domenica 13 dicembre 2015

mashal-086. Staatsterrorismus bei Allegretto, Berlin

mashal-086. Staatsterrorismus bei Allegretto, Berlin

Carabinieri-NATO S/G-OS-M in Deutschland.

Allegretto, alias BMB Solutions GmbH, alias Genusskombinat, Berlin. 04/2014..10/2015

by Georg Moshe Rukacs


Keywords: Carabinieri, Polizia Segreta CC, State/Government-Organized Stalking-Mobbing, S/G-OS-M, Antisemitismus, deutsche Antisemitismus, anglo-amerikanischen Antisemitismus, Anti-Semitism, German anti-Semitism, Anglo-American anti-Semitism, NATO, Terrorismo di Stato, State Terrorism, Staatsterrorismus, Carabinieri-NATO death squads, Squadroni della Morte dei Carabinieri, Quirinale. governo italiano, Ministero dell’Interno, Ministero della Difesa, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano di Savoia, Sergio Mattarella, Angela Merkel, Joachim Gauck, BfV-LfV-BND-MAD, Freikorps, StaSi, GeStaPo


Fenomenologia di una persecuzione di Stato, di Stato italico come origine dato che la montano gli Squadroni della Morte dei Carabinieri-NATO, decenni fa, ed ora la implementano in questo luogo specifico e per questo periodo specifico. Vi sono dunque precedenti, non occasionali ma in successione, continui, come ci saranno seguiti, e come vi sono, naturalmente, altre fenomenologie della stessa persecuzione in parallelo a questo luogo specifico e per questo periodo specifico. Lo S/G-OS-M è la proibizione segreta, di Stato, sulla base di decreti segreti (per cui occorrono firme sotto di essi, precisamente le firme del Presidente della Repubblica, del capo del governo formale, e dei Ministri dell’Interno e della Difesa, con copertura del CoPaSir, del Parlamento – tutto il funzionamento degli apparati dello Stato è basato su sistemi di commissioni, ed anche di deleghe, per cui, come in qualunque macchina di sterminio, ognuno fa finta di non saperne nulla né di averne responsabilità, però, poi, sono individui quelli che ordinano, firmano ed eseguono; il non saperne nulla ed il non avere responsabilità è solo una simulazione per i polli, i sudditi del Principe/Stato), di lavorare, studiare formalmente, vivere. Per quel che possono ovviamente, che è molto ma non riescono, di solito, ad arrivare al 100%. Dipende un po’ da loro, un po’ dalle circostanze, un po’ dal bersaglio, qui io. Sono attività clandestine di Stato, dunque hanno i poteri, ma anche qualche limite talvolta, connaturato a questo genere di attività. Lo S/G-OS-M è una forma di terrorismo di Stato. Ve ne sono tante altre. Tutte vengono implementate sulla base di decreti segreti con le firme e responsabilità dei sopraddetti. ...Non ditelo ai Grulli colle  stellette (o come so chiameranno domani gli altri ‘nuovi’ del momento – il marketing politico ha sempre bisogno di ‘nuovi’; sono le tecniche gattopardiane perché tutto resti come sempre pur fingendo innovazioni positive; il Potere NON cambia MAI, nei suoi meccanismi fondamentali, nei millenni!), ma tanto non ne frega loro nulla. Sono i soliti chiacchieroni del momento, nel momento esuberanti e pubblicizzati. Ce ne sono stati altri in passato. Ve ne saranno altri ancora in futuro. La politica è marketing per cui devono inventarsi sigle nuove, facce nuove, per  catalizzare quelli che non si bevono più il vecchio ma si gettano subito su quello che appare nuovo. Del resto, al pollo medio basta uno spruzzo di propaganda mediatica e si adagia ed adatta a qualunque slogan ripetuto un paio di volte sui media. Il giochetto del nuovo succedeva anche coi partiti ‘storici’, quelli di prima del golpe di Capaci del 1992 che mutò, in peggio, per vari aspetti, il regime Costituzionale ed economico, con la super-centralizzazione istituzionale nel Quirinale funzionalizzata alla devastazione finale del sistema economico e produttivo. Prima, di solito, il vecchio veniva riverniciato e presentato come nuovo, o facce di nuovi aspiranti si aggiungevano alle vecchie, mentre qualche vecchio veniva fatto fuori o scompariva di suo. Beh, anche il nuovo non è che fosse poi così nuovo. Del resto, non è neppure che il nuovo sia un valore positivo (cercano di dirlo, per puro marketing, ma sono balle). Erano comunque tutte facce variamente già presenti. Vecchi puttani e puttane. Inoltre, anche tutti quelli che si vendono e sono venduti come nuovo-nuovo... ...radiculi, communisti vivoluzionavi, fasci idem quando erano di moda (alcuni lo sono di nuovo), grulli, perfino il Berluska sceso dai freschi cieli dell’imprenditoria [lui solo di copertura per gli andreottiani di G.Letta – il Berluska ha solo fatto da collettore di voti, NON ha MAI governato, ...si faceva vedere per i polli], o comunque si chiamino, cioè chiunque si inventi o lasci passare l’ufficio marketing del SIS britannico dipartimento italico [loro creano Italiozia nel 1860-61 coi terroristi di Mazzini e coi Savoia, loro ne gestiscono le macro-policies], ...sì, insomma, sono poi tutti uguali, su queste cose, come su altre. Quando dalla piazzate delle campagne elettorali e delle agitazioni di piazza, si trovino poi in parlamenti, commissioni degli stessi, ministeri, e su su, o giù-giù, ecco che sono poi tutti uguali. O si adeguano o si adeguano. Uno di dà un contegno, si dice che deve essere responsabile, che in fondo parlare o metter naso in cose in cui proprio non si può, e dove ci si scotta e peggio... ...Lo sapete come è il filisteo medio, e pure quello non medio, anche quello che non si ritiene filisteo... Ah, dicevano, il decreto segreto per ciascuna di queste operazioni clandestine, di terrorismo di Stato... Occorrono pure altre firme, sotto il decreto segreto od i decreti segreti. Se poi viene, ...come si dice upgraded?, ...sì, se ottengono la elevazione/promozione (loro la chiamano “classificazione superiore”) a livello NATO, per cui ti seguono e colpiscono in pratica in tutto il mondo, occorrono altre firme. Sia per iniziarla, che poi per espanderla a livello NATO, come per qualunque altra variazione, devono montare dei dossier e su quella base ottenere delle firme istituzionali. Sono attività delinquenziali e maniacali di Stato e di Stati, per cui è tutto segreto. Per le attività delinquenziali di Stato, che siano S/G-OS-M, cioè queste persecuzioni, o che siano massacri, assassinii, stragi, terrorismi e mafie, lo Stato e gli Stati usano le Polizie Segrete che non hanno questo nome ma che sono funzionari, burocrati, variamente maniacali e corrotti, che usano le sigle e le coperture più differenti [un po’ tutte le burocrazie, anche non strettamente militari e poliziesche, hanno sezioni, o soggetti, di Polizia Segreta] con tesserini e regolamenti [cioè leggi dei parlamenti, non particolarmente pubblicizzate (ed i relativi regolamenti – questi segreti, segretissimi) ma che danno poteri assoluti in situazioni eccezionali, situazioni eccezionali la cui dichiarazione è del tutto arbitraria, per cui i vertici istituzionali possono fare, in pratica, quello che vogliono senza alcuna responsabilità legale e penale] che danno loro il potere di commettere crimini, di dare ordini ad altri apparati burocratici, magistrature incluse, e di essere per essi [questi crimini] legalmente coperti, dunque non penalmente né civilmente responsabili, non perseguibili, per questi crimini, purché agiscano su ordine istituzionale. A volte lo chiamano Segreto di Stato, altre volte Segreto Politico-Militare, spesso non lo chiamano in nessun modo perché è tutto così segreto che non si può neppure dire vi sia un qualche segreto. Ovviamente, quando un ufficiale di Polizia Segreta si presenta ad individui ed aziende, per chiedere la loro cooperazione in crimini, non è che la conti subito tutta. Anzi tutta-tutta non la conta mai. Non la sanno neppure loro. Sono ignoranti militari e sbirri. All’inizio, l’ufficiale di Polizia Segreta non dice pressoché nulla. Dice che c’è un’indagine, ovviamente segretissima (ma a chi ha di fronte può dirlo - di lì testa subito se si trova di fronte dei debosciati senza alcuna moralità ed idioti come lui stesso o lei stessa deve essere), e che dunque è lì per quello. L’importante è creare immediatamente agitazione ed affermare il proprio potere, il proprio potere maniacale e delinquenziale, che è poi il potere del Principe-Stato. Corrotti ed ignoranti, spesso neppure gli agenti di Polizia Segreta sanno bene quello che debbano fare. Seguono delle routines che sono stata indicate loro. Quando si presentano, all’inizio dicono che sono agenti, investigatori, che vi è un’indagine, ovviamente segretissima ma lo ben dicono ai soggetti ed/od aziende che si trovano di fronte. Strani ‘segreti’! Poi chiedono loro di fare cose che sono variamente crimini e demenze, ma assicurano che chi li commetta e faccia su loro ordine sia coperto. Ovviamente, molto è giocato sul lasciare intendere. Chiedono di commettere crimini ma lo dicono nel modo ovvio di chi chieda una cooperazione dovuta, sì che il debosciato medio si guardi bene dal discutere, e meno ancora dal mettere in discussione quanto ascoltato e richiesto. V’è sempre in realtà chi si sottragga, pur senza il potere di opporsi. Il Principe-Stato non tollera opposizioni. Dunque questi psicopatici delinquenti di Stato assicurano, o lasciano intendere, che v’è la copertura del  Principe-Stato sui crimini richiesti. Non è poi proprio così, non del tutto. La suggerita ed assicurata copertura non v’è in realtà su tutto, visto che mi lasciano pubblicare. E non si pensi che, perché mi lascino pubblicare, se ne freghino. Non è così. Per molto meno si incorre in diffamazioni e cose simili, oppure in trattamenti psichiatrici. Sta di fatto che mi lasciano pubblicare. Se ne pensi quel che si vuole. Non me ne frega nulla. Né dirò di più dato la delicatezza, diciamo ‘delicatezza’, del punto. La cosa, questo specifico S/G-OS-M, va avanti da un tre-quattro decenni.

Mi assumono alla Allegretto-BMB Solutions GmbH, ora Allegretto-Genusskombinat / BMB Spreecafé GmbH, Anna-Louisa-Karsch-Straße 2, 10178 Berlin, una piccola rete di ristoranti-bar, inizialmente per sette mesi, inizialmente da aprile ad ottobre 2014 come cuoco/aiutocuoco, Koch/Hilfskoch [è quello scrivono nel contratto]. Non me ne frea nulla, naturalmente, di un tale ridicolo lavoro, oramai da sottoproletariato. È solo per fare qualcosa e date le circostanze specifiche. Poi, nonostante quello che è successo, mi rinnovano il contratto, con la stessa qualifica, sebbene mi abbiano messo a fare altro fisso, per il motivo diremo [che è poi quello abbiamo già sinteticamente detto, lo S/G-OS-M], per un altro anno, dal novembre 2014 all’ottobre 2015.

Uno lo assumi per una cosa. Poi non succede nulla, diciamo di ‘interno’. Succede solo una cosa esterna, una interferenza, una delle solite interferenze di Stato e di Stati, il solito S/G-OS-M. Metti costui [io] a fare altro. E gli rinnovi pure il contratto di lavoro con la qualifica originaria mentre ha il divieto, di Stato e di Stati, di esercitare quella qualifica per cui è stato assunto, e continua a fare altro, come appunto da ordini di Stato e di Stati.

È così che va la vita, in questa fogna creata da burocrati ‘pubblici’ delinquenti e maniaci che si coprono dietro i poteri ed i regolamenti delle Polizie Segrete Carabinieri-NATO e della loro rete in pratica mondiale. Non mi fanno fare altro. Invero, arrivano con le loro ostruzioni, qui lo stalking-mobbing, sul posto di lavoro [ah, poi, o prima, anzi in parallelo, vi sono le ostruzioni, gli stalking-mobbing sui luoghi di abitazione e su quelli di studio] pure per un misero posto in un ristorante. Pure quello è troppo, per cui devi, su loro ordine al datore di lavoro, fare lo sguattero e, pure ciò, con stalking-mobbing. Ovviamente la dequalificazione [dequalificazione rispetto al contratto formale], di cui non me be frega nulla in realtà, è già essa stessa stalking-mobbing di Stato. A parte che uno guadagna meno perché hanno meno bisogno di uno sguattero che in cucina che se uno facesse altre cose. Se uno è per esempio cuoco [come lavoro], o soprattutto cuoco unico in genere od almeno alcuni giorni, deve essere presente vi siano o non vi siano clienti, per l’orario di apertura del servizio cucina. Ci sono ristoranti dove l’orario di cucina è esso stesso flessibile, ma anche ristoranti dove esso è dato. Un cameriere lo puoi mandare a casa perché magari lo sostituisce il barista. Il lavapiatti lo puoi egualmente mandare a casa perché lo può sostituire chiunque. Non il cuoco, se la cucina deve restare aperta, vi siano o non  vi siano clienti. Dunque, in cucina, uno fa più ore, per cui il salario è, come dire?, più certo, per quanto a 8.5 l’ora o poco più non è che poi uno di solito ci si arricchisca. In una organizzazione di certe dimensioni (lì, pur essendo solo una piccola rete hanno un 100-200 dipendenti), un lavapiatti (e pure con l’ordine di non farmi superare le 1000 al mese, in certi mesi invernali pure con salari che non arrivavano a 400 o 500, nel mio caso) guadagna nettamente meno di un cuoco cui assicurano un salario minimo complessivo superiore ai quelli ora citati, comunque sopra i mille euro mensili. D’altro canto, se uno fa meno ore, ed ha dunque, od  anche per questo motivo, un salario inferiore, è anche vero che ha pure più tempo libero per studiare, leggere, scrivere, se ha interesse a ciò come è il caso mio. Quanto alla supposta umiliazione [tale è considerata, tale è lo scopo di tali stalking-mobbing sul luogo di lavoro e pure altrove, da parte delle polizie Segrete Carabinieri-NATO] di fare lo sguattero, anziché lavorare in cucina, figuriamoci che umiliazione può essere per uno che abbia frequentato varie università, si destreggi tra varie discipline intellettuali, scriva etc, fare lo sguattero anziché il cuoco! Anzi... Lo sguattero è una tipica professione da intellettuali perseguitati. Mentre i cuochi sono tutti pazzi. Lo sono per una ragione precisa. Perché quando arrivano gli ordini dai tavoli, nelle ore di punta e nei momenti di piena, le ansie del cuoco rapidamente salgono ed esplodono devastandogli la mente spesso già labile, in modo direttamente proporzionale, o addirittura con correlazione esponenziale, agli ordini che si accumulano e che lo guardano ossessivi dato che il cliente deve essere servito in fretta. Tutto deve essere cucinato sotto la pressione di quei foglietti che aspettano di essere evasi. Non è come nei ristoranti di una volta dove il cliente poteva aspettare anche mezz’ora od un’ora, e dunque il cuoco poteva anche prendersela comoda. Là, il cuoco poteva anche fare l’artista. Nelle cucine di oggi deve correre.  

Appena RobertG mi assume, e dunque il mio nome viene inserito a terminale, esso viene come sempre intercettato dalle Polizie Segrete, qui dalla StaSi-GeStaPo tedesca, che ora si chiama BfV [Bundesamt für Verfassungsschutz - Ufficio Federale per la Protezione della Costituzione] e pure con altre sigle, e si accende subito, irresistibile, l’allarme NATO. La cosa venne montata dalla Polizia Segreta Carabinieri un 35 anni fa e poi incrementata a livello NATO per cui, in pratica, è operativa in tutto il mondo, dato che gli anglo-americani arrivano dappertutto, anche in ‘campi’ creduti avversi. A livello di Polizie Segrete, non esistono Stati o campi avversi. Tutti aiutano tutti. Per cui, se c’è una persecuzione NATO, ti seguono e ti perseguitano pure in Cina ed Brasile, oltre che in paesi formalmente di area anglo-americana. Non potrei scommetterci sulla Russia e sull’Iran, perché non ho mai provato, ma non ho molte illusioni. Posso solo dire che quando, in Canada, tra il 2008 ed il 2010, tentai la conversione formale al giudaismo, che in pratica permetteva poi di poter chiedere la cittadinanza di Israele, il CSIS intervenne pesantemente sui rabbini di Vancouver BC, e gli stessi da bravi cagnolini si uniformarono, perché non mi dessero i ‘pezzi di carta’ per poter fare ciò. Infatti, se cambi cittadinanza ti sottrai dallo Stato che ti perseguita e magari il nuovo può lasciare cadere la cosa anche se fa parte della stessa area anglo-americana. Per lo stesso motivo fecero di tutto perché non andassero avanti le procedure di richiesta asilo in Canada e poi in Brasile, e siccome andarono avanti, andarono verso la sicura reiezione, date le irresistibili raccomandazioni, da Italiozia-NATO, che la cosa non si dovesse assolutamente fare. Infatti, se qualcuno ti dà asili, si rimuove la cittadinanza formale di chi ti abbia messo sotto persecuzione, qui sotto S/G-OS-M, dunque tutto viene a decadere. Poi, beh, il nuovo Stato di cui tu divenga proprietà può magari decidere pure di farti cose peggiori, come no. In un mondo dove Il Principe è del tutto burocratizzato ed iper-burocratizzato, tutto segue logiche burocratiche, che sono quelle che abbiamo accennato, relativamente a queste cose. Dove, invece, ci sono tanti casi, gli Stati pubblicamente starnazzano ma poi tutto si aggiusta, è perché quello che dicono pubblicamente di voler fare al singolo non è quello realmente fanno. Chessò, se un C.Battisti ottiene asilo in Brasile od uno Zorzi in Giappone, vuol dire che, starnazzi pubblici a parte, i Carabinieri-NATO, dunque il governo reale e formale, hanno detto che va tutto bene, anzi li hanno mandati e raccomandati loro. Corrieri che ti portano i soldi, porte che magicamente si aprono, soldi che ti danno o ti lasciano guadagnare, sono opera dei governi su indicazione del Principe-Stato che ha la proprietà originaria del suddito in oggetto.   Con me, preferiscono continuare a sputtanarsi... Eccomi, finché fa comodo a me!

Dunque, appena il mio nome è inserito a terminale della Allegretto, o come si chiama come ragione sociale formale, di Berlino, esso viene subito intercettato dalle Polizie Segrete tedesche e NATO, e si accende l’allarme per lo S/G-OS-M.

L’agente ‘speciale’ Linnéa [una ridicola bagasciona del VB (Verfassungsschutz Berlin - cui il BfV ha subappaltato la cosa), una vera scalzacani, con la testa imbottita di propaganda da università crucche, quanto viscida e servile, grassoccia sformata, del tutto nevrotico-paranoica, incaricata di seguire il caso, lo stalking-mobbing-linciaggio-pogrom di Stato-NATO, in tutte le sue implementazioni] telefona subito alla Allegretto. Tuttavia tale teppa demente di Stato ha problemi a trattare con imprese che vadano oltre il familiare. Infatti, in aziende piccolissime, familiari, mi fanno licenziare subito, dopo stalking-mobbing-linciaggio-pogrom accelerato. In quelle appena più grandi, diviene tutto differente.

Quelli del BfV-VB fanno i soliti discorsi da terroristi e psicopatici di Stato. Vanno per gradi, secondo il manuale NATO devono seguire per queste persecuzioni. Prima fingono di chiedere informazioni. Poi ritornano e dicono, sebbene sia del tutto falso, ma devono seguire delle procedure standard che contemplano proprio questo, che vi è un’indagine in corso sul loro bersaglio, cioè su di me. Dicono, quasi nell’orecchio dei loro interlocutori, abbassando la voce ed assumendo un’aria guardinga, che v’è un’investigazione segretissima, ma evidentemente non così segreta che lo e la raccontino a tutti, ed aggiungono che il bersaglio, cioè io, non lo deve sapere, neppure sospettare, nulla. Infine disvelano che non hanno nulla da chiedere, né da indagare, né da sapere, ma che è solo una persecuzione senza alcun motivo.

Questa progressione di balle è programmata in modo che tutti capiscano che si tratta solo di stalking-mobbing-linciaggio-pogrom di Stato, di terrorismo di Stato, e pure senza alcuna ragione, pur con la proibizione di chiamarlo a questo modo e facendo finta di non averlo capito. Insomma dei delinquenti malati di mente che hanno anche fare con altri delinquenti dementi, ché altrimenti manderebbero affanculo tali ‘grandi’ agenti segreti.

Ovviamente, coloro con cui hanno parlato non è che siano più equilibrati di loro, né meno delinquenti, né con una qualche moralità, per cui non capiscono un cazzo né se ne preoccupano di non capire un cazzo, ma agiscono secondo gli ordini delinquenziali e pazzoidi ricevuti, fingendo pure di credere pure a tutte le chiare [ma per loro evidentemente oscure] insensatezze loro dette, e man mano ripetute o variate ma sempre sul tema principale della evidente balla chiaramente demenziale e del tutto pretestuosa detta loro all’inizio. Accatastano scuse, ora che stanno nel manuale NATO, ora che si inventano come scritto nel manuale NATO che dice che devono essere creativi dunque adattarsi alla percezione del miliziano hanno raccattato, e che si è lasciato raccattare ed usare, e che ora si beve, ora finge di bersi, ma comunque si uniforma a tutte quelle fandonie inverosimili, inconsistenti, e confliggenti tra di loro e con la realtà.

Del resto sono rapporti di potere, non di verità. È il Principe, il Principe-Stato, che sta parlando ed imponendo i suoi voleri a sudditi aiutanti di servire, e leccanti chi dà loro gli ordini.

Dunque, rispondo ad un loro [della Allegretto] annuncio, un’inserzione online. Mando un mio CV in tedesco funzionalizzato a ciò per cui sto facendo domanda, che è lavorare in cucina. Vengo contattato da BettinaH, che allora era addetta al personale, lì negli uffici centrali della Allegretto-BMB Solutions GmbH [ora Genusskombinat / BMB Spreecafé GmbH, Anna-Louisa-Karsch-Straße 2, 10178 Berlin]. Lei mette gli annunci. Lei ti risponde quando fai domanda.

Io vengo assunto, di fatto, da RobertG, “Herr Robert”, che è il dirigente, o pseudo-tale, dall’area centrale della Allegretto, specificatamente della cosiddetta Allegretto-“ATavola Trattoria”, con cui faccio il colloquio e che dopo l’immediata prova mi fa firmare il contratto preliminare, e poi quello vero. Ma essendo lui a contatto quasi fisico, dato che sono ai piani superiori, degli uffici centrali, si occupa un po’ di tutte le assunzioni nel settore cucina. Lui assume per il suo ristorante/filiale di competenza e nel contempo, di fatto, i suoi assunti vengono poi anche come smistati presso le altre filiali/ristoranti, o nei settori produzione centrali, della piccola rete. Piccola, ma non piccolissima, perché l’Allegretto avrà alla fine un 100-200 dipendenti. Solo 100-200, ma, ovviamente, come spesso succede, super-burocratizzata, con uffici inutili e gente che, negli uffici, fa poco, e s’inventa pure attività varie, con costi addizionali, per far vedere che lavora. Tipiche illogiche ‘logiche’ burocratiche.

Come si diventa dirigenti, cioè manager o pseudo-manager, alla Allegretto? Di solito è tramite la lobby dei camerieri. I camerieri e le cameriere. Queste ultime soprattutto. Le cameriere devono essere appena appariscenti e colle chiappe belle tonde, o più o meno tonde, di solito, ed ecco che, dopo anni di gavetta, divengono pseudo-dirigenti, pseudo-manager, oppure passano all’“Ufficio”, l’ufficio centrale dove sono un po’ tutte e tutti ‘manager’ di qualcosa. Li e le chiami così [“manager”], li paghi poco, sono tutti contenti. I più svegli se ne vanno. Gli altri restano. O hanno collocazioni dove riescano a rubacchiare, oppure non hanno attitudini per aspirare a collocazioni migliori altrove.

Non ho idea come “Herr Robert” sia divenuto manager del ristorante prossimo alla sede centrale, che chiamano “ATavola”. O viene dalla lobby dei camerieri ed alla fine hanno promosso lui invece della solita culona, oppure avrà seguito qualche altro percorso. È manager di ATavola e del connesso settore produzione [dove predispongono i semilavorati per la cucina e la pizzeria, dato che in ATavola vi è pure un’area pizzeria - tanto per complicare la burocrazia ed i costi vi è pure un altro settore produzione per gli altri ristoranti della rete] dello stesso. Per cui vi sono poi dei sotto managers sia della produzione di ATavola che del ristorante ATavola. Hanno scelto un uomo, lì, dunque, Herr Robert, perché è manager solo delle cucine, la cucina della produzione di ATavola, e la cucina e pizzeria di ATavola. In cucina, vi sono di solito uomini (anche qualche donna grossa e sformata). Invece, per l’area camerieri, dove vi sono sia uomini che donne, vi è, lì, in quell’area centrale di Allegretto una manager, una donna, un’ex-cameriera promossa manager perché alta e ficona. Anche un po’ tesa e nevrotica, da quel la vidi quando andai per il colloquio e per firmare il contratto.

Non è rilevante per la nostra narrazione. Comunque... Parlo della area centrale di Allegretto, perché è una cosa non raccolta, non piccola, dal punto di vista spaziale, quell’area centrale. Sopra vi sono gli uffici. Sotto vi è un bar non piccolo, ovviamente elegante, e nell’interno settori produzione vari, dalla produzione-cucine [un paio, essendovi sia la produzione di ATavola che quella degli altri ristoranti], alla produzione-gelati, alla produzione-dolci. Questo bar si estende verso l’esterno soprattutto nella bella stagione con tavoli e tavoli sulla riva dello Spree. Poi, dall’altra parte, oltre il fiume, vi è la Museumsinsel, l’Isola dei Musei. Non vi è solo questo bar, grande o medio grande. Separato, pur nello stesso edificio, una ventina di metri affianco vi è un altro bar-ristorante, egualmente o grande o medio-grande e con estensione esterna nella bella stagione con tavoli e tavoli, che si chiama ATavola, di cui abbiamo già detto. Staccato, un’altra ventina di metri, in un altro edifico, staccato dall’edificio in cui vi sono gli uffici e le due aree bar e bar-ristorante, oltre le produzioni varie, vi è la cucina-pizzeria di ATavola. I camerieri sono obbligati a sculettare veloci per ogni ordinazione che coinvolga la cucina-pizzeria. Se piove non v’è copertura essendo i due edifici non connessi né essendovi tettoie. Hanno dei coperchi per coprire le vivande. Mentre i camerieri devono arrangiarsi. I due edifici, il primo incluso, non ospitano solo Allegretto. Sono grandi blocchi con ben altro. Dove v’è la cucina-ristorante ora detta, quella di ATavola, vi è una piccola area interna per preparazioni, riposizioni e lavaggi, mentre, che danno sull’esterno, con vetrata sulla strada, ma non aperti al pubblico, solo ai camerieri, vi è un lato con una cucina [con quattro fornelli] e connessi, ed un altro lato perpendicolare con le strutture dell’area pizzeria. Lì è dove faccio la prova e dove poi lavoro un paio settimane sebbene per nulla piene.

Hanno bisogno da aprile 2014, dato che inizia la stagione turistica. In pratica, in quell’area centrale, hanno grandi afflussi le giornate di sole e caldo, e cali considerevoli quando vi sia brutto tempo. La programmazione del personale segue quelle direttrici. Appena vedono (molto semplicemente, controllano sul terminale i flussi degli ordini) o che non vi siano clienti o che la giornata d’affari stia ormai scemando, mandano subito a casa chi sia eccedente. Un certo numero di dipendenti sono già messi nei piani di lavoro con l’annotazione di telefonare prima per cui, a seconda del tempo, dicono di andare o meno. Oppure uno va ma a suo rischio, perché se vedono che è giornata moscia non fanno neppure iniziare. Di fatto, poi lo vedo, ti mandano a casa anche dopo un’ora, oppure dopo alcune ore, appena giudichino vi siano troppi dipendenti. Siccome lì, nelle cucine di ATavola, ci sono persone che hanno uno spirito cooperativo, vedono di fare un po’ di rotazione quando arriva l’ordine che 1 o 2 possono restare e l’altro o gli altri vanno mandati via.

L’annuncio lo hanno messo verso metà marzo 2014, o giù di lì. Mi dicono di andare per il colloquio forse attorno al 20, o poco prima. Quando vado, mi fa fare subito alcune ore di prova. Quel giorno c’è solo Mujtaba, un afgano che ha fatto ingegneria in Russia ed è poi venuto a Berlino dove lavora, pur non avendone bisogno sembra, mentre aspetta la residenza permanente ed in funzione di ottenerla. È il capetto dell’area cucina-pizzeria di ATavola. È appena rientrato dalle ferie. Faccio qualche ora di prova. Faccio qualche pizza. Non è un giorno con tanta pressione di clienti. Lui dice che va bene al capetto della produzione di ATavola, un ragazzotto turco, che è il suo diretto superiore. Entrambi dicono a RobertG che va bene.  Costui dice a me che va bene. Mi fa firmare un contratto preliminare dicendomi che mi chiama dopo una decina di giorni non appena ha scritto il contratto. Dopo una decina di giorni gli mando una email per chiedere a che punto sia la scrittura del contratto. Passa qualche altro giorno e poi mi chiama. Firmiamo il contratto. È inizio aprile 2014. Con lo stesso faccio i documenti che mancano che sono poi l’iscrizione alla Cassa mutua ed il numero della previdenza sociale, mentre è inutile un altro codice fiscale dato che è uguale allo stesso che avevo già. Faccio tutto in poche ore. Il giorno dopo vado lì e mi fa iniziare a lavorare.

Io avevo fatto domanda come aiuto di cucina, pur presentando un curriculum da cuoco. Durante i colloquio mi aveva chiesto perché avessi fatto domanda come aiuto. Io gli avevo detto che era solo perché non conoscevo la cucina tedesca. Scopro poi che mi assunto come cuoco/aiutocuoco. In effetti, lì, sono quattro cazzate. Nelle insalate, a seconda del nome, occorre questo, occorre quello, occorre quell’altro. Mi faccio dei cartoncini con la lista degli ingredienti per ogni piatto, fino a quando non ho memorizzato tutto con la pratica. Anche le pizze non sono poi un grande numero. Ti dicono: “La pizza a...” ed uno ci mette gli ingredienti ordinati dal cliente. Non sono quei luoghi con un centinaio di pizze differenti. Lì, ne hanno una decina. Anche per i piatti principali, ma i primi giorni non mi mettono lì, ti devono far vedere ed uno poi memorizza. Si tratta di prepararli secondo la procedura loro e cogli ingredienti loro vogliono lì, ed il piatto esce. Beh, il lavoro di cucina è quello. Ci sono degli strani pseudo-gnocchi leggeri, come areati, che si friggono nell’olio e poi si combinano con qualche sapore, forse pure delle verdure. Sono un po’ delle schifezze,  ma lì è così. Gli altri sono normali piatti. Delle paste, che essendo pasta fresca, si preparano in pochi minuti. Delle carni, che di solito si combinano con delle insalate. Non è una grande varietà. Si tratta di cominciare a farli e poi uno si ricorda. Nel caso, ci sono le ricette, sia generiche che dettagliatissime. Uno si può fare dei cartoncini, come già mi ero fatto per le insalate e per il carpaccio. Si deve seguire la procedura prestabilita e mettere gli ingredienti che lì vogliono siano messi e con la presentazione loro gradiscono. Sennò anche il carpaccio lo si potrebbe fare e disporre in modi differenti. 
 
Intanto, conosco gli altri due che lavorano lì, che sono Daniel Rios Benavides, uno spagnolo forse di Granada, e Philip, un ragazzone nero del Ghana che, prima di venire in Germania, ha lavorato a Barcellona, per cui parla e capisce lo spagnolo. Lo spagnolo aveva la vocazione del sindacalista, sindacalista di e per sé stesso, nel senso che cercava di far vedere che ci fosse più lavoro di quello vi era veramente. Dato che lì si riteneva il numero due, infatti Philip faceva insalate ed altri servizi, mentre era Daniel che, con Mujtaba, cucinava, usava questa sua posizione si supremazia, ed il fatto che Philip parlava spagnolo, per dire allo stesso di non fare l’una o l’altra cosa e di lasciarla per il giorno dopo. Philip, che era un ragazzone serio, gran lavoratore e capace, alle richieste-ordini di Daniel in spagnolo rispondeva positivamente, con segni di assenso, con lui, sebbene poi, in realtà, facesse tutto come suo dovere. Sì, insomma, non voleva problemi con nessuno per cui non contraddiceva frontalmente Daniel che gli diceva di non fare le cose, però poi faceva quello che doveva, dunque ignorandolo. Philip, pur facendo di fatto soprattutto l’aiuto di cucina, quando occorreva sostituiva senza problemi i cuochi. Doveva avere un contratto come quello che avevano fatto a me. 

Appena il mio nome viene inserito a terminale della Allegretto, come dipendente, cosa che avviene colla firma del contratto, ai primi di aprile 2014, il BfV-VB, cioè Linnéa, la bagasciona sfatta che lo rappresenta, si precipita alla Allegretto, negli uffici, in Anna-Louisa-Karsch-Str. 2 , 10178 Berlin. Chiede chi siano i proprietari, il direttore generale, i vertici della Allegretto-BMB Solutions GmbH [poi divenuta Genusskombinat / BMB Spreecafé GmbH, a seguito della legislazione sul salario minimo]. È la procedura solita. Le Polizie Segrete sono burocrazie come tutte le altre. Dunque seguono procedure burocratiche, cioè gerarchiche. Vanno dall’alto verso il basso.

Lì, i proprietari di fatto sono tre: Barbara Ewald, Boris Freise, Mirko Alexander Nikolitsch.  Sono i tre soci originatori, fondatori, di quel business. Quello che si atteggia a capo, e che comunque va di solito quando c’è da rappresentare l’azienda, è Mirko Alexander Nikolitsch, il più minchione, col viso rosso da alcolizzato cronico, surfista, alto. Per cui l’hanno scelto come portavoce. Tanto per fargli fare qualcosa. Non che neppure gli altri due siano dei geni. Sono tutti e tre usciti da una scuola di management, dove non hanno imparato nulla, nulla di utile dal punto di vista dell’efficienza organizzativa. Per cui applicano le cazzate formali che hanno imparato all’università. Le scemenze sono sempre quelle che i minchioni si ricordano più facilmente. Hanno disegnato sulla carta la struttura di una piccola rete di bar-ristoranti orientata verso i musei, verso l’area centrale turistica e dei musei di Berlino. Hanno scritto un piano aziendale. Usando il titolo di laureati in management ed una presentazione suadente del loro progetto, oltre che sfruttando conoscenze familiari ed istituzionali, hanno trovato i finanziatori ed ottenuto gli appalti, la possibilità di aprire delle filiali in musei e simili, solo in alcuni in realtà. Poi hanno affittato i locali, e riempito le caselle di quello avevano disegnato sulla carta. In realtà, quello disegnato sulla carta, e pure da persone che non conoscano i dettagli del lavoro, mai funziona. Né loro sono capaci di grandi aggiustamenti in corso d’opera. Per cui sono in continua crisi di liquidità, con spesso difficoltà a pagare fornitori e stipendi, cui rimediano con trucchetti vari, finché possono. La qualità del personale è bassa. Gli sprechi alti, altissimi. Loro non hanno il controllo dei dettagli, per cui non sono in grado di intervenire su sprechi e proliferazione di costi, né sulla qualità del personale. I trucchetti per spendere meno si traducono in maggiori costi. Del resto, un po’ tutti se ne fregano e loro, appunto, non sono degli organizzatori capaci di intervenire, né di avere collaboratori che intervengano, per ottimizzare le risorse e creare efficienza. Dove poi decidono in tre [il Mirko Alexander Nikolitsch, che non ha testa per neppure far fingere di decidere, si fa sostituire dalla sorella Prisca (un’altra fonte di costi, dato che l’hanno dovuta nominare Projektmanager, che non si sa bene nel concreto che cosa sia ma che va certo retribuita in proporzione al titolo pomposo), per cui i tre sono sempre tre], non decide nessuno, ed ognuno cerca di mettersi il culo al riparo se dovesse poi andare troppo male. Nessuno se ne cura neppure, che le cose possano andare male. Anzi ognuno vi contribuisce. Da crucchi usciti una scuola di management crucca, dunque seguendo tipiche logiche burocratiche, si sentono importanti non ad avere alti profitti ed altre retribuzioni bensì ad attorniarsi di collaboratori che non fanno nulla, che non servono a nulla, ma che costano sia direttamente che per i costi aggiuntivi di cui sono fonte. Nell’ufficio centrale, già pieno di gente che non fa nulla, infatti, quando sono stufi di fare nulla in ufficio, se ne vanno poi in giro con le scuse più varie a sbevazzare ed a mangiare gratis nelle varie strutture della Allegretto. Inoltre, assumono in continuazione gente inutile. Si sono perfino inventati uno che fa il para-ispettore sanitario. Va per le filiali a controllare che sia tutto pulito. Ah, siccome tutto funziona secondo regole mafiose, nella Allegretto, quando lo pseudo-ispettore va a fare qualche controllo, dall’ufficio centrale, dove avevano già avvisato prima che vi sarebbe stata un’ispezione il tale giorno, telefonano che lo pseudo-ispettore sta arrivando. Tanto per fingere di fare qualcosa, hanno qualcuno incaricato di inventare nuovi piatti. Si inventano delle cazzate. Per dimostrare che hanno fatto qualcosa, chiamano e pagano poi degli assaggiatori. Gli assaggiatori, per continuare ad essere chiamati e pagati, dicono che è tutto ottimo. Del resto, danno loro delle porzioni talmente piccole, che, al massimo, gli assaggiatori possono pronunciarsi più sulla coreografia, sulla presentazione, che sul contenuto, che sui cibi ed i loro sapori. Per esempio, si inventarono dei ravioli coi funghi, non ai funghi ma coi funghi. Immaginate dei funghi insapori, del tipo di sottaceti o sottolio ma davvero senza alcun sapore, mescolati a dei ravioli. In pratica sono i ravioli con affianco, affianco perché non realmente amalgamati/combinati, dei funghi, funghi che uno vede ma che non hanno dato alcun sapore al tutto. Essi stessi, se li mangi, sono del tutto insapori. Ecco, i ‘geni’ chiamati come assaggiatori hanno attestato che una tale preparazione era ottima ed è dunque entrata nel menù della Allegretto. Un cliente ordina i ravioli ai funghi e si ritrova dei ravioli che NON sanno di funghi, sebbene tra di essi spuntini dei cosi che hanno qualche somiglianza con dei piccoli funghi compatti ed insapori. Ovviamente nessuno dei cuochi si è mai permesso di opinare nulla. Non se ne rendono neppure conto. Ad ogni modo, in una struttura burocratizzata si deve sempre dire che tutto va bene, anzi ottimamente. Pure i consulenti esterni, tali gli assaggiatori sono, devono attestare che tutto va bene. Sennò l’Allegretto burocratizzato s’offenderebbe ed assumerebbe, chiamerebbe, altri. Pure quelli che già hanno... Per esempio, alla produzione centrale ci sono due, il capo ed il suo valletto, oltre ad altri. I due sono DanielK e MatthiasK che, dopo aver fatto una valanga di ore durante la settimana, tanto per averne ulteriori, dunque guadagnare di più, venivano mandati in ispezione domenicale presso le varie filiali. Passavano. Facevano due chiacchiere. E se ne andavano. Un’altra cosa del tutto inutile. Tutti questi apparati, procedure strambe e dannose, coi relativi fardelli supplementari, sono tutti costi. Le spese sono alte, dato che hanno in uso locali lussuosi ed in musei, con fitti non certo bassi. I prezzi non posso volteggiare perché, per esempio per eventi, la concorrenza subentrerebbe. Ed ecco che ci sono periodi in cui non sono in grado di pagare gli stipendi, per cui devono dilazionare ciò. Questo succede pure coi fornitori. È spesso successo che ne abbiano persi e si siano visti costretti a rivolgersi ad altri da cui acquistavano a prezzi maggiorati. Logiche da apparati pubblici. Ma il settore pubblico si paga colle tasse, lì coi bassi salari dei molti e con perdite, o profitti ridotti o nulli, salvo scaricarlo sui clienti come prezzi maggiorati ma lì ci sono dei limiti dovuti alla concorrenza con altre aziende simili.

Non c’è ovviamente alcuna connessione, crediamo, tra l’essere minchioni e non avere alcuna moralità. La gente è come è. Anche i geni sono spesso senza moralità, non differentemente dagli altri. Non è che perché uno capisca abbia poi un qualche coraggio, coraggio o quel che è. A volte, basterebbe aver vergogna. Ma se l’avere vergogna viene superato dal bisogno di essere codardi... Il bisogno di conformismo prevale su tutto ed il conformarsi è il conformarsi alla paura di non essere servi. ...Uno è servo e si sente in ordine col mondo e con sé stesso.     

