stava arricciando. Se si rompeva, camminando, erano poi fior di quattrini, che alla fine lui non avrebbe pagato. Si dovesse rompere, lo devo pagare io. In bagno, ovviamente, insozzava tutto. Pisciava fuori. Lasciava sporco il lavandino. Vasca e tenda non le ha mai pulite. Beh, gli facevano schifo le spugnette e simili. In cucina aveva tentato di metterle tutte via sotto al lavello. Tanto lui non puliva. Lasciava tutto sporco. Poi passava lo straccio-asciugamano universale, sempre il solito, con coi ‘puliva’ dalla padella unta a tutto il resto. Per cui, in bagno, allo sporco che lasciava anche sul pavimento, si aggiungeva che sia il tappetino che per terra era tutto bagnato, pure per ore, e puzzava, dopo che era passato lui. Dopo che glielo dissi si era inventato di metter per terra un asciugamano quando faceva la doccia. In realtà, l’acqua e lo sporco restavano. A ciò si era aggiunto l’asciugamano. Prima lo aveva lasciato appeso dove vi era la tenda della doccia. Sporco, perché era stato sul pavimento, penzolante dove vi era la tenda della vasca e della doccia... Poi aveva preso a metterlo penzolante dal bancone, sulla sponda, per cui si sporcava dello sporco del muro, oltre al fatto che, in un edificio commerciale (dato che in gran parte erano appartamenti affittati a giornata da una grande immobiliare), far penzolare un asciugamano sulla strada... Neppure negli edifici dei turchi. Poi qualcuno avesse trovato da ridire, tanto la figura del buzzurro l’avrei fatta io! Non ci stava colla testa. Non sapeva fare nulla. Neppure sapeva inventarsi soluzioni sensate. Era però convinto, come già detto, di capire subito le situazioni e le ragioni di ogni cosa. ...E non  sapeva neppure non inondare il bagno dove ci si lavava con una doccia a telefono che si doveva tenere in mano, dato che l’anello per agganciarla era rotta! Per cui, il flusso dell’acqua lo si controllava al 100%. E lui, con la tenda tirata, se la tirava veramente, inondava il pavimento!

Teneva tutto sempre tutto aperto, anche con basse temperature e di notte, perché senza la corrente d’aria diceva che non poteva mangiare e dormire. Anche la porta della cucina diceva che non la poteva chiudere, dunque la teneva sempre aperta, diceva di sentirsi soffocare, per cui impuzziva dappertutto, soprattutto quando il gran cuoco bruciacchiava gli alimenti che preparava. Stava affianco ai fornelli, mentre preparava i suoi tre pasti quotidiani. E riusciva pure a bruciacchiare le poche cose che preparava, col puzzo supplementare che poi restava per giorni. Gli avevo detto di cucinare con la porta della cucina chiusa e di mangiare in cucina. No, lui non poteva. Uno, lui, avrebbe bisogno di un appartamento privato nell’attico di un Grand’Hotel. E lo risolve con un 10 euro al giorno appropriandosi, o cercando di appropriarsi, d’un appartamento altrui! Ah, spalancava tutto col riscaldamento che lasciava acceso! Diceva che lui era vegano e che risparmiava energia. Però, quello che faceva, era l’opposto. 

Dopo la porta dell’ingresso vi era uno svincolo, più che uno svincolo un piccolissimo vano, di un metro circa, giusto per lasciare le scarpe, e poi una porta da tenere chiusa. Non riusciva a chiuderla. Il KlaudioSciakka non riusciva neppure a togliersi le scarpe lì, perché, per mettersele e per togliersele che faceva? Metteva prima una scarpa e poi l’altra sul bordo del letto, sulla sponda, come fosse stato un paracarro in mezzo alla strada che uno usa per allacciarsi le stringe. No, lui usava il bordo del letto! ...Per appoggiarvi la suola delle scarpe!

In cucina vi era un bollitore, di quelli che si usano per l’acqua per il caffè o il tè. Lui doveva buttare via l’acqua restata ogni volta che lo usava. Un’altra sua fisima. Lo riempiva. Sprecava un mucchio di energia per far raggiungere la bollitura. Poi buttava via l’acqua di troppo. Dopo averlo usato, ovviamente, non lo riempiva per esempio al livelli di un mezzo litro di acqua. Anche l’avesse riempito avrebbe poi buttato via l’acqua prima di usarlo, né si preoccupava che lo usassi pure io.