La Polizia Segreta tedesca-NATO, qualunque tesserino abbiano poi mostrato loro e qualunque cosa abbiano poi detto loro, parla innanzitutto con loro tre, i tre para-proprietari [Barbara Ewald, Boris Freise, Mirko Alexander Nikolitsch] tramite l’agente ‘speciale’ Linnéa [se poi è stato o stata altra od altro, con altro nome, fa lo stesso]. Nel momento loro assicurano la loro cooperazione col terrorismo di Stato richiesto, ecco che la Allegretto, alias BMB Solutions GmbH, alias Genusskombinat / BMB Spreecafé GmbH (Anna-Louisa-Karsch-Str. 2, 10178 Berlin), diviene una impresa o cosca mafiosa. Le mafie sono quello. Non è come al cinema, dove si creano immagini false per condizionare i sudditi con false credenze sulla realtà, su cosa Il Principe / Stato sia e come funzioni. Qualunque milizia parallela delle Polizie Segreta è una mafia. Non ve ne sono altre. Che la cosa non sia nota non cambia i termini della questione.

NOTA SOCIOLOGICA
Che cosa è una mafia?
Una cosca o famiglia o azienda mafiosa non è come nei film. Nei film sembra tutto oscuro e misterioso. Anzi, se i film si sanno vedere bene (ma ciò presuppone pre-conoscenza), c’è sempre qualche accenno di verità. Ma nulla più. Il regista ha capito le cose, per cui sotto-sotto lo fa vedere che lo ha capito. In effetti, per non dire, o dire poco, si deve sapere. È il contesto in cui gli elementi di verità sono inseriti, che manda alla massa un’immagine differente che è quella il sistema vuole sia mandata. Per cui, il messaggio recepito a livello di massa è differente, è quello delle forze oscure, del tutto illegali e che lo Stato in qualche noto combatte. Né i film, né le analisi apparentemente colte spiegano perché allora il fenomeno non sia liquidato. Si dà a bere alla gente che la criminalità organizzata non possa essere eliminata perché sia troppo forte. Figuriamoci!
È tutto molto più semplice.
È creata ed è utilizzata perché serve. La criminalità organizzata la crea lo Stato, tramite le sue Polizie Segrete, che sono appunto la branca dello Stato che si occupa degli aspetti delinquenziali dello Stato, delle sue attività delinquenziali. Come la crea? Di solito la crea da aziende del tutto legali e preesistenti. A seconda del tipo di attività delinquenziali che lo Stato debba intraprendere per uno specifico fine, contatta delle aziende del tutto legali, da un negozietto ad una grande industria [appunto dipende che lo Stato debba fare], e chiede loro di commettere crimini. Stragi, assassinii, persecuzioni, distribuzione di stupefacenti, traffici di armi, etc. sono richieste da agenti di Polizie Segrete ad aziende preesistenti e a singoli. Ovviamente, gli agenti di Polizia Segreta assicurano protezione, ...protezione fino ad un certo punto.
Naturalmente, l’agente di Polizia Segreta non la conta mai tutta. Non è neppure detto che lui o lei la sappia tutta, o neppure un po’. Sono tutti esecutori, alla fin fine, di solito. Chiede, ordina, minaccia. Se non ottiene cooperazione spesso se ne va senza attuare nessuna ritorsione. Ma questo l’imprenditore singolo o la grande azienda non possono saperlo, né ovviamente esserne sicuri. Ad un imprenditore o ad una azienda che non cooperino possono essere fatte revocare licenze, fatte fare multe, ostruire e far ostruire affari, essere rifiutati crediti bancari magari essenziali, essere revocati appalti ed altre fonti di reddito, anche essere fatte chiudere dunque. Ciò può essere fatto come non fatto. Dipende, alla fin fine, da circostanze molto concrete inclusi i poteri specifici, ed il tempo a disposizione, dell’agente di Polizia Segreta e del suo ufficio.  
Ma, di solito, individui ed aziende cooperano, in varia misura. Esiste una tendenza naturale del singolo ad essere soggetto all’autorità, tanto più quella del Principe/Stato e delle sue burocrazie. Ed ecco che l’azienda che coopera diviene una mafia. Ed i singoli divengono dei mafiosi. È automatico.
Ovviamente, chi ti assicura, o ti lascia intendere coperture, o molto più spesso l’assenza di ritorsioni da parte dello Stato nel caso non cooperassi, non te la conta mai tutta. Ti spaventa, ma non ti dice che sei coperto al 100%. Anzi, più ti chiedono di commettere crimini, e più tu azienda mafiosa acquisti un qualche potere, più devono poi reprimerti. Non reprimenti perché hai commesso crimini su loro ordine, ma reprimerti per tenerti sotto controllo. Ecco perché la mafie vengono colpite, sostituite da altre, represse in parte come singoli ma non come fenomeno. Il fenomeno delle criminalità organizzate [che va dalle cosche delinquenziali ai gruppi che praticano criminalità ‘politica’], creato dallo Stato, e solo dallo Stato attraverso le sue branche delinquenziali cioè dalle sue Polizie Segrete [che hanno appunto il potere legale di violare le leggi correnti e di commettere crimini su ordini del governo, dello Stato], viene represso solo in suoi singoli individui precisamente come tecnica di controllo. Alla gente raccontano che loro, lo Stato, lo ‘combattono’. In realtà, lo hanno creato e lo controllano.
Quando Polizie Segrete chiedono ad aziende e ad individui di cooperare con loro, anche solo per persecuzioni contro singoli, scrivono nei fascicolo personali di coloro hanno cooperato con loro che questi sono delle chiaviche che si sono prestate per delinquere su richiesta dello Stato, di loro agenti di Polizia Segreta. Beh, non lo scrivono con queste parole. Ma il senso è quello. Sono come i militari che vanno in missioni speciali o non speciali all’estero od in patria. Sono marchiati. A volte hanno egualmente carriere di successo. Altre, soprattutto quando sono stati obbligati a fare cose che hanno devastato le loro menti, ne escono variamente sbalestrati e marginalizzati.     

Linnéa va dunque a parlare coi tre para-proprietari [Barbara Ewald, Boris Freise, Mirko Alexander Nikolitsch] appena inizio a lavorare lì, a ATavola. Dice che hanno una grande operazione speciale, poi si corregge e confonde, ed aggiunge che anzi c’è una indagine segretissima contro di me e che le occorre la loro cooperazione. I tre la guardano allibiti intuendo che è una pazza, mandata da pazzi, ma non osano contraddirla frontalmente. Le chiedono. Lei chiarisce che non v’è nessun pericolo ma che lei ha degli ordini. Questi la guardano ancora più allibiti. Le rispondono, alla fine, che non capiscono ma certo che cooperano. Se il governo dice che c’è una qualche grande operazione ed indagine segreta, segretissima... Le chiedono perché lo dica a loro, se è segreta. Linnéa risponde che è segreta per me [per me Roby] ma che lei può dirlo a chiunque. Le scappa detto che più persone lo sanno, che c’è un’indagine segreta, meglio è. L’importante è che non lo dicano a me. I tre sono di nuovo ancora più stupiti ma, appunto, la bagasciona è andata lì a nome del governo per cui non osano contraddirla frontalmente. Confermano che cooperano, se c’è davvero una grande e segretissima indagine. Barbara osa chiedere come è che un cuoco... Linnéa salta subito su:
- “Ma che cuoco e cuoco! Quello non è un cuoco.”
- “Noi lo abbiamo comunque assunto per la cucina...”, le butta lì Barbara che è rosa dalla curiosità ed ha dunque appena controllato a computer i termini della assunzione di questo Roby di cui Linnéa è venuta lì a parlare. .
- “Anzi, sarò chiara subito... Quello non deve cucinare. Assolutamente non deve cucinare!”
- “Come sarebbe a dire? Cosa c’entra con l’indagine segretissima...”
- “Ma che indagine ed indagine...”
- “Mi scusi... Solo per capire... Lei ci ha detto che c’è un indagine e che noi dobbiamo cooperare. Ora ci dice che non c’è nessuna indagine e che non deve cucinare... Ci sarà mica qualche problema sanitario? Sa, siamo un ristorante, anzi una catena, di nome...”
- “Ma che problema sanitario! È che non deve cucinare. Ordini del governo!”
- “Ah, dunque, per capire... non ci sono indagini, non ci sono problemi sanitari, ma è una cosa segretissima e non deve cucinare. Ed  allora che lo teniamo a fare... Ma è legale, è regolare quello che ci sta dicendo...? Scusi, lei da chi è mandata con precisione?”

La bagasciona Linnéa sudava e puzzava. Tutta arrossita si agitava sulla sedia come avesse un ferro rovente nel culo. I tre erano gelati, come terrorizzati ed imbarazzati a vederla in quello stato. E poi non stavano capendo nulla di quello che stava passando. D’altro canto,  quella era lì per conto dello Stato... Linnéa cercò di ridarsi un contegno. Si concentrò, o così fece finta, un attimo sui fogli che aveva in mano dato che si era portata un fascicolo dell’operazione, dei fogli di note, non incartamenti riservati. Sfoggiò come un sorriso che non celava il suo stato confusionale e cercò di ripartire.
- “Sono ordini del governo, ...governo che manda noi quando si tratta di cose riservate. No, non ci sono pericoli. Sono ordini e dobbiamo fare queste cose. Sì, sì, è un’indagine segretissima, nel senso che lui non deve saperlo... Beh, se lo sa di suo non possiamo farci nulla, ma non deve saperlo da voi né da altri cui noi lo si dica qui ora. In questo senso è segretissima, segretissima per lui. Ordini del governo. Sapete, abbiamo delle procedure. Sono cose che funzionano a questo modo. Sono indagini fatte così. Ci dicono di chiamarle indagini e noi le chiamiamo indagini. Sono indagini. Non è che noi si stia a fare altro. Ci mancherebbe! No, non è un cuoco. Per questo il governo non vuole che cucini. Lo ho proprio scritto, negli appunti operativi. Non deve cucinare. Eventualmente può fare cose collaterali ma mi dicono che non deve venire a contatto coi fornelli. Sì, è vero, è una cosa strana. È quello che mi hanno scritto qui...Ecco... ...lo ho scritto qui... Deve sentirsi umiliato... Hanno scritto proprio così... ...Sono ordini... ordini del governo e NATO. Deve essere uno importante. ...Se hanno scritto queste cose! ...Ci sono grandi professori che ci scrivono queste cose, ...come dire...?, ...che ci scrivono queste cose psicologiche. Ed il governo ci ordina di eseguire... Sì, sembrano delle cose strane. Mandano noi proprio perché si tratta di cose riservate. Noi non possiamo che riferire quello il governo ci ordina ed eseguire.”

Intanto Barbara, annichilita, e che poi non voleva far sembrare che lei contraddicesse nessuno,  né prendesse le parti di nessuno ché in effetti non è che la cosa la toccasse a parte che una piffera del governo, o tale aveva detto di essere, veniva lì a parlare di uno da loro appena assunto, aveva mandato dei messaggi a Boris perché chiedesse lui per capire quello dovessero o non dovessero fare.

Per cui, Boris, che era poi quello che si occupava, tra i tre, di questioni del personale:
- “Certo, comprendiamo... Confermando che noi cooperiamo sempre..., ...sì, sempre..., con questo nostro Stato democratico, ...solo per capire quello che dobbiamo fare... Non c’è pericolo. Voi avete un’indagine. Non deve cucinare. Dite addirittura che va umiliato. Ma io vedo qui che lo abbiamo assunto proprio per l’area ristorazione... Dobbiamo licenziarlo?!”

Linnéa di nuovo furiosa
- “Ma che sta dicendo?! Guardi io non sono autorizzata a dire di licenziare le persone... Voi fate quello che volete. Noi abbiamo nelle nostre procedure di servizio... ...non possiamo dire cose a questi livello. Licenziare è una parola vietata per il nostro Servizio. Quello che voi fate coi dipendenti dipende da voi e solo da voi. No, non c’è pericolo... però quello è uno pericolosissimo. Ecco perché non deve cucinare. Fa finta di lavorare in cucina. Ecco lo avete assunto come cuoco, mi avete detto... Ve l’ha fatta! Si infiltra... Ma che cuoco e cuoco. Il governo non vuole. Non chiedetelo a me perché. Noi obbediamo agli ordini. Sono procedure. Ci dicono quello che si deve fare o non fare... Lo dicono al nostro Servizio. Il nostro Servizio manda me... Il governo vuole così...”
- “Come sarebbe a dire che si infiltra. Noi siamo un ristorante. Ma allora ci sono delle cose contro di noi. È venuto qui per noi. C’è qualche pericolo per noi...?”, insistette Boris.
- “Ma che pericolo e pericolo! Ma che pericolo volete che ci sia per voi! È lui che è pericoloso. È pericoloso perché ci sfugge. Se il governo ci ha detto di seguirlo, di contrastarlo, ci dovrà ben essere qualcosa!”

I tre si erano scambiati messaggi, oltre che occhiate. Mirko Alexander è uno che dopo cinque minuti che fa una cosa comincia ad andargli in fumo il cervello e deve muoversi altrove. Infatti evitava di dire alcunché perché voleva che la cosa finisse al più presto. Barbara era già annichilita sia da quella bagasciona delirante di Linnéa che dalle domande da lei stessa fatte in precedenza, per cui non aveva intenzione di insistere tanto lo stavano vedendo che era una cosa senza capo né coda. Fu Boris, dunque, che dovette avviare quella riunione demente alla conclusione:
- “Linnéa, lei è stata chiarissima e la ringraziamo per la fiducia riposta in noi. La nostra è una grande azienda ed è nostro dovere sociale cooperare con le autorità. Deve solo dirci come dobbiamo muoverci per collaborare con questa vostra indagine riservatissima. Qui abbiamo una struttura gerarchica complessa. Noi non siamo a diretto contatto coi dipendenti. Per cui, dica i prossimi passi. In concreto, ci dica, ora o quando crede, in che cosa noi ci si debba attivare.”
- “Se c’è l’assenso dell’azienda, a me serve un interlocutore, sì che si possa subito scendere nel concreto.”

Fecero tutti un cenno d’assenso e guardarono verso Boris. Per cui, Boris:
- “Faccia riferimento a me...”
- “Va bene. Possiamo veder subito, un attimo...”

Gli altri due se ne andarono. Restarono Linnéa e Boris:
- “Boris, mi dovrebbe dare i nomi di chi gli sta a contatto... ...oltre che autorizzarmi a contattare chiunque di cui io possa avere bisogno. Ovviamente la terrò sempre informata di ciò, di tutto.”

Boris le dette i nomi di RobertG, del turco della produzione di ATavola e di Mujtaba. Appena Linnéa mette RobertGold... nel computer le esce una segnale di allarme. Il nome è chiaramente ebraico, sebbene sullo specifico RobertG non escano particolari informazioni. RobertG è già restato scottato da quegli ambienti di Polizie Segrete, per cui lui ora non ha molta voglia di averne a che fare. Quando Linnéa lo contatta, dicendogli, mentendo, che c’è un’indagine contro di me, lui lo intuisce che la bagascia sta delirando. Risponde facendo l’ingenuo. Dice che le dicano pure in cosa può essere utile sebbene dichiari di non capire. Lui si occupa del management di un ristorante, in particolare del settore cucine. Se c’è un’indagine segretissima perché lo vanno a dire proprio a lui?! Se uno è libero vuol dire che non ha fatto nulla. Se invece ha fatto qualcosa, allora non sarebbe lì. Lui ha del personale da amministrare. Finché il personale lavora, e lui non ha motivo di credere che il Roby sia lì per altri fini, va tutto bene. Lo dice a Linnéa che sì lui collabora ma non vede proprio cosa possa mai fare né perché... Linnéa passa al ragazzo turco. Lui è cittadino tedesco, perfettamente inserito. È serio e lavora. Per cui, non è che Linnéa possa anche solo adombrare ricatti. Lui sa che al suo capo diretto RobertG non ne frega nulla di cooperare con quella bagascia fuori di testa della Polizia Segreta, per cui, come già RobertG, dice che certo collabora ma che lui è lì per lavorare e che finché i suoi sottoposti lavorano normalmente... ...e fino a quel momento non ha ragione di credere che io sia lì per altri motivi. Alla stessa Linnéa scappa detto che Roby non è sospettato di nulla e che lei sta solo eseguendo ordini del governo, ordini che non si capisce neppure quali siano. Lei non può dirlo che è una persecuzione pura. Loro non possono dire di averlo capito, anzi fanno finta di non capire. Certo, collaborano, ma non c’è nulla con cui cooperare. Linnéa arriva a Mujtaba, il più basso in gerarchia dei tre e che è quello a diretto contatto con me. Mujtaba è in teoria ricattabile perché in attesa dell’accoglimento della domanda come rifugiato e della conseguente residenza permanente. ...In teoria, perché in realtà la sua domanda è ben impostata per cui non saprebbero neppure come respingergliela. Mujtaba viene dall’Afganistan, dove la sua famiglia aveva aderito al regime cosiddetto comunista. Lo hanno poi mandato in Russia dove si è laureato ingegnere in automazione industriale. È venuto infine in Germania, dove si è inventato cuoco, divenendo poi capetto, lì alla Allegretto. Un ragazzo a modo, anche di una viva intelligenza, direi, per il poco che lo ho conosciuto. Ed anche professionalmente capace. Contrariamente al personale di cucina europeo, non era neppure uno sporcaccione. Anzi, seguiva tutte le procedure igieniche e controllava che gli altri le seguissero. Un po’ dopo che io sono andato via da lì, spostato ad un’altra filiale della Allegretto, Mujtaba ha avuto il permesso di residenza permanente. Dato che sembra fosse di famiglia ricca, si è subito licenziato dalla Allegretto, in effetti non so se per vivere di rendita oppure per cercare una professione più consona ai suoi studi ed alle sua capacità e soldi. Mandata di fatto a stendere dagli altri due, che fanno finta di non capire (in effetti quando ufficiali di Polizia Segreta iniziano i loro sproloqui, si deve essere deficienti e tarati per simulare di capirli, e, in aggiunta, pure abietti per sottomettersi! - che i due si siano di fatto sottratti per prudenza, per pigrizia e/o per nobili motivi non fa differenza), Linnéa si gettò su Mujtaba.

Linnéa, la bagasciona sfatta e disgustosa, cercò di fare del suo meglio che, nel suo caso, significa che, in pratica, fece, come al solito, del suo peggio. Ma essendo lei “lo Stato”..., ...come è quell’espressione che ci sono circostanze in cui la merda sembra profumo?! Ecco, lì era una di quelle situazioni. Chiunque aveva, in lei, o tramite lei, di fronte “lo Stato”. Sudatissima, puzzolente, delirante e balbettante, aveva tra le mani il fascicolo di Mujtaba. Anche una scemotta come lei lo afferrava che non aveva a che  fare con un deficiente. Afgano. Di famiglia ricca. Vissuto in differenti paesi. Quattro lingue estere. Ingegnere in automazione industriale. Adattabile e con facilità all’apprendimento. Beh, adattabile, ma non troppo.  

- “Mujtaba, sappiamo di quella sua pratica di rifugio. Della residenza permanente... No, non sono qui per quello. Ci occorre la sua cooperazione per quel Roby...”
- “E cosa c’entro io?!”
- “Mi hanno detto che qui, lì, in cucina, lei è il capo. Per cui io devo fare riferimento a lei.” 
- “Io faccio il cuoco...”
- “Lo sappiamo che lei è una persona qualificata, che ha studiato, che passa con facilità da una lingua all’altra... Oh, ce ne fossero di giovani come lei! Lei fa proprio al caso nostro. Lei deve dirci tutto.”

Mujtaba, ad ascoltare quel fraseggiare sconnesso da pazza era davvero sconcertato, sebbene dovesse fingersi serio e cooperativo perché aveva di fronte “lo Stato”, e lui doveva avere quel suo permesso di soggiorno permanente in Germania, dunque nella UE.
- “Ms. Linnéa, prego mi chieda. Io le dico tutto...”
- “Guardi, io ho capito che lei è un ottimo psicologo. Le dirò sinceramente. Lei deve magari anche un po’ provocare quel Roby. Intanto lo osserva e la prossima volta che passo mi dice quello che ha scoperto. Anzi, meglio seguire le procedure. Sa, noi abbiamo i nostri metodi di lavoro. Io le telefono tutti i giorni e lei mi dice... In direzione, sanno già tutto. Magari le giova alla carriera...”

Mujtaba era di indole conviviale e pacifica. Ma aveva anche un suo lato nervoso, agitato, anche se non agitatissimo, non apertamente. Quelle parole, quegli ordini in pratica, di Linnéa lo colpirono direttamente nel suo lato nervoso mettendolo in super-agitazione. Divenne subito ansioso e teso. Al solo pensiero che questa ogni giorno gli telefonasse e lui...

Lui lo aveva visto che Roby era una persona tranquilla e senza problemi. E questa Linnéa era venuta ora lì a... Beh, non si capiva nulla su che volesse. Si capiva solo che voleva... Voleva cosa? Avevano tutti capito che voleva che fabbricassero qualche cosa da poterle dire. Due s’erano sottratti. Mujtaba ne aveva viste di cotte e di crude sia in Afganistan che in Russia che altrove. Per cui non è che avesse grandi intenzioni di farsi coinvolgere. Era stato nevrotizzato da Linnéa ma lui pensava solo ad uscirne.

Ah, c’era pure un altro. Daniel Rios. Uno spagnolo, nato alle fine degli anni ‘80. Daniel Rios il sindacalista, sindacalista delle tasche proprie. No, no, non era un compagnuzzo. Era di famiglia franchista ed era lui stesso un nazi-franchista. Osservandolo si resta nel dubbio se sia un pezzo di merda, un poveretto od uno che sta male, od anche tutte e tre le cose ed altro ancora. In effetti, è uno che, in una giornata primaverile di sole e calda, tanto che tu sei in T-shirt, lui si è messo la maglia della pelle, la camicia pesante a maniche lunghe, il maglione, un giaccone pesante e si tiene pure la testa coperta, coperta da freddo non da sole. Esce dalle Scuole Professionali culinarie di Don Bosco di Granada o giù di lì, nel 2006, ma è solo un parcheggio clientelare dove non si impara nulla. Avviato a quella carriera, non riuscendo in altre, e neppure a pensarne altre, comincia a lavorare in cucine di alberghi. Nel 2011 è a Berlino. Inizia dunque per ristoranti della città. Arriva alla Allegretto un anno prima di me, con l’aprile 2013. Uno cordiale, in apparenza, ma si vede che è falso. È di quelli che non ti dicono nulla. Tu chiedi come si faccia a sapere quale siano i tuoi orari, lui fa l’indiano e non ti dice che basta andare dove si firma od in prossimità degli spogliatoti ed, in un posto o nell’altro, trovare il tuo nome con i tuoi gli orari. Se gli dicono che deve farti vedere come preparare, secondo le istruzioni della casa, i vari piatti, scantona perché ha paura che chiunque possa divenire un suo concorrente. Ovviamente non prende le cose né le persone di punta. Fa l’indiano. Non fa le cose, né te le dice, ma senza farsene accorgere dai superiori che non le fa, e cerca di non farle fare neppure agli altri. Quando arrivo lì, c’era Philip, un ragazzo nero che veniva dal Ghana e che era transitato da Barcellona lavorandoci, dunque sapeva lo spagnolo. Daniel gli andava in continuazione affianco e, facendo finta di nulla, gli diceva, in spagnolo, col tono di dargli degli ordini, di non fare la tale o la talaltra cosa, che era meglio farla slittare al giorno dopo, chiaramente per far vedere ci fosse maggior lavoro. Philip che era un ragazzo serio, preciso, e lavorava bene, gli diceva di sì, ma poi le cose le faceva. Mujtaba era entrato alla Allegretto quando Daniel. Lì c’era sempre un certo turnover di personale. Mujtaba era divenuto primo capetto proprio perché lo avevano percepito che Daniel non è che ci stesse molto col senno. Faceva finta di cooperare ma poi faceva delle storie. Non potevano accusarlo di nulla, ma percepivano che era uno che faceva una qualche resistenza. Mujtaba lavorava meglio ed era più schietto, e si prendeva più a cuore le esigenze dell’azienda. Tuttavia, quando Mujtaba non era lì, era Daniel il capetto. Per cui, Linnéa contatterà, per le sue sporcaccionate contro di me, Mujtaba, ma poi pure Daniel. Daniel lo metteranno di mezzo e si farà mettere di mezzo pure successivamente. Linnéa aveva avuto ordine di montare anche lo stalking-mobbing di appartamento ma non poteva farlo perché abitavo in ostello. Come dettaglieremo tra poco, grandi agenti sul campo contro di me erano state nominate Vivien e Vivian, Vivien negli uffici centrali e Vivian dove lavorerò poi, fino a che lei lavorerà lì e pure dopo quando lei raggiungerà gli uffici centrali. Dunque, nel 2014, è ancora Vivien che, dagli uffici centrali, cerca di sapere i fatti di tutti e dunque di passare a Linnéa quello di cui la stessa può necessitare per il suo S/G-OS-M contro di me. Linnéa, sempre più sotto pressione e sempre più disperata che mai, dice a Vivien che, dato che io non me ne vado dall’ostello dove sono, sarebbe magnifico se mai ci fosse qualcuno che mi passasse il suo alloggio o, meglio, più precisamente, un alloggio dove si potessero fare dei ticchettii in libertà, dato che quelli sono gli ordini loro hanno ricevuto.
- “Sai, mia cara Vivien, tu lo avrai già capito che questa non è una indagine qualunque e che quel Roby è davvero uno pericolosissimo. Per cui noi, oh quanto mi stanno mettendo sotto pressione, dobbiamo fare, ...come dire?..., dobbiamo fare un contrasto anche d’appartamento. Sì, a te posso dirlo. Il governo vorrebbe che se ne andasse dalla Germania. Dunque dobbiamo rendergli la vita impossibile. Per cui, ecco, voi che sapete i fatti di tutti, dagli uffici centrali, se trovaste il modo di fargli passare da qualcuno un appartamento dove noi si potesse operare liberamente. ...Sai, mia cara Vivien, a te lo posso dire... Noi abbiamo delle apparecchiature che non ti posso dire. Però, sì, ecco, noi possiamo vedere chiunque ed abbiamo un programma per soggetti pericolosissimi, come appunto quel Roby, per cui facciamo delle cose come la tortura del sonno e pure la tortura di quando sono svegli. Beh, il nostro governo non concorda con quelle cose, ma abbiamo ordini diretti dalla NATO, per cui non possiamo proprio sottrarci. ...Sennò ci rinfacciano sempre che abbiamo perduto la guerra... Oh, cara Vivien, tu sei davvero la mia ultima speranza, la speranza di questa nostra patria obbligata a fare tali cose. ...Oh, gli ordini...”
Vivien è una tutta fuori, beh, non l’unica, da quelle parti ed in questo mondo, per cui alle parole di Vivien si eccita ancora di più. Un odio feroce contro Roby la aveva già pervasa da tempo. Ordini superiori appunto. Lo sapete come sia in conformista medio?! È proprio così. Ordini e si conforma.
No, Orwell non si era inventato nulla. Così va il mondo. È Moravia che, politicante opportunista e conformista, l’aveva fatta complicata col suo conformista alla ministeriale. Anche Watzlawick, con la teoria della collusione, la butta su una inesistente complessità psicologica. In realtà, la stragrande maggioranza dei soggetti non c’arriva ed è comunque sopraffatta dall’ansia di conformarsi che si traduce nella negazione di sé, di qualunque possibile poter essere differente. Non fa dispetto all’altro bensì a sé, ed al sé che pure l’altro è ché sennò si sottrarrebbe. Alla fine, la collusione di Watzlawick opera perché ci sono rigidi rapporti di potere. Nei rapporti di potere non conta quello che si dica ma quello si possa fare.
Dunque Vivien, eccitatissima, pur fannullona, si mette a fare qualche rapido conto. Chiede discretamente, cioè rozzamente nel caso suo. Controlla. Sulla base delle stesse istruzioni di Linnéa che, vaccona ignorante ed abietta, aveva pur sempre vissuto tra quei traffici para-polizieschi, che dunque le aveva detto che quando si cerca qualcosa si inizia attorno a quello e quelli con cui il bersaglio sia stato in contatto, Vivien cerca tra quelli io avevo già conosciuto alla Allegretto se ci sia qualcuno mi possa passare il suo alloggio. In effetti, non è che potessero mandarmi qualcuno io non avessi mai visto ad agganciarmi ed a dirmi che aveva, chessò, un garage che mi cedeva per abitarci. Del resto, Linnéa glielo aveva detto che sarebbe occorso un luogo dove si potessero fare ticchettii di muri con una qualche libertà. Vivien, pur sciatta e svogliata, eppur incattivita contro quel Roby cui non si riesce ad imputare nulla, scopre che Daniel, pur avendo la residenza presso una ragazza conosceva sul momento, abitava in realtà in un edificio di uffici, precisamente nei pressi (quasi confinante, dall’altra parte della strada) della ex-prigione della StaSi a Berlino, in Genslerstraße. È un luogo fuori mano, malservito dai mezzi pubblici. Infatti Daniel, pur con la bicicletta, arriva sempre di corsa, spesso a filo con l’orario od appena in ritardo. Daniel certo lavora quando arrivano gli ordinativi delle portate. Ma lo vedono che non ne ha voglia. Sì, quando fa il ‘sindacalista’ nazi-franchista lo fa senza farsi vedere. Eppure sia Herr RobertG che il turco lo vedono che non ne ha voglia. Ora che ha rimpiazzato Mujtaba come capetto della cucina, della cucina esecutiva [c’è poi l’altra, quelle della Produktion, diretta dal ragazzotto turco che è anche suo diretto superiore], lo vedono, ne ha anche accennato lui a qualcuno dei capetti e capi, che preferirebbe magari una posizione più defilata, con meno lavoro, dove potersi fare i fatti propri. Vivien prende la palla al balzo. Si è d’estate. Sono di nuovo sotto pressione, dato che lì ad ATavola, come anche in altre strutture della Allegretto, soprattutto nelle giornate di tempo buono, devono tutti affannarsi, fare in fretta, correre, ché i clienti arrivano a centinaia. Si avviano a quella professione, perché non sanno fare altro, e si illudono che diverranno dei grandi e famosi cuochi che realizzeranno grandi creazioni. Poi devono fare tutti i giorni le stesse quattro cazzate, noiose e faticose. Daniel ha già fatto l’estate precedente, ad ATavola. Certo non si tira indietro. Ma, a fine giornata, è proprio esausto e lo fa vedere. Lo dice. Allora Vivien ricrea un altro eccesso di personale lì in ATavola e poi offre a Daniel una pseudo-promozione.
- “Daniel, noi abbiamo una grande ammirazione per te. Ti teniamo davvero in grande considerazione. Oramai che sei cuoco anziano, qui da noi, non poi continuare a fare le stesse cose facevi il primo giorno. Abbiamo una posizione di grande responsabilità. Puoi divenire responsabile unico della cucina di uno dei nostri ristoranti che ci stiamo occupando di promuovere. Oggi va tu. Magari domani espandiamo la struttura. Sì, qui ad ATavola sei il capetto, pur con altri. Lì divieni davvero capo unico. Vedrai che ti trovi bene. È un luogo tranquillo ed allo stesso tempo con una cucina tipica che esalterà la tua responsabilità.”
Lo sta prendendo in giro. È un ristorante secondario, che non riescono a sviluppare, con la cucina che apre al pomeriggio, fino a sera, e pochi clienti. Il cuoco che era lì voleva fare più ore ed a paga più alta, per cui si è cercato un posto altrove. Chi fa qualche affare è la gelateria Allegretto lì affianco. Ma il ristorante è proprio una di quelle cose pensate sulla carta, senza personalità (come in molte ristorazioni, lì alla Allegretto sono del tutto digiuni di teoria del consumatore – all’università non la insegnano, non dove hanno studiato i tre, né loro hanno una qualche vera cultura di loro), e che non riescono a lanciare.
Vivien lo vede che Daniel è fuori, cogli occhi fuori dalla testa, stanco, apatico, pur lavorando. A lui non sembra vero. Spedito in un ristorantino dove non c’è nulla da fare. Lo compensano col bar e con l’annessa gelateria. Ma, lì al ristorante, non ci stanno nei costi. Eppure, ormai che è aperto, non vogliono chiuderlo. A lui non sembra vero anche se ci rimette su tutta la linea, come soldi, e pure in qualcos’altro. Però dalla pressione di centinaia di turisti al giorno ad un luogo dove transita qualche decina di clienti, se va bene... Beh, come mance, passa da una situazione buona ad una piuttosto loffia. E, poi, si trova veramente distante da dove abita. Lo mandano lì e lui si fa mandare lì, alla Allegretto-LaCucina, in Knesebeckstraße 99. Pur sollevato dal poco lavoro, e dalla giornata certa dove non rischia di essere mandato a casa dopo poche ore perché sono in troppi [in ATavola, quando c’è lavoro ci si deve dar sotto; appena si profila una giornata morta, o sono finite le ore centrali, ecco che arriva immancabile la telefonata di Herr RobertG che uno o due possono restare mentre gli altri se ne devono andare] è troppo distante da dove abita. Ormai è comunque lì. Le nettamente minori mance sono compensate dalla maggiore quantità di ore di lavoro, o forse no, solo dalla maggiore certezza e stabilità, e senza essere sotto particolare pressione. Alla fine, come soldi, non ci rimette, o, anche ci dovesse rimettere qualcosa, se fa il trade-off soldi e pressione lavorativa lo vede che ora è più quieto e non più stressato. Può pure dormirsene tutta la mattinata, se crede. E la sera arriva a casa presto. Passa da una situazione di orari flessibili ad orari da impiegato, stabili. Resta il problema della distanza da casa. Non può più usare la bicicletta, o la usa solo per un tratto. Ma pur coi mezzi pubblici, gli ci vuole un’ora ad arrivare lì. Lui non è di quelli che si prendano un libro in mano o cose del genere, per cui allo stress da troppo lavoro subentra ora la noia da troppa distanza. È sempre meglio di prima, però si sente egualmente a disagio. Certo, la cosa è risolvibile cambiando abitazione. Dopo pochi giorni che lavora lì, alla Allegretto-LaCucina, lo va a trovare Linnéa.
- “Oh, nostro caro Daniel! La avevo cercata a ATavola ma mi hanno detto che è stato promosso qui.”
- “Avete bisogno di me?! Lo avete capito che io sono un grande agente segreto. Io sono sempre a disposizione della patria germanica...”
- “...Certo, nostro caro Daniel... ...No, era una visita di pura cortesia. Lei è stato uno dei nostri pilastri,             quei giorni di inizio aprile. E noi facciamo sempre un giro dei nostri amici, di tanto in tanto, appena abbiamo un po’ di tempo libero, per vedere se vada tutto bene. Se è stato promosso sarà ben felice. È tutto a posto?”
- “Sì certo. È tutto più calmo qui. È un ristorante ancora in fase di lancio. Essendoci in pratica solo io...”
- “Dunque, va tutto bene, allora!”
- “Più o meno.”
-  “Oh, ecco... C’è qualcosa...”
- “No, è solo che abito troppo distante.”
- “Allora, non è grave. Le basterà trovare più vicino. Berlino è grande. Se possiamo fare qualcosa per un nostro amico...”
- “Magari...”
- “Caro, Daniel. Penserà mica che io faccia così per dire. Se lei mi dice che le occorre assistenza, io mi attivo subito. Sa, nel nostro lavoro, siamo sempre in giro. Vediamo gente, cose. Magari abbiamo più opportunità di persone come lei, assorbite ogni giorno da un duro lavoro. Anche il nostro è duro. È solo che vediamo magari più cose e persone. E se facciamo mente locale che un amico cerca un alloggio, magari lo troviamo. Comunque, tentar non nuoce.”
- “Magari...”
- “Vuol dire che ci possiamo interessare?!”
- “Non vorrei essere di troppo peso. Anche perché, sa, dovrei, ...come dire...?, ...dovrei coordinare l’entrata nel nuovo alloggio con la disdetta del vecchio. Non vorrei dover pagare il fitto due volte.”
A questo punto, visto che tutto andava come doveva, Linnéa fece finta di sbagliarsi. Dette un’occhiata al suo computerino, una specie di tablet che si portava sempre dietro come fosse una cartella, e disse:
- “Ecco, vedo che abita in...”
- “No, no, quello è l’Anmeldung, la residenza. Sarebbe, in realtà, la mia ragazza. Io abito in un edificio commerciale di uffici, un po’ periferico. Non riuscivo a trovare una stanza adeguata. Non che quella la sia. Ci sono i servizi esterni, esterni alla stanza. Ma per quello che pago... Beh, sono sempre 350 più internet, che costa poco lì, meno di 10 euro al mese. Poi è un ambiente tranquillo... Per me, è importante stare quieto ed in silenzio, dopo una giornata di lavoro. Anche altri fanno la stessa cosa. C’è una stanza, acqua in camera, pur coi servizi esterni. Alla fine è come essere in un WG [un appartamento in condivisione], anche se cucino in stanza. ...Poche cose... ...Apro la finestra... ...Spendo anche meno che in un WG e sto tranquillo, senza altra gente attorno... Sa, dopo lo stress del lavoro, amo rilassarmi quando sono a casa. A volte non ho neppure voglia di vedere la mia ragazza. Dopo ore sotto pressione. Per cui, arrivo a casa e ho bisogno di silenzio e quiete. Lì è perfetto da questo punto di vista, anche se non è un vero appartamento.”
- “Non c’è problema. Va benissimo. Dunque, lei vorrebbe trovare una appartamento od una stanza da non pagare di più, ...più o meno..., o non troppo di più di quello che paga ora lì, e poter lasciare la stanza dove sta ora senza dover pagare, ovviamente, il nuovo ed il vecchio contemporaneamente. Guardi, mi dà l’indirizzo dove abita. Io vado da loro, dico che sono qui di Allegretto e che mi occupo appunto di assistenza varia, incluso i cambi di alloggio dei nostri dipendenti. Poi non devo che dire la verità. Che lei lavora appena distante da lì, ora. Che dunque deve trovare un’altra sistemazione. E che chiaramente non può continuare a pagare lì, se se ne va. Per cui vediamo bene i termini contrattuali e se si può aggiustare con loro senza che lei butti via soldi. A proposito, tutto l’edificio appartiene od è comunque gestito dalla stessa immobiliare?”
- “Sì, certo. Una sola immobiliare. Credo che siano al contempo i proprietari. Affittano sia uffici che studi per professionisti ed artisti. Nel blocco dove sono io, sono uffici. In effetti ho già chiesto e mi hanno detto che valgono i termini contrattuali, che devo dare la disdetta alcuni mesi prima, che non è che io posso semplicemente andarmene appena trovo un altro posto. Beh, andarmene posso. È solo che devo continuare a pagare il fitto, per qualche mese. ...I tempi contrattuali della disdetta...”
- “Bene, Daniel. Io non posso dire loro che sono del governo. Sa, non possiamo interferire, senza autorizzazione, con aziende private. ...A meno che non ce lo ordini il governo. ...Questa è una cosa fatta in amicizia... Per cui vado. Mi presento come Allegretto. Vedo se magari si riesce a trovare qualche via più breve. Mal che vada si resta a quel che hanno già detto a lei. ...Oh, oggi, ho una giornata abbastanza flessibile. Guardi, vado subito e vengo domani, al più tardi dopodomani, e le dico se riusciamo a trovarle un nuovo alloggio senza che continui a pagare il vecchio. O sennò penseremo qualche cos’altro. Ma il metodo giusto è veder una cosa alla volta. Iniziamo dall’alloggio che deve lasciare e dalle esigenze dell’Immobiliare.”
Linnéa lo lasciò friggere un paio di giorni e poi si presentò lì a LaCucina, da Daniel. Assunse la solita aria trafelata. Cioè, sembrava trafelata. Linnéa era solo da pasticciona nevrotica che cercava di darsi un contegno, come da grande manager che va sempre di fretta, ciò che precisamente un vero manager non farebbe mai. Ma così va il mondo. 
- “Daniel, oh che giornata ieri! Quando il governo chiama... Ieri l’altro ho parlato con l’Immobiliare. Abbiamo visto in dettaglio il contratto. Ho cercato di vedere se ci fosse qualche possibile accomodamento... Lo sa cosa ho capito? Che lì è un luogo un po’ fuori mano, in un’area non povera ma non proprio di affari. È anche per quello che non si fanno problemi ad affittare uffici a persone che li usano, pur informalmente, come residenza diciamo provvisoria. Per cui, non essendoci pressione di richieste, anche se poi l’edificio non è che sia deserto, loro sfruttano appieno i termini contrattuali. Parlando e parlando mi hanno solo detto che come favore estremo, ma se si va a vedere il favore lo faremmo noi a loro, potrebbero fare che se lei va lì con uno che subentri a lei, ...come dire...?, spostano il contratto da lei a lui, senza penali, senza mesi pagati a vuoto e cose del genere. In realtà il favore lo farebbe lei a loro perché, invece che restare lì i mesi della disdetta, e poi lasciare il locale che loro magari non affittano o non subito, lei in pratica trova loro un cliente che magari resta lì, dunque paga loro il mensile, per degli anni. Ma, insomma, questo è quello che loro concedono. Io ho guardato nella nostra cerchia. Un po’ per dovere, un po’ per amicizie e spirito di servizio, noi siamo in contatto con vari WG. In pratica, posso mettere una parola, spero decisiva, ...certo si deve anche vedere se a lei quello che poi le prospettiamo può andare bene...  Abbiamo qualcosa qui nell’area dove lavora ora. Questione di qualche settimana. Per esempio dal primo settembre. O possiamo anche vedere che sia di nuovo libero dal primo ottobre. È un po’ un meccanismo ad incastro. Primo vedere se può andare bene dove potrebbe andare. I WG lo sa come sono. Questo è uno quieto. Un edificio tranquillo. E persone tranquille nel WG. Non sono di quelli che organizzino feste o facciano chiassate. Per il resto, non so dirle. Nei WG occorre sempre adattamento. Le do l’indirizzo e può andare a dare un’occhiata. Se non la convince, ne troviamo un altro, Capita sempre qualche posto libero da qualche parte. Ah, se quando è lì, mai andasse lì, non le va più, ne troviamo un altro. ...Non corriamo troppo. Non abbiamo ancora fatto nulla. Però, in questi giochi ad incastro, e per evitare che lei perda soldi con  la disdetta, bisogna pur iniziare da qualche parte.”
- “Va bene. Vado volentieri a dare un’occhiata al WG. Anche se dove sono ora sto in realtà ottimamente, è davvero troppo distante. Pensare di dover fare tutti i giorni un’ora all’andata ed un’ora al ritorno di mezzi pubblici mi fa venire l’agitazione. Invece ho bisogno di stare tranquillo, di rilassarmi. ...Sebbene resti il problema di trovare qualcuno che mi rimpiazzi dove sono ora...”
- “Facciamo un passo alla volta... Se il WG va bene, si pone il problema di trovare un rimpiazzo in Genslerstraße 13. Se non le piace, vedo di trovare un posto in qualche altro WG a distanza tollerabile da dove lavora.”
- “Non per essere petulante. Solo perché lei si sta mostrando così disponibile e cooperativa... Sono io che sono un po’ emotivo. Mi sento sprofondare ogni volta che devo venire qui e, poi, al ritorno. Certo, qui dove lavoro ora sto decisamente rilassato rispetto al lavorare sotto pressione che c’era dove lavoravo prima. Eppure mi sento sprofondare pensando al ritorno e poi, quando sono a casa, al dovere venire qui. Tutto il tempo che mi va via... Se potessi risolvere il tutto in pochi giorni.”
- “Cominciamo col vedere il WG, ...la stanza nel WG. ...Per esempio, domani prima di venire al lavoro. Io passo poi qui a LaCucina e mi dice che ne pensa.”
Il giorno dopo, prima di andare al lavoro, Daniel passò dal WG. Era a distanza accettabile, per lui, da LaCucina. Il WG e la stanza sembravano quieti. Altri aspetti non l’angustiavano particolarmente. Daniel era sotto l’ossessione della distanza dal luogo di lavoro. Disse già a quelli del WG che poteva andare bene, solo che doveva risolvere il problema della disdetta, o giù di lì, dove abitava ora, ché dipendeva da una Immobiliare. Fu quello che ripetette il giorno dopo a Linnéa. A quel punto, avrebbe dovuto trovare qualcuno che subentrasse a lui. Lo disse a Linnéa che non aveva idea chi trovare in tempi rapidissimi. A quel punto era fritto, o così Linnéa si era detta di lui. Lui, Daniel, era sempre fritto, dalla nascita. Anche Linnéa. O è meglio dire fusa?! E, per lui, fuso.
- “Daniel, se la stanza può andare bene, direi che è questione di trovare un rimpiazzo.”
- “Questo lo so. Non so proprio dove sbattere la testa per trovare qualcuno. Cosa faccio metto un annuncio dove offro un ufficio adibito a camera?! Non sono tanto capace a scrivere annunci.”    
- “Bene, Daniel, se la nuova casa le va bene... Ha provato a passare in rassegna le persone a lei prossime, ...lavoro, amici, conoscenze? Magari, alla fin fine, saranno cinque-dieci. Anche facendo finta di parlare del più e del meno chiede dove abitino, se cerchino un’altra sistemazione, magari butta lì che vuole lasciare casa per cui, ecco, se vogliono subentrare è tutto facilitato... ...Provi...”
- “Ma cosa provo?! Meno male che aveva detto che mi aiutava... ...Beh, grazie per il WG. Tuttavia, se non trovo a chi dare la stanza dove sono ora, ecco che mi tocca pagare dei mesi a vuoto... ...oppure lasciar perdere. No, no, non posso continuare a stare là! È troppo distante! Qui, nel nuovo ristorante, in fondo sto bene, anche se ora mi trovo in agitazione perché abito troppo fuori mano...”
- “Daniel, non faccia così. Siamo amici! ...Non la lascio con cerino in mano. Quando noi diciamo che ci interessiamo, poi non lasciamo le persone in asso. Vedo io di passare in rassegna le possibilità che possono esserci. Come lei aveva bisogno di avvicinarsi qui, magari c’è qualcuno noi conosciamo che ha bisogno di spostarsi là, dove lei abita ora. E noi facciamo da cassa di compensazione. Se poi proprio non trovassi nessuno, pensiamo a qualche cosa d’altro. Lo sa che se io chiedo alla Allegretto di riavvicinarla dove lavorava prima, anche in un loro ristorante più tranquillo, giusto il tempo che lei dia la disdetta, e poi torna qui... ....lo sa che a me non dicono di no. Siamo amici, amici stretti, oramai, con la direzione della Allegretto... Per cui, una soluzione comunque la troviamo, anche non ce ne fossero altre. Intanto mi dia 24 ore per fare un po’ di ricerche e le vengo a dire domani.”
- “Ed in 24 ore trova qualcuno?!”
- “Provo... Le ho detto... Noi abbiamo tanti amici, amici che stanno in WG. Anche altri. Devo solo controllare se ci siano degli spostamenti da fare... Qualcuno che abbia esigenza di spostarsi  per avvicinarsi od per allontanarsi...”
- “Domani mi dirà che non ha trovato nessuno...”
- “Daniel, noi abbiamo una grandissima stima per lei. Io ero venuta così per amicizia ed ora sono ben felice di cooperare a risolvere questo piccolo problema. Per noi è sia un dovere che un piacere, un piacere ed un dovere. Fa parte della nostra natura: servire il prossimo. Lei fa parte della nostra famiglia tedesca... Noi usiamo senza problemi anche gli strumenti del nostro Servizio, nei limiti concessici, per risolvere queste piccole cose. Tutte le cose sono piccole. Ma tutto è importante quando serviamo il prossimo. Mi dia il tempo di controllare. O trovo qualcuno. O, come già le ho detto, facciamo in qualche altro modo. Giorno più, giorno meno, tanto la disdetta vale da fine mese. Di conseguenza non le sto facendo perdere nessuna scadenza. ...Glielo ripeto. O trovo un sostituto che subentri al suo contratto, con un nuovo contratto, ed all’Immobiliare questo va bene, oppure lei dà la disdetta e o nel frattempo torna in un ristorante nell’area dove era prima, o subentriamo noi a lei che a volte abbiamo nostri amici da sistemare temporaneamente. Dunque, stia tranquillo, tranquillissimo.”
Quante sciocchezze sconnesse!
Daniel, di natura apprensiva, apprensivissima, era tutto teso. Ma tanto non gli restava che accettare la situazione. Del resto era tra i suoi. Pezzi di merda che si ‘aiutano’. Linnéa era andata lì con una missione ben precisa e stava solo giocandoselo.
Tornò il giorno dopo:
- “Daniel, tra nostri amici non ho trovato nessuno che avesse necessità di muoversi dove lei abita. Però, incrociando i dati sui nostri computer, e poi chiedendo, sono ricaduta su quel disgraziato, su quell’ebreo schifoso. Io non avrei voluto. Se non se la sente, fa lo stesso. Io con quello non vorrei più averci a che fare. Un vero disgraziato! Pericoloso! Pericolosissimo. Non riusciamo a trovare nulla contro di lui. Stiamo andando avanti nell’operazione. Eppure, nulla! Se siamo stati sensibilizzati deve ben esserci qualcosa. Sì! Sì! A lei posso dirlo, Daniel. A me, quello fa schifo. Eppure... Oh, che mestiere difficile che mi tocca fare. Guardi, non so se parlagliene... Daniel, a lei vorrei tenerla fuori da questa storia. Già ci è stato così prezioso ad inizio aprile...”
- “Linnéa, Linnéa, prego, mi dica. Non si faccia problemi. Se posso ancora essere utile alla patria tedesca e se poi ciò può pure risolvere questa mia momentanea necessità...”
- “Guardi, Daniel, la sua necessità del momento la risolviamo comunque. Che poi quel disgraziato possa essere di qualche utilità per risolverla, sarebbe solo un tentativo. Ma, sinceramente, vorrei tenerla fuori da queste cose. Io ho disgusto per quel disgraziato...”
- “Linnéa, davvero, non si faccia problemi. Lo sa che io sono sempre a disposizione della nostra patria germanica. Insomma, cioè, lei sta alludendo a..., a quel... Sì, insomma, ci sarebbe da fare di nuovo qualcosa che forse, o forse no, può farmi uscire da questo fondo di bottiglia del momento della disdetta. Linnéa, non mi tenga sulla spine... ...Voi avete bisogno di stare di nuovo addosso a...”
- “Oh, Daniel! Lei è davvero un genio. Lei capisce al volo le situazioni... Sì, è di nuovo per quel Roby!”
- “E dunque lei, Linnéa, ritiene che lui possa magari subentrare a me, là dove abito...”
- “Daniel, è solo una possibilità. Noi, beh, dobbiamo, ...dovremmo..., fare qualcosa per, ...come dire?, farlo muovere da dove è. Ma, davvero, non voglio abusare di nuovo della sua disponibilità, Daniel. Noi possiamo muoverci anche in altro modo.”
- “Linnéa, se lei dice che avete bisogno... E lei sa che io sono sempre a disposizione della patria germanica, anche senza che me ne venga nulla personalmente... Se poi per caso, mi accelera questa mia cosa del trasloco ad altro sito...”
- “Daniel, è solo un tentativo. Non ne ho grande fiducia, perché non è che la sua stanza sia proprio dietro l’angolo, però... se vuole le dico...”
- “Certo, Linnéa. Io ho un vero spirito felino, da vero agente segreto. Cosa che mi rende ben felice di poter cooperare di nuovo. Se poi questo non contribuisce alla risoluzione della mia situazione, fa lo stesso. Sperando che magari sia qualcosa di rapido.”
- “Certo, Daniel. Rapido, rapidissimo. Le dico subito. Noi abbiamo il problema, anche se poi non è che si abbiano ordini così pressanti per il momento, di vedere di indurlo a farlo andar via, del tutto volontariamente da dove è, un ostello. L’edificio dove lei abita ora sarebbe perfetto per le nostre esigenze, se riuscissimo a farlo andare lì. ...A questo punto, è semplice. Glielo mandiamo qui. Lei gli prospetta che potrebbe muoversi nella ora sua stanza, che pagherebbe meno, che avrebbe una stanza tutta per sé. Se abbocca bene. Se non abbocca fa lo stesso.”
- “Va bene. Dunque voi lo fareste venire qui in modo che io gli possa parlare.”
- “Chiedo in direzione e lo faccio mandare qui subito. Lei gli dice... Aspettiamo qualche giorno se lui le risponde positivamente. In caso contrario, risolviamo egualmente la questione della sua disdetta dove abita ora. Così può muoversi a giorni, nel WG.”
- “Ottimo! Ottimo! Mi avete risolto il problema della distanza dal lavoro... ...Non è questo... ...Voglio esservi ben utile per questa missione su quel...”
- “Vediamo un attimo le obiezioni che può tirar fuori e quello lei può rispondergli...”
- “Vedrà se la cosa gli conviene...”
- “Quel Roby è un vero demonio! Alla sua età se ne sta in un camerone di un ostello, uno stanzone con ben otto letti. Non si lamenta.  Mi dicono sia ben organizzato. Non sembra avere problemi con nessuno... Dunque, che cosa potrà chiederle, Daniel... Se le dice che forse è distante...”
- “Gli dico che è quieto e che ha una stanza tutta per sé. Anche se è un edificio ufficialmente per uffici, anche altri lo usano per abitazione. In effetti, di uffici-uffici... Se ce  ne siano davvero, io non li ho mai visti.”
- “Ottimo! Ed i servizi esterni e l’assenza di una cucina?”
- “Gli dico che io vado quasi nudo per i corridoi, che anche quando i guardiani mi hanno incontrato in mutande non mi hanno detto nulla, e che cucino nella stanza, dove ho comunque un lavandino con l’acqua. E per qualche euro gli lascio quel poco di mobilia essenziale che c’è ora, del tipo della cucina, il tavolo etc.”
- “Dovesse mai dirle dell’Anmeldung, anche se non è che ne abbia bisogno?”
- “Che dato che fa un favore a me, glielo faccio fare nell’abitazione della mia ragazza, dove lo ho io.”
- “Internet?”
- “Che per 7.5 euro al mese c’è già la connessione dell’edificio nella sua stanza. È il vantaggio di un edificio uso uffici.”
- “Mi sembra che sia tutto. Non vedo che altro possa chiedere. E poi lei, Daniel, è di grande intelligenza, sveglio, e ben sa che cosa rispondere a qualunque richiesta od obiezione. Del resto, è un’ottima sistemazione quell’edificio e la sua stanza, per uno che stia in ostello.”
Perché tutta quella montatura della Polizia Segreta, tramite Linnéa, per avermi in quell’edificio? Semplice. Per lo stalking-mobbing di edificio. Impossibile, o comunque complicato, in un edificio abitativo, ecco che tutto sarebbe cambiato in un edificio uso uffici. Lo stalking-mobbing di edificio, in tutto il mondo lo fanno senza preoccuparsi troppo dei vicini. Anzi, non se ne preoccupano per nulla. Arriva la Polizia Segreta e prende sotto controllo il teatro di operazioni dicendo che esistono superiori sragioni di insicurezza dello Stato. Chi è lì, o coopera, o fa finta di nulla se è localizzato dove non serve personalmente, o se ne va. Non in Germania. Beh, in Germania cambia tutto. Non proprio tutto. Cioè, quando arriva l’ordine NATO, in Germania devono obbedire. Loro obbediscono, negli aspetti di teatro, anche per lo stalking-mobbing di edificio. Per esempio, distribuiscono i visori attraverso i muri. Arruolano i loro ‘bravi’ miliziani.  Danno loro i visori. “Ecco con questi visori dovete seguirlo, SEGUIRLO, sulla verticale sopra, sulla verticale sotto, sull’asse laterale,  ...o dove cacchio sia lui e voi. ...Seguirlo... Ci sarebbe pure da fare toc-toc e tic-tic... ...ci sarebbe... ...ovviamente compatibilmente coi regolamenti condominiali.” A volte succede, in Germania, che risciacquino Hegel in Kant ed entrambi si risveglino in Stirner. Comunque anche Stirner deve attenersi alle formalità quando vi siano ‘testimoni’. Lo sapete come sono i tedeschi. Sono tedeschi quando siano almeno in due. Mentre sono chiaviche qualunque quando siano soli. Purtroppo per loro, in edifici abitativi vi sono inquilini, o proprietari od altri che siano, per cui non si può rumoreggiare, siano tic-tic, toc-toc, od altre cose, se altri nell’edificio ne siano disturbati. In effetti, anche dove avrebbero potuto per me, qui in Germania, contrariamente al resto del mondo, hanno evitato per il solo motivo che i regolamenti condominiali tedeschi lo vietavano. Sì, è qualcosa di strano, assolutamente strano, per cui meglio specificare ulteriormente. Fecero qualche cosina in un posto di cui si è detto in altro scritto, ma perché, in area turca di Berlino, riuscirono a tenere sotto controllo i vicini, i vicini di quelli di sopra, di quelli avrebbero dovuto fare i toc-toc ed occasionalmente li fecero. Già in Kaiserdamm, un classico palazzo di cubicoli di 42 mq quadraticamente distribuiti, cioè allineati, non fecero nulla. No, anzi, fecero, fecero tutto, ma... Vennero loro [alla ‘famiglia’ K&Ilse Brandt, sì due Brandt (K. Brandt e Ilse Brandt), tanto per non fare nomi!] dati i visori, quelli NATO per vedere attraversi muri etc. Ricevettero istruzioni dettagliate ma ...nel rispetto dei regolamenti condominiali della RFT. Siccome, a fare toc-toc sul pavimento, da sopra, avrebbero sentito anche negli appartamenti affianco, affianco di sopra e di sotto, ecco che dunque non potevano violare i regolamenti condominiali. Idem sui muri esterni, dagli appartamenti confinanti sui due lati. Sebbene sia il bagno che la cucina non confinino con nessuno, se battono sui pavimenti da sopra li sentono almeno da un lato, almeno da uno dei due appartamenti confinanti. Se battono sui muri, su quelli interni o non confinanti con nessuno, ecco che li sentirebbero da sopra, non solo da sotto cioè da me. Per cui... Beh, ci siamo preoccupati di procuraci i soliti strumenti di rilevazione e contrasto. Sono dei controvisori. Con essi verifichiamo in modo oggettivo se usino visori e con che caratteristiche. Sì, li hanno usati, pur in modo silenzioso, in genere. Non è sorveglianza, per cui che usino i visori in modo silenzioso non dovendo sorvegliare e non sorvegliando nessuno... Beh, dipende dai regolamenti condominiali! Abbiamo solo rilevato e notato, coi nostri controvisori, che appena uno [io] va in bagno ed in cucina le onde cerebrali dei pidocchi col visore si attivino come stessero per fare qualcosa, tentino di dare dei colpetti, e poi contro-scattino mentre reprimono questo impulso a rumoreggiare. Hanno i visori, hanno l’ordine di stalking-mobbing, ma anche anche l’ordine di non violare la normativa relativa agli edifici abitativi. Sono tedeschi. Il tedesco è tede-tedesco quando siano almeno in due e tede-napoletano quando nessun altro lo vede. Gli ordini NATO sono rispettati, nel senso che hanno predisposto tutto per lo stalking-mobbing. Ma, di fatto, nell’edificio di abitazione non stanno facendo nulla, non i tic-tic e toc-toc ossessivi che facevano in altri Stati. Certo, ci sono. Sono caricati. Ma manca l’effetto. Comunque, sfruttando questa tensione tra l’ordine, il desiderio e la repressione dell’impulso, siamo intervenuti col controvisore, che ha anche altre funzioni, e li abbiamo elettrizzati variamente. Sì, insomma, li abbiamo riempiti di scariche elettriche a distanza. Per cui si sono variamente trovati del tutto sfatti e disabili senza sapere come. Beh, non era necessario sapessero. Importante è il risultato, non la procedura, tanto meno la coscienza. Già vanno fuori di testa da soli perché anche solo con i loro visori hanno un blowback effect, eppoi diamo giustamente il nostro contributo attivo. Se se lo vogliono... Avrebbero dovuto rifiutarsi!  
Invece, lì, in Genslerstraße 13, 13055 Berlin, è [cioè, sarebbe stato] tutto differente, TUTTO. Sono uffici! Per cui non valgono silenzi notturni ed altre cose. Se qualcuno proprio viene disturbato da rumorii possono dire che ci sono dei nuovi uffici e che... ...Possono farli spostare in altro ufficio, ...e li continuare! ...E poi dire che uno se le immagina, che è nevrotico, disagiato... È tutto semplice. Non sono appartamenti. Sono uffici affittati vuoti dove poi i vari inquilini hanno messo della mobilia essenziale. Se gli inquilini si muovono, perché dicono di sentire rumori od altro in un locale, non devono spostare internet dato che c’è quella dell’edificio in ogni ufficio. Non hanno linee telefoniche fisse. Ma, appunto, soprattutto, non ci sono i regolamenti del silenzio che ci sono negli edifici abitativi. Per cui Linnéa, maialona che si occupa di persecuzioni, incluse quelle di edificio, ha subito visto che lì possono reclutare loro miliziani, o mandarne di esterni, e, localizzato il bersaglio, coi visori lo possono beneficiare coi loro tic-tic e toc-toc sulle verticali, dai lati, dal corridoio se occorre dato che lì si transita per andare ai bagni. Roby va lì, si firma il suo ben contratto, e poi giù con lo stalking-mobbing di edificio BfV-NATO. Linnéa corre troppo. Beh, un po’ è il suo sporco mestiere prefigurarsi le situazioni, situazioni che spesso non si realizzano. Poi, se nulla va come vorrebbe, in fondo sono solo persecuzioni. La colpa è sempre di qualche d’un altro, soprattutto del caso, se tutto è andato differentemente. Loro vanno comunque avanti con le loro demenze delinquenziali. Se non possono colpire in un punto, colpiscono comunque in altri, per quel possono e riescono. In quel caso, devono far andare Roby lì e dipendono da Daniel. Dipendono in realtà, poi, da Roby, se abbocca o meno.
Io, ovviamente, sapevo già tutto tutto di questa manovretta. Ma anche non lo avessi saputo... 
Il 20 agosto 2014, mi mettono di servizio ad Allegretto-LaCucina, dove trovo Daniel Rios Benavides. Si finge stupito, ma non lo era per nulla. Mi dice che credeva che io non lavorassi più alla Allegretto, sebbene, da come io veda, non sia per nulla sorpreso di vedermi. Sta facendo la sceneggiata. E la fa pure male. Dice che quando sono scomparso da ATavola gli hanno detto che non lavoravo più lì, che lui non ha chiesto, per cui ha pensato che io fossi andato altrove. Beh, che non lavorassi più lì lo aveva visto. Ma lo sapeva che mi avevano mosso altrove nella Allegretto, per i motivi che vedremo e che già sappiamo nell’essenza. Mi dice che Mujtaba non lavora più lì avendo avuto la residenza permanente e non avendo bisogno di lavorare venendo da famiglia danarosa. Lui non tradisce emozioni, ma dal modo sciatto, annoiato, in cui lo dice, e conoscendo la sua natura invidiosa, lo si capisce che gli secca di avere lavorato con uno con laurea, che lavorava lì solo con lo scopo [del tutto legittimo] di ottenere la residenza e che ne sia andato da lì appena ottenutala. Mi dice che pure Philip se ne è andato. Ovvio abbia preferito una qualche situazione con orari più certi, dunque salari maggiori. Lì, ad ATavola, a seconda del tempo, dunque dei flussi di clienti, mandavano a casa anche solo dopo poche ore. Non si facevano problemi. RobertG telefonava e via. Giusto, da un punto di vista strettamente manageriale. Non piacevole per che avesse interesse a degli introiti mensili relativamente certi. Philip lavorava bene e senza mostrare noia, per cui era perfetto per un ristorante con flussi quotidiani stabili di clienti. Lo avrà trovato.
Quel giorno, lì, a LaCucina non c’è nulla da fare. Una giornata ordinaria per Daniel, mandato lì per stare quieto. Chiaro, anche non lo sapessi, che mi hanno mandato lì per grandi questioni di Stato. Gli hanno pure detto di vedere se io gli racconti qualcosa. Io gli accenno solo che esiste un ordine di Stato che io non cucini. Lui non chiede niente, pensando di essere un grande agente segreto, perché sa già tutto. Io lo so che lui sa già tutto. Lui non mi chiede nulla perché si ritiene molto furbo, ed anche perché sia Linnéa che Vivien gli hanno assicurato che io gli avrei di sicuro detto delle cose. Sono sicure, sicurissime... Lo sono sempre. Un po’ per froceria, un po’ perché così gli era stato detto di fare, mi chiede se io lavori con Fabian. Al mio assenso mi dice che è uno che gli è particolarmente caro e mi chiedi di salutarglielo. Glielo saluto. Per quello che mi costa. Fabian, presto lo vedremo, è sia un frocio perduto, pur mascherato, sia un idiotico delinquente da pogrom incaricato dello S/G-OS-M nell’area cucina dove mi manderanno.  
Non c’era nulla da fare, quel giorno. Dopo questi preliminari, il Daniel Rios Benavides viene al dunque, alla sua missione. Ha una stanza in Genslerstraße 13, 13055 Berlin, al sesto piano, in un edificio per uffici. Soluzione ottima e conveniente, 350 al mese + 7.5 di internet, a parte che non si poteva fare l’Anmeldung/residenza perché con contratto (e destinazione) come ufficio (ma l’avrei potuto fare a casa delle sua ragazza, dice, dove lo aveva pure lui, dato che subentrargli nella stanza era, nelle sue parole, un favore a lui che sennò avrebbe dovuto pagare due fitti - una cosa senza senso perché ogni contratto di locazione si può disdire). Era quello occorreva agli Squadroni della Morte del governo tedesco-NATO, e Daniel Rios Benavides s’era nuovamente prestato. Gli dissi che ci avrei pensato e che, se non avesse ricevuto nulla in pochi giorni, avrebbe significato che non se ne faceva nulla. Già mi aveva fatto vedere la localizzazione. Abitavo a quattro fermate di S-Bahn, che è piuttosto veloce e frequente, dal lavoro. Lo vidi subito che dove abitava lui non c’era la metro. Per cui neppure andai a vedere, lì per lì. Del resto glielo avevo subito detto che probabilmente era no, per cui se non gli avessi scritto entro qualche giorno, entro la fine della settimana, il no era confermato. Più in là, andai a fare un sopralluogo. La zona non era male. Sfruttai l’occasione per visitare la ex-prigione della StaSi, quello che fu possibile dato che lì si possono fare solo visite guidate e quel giorno non avevano più comitive. Anche l’edificio non era male, con guardiano all’ingresso sebbene nel momento in cui entrai era penso andato a fare un giro dell’edificio. È solo che era distante, con bus non frequente. Inoltre non avevo alcuna intenzione di facilitare il lavoro ai delinquenti malati di mente degli Squadroni della Morte del governo tedesco-NATO. Neppure volevo che la mafia-Allegretto potesse vantare anche solo mezzo successo, non comunque con la mia cooperazione. Il mio era un no prima ancora di andare a sentire quei buffoni attraverso le parole di Daniel Rios Benavides.
Si agitarono subito tutti di quel loro ulteriore insuccesso. Mi rimandarono alcuni mesi dopo nuovamente da Daniel, a LaCucina, di nuovo sicurissimi che avrei detto, confidato, qualcosa a Daniel. Erano ansiosi di sapere quello che io sapevo e si erano tutti detti l’un altro/a che avrei di certo detto delle cose a Daniel che si riteneva un grande agente segreto. Era solo un castratello ingessato e ridicolo. Sono appunto i vicoli ciechi delle decisioni tipo comitato, collettive o di comunella: tutti si ottundono il pensiero che già non hanno e le loro incomprensioni, sommandosi, si esaltano. Si erano convinti di una cosa impossibile. Ed io ero ora lì. Si finse amichevole, ma in realtà neppure troppo perché poi la sua mente malata prevaleva sulla necessità di fingere. Io me la ridevo, pur senza farlo vedere. Quando lui mi disse, nuovamente, di salutargli Fabian, il frocio perduto delle milizie parallele del governo, lo mandai affanculo ma senza dirglielo. Non gli salutai nessuno questa volta. Naturalmente, dato che erano tutti della stessa mafia, glielo disse Fabian che non aveva ricevuto alcun saluto, questa volta. Bisogna prima farli sentirli sicuri e poi sfondarli, o lasciare si sfondino, per quel si può. Disperato riferì subito, come già la volta precedente, sia a Linnéa, che alla mafia-Allegretto di cui si dirà, che non gli avevo detto nulla, assolutamente. “Sì, sì, È davvero pericolosissimo. Non mi ha detto niente, proprio niente. È chiaro deve essere davvero pericoloso!” Ignoranti scemi folli delinquenti! È così... Il conformista medio è tale.

Oh, siamo andati proprio avanti, troppo avanti, scavalcando tempi e precedenti che normalmente sarebbero indispensabili, sarebbero stati indispensabili. Così torniamo indietro per riprendere il filo normale della narrazione.    

Inizio a lavorare alla Allegretto-“ATavola Trattoria” i primi giorni di Aprile 2014, col contratto di cuoco/aiutocuoco. Dopo quello che si è detto a livello di proprietari, direzione, capi e capetti, infine Linnéa e la mafia-Allegretto attivano sia Mujtaba che Daniel. In primo luogo Mujtaba, che è la parte debole, essendo in attesa di accoglimento della domanda di asilo, della residenza permanente. Poi, come da procedure burocratiche per queste persecuzioni, attivano pure Daniel, per i giorni che Mujtaba è di riposo. Mujtaba, pur paranoidizzato da Linnéa non fa nulla contro di me. Mi guarda appena con sospetto. Cerca di fare qualche domanda senza senso. A volte si abbandona a discorsi senza senso per vedere che cosa io risponda. Fa commenti insulti del tipo che mi dice che io devo essere di qualche altra nazionalità perché non parlo mai italiano. Linnéa, sapendolo islamico, gli aveva detto che io ero un pericoloso agente sionista e che lui doveva scoprirlo. Alla fine, annoiato, lui si limita a dire a Linnéa che mi comporto nel più naturale e normale dei modi, e che lui non riesce proprio a tirami fuori nulla. Daniel che si crede furbissimo fa ancora meno. Cioè non fa assolutamente nulla, neppur discorsi insulsi. Non con me. I discorsi insulsi lui li fa correntemente quando si abbandoni a dire qualcosa, discorsi insulti e pure un po’ froci. Lasciamo stare. Non è importante. Nonostante avessero detto a RobertG che io non dovessi cucinare dato che esisteva una proibizione di Stato, lui fa finta di non aver capito, dice che lui ha un contratto, un contratto con me, e che, finché io sto lì, lui deve attenersi ed utilizzarmi nei termini contrattuali. Per cui, lui viene lì, nella cucina di ATavola, e dice che io devo, dal lavoro di appoggio ed aiuto, con e come già Philip, essere introdotto ai piatti principali. Sono quattro piatti, alla fin fine. Dice che me li facciano vedere sì che, quando non ci siano altri, anche io possa farli. Sono quattro paste, gnocchi [orrendi gnocchi leggeri e fritti!], ravioli. Si combinano gli ingredienti secondo procedure standard contenute in libroni predisposti dalla direzione, oppure te lo dicono gli altri come devi fare, e si prepara il piatto o si completano, con carni, le insalate già preparate dagli aiuto, o dallo stesso cuoco se non vi è nessuno di aiuto in quel momento. RobertG lo dice, in mia presenza, a me ed a Daniel. Daniel, cui Linnéa aveva già detto che io assolutamente non dovevo cucinare, fa lo gnorri e riferisce subito a Linnéa che RobertG, contravvenendo alle disposizioni degli Squadroni della Morte del governo tedesco voleva io cucinassi. In effetti, è in quello che si concretizza la cooperazione di Daniel con gli Squadroni della Morte del governo tedesco, allora. Daniel è troppo scemo, pur credendosi estremamente furbo, per rischiare mai qualche iniziativa personale o per mostrare un qualche eccesso di zelo. È di quei nazi-franchisti, conformisti medi, che preferiscono restare nell’ombra piuttosto che andare agli assalti frontali. Linnéa, in tutta fretta, contatta la direzione, i proprietari. La direzione, i proprietari, capito che io devo essere rimosso di lì e mandato dove non mi facciano avvicinare ai fornelli, tali sono ordini del governo-NATO [si sono cose che dette così non stanno né cielo né in terra, ma non esiste un modo per dire cose che effettivamente non stiano né in cielo né in terra, come effettivamente è - il Principe-Stato fa di queste cose e pure ben peggio!], attiva Vivien. BettinaH, al personale, non si era mostrava molto cooperativa. Inoltre aveva una visione amministrativa dato che non è che girasse per le filiali. Invece chi girava per le filiali era Vivien. Vivien è una bagasciona che sta lì negli uffici centrali, una ex-cameriera che si è fatta passare agli uffici e che in quel momento è in attesa di trovare una precisa collocazione. Come cameriera ha girato per le varie filiali, ed anche come addetta agli uffici centrali dato che la mandano ora a sostituire l’addetta agli eventi, per cose secondarie, ora con funzioni para-ispettive quando vi sia qualche lamentela di qualche cliente e cose simili. Ha inoltre delle caratteristiche animali che la rendono perfetta per il ruolo di kapò, dagli uffici centrali, per lo stalking-mobbing contro di me. Perfetta ma, di fatto, inconcludente. Si creerà poi l’asse Vivien-Vivian, cui si aggiungerà, ma con funzioni e collocazione nettamente inferiori sebbene più dirette, Dominique. Vivien Rödiger. Vivian Rieth Rüdiger. Dominique Ratajczak. E vari altri.

Sono tre bagasce accomunate da un comune e strano destino. Tutte e tre, pur nelle differenze, anche di età, oltre che di percorsi scolastici, almeno le prime due relativamente alla terza. Vengono tutte e tre dalla mafia di Marzahn, il vasto quartiere e dintorni di Berlino Est. Anche vari altri che incontreremo vengono da lì. Le prime due nascono nella RDT e si trovano poi adolescenti, nella Germania unificata, cioè annesse alla già RFT. La terza nasce nella ora RFT ma sempre là, in quell’area di Berlino Est. Una storia comune che fa sì che si riconoscano e che cooperino felicemente nelle ignominie. Pur con differenze formal-scolastiche, ma non di origini sociali. Le prime due fanno il liceo. La terza una scuola professionale da cameriere, quelle dove non imparano nulla, infatti tutte quelle che ne escano non sanno davvero far nulla, e quel nulla lo fanno pure male.

Lo sapete come era nella RDT? Era come in tutto il mondo. Vi era un’alta borghesia. Vi erano le classi medie. Vi era il proletariato. E vi era il sottoproletariato. Vi erano pulitori e pulitrici, domestici e domestiche, incluse le domestiche a ore. Vi erano anche le prostitute a pagamento, ma qui siamo a livello di quelle gratis. Le classi alte erano piuttosto porche con le classi basse. Se un borghese avesse preso a forza una domestica, non è che questa potesse andarlo a denunciare. Sarebbe lei stata accusata di averlo sedotto, oppure di essersi inventata tutto per ricattarlo, ed avrebbe lei passato dei guai mentre ogni procedimento contro di lui neppure sarebbe iniziato. Una domestica che avesse qualche attrattiva, o anche se non l’avesse avuta, veniva chiavata senza problemi, anche senza il suo consenso, e senza preoccuparsi di metterla incinta, tanto lo Stato si sarebbe fatto carico di tutto. I figli e le figlie venivano poi avviati a ‘promettenti’ carriere di spioni di Stato. Beh, anche le madri dovevano ben esserlo state. Tra i doveri di una domestica vi era quello di riferire tutto alla StatSi se richiesta, ed anche se non richiesta. È proprio chi pulisce che mette il naso in dettagli che sfuggono ad altri. Partoriti questi figli e figlie di nessuno, se fedeli ed obbedienti cagnolini facevano per esempio senza problemi il liceo, era solo per essere a loro volta avviati/e a carriere simili, seppur più scolarizzate delle madri. Anche se per ragioni di cambiamento di regime ed annessioni, il liceo lo facevano o finivano non più nella RDT ma nella RFT, non si sa come vadano queste cose. Non è come al cinema. I regimi cambiano ma la gente, insegnanti inclusi, è sempre la stessa. Il ruolo principale di un insegnate è di formare gli alunni al conformismo e di fare lo spione delle Polizie Segrete. Dove si pensa che finiscano tutte le schede che devono compilare sugli studenti? Se cambia  regime formale, a scuola magari impari l’inglese invece del russo. Alla StaSi subentra il BfV. Ma la sostanza non cambia. È tu sei sempre la figlia di una obbligata a fare la troia e che a sua volta si sta rivelando una buona troia. La madre di Ratata era più prossima alla generazione delle due. A lei giovanissima, quando aveva iniziato a fare la domestica ancora negli anni della RDT e poi nel periodo buio della disoccupazione di massa nel’ex-RDT, la prendevano da dietro. Aveva poi vissuto con timore l’essere presa davanti dato che l’avevano dolorosamente violentata. Infatti camminava con le punte dei piedi rivolte verso l’interno come a difesa, col culo, che pur non aveva, invece proteso verso l’alto come ad offrire piuttosto esso. Una volta che a qualcuno gli era scivolato nella ficazza nel giorno sbagliato, c’era restata di Ratata. Pur con un sostanziale disgusto per il sesso era poi passata attraverso vari amanti. Lo sapete come è nelle zone poverissime. Lui alcolizzato ha bisogno di una. Lei non può sottrarsi ad avere uno, anche solo per far vedere agli altri che anche lei ha uno “che la protegge”. Era passata, e passa tuttora, attraverso vari. Avendo lei perso rapidamente ogni attrattiva, gli uomini di lei avevano cominciato a pretendere che passasse loro la figlia. Avevano iniziato a farsela da dietro, per poi passare davanti quando lei era appena cresciuta. Anche lei aveva conservato e rinforzato quel modo di camminare colle punte delle scarpe verso l’interno, come a difesa della propria fica, mentre tendeva a protendere il culetto, che pur non aveva, verso l’alto come ad offrire piuttosto quello. Non provava nulla, e da ciò ne derivavano nevrosi varie. Allo stesso tempo si sentiva gratificata dal rendersi utile per far godere questi che le passava la madre. Sentiva di fare il proprio dovere. Loro godevano. La madre era felice che lei si fosse sottomessa. Lei ne era veramente gratificata. Si sentiva importante. La volevano. Nevrotica ma gratificata da quell’avere servito. Tale è l’indole di molti, di qualunque sesso. Beh, fingiamo che questa nostra sia una storia immaginaria e torniamo alla nostre tre accomunate da un qualche comune filo invisibile.

Vivien e Vivian, le due bagasce col liceo, erano finite a fare le cameriere. Alla Allegretto, le cameriere che non si licenziano per trovare collocazioni migliori fanno lì poi carriera interna. Vivien, da giovanissima, aveva un’aria da travestito spiritato. Poi aveva cominciato a gonfiarsi. Il suo servilismo ed arroganza la avevano fatta divenire capo-cameriera. Sempre più grossa e sfatta, dato che mangiava e beveva in continuazione, quando io ero arrivato lì era appena stata passata agli uffici in attesa che si liberasse lì qualche posizione definitiva che lei potesse occupare. Intanto faceva un po’ la tappabuchi. Più che altro si tappava la gola del cibo che ingurgitava in continuazione. Vivian, che aveva le chiappe più tonde, era invece stata promossa ‘manager’ all’Allegretto della HumboldtTerrassen che prende tutto l’ultimo piano della HumboldtBox ed è l’ideale per eventi, anche grandi, essendovi non solo tutto l’ultimo piano, ma pure quello sotto, utilizzabile ed utilizzato sia per convegni e studio che per banchetti. Per cui, aziende potevano lì organizzare loro attività varie, quando necessitavano di spazio e quando potessero spendere cifre per affittare il tutto. Vivian faceva la ‘manager’ nel senso che faceva da intermediaria con la direzione. Perché non è che poi avesse una vera autonomia manageriale. Faceva i turni del personale. Sì, a volte, se proprio erano giornate morte, mandava via qualcuno ma non era particolarmente ossessa dal risparmiare sui costi. Seguiva le procedure della Casa. Paranoica furiosa, ci teneva a far vedere che comandava lei, ma bastava che non la si contraddicesse e non è che gliene fregasse nulla di fare davvero la manager.

Riassumendo. I primi giorni (ad aprile 2014) sono lì ad ATavola come aiuto. L’8/04 ed il 9/04, RobertG viene personalmente e dice sia a chi in quel momento cucina, cioè Daniel, che a me che devono farmi vedere come si cucinino i vari piatti che poi sono di fatto una decina, non un grandissimo numero. Daniel riferisce subito a Linnéa, che è in contatto diretto con Vivien. Dunque Linnéa dice chiaramente a Vivien che devono immediatamente trovarmi una collocazione dove sia possibile attuare lo stalking-mobbing frontale, tra cui c’è quello strano ordine che si trova scritto [è una cosa che infilò il CSIS, la Polizia Segreta del Canada], quella cosa che io non devo assolutamente cucinare [lo sapete come sono le burocrazie?! Nessuna contraddice le altre anche se di altri paesi. Comunque il CSIS è nettamente superiore ai CC italioti che stanno in uno Stato che ha perso l’ultima guerra oltre che creazione britannica]. In pratica, devo essere mandato via da ATavola, dove o non possono o non vogliono cooperare, o non a sufficienza. Vivien fa chiamare subito, in tutta fretta, dei candidati a posizioni di cucina e li fa venire lì ad ATavola per la prova, e ne fa assumere alcuni subito. A quel punto siamo chiaramente in troppi. Anche Philip è agitatissimo. Teme lo vogliano licenziare. Si rende comunque conto che, anche se non lo licenziano, lì sono in troppi, troppi troppissimi, cosa che significa meno ore di lavoro per tutti. Infatti si trova rapidamente un lavoro più certo.

Proprio perché siamo in troppi, per esempio il 10/04 lavoro solo un’ora. Non potevano tenere tutti quelli che avevano fatto venire. Poi, il 13/04, dopo due giorni liberi, a fine giornata RobertG mi chiama e con aria imbarazzatissima mi dice che ha ricevuto ordine di mandarmi all’Allegretto-HumboldtTerrassen, a cinque minuti da lì, dove necessitano di un lavapiatti ed eventuale aiuto in cucina. Per cui, quattro giorni a casa e, dal 18/04, all’Allegretto-HumboldtTerrassen.

Sia i due giorni che io ero di riposo, l’11-12/04/2014, che, poi, gli altri quattro, 14-17/04/2014, Viven attiva Vivian. Assieme attivano Fabian. Intanto Vivien inizia ad attivare pure Dominique, che userà alla HumboldtTerrassen appena potrà, l’anno successivo.