Dopo due giorni che era qui, avrebbe voluto portare una (andata via dalla casa dello zio che l’aveva picchiata, disse lui, e che diceva di aver conosciuto in un ristorante cui aveva chiesto un posto) a dormire qui. Lui disse per un paio di giorni. Ma poi uno che fa, manda via una che è già qui? Sarebbe restata qui. ...Per lui, ovviamente! Magari sarei dovuto uscire perché potessero farsi delle scopate tranquilli. O così si immaginava lui, nelle sue fantasie deliranti. Si diceva: “La faccio venire qui e poi lei me la deve dare!” Visto che questa lavorava, poteva andare in qualunque ostello, “per un paio di giorni”. Poi continuava ad insistere che avrebbe voluto portare qui delle prostitute. “Ho pagato! Porto qui chi voglio!”, diceva lui. In effetti, sembrava avere un occhio particolare per le prostitute, a quel che raccontava. Diceva che le riconosceva ovunque, le fissava, loro gli facevano dei cenni, lui chiedeva i prezzi e loro immancabilmente gli chiedevano sugli 80 euro. Troppo per lui. In Sicilia, diceva che le trovava sui 50. Andò in qualche discoteca dove tutti trovano facilmente da farsi una scopata senza pagare nulla. Ma lì non riuscì a combinare. Lui voleva una prostituta da pagare, magari pure da picchiare ed insultare, e così sentirsi un grande dominatore,  ...perché pagava! 

Venerdì 9 ottobre 2015, di mattina, fa un salto all’ufficio del comune qui vicino. Glielo avevo detto io, dopo avergli spiegato mille volte le procedure ufficiali, che poi ogni ufficio fa quel che vuole, per cui magari l’impossibile diviene possibile. Gli avevo pure detto che una volta, in certi uffici, uno andava lì, diceva che abitava in un certo posto, e lo registravano, gli facevano l’Anmeldung.

Va nell’ufficio del comune qui vicino, dove c’è scritto e strascritto che non si può andare senza appuntamento e dove non c’è neppure un servizio portineria, come c’è invece in taluni altri uffici, dove si possa prendere un appuntamento personalmente. Caso vuole che riesca ad entrare in un ufficio anche senza appuntamento, gli impiegati non lo sbattano fuori come talvolta succede, anzi lo ascoltino e gli facciano subito l’Anmeldung. Quando torna a a casa è tra l’esalato ed il furioso. Chiaramente fuori di senno, beh lo era sempre, mi fa vedere il certificato di Anmeldung, me lo butta lì, e comincia ad urlare che io sono una chiavica, che non capisco nulla, che non servo a nulla, perché lui è bastato andasse al comune e gli hanno fatto l’Anmledung subito senza appuntamento e pure senza moduli. Va avanti per una mezz’ora ad urlare. Urla contro tutto e tutti. Compresi sbraiti antisemiti che Hitler avrebbe dovuto sterminare tutti gli ebrei della terra. Ah, sì, aveva udito dei miei files in ebraico, che a volte ascoltavo. Per cui, alle sue urla ed imprecazioni solite aggiunge pure quello. Io mi spancio dal ridere. Deve averla presa male, peggio del solito, perché insozza ancora di più e si comporta, su tutto, in modo ancora più arrogante, come se ci fosse solo lui e lui fosse il padrone assoluto. Prende pure il coltello più tagliente della cucina, quello che si usa per esempio per tagliare e tagliuzzare verdure e pure altro, mi viene vicino, dice che mi sgozza.  Si mette poi al tavolo col coltello affianco mentre, continuando ad urlare che mi ammazza, guarda un modulo di documenti da preparare che gli ha dato un ristorante per poter farlo iniziare a lavorare. Continua ad urlare che mi sgozza e che, se non mi sgozza subito, ritorna quando non abiterà più qui, entrerà con una copia della chiave che si sarà fatto, e mi sgozzerà allora. Per nulla intimorito, prendo la macchina fotografica per fotografarlo col coltello in mano e sul tavolo mentre legge il suo foglio con la lista dei documenti per lavorare. Appena vede che sto fotografandolo, nasconde il coltello. Poi, scemo, lo butta a terra. Per cui lo posso fotografare col coltello vicino ai suoi piedi. Poi metto le foto online e glielo dico. Lo avesse invece tenuto nascosto, non avrei potuto. Per uno che capisce al volo ed esattamente le situazioni, come il KlaudioSciakka crede di saper fare...

Appunto, non capisce le situazioni. Anche il giorno dopo, quando poi chiamo la polizia perché non mi dà le chiavi che gli chiedo pacatamente ed una sola volta. Ah, diceva sempre, in continuazione, che lui aveva capito tutto, che capisce tutto, che afferra al volo tutto. Una volta gli feci notare che, se lavorava in ristoranti... Si deve essere offeso. Anzi, si mise pure ad urlare, in una delle sue esplosioni, che ero un pazzo perché alla mia età pretendevo di apprendere la programmazione e matematiche superiori. Così aveva creduto lui, perché forse aveva intravisto delle cose che stavo facendo e dei video che stavo visionando ed ascoltando al computer. Non ebbi voglia di dirgli che conoscevo quelle cose da una trentina  d’anni. È che sono campi vasti ed in espansione. Non sono cose che uno sappia una volta per tutte. Quando uno ignora, ignora davvero tutto, ignorante o sapientissimo che si ritenga, inutile imbarcarsi in discussioni, od in battute-battibecchi sulle conoscenze e su quello uno studi o continui a studiare e frequentare, con un ignorante e pure visibilmente fuori di testa.

Siccome si riteneva astutissimo, intelligentissimo, sapientissimo e di quelli che afferrano al volo l’essenza delle cose, in pratica un super-manager ammesso che esistano e come dovrebbero davvero essere se esistessero, il KlaudioSciakka continuava ad insistere che lui voleva divenire capo del governo o dittatore unico. Diceva che bastava spendere più soldi pubblici e fare tutti dipendenti pubblici, poi dislocare personale qui e personale là, e si poteva facilmente risolvere qualunque problema. Sosteneva che bastava lui si presentasse sulle piazze e dicesse che lui sapeva risolvere tutto, e tutti lo avrebbero spinto su, fino a farlo divenire capo unico. Diceva di ammirare Mussolini [ignorantissimo non sapeva che l’unico ‘Mussolini’ esistito era quello del Re, che lo fece caricare su una ambulanza, per simboleggiare che aveva usato un fuori di testa, quando non serviva più] e pure Hitler [ignorante non poteva sapere che era stato un’invenzione delle oligarchie militariste inglesi, e pure di quelle tedesche dei settori-guerra, per un nuovo grande macello per distruggere la Germana guadagnandoci], e che tutti gli ebrei avrebbero dovuto essere stati da tempo integralmente sterminati. Appunto, aveva sentito che ascoltavo cose in ebraico... Beh, che non ci stesse colla testa su queste cose non era alla fin fine drammatico. Molti, anche politicanti, non capiscono le basi delle questioni di Stato, né storiche. Lui poi, neppure guardava né leggeva la notizie, o supposte tali, in TV od online! Per cui, più che pensare a ‘grande’ questioni, pensava solo come affermare le propria megalomania ed altre sue patologie. Come molti che vorrebbero pensare ai problemi del mondo, o simulare di farlo, non sapeva neppure passare uno straccio umido dove aveva appena tagliato un panino o mangiato. Beh, anche chi non pensa a ‘grandi’ questioni può essere un gran sozzone. Anche un genio può essere un perfetto sporcaccione. Non è questione di tempo, perché non è che poi occorra passarci le giornate, e neppure ore, ad evitare di insozzare ed a dare una rapida pulita a quello si usi. È una banale questione di saper inserire il cervello e di non avere la patologia dell’essere-servito, o la patologia di sentirsi grandi a lasciare tutto sozzo. 

Ah, un giorno mi chiese che ne pensassi di quei suoi deliri di voler divenire il prossimo Mussolini, o capo del governo, o cose del genere. Provai a dirgli che la lettera che aveva mandato a Renzi la aveva letta qualcuno del sotto-staff, che ne aveva fatto un suntino e passata a qualcuno superiore, in gerarchia, che aveva ordinato di archiviarla. Gli dissi che di lettere ne ricevono a centinaia o migliaia, ogni giorno, che non le leggono i destinatari, e che neppure avrebbe senso le leggessero. Quanto alla sua intenzione di candidarsi a capo del governo, tentai di dirgli che non è che uno vada in mezzo alla strada e dica: “Eccomi!”. Ci sono sempre poteri che ti scelgono, che si vedano o che non si vedano. Uno  che esca dal nulla non ha alcuna possibilità, a meno che per qualche caso del destino sia notato, ma non mi sembrava che nel caso specifico ci fosse mai qualche ragione né possibilità. Aggiunsi pure che uno, dall’esterno, si crede un capo del governo, od un ministro, od un Presidente, abbiano poteri che in realtà non hanno, che il potere non è da nessuna parte. Non è come si credono quelli che non sanno le cose, cioè la gente comune. Si deve essere offeso. Era il tipo che passava ore ed ore a rimuginare in modo ossessivo su tutto. Appunto, il tipo che si offende appena si senta anche solo minimamente contrariato o non assecondato. 