Vivien andò alla HumboldtTerrassen. Era l’occasione per mangiare a sbafo. Invece, a ATavola, non la pisciavano. Così evitava di sfruttarli senza pagare. 
- “Vivian, con te posso essere sincera. Ti ricordi i vecchi tempi... la StaSi... Ecco, ora c’è il BfV. ...Sarò breve. C’è da fare il culo ad uno!”
- “Oh, finalmente, di nuovo, Vivien! Dimmi subito tutto!”
- “Vivian, Sono venuti gli Squadroni della Morte... ...cioè volevo dire, la Polizia Segreta, e dicono che c’è uno pericolosissimo. Siccome è pericolosissimo, dobbiamo fargli il culo.”
 - “...Oh, beh, non capisco, ma obbedisco. ...Poi, se c’è da fare il culo a uno, io sono sempre pronta, ...per la Patria!”
- “Vivian, anch’io non capisco, ma sono... ...sì sono piena di odio per quello schifoso! In ben due settimane, non siamo riusciti a scoprire nulla, nulla!, contro di lui. Ebreo schifoso! Dicono sia un accademico ...o non ho capito cosa! Forse uno scienziato... Che non sia un generale... Che non sia del Mossad?! Eppure, se ce l’hanno con lui, avrà ben fatto qualcosa ed allora sta a noi, ora, obbedire agli ordini e fargli il culo!”
- “Vivien, non mi dici altro?! Cosa devo fare?”
- “Vivian, bisogna avere la collaborazione di Fabian, di cui comunque non dubito...”
- “Vivien, neanch’io dubito di Fabian...”
- “Allora bisogna chiederglielo...”
- “Cosa devo dirgli?”
- “Se a te va tutto bene, parliamo assieme con Fabian, così vedi anche tu...”
- “Certo, Vivien, che a me va tutto bene, benissimo. In effetti è la cosa migliore, parlare subito con Fabian, così vediamo...”

Chiamarono Fabian. Parlò Vivien, ovviamente:
- “Fabian, abbiano grandi progetti per te. Ora muoviamo il cuoco principale che è qui in altra area della Allegretto. Pensiamo di lasciare te, come primo cuoco. Anche se sei giovane, va tutto bene. Se un ragazzo promettente. Sai, piaci a tutti...”
- “Oh, grazie, grazie! Ma... ...resto solo io?”
- “No, manderemo un aiuto, naturalmente, un secondo. Tu resti il primo. Poi ci sarà, oltre ad un cuoco di aiuto, un altro ancora... È una cosa appena delicata... ...Non so se possiamo parlare liberamente.”
- “Certo, io sono sempre a disposizione. Quello che mi si dice io faccio.”
- “Fabian, questa è una cosa che ci è richiesta... ...gli Squadroni della Morte, la Patria...”
Lui tutto rosso, teso, luridamente eccitato:
- “Io sono un grande patriota! Patria, tifo per la mia squadra, lavoro, ...e la mia mamma! Mi si ordina ed io faccio! ...Ben lo sapete...”
No gli dettero grande spiegazioni. Loro non sapevano cosa dire. Lui non lo avrebbe capito. Loro neppure. Il conformista e la conformista lo si sa come sono... ...pidocchi! Obbediscono!
- “Fabian, mandiano un lavapiatti. Può fare anche l’aiuto, ma non, assolutamente non, cucinare. Ha il contratto come cuoco/aiutocuoco, ma non deve assolutamente cucinare, non deve avvicinarsi ai fornelli. Se proprio non sai come fare, se hai troppo lavoro, può fare cose marginali, ma non cucinare-cucinare. ...È tutto.”
Lui, uso ad obbedire e poi fottersene, per quel che poteva, non chiese nulla.

Fabian Frömke. Un altro della mafia di Marzahn, già RDT. Di una di quelle famiglie sottoproletarie. Originari dell’est, slavi, e poi stabilitisi in Baviera, prima di raggiungere Berlino. Col padre alcolizzato e violento che lo picchiava sempre, come del resto picchiava la moglie e gli altri familiari. Una madre possessiva sempre vissuta di lavori di pulizia e come domestica. Paranoica ossessa, pretendeva l’obbedienza cieca dei figli che sia maltrattava sia diceva di amare alla follia. Lui è tozzo e con due gambone, gambone enormi come la madre, grossa e grassa. Vestito sempre peggio che ordinario. Lui è ancora giovanissimo, ha appena finito le scuole, scuole professionali da cuoco, forse da solo un anno quando io arrivo lì. La madre era felice che Fabian fosse divenuto cuoco. Un grande salto di classe da lavori domestici a cuoco. Da sottoproletariato a sottoproletariato. Ma loro la vivevano così. Salari al di sotto dei 1500 al mese, salvo futuri avanzamenti o future occasioni. Il cuoco diviene rapidamente folle. Bastano pochi giorni sotto pressione nelle cucine, mentre attendono quei biglietti con le ordinazioni dai tavoli, e l’ansia e l’agitazione connesse cominciano a farli uscire di testa. Giorno dopo giorno, con quella tensione, ed ecco che il loro destino è segnato. Malattia professionale. Pazzia. Passano il tempo libero dagli ordini dai tavoli e da lavori di cucina a delirare tra di loro su cose di lavoro. Appena arrivano ordini su ordini, agitazione che ne incrementa la pazzia connaturata alla professione. Se la fanno per passione, spesso il cuoco si illude di essere cuoco per passione!, la passione si esaurisce per essere sostituita dalla routine, una routine pazza. Ciò salvo eccezioni piuttosto rare. Lui Fabian, da tali ambienti, famiglie e genitori, crebbe bullo tra bulli. Bullo e frocio perduto, davvero di quelli froci al 200%. Abusivo con le donne, quando era tra uomini era nel suo. Diveniva garrulo e spiritoso. Parlava, parlava, con continue esclamazioni orgasmiche. Quando era con coetanei , o quasi coetanei, era davvero così. Da non credersi! La madre, che stava sempre addosso ai figli, se ne accorse subito. A volte lo sorprese pure, ancora bambino, in transazioni non proprio fanciullesche tra bambini. Un po’ tutti di famiglie povere e di alcolizzati, si toccavano, si succhiavano, anche qualche penetrazione reciproca per sentirsi grandi. Sempre tra maschi. Lui faceva lo sporcaccione cogli altri ragazzi con una vera passione. Le femmine erano oggetto di disprezzi vari. Lui stava a suo agio solo tra maschi. La madre lo vide. Cominciò a marcarlo stretto. Gliene disse di tutti i colori, pianse, gli fece i soliti ricatti psicologici, gli disse che non poteva tollerare che nel caseggiato e nel quartiere suo figlio, uno dei suoi figli, venisse additato come frocio. Beh, anche l’altro era del tutto simile. Gli disse che qualunque cosa lui fosse, doveva egualmente fare cose normali, trovarsi una ragazza, scopare e che tutti sapessero che scopava. Lui non aveva testa di trovarsi una ragazza. Per cui andata a prostitute, su ordine della madre, soprattutto ora che lavorava ed aveva qualche soldo, e doveva mostrare le ricevute alla madre. Siccome la stessa lo interrogava in modo dettagliato ed intimo, e lui non sapeva mentire alla madre, dovette fare, fare cose normali, per poterle riferire alla madre. Eppure lui aveva queste continue eruzioni orgasmiche solo quando era tra maschi. Gli piaceva farsi birre, stare fianco affianco a fumare, con conversazioni di nulla, solo tra maschi. Parlava, parlava per ore, ripetendo sempre le stesse cose. Parlava logorroico ed orgasmico con ragazzotti come lui che evidentemente non sgradivano o non avevano la generosità di mandarlo a quel paese. Quando andava in giro, nei giorni liberi, rimorchiava ragazzotti per farsi birre ed inondarli egualmente di quelle chiacchiere orgasmiche. Però aveva promesso alla madre che non avrebbe mai fatto nulla oltre. Si faceva seghe e ditalini nel culo pensando ai maschi. Anche quando andava con prostitute, per poi dare la ricevuta alla madre e raccontarle, alle domande di lei, che aveva fatto tutto da vero uomo, chiudeva gli occhi e si immaginava il puzzo di un maschio e della merda del suo culo, e di sprofondarlo nel deretano di maschi, ..anche di farselo sprofondare. Riusciva a venire, a sborrare [non andava oltre la sborrata, non aveva veri orgasmi con l’uccello suo] solo con quella sostituzione, immaginandosi altro. Quando era con la prostituta si faceva ficcare falli sintetici nel culo. Quella di Fabian era un’omosessualità totale ed irriducibile. Al contempo fingeva, fingeva di non esserlo, di non essere frocio. Fabian, tra il padre alcolizzato e picchiatore, la madre autoritaria e possessiva, l’ambiente di bulli, è cresciuto con la psicologia del magnaccia, come del resto il padre. È uno che si finge gentile con tutti e poi vede di usare gli altri per farsi servire. Lo fa cogli uomini. Lo fa ancor più con le ragazze. Beh, siccome dei maschi più o meno suoi coetanei di solito si innamora, si fa servire e li serve allo stesso tempo. Una sublimazione delle sua froceria. Ma ha davvero i marchi del magnaccia. Non è capace di comportarsi in altro modo con chi non gli sia chiaramente gerarchicamente superiore. Lì conosce solo la legge del bastone e gli piace essere subordinato bastonato. Altrimenti, con gli altri, deve essere lui il magnaccia. Altrimenti non sa come fare. 

Linnéa aveva rapidamente scoperto tutto non perché avesse un qualche acume, bensì semplicemente perché aveva chiesto lì a Marzahn. Tra proletariato e sottoproletariato uso a servire, se la cantano tutti con piacere di fronte ad un agente del governo, dello Stato. Lo sapete come sono proletari e sottoproletari. Leccano e se la cantano col padrone, col poliziotto, col potere. Quando sembra che abbiano dei partiti e sindacati loro, è solo perché il potere ha creato dei partiti e dei sindacati caserma, per cui proletari e sottoproletari leccano e se la cantano pure con essi. Linnéa aveva anche letto dei rapporti di ex-insegnanti di Fabian che accennavano a queste sue tendenze frocesche. Linnéa aveva dunque individuato e scelto sia Vivian che Fabian già in cooperazione con Vivien. Nel caso l’operazione si fosse protratta, avevano pure pensato di mandare altri. Chiaro che avrebbero poi mobilitato tutti quelli fosse possibile mobilitare già lì alle HumboldtTerrassen e già sapevano che avrebbero trovato senza problemi. Avevano dato anche un’occhiata a quelli che stavano frequentando la scuola professionale per camerieri e avevano a che fare con l’Allegretto come tirocinanti. Sì fu una perversione della mente, cioè nella chiorba vuota ma perversa, di Linnéa ed, ovviamente, poi, incontrò l’entusiastica adesione di Vivien. Incrociando dati e nomi venne fuori questa scemotta di Ratata, cioè Dominique Ratajczak. Linnéa si disse che non poteva lasciare nella prima linea, a contatto, con me, un frocio abbastanza evidente, per cui dovevano in qualche modo mascherarlo, mascherarlo da normale. Beh, già si mascherava da solo, un po’. Ma senza ragazza fissa e visibile... Dovevano assolutamente accasarlo, che era anche un modo per controllarlo meglio. È la logica delle diffidenza assoluta e dei controlli incrociati che esiste negli ambienti degli Squadroni della Morte, delle Polizie Segrete. Dominique faceva la bambina in affitto, ignorante, con riflessi condizionati nazistoidi pur in ambienti ufficialmente SPD, vanitosa, nevrotica, ma ‘felice’ di far godere quelli cui veniva sottomessa. Stava finendo la scuola professionale per cameriere. Non imparano un cazzo. Anzi, imparano a far tutto errato. Ma hanno poi la qualifica di cameriere con scuola. Ce ne sono anche di migliori che hanno fatto licei e pezzi di università, e fanno le cameriere pure meglio. Eppure, se esistono le scuole professionali per camerieri e cameriere, i ristoranti non possono non attingere pure lì. Dominique era la persona giusta, beh non ne avevano trovate altre, per le basse bisogna degli Squadroni della Morte.

Linnéa, in presenza di Vivien, parlò con Dominique.
- “Sappiamo che sei stata anche in contatto con l’SPD... Brava! Del resto in un quartiere operaio... Brava, comunque! Anche noi, lo Stato, apprezziamo l’impegno politico e sociale. Anche tanti tra noi... Beh, quando lavoriamo non abbiano colore. Noi siamo lo Stato. Implementiamo politiche e direttive del governo... Vediamo qui che sei una ragazzina obbediente alla mamma...”
Dominique capì forse l’allusione. Od anche se non la capì, arrossì.
Linnéa continuò:
- “Una persona a modo come te ovviamente è a disposizione se noi chiediamo aiuto, cooperazione...”
- “Certo, voi mi dite di cosa si tratta, ed io faccio tutto per la patria. A me piace servire. Lo ho anche scelto come professione...”
- “Chiaro che puoi cooperare o meno. Noi rispettiamo le scelte di ognuno. A volte la gente non ne ha voglia... Noi rispettiamo le scelte di ognuno. Noi vogliamo che ognuno, ogni tedesco, sia felice...”
- “Prego, ditemi... Oh, come vorrei fare qualcosa per questa nostra Patria! Chiedetemi! Chiedetemi!”
- “Dovresti dare assistenza ad un dipendente della Allegretto incaricato di una nostra grande operazione.”
- “Certo! ...Cosa dovrei fare?”
- “Tu non hai il ragazzo...”
Dominique arrossì di nuovo:
- “Proprio il ragazzo-ragazzo, no. Certo, ho degli amici... Perché mi chiedete questo?!”
- “Si tratta di divenire amica, solo amica, nulla altro, ...non ci permetteremmo mai di chiedere altro..., di un dipendente della Allegretto...”
- “Solo amica?!”
- “Beh, ...tu sei libera. Lui è libero. Magari sarebbe anche un buon partito. Lui è un giovane cuoco. Anche un bel ragazzone. Tu ti stai preparando per divenire cameriera. L’anno prossimo, se ho ben capito, finisci la scuola e ti diplomi. Se anche tu lavorerai alla Allegretto... Sai, tutto può contribuire. Questo è un posto sicuro... A  noi interessa che tu resti in contatto con lui, che parliate. Se poi succede altro è ancora meglio...”
- “Sarà uno pericoloso, se lo devo controllare...”
- “No, no, questo è Fabian, è un bravo ragazzo. È un nostro collaboratore, un ragazzo obbediente. Un collaboratore per una grande impresa. In effetti, se vi trovate, ora che ci penso, sareste davvero una splendida coppia. Lui gran  lavoratore. Tu pure, anche se ora stai solo studiando.”
- “Ma allora che cosa è questa operazione patriottica?”
- “Ah, su di essa non posso dire grandi cose. Qualcosa scoprirai poi tu se il tutto va avanti. Si tratto di uno pericolosissimo. Lo mandiamo lì dove è Fabian. Se tu, in un modo o nell’altro, stai vicina a Fabian devi vedere se lui ti dice delle cose, o anche tiragliele fuori, e dirlo a noi. Noi ci fidiamo di lui. A volte nostri collaboratori non hanno voglia di parlare, non proprio su  tutto tutto, con noi, e si confidano ad altri. Ma solo a chi sia loro vicino, vicinissimo. In effetti più divenite amici stretti, meglio è per noi, ed anche per voi se vi trovate bene assieme. È solo per ciò che le nostre procedure ci dicono di, ...come dire..., di avere persone in parallelo sì che a noi arrivi tutto quello noi dobbiamo sapere. Ah, ora che ci penso... Anche tu poi magari potrai esserci utile contro quel giudeo schifoso, nemico della patria, cui dobbiamo fare il culo. Solo questo. Il nostro Fabian lavora per la patria. Tu lavori per la patria. Questo pericolosissimo soggetto, Roby, che dobbiamo seguire, curare, è un giudeo, un ebreo, un sionista da distruggere...”
- “Oh, se è un ebreo, ...che schifo gli ebrei..., coopero, coopero, sono ben felice di cooperare con voi! ...Potete chiedermi qualunque cosa!”
- “Dominique, Dominique, ...prudenza! Noi apprezziamo questo tuo ardore, ma non si deve mai dire nulla contro gli ebrei. Sai, la politica ufficiale del nostro Stato... Io lo ho detto ora a te, ma che non si sappia, questo è un ebreo pericolosissimo. Un caso particolare. Per questo dobbiamo controllarlo.”

Dopo, quando Linnéa se ne fu  andata, Dominique chiese un momento in privato alla sola Vivien:
- “In pratica, cosa devo fare?”
Vivien, che è abbastanza rozza, fu diretta:
- “Ti mandiamo lì. Vedi Fabian. È uno un po’ timido. Ma vedrai che ti piace. Te lo porti a letto e così hai il ragazzo fisso. Vedrai che poi ti rispettano tutti di più a Marzahn, Per il resto, fai quello che ti si dice.”

Nei giorni precedettero l’inizio del mio lavoro alla Allegretto-HumboldtTerrassen, Dominique venne mandata lì. Le dissero che stavano pensando di farla entrare alla Allegretto come cameriera con contratto a tempo indeterminato, quando avesse finito le scuole professionali, od, anche prima, come tirocinante, non appena fosse stato possibile farle fare dei lunghi tirocini. Per cui, le dissero che avrebbe dovuto fare qualche giorno di prova lì al lavaggio piatti. Era un modo per metterla a diretto contatto con Fabian. Ovviamente insistettero di nuovo perché concludesse, e subito, con Fabian. Fabian si comportò nel solito modo rozzo e strafottente, abusivo, come sempre faceva con le ragazze con cui fosse venuto a contatto. Anche quando, su ordine della madre, andava a prostitute, era pure un po’ manesco, oltre ad avere quel suo atteggiamento fatto di sorrisetti e mimica strafottente. Al contempo, Vivian, la capa lì alla HumboldtTerrassen, fece da ruffiana. Prese da parte Fabian e gli disse che era la sua grande occasione per sistemarsi, per far vedere che anche lui aveva la ragazza fissa, buttandogli lì che era sicura, sicurissima, che pure la patria avrebbe apprezzato. Così come intervenne su di lei dicendole che Fabian era un gran seduttore desiderato da tutte le donne e che era la sua occasione per sistemarsi, per divenire rispettabile, e far vedere a tutti che anche lei aveva il ragazzo fisso. Spinti dalla ruffiana Vivian, i due subito combinarono. Fabian cominciò a lasciare la borsa aperta, sopra, dove c’erano gli spogliatoi, con ben visibile un preservativo. Non ho mai capito perché solo uno. Già che c’era e che voleva farsi vedere, ne poteva mettere almeno qualcuno. No, a lui bastava che gli altri ne vedessero uno. Del resto, anche nel male, Fabian era quello che era. Di un’ignoranza e stupidità abissali, pur credendosi furbissimo. I suoi unici interessi erano il calcio e le canzonette. Gridava in continuazione degli uuuuuh da stadio, canticchiava, ripeteva quello aveva ascoltato alcune volte da Vivian: “Lavorare! Lavorare!” ed altre espressioni stereotipate. Non si può pretendere una qualche originalità da un conformista assoluto. Era pure xenofobo contro qualunque altro gruppo etnico vi fosse in Germania. Di una ragazzetta ‘bosniaca’, in realtà nata in Germania, una tirocinante, diceva: “Perché non se ne torna in Serbia!” Beh, il Fabian capiva quel che capiva. Il realtà, sia questa ragazzetta che un altro bosniaco (uno improvvisatosi barista, pur con laurea bosniaca in informatica, materia di cui capiva poco - se la cavava invece col tedesco), pur islamici, mangiavano maiale oltre a mangiare e bere a tutte le ore durante il ramadan. Le etnie turche, e della ex-Jugoslavia, sono differenti dai nord-africani ed altri. In effetti, esistono le etnie e le prossimità etniche, e quello vogliono i governi ed i poteri, più che le sigle religiose variamente di comodo. Anche fossero stati dei tradizionalisti della loro religione od etnia, non si sarebbero egualmente giustificate le xenofobie di Fabian che erano a 360 gradi. Uno sta male perché sta male. Era un fesso ed un malvagio e voleva farlo vedere a tutti per mostrare di essere più conformista degli altri. Quando la Merkel fece, nel 2015, quelle sue aperture ai rifugiati siriani, Fabian cominciò a sbraitare ogni giorno contro la Merkel che tradiva la “razza tedesca”. Così diceva Fabian.       

Il 18/04/2014, inizio a lavorare lì alla HumboldtTerrassen. Vivian Rieth Rüdiger, la capa lì, aveva riparlato con Fabian, caricandolo con le sue stronzate. Lei capisce poco. Lui ancora meno. Vivian, i giorni precedenti aveva già attivato i suoi due vice, Michael Sauer e Sascha Kiel. Michael è il vero vice, quello destinato a rimpiazzarla nel momento in cui se ne dovesse andare, ovviamente se non capita qualcuno che lo sopravanzi. Sascha è quello finto, ma a lui non possono dirlo, né lui lo capisce da solo. È un sempliciotto. Magari anche con delle qualità. Ma se le beve tutte, proprio tutte. Gli altri sono malvagi per furbastreria, lui perché se ne convince.

Vivien, con Vivian presente, parla a Michael, anche perché Vivian fa poche ore e, di solito, solo molto parzialmente in coincidenza coi miei turni, per cui io devo essere coperto da Michael e da Sascha, oltre che da altri se non vi è nessuno dei due:
- “Michael, tu qui sei il numero due, il prossimo numero uno se continua ad andare tutto come deve. Dunque abbiamo il dovere di informarti compiutamente. ...Con Sascha, parliamo dopo... Nei prossimi giorni arriva uno... ...Ha il contratto da cuoco/aiutocuoco ma... ...ma non deve assolutamente cucinare, va fatto guadagnare poco, il meno possibile e anche... ...come dire... ...sono tutti ordini superiori, dall’alto, molto dall’alto, di Stato... ...va... ...come dicono... ...va fatto sentire a disagio, ma come se fosse colpa sua o se lo immaginasse lui. Abbiamo già sensibilizzato Fabian, per questa cosa. Ma lui è solo un cuoco. Guarda, non dipende da noi. Sono venuti quelli degli Squadroni della Morte, del governo... ...Ecco è una cosa così. Te lo dovevamo dire perché tu fai parte della direzione, qui, in pratica... ...Sì, sei uno dei nostri...”
- “Ho capito... Per l’azienda e per la patria io sono sempre agli ordini! ...In pratica cosa dovrei fare?”
- “A te possiamo dirlo, perché ti conosciamo, sei uno dei nostri, uno del grippo dirigente. Quello è uno pericolosissimo. Gli si deve fare il culo!”
- “Perché non lo licenziate?”
- “No, non ci fraintendere. Nulla di frontale. Vi dovete comportare tutti normalmente. Quello non deve cucinare. Deve essere considerato l’ultimo. Del resto, lo mandiamo qui a fare il lavapiatti, pur col contratto da cuoco/aiutocuoco...”
- “E se c’è bisogno in cucina?”
- “Per le cose più marginali lo chiamate. Anzi se gli fate fare cose che si senta umiliato, è proprio quello che vogliono. Così ci ha detto il governo. Se c’è davvero bisogno in cucina, andate voi, tu e Sascha, od anche altri.”

Michael divenne di tutti i colori. A lui andava bene tutto, ma non voleva esporsi. Così faceva in tutto. Colpire alle spalle e poi dire che lui non c’era. Era nel DNA della sua famiglia. Boia ed ipocriti.
- “Lo sapete che io vengo da una famiglia di patrioti. Abbiamo sempre obbedito ai governi e regimi che c’erano. Per noi, la Germania viene prima di tutto e di tutti. Proprio per questo pensavo che forse. ...Pensavo... Ditemi se vi va bene. Tra noi qui... ...Ho visto che non avete ancora parlato con Sascha... Ecco, noi, Vivian ed io, facciamo finta di non saperne nulla. Fabian, beh, è a contatto immediato con quello. Si dice a Sascha, poi magari pure ad altri, che quello non deve cucinare e che se c’è un momento di piena in cucina va Sascha, magari in futuro pure altri. Intanto vediamo... Così quello si vede Sascha che fa l’aiuto cuoco quando necessario, e vediamo cosa dice, come reagisce. Fabian e Sascha. Fabian è quello che è. Sascha è uno sempre gentile con tutti. Mentre Vivian ed io ci teniamo come in disparte, come non se sapessimo nulla... ...Ma dobbiamo pure sorvegliarlo quello?”
- “Sorvegliare non sappiamo... ...Beh, se c’è qualcosa dobbiamo riferire. Anche perché ogni giorno telefoneranno. Già telefonano... Non so bene a chi appena parte la cosa qui nelle HumboldtTerrassen... Telefonano quelli del governo, l’agente speciale... Beh, se contatta voi lo vedete voi chi è, chi già non lo sappia. Più che altro quel giudeo, quel sionista pericolosissimo, va fatto sentire... ...Ecco, da quel ci hanno detto, va indotto a licenziarsi, ma senza che noi si faccia nulla che possa sembrare...”
- “E quanto a dire a Sascha che è lui che si deve occupare della cosa, anche senza dirgli troppo? Così lui si sente importante, perché sembra la cosa sia sotto la sua direzione. E noi restiamo defilati. Tanto la manager qui è sempre Vivian. A Sascha basta dire, se ci sono altre cose da fare, e lui fa... ...per quel riesce.”
-          “Sì, possiamo provare... In effetti avevamo in testa una cosa del genere. In meno ci si espone meglio è.  ...Lo chiamiamo subito, Sascha. ...Anzi, gli parla solo Vivian e gli dice che è anche a nome mio, nostro, della direzione e della patria. Io devo andare, ora. Tanto Sascha è uno che obbedisce e non chiede. Giusto, gli diciamo che lo affidiamo a lui. Così lui si sente importante.”

Vivien se ne andò. Michael tornò alle sue cose. Vivian chiamò in disparte Sascha:
- “Sascha, abbiamo un grande incarico per te... La direzione ed, ancor più importante, il governo, la Patria... ...Sono loro che ti chiedono... ...che ti danno questo alto incarico... A giorni arriva un lavapiatti fisso. Ha il contratto da cuoco/aiutocuoco ma non deve assolutamente cucinare. Eventualmente solo cose marginali che gli chiede Fabian. Ma non deve assolutamente avvicinarsi ai fornelli della cucina. Abbiamo pensato di incaricare te di occuparti della cosa. dato che tu sai fare tutto. Devi tenere sempre d’occhio Fabian... Se lui ti chiama, od anche tu di tua iniziatica se vedi che lui, loro, sono troppo sotto pressione, devi andare tu ad aiutarlo, ad aiutarli.”
Al che, Sascha (che poi è un guitto, potrebbe fare il cabarettista) divenne di tutti i colori:
- “Mandano un cuoco/aiutocuoco che non deve cucinare e devo fare io il cuoco/aiutocuoco quando Fabian sia solo e sotto pressione...”
- “Precisamente! È un incarico di grande fiducia che potevamo dare solo a te. Sei capace e versatile, oltre che un aiuto-manager anziano, un vero pilastro della Allegretto...”
- “Va... Va... bene. ...Se va fatto questo...”
- “Sascha quello che viene è un intellettuale, un capo di qualcosa, uno pericolosissimo, forse un accademico, un giudeo della cabala, o del Mossad. ...Che non sia uno scienziato, che per qualche motivo... Lui non deve sapere che noi sappiamo. Dobbiamo trattarlo normalmente, in apparenza. Però ci hanno incaricato di queste cose. La hai vista Vivien... Doveva andare ché aveva un appuntamento di lavoro. ...La direzione... Non è neppure la direzione... Non solo. È direttamente il governo, la patria!”

Vivian, oltre ai cenni precedenti, ...beh abbiamo già detto che, finito il liceo, si trova a fare la cameriera. Siccome ha le chiappe grosse, viene poi passata capa, pseudo-manager, lì, alle HumboldtTerrassen. Invidiosa, piena di sé, falsa. Ha un’intelligenza animale di base, ma non ha alcuna cultura. Non legge, non studia. Si è appiattita sulla sua professione di cameriera, poi cameriera-‘manager’, e la sua professione scorre naturale su quei binari. Ha la voce stridula e nevrotica, non di quelle voci calde che facciano immediatamente arrapare. Il tono è sempre, o di solito, quando non si alteri, sorridente, ma si vede che è un sorridente ostentato, falso. Passa facilmente allo stridulo-isterico. Chi invece parta dal culo e dal suo sorriso formale, ne ha un’altra impressione, almeno a livello visivo. Se invece si chiudono gli occhi, lo si vede che il culo ed il sorriso (che resta nevrotico e falso) non vengono completati da un calore che esca dal suo spirito e dal suo corpo. La StaSi la aveva destinata ai plotoni delle giovane spie per poi passarla alle spie adulte. Si è trovata catapultata nel mondo del mercato, pur statalista alla tedesca. Mancando la mamma partito e Stato, non almeno nei termini in cui v’era nella RDT, si è detta che doveva andare alla caccia del buon partito. Ha trovato un giovinastro ingenuo ed alto, forse con qualche soldo, che, sotto l’effetto delle prime scopate, è andato a convivere con lei, la ha messa incinta e fatta figliare e, successivamente, sposata. Il tutto è rapidamente declinato. Beh, dopo qualche anno succede in un po’ tutte le coppie. Lei, passata poi, ad inizio 2015, dalla HumboldtTerrassen all’ufficio centrale, ha avuto una promozione apparente, ma solo nel senso che sta seduta anziché in piedi tutta la giornata, ed un declassamento reale dato che ora, addetta al personale, deve solo gettare numeri in caselle, stampare statini paga ed attivare le procedure del pagamento stipendi. Dalle quattro formalità burocratiche connesse al suo ruolo di capa alle HumboldtTerrassen, è stata passata alle quattro formalità burocratiche della gestione amministrativa di un 100-200 dipendenti. Numeri da inserire in campi di computer e somme da pagare a seguito di ciò. Avendo poche ore de dedicare al lavoro, ha infine raggiunto un lavoro d’ufficio commisurato alla sua scarsa disponibilità di tempo e senza la necessita di particolari conoscenze manageriali. Quanto alla sua testa, no non c’arriva. Obbedisce senza neppure provare a capire, e comunque non capirebbe anche ci provasse. Le dicono quello che lei debba fare, e quello che lei debba pensare e provare, ed ecco che lei si uniforma. Ci ripetiamo. Il conformismo non è una virtù. Il conformista è un pidocchio. Il conformista è un terrorista & mafioso. Il conformista non è. Non è e sta male quando l’altro non sia uguale al suo essere, o non-essere, di conformista. Il conformista ha il bisogno vitale, o mortifero, che anche l’altro sia conformista. Come un po’ tutti, o molti, in questa storia, viene da famiglia di proletari nazisti che sono divenuti comunisti e che sono ritornati nazisti. Etichette. Erano sempre gli stessi. Gli stessi che si facevano incollare addosso le convenienze del momento. E poi si auto-convincevano di essersele loro entusiasticamente incollate da soli. Ah, non è importante per chi votino, o dove siano iscritti o non iscritti, e quello si ritengano. Il conformista resta sempre un conformista, un pidocchio coi suoi quattro riflessi condizionati innati.   

Michael è uno del tutto fuori di testa, pur mascherandosi in maniera quasi eccellente. Quasi. Del resto, lavora duro. Poi quando sta per uscire, comincia a bramarlo duro. Telefona al suo ragazzo ché venga a prenderlo con l’auto. Appena il ragazzo arriva e lo messaggia che è sotto, si precipita giù e si getta, di bocca o di culo, sul cazzo duro di lui. Entra nella vecchia auto di lui. Chiude la porta. Piagnucola per la giornata faticosa oppure, in altri casi, per la fortuna di essersene venuto via dopo poche ore, mentre si getta inizialmente al collo di lui. Prima si concedono un limoneggiante lingua-in-bocca, poi si getta sul cazzo di lui. Concluse le operazioni, Michael è rinvigorito per riprendere il corso normale della giornata. A casa lo aspetta la mamma. Oppure le discoteche con le loro tentazioni, ed ulteriori opportunità, attendono lui ed il suo ragazzo. Michael si dà, in parte, un contegno da gran macho ma la voce e le espressioni froceggianti lo tradiscono. Del resto, lui non ha problemi. Gli piace il cazzo e non lo nega. È frocio dichiarato, non di quelli fingano di essere normali, supposto la normalità esista. Evita le foto col suo ragazzo, a differenza di altri che si esibiscono in continuazione. Ma non nasconde quel che è. Viene da una famiglia di bismarckiani e socialdemocratici. Poi militaristi e nazisti, nazisti delle SS, quelle degli Einsatzgruppen e dei Totenkopf, dei massacri sommari e dei campi di sterminio. No, non è come al cinema dove tutti sembrano eroi. Sono solo ragionieri del crimine, e vengono drogati per poter tirare avanti. Successivamente comunisti, comunisti da centri tortura, carceri speciali. Ora socialdemocratici e liberali. Di quelli sempre dal lato del potere e pure in modo fanatico, pronti a qualunque crimine purché coperti. Quando non lo vedono, per cui può lasciarsi andare, Michael si abbandona a ghigni di invidia contro gli altri. Quando ha tempo, comunque lo trova, passa ore al computer ma solo per sbirciare febbrilmente i fatti altrui. Puro guardonaggio. Facile ad offendersi e ad odiare, soprattutto se glielo ordinano, non lascia trasparire nulla, o cerca d non lasciar trasparire nulla. Si crede astutissimo perché dissimula. Beh, dissimula finché qualcuno non se ne accorge che costui è tutto una finzione.

Sascha è di quelli che se le bevono tutte, però ha indole adattiva. Si subordina al potere ma cerca di non mettersi contro nessuno. Se gli altri sono antisemiti per indole lui lo è per puro adattivismo conformistico. Se gli altri sono conformisti militanti, lui lo è perché gli hanno detto che esiste una patria e che tu ne sei parte essenziale. Se gli altri si incarogniscono, lui ti dice che gli hanno detto che vive in una terra libera per cui ci crede. Ci crede perché glielo hanno detto, glielo ha detto Il Potere. Quando arrivo lì, sulla base del nulla che gli hanno detto e delle congetture che si è fatto sulla base del suo felice ignorare, si è convinto che io debba essere arrestato nel giro di pochi giorni. Non ho idea per cosa. Neppure lui lo sa. Se ne è solo convito perché gli hanno detto che si doveva perseguitare uno e che c’erano ordini superiori, molto superiori, di Stato. Poi, si convince che io debba essere arrestato dopo qualche settimana. Successivamente, si dice che lo sarò di certo entro qualche mese. Quando anche i mesi passano, si dice che devo essere stato protagonista di qualche bancarotta [che lui chiama default, ma il termine default è usato per altre cose], che è per quello che sono andato in Germania e che deve essere per quello che gli hanno detto quello che gli hanno detto e gli hanno ordinato quello che gli hanno ordinato. Sono fantasie del tutto inconsistenti, ma cerca di darsi delle motivazioni sulla base di quello capisce. Sì, è uno che se le beve tutte. Si beve pure quello che non gli dicono. Ha un salario sui 2000 euro al mese ma spende tutto, pure di più. Spende tutto in cianfrusaglie e poi compra tutto a credito tanto ha il posto fisso e, anche venisse a mancare, c’è sempre la mamma Stato. Arriva sul lavoro con cose da mangiare, da bere, dolcetti e caramelle. Attinge anche al ristorante ed al bar, ma spende pure di suo. Tipo generoso, non solo spendone per sé, offre a tutti. Se ha voglia di farsi una pizza, che ordina ai servizi di consegna a domicilio, che gliela portano lì alla Allegretto-HumboldtTerrassen, ne ordina 3-4 che offre a tutti. Lavora duro e sa fare tutto, ma è anche bulimico e non pensa al domani. Bulimico e spendone. Si compra il distintivo o la bandierina del giorno, la maschera di carnevale, le trombette di chissaccosa, i cappellini, gli elicotterini telecomandati, la bicicletta, la moto con tanto di tuta per farsi vedere. Prima veniva al lavoro a piedi, abitando vicino; quando si compra la moto, viene in moto, ed in tuta da grande motociclista. Uno spasso! Beh, tutti, o molti, fanno i camerieri ed i cuochi, anche gli operai, per poi sembrare chissaccosa quando non sono in uniforme da lavoro. Dominato dai propri impulsi. Con 2000 più mance al mese, potrebbe aprirsi un’attività sua, con qualche risparmio. No, spende tutto e pure di più. Il domani è fuori dalla sua visione, se non che deve tenersi l’oggi per tenersi un domani identico all’oggi, eventualmente con piccoli miglioramenti quantitativi. È subordinato al potere, pur non in modo del tutto cieco ma barcamenandosi, perché poi la sua sicurezza è il non mettersi contro nessuno, si dice, innanzitutto il potere stesso che gli garantisce quel salario sicuro, sicuro finché non arriveranno, tra poco, i robots a portargli la lettera di licenziamento e rimpiazzarlo. Ma non ci arriva. L’oggi si ripete sempre identico, nella sua testa elementare, e non si immagina possa mai mutare nulla. Si dice che lui è indispensabile e lo sarà sempre, basta che non si metta mai contro nessuno, soprattutto il potere. Se gli altri, in un campo di sterminio, ti sparerebbero in testa, o ti massacrerebbero a bastonate, lui sarebbe di quelli che schiaccerebbe un qualche bottone, perché agli ordini si deve obbedire, fingendo di non sapere che quel bottone attiva procedure che ti ammazzano. 

Arrivo lì il 18/04/2014. Fabian mi fa vedere il tubo flessibile per il prelavaggio. Mi dice che si dà uno spruzzo, se si crede (in realtà lui, come altri, buttava tutto nella lavapiatti senza prelavaggi - uno sozzume! ...che si vede poi, subito, sui bicchieri), e poi si mette tutto nella macchina lavapiatti.

Per tutta la giornata Fabian mi chiede in continuazione se io abbia domande, se ci siano problemi. Scuoto immancabilmente la testa, con aria indifferente. So già tutto. Mi piscio addosso dalle risate ma non posso certo farlo vedere a dei poveri scemi. Vivian gli aveva detto che si dovevano provocare delle mie reazioni, ovviamente senza darlo a vedere. Gli aveva assicurato che già il primo giorno gli avrei detto cose utili da poter riferire. Lei era sicura, sicurissima. ...Glielo avevano detto Vivien ed il governo... Pure lui, siccome glielo aveva detto lei, era sicuro, sicurissimo. Invece, nulla.  A fine giornata, era deluso. ...Fin dal primo giorno!     

Dopo la mia prima giornata di lavoro, anche i giorni successivi, va da Vivian a riferire che non sembra ci sia nulla da riferire né da commentare. Gli dice che ho l’aria di uno che non se ne frega nulla di nulla e di nessuno. Poi le dice che mi ha visto con appunti di ...di “caratteri orientali che non ho capito che fossero” e di cose matematiche, anche di altre cose, che non è riuscito a decifrare. Vivian lo monta:
- “Lo vedi. Te lo avevamo detto che è uno pericolosissimo. Lo fa per non farti scoprire nulla. Ma tu devi scoprire! ...E quando lui vede che viene Sascha a cucinare?”
- “Lo guarda indifferente. Sembra quasi che se la la rida e che sia contento. ...Per lui è certo meglio che mi aiuti qualche d’un altro, quando sono sotto pressione.”
- “E quando tu gli dai qualcosa da fare?”
- “Fa tutto veloce senza problemi.”
- “Vedi Fabian... Ce lo hanno detto. È pericolosissimo e dissimula... Ma tu sei un grande tedesco e vedi che scoprirai qualcosa...”

Dopo il mio primo giorno di riposo, Fabian mi si avvicinò con aria livida, ed arrogante ed insinuante chiese:
- “Ma tu cosa fai quando non sei qui al lavoro... Sì, cosa fai...”

Lo capì subito, prima ancora che aprisse bocca, che era davvero fuori di testa e, da buon finocchione, montato dalla figura materna e d’autorità era per lui Vivian:
- “Cosa faccio io? Ah, è tutto online. Studio e scrivo sempre. Trovi tutto online. Vedi e fammi sapere.”

Se ne andò colla coda fra le gambe. Appena ebbe un momento libero andò a riferire a Vivian:
- “Mi ha detto che quello che fa è tutto online... ...Mi avete detto che devo scoprire delle cose. Ecco ho scoperto tutto. Guardiamo online...”
- “Lo vedi, Fabian. Te lo avevo detto. È uno pericolosissimo! Pericolosissimo! Cosa vuoi che ce ne freghi, che ne freghi alla Patria, di quello che c’è online. Deve esserci dell’altro. E, poi, non importa. Gli ordini sono chiari. Dobbiamo fargli il culo!”

Fabian aveva sostituito il primo cuoco lì, un ragazzone con famiglia che andò via forse dopo un paio di giorni che io ero lì e non interferì né ebbe a che fare con me. Il fuori di testa incaricato dello S/G-OS-M, dello stalking-mobbing-linciaggio-pogrom, lì era lui e solo lui, non questo ragazzone che poi sparì. Per qualche settimana, ci fu Jakob, di cui poi diremo. Infine, arrivò, a rimpiazzarlo, Andrew Grabe.

Andrew Grabe era un frocione represso appena uscito dalla scuola culinaria, con tanto di divisa da cuoco che sembrava un generale, e, tanto per stare tra frocioni repressi faceva l’attaccate di hockey sul ghiaccio. Andrew era uno sozzone militante che si faceva pulire dalla mamma, che ogni giorno gli lavava tutto per farlo sembrare pulito ed in ordine. Tra froci, lui e Fabian fraternizzarono subito. Anche lui presente, Fabian andava avanti tutta la giornata con discorsi umoristici con permanenti gridolina orgasmiche. Poi andavano fuori a fumare, sebbene fosse vietato dal contratto, ma lì se ne fregavano tutti. Infine, finito il lavoro, se finivano in contemporanea, ma spesso si aspettavano, si fermavano lì per farsi delle birre a sbafo assieme. ...Mentre si guardavano silenziosi negli occhi... ...Come Fabian faceva con tutti i ragazzi gli passavano attorno e riusciva ad agganciare nei suoi deliri.