Rimuginava. Rimuginava. Si diceva che lui aveva capito tutto, per cui voleva divenire capo del governo o dittatore unico. Diceva che bastava spendere più soldi pubblici e, fatto tutti dipendenti pubblici e dislocando personale qui e personale là, si poteva facilmente risolvere qualunque problema. Si vedeva dare ordini e dunque ad affermare sé stesso. Sosteneva che bastava lui si presentasse sulle piazze e detto che lui sapeva risolvere tutto, e tutti lo avrebbero acclamato e spinto su, fino a divenire capo unico. Ma, certo, perché era lui e lui era nato per grandi cose, cioè per essere riconosciuto ed obbedito da tutti. Si vedeva già in TV e su tutti i media. Diceva di ammirare Mussolini [ignorantissimo non sapeva che l’unico ‘Mussolini’ esistito era quello del Re, che poteva far disperdere la cosiddetta Marcia su Roma in qualunque momento, ma invece gli fece poi comodo, in coordinamento con la Corona Britannica che gestiva l’Italiozia da essa stessa inventata e voluta dal 1860-61, far finta di nulla e sfruttarla, e che fece caricare Benito su una ambulanza, per simboleggiare che aveva usato uno scemotto liquidabile in qualunque momento, quando non serviva più]. Ignorante ed esaltato, diceva di ammirare pure Hitler [ignorante non poteva sapere che era stato un’invenzione delle oligarchie inglesi, e pure di quelle tedesche dei settori bellici, per un nuovo grande macello per distruggere la Germana per  sempre e pure traendone grandi profitti]. Ed aggiungeva che tutti gli ebrei avrebbero dovuto essere stati da tempo integralmente sterminati. Già, perché chiunque non gli mettesse a disposizione una casa dove insozzare o spadroneggiare, magari andandosene per lasciargli ii campo libero, era divenuto, nella sua testa vuota delirante, un ebreo da sterminare, anzi che non doveva neppure essere mai esistito. Beh, che non ci stesse colla testa su queste cose non era alla fin fine drammatico. Molti, anche politicanti, non capiscono le basi delle questioni di Stato, né storiche. Lui poi, neppure guardava né leggeva la notizie, o supposte tali, in TV od online! Tanto meno libri. Per cui, più che pensare a ‘grande’ questioni, pensava ossessivamente, rimuginava, solo come affermare la propria megalomania ed altre sue patologie. Molti che vorrebbero pensare e provvedere ai problemi del mondo, o simulare di farlo, non sanno neppure passare uno straccio umido dove hanno appena tagliato un panino o mangiato. Beh, anche chi non pensa a ‘grandi’ questioni può essere un gran sozzone. Non è questione di tempo, perché non è che poi occorra passarci le giornate, e neppure ore, ad evitare di insozzare. È una banale questione di saper inserire il cervello e di saper fare le cose, senza sentirsene sminuito. 

Rimuginava. Rimuginava. Ed intanto pensava al solito ristorante italiano che lo avrebbe assunto. Alla fin fine, che uno si senta un grande professionista, sono 8.5 lordi l’ora o poco di più, in Germania. Diceva che era impossibile che loro cuochi, lui in particolare, potessero essere sostituiti da macchine e robot, perché, diceva lui, “la sapienza di un cuoco italiano” non può essere rimpiazzata ma macchine. Luoghi comuni. Cucinare è assemblare e combinare degli ingredienti. Qualunque macchina o robot lo può fare meglio e con più precisione di qualunque “grande cuoco”. Basta programmarlo. Addirittura, con l’intelligenza artificiale ed i meccanismi di autoapprendimento, oltre che indovinare [con forme di lettura della personalità e del pensiero, dunque della preferenze] i gusti e desideri del cliente, un robot o sistema automatizzato potrà fornire un servizio migliore di qualunque cameriere, barista e cuoco. Non le avete mai viste le cucine di un ristorante? Cuochi che si leccano le dita, che con le stesse mettono gli alimenti nei piatti dei clienti, cibi troppo salati o troppo poco, pasta magari restata fredda all’interno perché era semicotta in frigo e non è stata poi bollita a sufficienza, cibi insapori o coi sapori sbagliati. Tra igiene, sostanze, sapori ed apparenze, i ristoranti vanno bene solo per chi vi vada ad occhi chiusi, giusto per il gusto di essere servito. I cibi sono quel che sono. E nessuno se ne preoccupa.