Ovviamente Fabian, col suo eloquio ignorante e rozzo, anche piuttosto ermetico, ma uno non può spiegare agli altri le cose che non capisce, disse subito a Andrew che a quel Roby si doveva fare il culo e che lui aveva avuto specifico incarico di stalking-mobbing-linciaggio-pogrom sia da Vivian che dalla direzione. Ovviamente alluse anche a volontà superiori, di Stato. Poi aggiunse che si doveva liquidare un ebreo, io, che gli era stato assicurato da fonti sicure, sicurissime, fosse pericolosissimo anche se non seppe dire in cosa. Andrew che nonostante l’aria azzimata capiva quanto Fabian, cioè poco o nulla, rispose che era ben lieto di partecipare ad un pogrom, al pogrom contro di me. Io me la ridevo, senza farlo vedere, e lo dissi loro in faccia, in modo molto tranquillo, che erano solo dei pezzi di merda da pogrom. Fabian si riempiva di rabbia che poi cercava di reprimere, ma trasudava furia da ogni poro. Andrew passava dall’esaltazione, montato da Fabian, alla depressione sgomenta. Una coppia, quei due... Ma pure altri, e Fabian con altri... Ne fecero di tutti i colori anche se a me non ne fregava nulla. Non si può essere offesi, neppure minimamente urtati, da pidocchietti, cioè da scarafaggi troppo inferiori.

Intanto avevo usato l’aggiustatico speciale sia per piazzare decine di microfoni e  telecamere dappertutto che per colpirli con radiazioni che li destabilizzavano ulteriormente.

Fabian era davvero un grande cuoco. Infilava le dita nei sughi per sentirne la temperatura ed il sapore. Dita che poi si passava in bocca ed, infine, sulle chiappe per la pulitura definitiva. Con le stesse dita prendeva con le mani carni ed altre cose con cui completava i piatti. Ovviamente, le insalate con liquidi aromatici ed altri le mescolava con le mani. Non sapeva usare forchette e cucchiai. Neppure i guanti usa-e-getta che avevano in dotazione. Ma anche quando usava qualche cucchiaio, come per la maionese, se lo sleccazzava poi con la lingua e continuava ad usarlo per altro come fosse stato pulito. Andrew non faceva diversamente. Appena arrivavano, la mattina, come prima cosa sporcaccionavano dappertutto. Andrew ancora di più a dire il vero. Poi, il solito. Se cadeva qualcosa per terra, restava lì tutta la giornata. Andrew era abituato con la mamma che gli faceva tutto. Fabian idem. Due sozzoni che, come molti altri, avevano fatto le professionali per divenire cuochi. Per cui, per terra si spandevano patatine da friggere o fritte, oltre ad altre cose. E restavano lì. Certo a fine giornata pulivano, per la notte. Ma anche lì... Fabian non era capace di usare lo straccio per lavare. Non voleva strizzarlo. Per lavarlo lo infilava nella lavapiatti. Quando io arrivano all’una, da poco iniziata la giornata culinaria, la lavapiatti straboccava di verdure, frammenti di cibi etc, dato che loro buttavano tutto dentro, pentolame incluso, senza prelavaggi. In effetti, avessero o meno buttato in essa pure gli stracci per il pavimento, i bicchieri uscivano comunque sozzi di mille frammenti. Se si faceva ripartire la macchina, come cercavo di fare appena possibile, il processo prendeva un 20-25 minuti. Non era sufficiente da come avevano insozzato tutto in poche decine di minuti, ma comunque i bicchieri uscivano poi nettamente meno luridi, meno ricoperti di frammenti di tutto. 

Le settimane passavano e la rabbia montava dentro a Fabian. Vivian gli buttava lì se avesse scoperto qualcosa o se avette ottenuto qualche risultato nello stalking-mobbing-linciaggio-pogrom, e lui s’infuriava sempre di più contro di me. La follia del conformista funziona a questo modo!

Il 13 giugno 2014, Fabian passa tutta la giornata a dirmi che io sono ebreo e che gli ebrei non hanno il diritto di vivere in Germania, perché la Germania è solo dei tedeschi di pura razza ariana. Andrew lo guardava con ammirazione ed adorazione. ...Tra froci... Andrew non era comunque della mafia di Marzahn. Veniva inizialmente da Pankow e si era poi stabilito a Neukölln, sempre a Berlino. La madre era una drogata belloccia proveniente dalla RDT che si era fatta mettere incinta da un canadese. Il canadese se ne era presto andato. Gli aveva dato un nome inglese e poi era sparito. Infatti Andrew non parlava né capiva l’inglese. Era anche lui naturalmente antisemita come tutti quelli di famiglie originarie della RDT e come tutti i canadesi. Non capiva comunque nulla di quelle cose. Non che Fabian ne capisse. Solo che Andrew evitava anche solo di accennarne. Seguiva il corso delle cose. Per sé, aveva scelto lo sport. Si gettava selvaggio contro gli avversari urlando sul campo ghiacciato dove tutto è permesso, con le debite restrizioni naturalmente. Non esiste nessun terreno dove tutto sia davvero permesso. Lì, si sentiva nel suo. Il cucinare era tanto per avere un qualche mestiere mentre vedeva se riusciva a fondare nell’hockey sul ghiaccio e, anche nel caso avesse sfondato [come poi ha fatto perché è passato, dopo alcuni mesi all’Allegretto, giocatore professionista], dopo l’hockey sul ghiaccio. Gli sport ti usano e poi a volte puoi restare lì, in quegli ambienti. Altre volte devi trovarti altro da fare. Anche lui, come attaccante divenuto professionista, tra pesi e doping, finché è nel pieno delle forze, può permettersi automobile e spese. Poi lo fanno fuori, il fisico si sforma, e dovrà trovarsi altre fonti di reddito. È la normalità delle cose. 

Il 14 giugno 2014, visto che il giorno prima io me la ridevo ai suoi deliri, Fabian Frömke si fa un’altra delle sue parti. Mi chiama tutto il giorno ‘hitleriano’. Dice che glielo ha detto Vivian, per cui è sicuro, sicurissimo. Doveva essere drogato. Del resto, fuori di testa lo è sempre. Una corrente malattia professionale dei cuochi è divenire pazzi. Conseguenza della fretta e della disorganizzazione, combinati all’ansia da ordini che arrivano dai clienti attraverso i camerieri. Gelido e cordiale, in apparenza, non si maschera benissimo, neppure bene. Per cui lo si vede che traspira cattivi sentimenti, seppur in apparenza repressi. Poi, quando li estrinseca, non occorre nemmeno intuirlo.

Il 15 giugno 2014, se ne inventa un’altra. Non riesce a trattenersi. Sente il bisogno di eccedere. C’era uno dei soliti eventi. Lì con barbecue. Serio serio, ma scherzava, mi dice:
- “Ora, io e Andrew ce ne andiamo a casa. E tu ti occupi della griglia, di cucinare e dispensare ai clienti gli spiedini...”
...Figurati che difficoltà... Occorre il Premio Nobel od un PhD in scienza culinaria?!
Io gelido e tranquillo:
- “Va bene...”
E mi avvio con loro verso la griglia a gas che sta fuori, sul terrazzone.
Tra l’altro, per i barbecue, mal cucinano una grande quantità di cose. Le fanno senza sapori. Non è che diano salse per insaporire quello propinano. Poi, dopo averlo cucinato, lo rimettono sulla griglia per cui i clienti si prendono non sole cose insapori, e spesso bruciate, ma pure indurite dalla lunga cottura senza che neppure le spalmino con oli, o brodi, od altri ingredienti. Ma Andrew, o chi altro sia incaricato delle operazioni (a volte mettono un cameriere), ha una divisa che sembra un generale. Elegantissimi a volte, per propinare schifezze.
Mentre ci avviamo fuori, si passa davanti a Sasha Kiel. Fabian Frömke sente il bisogno di riconfermare il suo delirio.
- “Sascha, noi ce ne andiamo e resta a cucinare Roby...”
Sasha lo guarda ansioso. Poi si distende perché conclude che sta scherzando nonostante il tono serio. Glielo hanno detto, a Sascha, che Fabian è la prima linea del linciaggio, del pogrom, contro Roby... Ma Sasha Kiel è stato formalmente incaricato di controllare, e lui facendolo vedere, che io non cucini. Non solo. Per complicargli l’incarico gli è stato detto che io devo vederlo che lui Sascha affianca i cuochi nel cucinare, mentre a me è vietato, ma, nel contempo, lui Sascha non deve farmene accorgere che lui e loro devono impedirmi di cucinare. ...Figurati che angoscia! È una fortuna non cucinare in una cucina di un ristorante! Fa un caldo vicino ai fornelli, alle piastre, ai bollitori ed alla friggitrice delle patatine! ...Beh, a Sascha hanno detto di farsi vedere e di non farsi vedere. Ma lui, Sascha, non si permetterebbe mai di metter in discussione degli ordini. ...Attivare un pogrom e far sì che il bersaglio non se ne accorga! Un’impossibile quadratura del cerchio... Della serie: quando chi dà gli ordini ne scarica le nevrosi sugli esecutori reali od apparenti.
A me non ne frega nulla di tutte queste scemenze loro. Fabian è furiosissimo e lo fa pure vedere. Alle 16:00 se ne va senza salutare. ...Figuriamoci che sgarbo! Me ne frega meno di nulla.

Beh, Fabian a Vivian riferisce tutti i giorni, mentre Michael fa finta di non saperne niente. Per cui, lui, Fabian, va da lei e piagnucola. Pure con Vivien, quando va lei a chiedergli. Glielo dice che le ha provate tutte e che io restavo indifferente. Anzi coglieva pure una mia aria indifferente-divertita, non indifferente-depressa né -arrabbiata. Allora Vivian riinsiste con lui, in presenza di altri, e pure con altri direttamente. Vivian sbotta in esclamazioni isteriche:
- “È un ebreo schifoso e pure pericolosissimo! Schifoso, schifoso! Perché Hitler non li ha ammazzati tutti! Sì, quel Roby è un demone ebraico pericoloso, pericolosissimo!”

La ascoltano allibiti. Non osano contraddirla. Del resto è lei la capa lì, dunque il potere. Poi si dicono che se la capa, il potere, dice quelle cose...

Ah, non abbiamo ancora nemmeno accennato a Chamila Bandara, alias Chami, alias Bandi, anche Chami-Chami o Bandi-Bandi, del 20/12/1977 sembra, del Sri Lanka, alias Ceylon. Immigrato a Berlino per la promettente professione di cameriere. I suoi interessi non vanno oltre il cricket amatoriale. Ne capeggia la squadra dilettanti dei cingalesi a Berlino. Panciolino, lo fa per non essere obbligato a prendere un libro od altra letteratura in mano. E poi si deve pur fingere di avere un qualche interesse oltre al lavoro, per cui non è che abbia poi grande interesse dato che lo svolge in modo piuttosto svogliato e cazzone. Arrivato a Berlino, ha cominciato da lavapiatti ed è poi progredito fino a cameriere. Sono quelle soluzioni obbligate non sapendo far altro, né avendo l’interesse né l’attitudine per apprendere a fare altro.

Chamila Bandara fa il cameriere, dopo avere iniziato come sguattero. In realtà, non sa fare né un mestiere né l’altro. Come lavapiatti butta le cose sozze nella macchina senza il minimo prelavaggio. Troppa fatica. Come cameriere si limita ad appoggiare i piatti ed i bicchieri lì, senza svuotarli di quello contengono come invece i camerieri dovrebbero fare. Sennò fanno presto ad occupare tutto lo spazio, dato che se non si rimuovono di quello contengono non è che si possano impilare. Fa comunque parte delle procedure in Germania, anche altrove, vuotare (NON dei liquidi, solo dei solidi) piatti e bicchieri prima di passarli per il prelavaggio ed il lavaggio. Lui, non è il solo, correntemente fa il poggia-e-fuggi. Li appoggia lì, più o meno pieni di avanzi ed altro, e fugge via, a ticchettare sul suo telefonino per qualche chat o per chissaccosa. A maggior ragione lo fa con me dopo avere origliato che mi si deve fare stalking-mobbing-linciaggio-pogrom. Ah, non ha origliato solo quello... Essendo uno che capisce poco, pur ritenendosi furbissimo... Ha origliato pure dell’altro. Quando mi vede che faccio delle foto, ah attorno alla HumboldtBox ci sono solo una chiesa e dei musei, si avvicina ammiccante e con un sorrisetto idiota dice:
- “Fotografa, fotografa... Certo qualcosa di utile per voi lo trovi... Lo so che voi ebrei siete sempre alla ricerca di grattacieli da far saltare per aria...”
Ah, glielo aveva detto Vivian... o così lui aveva interpretato suoi e loro deliri che aveva origliato. 

Dragoş Apolzan è uno scemotto rumeno, di religione greco-ortodossa, venuto in Germania da bambino coi genitori. Ha ha fatto la scuola da camerieri e stava facendo lì, alla Allegretto, dei periodi di tirocinio. Finita la scuola, è stato successivamente assunto come cameriere. Di tanto in tanto lo mandavano alla HumboldtTerrassen. Avvicina in genere uomini, perché con le donne è timido, e dice che lui è uno carico di violenza, che gli piace lottare e picchiare. Poi aggiunge, anche di fronte gruppi di colleghi, che è un salafista e che gli piacerebbe sgozzare gente. Se qualcuno o qualcuna in posizione di autorità, insospettito di tali deliri, gli chiede di che religione sia, lui risponde senza esitare che è di religione greco-ortodossa. Un esaltato cialtrone. Magari solo infantilismo. Era venuto anche da me a fare quei discorsi che ripeteva e ripeteva anche perché aveva già origliato qualcosa dei deliri di Vivian sullo stalking-mobbing-linciaggio-pogrom da farsi contro di me. Quando veniva a farmi quei discorsi, io scuotevo la testa come si fai coi poveri scemi. Finché un giorno Dragoş Apolzan sentì tutto... 

Giovedì 10 luglio 2014, rientro dopo due giorni di riposo. Dragoş Apolzan mi avvicina e comincia a dirmi, ridacchiando, lo avrà ripetuto una cinquantina di volte, con l’aria di chi riportava da altri, e pure con autocompiacimento, che io sono pericoloso, pericolosissimo. Gli do una scossa con l’aggiustatico. Annichilitolo ed ipnotizzatolo, gli chiedo da dove vengono quelle balle. Mi dice che, il giorno prima, Vivian ha fatto una riunione col personale del ristorante, non con lui che allora era lì solo di passaggio, ma comunque non si sono preoccupati che lui sentisse, dove ha detto che qui va male, che gli Squadroni della Morte del governo tedesco premono, mentre non hanno ottenuto alcun risultato contro di me, che non mi hanno fatto dire nulla da poter riportare, ma che neppure stanno riuscendo a farmi il culo, visto che io me ne frego di tutto quello loro possano fare ed anzi sono loro che si sentono a disagio, che stanno male. Ha poi aggiunto, riconfermato, che sanno da fonti sicure, sicurissime, che io sono pericolosissimo, per cui non è ammissibile che non ci sia nulla da riportare, né che non riescano ad urtarmi, far sentire a disagio, farmi andare in escandescenze. Dragoş Apolzan mi dice che alle parole di Vivian, beh ha ripetuto il solito repertorio senza poi aggiungere nulla di originale, erano tutti annichiliti e poi hanno fatto cenni di assenso come a dire che si impegneranno per cercare di ottenere qualche risultato contro di me sulla linea Vivian ha indicato, anche se non è che sembrassero molto convinti di potervi riuscire da qualche mezzo commento che taluni avevano poi fatto lontani da Vivian e che lui aveva sentito per esempio sia nello spogliatoio che in ascensore. 

Appena arrivo a casa, li metto tutti online. Tutti quelli che dovevo, incluso Dragoş Apolzan anche se lui è solo un testimone, uno scemotto che poi è venuto a ripetere. Il giorno dopo, l’11 luglio 2014, quando riprende i deliri del giorno prima, gli dico di essere contento perché lo ho messo online come terrorista di Stato ed antisemita, con tutti gli altri, tutti gli altri dovevo, non proprio tutti-tutti. Di vari ne sto parlando qui, ora, per la prima volta.

Dragoş Apolzan, alcuni giorni è lì, altri altrove, oppure abbiamo orari che non si sovrappongono, poi non è che io lo vada a cercare. È lui che ha di queste esplosioni deliranti irreprimibili. Il 17 luglio 2014, si rifà la solita scena e, dato che me la rido, aggiunge che sono un terrorista sionista. Dice anche che lui sgozzerebbe tutti gli ebrei perché stanno facendo del male ai bambini palestinesi. Lo ha visto in TV! Il giorno dopo, il 18 luglio 2014. replica che scemenze del giorno primo ed aggiunge che sono un talebano. Rido ancora di più mentre gli ripeto, come pure le altre volte, che lui può ben essere felice perché è online, con gli altri, come terrorista ed antisemita. Gli avevo già fatto notare che, sul suo profilo su facebook, si mette sempre delle foto in pose da finocchio... È la verità, non è che me lo inventi per l’occasione. Basta andare a vedere quello continua a mettere... Sembra prendersela un po’ per tutto, ma non riesce a trattenere quei deliri ogni volta che mi vede. Vivian è contagiosa coi pazzi furiosi come lei.   

Il 17 luglio 2014, Fabian se ne esce colla solita storia che gli devo sciacquare e strizzare il coso per lavare i pavimenti. Io glielo lavo e lui lo usa: ecco quel pretenderebbe! Gli dico che è pazzo, che può usare il lavandino suo [ne hanno due lì in prossimità dei fornelli], che se non ne ha voglia non lo fa, se invece gli serve se lo fa, che sono fatti suoi non miei. Ma, intanto, da quando è arrivato Andrew, c’è un nuovo metodo. Una pazzia. Lì le pazzie sono contagiose. A qual punto la adotta pure Fabian cui fa schifo lavarsi lo straccio del pavimento. Lo si potrebbe lavare anche in un altro modo, senza usare le mani, ma lui non c’arriva. Li parcheggiano nelle scuole professionali solo per spendere soldi e far loro perdere tempo. Andrew, che non sa fare nulla, le scuole culinarie sfornano solo degli incapaci, quando viene il momento di lavare, butta l’acqua col sapone ed altri liquidi [sprecano e sprecano, tanto lì c’è abbondanza di tutto, ...come se all’azienda non costasse!], poi raschia con lo spazzolone, raccoglie l’acqua come una larga spatola da pavimenti, e rimuove l’acqua con grandi quantitativi di carta. Hanno un rotolo grande di carta che serve per pulire, pulirsi le mani, e cose del genere [Sascha che ha problemi di naso la usa in abbondanza per soffiarsi rumorosamente il naso]. C’è un rotolone che, sprecando la carta quel modo, devono rinnovare ogni giorno od ogni due giorni. Tutti li vedono quei mucchi di carta sul pavimento, quello spreco. Anche dagli uffici centrali ben lo vedono che chiedono quantitativi spropositati di rotoloni di carta proprio perché ne stanno consumando quantità abnormi. Ma nessuno dice nulla. Prima Fabian tentennava, pur non osando criticare il suo amichetto Andrew di cui si era subito innamorato. Poi lo copia al 100%. Io varie volte ho fatto foto, e le ho pubblicate, di questi mucchi di carta che gettano sul pavimento, nel punto in cui poi dirigono l’acqua. Siccome l’acqua è sempre troppa, devono gettare sempre altra carta oltre al mucchione inizialmente predisposto. Un delirio. Gentaglia che non sa fare neppure le cose più elementari e che, quando si inventa qualcosa, si inventa non delle soluzioni ma delle pazzie e con sprechi.  

Domenica 13/07, alle 15:00, Vivian li ha convocati ancora in riunione. Una grande riunione. Lei, Fabian e Andrew. Vivian è una logorroica nata. Si sente capa perché parla, parla di nulla, per ore. Quando fa colloqui di lavoro per assumere direttamente lì cameriere e camerieri, a volte li tiene pure un’ora. Figuriamoci! Invece di vedere che cosa sappiano concretamente fare, chiacchiera, chiede, dice, predica. 

Il 18/07/2014, quando arrivo, di rientro dai suoi due giorni di riposo, e c’è pure Andrew oltre a Fabian, ma solo per qualche ora,  la lavapiatti è piena di immondizia e l’area pure. Hanno messo vasellame e pentolame a catasta, ma non in modo ordinato né con prelavaggio. Hanno collocato le cose ancora la lavare in modo da poterle facilmente romperle. Le cassette con le cose pulite, le hanno fate arretrare di alcuni centimetri rispetto al bordo e, sul bordo, hanno messo del vasellame piccolo sì che, se uno spinge appena la cassetta, cose cadono e si rompono. Infatti poi una tazzina che hanno messo lì proprio perché cadesse e si rompesse,  cade e si rompe. Non batto ciglio. Un po’ non sono capaci, un po’ proprio non ci stanno con la testa, un po’ sono chiaramente cose montate. Lo ha ordinato loro Vivian. Lo vedo pure da Chamila Bandara ed altri, che guardano la situazione cogli occhi pieni d’ilarità e sghignazzano. Dato che verificano di nuovo che non me ne frega nulla delle loro demenze, e che risolvo rapidamente tutti i disastri da loro creati, Fabian e Andrew, i due amichetti froci, sono tesissimi, arrabbiati, perché nonostante la montatura loro ordinata da Vivian, e da loro attuata, non succede nulla. L’unico davvero divertito sono io. Più insozzano, più c’è lavoro per me. Quando la tazzina si rompe, faccio vistosi segni che quei due sono pazzi. I due arrossiscono e se ne stanno zitti con la coda tra le gambe.

Andrew è uno nevrotico aperto. Fabian, con la sua psicologia e comportamento da magnaccia, è un codardo che si copre dietro gli altri o, anche senza altri, che semplicemente si maschera. Si maschera, ma non troppo. Si vede tutto, che non ci sta colla testa e che è nevrotico nero. 

Intanto, già dal 17, e poi pure il 18/7/2014, Chamila Bandara, che si vede non lo aveva ancora notato, nonostante sia uno che si crede furbissimo, mi si avvicina e, sghignazzando, mi dice che sia Michael che Sascha sono finocchi. Chissà che me ne frega. Anche Dragoş Apolzan me lo aveva detto di quei due. Si vede che se ne erano finalmente accorti di quel grande segreto. Figuriamoci che me frega. Beh, Dragoş Apolzan è un bambino. Sul suo facebook continua a mettersi immagini e video di uomini muscolosi, oltre a sue foto in atteggiamenti da fuori di testa. Chamila Bandara è invece uno falso. Perché viene a dire, ridacchiando, che quei due sono finocchi, ma poi si dovrebbe vedere come li lecca in continuazione, con che cordialità e con che mimica fraternizzante li saluta, ...perché sono suoi superiori gerarchici per cui si dice che possono sempre servirgli. Beh, Chamila Bandara è un poveretto servile, tra ristorante e squadra di cricket, finché non spuntò una del cui pelo chiaro lui si invaghì perduto, sì che lei, pur russa razzista ed islamofobica, non seppe resistere a lui con aria da arabo, e pure tozzo e con pancia ben affermata. Non sarà lei stata in grado di trovare  altro cazzo...     

Siccome Vivian continua a sgridarli ed a montarli che non hanno ottenuto risultati e che devono impegnarsi per ottenerne, contro di me, col 18/07/2014, Fabian e Andrew smettono si salutare. Io arrivo, li saluto. Loro reagiscono imbarazzati. Loro arrivano. Io li saluto, idem. Se ne vanno senza salutare. Sinceramente non me ne frega nulla. Anzi, mi diverte. Sì, proprio mi diverte. Mi da un’intima soddisfazione salutare persone che non salutano. Io li saluto. Loro si imbarazzano. È una cosa che marca netti rapporti si superiorità-inferiorità dove, chi si sente inferiore te lo dice imbarazzandosi nel momento del saluto che cerca di evitare. Tu salutando uno che voglia evitarlo affermi la sua inferiorità e nullità, dato che affermi che non te ne frega nulla di qualunque ignominia loro possano attuare. Appunto, quando c’è troppa distanza, l’inferiore non riesce neppure ad offendere. Ecco perché mi dà soddisfazione salutare chi se ne dispiaccia di essere salutato.

Ah, lì, quando inizio a lavoravi, ci sono due islamico-bosniaci Nevi/Nevzeta e Ensar Tukulj. Islamico-bosniaci, dunque che non si fanno problemi a mangiare maiale, né a mangiare e bere di giorno durante il ramadan.

Nevi, pur rivendicandosi come bosniaca [o serbo-islamica, ma sono zone di confine tra le due aree], perché cresciuta in ambiente bosniaco, è nata e cresciuta in Germania, a Berlino. Lei è lì per il tirocinio della scuola professionale come cameriera. È di quelle che mettono le dita nei bicchieri puliti per afferrarli a quattro alla volta. Ovviamente, nessuno dice nulla, né a lei, né ad altri che facciano quelle cose. ...Le scuole professionali per cameriere/i... È un modo per fingere di andare a scuola. Lei, ancora giovanissima, ha l’aria di quelle che pensano solo al cazzo anche se non sono sicuro che lo praticasse pure. Di quelle che cercano ossessivamente qualcuno che le sposi. Col viso con la pelle come non fosse giovanissima. Piccolina ma con tettone esplodenti e molle. Di quelle che poi si fanno tozze. Deve essersi alla fine ufficialmente fidanzata con tanto di anello, nell’agosto 2015, dopo essersi frequentati dall’anno precedente. Con uno giovanissimo, che gioca ancora coi bambolotti pure lui. Ovviamente bosniaco pure lui. Cioè, sono entrambi di aree di confine con aree serbe. Dunque aree di pericolo. Per cui le famiglie, andarsene per andarsene, se ne sono andate in Germania. Nulla da dire su di lei, relativamente alle mie faccende, allo stalking-mobbing-linciaggio-pogrom. Infatti ne omettiamo il cognome. Deve aver fatto solo il tirocinio, o forse un breve periodo di lavoro, lì. Poi sparisce e non ho notizia che abbia lavorato altrove. Appunto, pur giovanissima, cercava marito. Far figli e stare a casa. Quando arrivo lì, è lei che a sera, uscendo, è incaricata di portare giù l’immondizia col carrello, carrello che poi lascia sotto e si riporta su il giorno dopo, se qualcuno se ne ricorda. Altrimenti chi passa di lì (in prossimità ai contenitori dell’immondizia, pochi metri più in là, anche se altra area, vi è il magazzino delle bevande, per cui vanno di frequente a prendere o bidoni di birra e coca-cola, oppure bottiglie di liquori, vini, analcolici, ed a portare le bottiglie vuote) va poi a riportarlo, o lo si va a prendere se proprio serve. Una sera, uscendo [per sicurezza si fa accompagnare da una sua amica che la era venuta a prendere (una gran ficona)] mi fa vedere la ‘procedura’. Io cambio subito. Salavo eccezioni, l’immondizia la porto giù in orario di lavoro, non dopo lo stesso. Non solo convenienza e comodità, ma anche ragioni legali. Sono cose che si fanno in abiti da lavoro [anche se io ho solo il grembiulone, dato che non ho divise loro né vestiti da lavoro miei da usare], non quando si è in abiti da andare via. E poi, per ogni evenienza, sono cose che si fanno in orario da lavoro, anche se ci si deve ricordare di prendere la chiave perché mezz’ora prima della chiusura della HumboldtBox chiudono l’ascensore in salita. Se ci si scorda la chiave, si deve poi aspettare qualcuno che scenda o che passi un guardiano.   

Ensar Tukulj, del 1988, è un riccastro della Bosnia-Erzegovina. Ha fatto l’università a Tuzla, in Bosnia-Erzegovina. Ha studiato ‘informatica’, cioè, in pratica un po’ di C e di SQL. Viste le scarse prospettive in loco, se ne è venuto in Germania a Berlino, con moglie appena rimediata. Di quelli che si muovono con l’auto, che si trovano appartamenti confortevoli, corsi di lingua e che, poi, in tutta tranquillità cercano occupazioni che almeno garantiscano qualche reddito, compatibilmente con quello poi riescano concretamente a trovare. Guadagnino o meno, hanno comunque soldi che arrivano dalle famiglie. Ha lavorato qualche tempo, forse solo una manciata di mesi, alla Allegretto-HumboldtTerrassen, come barista, tanto per testare un po’ il suo tedesco, comunque non male, visto che sembrava parlarlo correntemente. Anche se non perfetto per la frequenza dell’università. Comunque sembrava una persona portata per le lingue, anche con interesse, sebbene avesse un forte accento slavo. Pur islamico, il serbo e derivazioni sono lingue slave. Cordiale con tutti, in apparenza, pure aperto ed intelligente, in apparenza, non è detto che poi all’apparenza coincidesse sempre la sostanza. Su tante cose non c’arrivava. Con me, cominciò a fare discorsi strani, pur ostentando grande cordialità. Ma grande cordialità la ostentava con tutti. Con l’anno accademico 2014-15, se ne va per lavorare come tecnico presso un’azienda di telecomunicazioni, dove di certo guadagnava un po’ di più dei 7.5 lordi l’ora che prendeva lì come aiuto barista. Inoltre aveva l’intenzione di frequentare l’università, informatica, a Potsdam. Col lavoro, con la moglie, lui di natura conviviale, lei pure, e coi ritmi dell’università tedesca, almeno nella sua area di studi, in pratica, nell’anno accademico 2014-15 studia solo tedesco per studi universitari, il DSH, nella primavera, e HTML nell’anno accademico vero e proprio. Con l’ottobre 2014, lavora presso l’azienda di telecomunicazioni già accennata, come tecnico. Col novembre 2015, in un’altra come tecnico informatico.   

Un conformista. Di quelli che, dopo i fatti di Parigi del novembre 2015 [ordinati da Hollande alle sue Polizie Segrete che ragioni elettorali, per le presidenziali del 2017 dove, coi livelli di impopolarità corrente, rischiava di non essere neppure candidato; invece, col terrore, chi è al governo fa sempre risalire i consensi, per quanto possa non bastargli; in ogni caso, lui ci prova, sulla pelle di chi paga le tasse per buttare via soldi pure per queste cose e di chi ne crepa o ne sta comunque male - la gente paga, con le tasse ed anche in altri modi, per poi essere terrorizzata da coloro crede suoi rappresentanti!], col tricolore francese, con dichiarazioni che è meglio vivere senza religioni dato che se la fa sotto per il suo essere islamico, etc. Insomma, di quelli si fanno suggestionare da qualunque filino di vento, dai luoghi comuni e dalle falsità diffusi dal potere. Se poi soffia appena un po’ di tempesta, per quanto sia tutto una creazione mediata, panica di potere essere anche solo sospettato di non essere allineato, ortodosso. Beh, uno non capisce di queste cose, come moltissimi del resto, geni inclusi, e se la fa sotto a seguito degli insozzi del cervello e altre isterie mediatiche. Tanto per non dimenticare le mie cose, no non le dimentichiamo mai!, ...figuriamoci con Vivian, super-isterica per il pogrom contro di me...

Beh, anche lui, Ensar, che lo chiamassero alle loro confabulazioni e riunioni, o che lo lasciassero solo ascoltare [del tutto intenzionalmente - anzi era d’obbligo farsi ascoltare da tutti, a parte che per aspetti più riservati, più tecnici, dello stalking-mobbing-linciaggio-pogrom] quando Vivian li sgridava perché non ottenevano risultati e li montava perché andassero avanti ed intensificassero, per quello potessero, lo stalking-mobbing-linciaggio-pogrom, era del tutto sotto l’influenza dei deliri di Vivian cui credeva  come verità assolute.

Domenica 20/07/14, Ensar se ne esce con una delle sue. Viene lì da me e mi dice che ha guardato online ed ha trovato che me se sono andato all’estero a causa di stalking. Cerca di farfugliare qualche cosa d’altro ma non riesce. Capisco subito che, al di là della sua aria sempre cordiale ed equilibrata, è solo fuori di testa, Fa la servetta che ha origliato qualcosa da altri e brucia dal desiderio di scoprire qualcosa di suo, di saperne di più, e riferire a Vivian & complici. Beh, il sapere è una cosa strana, perché poi i soggetti capiscono solo quello che sono stati istruiti a capite. Io gli butto lì che la cosa continua anche in Germania, anche lì alla Allegretto. Che non se sia accorto... Ovvio che se ne sia accorto. Ma lui è di quelli sempre dalla parte del potere, anche quando fa il contestatore. In Bosnia, aveva fatto il ‘sindacalista’ studentesco quando era all’università. Alle mie frettolose ma precise parole, vacilla, sbanda, arrossisce, si vede che non capisce pur afferrando che sono cose al di fuori della sua portata, e cambia subito discorso. Tutto alterato, montato dagli insozzi delle teste vuote operati dai media, in particolare dalla, TV in quei giorni, sbotta:
- “Perché avete aggredito di nuovo Gaza?! Ma quando è che voi ebrei la smettete di massacrare gli innocenti palestinesi?! Ve ne dovete andare dalla Palestina!”
Lo invito a guardare dove sia l’ambasciata d’Israele e di andarle a dire quelle cose a loro, se crede.
Ensar vacilla rabbioso. Allora gli butto lì un diplomatico:
- “La guerra è un ottimo affare per molti...”    
Si vede che è disarmato da tale ovvia verità. Si crede un genio, ma non ci aveva mai pensato.
Allora inferisco: 
- “Chi se lo prende in quel posto è la gente comune.”
È una rapida chiusura del cerchio appena aperto con l’affermazione precedente. 
Perfezione politologica ma pure con l’interlocutore annientato. Se l’era cercata. Anche se si sarà aspettato chissà cosa. Nulla da riferire anche uno avesse mai avuto quell’intenzione o se fosse esistito quel possibile effetto. In effetti, è uno che non lo fa vedere, ma che corre subito a riferire. Gli avevano chiesto di scoprire cose che gli altri non riuscivano a vedere. Lo avevano fatto credere, e lui in effetti già si credeva, più astuto od intelligente degli altri. Nessuna differenza. Era ed è come tutti. 

Ensar Tukulj mi si rifà sotto quando se ne va, essendosi dimesso, a settembre 2014, per il nuovo lavoro e per frequentare l’università. Viene lì e mi chiede a che punto sia l’indagine su di me. Gli confermo che non ha capito un cazzo e che non è un’indagine ma una persecuzione, e che evidentemente è il più coglione perché è l’unico a non saperlo! Panica e corre in terrazza dove lo aspettano gli altri cui riferisce che gli ho detto che non c’è nessuna indagine ma solo una persecuzione che dura da decenni. Gli altri gli ridono in faccia ma lui li adora perché loro sono, ai suoi occhi da scemotto, il potere, la Germania. Convinto lui...

Disperati, il 20 agosto 2014, mi mandano, per quella giornata lavorativa, alla Allegretto-LaCucina, in Knesebeckstraße 99, dove trovo Daniel Rios Benavides. Ne abbiamo già parlato.   Non c’era nulla da fare. Mi avevano mandato per problemi loro di stalking-mobbing-linciaggio-pogrom contro di me.

Il 31 gennaio 2015, viene annunciato che Michael è il nuovo manager, o supposto tale, il nuovo capetto della Allegretto-HumboldtTerrassen.

Se ne è andata via, mesi prima, una più o meno capace addetta agli eventi. Per cui, tutta la rete terroristica della Allegretto ha fatto valere i suoi meriti sul campo per occupare i posti che si liberavano. Vivien Rödiger, che non capisce un cazzo di organizzazione e che, quando ci sono eventi, se ne sta li impalata a guardare gli altri ed a buttare lì ordini del tutto strampalati, ha preteso di essere nominata lei responsabile eventi. La affianca una ficona che, anche se non sa fare più di lei, se non altro ha tatto e non interferisce con quello fanno gli altri. Come ficona avrebbe avuto, nella logica-Allegretto, decisamente più titoli per divenire lei la responsabile eventi. Ma la Vivien Rödiger ha preteso, come capa terroristica-BfV alla Allegretto, di divenire lei addetta agli eventi. A quel punto, anche Vivian Rieth Rüdiger, che era la capa terroristica-BfV lì alla Allegretto-HumboldtTerrassen ha tirato fuori le sue pretese. Già Vivian non c’era mai, con giornate e settimane lavorative cortissime e frequenti vacanze. Ha infine preteso, per sue benemerenze di terrorista sul campo, di divenire finalmente impiegata, addetta al personale, negli uffici centrali. Però, per continuare le sue benemerenze e, se possibile, guadagnarne di nuove, ha voluto continuare ad essere capa terroristica contro di me anche lì alle HumboldtTerrassen, sì da poter passare, un domani, da impiegata al personale a qualcosa di superiore, come già la sua complice ed amica Vivien Rödiger. Ora Vivian Rieth Rüdiger ha ancora il figlio piccolo. Vivian si è sposata il 13 settembre 2013. Il figlio le è nato prima, all’inizio del 2013. Man mano che il figlio cresce, lei può riprendere a lavorare normalmente ed a pensare alla carriera, per quel poco che ne può farne alla Allegretto. Ma una, se non ha altre prospettive, spera sempre. Intanto, si è piazzata negli uffici centrali. Pretendendo, come si è detto, di continuare a capeggiare lo stalking-mobbing-linciaggio-pogrom contro di me. Infatti, in ogni momento per loro critico, lei veniva lì a dare ordini, ordini deliranti, ma qual tipo di persecuzioni sono quel che sono. Così ora può dare ordini anche a Michael Sauer che, come nuovo capetto della Allegretto-HumboldtTerrassen deve ora mettere la sua faccia contro di me. Anzi, dovrebbe, perché Michael Sauer non ha faccia. Nei suoi deliri e nel suo borderline, si crede un grande agente segreto e manda avanti gli altri, come del resto già faceva Vivian.
Vivian è chiara, pur nella sua confusione mentale, con Michael:
- “Michael, sono stata mandata negli uffici centrali proprio grazie alla mia collaborazione con gli Squadroni delle Morte contro quell’ebreo, quel Roby. Sono stata io ora che ho insistito perché fossi tu a rimpiazzarmi come manager qui, proprio perché abbiamo, ...ne abbiamo parlato anche col governo controllando le tue referenze familiari ed i tuoi precedenti..., piena fiducia in te per la continuazione, anzi me, ce ne, chiedono l’intensificazione perché non abbiamo ottenuto veri e rapidi successi come ci era stato inizialmente garantito, dell’operazione anti-ebraica contro quel Roby, quel demone sionista che deve essere ben stato formato, addestrato, …si sussurra sia un accademico sotto copertura... ...Sarà del Mossad se  non siamo ancora riusciti a fargli il culo! Dunque Michael, tu mi confermi ora, in tutta libertà di coscienza, al 100%, anzi al 200%, che tu non hai problemi a intensificare, lo stalking-mobbing-linciaggio-pogrom, la nostra operazione anti-ebraica segreta contro quel Roby, anche se il referente resto io. Riassumendo, ai fini della nostra azione anti-ebraica, io resto in carica, tanto più che ora sono agli affari del personale, con gli Squadroni della Morte del governo, tu dipendi da me, solo che essendo tu ora, appena arriva la nomina, ...sarai..., ...saresti..., ...diverresti..., se non ci sono intoppi, il manager qui, tu devi ora dirmi se tu ti impegni al 200% per continuare questo lavoro patriottico, oppure no...”
- “Ma certo! Vivian, tu mi conosci... ...La mia famiglia... Abbiamo sempre servito dove la patria chiamava. Non ci siamo mai tirati indietro! Anzi ci siamo sempre fatti avanti. Chiunque ci fosse al potere, sotto qualunque bandiera, sotto qualunque colore, sotto qualunque etichetta, noi abbiano sempre obbedito alla Patria germanica ed a chi, sul momento, la impersonava! Sarò ora onorato di continuare a farlo che mi facciate manager o meno.”
- “Bravo! Bravo! Oh, mio caro Michael, a quelli della Polizia Segreta che mi dicevano... ...a volte quelli sembrano appena antiquati..., lo ho detto loro chiaramente che anche un frocio può essere un buon nazista per la soluzione finale, cioè volevo dire, un ottimo patriota per un banale ed ordinario stalking-mobbing-linciaggio-pogrom contro uno schifoso intellettuale ebreo che ci resiste! Scusa, mio caro Michael... Sono un po’ impasticcata. ...Volevo dire, impasticciata... Ho anche io i miei problemi. ...Sai, con mio marito... Sembra che quel Roby, davvero pericolosissimo, spanda maledizioni. Mi hanno detto sia un cabalista... Mi sono dovuta mettere in cura. Non sto bene. Però resto al mio posto di combattimento. E qui lascio te, che farai da tramite, ora che io sono negli uffici centrali. Eppoi, siamo a 500 metri. Possono venire ogni momento occorra, quando sono in ufficio...”
- “Bene! Grazie! Per la Patria, noi Sauer abbiamo sempre obbedito. Ci chiamiamo Sauer proprio perché sopportiamo ogni acidità, anche di stomaco, per il potere dobbiamo servire! Il piacere di servire ed obbedire anche gli ordini peggiori, supera ogni acidità di stomaco!”
- “Bravo, Michael! Bravo! Bravo! Ho davvero grande stima di te! ...Ora ti, ci, chiameranno Mirko e Boris. Subito dopo possiamo dare l’annuncio a tutti. Abbiamo aspettato che Sascha rientrasse dalle vacanze. Anche se è ancora in ferie, verrà, ora che è a Berlino. Gli diremo prima. Sai, lui ci sperava. Ma, in fondo, non è che possiamo fare tutti manager. C’era un solo posto... Lo sai che noi abbiamo sempre guardato a te con un riguardo particolare.”

Dunque, il 31 gennaio 2015, alla fine dell’orario di lavoro, venne dato l’annuncio. Sascha era in stato confusionale. Sorrideva. Pacche sulle spalle a Michael. Ma il solo fatto che cominciò a parlare da cabarettista, velocissimo, finto spigliato, improvvisato felice, tradiva che gli rodeva e cercava di mascherarlo, così mostrandolo a tutti. Fosse restato in silenzio, con aria distesa e casual, l’avrebbe fatto più da elegante. L’avevano fatto esporre con me solo perché lo consideravano una chiavica mentre Vivian e Michael si consideravano astutissimi. In realtà, lui, pur obbediente cagnolino, era appena migliore, nel senso che cercava di mantenere un qualche distacco, mentre loro erano due pezzi di merda aperti e dichiarati, pur fingendo di non saperne nulla e proprio perché fingevano di non saperne nulla mentre erano loro che montavano Fabian, Sascha e gli altri.

Ecco che Michael, sotto pressione dagli Squadroni della Morte del governo tedesco tramite Vivian, si ingegna. Ne cava poco dalla sua testa. Prima fingeva di detestare Fabian, pur sapendo che doveva coprilo perché pidocchio di prima linea dello stalking-mobbing-linciaggio-pogrom antisemita contro di me. Poi, da manager, cominciò ad amoreggiare con lui. Due veri froci. Andava affianco a lui, gli metteva la mano sui fianchi e sul culone piatto, e guardava verso di me, per pensare, ma a pensare non riusciva, cosa potesse fare per crearmi dei problemi nel lavoro. Pensava. Pensava. Ma al solo fingere di pensare, gli andava il sangue alla testa. Arrossiva tutto. Si scaricava solo quando, corso giù dal fidanzato che lo veniva  prendere coll’auto, si gettava sul suo cazzo e ne trangugiava il suo sperma.

A febbraio-marzo 2015, Fabian Frömke se ne va in vacanza per varie settimane, forse per un mese, forse di più. Del resto, spalmando 24 giorni di ferie l’anno, se uno li prende tutti assieme, su 5 giorni lavorativi la settimana, si può anche andare oltre il mese.

Non avendo alcun interesse, a parte manie da tifoso sportivo, si passa le ferie a far nulla, od a fare le cose di sempre (birre, ascoltare ossessivamente musica, guardare in TV eventi sportivi, incontrare ragazzi), solo con più tempo, dunque annoiandosi di più, molto  di più dell’annoiarsi solito sul lavoro. Torna al lavoro lunedì 30 marzo 2015 decisamente incattivito. Sta male per le lunghe ferie. Sta male perché Vivian lo ha blandito e sgridato. Blandito perché facesse. Sgridato per non avere ottenuto alcun risultato nello stalking-mobbing-linciaggio-pogrom antisemita contro di me. Fabian si sconvolge a praticare il male che non faccia davvero poi male. 

Domenica 4 aprile 2015, l’ultimo giorno, prima di una settimana di pausa, che la ‘sua’ ragazza, Dominique Ratajczak, lavora alle HumboldtTerrassen, Fabian Frömke fa il possibile e l’impossibile per lanciarla contro di me. Glielo ha nuovamente ordinato Vivian e Michael. Gli hanno detto da ormai un un anno che deve creare incidenti, e gli hanno pure fatto notare che non è ancora riuscito e crearne. Per cui lui la manda a fare cose senza senso, ad interferire con quello che faccio, gli dice che quando ci sono io deve buttare il vasellame lì senza vuotarlo nel buco del sacco dell’immondizia. Io strarido del tutto indifferente, anzi divertito, mentre loro divengono sempre più lividi. È l’occasione, che sto aspettando, per metterli tutti online.

Attivissima a sculettare, pur senza chiappe, Dominique Ratajczak (la troietta regalata a Fabi-Fabi da Vivien e Vivian per non farlo sembrare frocio) non conosce le basi del lavorare. Ausbildung, formazioni professionali, che non servono a nulla, anzi li fanno disimparare, quelli per cameriere e camerieri. Ma quella, come altre, era già svitata di suo, cresciuta in ambienti sporchi e di sporcaccioni. La Dominique getta immondizia nella lavapiatti. Asciuga stoviglie con stracci sporchi e che lascia pure in posti infetti. Si siede, col culetto ossuto, proprio come fa Fabian col suo culone piatto e sfatto, altri pure, sui piani dove si preparano cibarie e tra le cibarie stesse. Cose da licenziamento in tronco per ottusità e sozzeria irreversibili. Ma anche lei è stata previamente montata da Vivian, dall’ufficio, che le ha detto che, nonostante il divieto alla Allegretto, di far lavorare coppie nella stessa unità lavorativa, avrebbe fatto un’eccezione con lei.
- “Oh, nostra cara Dominique, come ti trovi con Fabian?”
- “Me lo avete chiesto voi...”
- “Ti piace?”
- “Se a voi va bene...”
- “Beh, meglio di quando tua madre...”
Dominique, tutta rossa: 
- “Basta, basta, con queste storie...”
- “Mia cara Dominique, veniamo al dovere...”
- “Io obbedisco sempre. Dovete solo dirmi.”
- “Abbiamo grandi progetti per te... Ti ho già accennato che dobbiamo fare il mazzo a quell’ebreo di Roby.”
- “A me gli ebrei hanno sempre fatto schifo. Me lo diceva anche mia madre che si credono di essere superiori agli altri. ...Me lo avete detto voi o lo ho sentito altrove che quel Roby è un intellettuale, uno scienziato?! Cosa ci sta fare qui a portare via il lavoro a noi tedeschi!”
- “Brava! Brava, Dominique! Noi dobbiamo solo obbedire agli ordini e non far trasparire nulla. Anche se sarebbe vietato, in omaggio alla tua disciplina, noi ti mandiamo a lavorare nello stesso ristorante con Fabian. Lui può fare dei favori a te. Magari cucina per te. E tu sei servizievole con lui e noi. Ora ti mandiamo per qualche periodo di tirocinio anche lì alle HumboldtTerrassen. Tu quest’anno finisci la scuola professionale, l’Ausbildung come cameriera. Sai, è una grande professione. Lo vedi, qui, da noi, che se si ha pazienza, invece che cambiare sempre posto di lavoro come fanno tanti, si diventa manager di ristorante poi anche più su, negli uffici, negli eventi. Eppoi, chi può dirlo?! Hai soldi. Hai potere sugli altri. Hai tempo libero. Se va tutto bene, col nostro stalking-mobbing-linciaggio-pogrom contro quell’ebreo, se vediamo che tu ti dai da fare, se a te interessa non vedo perché tu non possa rimanere qui alla Allegretto con noi. Ti consideriamo già una dei nostri. Tu lo sai!”
- “Certo! Certo! Grazie! Grazie! Lo sapete che io ci sono sempre contro i giudei, Soprattutto contro quel Roby. E contro tutti quelli che voi mi dite. Io sono sempre agli ordini!”
- “Ottimo. È quello ci attendavamo da te. Dunque, ora ti mandiamo lì. Ti dicono Michael e Fabian quello che devi fare o non fare. Quando occorre, vengo o ti contatto pure io. Appena finisci la scuola, ti facciamo restare qui, se ti va. Lo vedi che tutti quelli della nostra rete degli Squadroni della Morte, dei patrioti, qui, li spingiamo su. ...Piano, piano, appena è possibile, ma in modo certo e sicuro. Siamo come una famiglia. La Allegretto siamo noi. La Polizia Segreta della nostra patria, il nostro governo, è con noi e ci sostiene.”

Domenica 4 aprile 2015, già sciatta, inetta ed isterica di suo, Dominique comincia a farne di tutti i colori. Io mi spancio dal ridere anche se non lo faccio vedere. Fabian, livido, prima le dà da mangiare, poi le dice:
- “Guarda che quando l’ebreo Roby è lì tu devi solo buttagli le cose lì ed andartene. Dopo ci pensa lui.”
- “Sei sicuro? Perché alla scuola mi dicono che si devono consegnare piatti e bicchieri belli sgombri, puliti da tutto...”
- “Come di permetti?! Non te l’hanno detto?! Ci devi ubbidire! Lo sai che sei qui per lo stalking-mobbing-linciaggio-pogrom contro quel demone giudeo di Roby!”
- “Mio caro Fabian, ma lo sai che io sono sempre a disposizione.”
- “Ed allora perché fai tutte queste storie?”
- “Oh, mio caro, io non faccio storie. Anzi sono ben felice di fare il mazzo a quel giudeo. Volevo solo capire bere. Essere sicura. Allora, ottimo, gli butto le cose lì...”
- “Ecco, hai capito Dominique. Vai ed impegnati, ché gli specialisti dei nostri eroici Squadroni della Morte conto i giudei, ci hanno garantito, così mi hanno detto, che lo facciamo uscire di testa in pochi minuti...”
- “Oh, meraviglioso! Sono proprio eccitata. Lo facciamo uscire fuori di testa, quel giudeo pericolosissimo, destato dal nostro governo e dalla nostra patria.”
Fabian fece un cenno a Michael che era guardingo nei paraggi, ed appena lei uscì (lei andava in continuazione fuori a fumare), la raggiunge e le disse che era stata mandata lì per lo stalking-mobbing-linciaggio-pogrom contro di me e che doveva fare quello Fabian le diceva, anzi doveva dirlo pure ai nuovi, a suoi giovani colleghi erano lì e che ancora non lo sapevano, che c’era quella missione speciale contro di me.
- “Basta che dici loro che c’è un sionista pericolosissimo di cui la direzione si vuole disfare e che va fatto uscire di testa buttandogli le cose lì e creandoli delle difficoltà in quello lui fa... Non dire loro troppo... Dì loro che sono ordini dall’alto, della direzione e del governo, e che, se vogliono continuare a lavorare qui, devono obbedire. Lo vedono già da loro che tu prendi ordini da Fabian e da me... ...che quando viene Vivian pure lei ti prende da parte e parla con te. Dai, lo capiscono che tu hai potere e che dunque ti devono obbedire.”

Per cui lei, che già non sapeva lavorare, né ne aveva gran voglia, e poi così montata, cominciò a gettare lì le cose, e pure con crescente e chiara rabbia. Piatti pieni di avanzi. Idem tazze e bicchieri. Interi vassoi. Mentre la regola è prima svuotarli nel buco in cui vi è il sacco nel secchio dell’immondizia, e poi riporli per essere lavati, previo prelavaggio, nella macchina lavapiatti.  Lei li gettava lì e scappava, coi suoi passetti con le punte rivolte all’interno, che ad ogni passo sembrava inciampare, il viso chino coi capelli a coprirsi gli occhi liquidi e viscidi. Lei a fare la bamba ed io a ridermela. Dopo un po’ che andava avanti con questa storia, ed io che ostentavo divertita indifferenza pur reprimendo le risa, lei cominciò a panicare. Era una già tutta fuori di testa di suo. Qualunque lavoro facesse, lo faceva male. Rompeva piatti e bicchieri. Danneggiava le attrezzature. Se cambiava il rotolo della carta della macchinetta degli scontrini, si dimenticava dentro il cilindro centrale che impediva alla macchinetta di continuare a funzionare. Faceva tutto tesa, con movimenti nervosi, frenetici, frettolosi. Poi scappava lasciando incompiuto o danneggiato quello aveva tentato di fare. 

Con sempre maggiore frequenza, Dominique andava da Fabian, che assumeva quella sua tipica aria rigida da finocchio che stringeva un cazzo in culo, e la guardava senza rispondere nulla, e sottovoce, ma frettolosa e rabbiosa, sbraitava:
- “Io ho fatto tutto quello che avete detto, anche di più, no, anzi, preciso preciso, quello che mi avete ordinato... Ma quello, quel demone ebraico di Roby, oh che giudeo schifoso, sembra divertito... Di certo non è neppure annoiato da me che gli butto tutto lì. Ma non ti avevano garantito che...”
Anche Michael, che a volte era nei paraggi e sentiva, la guardava con aria fatalista senza dire nulla. In fondo, il tedesco è un ragioniere del crimine. Fa quello gli ordinano e pensa solo a pararsi il culo. Esecutori.

Veramente li avevo già messi online, subito, i primissimi giorni, non appena la paranoica furiosa Vivian, con Vivien, fece a tutti quei discorsi sul “pericolosissimi ebreo Roby”, tuttavia senza farlo sapere loro. Sì, lo accennai a qualcuno, ma tutto lì. Loro non lo seppero davvero. Invece, a questo punto non indugiai ulteriormente e li rimisi di nuovo, con nomi e cognomi, links, e, questa volta, facendolo loro sapere. Fregnacce, ma i paranoici si sconvolgono proprio per delle fregnacce.

Lunedì 5 Aprile 2015, misi online una cosa su Dominique Ratajczak, la sporcacciona mandata avanti il giorno prima, con Fabian, Vivien, Vivian, Michael, altri e, ovviamente Allegretto, coi suoi di-fatto-proprietari. Erano qualificati per quelli che erano, degli squallidi conformisti, arruolati come terroristi di Stato, per uno stalking-mobbing-linciaggio-pogrom antisemita ordinato dal governo tedesco-NATO. Nulla di sconvolgente. La pura verità. Ma i paranoici furiosi sono quel che sono e la vedono come la vedono... Poi, a cerchi concentrici, la cosa venne fatta sapere a loro prossimi. Alla fine, qualcuno la riportò ai diretti interessati. Questione di pochissimi giorni. Lo seppe perfino la direttora ed l’addetta eventi, della HumboldtBox, Juliane (una cavallona giocherellona e simpatica, seppur talvolta mostrava la sua vera natura ombrosa, ...ovviamente moderna, modernissima... ...se, come un po’ tutti gli altri giovinastri della Allegretto, non aveva una cannuccia, con relative bevande, da succhiare, non poteva vivere)  una sempre in combutta con quelli della Allegretto-HumboldtTerrassen, che sembrava piuttosto divertita anche se, di fronte a loro, ai suoi amici della Allegretto-HumboldtTerrassen, assumeva un’aria appena contrita.

Juliane, appena legge la breve nota sullo S/G-OS-M, si dice, e poi lo dice pure a Vivian, di cui deve essere più o meno coetanea, in una breve telefonata:
-“Ecco, erano solo fandonie per coinvolgermi e coinvolgerci in una persecuzione! Lui lo ha capito, anzi, intelligentissimo, un vero professionista, ha sempre saputo tutto. Chissà chi sia davvero questo Roby. Ora, dopo un anno, me lo fa sapere... ...Io, democratica e progressista, io... ...coinvolta in terrorismo di Stato... Ecco perché quello mi ha sempre guardata dall’alto in basso... ...sebbene qui lui facesse solo il lavapiatti!”
Ne riparlano qualche giorno dopo, faccia a faccia, con Juli che non vuole infierire ulteriormente.

Anzi, prima di parlare con Vivian, la direttora della Humboldt Box va a chiedere a Michael:
- “Guarda, mi hanno fatto arrivare questa cosa... ...Ma allora quel Roby...”

E Michael, sempre un po’ affettato e falso, ma anche ottuso ed opportunista, il solito nazi-comu-conformista:   
- “...Sì, deve essere lui... Io non so niente... ...So le stesse cose che avevano detto pure a te... Se vuoi sapere altro meglio vedersela con gli uffici della Allegretto. Io, in fondo, lavoro qui, non è che a me... ...Non è che a me abbiano detto altro di quel che avranno detto a te... ...Non è che io potessi chiedere..., o mettere in dubbio... Io devo obbedire. Mi dicono che la patria chiama ed io devo esserci. Sono fatto così!”
- “Oh, appunto, non mi aspettavo altro, da te, da voi... Ho solo accennato a te ora perché sei il primo che ho incontrato...”
- “Ah, grazie, Juli. Vedo che mi capisci. Noi, qui, siamo solo dipendenti... Non possiamo neppure chiedere, quando ci dicono. Dobbiamo obbedire...”
- “Ci sentiamo Micha. Ora vado a lavorare.”

Vabbé, compagnuzza o quello che fosse, alla fin fine anche Juliane era una conformista che si barcamenava. Lì, erano i suoi amici. Dopo avere fatto la sua dichiarazione di sgomento, era in realtà solo una Ponzio Pilato cui non è che gliene fregasse nulla, tanto meno di una qualche propria moralità che non aveva. Era più importante, per lei, gettarsi sulle sue cannucce a trangugiare e sui salsicciotti da divorare, e poi fare spiritosaggini tra camerieri ignoranti e vani. Almeno, poi, poteva dirsi che lei era superiore a loro.

A quel punto, non solo Juliane di suo, ma pure a tutti gli altri era arrivata la notizia, oppure od anche se lo erano detto tra di loro, che erano online e che era stato fatto sapere in giro. Altri, esterni alla Allegretto, avevano chiesto loro di strane informazioni ricevute. Poi ne avevano accennato qua e là (non che non avessero altro da fare o cui pensare che quella cazzata forse appena scabrosa ma appunto una cosuccia) tra colleghi, sia alla Allegretto-HumboldtTerrassen che in altri ristoranti della rete. Nulla di clamoroso, ma se lo erano detto. Discretamente. Silenziosamente. Sia per celata curiosità, qualcuno per morbosità, che, in alcuni casi, per testare a chi e come la cosa fosse arrivata. Ma sapete come è la tendenza naturale delle cose e delle persone. Restano un po’ tutti un po’ ermetici, soprattutto quando li accusi, od accusi altri a loro prossimi, di terrorismo di Stato, partecipazione agli Squadroni della Morte. Tutti si esaltano e tutti si deprimono in quelle cose, a seconda di da quale lato li si guardi o si sentano guardati. Per cui, tutti restavano sulle loro, sia che sapessero già sia non sapessero di quelle notizie che erano circolate, anche perché nessuno potesse sospettarli e sospettarle di collusione col ‘nemico’, con l’ebreo Roby. Insomma, tutti gli interessati, dunque sia i proprietari che gli altri, seppero che erano online. In più, lo seppero altri, a tutti i livelli della Allegretto. Carburarono la cosa. Chiesero alla vaccona sfatta Linnéa quali fossero gli ordini degli Squadroni della Morte e del governo. Ovviamente Linnéa chiese di non fare nulla e di ostentare indifferenza, ma io le loro facce ben le vedevo!, fino a che non avessero ricevuto suoi ordini. Intanto, chi doveva notò le assenze nella lista dei citati con nome, cognome ed indirizzi web, poi anche con foto. Mancava, questa volta, Sascha. Mancavano  pure altri, soprattutto altre che nel frattempo, varie, già nel 2014, erano state assunte o trasferite lì alla Allegretto-HumboldtTerrassen. Alcune vennero poi messe online nelle settimane e mesi successivi. Altre no, ma solo per necessità di vasellina e di trappola. Ne tratteremo ora in dettaglio, almeno per quello interessa questa narrazione.   

Chi andò subito fuori di testa, già la era!, fu Dominique. Fece una sfuriata con Fabian. Disse che le avevano tutti garantito di essere coperti, e che lei stessa era e sarebbe restata coperta. Ma invece io, il loro bersaglio, me ne fregavo, sapevo tutto e poi, al momento giusto, li sputtanavo senza farmi problemi. Ed a loro veniva detto di non fare nulla. Né altri faceva nulla per bloccarmi.
- “Ma chi è quel giudeo pericolosissimi di Roby? Dite che siamo coperti. Lui ci sputtana. Dite che gli Squadroni della Morte sono con noi, anzi noi ne siamo parte, e quel sionista pericolosissimo di Roby si può permettere di... Se siamo coperti perché non lo silenziate, perché non lo ammazzano!”
Fabian che poi è solo un povero scemotto, ebbe fifa che Dominique potesse mettersi a fare quei discorsi con gli altri, coi superiori, e di fatto, oggettivamente, coinvolgere anche lui. Ebbe fifa che gli altri potessero pensare che lui la aveva aizzata e che pensassero che loro volessero come dissociarsi dallo stalking-mobbing-linciaggio-pogrom contro di me:  
- “Dominique non devi neanche pensarle queste cose ché poi i superiori le vengono a sapere e ci roviniamo. Noi non possiamo sapere. Chi siamo mai noi per poter pensare?! Dobbiamo solo obbedire, per l’azienda e per la Patria. Facciamo così... ...io ti sposo. Ora ci fidanziamo ufficialmente. Vieni con me che ti compro l’anello di fidanzamento. Un cuoco ed una cameriera della Allegretto hanno un avvenire sicuro. Dobbiamo solo continuare ad obbedire e non fare domande.”

Dominique, che era solo una troietta insicura alla ricerca di qualcuno che le desse una rispettabilità, disse che andava bene. Lui, il magnaccia, le comprò l’anello. Lei, la troietta, se lo mise. E disse a tutti che Fabian le aveva chiesto di sposarla e che si erano dunque fidanzati ufficialmente. Che coppia! 

Sabato 11 aprile 2015, aspetto, nella nuova casa, il tecnico mandato da o2, per la connessione internet. Sono fiducioso che faccia la connessione e dunque poter finalmente avere la connessione dopo che sono settimane che mi devo aggiustare con una SIM datami per 1 euro mentre attendo la connessione normale. Ah, poi questo euro, si trasformerà, un più di cento in due mesi. Magia delle clausole contrattuali... Non dubito che fosse tutto formalmente, legalmente, regolare, regolarissimo. Infatti, il tecnico scopre che la connessione Telekom manca. Sì, c’è la scatoletta in casa. Ci sono i cavi in cantina. Ma sono stati rimossi o sono danneggiati i cavi dalla casa alla cantina. Poi mi diranno che costa 200 rifare la connessione mancante. Quando l’agenzia, l’immobiliare, mi dirà che avrei potuto usare un magnifico wifi da 15 euro a mese solare, sarà troppo tardi rispetto alla SIM che, da un euro e provvisoria, in attesa della connessione terrestre, si è evoluta in altro coi costi accennati. Disdico, senza costi, il contratto o2, per mancanza di linee Telekom pur esistenti sulla carta. Ma scattano gli altri pagamenti detti. Poi, dopo angosce ed angosce riesco a disdire tutto. Sfrutterò l’inconveniente, ed i relativi costi, per comprami un telefonino-tablet che, finché la SIM resta attivata, posso usare per internet quando sono per strada (sul lavoro c’è invece quella ottima della Allegretto-HumboldtTerrassen), non solo per leggere libri in vari formati.

Appena il tecnico va via senza avere concluso nulla, non per colpa sua, è oramai l’ora di andare al lavoro. Per cui mi avvio. Con la solita ora e mezzo di anticipo! 90 minuti prima dell’orario di lavoro. Ma oggi è differente. La teoria dei doppi e dei tripli. Oppure la solita legge di Murphy. La S-Bahn è ben presto come bloccata. Il treno della metropolitana fa fermate di una ventina di minuti, pure di più, a stazione. Alla fine, scendo alla Hauptbahnhof, prendo la U-Bahn 55 che per il momento funziona solo per due fermate, fino alla Porta di Brandeburgo. Da lì, vado a piedi fino alla HumboldtBox, dove arrivo con almeno mezz’ora di ritardo, anziché con la solita mezz’ora e più di anticipo. Lì, Michael, con aria un po’ artefatta, affettata, che nasconde la sua profonda felicità per quello mi sta per dire e speranza che io reagisca male, mi dice che quel giorno non c’è lavoro per me. A me va benissimo, perché quel layoff mi assolve per il ritardo, anche se dovuto a cause esterne a me. In effetti, nonostante il sole e le folle che riempiono l’area, lì, alla Allegretto-HumboldtTerrassen, resterà tutto il giorno come deserto, come poi verificherò.

Mentre mi avvio e ritorno a casa, mi dico che è il giorno giusto per creare un precedente, tornare lì col mio computer per usare internet, cosa che poi faccio. ...Visto che non saprò quando si risolverà il problema della connessione a casa... Ritornato lì col mio computer, dico che sono settimane che sono senza internet... Cosa in parte vera se si esclude la SIM piuttosto lenta e del tutto insufficiente per i volumi di traffico che ha il mio computer. I flussi che mi da la SIM di o2 per un mese, a me non bastano in un giorno, spesso. Infatti la SIM era divenuta lentissima, poco dopo iniziai ad usarla.

Dunque ritorno alla Allegretto-HumboldtTerrassen. Mi siedo in terrazza dove posso connettermi alla Internet della Allegretto. Ovviamente avviseranno subito sia Vivian che Vivien, riferendo loro che ho detto che erano giorni e settimane che ero senza internet. Al che hanno cominciato a chiedersi come è che li avessi potuti mettere online e farlo sapere a decine di loro prossimi, se non avevo internet. La necessità aguzza l’ingegno. Poi mentre continuavo a chiedere ad o2, e finché non scoprii che esisteva una soluzione ben più semplice ed anche più economica, anche i giorni successivi andai lì prima dell’orario di lavoro per usare internet. Si saranno chiesti ancora, ma tanto non era poi affare loro. Loro facevano i pidocchi dello S/G-OS-M ma al soldatino non è che poi gliene freghi nulla di come vada a finire. Riferisce ed è a posto. Il conformista è un insetto idiota. Non pensa. È pensato da altri che non pensano, ma sono collocati dalla sorte appena sopra di lui o lei.
 
Dunque, vado lì quel sabato pomeriggio, e passo varie ore col mio computer, finché io abbia qualcosa da fare. Del resto, l’Allegretto-HumboldtTerrassen resta abbastanza desertico, per cui non è che io interferisca con la loro attività.

In cucina di sono Jakob e Fabian. Essì, perché anche se non hanno nulla da fare, devono ben alimentare i loro salari anche tenendoli a fare nulla! Solo con me stanno attenti ai minuti ed ai secondi! Jakob è lì idiotico-sorridente come sempre...

Ah, non abbiamo ancor parlato di Jakob. No, non è uno nuovo. Jakob Berndt lavorava già lì, sebbene non da molto, quando io arrivai. Infatti, i primi tempi, quando Fabian divenne primo cuoco, il secondo era Jakob, i giorni che occorrevano due in cucina. Altrimenti lavorava alla produzione, od anche in altri luoghi. Jakob Berndt è il classico ragazzone aperto e simpatico. Di quelli gentili con tutti, sempre sorridente. Ma non sono quelle le due uniche facce. È pure estremamente nevrotico, che subito panica di fronte alla situazioni più elementari. Figlio di una dottoressa e di uno scalzacani, ha seguito l’indole dello scalzacani. A scuola panicava di fronte ai problemi più elementari. Per cui ha fatto qualche tempo il fricchettone, è andato all’estero, dove ha praticato un po’ l’inglese, e, poi, si è messo a fare il cuoco. È convinto di essere un grande cuoco, ma non riesce a fare una polenta. Fa le cose troppo salate. Riesce a creare delle disgustose besciamelle di latticini e capperi, di quelle cose di cui senti lo schifo in bocca subito e che poi ti sfondano lo stomaco. Una volta che ha preparato le tagliatelle per tutti, erano come secche. Spreca pure quantità industriali di materie prime. Fa esperimenti. Butta via. Distribuisce agli altri. Non che sia meno sozzo degli altri. Anzi lo è perfino di più. Va al gabinetto col grembiule, che si passa sull’uccello appena ha pisciato. Se caga, il grembiule resta lì, sulle sue ginocchia, ad insaporirsi dei profumi della cagata. Da non credersi. Neppure i più sozzoni lo fanno. Almeno il grembiule se lo tolgono tutti, prima di andare al gabinetto. Non lui. Di fronte ad operazioni maniaco-delinquenziali degli Squadroni della Morte è uno che finge neutralità finché può, ma poi si uniforma. Per lui, superare i mille euro al mese è un traguardo che vale qualunque immoralità. Non ha più integrità morale degli altri. Eppure è uno simpaticissimo, dicono. Fabian, il frocio massimo, è quello ama di più quando lui compare, o quando lui Fabian arriva e c’è Jakob, ecco che i suoi [suoi di Fabian] organismi permanenti esplodono subito alla vista dell’amichetto. Spiritoseggia. Orgasmica. Ridolineggia. Ansima di autentico ed irresistibile amore omosex. Sì, Fabian lo fa con tutti i ragazzi, ma quando c’è Jakob, di più. Fabian si trasforma in un orgasmo permanente, continuo, irresistibile. Poi va fuori con lui a fumare. Si bevono birre a sbafo l’uno di fronte all’altro, anche ad orario di lavoro finito in terrazza. Dove anche se restano in silenzio, Fabian lo guarda con sguardi innamorati persi. Una froceria unica! Tanto Fabian assume un’aria da bullo disgustato con Dominique, che lui usa e svillaneggia, tanto froceggia allo spasmo coi i ragazzi, soprattutto con Jakob. Non che Jakob non se ne fosse accorto. Ma è uno così... In fondo, lì, Fabian era il superiore diretto, per quanto... Comunque il principio di conformismo, alla fine si imponeva pure a Jakob e su Jakob. Anche Michael va in orgasmo per Jakob. Quando Jakob finalmente se ne va, alla fine dell’orario di lavoro, e delle fumate e birre anche extra-orario in terrazza cogli altri, Michael gli urla dei “Ciaaaaaaaaaaaaaaao!!”, “Jakob ti amo!”. Oh, pure le ragazze. Soprattutto le bruttone e le  bruttine si fanno attorno a Jakob quando lui, a fine orario di lavoro, si siede in terrazza a fumare e bere. Jakob è alto, altissimo. Io credevo che solo le orientali si dicessero che uno alto lo avesse lungo, e considerassero ciò un valore. No, lo fanno pure in Germania. Ecco che queste gli si siedono lì, affianco, in silenzio, ora con qualche sorrisetto e qualche gridolino. Ed aspettano. Gli si affrottano attorno come ad offrirgli la fica, le fiche. Lui sta un po’ lì. Infine, saluta e se ne va. O non gradisce, o non gradisce quelle fiche specifiche, o non gradisce la fica, od ha fica migliore da qualche altra parte. Ecco Jakob Berndt. Alla fin fine, un conformista come tutti gli altri. Beh, ognuno coi suoi cappelli di facciata, od anche senza.    

Dunque,  quel Sabato 11 aprile 2015, Jakob è lì idiotico-sorridente come sempre... Poi, dopo ore a far nulla, dato che non v’erano clienti, lo mandano via. No, anzi, è semplicemente finito il suo turno perché arrivato prima. Quando per me è l’ora di andare via, quando ne ho abbastanza con mio computer in terrazza, incrocio Fabian che è lì, livido, livido sfatto, segno sicuro di disperazione e panico. Il cattivo sordido ed ottuso sa solo infognasi ancor di più nella propria cattiveria, anche quando si sente ed è smascherato. Non conoscendo alcuna scappatoia di normalità, né di redenzione, ecco che si avvolge sempre più nella propria malvagità disperata e panicante che diviene la giustificazione, auto-giustificazione, del non saper essere differente dalla bassezza sempre più infima nella quale ha scelto e sceglie ogni giorno di vivere. Mi dice qualcosa, ma proprio con cattiveria, del tipo che dovrei essere lì a lavorare, come se non lo sapesse che... Pensa, si illude, che se fossi in orario di lavoro, avrebbe un qualche potere su di me, per la sua missione di stalkizzatore-mobbizzatore. La disperazione ed il panico neri lo fanno straparlare. Lo irrido ripetendo estremizzato quello che lui vorrebbe dirmi. Fabian, ti piace la merda?! Beviti quella da te stesso prodotta in continuazione! È nero, proprio nero, nerissimo, livido. Ancor di più alla mia ironia su di lui, di lui.

Passa qualche giorno e finalmente Linnéa dice loro che ha chiesto, ricevuto ordini, dunque può dire loro cosa fare. Quel che dice loro di fare è di non far nulla, di soffrire in silenzio. Vivien e Vivian sono furiose:
- “Ma come, Linnéa, quello ci ha sputtanati tutti, voi inclusi, inclusa la Patria, e la Patria ci dice di non fare nulla?!”
- “Beh, non è che diciamo di non fare nulla. L’operazione di stalking-mobbing-linciaggio-pogrom contro quel giudeo va continuata, continuata fino a che non lo si faccia reagire, e reagire violentemente. I nostri specialisti ci dicono che, a questo, modo, anche voi siete più motivati. Certo, vi siamo grati, davvero riconoscenti. Ma fino ad ora non avete ottenuto alcun risultato, ...se non di farvi irridere e sputtanare da quel pericolosissimo agente sionista di Roby, ...Roberto-Abraham...”
- “Linnéa, ma non ci avevate detto che eravamo coperti.”
- “Certo, che siete coperti!”
- “Ma se quello, quel giudeo israelitico, sa tutto e ci sputtana... Dunque deve ben essere qualcuno di importante che non ci avete detto... Ecco, lui ci sputtana e noi ce ne dobbiamo stare lì senza poter fare nulla?! Ha scritto, e tanti anche della non Allegretto lo hanno visto, che siamo ignoranti, fuori di testa, malati si mente, senza alcuna moralità, delinquenti, e noi dobbiamo far finta che non sia successo nulla?!”
- “Non che non dobbiate fare nulla. Pur con tutte le delicatezze del caso, perché deve sembrare, lui deve credere, che non stia succedendo sulla, voi intensificate lo stalking-mobbing-linciaggio-pogrom contro quell’ebreo schifoso, nemico della nostra Patria, ed ora pure vostro personale.”
- “Linnéa, a quello non gliene frega nulla! Qui siamo noi che ci facciano del sangue marcio... E cosa raccontiamo ora ai nostri sottoposti, ché di certo si aspettavano tutti che quello fosse rimosso, licenziato.”
- “Dite che tutto continua. Continua e si intensifica. Se lo si licenziasse ora, non si potrebbe più continuare. Invece lo teniamo qui proprio per andare avanti! Anzi, tu, Vivian, che hai mantenuto la direzione sul campo dell’operazione, pur essendo ora negli uffici, vai lì a ben assicurarti che tutto continui e si intensifichi. Anche tu, Vivien, ovviamente, per quello possa dipendere da te. Dite loro quello devono fare. Controllate bene che lo facciano. E continuate ad informarmi quotidianamente che tutto vada avanti senza intoppi!”

C’è da dire che, saputo dello sputtanamento, che pur li coinvolgeva direttamente, i proprietari, la direzione, se la sono ridacchiata. “Meglio che qualcuno la dica loro chiara a quelle due sceme ed altri al loro seguito... Si stavano troppo montando troppo la testa ed avendo troppe pretese anche con noi, noi i proprietari. Noi ce le, e ce li, dobbiamo sopportare perché l’andazzo è questo... ...Ma... ...In fondo, dobbiamo lavorare con quel che ci troviamo. Ed anche questa storia contro questo Roby ci è stata imposta... anche se quelle due pazze l’hanno presa sul serio, troppo sul  serio. Ma come si fa a credere che... Uno fosse davvero coinvolto in qualcosa. non l’avrebbero detto a noi. L’avrebbero semmai tolto di mezzo. Che c’entrerebbe poi col fatto che vada perseguitato, fatto guadagnare poco, spinto a dimettersi, e con quello strano divieto di cucinare. Non sono procedure da indagini. È poi quello che ha scritto quello stesso Roby o chi per lui. Se quelle due pazze e qualche altro ci hanno creduto... Noi, in fondo, abbiamo evitato di comprometterci limitandoci a dire, ovviamente, che facessero quel che dovessero. Non è che potessimo dire di no agli Squadroni della Morte del governo. Non è colpa nostra se qualche pazza e qualche pazzo dei nostri dipendenti fa quel che fa perché il governo lo pretende... Noi proprietari che non potevamo opporci. Semmai erano questi scalzacani che ci troviamo negli uffici centrali e nei ristoranti a dover dire che non capivano e comunque non fare nulla, oppure fare proprio il minimo senza troppo farsi coinvolgere psicologicamente... Se quel Roby gliene ha dette quattro... ...beh, ha fatto pure bene! Cosa vogliono quelle due iene, che domani diamo loro pure delle quote dell’azienda perché fanno le teppiste da pogrom?! Noi proprietari dobbiamo obbedire, almeno nella forma. Dovrebbero essere loro, loro che lavorano, a sottrarsi...”
Lo sapete come è il conformista, il pidocchio medio?! Loro sono innocenti, “non potevano sottrarsi”, la colpa è sempre altrove, di altri... Per il pidocchio sul campo è colpa degli ordini, nel momento in cui fosse smascherato. Per chi stia a livelli appena più alti, che doveva proteggere l’azienda... Eccetera, eccetera.

In Germania, è come altrove. La colpa è sempre di qualche d’un altro. L’integrità morale non esiste. È piuttosto rara. In genere, un po’ tutti si dicono che non potevano fare differentemente. Salvo eccezioni, appunto rarissime. Dominano i pidocchi. Gli umanoidi sono rarissimi. Quelli che proprio con questa storia non c’entrano, ma solo perché non è stato loro richiesto, sono divertiti dallo sputtanamento degli altri. È il caso di alcuni della Produktion che vengono lì qualche ora quando ci sono eventi, o di altri che vengono per delle sostituzioni quando in cucina non ci siano i soliti. Alcuni sono davvero eccitati come il capo della Produktion, DanielK col suo lecchino MatthiasK. Se la ridono e lo fanno pure vedere. Lo fanno vedere perché hanno visto che i proprietari non l’avevano presa male, per cui si sentono autorizzati a riderne appena, a sorriderne un po’...    

Martedì 14 aprile 2015, Vivien e Vivian vengono alla Allegretto-HumboldtTerrassen in gran pompa. Vivien accompagna Vivian, per far vedere che Vivian viene con una qualche investitura degli uffici. In realtà... Vivien è depressa nera ma fa l’altezzosa tanto la faccia coi pidocchi della Allegretto-HumboldtTerrassen la metterà poi Vivian. Per cui Vivien viene a petto in fuori, anzi a pancia gonfia, sbevazza e mangia a sbafo e, fattasi ben vedere affianco a Vivian, si sottrae quanto prima. Resta Vivian a parlare, a sputtanarsi, con gli altri. Logorroica, le torna bene fare ciance. Vivian è depressa nera e non riesce a mascherarlo. È direttamente toccata da quello ha visto scritto su ignoranza, demenza ed assenza di morale, di coinvolgimento in uno stalking-mobbing-linciaggio-pogrom antisemita, propensioni ed attività delinquenziali, insomma quello venne pubblicato online alcuni giorni prima. Ed ora tocca a lei, non ad altri, contarla a tutti lì. Sì, era Vivian che, fingendosi indignata, ma ben rossa livida in viso, irreprimibilmente rabbiosa, furiosa nera, avrebbe iniziato la serie degli sproloqui aperti da un: “Chissà chi si crede di essere?!” Io mi spanciavo delle risate ogni volte che ascoltavo i suoi sproloqui cogli altri.  
 
Alla direttora della HumboldtBox, Vivian va nel suo ufficio perché va a giustificarsi e non vuole essere ascoltata da nessuno, neppure dai suoi fedelissimi, e tanto meno vista da me. Le due si considerano amiche. Più che altro si affettano amiche. Banali questioni di interesse. Alla Allegretto interessa lavorare lì. Alla direzione della HumboldtBox, dunque a JulianeS, interessa avere un ristorante in grado di servire anche eventi grossi, e lì ve ne sono pure (su due piani) con un 200 persone, per cui che abbia cucine esterne, dato che la cucina delle HumboldtTerrassen non potrebbe mai provvedere a 200 persone. Infatti, in caso di eventi, viene usata più che altro per riscaldare e per alcune rifiniture. Quando vi siano poi un 200 persone che mangino e bevano, viene aperta anche un’area cucina aggiuntiva al piano di sotto. Dato che la HumboldtBox tiene tutto un piano sempre libero per eventi vari, il quarto, ecco che c’è un interesse reciproco. Se poi l’Allegretto unga pure qualcuno, non siamo in grado di dirlo. Nei paesi anglosassoni notoriamente si finge di esse tutti onesti offrendo e facendosi offrire viaggi e cosucce simili [ai livelli bassi; ai livelli alti del potere circolano mega-mazzette/mazzone su cui poi mettono perfino il Segreto di Stato – vedi, per esempio, le sprivatizzazioni alla tedesca e tutte le vicende della annessione della già-RDT]. Non abbiamo idea lì, né ci interessa. Resta l’interesse reciproco detto a non divenire reciprocamente nemici. Ecco perché Vivian, che inizialmente aveva allertato la direttora della HumboldtBox dicendole che doveva segnalarle un certo Roby, ebreo pericolosissimo nel mirino delle Polizie Segrete / Squadroni della Morte tedeschi e NATO, deve andare a giustificarsi da Juliane. Juliane, che sebbene se la fosse un po’ sghignazzata tra sé e sé, aveva già deciso di fare l’indifferente (dopo quella frettolosa telefonata di pochi giorni prima di cui abbiamo detto), sebbene poi non si si riesca mai a farlo/a davvero. Quando si vide Vivian arrivare nell’ufficio, anzi era già stata preavvisata che sarebbe venuta lì, Juliane, che si era già psicologicamente preparata, tenne un atteggiamento sussiegoso. Lei cercò di farlo sembrare indifferente e distaccato, ma di fatto aveva assunto un’aria sussiegosa. Appena Vivian arrivò, le fece i soliti convenevoli tra amiche, senza dire nulla di specifico. Fu Vivian che:
- “Juli, ho visto che hai saputo...”
Juliane affettò indifferenza:
- “Cosa?!”
- “Quel demone, quel Roby, quel giudeo di merda! Chissà chi si crede di essere?!”  
- “Oh, lui?! Davvero... Ah, no, io avevo chiesto a Michael. Sai, una si vede delle cose... Poi quella mia imprudente telefonata a te, solo perché ero stupita. Non avrei dovuto. Sono sempre così emotiva... A ben pensarci, potrebbe anche essere tutto un falso. Se è stato davvero lui, spero che lo portiate in tribunale per diffamazione. Ma come si permette?! ...Io, comunque, lo sai che sono amica vostra. ...Io credo a voi...”
È che Juliane lo disse con la voce incerta, affettata e sussiegosa, dunque falsa, contraendo le ciglia come a mostrare perplessità, sì che il messaggio mandava era l’opposto delle sue parole. Vivian arrossì ancora di più.
- “No, no, Juli! Non possiamo far nulla! Quello deve avere delle coperture in alto. Che non sia veramente del Mossad! Il governo ci ha detto di non fare nulla, di far finta di nulla. Solo di andare avanti con lo stalking-mobbing-linciaggio-pogrom che già ci avevano detto...”
- “Ah, ho capito, Vivian. È ovvio che sia lui che stia perseguitando voi. Uno che scriva quelle cose... Il governo lo protegge. Però a voi ha detto di stargli addosso. Ah, capisco. Può succedere. A me avevi detto di mettere in allerta la sicurezza. Sai mi dicono che si sieda lì tranquillo al terzo piano a leggere e scrivere prima di venire su quando è l’ora di iniziare a lavorare...”
- “Te lo ripeto, Juli, abbiamo informazioni sicurissime che è pericolosissimo. ...Non abbiamo idea in cosa... Ma sono sicurissimi che sia pericolosissimo!”
- “Certo, certo, Vivian. È un bell’onere quando capitano questi casi, viene il governo...”
Juliane era divertita da quei deliri da demente di Vivian. Anche se lei, Juliane, cercava di rimanere impassibile, cosa che non le riusciva del tutto.
Sempre più rossa, sudata e rabbiosa, sul nero fisso, Vivian andò avanti per un’ora buona a sproloquiare giustificazioni che non giustificavano nulla. Infine, per nulla spossata da quegli sproloqui, dato che quando sproloquiava era nel suo, scese a parlare coi suoi, che prese ad uno ad uno, quel primo giorno.