Il KlaudioSciakka rimuginava, rimuginava. Intanto, avuto il certificato dell’Anmeldung se ne era uscito con quella esplosione di insulti e di urla che mi aveva fatto scumpisciare dal ridere. Poi, si era messo a studiare il foglio che gli aveva dato il ristorante lo avrebbe assunto, il foglio con la lista dei documenti. Ah, già mi aveva urlato in varie occasioni che a lui la Rote Karte non serviva “perché io ho fatto le scuole!” La Rote Karte è un certificato del piffero, nel senso che paghi, ti fanno assistere ad un video, dichiari che hai capito tutto, e poi te la danno. È una specie di certificato che conosci le procedure sanitarie di base per trattare alimenti. In paesi anglofoni, ti danno il Food Safe Certificate che è una cosa appena più seria perché ti fanno fare un corsetto di una giornata e poi devi superare un esame, un questionario a risposte multiple, per dimostrare di aver capito. Il KlaudioSciakka fissava questo foglio, una banale lista di documenti da presentare al datore di lavoro, per poter cominciare a lavorare, e rimuginava. La sua attenzione era stata attratta da quella “Rote Karte”, di cui gli avevo detto, e senza la quale non si lavora in ristoranti in Germania. Guardava quel “Rote Karte” e rimuginava. “Ma io ho fatto le scuole!”, “Ma io ho fatto le scuole!”, si ripeteva e rimuginava. Io già gli avevo detto, per cui non osava chiedere di nuovo. Era anche inutile che chiedesse a me. Doveva semmai chiedere al datore di lavoro, per cui rimuginava che lui aveva fatto le scuole, ...ma se quel certificato era lì nella lista dei documenti essenziali, allora doveva essere vero che senza di esso non si lavorava, pensava e rimuginava. Ed era ancora più furioso con me. Era furioso perché glielo avevo detto. Glielo avevo detto e dunque contraddetto quando lui insisteva che aveva lavorato ovunque senza. ...Ma se in Germania è obbligatorio! Io glielo avevo solo detto, in fondo. Gli avevo pure detto di altri documenti che occorrevano. Ed ora, dopo avermi dato della chiavica perché lui l’Anmeldung lo aveva poi ottenuto senza appuntamento e senza documentazione [come già riferito, io glielo avevo detto che c’era anche chi lo aveva avuto così, al volo!, qualunque fossero le procedure statuite ed usualmente seguite], si vedeva gli altri documenti, a cominciare dal conto in banca. Già per la Rote Karte panicava perché non sapeva dove andare. Ci sono poi uffici che se parli in inglesi ti capiscono e rispondono. Ce ne sono invece altri, tanti altri, dove devi trattare in tedesco. Non osava chiedermi, ovviamente. Era solo furioso perché glielo avevo detto in precedenza ed, ora, nella sua mente paranoica diveniva colpa mia che lui dovesse procurasi un certo numero, una lista, non poi lunghissima, di documenti vari. L’Anmeldung è la base, come gli avevo già detto. Gli avevo pure detto del conto in banca e della “Rote Karte”. Così come gli avevo detto che poi gli altri si fanno anche solo in una mezza giornata se uno sa organizzarsi. Lui guardava quella lista e panicava. Non sapeva da dove cominciare. Non sapeva dove andare. Non conosceva i dettagli di quello di cui poteva avere bisogno per l’uno o l’altro documento. Non è che potesse chiedere al padrone del ristorante dove lo avrebbe preso a lavorare, né farseli fare dallo stesso. Doveva iscriversi ad una Cassa Mutua. Gli occorreva il codice fiscale. Doveva chiedere un codice alla Previdenza Sociale. Guardava questa lista. Panicava. Non osava chiedermi. Non sapeva a chi chiedere. Era furioso con me perché gli avevo già accennato che, come un po’ in tutte le cose, ci sono procedure burocratiche. Nella sua testa vuota e malata era dunque colpa mia. Per giunta, era venerdì, per quanto ci fosse ancora qualche ora utile. Il sabato alcuni uffici sono aperti, mezza giornata, se uno si alza presto. Ma dopo la valanga di urla e di insulti, non osava chiedermi. Non osava ed era furioso contro di me, come fosse stata colpa mia che ci fossero delle procedure burocratiche. Io glielo avevo solo detto. Ed ora si trovava tutto sul foglio datogli dal ristorante. Dopo aver fissato a lungo il foglio, ed avere rimuginato ossesso, cupo, era infine uscito lasciandosi dietro merda dappertutto. Ovviamente, da buzzurro che si sentiva oramai padrone del campo, non aveva neppure salutato né detto alcunché. Beh, aveva già sbraitato troppo in precedenza. 

La sera, anzi la notte, quando lui non era rientrato, mi ero detto che era il momento di dare un taglio al tutto, perché, nonostante le mie precise richieste ‘contrattuali’, le sue rassicurazioni, e dopo il suo menefreghismo offeso a qualunque cosa gli dicessi nel modo più moderato e delicato possibile, continuava ad allargarsi invece che capire che non era questo il luogo dove ricrearsi il suo solito porcile. Non erano questi i patti. Dopo avere terminato le mie cose al computer, erano oramai le prime ore del mattino, avevo precauzionalmente preparato una comunicazione a lui, e per conoscenza alla polizia, dove gli dicevo che doveva andarsene martedì 13/10 mattina entro le 11, che se fosse stato ancora lì a quell’ora avrei cambiato la serratura a sue spese. Aveva tre giorni. In passato aveva detto che nel caso avessi voluto andasse via dovevo dirglielo un tre giorni prima. Anche se poi aveva detto con violenza, urlando, che lui aveva pagato, aveva troppi bagagli, per cui di lì non se ne andava. Beh, aveva pagato fino a fine mese. Ma poi a fine mese avrebbe detto che aveva troppi bagagli, che in fondo lui nel porcile aveva creato si trovava bene, e che semmai me ne dovevo andare via io. Pur dicendogli, nella comunicazione che avevo preparato, che doveva andarsene il 13 mattina, avevo aggiunto che se avesse continuato con lo sozzume solito, e con le sue altre pratiche strambe [che potevano disturbare i vicini - poi la figuraccia la facevo io], se ne sarebbe dovuto andare via subito.

Sabato 10/10, rientra alle 5 del mattino. Sbatte di qua. Sbatte di là. Accende e spegne le luci, quando con l’illuminazione a giorno dall’esterno [ci sono i lampioni accesi della strada subito fuori le finestre] non è che occorra, a parte che per bimbi fuori di testa che debbano confermarsi e far vedere di esistere. In cucina, riempie la lavatrice e la fa partire senza neppure chiudere la porta della cucina, a parte che sono le 5-6 del mattino e ci sono i vicini che magari possono esserne disturbati. Ci sono regolamenti rigidi, in Germania, sia per la notte che per il fine settimana. Beh, fosse stato di giorno, anche fosse stato di sabato o domenica, sarebbe stato lo stesso. Ma mettere in funzione la lavatrice alle cinque-sei del mattino e pure senza chiudere la porta della cucina, era una cosa che solo uno fuori di testa poteva fare. Vado in cucina a spegnere la lavatrice, ed intanto vedo che i sacchi dell’immondizia con l’immondizia buttata fuori anziché dentro da lui sono ancora lì, senza che abbia rimediato allo sozzume che aveva sparso. A quel punto mando la comunicazione che avevo preparato, che se ne deve andare martedì. Dopo, quando, pur a letto, dà segni di essere sveglio, gli dico pacatamente che non è che si metta in funzione la lavatrice nel cuore della notte e che, in cucina, ha lasciato sozzume dappertutto. Anche altrove. Ma in cucina, con quei sacchi dell’immondizia dove ha buttato l’immondizia fuori, fuori da entrambi, anziché dentro, è proprio evidente. Lui, che intanto ha letto la mia email che se ne deve andare martedì è sull’incacchiato, anzi sul furioso nero. Non si rende contro. A quello che gli dico brevemente e pacatamente si mette ad urlare, sono le 6 del mattino: “Polizia!”, “Polizia!”, “Polizia!”, “Polizia!”. Io pensa che abbia bevuto, od altro. Non insisto. Se poi qualcuno lo sente e se ne lamenta con l’amministrazione, la figuraccia la faccio io, non lui. La mattina, dopo poche ore di sonno, si alza, spalanca le finestre, accende la TV, mangia in camera insozzando tutto come al solito e pure di più, a parte che il luogo proprio dove mangiare è la cucina, così si evitano gli odori pesanti nello spazio comune della camera. Vado a vedere in cucina ed i sacchetti dell’immondizia sono ancora lì belli sozzi al centro del cucinino, senza che lui abbia fatto nulla. Anzi, lo sozzume è aumentato perché per il suo primo pasto del giorno, la colazione, come per gli altri, sparge sozzume dappertutto e si guarda bene dal pulire o dal pulire propriamente. Cosa che ha fatto, ed ancor di più, quel sabato mattina. Mi vesto e gli chiedo le chiavi, dicendogli che se ne deve andare subito, tempo di preparare le sue cose. Come già in precedenza, fa finta che io non ci sia. Non risponde. Come non gli avessi detto nulla e la cosa non lo riguardasse. Si dice: “Io ho pagato. Faccio quello che voglio. Di qui non mi manda via nessuno.” Non capisce le situazioni. Anche uno avesse avuto regolare sub-contratto, c’è sempre la giusta causa. In caso di conflitto, non è che se ne vada chi sia titolare del contratto primario. Il fatto che abbia le ricevute di quello che ha pagato come sub-affittuario, non è che gli dia il diritto di permettersi di insozzare, rumoreggiare ed insolentire. Se l’insolentire suo mi diverte, l’insozzare suo non mi fa stare come vorrei. Non ho voglia di essere costretto a pulire io ogni volta che trovo il suo sozzume dappertutto. Non che sia tutto pulitissimo, ma se uno lascia tutto in ordine e pulito dove passa, si sta tutti meglio. Lui non la vede così, nonostante avesse detto che gradiva pulizia ed ordine. Non sono lì per fargli lo sguattero per circa 10 euro al giorno di fitto. Non è un albergo. Anch’io pago il mio 50% di fitto. Meglio pagarmelo tutto, a quel punto. Glielo avevo detto, a scanso di equivoci, quando ho visto che si allargava troppo-troppissimo, che non sono in ristrettezze per cui sia obbligato a tenerlo per 10 euro al giorno mentre, contrariamente ai patti, lui vive stile-porcile. Non ha capito. Quando alle 6 del mattino si era messo ad urlare “Polizia!” era come dire che tanto lui era inamovibile. Appunto, non capiva né capisce le situazioni.

Abituato ad essere preso a calci sia in famiglia che fuori, e del tutto ignorante di tutto, non aveva compreso che se io dico che se ne deve andare quanto prima, significa che deve cercarsi un’altra sistemazione. Mentre se dico che deve darmi subito le chiavi e preparare le sue cose, non lo ripeto un’altra volta. Abituato ad essere preso a calci, pensava che le tutti preferissero la rissa permanente alle soluzioni rapide e risolutive. Dopo quasi due settimane che glielo dicevo che non andava proprio per nulla bene quel il suo andazzo...