Con Michael, Vivian aveva già parlato la mattina presto negli uffici centrali, distante dalla HumboldtBox:
- “Chissà chi si crede di essere quel giudeo schifoso?! Mio caro Michael, gli ordini del governo sono continuare ed intensificare, ovviamente senza che lui sospetti nulla, ...dice il governo. Beh, lui sa tutto, evidentemente, anche più di noi poveri esecutori sul campo, ma questi sono gli ordini del governo...”
- “Certo, Vivian. Nella mia famiglia siamo abituati da secoli ad obbedire senza fare domande. Ditemi quali sono gli ordini precisi, ed io farò tutto.”
- “Michael, ora parlo con gli altri. Poi ti dico se ci sia qualcosa di particolare da fare. Il governo ordina, ma poi ce la dobbiamo cavare da qui, contro quell’ebreo schifoso. È davvero pericolosissimo. Ma come si permette?! Chi si crederà di essere?! Chi sarà davvero?””

Sempre quel martedì 14 aprile 2015, con la faccia rossa, rabbiosa nera, che non riuscirà a levarsi per settimane e settimane, temo le sia restata da allora, la voce nevrotica ancora più stridula, chiamò Fabian sulla terrazza dalla parte del castello in costruzione:
- “Chi si crederà di essere quel giudeo schifoso?! Te lo avevo detto che quel Roby era uno pericolosissimo. Ora lo avete visto da voi! Gli ordini sono di andare avanti con lo stalking-mobbing-linciaggio-pogrom... Va liquidato! Va liquidato! Il governo dice che sono sicuri che lo facciamo crollare quanto prima. Tieniti pronto, con Dominique...”
- “Grazie Vivian. Noi siamo sempre a disposizione! A me i giudei fanno schifo. Non capisco perché non se ne vadano tutti in Israele. Cosa ci stanno a fare a Berlino, a far finta di essere operai da ristorante?!”
- “Bravo Fabian! Con te ci intendiamo subito...”

Finito il colloquio con Vivian, Fabian comincia a ripetere, in mia prossimità, ma facendo finta di star parlando con altri “Chissà quello chi si crede di essere.” Non una grande giustificazione ed auto-giustificazione, né una motivazione, per dei delinquenti dementi intenzionati a continuare a delinquere. Beh, il pidocchio neppure si pone il problema di quello stia facendo. Poi Fabian dice qualcosa a Dominique Ratajczak che gli ronza attorno per avere qualche notizia:
- “Chissà quello chi si crede di essere?! ...Si va avanti. Ti dico appena lo so quello che c’è da fare. Ah, te lo diranno anche loro. Teniamoci pronti. Quell’ebreo schifoso, che è sempre a leggere cose che nessuno ha mai visto in un ristorante, ...chissà chi sarà davvero quel Roby..., va distrutto, distrutto senza pietà.”
- “Sì, sì, Fabian. Io ci sono sempre per fare il culo ai giudei. Mi fa godere...”

Mercoledì 15 aprile 2015, io vado lì prima perché devo usare Internet. Dunque in mattinata. Di solito comincio a lavorare alle 13:00. A volte, se hanno eventi in quegli orari, mi mettono di turno anche un’ora prima, ...o prima ancora. Per cui, per usare internet vado lì ben più di un’ora prima la mia solita mezz’ora di anticipo alla HumboldtBox (di solito mi sedevo al terzo piano a leggere, od a fare esercizi di tedesco od altro). Vivian è di nuovo lì a fumare nervosamente, mentre beve e mangia, e con gli accoliti attorno:
- “Chissà cosa si è messo in testa quello?! Chi si si crederà di essere?! Chi sarà davvero... Lo avete visto che non è uno come noi. Quell’ebreo schifoso va distrutto, completamente distrutto!”
La guardano ed ascoltano in silenzio. Lei è l’autorità, il padrone, i direttori, il governo da cui lei ha detto di essere incaricata di una grande missione segretissima, lo stalking-mobbing-linciaggio-pogrom contro Roby che lei qualifica come un pericolosissimo giudeo che la Patria vuole distruggere, od almeno obbligare ad andarsene dal suolo tedesco. Si dicono che se dicono loro quelle cose avranno le loro ragioni, ben sapranno cose che non potranno né vorranno dire a loro. Del resto, come non fidarsi della Patria? ...Non perché sia “la Patria”, ma perché se poi essa fa pure a te quelle cose, quelle persecuzioni per non farti lavorare e guadagnare... ...Il pidocchio, il conformista, è fatto così... 
 
Venerdì 17 aprile 2015, c’è un qualche grosso evento. Prima che io arrivi, Fabian fa mettere a Dominique un contenitore aperto coi  bicchieri (varie decine) per i clienti nel punto più lurido dell’area lavapiatti, dove c’è uno scatolone di acque luride, proprio sopra di esso, sotto il lavandino attaccato alla macchina lavapiatti. I bicchieri sono sopra di esso, sotto al lavandino. Poi, mentre io sono lì, le fa sciacquare, ma solo in parte, una tazza per la zuppa e gliela fa mettere nel cesto delle cose lavate quando escono dalla lavapiatti. Un po’ è Fabian che non ci sta con la testa e non riesce ad esprimersi. In parte, è Dominque che capisce e sa fare ancora meno, per cui non sa mai bene che stia facendo. A volte, quando dice ai clienti quello che debbano pagare, è lei che prende i soldi dal portafoglio dell’Allegretto, che lei ha al fianco come cameriera, e dà lei i soldi ai clienti! ...Una nevrotica furiosa, sconnessa, schizofrenica... Vivien-Vivian non hanno saputo, né potuto, trovare di meglio come aiuto aggiuntivo da montare contro di me, e per accasare il loro magnaccia Fabian. Io, che mi sto spanciando dal ridere pur mantenendo un’aria distaccata, prendo questa cassetta coi bicchieri e la metto tra le cose pulite per la cucina. Avevano un po’ il puzzo di dove erano stati messi. ...Se a loro piace così... Quella tazza da zuppa, appena sciacquata dalla troietta demente, gliela metto tra le sue cose pulite da ritirare. ...Se non ci stanno colla testa.. Poi Fabian la prende e la usa per i clienti. Ma del resto Fabian dà sempre ai clienti cose luride cui da una ripulita con della carta assorbente. Alla Allegretto lavorano così...

Già giovedì pomeriggio, il giorno prima, Fabian era tesissimo, nero-nerissimo, perché Dominique non si faceva trovare al telefonino e lui se la vedeva davanti agli occhi a chiavare con altri, con qualche vecchio amante della madre, o qualche cliente passato cui la madre la inviava che una ulteriore scopata, o qualche amante segreto cui lei non aveva saputo dire di no perché, anche se lei non gode col sesso, le piace sapere che gli uomini godono strusciandoglielo dentro. La fa sentire capace di fare qualcosa, di servire qualcuno. Infatti, lei, Dominique, il giorno prima si era proprio vestiva da chiavate veloci in giro, con dei calzoncini cortissimi, di quelli che si sfilano od abbassano veloci per esempio per una chiavata in macchina o dietro ad un cespuglio. Fabian continua pure venerdì ad essere nero e rabbioso, beh lo è sempre quando non froceggia con ragazzi, ed a tormentarla con le richieste più assurde e brontolii continui. Un po’ lo fa sempre. Pazzi con altri pazzi! Ovviamente, Fabian, a fine lavoro continua trincarsi bicchieroni di birra gratis, cosa vietata. Dovrebbe pagarli. Ma tra loro mafiosi del terrorismo di Stato... Teppa demente e ladra. 

Venerdì 24 aprile 2015, Mirko Alexander Nikolitsch viene a parlare con Michael Sauer. Gli dice che gli è stato ordinato di intensificare lo stalking-mobbing, che Linnéa ha telefonato anche a lui, non solo a Vivian e Vivien. Gli dice che Linnéa gli ha detto che devono, dietro la copertura di incarichi di lavoro, inventarsi dei dispetti. Già lo fanno, ma vogliono di più. Dice che gli hanno detto che i grandi specialisti che fanno da consulenti agli Squadroni della Morte sono sicurissimi che a quel modo mi fanno andare fuori di testa ed ottengono qualche mia reazione. Hanno bisogno che io mi metta ad urlare, od aggredisca qualcuno, o mi metta a spaccare cose del ristorante. Così gli hanno detto. Dice che Linnéa ha chiesto che venisse proprio lui, il proprietario principale, proprio perché ha avuto l’impressione che non si stessero impegnando abbastanza contro di me. Infatti non hanno ancora ottenuto alcun risultato, oltre che farsi sputtanare online, e non solo online

Sabato 25 aprile 2015, Michael Sauer dice a Jakob di dirmi di andare a pulire i frigo al piano di sopra, dove tengono le vivande. Scoppio dal ridere e vado su a far finta di farlo. Non faccio nulla. Sono puliti.  Era una scusa. Quando di tanto in tanto scendo, per sembrare indaffarato, smonto le porcate fatte dal delinquente da pogrom e linciaggio Fabian, cui Michael Sauer ha dato l’ordine di mettere i piatti sporchi, non prelavati, nella rastrelliera da mettere poi il lavatrice. Michael aveva detto a Fabian, e pure a Jakob che ere ben presente, che aveva ricevuto ordini precisi dagli Squadroni della Morte e che erano sicuri che sarei uscito di testa ed avrei reagito magari urlando o buttando piatti per terra. Fabian lo fa un tre volte, mentre io sono su. Mette dei piattoni luridissimi nella rastrelliera, mentre andrebbero prima prelavati. Ma loro sia non sono capaci, sia lì sono in missione speciale delle Polizie Segrete tedesche-NATO, per il solito stalking-mobbing-linciaggio-pogrom lì sul luogo di lavoro. Ed, in quel momento, con l’ordine di fare ancora di più, di peggio, o così credono. Io smonto ogni volta la cosa rimettendo i piatti luridi nel lavello. Basta uno spruzzetto d’acqua e, stando orizzontali, si prelavano da soli. Poi mi dico che se a loro piace che poi i bicchieri escano belli sporchi, come succede quando si butti immondizia varia nella lavapiatti, perché mai contraddirli. Mi spanciavo dal ridere prima. Mi spancio ancor di più dopo. Per cui metto dentro alla lavapiatti dei contenitori pieni di sughi che mi hanno appena passato. In effetti, col metodo loro, da sporcaccioni, non vengono puliti nemmeno a farli pulire dalla macchina tre volte di seguito. Faccio le prove. No, non bastano tre volte. Intanto con la scusa di fare quelle porcate, mentre io sono sopra, loro tre sbirciano sul mio tablet che è lì aperto sulla scaffale dove lo lascio sempre e dove posso leggiucchiare anche se ho da fare altre cose. Vedono alcune decine di equazioni differenziali di un modello. Si chiedono che cosa possano mai essere e come faccia io ad avere sempre di quelle cose che loro non hanno neppure idea che possano essere. Finita la finta sopra, ritorno giù. Ma per poco, visto che mi dicono di andare via. Quando, alle 15:40, Jakob mi dice, su ordine di Michael fuori di testa che io stia tutto tranquillo, di andare a casa, perché non c’è più lavoro per me (così mi fanno dire!), me ne vado subito, lasciando mucchi di piatti che stavano arrivando e, naturalmente, la macchina piena di sporcaccionate (beh, sempre meno di quello che fanno Fabian per stalking-mobbing, e Jakob ed altri perché non sono capaci) che poi si saranno trasferite sui bicchieri riempendoli di puntini di sporco. Se a loro piace così, perché contraddirli, in effetti! Amano i bicchieri grondanti di puntini di luridume, e pure di frammenti anche di grossi avanzi. Infatti buttano in continuazione immondizia nella lavapiatti prima che io arrivi! O nella loro ignoranza, immaginano, e fingono di immaginare, o si fanno fingere di immaginare, che la lavapiatti carburi tutto. Cosa che non è. ...Sciatterie... Oltre, lì, che stalking-mobbing-linciaggio-pogrom contro di me. Appena me ne vado, se ne vanno tutti e tre in terrazza a bere e fumare con Michael che urla loro:
- “Ma cosa dobbiamo fare?! Ma siete sicuri che non ha detto nulla ne fatto nulla? Ma non ha reagito almeno un po’. Ma non era  almeno un po’ arrabbiato?!”
Con Fabian e Jakob che scuotevano la testa per dire che non avevano ottenuto nulla, ed anche loro neri e rabbiosi per non avere ottenuto nulla.

La sera stessa viene messa online anche la foto, con nome e cognome, di Mirko Alexander Nikolitsch tratteggiandolo come un vanesio mafioso ed idiota quale in effetti è. Da cameriere di mafie è divenuto direttore generale dell’azienda che ha fondato con altri due, sebbene non sappiano neppure come organizzarla e gestirla un’azienda. È un alcolizzato annoiato che si dedica a vacanze tropicali e surf, tanto per far finta di essersi conquistato un qualche status sociale. I suoi veri interessi cominciano e finiscono lì.

Ah, vi sono pure tanti altri personaggi, che non abbiamo ancora nominato ma che hanno cominciato a lavorare lì dopo che vi sono arrivato io, più o meno durante l’estate 2014. Prima hanno assunto, come cameriera, Aljona Schüler / Aljona Jurkewitsch, poi Elena Krause, due russe. Hanno entrambe superato i trenta anni, con figlio annesso che ha iniziato o sta per iniziare la scuola elementare. Del 1983 la seconda. Può essere di anno appena precedente la prima.

Aljona Schüler è ridivenuta Aljona Jurkewitsch dopo avere iniziato a lavorare lì, dato che, in coincidenza con l’inizio del lavoro lì, ha cominciato le pratiche di separazione e divorzio. Ha a volte un viso un po’ cavallino mentre ciò che la caratterizza positivamente è un magnifico culone, un culone da vaccona quando cammina con passo lungo e senza le costrizioni delle scarpette da lavoro. Un po’, l’hanno associata allo S/G-OS-M, e lei se ne è fatta associare. Un po’, prudenza da tradizioni schiavistiche russe, ha cercato di non farsene troppo coinvolgere, magari solo per paura non capendo bene i termini della cosa. Ha anche chiesto, verso la fine della mia permanenza lì, ‘perché?’ della faccenda a Michael il quale ovviamente non ha risposto nulla, né avrebbe avuto nulla da rispondere se non che il pidocchio obbedisce e non fa domande. Non che poi lei se ne preoccupasse troppo. Il pidocchio non si fa mai problemi. Obbedisce, quando ha qualche timore a non farlo. Se non capisce bene da che parte stia il potere, si barcamena. Di lei si invaghì subito Chamila Bandara. Appena la vide si arrapò immaginandosi il pelo chiaro della sua passera. Poi, vedendo che stava separandosi e divorziando, le si gettò addosso. Nel senso che le stava sempre attaccato, magari con aria imbarazzatissima e tesissima, ma cercava di affiancarla in qualunque cosa potesse avere bisogno per le vicende della separazione e del divorzio. Lui le propose anche di andare a vivere assieme, seppur con la complicazione del figlio di lei. Le vacillò appena. Poi si fece i conti. E lasciarono perdere. Lui esibisce le sue foto con lei dappertutto, mentre lei evita. Anzi, lei preferisce farsi vedere in atteggiamenti affettuosi con fichette.

Elena Krause è venuta, con madre e nonna, a Berlino dagli Urali quando era ancora piccola. Parla correntemente il russo e pure il tedesco. Ha fatto il liceo in Germania e poi deve avere iniziato l’università dove ha studiato inglese-americano, ‘americanistica’. Non credo l’abbia finita, altrimenti non ce la vedrei a fare la cameriera sebbene ci siano laureate che siano passate di lì come cameriere. Ha questo figlio di provenienza oscura. Beh, non è una che racconti i fatti propri. Il figlio non dovrebbe abitare con lei. Infatti sta piuttosto con la madre e con la nonna di lei, sebbene lei lo veda di frequente, ma non quotidianamente. Elena ha un ragazzo, un po’ misterioso anche se lo lascia appena intravedere in foto. Poi fa finta di non averlo ed è sempre alla ricerca di cazzo, anche se lei sia di quelle che si offrano in modo passivo. Non rimediandolo, torna sempre col ragazzo ufficiale, un tizio con l’aria da impiegato del comune. È quello lei faceva anche con Jakob, tirare al cazzo. Beh, lei le risa con gridolini organismi le ha in continuazione e con chiunque parli, ed anche se non parli con nessuno. Avvampa subito per un nonnulla. Però quando tira al cazzo di qualcuno, gli si siede affianco dopo il lavoro etc, cosa che faceva con Jakob anche se, come detto, lui poi se ne andava perché evidentemente o non aveva interesse o chissà che cosa. Quando la vidi la prima volta, appena comparve lì alle HumboldtTerrassen, notai che, pur piccolina e magrina, aveva come il ventre gonfio. Come una avesse appena partorito e le fosse restata la deformazione del ventre. Quando è abbigliata fuori dal lavoro è decisamente meglio che con gli abiti da lavoro, anche se non è che abbia grandi attrattive. Si mette dei vestitini colorati, un po’ bambini. Sembra abbia una decina di anni di meno, finché uno non la osservi appena da vicino. Lei è convinta di essere bellissima. Infatti si fa sempre delle foto del volto o con grandi sorrisi od in posizioni esotiche che la fanno apparire nettamente migliore di come appaia di persona, almeno a prima vista. Anche se, nei primissimi piani con grandi sorrisi che esibisce in certe foto, si vedano i denti troppo grandi che sembrano, e probabilmente sono, finti. Tenesse la bocca chiusa (si può sorridere anche senza mostrare i denti) ne trarrebbe un qualche giovamento d’immagine. È una di quelle tipe con aria ed atteggiamento grazioso anche se poi, andando a vedere, non si capisce che cosa abbia di realmente di un qualche valore. Lei è comunque convinta di essere bellissima ed irresistibile. Rispetto allo S/G-OS-M, lei, come tutti gli altri, è sempre stata al corrente di tutto, e si è pure bevuta tutti i deliri di Vivian ed altri, pur senza farlo traspare minimamente, a differenza di un po’ tutti gli altri. Più che altro, lei crede di non averlo fatto trasparire. Lo si vedeva egualmente, non ci si fossero tappati gli occhi, ed io non me li sono mai tappati. Rispetto ai dispetti (dal buttare le cose lì senza fare il loro lavoro ad altre cose), in cui hanno coinvolto un po’ tutti anche se con alti e bassi, lei è di natura servizievole e con la tendenza a fare il suo lavoro compiutamente. Per cui sarebbe stata più in difficoltà di altri a buttare la cose lì etc. Sebbene, anche nei suoi atteggiamenti, si leggesse a volte il timore di non uniformarsi agli ordini di buttare le cose lì “perché così provochiamo delle sue [mie] reazioni”. Quando sia Vivian che poi Michael glielo dissero, di quella cosa dello stalking-mobbing-linciaggio-pogrom in cui tutti dovevano impegnarsi, lei garantì che lei offriva cooperazione al 100% al loro stalking-mobbing-linciaggio-pogrom ma, allo stesso tempo, fece presente che proprio non ci riusciva a buttare le cose lì, o ad insozzare vistosamente, o altre sozzerie che altri intenzionalmente facevano come da ordini ricevuti. Beh, nel lavoro dei camerieri, quando vadano di corsa-corsa, è normale che lascino le cose lì se non hanno il tempo di consegnare il vasellame libero da avanzi e rifiuti. Ma per uniformarsi agli ordini dello stalking-mobbing-linciaggio-pogrom ed alle indicazioni precise-precise “perché così provochiamo delle sue [mie] reazioni” facevano ben altro ed anche quando il ristorante era semi-deserto. E dato che lo facevano solo con me, anche se alcuni l’indolenza e la non capacità di lavorare l’avevano di natura, non è che vi fosse nulla di minimamente casuale  (anche uno non avesse saputo quello che era in corso). Erano gli ordini ricevuti. Ecco, lei non ci riusciva. Se qualche volta lo faceva, si vedeva che soffriva. È di quelle che devono darti tutto in ordine, anzi ordinano pure, se hanno tempo, le cose di quelli che le hanno buttate lì intenzionalmente, di quelle che puliscono il piano dove si appoggiano le cose dai tavoli, se lo vedono sporco etc etc. È una di natura così. Anche Sascha era all’incirca così. Se di altri ci si immagina che vivano in porcili, difficile immaginarselo per lei, anche se ovviamente non si può sapere. Comunque, sul lavoro, seguiva strettamente le procedure i camerieri devono, o dovrebbero, seguire. Per cui, nel far presente che proprio non ce la faceva, da un giorno all’altro, a comportarsi da pezzo di merda aperto, relativamente al suo lavoro di cameriera, disse che ovviamente restava a completa disposizione, che magari avrebbero potuto aver bisogno di lei per cose più importante, più delicate. Anzi convintissima di essere irresistibile disse sia a Vivian che poi a Michael: “Magari gli piaccio, per cui si confida con me. ...Soprattutto se vede che io non faccio come quelli cui avete detto di fargli i dispetti.” Dato che avranno visto che a volte con lei parlavo, le chiedevo delle cose visto che se non altro la avevo vista almeno una volta con un libro in mano e poi su alcune cose sapeva rispondere, le dissero che doveva essere così, per cui avrebbero usato lei come canale informativo, cioè come informatrice. Era dispensava dallo stalking-mobbing-linciaggio-pogrom sul campo, quello visibile, mentre li avrebbe tenuti informati di qualunque cosa rilevante le avessi potuto dire. E fu quello che lei fece. Qualunque scemenza le dicessi, lei andava riferire. Oppure chiedevano a lei di chiedermi. Facendo finta di nulla, lei mi chiedeva e poi riferiva quello che le avevo detto o non detto. In realtà, lei cercava di far finta di nulla senza riuscirvi. Qualunque cosa mi venisse a chiedere quando era mandata, assumeva un’aria falsa, finta, ed arrossiva tutta. Più cercava di fare l’aria casual e suadente, più si discerneva l’affettatezza. Più cercava di non arrossire, più le si vedeva il rossore spesso [da ‘spessore’] uscire da ogni poro. Ci si immaginino l’Unione Sovietica che ha continuato ed esteso le tradizioni si assolutismo burocratico zarista, con l’individuo  apertamente servo del potere e dei poteri, la madre e la nonna che (mascherandosi dietro un matrimonio con un tedesco) vengono nella Berlino est, o della RDT o della RDT crollata o che sta crollando, magari mandate da Servizi russi, lei che cresce barcamenandosi ed adattandosi, pur col liceo ad almeno parte di università, che si getta nella ‘grandiosa’ professione di cameriera, e che matura i 32 anni di età nell’estate del 2015. In tale contesto, l’indole mite e sottomessa non è mai un generico essere servizievoli bensì, innanzitutto, sottomissione all’autorità. Lì l’autorità erano i pidocchi montati dagli Squadroni della Morte tedeschi. Non certo io che non avevo neppure alcuna particolare simpatia per lei, né lei per me. Per cui, pidocchietta, serviva i padroni che servivano tutti gli altri. E contro di me, non a mio favore. Che è poi il comportamento tipico di tutti coloro non abbiano alcuna integrità morale. Un Dio può (non necessariamente è) un modo per estraniarsi dal principe. Chi non abbia Dio e non abbia qualche altra dimensione spirituale e di moralità serve il Principe, solo il Principe e sempre il Principe. In Germania, perfino Dio è stato nazionalizzato e deve obbedire al Principe, allo Stato. Per cui, se uno abbia davvero un qualche Dio, deve averlo segreto, suo, suo e di nessun altro! Non era il caso suo. Vi sono anche altri aspetti, per verificare se una persona stia mentendo rispetto al comportamento che sembra ostentare, e da che parte di allinei. Non vi diremo quali sono. Li abbiamo controllati ed abbiamo visto come lei fosse dalla parte degli Squadroni della Morte in operazione di stalking-mobbing-linciaggio-pogrom contro di me. Ciò che possiamo dire, in questo specifico caso, è che svolgendosi il tutto tra scemotti, il naturale impulso a confessare [sì quello, cui facciamo spesso riferimento, estrinsecato da Theodor Reik – ma anche non ne avesse mai parlato nessuno si tratta di uno dei tanti riflessi condizionati che gli individui ordinari hanno come tendenza innata] lì operava liberamente. Dato che tutti [non io, ...ufficialmente!] lo sapevano che lei era quella incaricata di essere l’informatrice ufficiale, ecco... ...la usavano. Per esempio, Vivien (che lo vedeva che mi spanciavo dal ridere sia che lei fosse ridicola, maleducata, arrogante, provocatoria o del tutto fuori di testa) quando veniva a dirmi qualcosa, quando lei era lì per eventi o per altri incarichi, talvolta mandava lei, Elena, a dirmi delle cose. Lei e solo lei, non altri. Lo facevano anche Vivian e Michael. Talvolta le dicevano di venirmi a riferire quello che avevano detto in occasione della tale riunione in tedesco, cui pure io ero presente, oppure no, per cui lei mi chiedeva se io avessi voluto lei mi dicesse. Immancabilmente le rispondevo negativamente. Comunque, mandavano sempre lei, non altri. E neppure da pensare che fosse lei che venisse di sua iniziativa. Era stata nominata “canale ufficiale”, ovviamente perché riferisse di me a loro, non certo sui fatti loro a me. “Elena, chiedigli. A te lo dice.” Figuremosce... Comunque, a parte tutto questo, una tipa gradevole e simpatica,. E col vantaggio che, scoperto il gioco, mandi le disinformazioni vuoi mandare a coloro cui lei riferisce. Cosa che ho fatto.        

Durante e dopo queste piccole cose dell’aprile 2015, con Vivian del tutto fuori di testa, Michael pure, gli altri anche, Elena continua ad essere professionale come sempre, anzi ancora di più accurata. Appunto, lei è incaricata della parte informativa.

Vivian, ossessa e fuori di testa, continua a venire lì, alle HumboldtTerrassen, rossa in viso, ma l’espressione nera, rabbiosa, con l’ordine di mobilitare i vari pidocchi per uno stalking-mobbing-linciaggio-pogrom intensificati, ma non sa come fare. Del resto gli ordini erano quel che erano: “Quel pericolosissimo giudeo di Roby non deve accorgersi di nulla e dovete provocare qualche sua reazione isterica come se fosse colpa sua e di sue fissazioni!” Ed io che me la ridevo e non reagivo a nulla. Si deve essere attivi, a volte passivi, ma sempre evitare di essere reattivi. Quando si è reattivi si sbaglia sempre. 

Quando Vivian parla con Aljona Schüler, nel corso di questo sua attivismo della primavera 2015, mente su tutta la linea.
- “Aljona abbiamo grandi progetti su di te. Tu hai tutte le qualità [il culone!] per divenire la prossima manager qui...”
- “Ma c’è Sascha...”
- “Sascha è uno dei nostri pilastri. È bene lo resti. Ma come manager avrai capito che preferiamo scegliere tra i camerieri piuttosto che tra i baristi. ...I camerieri hanno una visione più completa... Poi, dalla direzione spingono per promuovere delle donne. Donne ed omosessuali. Vogliono essere alla moda. L’ultima volta non avevamo molta scelta. Ma ora che ci siete voi nuove. ...Tu saresti perfetta.  Ovviamente si devono maturare anni di anzianità, avere pazienza. Ah, a proposito, abbiamo bisogno dell’impegno di tutti contro quell’ebreo infame, quel Roby, che non solo ci sta resistendo, non permettendoci di smascheralo, ma ci ha recentemente sputtanato online... No, non è questo. È che gli Squadroni della Morte, il governo, premono.”
- “...Se sono cose regolari, quelle che ci chiedete...”
- “Come osi mettere in dubbio! Noi eseguiamo gli ordini della Patria. Chiaro che siano sempre ordini del tutto regolari! ...Sennò non ce lo chiederebbero.”
- “Ah, allora va bene...”
- “Abbiamo dunque grandi progetti per te, se cooperi...”
- “Certamente! Io obbedisco sempre. Ci mancherebbe altro!”

Erano tutte balle. Le fecero farle delle piccole cose amministrative, di tanto in tanto, come controllare cose che mancavano e dunque da ordinare agli uffici centrali. Che era poi quello facevano correntemente Michael e Sascha.

Subito dopo la conversazione con Vivian, Aljona Schüler, già nevrotica di suo, divenne subito tesissima, tra l’isterico ed il terrorizzato. Non che fosse una che avesse problemi morali, od un qualche raziocinio. Era pure sullo scemotto. Semplicemente ne aveva sentite dire così tante, e chiaramente sballate, che qualcosa o molto non le tornava. Per cui aveva  paura. Ne aveva pure brevemente parlato con Elena, in russo, tempo prima. Elena le aveva detto che aveva visto in rete che io scrivevo, sapevo di computer e di varie altre cose, che non si capiva bene che ci facessi lì, ma che si capiva ancor meno che problemi avessero contro di me, che forse ero uno importante. Elena le disse che non aveva trovato nulla di sospetto sui miei siti. Aljona aveva panicato pensando che potesse succederle qualcosa. Le saltarono i nervi prima di fare qualcosa. Si mise subito in malattia una decina di giorni. Rientrò e si dette di nuovo malata per qualche settimana. Poi, imbottita di psicofarmaci. fu pronta per fare un po’ di stalking-mobbing-linciaggio-pogrom, ma solo per qualche settimana, per poi smettere dopo avere chiesto dei perché restati senza risposta se non dei nasi per aria come dire che non c’era motivo, a quel che ne sapevano, ma che tali erano gli ordini. Eppoi arrivò un altro, un cameriere frocio presto ufficialmente sposato con un altro frocio che divenne lui il numero due e pure di più. Non che  Aljona potesse andare a lamentarsi di quello le avevano fatto credere sulle sue prospettive di carriera. Neppure poteva opporsi all’andazzo, né era la sua natura opporsi. Si sentiva a disagio. Aveva paura.

Non era prima volta che Aljona si desse malata per problemi collegati allo stalking-mobbing-linciaggio-pogrom contro di me. Già verso fine 2014-inizio 2015, quando le avevano nuovamente richiesto di fare delle cose, di partecipare attivamente allo stalking-mobbing-linciaggio-pogrom, non poteva dire di no. Ma aveva paura potessero succederle delle cose più gravi da parte mia se obbediva. Del resto, Elena le aveva detto quello abbiamo riferito subito sopra. Elena se ne era tirata fuori. Cioè partecipava ma senza metter la faccia, nel modo detto. Infatti aveva detto ad Aljona di vedere se a riusciva trovare qualche soluzione simile. Già allora avevano detto delle mezze cose, ad Aljona, per farle credere che era come cooptata nel “gruppo dirigente”. Ma lei non si sentiva sicura, non si sentiva a suo agio. Una cosa era riferire, sebbene lì non ci fosse nulla da riferire. Altra cosa era fare dispetti che erano anche piuttosto evidenti. Invero, allora Aljona aveva chiesto pure a Chamila Bandara che le aveva risposto che lui aveva capito tutto, che io facevo fotografie perché il Mossad voleva buttare giù tutti i grattacieli di Berlino. Aljona, a lui non aveva detto nulla, ma aveva avuto ancora più fifa. A quel punto, si era data malata per un paio di mesi consecutivi. Si era imbottita sia di psicofarmaci che di altri farmaci, dato che il panico le aveva prodotto pure dei disturbi fisici, una di quelle cose un po’ indefinite ed indefinibili, ed anche non curabili con farmaci, ma che incentivano i medici ad prescrivere medicine perché non sanno fare altro, oltre che perché è loro dovere istituzionale prescrivere medicine inutili.

Alla Allegretto-BritzerSeeterrassen, Mohriner Allee 145, 12347 Berlin, mi avevano già mandato. È nel nel Britzer Garten, in Berlin-Neukölln, piuttosto a sud. Quando hanno eventi, l’addetta al lavaggio piatti si dà malata, o l’hanno fatta dar malata apposta per me, per cui già andai. Si immagini una di quelle situazioni in cui una si dà malata in anticipo, giorni prima: da non credersi! E poi una seconda volta, egualmente per un evento di grandi proporzioni. Quelle cose le fa l’ufficio centrale che ovviamente te lo fa dire dal capo locale, in quel caso Michael. Una decina di ore di lavoro intensissimo, con tutti che ti buttano le cose lì e nessuno che ritira quelle lavate, senza pause, e con la manager che evidentemente si ruba la tua quota di mance, moltissime se ci sono eventi con centinaia di persone, che si intasca per arricchirsi. La manager è Nadine Bäthge, una cameriera di Berlino est, della mafia di Marzahn o quartiere confinante, nominata manager perché ha il culo grosso. Anche di altri che sono andati lì, da altri ristoranti della Allegretto, si è rubata le mance, per cui, in quello, deve essere una delinquente abituale. Troppo occupata ad arraffare, è di quelle che neppure ti danno una bottiglia con l’acqua per bere. A fine giornata è tutta sorridente, segno che non ha fatto granché, oltre a stare alla cassa, e che ha incassato anche tanti soldi per sé, a cominciare dalle mance che ti ruba.

Domenica 26 aprile 2015, devo andare di nuovo lì, alla Allegretto-BritzerSeeterrassen. La lavapiatti si è data di muovo malata, cioè non era in grado di reggere il flusso del grosso evento, per cui hanno chiesto me. Ci sono le due degli eventi, Vivien e la ficona, naturalmente a far nulla. Poi arriva il primo proprietario-direttore, Mirko Alexander Nikolitsch. Si mette ad asciugare le posate, ma non per molto. Intanto, viene un momento a ringraziarmi di essere lì. Se la ‘titolare’ della lavapiatti, avvisata del troppo lavoro, si è data malata e se mi hanno detto di andare lì, che dovevo fare, non andarci? Dopo far finta di asciugare qualche altra posata, quando capito nei suoi pressi, mi chiede se io venga dalla loro filiale della Humboldt-Box. Se lo sa, perché me lo chiede?! Ah, voleva fare conversazione. Come se non mi conoscesse. Chi invece si ferma qualche ora a lavorare sodo, per rimediare, quando lei è lì, alle falle dell’organizzazione locale, ben visibili quando ci siano grandi flussi di pubblico come quel giorno, è la sorella Prisca Nikolitsch, che lavora negli uffici centrali come Projektmanager, una di quelle cose tanto per dare una scrivania ed uno stipendio ad una familiare che ha più voglia di lui di lavorare, almeno in apparenza. Se si mette a sostituire cameriere che non è in grado di mobilitare, visto che a lavare i piatti e connessi chiaramente non basta una persona visti i grandi flussi... Invece di dare ordini, ed ordini efficienti, fanno i tappabuchi col volontarismo personale. Che managers! Ovviamente, anche quella seconda volta, faccio una decina di ore di fila, senza che diano neppure una bottiglia di acqua, una pausa, né, tanto meno la frazione di mance. Mance che non sono solo pochi euro, quando ci siano flussi di centinaia di clienti. O se le ruba Nadine Bäthge o se le ruba Nadine Bäthge. Inutile pensare chissà che cosa di benevolo con tale gentaglia.  

Lunedì 27 aprile 2015, io sono di ritorno alla HumboldtBox, alle 15:00, perché più tardi hanno un banchetto, in realtà né troppo numeroso né troppo pesante come cibarie dunque neppure come come lavaggi. Il viscido e falso Michael Sauer mi chiede del giorno prima. Evidentemente, vuole sapere se ho riconosciuto il direttore e la sorella. Infatti, la prima volta che ero stato lì, alla Allegretto-BritzerSeeterrassen, non mi aveva chiesto nulla e, di solito, è uno che non chiede mai nulla di niente né di nessuno. Non faccio nessuno riferimento agli incontri dei vari personaggi. Gli dico solo che avevo già l’esperienza della volta precedente per cui già sapevo che facevano accumulare grandi quantitativi di cose lavate, dunque, se così piaceva a loro, non è che mi sia affannato troppo. Del resto, lì nelle cucine del BritzerSeeterrassen ci sono grandi spazi, per cui, anche quando sia tutto pieno di cose lavate, ci sono ancora tavoli e spazi dove espandersi.

Con Vivian che spinge, il viscido Michael, col suo idiota al seguito Fabian, è sempre più furioso. Michael è uno che si copre dietro gli altri. Fabian è un codardo che agisce, pur cercando di non farsi vedere, solo se si sente coperto, dunque solo se glielo ordinano. Come già da qualche tempo, Michael ordina a Fabian di togliermi le cassette in cui si mettono le cose pulite. Ne lasciano solo due, che non sono sufficienti. Io me ne procuro egualmente altre in vario modo. Ma ora fa di più. Mercoledì 6 maggio 2015, ordina a Fabian di togliermi pure quelle che ho rimediato durante la giornata. Io mi spancio dal ridere. Riempio quella dei bicchieri. La passo al bar. Siccome ne ho altri, stendo un panno dove dovrebbe esserci la cassetta, se ne avessi altre, e metto su di esso i bicchieri. Michael va fuori di testa quando li vede, perché in effetti, a quel modo, è facile qualcuno li rompa. Ma non può dire nulla perché è lui che ha ordinato di farmi sparire le cassette ed in effetti non c’è altro modo sensato per far fronte alla collocazione delle cose pulite uscite dalla lavapiatti. È un annuncio di quello che farò i prossimi giorni di fronte ai dure pazzi e delinquenti in piena azione stalking-mobbing. Io so trovare velocemente delle soluzioni a qualunque cosa loro cerchino di fare. Loro sono i classici cretini che sollevano i massi per farseli ricadere sui piedi. Sembrano quelli che si tagliano il coso per far dispetto alla moglie. Io le cose lavate posso metterle dove voglio, e so ingegnarmi in mille modi che loro neppure possono immaginare. Loro, senza cassette per mettere le cose lavate, vanno in tilt. Appunto si tagliano le mani per cercare di far dispetto agli altri. La Polizia Segreta tedesca-NATO aveva detto loro, tramite Vivian, che dovevano incrementare lo stalking-mobbing-linciaggio-pogrom e farmi saltare i nervi. A me non ne frega nulla. Anzi mi diverto. Loro sono coi nervi a fior di pelle, con tutti che ridono di loro dietro e davanti, e del tutto fuori di testa. Loro non sono capaci a lavorare e ad organizzare. Per cui non sono neppure capaci di sabotare davvero il lavoro altrui. Tutti ridevano di loro, anche perché io lo dicevo a chi transitava nei miei paraggi che i due scemi avevano fatto sparire le cassette per le cose lavate, e che le avevano fatte sparire per terrorismo di Stato, per lo stalking-mobbing-linciaggio-pogrom contro di me.

Sempre quel 6 maggio 2015, Michael, montato da Vivian che preme su di lui, chiede febbrilmente a Fabian se abbia delle notizie, qualcosa di utile, di usabile. Fabian che capisce poco, non sa che dirgli. Allora gli butta lì che sto ascoltando audio-libri in tedesco e che ho pure un piccolo telefonino-tablet. Il tablet funziona, come i loro telefonini, per la parte che concerne internet, con la connessione internet che hanno lì ed usabile anche dai dipendenti. Michael gli risponde che sono sciocchezze. Fabian insiste che se prima non mi aveva visto con queste cose, magari è qualche attrezzature segretissima. Michael glissa, ma alla fine prevale la solidarietà tra froci, pazzi e terroristi di Stato.