Di fronte a lui che fa finta di non sentire e non risponde nulla, esco per chiamare la polizia. Il telefonino/tabletAndroid-senza-sim [senza perché non l’ho più messa, non perché non si possa] non funziona sebbene vi sia scritto che il telefonino/tablet funzioni per le telefonate di emergenza. Vado nella piazza qui vicino, Theodor-Heuss-Platz. Poi torno indietro e cammino fino alla polizia in Kaiserdamm 1. È sabato. Sono chiusi. O magari l’entrata reale era da un altro lato. Suono e non risponde nessuno. Ritorno indietro, fino alla piazza qui vicino, Theodor-Heuss-Platz, dove, alla fine, vedo un telefono di emergenza. Chiamo. Poi a venire ci mettono un’altra ora o ora e mezzo. Quando arrivano, dico loro quello che ho già detto al telefono. Che ho chiesto le chiavi al sub-locatario perché non voglio che resti più qui, e che lui neppure ha risposto. Che se c’è un conflitto, non è che possa essere io ad andarmene. Del resto gli restituisco il pagato, cioè la cauzione e la quota non consumata del fitto mensile, per cui non è che sia una cosa fatta per approfittarmene. Semplicemente non voglio più che quello resti qui.

Entrano nell’appartamento. Lui è nel letto col telefonino. Lurido dappertutto visto che non è che nel frattempo lui abbia rimediato al luridume da lui stesso sparso dappertutto. Li vede.  Si stringono la mano, lui col poliziotto e la poliziotta.

Io faccio vedere i miei documenti e contratto. Lui fa vedere la sua ricevuta. Dice che lui ha pagato.

Ma se io dico che se ne deve andare, e che gli restituisco i soldi appena è  fuori, se ne deve andare.

I poliziotti gli confermano che bisogna che se ne vada, dunque che prepari le sue cose. A me dicono che devo dargli i soldi subito, non dopo che era uscito di casa come avevo detto. Intanto mentre io vado a prendere i soldi loro sono lì. In effetti è giusto così. Uno fosse stato il tipo che dice che restituisce i soldi, ma poi, avute le chiavi e con lui fuori, avesse fatto storie che non li aveva o chissà cosa... Almeno, a quel modo, si evitano strascichi. Lui se ne va. Prende i soldi. Ed è tutto finito. Gli dico che sono 780. Anzi, lui non sa fare i conti. Crede che debbano essere meno. Gli rendo i 600. Mi tengo i 10 di spese comuni. E trattengo 120 anche se si potrebbe opinare che le notti sono state 11 e non 12. Ma loro, lui in particolare, non sanno fare i conti. A parte che è già passato ampiamente mezzogiorno e che ho perso ore per la sua sbruffonaggine. Ma devo comunque pulire tutto lo sozzo che lui si lascia dietro. Acqua sporca dove ha fatto sgocciolare indumenti [tra le tante ossessioni ha quella che gli indumenti lavati in lavatrice non vanno fatti centrifugare], lo sozzume in cucina, lo sozzume in camera, lo sozzume dove magia in camera, schifezze varie che lascia in  terra o sui e nei mobili che ha usato incluso uno di quei bastoncini per le orecchie, bucce di cipolle e terra delle patate nei mobili della cucina dato che lui butta le cose lì e se ne frega di insozzare, perfino varie tazze e bicchieri sporchi affianco ed attorno al suo letto. Poi scopro pure quelle tracce biancastre dove toccava le tende di tela pesante quando le spostava per coprirsi dalla vista dopo che era uscito dal bagno [troppo difficile mettersi le mutande in bagno!]. Etc. etc. Non sono certo io che ho fregato lui! Vado al bancomat, prendo i soldi, e glieli do, segnando sulla ricevuta sua che glieli ho dati. Nonostante io gli metta ripetutamente la ricevuta sulla sue cose, lui chiaramente non la vuole e la lascia qui. 

Io mi comporto con flemma in tutto ed evito di dire alcunché. L’importante è che se ne vada, che sparisca. Anzi, non mostrando io alcun astio, lui si ‘gode’ di più tutto, il disastro che lui stesso si è combinato. Io mi evito altri 20 giorni con uno sozzone arrogante e rumoreggiante. A fine ottobre avrebbe fatto egualmente storie. Mi evito pure di arrivare a martedì, quando non mi avrebbe ridato le chiavi. Meglio aver chiamato la polizia subito. Fortuna che lui è restato in casa, nel tempo io li chiamavo e loro arrivavano, per cui non ha potuto sottrarsi all’essere messo fuori.

Lui, invece è furioso. Tenta di dire ai poliziotti che non se ne può andare non solo perché ha pagato ma perché ha troppe cose. Aggiunge pure che in ostello spende di più. Voleva il Grand’Hotel, con sguattero e cameriere, a 10 euro al giorno! In realtà, in ostello, io avevo trovato a 9 euro al giorno, per circa una settimana, a fine marzo. Beh, se si incorre poi in giorni con festività particolari, aumenta anche di molto, ma per poi ridiminuire. In ostello può insozzare come vuole, tanto ogni giorno puliscono. Certo, non è come un alloggio diviso in due. Doveva pensarci prima di ritenere di poter raffermare la propria matura di porco e di arrogante sbruffone. Ribatte pure, ma sono solo sfoghi verbali di uno che aveva passato ore e giorni a rimuginare che non poteva né doveva andarsene dall’appartamento per lui fortunato che aveva trovato, che aveva pagato 15 euro di hotsplots-internet. Se la ha usata 10 gg sono 1.5 al giorno. Può essere che la possa usare in altri punti di Berlino, se si trova in siti dove vi sia una postazione hotsplots.

Il capo pattuglia lo invita a fare in fretta, a raccogliere le sue cose in 10 minuti. Lui fa l’arrogante pure con loro. Dice che gli occorre un’ora. Forse ci mette pure di più. Alla fine aveva una valigia e qualche sacchetto. Poteva buttare tutto dentro i pochi minuti. Si fa pure la scena che non sa dove mettere le cose che non ha neppure ancora ritirato dalla lavatrice. Gli dico che ci sono i sacchetti di plastica. Reagisce schifato. Beh, poteva buttarli via... Deve averli poi messi in qualche sacchetto.

Poco dopo che si è messo a raccogliere le sue cose, dice ai due poliziotti che gli dà noia che lo stiano a guardare. Lui e lei sono davvero pazientissimi. Il capo pattuglia mi chiede se io abbia problemi che loro vadano sulla porta di casa. Io non è che abbia paura, comunque lui ha fatto bene a chiederlo, mai fosse successo qualcosa. Per cui lui e lei vanno fuori, pur continuando a guardare dentro, ovviamente. Dal ballatoio, in prossimità della porta di casa, si vede diritto dove lui è e sta raccogliendo le sue cose. I due aspettano ed aspettano la oltre ora che il KlaudioSciakka ci mette a mettere le sue quattro cose in una valigia ed in dei sacchetti. È davvero un teatro. Ha delle buste trasparenti dove, dopo che ha messo i vestiti, succhia l’aria con un’apposita pompetta. Maniaco in tutto e su tutto. Sporcaccione e maniacale!

Quando, verso la fine mi dà le chiavi, i soldi lui li ha riavuti da tempo appena io sono tornato dalla banca, coi due poliziotti che sono rientrati, le sbatte sul tavolo. Io ringrazio con flemma. Un modo per riaffermare che lui è proprio un pezzo di merda in tutto. È lui che sente il bisogno di giustificarsi. Prima aveva detto ai poliziotti che lui non è aggressivo. Ma lo vedono che si comporta con fare aggressivo e del tutto fuori di testa, maniacale. Non sa neppure contare i soldi. Prima quando glieli avevo dati, ben sparsi dunque ben contabili, lui insisteva che erano 770 e non 780. Glielo deve far vedere il poliziotto che 3x20 + 2x10 fa 80 e non 70!

Alla fine lo aiutano a portare le sue cose fuori, anche se non è che siano tantissime. Ma anche i due poliziotti, lui e lei, hanno solo voglia di andarsene. Una volta che lui ha tutto, non so se sul pianerottolo o nel portone, loro se ne possono andare. Beh, non è che io sia stato a guardare. Corro solo un attimo loro dietro, prima ancora che siano usciti dal ballatoio, perché lui ha lasciato un cappellone della Martinica. Dice che me lo regala. Non me ne faccio nulla di schifezze sue. Per cui, se lo prende.

Oh, che sollievo! Finalmente senza uno sporcaccione e peggio ancora attorno! È ormai sabato pomeriggio. La pace regna anche se devo poi passare un po’ qua ed un po’ là per lo sozzume da lui lasciato dappertutto. Man meno che incontro i suoi disastri, anche i giorni successivi, vedo di rimediare. Inoltre devo mettere il lavatrice tutte le cose del letto suo, cuscino e piumone inclusi. Dovesse mai venire qualcuno/a, almeno è tutto pulito. Ho il mio daffare. Ma almeno la cosa è risolta.

Uno si dice che sono abituati con la madre, e poi eventualmente con la moglie, che fa loro tutto. In realtà, magari si trovano poi con madri e mogli che sono sporcaccione come e più di loro. Beh, se si trovano nel loro...    

Esiste anche l’aspetto spirituale ovviamente. Fa male allo spirito coabitare in prossimità di pezzi di merda. Inutile tollerarli troppo a lungo, soprattutto quando proprio non capiscono.