Michael è uno che fa sempre il superiore e non fa mai domande, non a me. Le fa a bassa voce ai suoi, sull’uno e sull’altro, e loro, bravi cagnolini, gli dicono tutto quel pensino di sapere. Ora è nevrotizzato ed ansioso all’inverosimile. Deve assolutamente riferire qualcosa. Mi blocca mentre esco dal gabinetto e mi chiede che cosa io ascolti, se sia una radio. Me la rido di nuovo, senza farlo vedere. Gli dico che sono audio-libri in tedesco. Gli faccio poi vedere l’altoparlantino che funziona sia in bluetooth che con chip di memoria. Glielo dico che è come quello che hanno nella cucina ma solo che il mio costa meno, infatti è più piccolo, forse con qualche funzione in meno. Mi chiede se io capisca ciò che io ascolti in tedesco. Gli dico freddamente di no. Ci resta male. Ma può restarci come crede. Lui non può saperlo se io li capisca o meno. Così come non può sapere se io gli abbia detto il vero o meno. Tra l’altro è sempre una stupidaggine chiedere a qualcuno se capisca una lingua od altro perché ci sono sempre gradazioni nel capire come nel non capire, per cui non si mai rispondere con un sì o con un no. Troppo difficile, per uno come lui, capirlo. Poi,lì, avrebbe bisogno di qualcosa di scabroso da riferire a Vivian e lei agli Squadroni della Morte che premono che non stanno ottenendo alcun risultato. Michael si sente davvero smerdato, auto-smerdato. Quando io torno alle mie cose, si approssima ormai l’ora di chiusura, lui continua a confabulare con Fabian. Fabian non capisce nulla. Ma pure Michael non è che sia, neppure un po’, il genio che ci crede. Si confortano, o sconfortano, a vicenda...

Giovedì 7 maggio 2015, dico a tutti di nuovo, ad alta voce, e facendomi sentire da loro, ma tanto gli altri riferiscono, o avrebbero riferito anche se Michael non avesse sentito, che i due idioti, Michael e Fabian, stanno facendo sparire le cassette per trasportare le stoviglie e che lo fanno per puro stalking-mobbing-linciaggio-pogrom, come da ordini del governo, alias della Polizia Segreta / Squadroni della Morte. Per cui si danno all’auto-sabotaggio. Dico, ironicamente, che quei due, e pure chi dà loro ordini e chi li esegue, devono essere davvero dei grandi agenti segreti, dei grandi terroristi di Stato, in missione speciale, specialissima: far sparire le cassette delle cose pulite complicando la vita a sé stessi ed agli altri, ma non a me che alla fin fine me ne  frego e mi diverto. 

Venerdì 8 maggio 2015, lo dico direttamente a Fabian che siccome lui è un idiota ed un delinquente che obbedisce a tutti gli ordini, Michael, che è uno psicopatico che si copre dietro agli altri, gli ha ordinato di far sparire le cassette. Lui, davvero fuori di testa, sbotta ed urla:
- “Certo! Certo! Mi ha ordinato di far sparire le cassette. Ora in giornata, non come prima solo quando tu non c’eri. Quale è il problema?! Quale è il problema?!”
- “È che tu, Fabian, sei un delinquente ed un idiota che sta facendo sabotaggio. Io vi metto le cose lì senza cassette, quando le due sono piene. E se voi spaccate le cose, o se le rompono altri, è chiaramente responsabilità vostra, del vostro sabotaggio, auto-sabotaggio.”

Li inondo di cose lavate che se ne restano lì senza cassette di protezione, dunque esposte alla possibilità che siano inavvertitamente fatte cadere per terra, da loro non da me!, e dunque rotte. Puri sprechi per ordine della Polizia Segreta del governo tedesco in pogrom antisemita! 

Dato che la cosa continua, ed io dico a tutti che è su ordine di Michael in servizio speciale stalking-mobbing-linciaggio-pogrom, che usa un delinquente fuori di testa come Fabian, Michael agitatissimo dice a Sascha che deve fare qualcosa perché io lo e li sto sputtanando. Allora Sascha convoca, per giovedì 11 giugno 2015 alle 19:00, una riunione. È una sera di una giornata che io non ci sono, Michael neppure. Sascha dice a tutti che è colpa mia perché loro hanno ricevuto l’ordine dal governo / Polizia Segreta / Squadroni della Morte di fare stalking-mobbing-linciaggio-pogrom. Sascha dice anche che, se hanno ricevuto un tale ordine, io avrò ben fatto di qualcosa di grave, gravissimo, del resto già Vivian ha detto a tutti che sono pericoloso, pericolosissimo. Tutti lo guardano trattenendo le risate... Elena chiede se mi debba riferire. Sascha le dice che assolutamente NON deve farlo. Esilarante!
Con tutti che si scambiano occhiate sardoniche, e Fabian tutto teso che guarda fisso a terra come non fosse lì e non ne sapesse nulla, Sascha ha infine un crollo nervoso:
- “A me lo hanno ordinato di dirvi questo! Me lo hanno ordinato! Che cosa dovevo fare?! Che cosa ne so io! Ecco, ve lo ho detto. La riunione è finita!”

La mattina di domenica 10 maggio 2015, Dominique, sempre più fuori di testa, e sempre più montata da Michael e da Fabian, chiama le altre cameriere, passa una spugna nel lavello interno alla lavatrice, dove si raccoglie l’acqua, e poi dice che è colpa mia perché i bicchieri escono dalla lavapiatti, dice lei, sporchi, ed annuncia solenne che non approva come io lavori. Le cameriere sono restate allibite e poi, in privato, si sono spanciate dal ridere sulla demenza delirante di Dominique. Ovvio che nella macchina, la mattina, ci sia dell’ossido che si è prodotto nella notte.

I giorni e le settimane successive, quando io ho i giorni di riposo, Dominique, per mostrare a tutti come si debba lavorare, la sera butta nella macchina lavapiatti che ha già fatto il suo autolavaggio quantità industriali di un corrosivo che si chiama Attila. Dato che la scemotta isterica non comprende le basi elementari del funzionamento di qualsivoglia meccanismo, non sa che quello che resta o si getta a macchina autolavata lo si ritrova quando la si fa ripartire. Infatti, il giorno dopo, quando la macchina è in funzione, fuoriesce schiuma dappertutto ed anche quello che esce dalla macchina è pieno di schiuma. Inoltre, Dominique, per ‘pulire’ la macchina, dà dei colpi alle pale superiori che poi si spaccano. Non solo. Un giorno, Michael mi dirà che quella stessa mattina, prima che io arrivassi, ha speso un’enormità per farle riparare e che deve essere colpa mia. Inutile discutere su demenze e con dementi! Le pale si possono rompere solo se metti ripetutamente delle cose che le blocchino, dunque contro cui sbattano ripetutamente, o se dai loro dei colpi piuttosto violenti. Quando si mettono cose alte, basta far la prova con le pale prima di chiudere la macchina, dunque prima che essa inizi il ciclo. Solo i cuochi dementi e la loro Dominique possono avere fatto cose del genere, dato che usano la macchina per buttare dentro di essa cose a caso ed alla cazzo, e senza preoccuparsi se siano troppo alte e scontrino le pale.    

Quanto alla faccenda dell’ossido che inevitabilmente si produce durante la notte e che dunque si trova la mattina se si passi un panno, Michael dice a Elena di venirmi a dire che Dominique le ha detto quelle cose e che se poi le va a dire a Michael mi mette in cattiva luce. Quando Elena me lo dice, mi spancio dal ridere e le rispondo che non me ne frega nulla. Elena sembra davvero frastornata da quella mia non reazione che, ovviamente, corre a riportare.

Intanto il solito pidocchio Fabian ha detto a Dominique di nuovo di lasciarmi lì le cose in disordine per rendermi nervoso. Beh, lo faceva già... Per cui, la pidocchia Dominique lascia lì le cose nelle finestra dell’area lavaggio, e fugge senza svuotarle e riordinarle come si dovrebbe fare. Lo faceva già prima... Il suo lavoro lo fanno le altre cameriere e gli altri camerieri. Li vedo entrambi sempre più lividi mentre io me la rido al solo guardarli sprofondare nella depressione.

Naturalmente, l’impulso a confessare fa sì che, il 15 maggio 2015, paghino lo stipendio a tutti, dopo mesi che lo pagavano in ritardo, a tutti ma non a me. Non è la prima volta che lo pagano, il giorno giusto od in ritardo, agli altri ma non a me. Impulso a confessare. Si sentono irrimediabilmente inferiori per cui devono fare altri dispetti. Solita logica da pogrom. Dopo che domenica ho detto a tutti che non mi hanno pagato lo stipendio, ecco che me lo pagano infine martedì 19/05 mattina. Per me fa lo stesso, perché non dipendo dalla puntualità dello stipendio. Potrebbero anche pagarmelo dopo mesi e sarebbe lo stesso.

Intanto Dominique Ratajczak si è messa a piangere con le altre cameriere e camerieri, sia quelli che conoscevano già la cosa, sia altri che non la conoscevano, cameriere di passaggio incluse. Anzi ora piangeva lei, ora interveniva, di supporto, Michael Sauer, il locale pseudo-manager, il kapò. La Dominique Ratajczak si faceva la sua parte standard. Prima ostentava grande amicizia. Poi faceva offrire loro da mangiare da Fabian e Jakob, ed offriva lei cose vietate [che uno dovrebbe pagarsi, pur scontate per dipendenti] da bere. In pratica rubavano (come sempre facevano e fanno!) anche se erano coperti dalla gang-Allegretto del terrorismo di Stato. Poi piagnucolava:
- “Quello mi perseguita... Mi ha messo online. ...Guardate cosa mi ha fatto...”
Infine chiedeva di fare dispetti, gettare lì le cose, cercare di creare ingorghi nell’area dove lavoravo, sì da produrre mie reazioni, dicendo che quella era una grossa operazione segreta di Stato, del governo. Io li guardavo e me la ridevo, come al solito. Meno ottenevano, più divenivano nervosi. Qualcuno le diceva che li guardavo con irrisione. Allora lei:
- “Ma non lo vedete che quello è lì che legge su quel suo tablet e sul computer qui delle cose che noi non capiamo, formule matematiche, o chissà che cosa sono, cose di computer che non si capiscono neppure. Saranno messaggi segreti. Mica per nulla ci hanno detto che è uno pericolosissimo. Per questo motivo dobbiamo fargli quelle cose. Anzi, se non cooperate, non vi chiamano più a lavorare qui...”
Qualcuna le dava del vento. Qualcuna cooperava anche senza capire. Ma non è che poi la persona media capisca molto. Poi tra camerieri di professione... ...Ma anche in altre categorie...  

Sindrome dell’Identità o Similarità Antropologica. Anthropological Identity Syndrome or Anthropological Similarity Syndrome. Gli psicotici si sostengono reciprocamente per similarità istintiva, subliminale. Chi è differente non entra in sintonia. I simili subito si riconoscono e si associano. Cooperano in qualunque demenza e crimine, soprattutto se si sentono coperti.

Ora interveniva direttamente lo pseudo-manager, il kapò, Michael Sauer, a sostegno della Dominique Ratajczak, in movimento coordinato. Lei si sedeva fuori a parlare con una delle polle. Mangiavano e bevevano a sbafo, cioè rubando, e fumavano, cosa esplicitamente vietata dal contratto anche durante pause sul luogo di lavoro od in prossimità di esso. E subito dopo arrivava Michael Sauer.
Lei a lui:
- “Michael, diglielo pure tu che...”
E lui subito:
- “In effetti, abbiamo un problema... ...La direzione vuole disfarsi di quel Roby ma non sa come fare...”
Se la polla obiettava:
- “E dategli i quindici giorni...”
- “Non è così semplice... La direzione... Anzi, il governo..., la Polizia Segreta... ...vogliono che sembri che sia lui che se ne vada...”
Se la polla riobiettava:
- “La Polizia Segreta?! Ma quello chi è mai...”
- “Guarda, ti ho già detto troppo... ...Non possiamo... ...Sono cose fuori dal nostro controllo... ...La Patria germanica... ...Ci danno degli ordini... Che ne possiamo noi... ...Se una non coopera possiamo chiamare qualche d’un altro qui. Abbiamo tante domande di lavoro...”

Per cui, la Sindrome dell'Identità o Similarità Antropologica [Anthropological Identity Syndrome or Anthropological Similarity Syndrome] si combinava colla sindrome del pidocchio. Sì, con la tendenza naturale del pidocchio ad eccitarsi per pogrom e linciaggi, quando si sente coperto. E pure col timore di perdere la possibilità di fare quelle ore di lavoro a salario lordo minimo, perché magari poi il capo non ti chiama più perché non fai quello che ti suggeriscono, che in realtà ti ordinano. 

Per cui, mentre io mi spanciavo dal ridere, perché per me, per motivi vari, era pure più comodo, si misero, con sempre più rabbia e violenza, a sbattermi lì le cose senza seguire le procedure usuali che seguono i camerieri per cui passano dal vassoio al settore lavaggi le stoviglie e le posate che hanno ritirato e le riordinano secondo delle procedure standard, e dopo averle svuotate. L’unico divertito ero io. Loro erano sempre più nere. Dominique Ratajczak, che tra l’altro era sempre in riunione, sulla terrazza, sia con Michael ed altri, che con Vivian che veniva appositamente dagli uffici per parlare con lei. Aljona Schüler (come già faceva il suo amico-per-qualche-tempo Chamila Bandara quando lavorava lì). Anna Paschina [una 35-enne della già RDT, di Neuruppin, una cittadina del Brandenburg, laureata in geografia alla Humboldt-Universität di Berlino che faceva finta di fare la cameriera]. Nikoleta Dimitrova [una bulgara, arrivata a Berlino nell’ottobre 2013 per studiare psicologia alla Freie Universität di Berlino]. Anche, occasionalmente, qualche cameriera di passaggio con cui Dominique aveva fraternizzato.

Anna Paschina era una depressa, sempre di umore nero, con madre polacca e padre italiano, nata nella RDT. Parlava inglese e russo, ma non italiano. Pur laureata in geografia, viveva di assistenza sociale. Poi, per non perderla, lavorava qualche settimana di tanto in tanto. Come altre, tirava al cazzo di Jakob. Gli si sedeva affianco come ad offrirgliela quando lui stava in terrazza a bere ed a fumare, sia in orario di lavoro che dopo di esso. Ma lui non doveva avere interesse. La Paschina partecipò con aria  incarognita allo stalking-mobbing-linciaggio-pogrom contro di me. Avrebbe avuto pure intenzione di parlane, ma le diedi del vento. Era malata nera.   

Nikoleta Dimitrova è una vaccona, col la personalità del cagnolino, di Sofia, Bulgaria, dove ha fatto un liceo linguistico in cui ha studiato inglese, tedesco e francese. A quel punto è venuta a Berlino per fare l’università, psicologia. Per mantenersi, fa a cameriera. Pur con tendenze matronesche, ha un bel culone. Narcisista, si fa continue foto del volto che pubblica online. È di un conformismo assoluto. Panica ed obbedisce a chi le sembri il potere del momento, dunque lì la gerarchia del ristorante. In cambio le danno delle cosucce gratis da mangiare. Pochi euro, o pure meno. Per cui, è lì che lecca sempre i cuochi, gli pseudo-managers e quelli che fraternizzano con loro. È una che se le beve tutte. Insomma, è una pazza e delinquente del loro giro di pazzi e delinquenti.  

Passò pure lì, per qualche settimana o qualche mese, nella primavera 2015, Barbara Stephenson, un’attrice, od aspirante tale, che aveva finito, nel 2013, la scuola professionale per attori, la fritz-kirchhoff-schule.de, lì a Berlino. Aveva la struttura fisica e le posture da servetta inglese di due secoli fa. Partecipò allo stalking-mobbing-linciaggio-pogrom contro di me pur capendone meno di nulla di quello le stavano chiedendo. Era un cagnolino obbediente.

Gettavano lì le cose. Poi le vedevo che confabulavano tra di loro, sempre più nere e nervose. Dominique Ratajczak andava continuamente a consultarsi col suo pappone Fabian Frömke che gli diceva di continuare a fare quello che gli avevano ordinato senza preoccuparsi se non vedeva risultati. Ma anche loro due erano sempre più nervosi e più neri.

Le e li sentivo dirsi:
- “Ma perché è così tranquillo ed allegro, del tutto disteso?! ...Non gli stiamo dando noia?! ...Non ci avevi detto che dovevano fare così per irritarlo... ...Che avrebbe subito dato in escandescenze?!”
E se lo ripetevano e ripetevano con varianti, ma sempre uguale nella sostanza.

Addirittura, lunedì 25 maggio 2015, li sentii dire a Nikoleta Dimitrova:
- “Tu che stai studiando psicologia... ...Ci avevano assicurato che facendo così, lui... ...Dai, tu che studi psicologia, perché non provi a chiedergli...”
- “Non sooooo... Sì, studio psicologia ma non è che studiamo queste cose. Facciamo cose teoriche, semplici, non queste cose qua...”
Continuavano a spingerla perché lei, “che studiava psicologia”, prendesse qualche iniziativa, li aiutasse non solo con la partecipazione come cameriera che gettava le cose alla cazzo. Allora Nikoleta Dimitrova cominciò a ronzarmi attorno. Io, al corrente di tutto, e pure di più, la guardavo e me la ridevo senza darlo a vedere. Tra l’altro, secondo le procedure usuali, avevamo strizzato loro la testa vuota col chip loro inserito dietro l’orecchio e pure, direttamente, coi satelliti hackati. E pure peggio. Ciò che le e li rendeva piuttosto fuori di testa, più di quanto lo fossero di loro.
Alla fine, con aria tutta tesa, Nikoleta Dimitrova mi si fece sotto, piuttosto impacciata e falsa, a dire il vero:
- “Roby, va tutto ...beeene?!”
Al mio aperto e sincero: “Certo! Benissimo!”, lei non riuscì a trattenere una contrazione del viso come avesse preso un improvviso pugno in faccia. Poi la vidi correre dalle altre della gang del terrorismo di Stato tedesco-NATO:
- “Ma come è possibile?! Ha un’aria così felice... Proprio non gli abbiamo fatto neppure il solletico... Ma ci avevate garantito, ci avevano garantito, che...”

  Dominique Ratajczak corse dal suo pappone, Fabian Frömke:
- “Gli abbiamo sbattuto le cose lì tutta la giornata, noi tutte, oggi più delle altre volte, ...e lui, nulla! ...Ma non mi avevi assicurato che...”
- “Io non so nulla di queste cose. ...Quel Roby, l’ebreo schifoso, è dottore... Legge sempre delle cose che noi neppure capiamo che siano... ...A me lo ha detto Michael, con Vivian e Vivien... ...Dobbiamo obbedire alla direzione, pure al governo, a quelli degli Squadroni della Morte...”
- “Essì, ma non mi avevi assicurato che...”
- “Dai, smettila. Siamo dei patrioti. Non dobbiamo criticarci tra noi tedeschi! Obbediamo agli ordini. Cosa ne posso sapere io. Quello mi guarda sempre dall’alto in basso... Dice a tutti, pure in mia presenza, che sono un delinquente ed uno psicopatico, e pure un idiota ignorante... Ora se ne è uscito che sono un magnaccia ed un frocio, e tu e Nikoleta miei cagnolini. Lo dice sempre ad alta voce. È proprio un ebreo schifoso! Nei forni! Nei forni! Sionisti di merda! Dobbiamo... Dobbiamo liquidarlo! Questa situazione va risolta!”
- “Dici bene, Fabian... Mi avete pure fatto montare la testa alle altre, almeno a quelle che si mi hanno seguito. Noi stiamo male e lui sta meglio di prima...”
- “Smettila Dominique! Dobbiamo obbedire agli ordini! ...Noi che ne possiamo sapere?!”

Giovedì 4 giugno 2015 la rete terroristica anche lì all’Allegretto Co. è di nuovo coi nervi a fior di pelle. Linnéa preme. Vivian è sempre lì, oppure vede Micheel e Fabian negli uffici centrali dove li convoca. Dicono di nuovo a Fabian che deve rendermi nervoso, cosa che, ovviamente, NON riesce a fare. Anzi si ritorce loro contro qualunque cosa facciano. Devono tutti impasticcarsi e drogarsi per la rabbia che monta loro dentro per non essere nuovamente riusciti a fare proficuamente le infamità loro dette.

Vivien, che è lì per un evento, mentre tutti in cucina schiamazzano ed io sono lì silenzioso a leggere, non essendovi nulla da fare in qual momento, si dirige verso di me, non verso gli altri urlanti, e mi dice:
- “Roberto, ssssssssssssss”, dato che qualche bamba stava parlando ai commensali. Ero l’unico a non fare rumori.

Da qualche settimana, ma poi se ne va, è arrivato lì Christian Rönicke, un anzianotto che sembra saper fare qualcosa più degli altri. I primi giorni si comporta normalmente. Poi Michael e Fabian gli dicono che se vuole restare lì deve associarsi allo stalking-mobbing-linciaggio-pogrom contro di me. Lui diviene sempre più scontroso e nero. Fa delle cose. Io lo irrido delle sue stronzate. Infine sparisce. Lì non reggeva. Devono averlo spostato al BritzerSeeterrassen.   

Fabian tesissimo, dice a Christian Rönicke di mettersi a tagliare il pane sullo spazio dove di solito si mettono le cassette delle cose lavate. Come loro costume da sporcaccioni, gettano il pane su un piano sporco che non lavano previamente. Non me ne frega nulla e mi spancio dal ridere. Poi, come già altre volte, Fabian viene a portare via le cassette che si usano per mettere le cose lavate che poi passano all’area bar. Dice che glielo ha nuovamente ordinato Michael, lo pseudo-manager. Mentre mi spancio dal ridere, ripongo le cose lavate su un panno, anzi su vari, visto che occorre un certo spazio, senza le cassette, e mi spancio dal ridere. Vogliono stalkizzare-mobbizzare me, e creano disagio non a me ma a tutti gli altri, che dall’area bar devono venire a prendersi le cose lavate senza avere le cassette per trasportarsele là. Dico a tutti di guardare quello che ha nuovamente fatto il delinquente e psicopatico idiota Fabian, su ordini del delinquente e psicopatico idiota Michael. Enfatizzo che del resto sono stato mandato lì per essere oggetto di stalking-mobbing-linciaggio-pogrom sebbene lì stiano stalkizzando solo loro stessi. Vanno tutti a riferire a Michael che li sto sputtanando di nuovo. Ma lui che può dire o fare?!  

C’era una tizia che era compariva per gli eventi. La avevo incontrata alle BritzerSeeterrassen le due volte che ero stato lì, ma veniva da fuori. Era imbranata. Non sapeva come muoversi né, venendo da fuori, dove fossero le cose. Poi era comparsa per eventi alle HumboldtTerrassen. In seguito, era venuta lì qualche altra volta. Evidentemente le avevano successivamente fatto qualche contratto particolare. Doveva essere di origini colombiane e cresciuta in Germania, o da qualche anno lì. Si dipingeva la faccia come con uno spesso strato di vernice scura scura. Quando era vestita da cameriera sembrava un travestito. Quando era vestiva da fuori sembrava una troia da strada. Era di quelle che non capivano un cazzo e quello capivano lo capivano male. Pure paurosa e nevrotica. Arrivata lì, Dominique la aveva subito adocchiata.
Domenica 12 luglio 2015, dopo alcuni giorni che la avevano coltivata dandole da mangiare auffo, cioè rubandolo all’azienda, ecco che Dominique Ratajczak la impatta direttamente. Era un momento che non c’erano clienti e Dominique Ratajczak era del tutto nera e fuori di testa perché le avevano detto di pulire il refrigeratore del gelato. Dominique era lì, con chiari segni di sofferenza sul volto, dato che Fabian Frömke, il frocio massimo che la usa come copertura per far credere di non essere omosex, le ha detto che lei non deve fare lavori manuali, se non quando glielo ordina lui stesso. Dominique si vergogna perché la colombiana la sta guardando mentre lei le aveva detto che lei, lì, era una importante. Del resto lo vedevano che Vivian andava sempre a confabulare con lei. Idem Michael. Ed invece lì, avevano ora detto a lei, e non per esempio alla colombiana, di pulire il refrigeratore dei gelati. Tesissima chiama la colombiana:
- “Vieni qui, che sto facendo finta di pulire il refrigeratore... ...Devo parlarti...”
La colombiana si avvicinò, si chinò su di lei, e Dominique cominciò a parlarle nervosamente e frettolosamente, con frasi del tutto stereotipate:
- “Guarda, è importante. Poi ti spiego meglio. Quel Roby è un giudeo maledetto, pericolosissimo. La Polizia Segreta vuole farlo fuori. Noi qui cooperiamo. Quando c’è lui non devi fare come ci hanno insegnato alla scuola camerieri, come facciamo sempre. Quando c’è quell’ebreo devi buttagli lì le cose. Dobbiamo aumentare i suoi carichi di lavoro. Lo dobbiamo rendere nervoso, farlo reagire. ...Qui, facciamo tutti così.”
- “Sei sicura Dominique?”
- “Siamo coperti. Non preoccuparti.”
- “Ma sei proprio sicura, Dominique.”
- “Siamo coperti. Ti spiego meglio dopo. Anzi, puoi avere dei problemi se non mi ubbidisci. Appena ho finito, vieni che ti faccio vedere.”

Finì di passare il panno nel refrigeratore dei gelati e trascinò la colombiana, che la seguì coi suoi passetti costipati da cagnolino, a ramazzare tazzine a piattini sulla terrazza dal lato della piazza e del corso. Riempì tutto di cartacce ed altre cose. Poi Dominique era corsa come fa lei, con l’aria da teppista con un rovo nel buco del culo, per cui fa passini colle punte all’interno sì che il buco del culo resti areato. Mi buttò lì tutto il vassoio e scappò sull’altra terrazza, quella dal lato del castello in costruzione. La colombiana la guardava e la imitava. Anche lei mi buttò il vassoio lì e scappò dietro a Dominique. Seconda la procedura standard delle cameriere avrebbero dovuto disporre ordinato il contenuto dei vassoi dopo aver svuotato il vasellame ed i bicchieri nel sacco preposto, che emerge da un buco nel piano della finestra dove depositano le cose sporche. Io lo sapevo che erano andate a confabulare dietro un riparo per il personale che c’è sull’altra terrazza. Aspettai un po’. Poi uscii sull’altra terrazza. Guardai fuori dalla balaustra. Quando mi voltai, ovviamente le vidi anche senza guardale, anzi scuotendo la testa e ridendomela. Loro si erano zittite, annichilite come a voler scomparire dalla mia vista nel momento in cui mi fossi voltato. Appena io rientrai, Dominique esplose con costei:
- “Te lo ho detto! Quel Roby è un giudeo pericolosissimo! Ci ha scoperte... Mi segue e mi guarda con quella sua aria da prendermi per il culo qualunque cosa io faccia. Si accorge sempre di tutto... Però dobbiamo procedere lo stesso. Ordini dall’alto... molto dall’alto...”
- “Dominique, ma allora è pericoloso?!”
- “Certo, è pericolosissimo!”
- “Dunque mi chiedi di partecipare a qualcosa di pericolosissimo. Io non so se...”
- “No, lui è pericolosissimo. Noi dobbiamo solo obbedire agli ordini.”
- “Ma lui ci fa poi qualcosa...”
- “No, non credo. Noi dobbiamo obbedire...”
- “Ma sei sicura, Dominique, che poi, lui...”
- “Guarda, è una cosa del governo ed anche della Allegretto. Se non obbediamo... Infine, devi solo lasciargli le cose lì. Tu lavori meno e sei a posto cogli ordini... Se sei mia amica, devi farlo!” 

La colombiana era una pidocchietta idiota. Non che fosse ne entusiasta, dato che aveva paura. Era di quelle hanno paura anche della propria ombra, oltre che nevrotica all’estremo. Ma copiava quello faceva Dominique e le altre. Se buttavano le cose lì, le buttava anche lei. Se qualcuna affianco a lei non lo faceva, aveva paura, per cui, in quei casi, lavorava come avrebbero dovuto. In genere, dopo che Dominique le disse quelle stronzate, buttava le cose lì. Del resto, sia Fabian che Jakob le davano da mangiare gratis. Inoltre, aveva visto che Dominique era sempre in terrazza a parlare con Vivian e con Michael. Poi non resse, e sparì dalle HumboldtTerrassen.

Linnéa si era creata un’altra fissazione. Dunque, a luglio 2015, aveva messo dei microfoni nel controsoffitto. Siccome con la ventilazione accesa non sentivano nulla, ecco che da luglio-agosto 2015 la spengono. Spenta fissa. Funzionava ma avevano il divieto di accenderla. La accendevo io a volte che in cucina non c’era nessuno. Sì, contro ogni regolamento tedesco, tengono la cucina senza alcuna ventilazione. Sì che d’estate era tutto aperto. Ma, per esempio, quando la sera e notte, per qualche evento, non era tutto aperto, gli odori dalla cucina si diffondevano in tutto il ristorante. Gli ordini sono ordini. Jakob, che è uno piuttosto nevrotico rispetto ad ogni rumore, anche rispetto al ronzio dei ventilatori, era contento. Quando gli chiesi, per vedere che rispondesse, si inventò una cosa del tutto scema, insomma al suo livello. Mi disse che era inutile tenerli accesi perché non aspiravano sopra i fornelli. Una totale stupidaggine perché anche non avessero aspirato sopra i fornelli avrebbero aspirato appena più in là, dunque rimosso gli odori dall’aria. Nulla da fare, non potevano certo disobbedire agli ordini, pur del tutto illegali, degli Squadroni della Morte. I clienti si sorbivano la puzza che veniva della cucina. Anche quando spendevano fior di quattrini per eventi serali e notturni. La cosa la sapeva anche Vivien, la addetta agli eventi. Dunque, nonostante la puzza che si diffondeva e disturbava i clienti, nessuno osava accendere, né ordinare di accendere, gli aspiratori della cucina.  

Intanto, in parallelo all’ordine a Dominique ed alle altre di buttare le cose lì, avevano pure ordinato a Fabian e Jakob di ostruire dove mettevo il pentolame lavato. Loro ostruivano. Io lo mettevo lo stesso. Visto che facevano gli spiritosi, aggiungevo pure piatti e cose simili. Costruivo dei grattacieli che li destabilizzavano. Io non lo mai rotto nulla, con le costruzioni acrobatiche che facevo, mentre loro visibilmente soffrivano. Se non ritiravano le cose per fare dispetti... I dispetti finivano di farli a loro stessi che non reggevano. 

Il 13 agosto 2015, con aria frocia, piagnucolante, Fabian, mentre sta cucinando, chiama Michael e gli dice che lui non ce la fa più col vasellame e pentolame gli si accumula perché io glielo lascio lì, ...lì dove doveva essere lasciato! Beh, io faccio, per il loro piacere, delle costruzioni di pentolame ed altro che so li nevrotizzano. Poi do loro dei trilli con l’aggiustatico speciale. Loro sentono l’ansia e la rabbia montare dentro di loro, ed esplodono. Sono loro che non ritirano le cose per farle accumulare... E poi hanno le crisi di nervi perché vedono che la catasta aumenta, ed io metto loro pure le cose in modo particolare, che sembra stiamo cadendo, per cui li rendo e li vedo agitatissimi, sempre più nevrotizzati. Michael mi dice qualcosa. Ma continuo a nevrotizzare sia Fabian che Jakob mettendo loro le cose con acrobatismi per loro intollerabili. E quando dicono qualcosa, li canzono pure. Questa storia la aveva iniziata Fabian su ordini di Michael. Successivamente aveva detto di farlo pure a Jakob che si è subito uniformato. Tentato di fare i dispetti, ...stavano male loro!

Intanto, da qualche tempo, da pochi mesi, arriva un altro cameriere, un cameriere anziano, che arriva lì come numero due. Infatti fa tutto da futuro manager. Sta anche ore al computer per lavoro e cose simili. Sascha resta il secondo più anziano lì. Ma si vede chiaramente che è lui, Steven Seidlitz, il futuro manager, se Michael non dovesse più esserci. 

Steven Seidlitz è un ragazzone panciuto del novembre 1988, nella RDT. È anche attore, o lo è occasionalmente stato da ragazzino ed ora vive di ricordi. Ma a Berlino c’è inflazione di attori, per cui rimedia lo stipendio facendo il cameriere, cameriere di quelli sui 2000 euro ed oltre al mese. Venerdì 14 agosto 2015, si unisce in matrimonio frocio con un certo Christoph, anche lui della Germani est, che poi assume, nella loro finzione, il suo cognome. Si sono sposati in comune. Loro lo chiamano matrimonio ma è una semplice registrazione di coppia. Nella coppia, Steven è l’uomo e l’altro la donna. Dopo i soliti lingua-in-bocca, è Steven che lo ha preso in braccio all’uscita dal municipio etc etc. Dopo il ‘matrimonio’, Steven fa il maschio a caccia di occasioni, ormai sicuro della ‘moglie’ a casa. Si fotografa in continuazione abbracciato ad altri uomini. Tra questi, Fabian che, facendosi fotografare con Steven, sia lecca il possibile futuro pseudo-manager, sia estrinseca le proprie decise tendenze frocesche. Dopo il ‘matrimonio’ frocio in Comune, i due sposi fanno un piccolo rinfresco di una quindicina di persone alla Allegretto-HumboldtTerrassen. Una cosa un po’ smorta. Invero, Steven, ufficialmente non ha detto nulla ai colleghi, né ha dato nulla, né confetti, né fette di torta. Si è fatto questo suo rinfresco sulla terrazza dalla parte del castello. Sembravano un branco di depressi. C’è da dire che la giornata era afosa. In onore, Michael si era messo un grembiulone bianco da gran camerierore. Non l’avevo mai visto a quel modo. Ovviamente, Fabian è subito andato a leccare gli sposi. Eppoi la sua natura frocia era tutta eccitata, oltre che il suo lato opportunistico attivato essendo Steven presentato come il futuro pseudo-manager lì alle HumboldtTerrassen. Lo Steven, a parte questo suo essere voluto divenire attore (avrà avuto qualche parte quando aveva ancora l’aria del giovane finocchietto - è ora invece un navigato frocione), non ha grandi interessi. Giochi sul computer. Andare in giro a mangiare e sbevazzare. Del resto, in quegli ambienti di sottoproletariato ignorante... Hanno tutti un grande bisogno di conformismo. Essere uguali ed anche apparire uguali. Fanno tutte le cose fanno gli altri, cercando di farne di più. Ma tutti cercano di farne di più e di sembrare di più. Beh, la sindrome del più furbo è una malattia universale. È che tutti sono più furbi. Uno che volesse eccellere davvero, cercherebbe di essere più scemo, oppure, ma qui andiamo sul difficile, di primeggiare davvero in qualcosa fottendosene degli altri. 

Tempo prima era apparso una strano comunicato Michael-Sascha, scritto da Sascha [sadomaso universale per malati: quando stati fottendo uno, fai scrivere a lui l’elogio di chi usi per fotterlo – è quello hanno fatto con Sascha], in cui dicevano che Steven era stato promosso non so cosa (che l’avessero fatto cavaliere dell’ordine dei camerieri – no, non doveva essere asceso talmente!), a me sembrava che continuasse a fare il cameriere come sempre, e che dunque meritava un grande rispetto. Rispetto?! Era tutto scritto con gran sussiego. Da scumpisciarsi dalle risate. Il rispetto è una cosa che ti dai. Se te lo danno o te lo dicono gli altri, è scemo chi dice di darlo e scemo che si gonfia. Steven ha in effetti un bel pancione gonfio non molto cameriero perché ingombrante per quel tipo di lavoro.
Tra poco tutti i lavori nei ristoranti, anche molti altri, inclusi i lavori d’ufficio ed intellettuali, saranno del tutto automatizzati e robotizzati. Un bel giorno, piuttosto vicino, questione di qualche anno, pochi-pochi, appena venga avviata la produzione di massa di robots e di procedure automatizzate per cucinare [già ora ci sono degli ‘scatoloni’ da cui esce una pizza pronta, e che viene creata all’interno fresca sul momento, NON come quelle congelate dei supermercati], lì alla Allegretto-HumboldtTerrassen, anche in altri posti, entreranno una decina di robot con le lettere di licenziamento per tutti e ne prenderanno subito il posto. Gli unici umanoidi della Allegretto resteranno, forse, i tre proprietari negli uffici centrali. Col tempo robotizzeranno pure i riparatori di robots che, invece, ancora per qualche tempo, saranno umanoidi. Saranno necessari campi di concentramento psichiatrico per tutti coloro, moltissimi, che si credevano indispensabili e non si riavranno dalla batosta ricevuta. O un chip narcotizzante sostituirà centri detentivi. Il problema sarà che, con l’AI, i robots apprenderanno più velocemente e meglio degli umanoidi, oltre a fare tutto meglio e più in fretta, cosa non difficile. 

Giovedì 27 agosto 2015, Jakob se ne esce con una da far cadere le palle. Sembrava aver capito che non mi interessasse farmi preparare piatti a sbafo. Lo fanno, al contrario, i vari mafiosi del ristorante. ...Tra di loro... Delinquono assieme. Rubano assieme. Invece, quel giorno, mi richiede se io voglia che lui mi prepari qualcosa. Al mio solito diniego mi dice che se è perché non voglio spendere [pochi euro dato che abbiamo mega-sconti, come dipendenti], lui è disposto a pagare per me. Ci sono evidentemente soggetti che o non si rendono conto di quel che dicono, o che se ne rendono conto ma non sanno egualmente trattenersi dallo straparlare. Boooooh!!!

Mercoledì 16 settembre 2015, Vivien Rödiger è di nuovo lì perché c’è uno dei soliti eventi. Con la sua solita aria livida quando si indirizza a me, perché è divorata dai complessi di inferiorità, oltre che dall’odio perché non hanno ottenuto risultati nello stalking-mobbing-linciaggio-pogrom montato dalla Polizia Segreta / Squadroni della Morte, mi dice che quando ci sono clienti io non devo muovermi dal mio posto, vicino alla lavapiatti, che non devo farmi vedere. Siccome ci sono sempre clienti, sarebbe come dire che io non devo muovermi mai. Una demenza, naturalmente. Io stavo controllando le casse dei bicchieri perché se poi ne mancano i bicchieri riempiono il piano della finestra dell’entrata cose sporche e cadono pure a terra, e stavo pure per andare a prendere i sacchetti grossi perché poi restano decine di chili di cibarie avanzate da buttare via.
Vivien Rödiger mi chiama, proprio mentre sto per andare al piano di sopra per prendere i sacchetti grossi, e livida mi fa:
- “Abbiamo clienti! Quando ci sono clienti, devi farti vedere!”
- “Certo... Certo...”, le dico mentre mi scappa da ridere.

In effetti, ha ragione. I due cuochi del momento, Fabi-Fabi e Jako-Jako, con le uniformi sudice come sempre, hanno l’aria uno più lurida dell’altro ed uno più frocia dell’altro. Si infilano le dita in bocca dopo averle infilate in sughi o sui cibi, poi se le puliscono sulle chiappe e, con esse, ritoccano nuovamente i cibi che collocano nei piatti appunto con le dita, senza che ovviamente nessuno dica loro nulla. Solo io a volte ironizzo, ma per loro e per tutti è così naturale fare a quel modo! Non conoscono l’uso di forchette, cucchiai ed altre stoviglie, né banali procedure igieniche. Ah, fanno tutto ciò in un’area aperta dove i clienti, o parte d’essi, possono vederli senza problemi. Inoltre, sono sempre a schiamazzare perché Fabian froceggia in continuazione ad alta voce e l’interlocutore deve pur rispondere qualcosa a sua volta. Spesso Fabian tiene la radio, od il riproduttore audio, a tutto volume perché si crogiola maniacalmente sempre con le stesse canzonette che accompagna a sua volta con grida ossessive. Loro, che sono proprio prossimi all’area clienti, evidente non disturbano i clienti! 

Giovedì 17 settembre 2015, Michael Sauer, tutto agitato dopo averlo detto alla gang dello stalking-mobbing-linciaggio-pogrom ed alle cameriere, viene da me e mi dice che il contratto mio non può essere rinnovato per l’inverno. Il giorno prima aveva fatto finta di chiedere a Fabian, Fabi-Fabi. Fanno sempre finta di consultarsi ‘democraticamente’ per le decisioni già prese dal governo e da esso ritrasmesse alla direzione.

Michael Sauer non ha alcuna autonomia, è un passacarte, uno pseudo-manager. Gli hanno ordinato dagli uffici, che si erano lamentati cogli Squadroni della Morte / Polizie Segrete / Freikorps del governo tedesco che si erano sputtanati abbastanza per la persecuzione, lo S/G-OS, contro di me, di dirmi che non avrebbero rinnovato il contratto. Che scoperta! Perché non lo sapevo già da mesi e mesi?! Michael Sauer prima ha detto alla cameriere che hanno un eccesso di staff per l’inverno, per cui bisognava che loro cameriere facessero pure le lavapiatti dati che i suoi amici frocioni della cucina, Fabi-Fabi e Jako-Jako, sono troppo occupati a froceggiare, a orgasmeggiare in permanenza, oltre che a fumare, sbevazzare etc. Beh, anche le cameriere, più sono prossime al cerchio interno mafioso di Allegretto, più sono sempre in terrazza a fumare, oltre a tutto quello che rubano, coi cuochi, di bevande, dolci, gelati e cibarie varie. Lo sapete come è l’eccesso di staff? Prima ti procuri un eccesso di personale, poi dici a chi deve esser fatto fuori che c’è un eccesso di personale. È da mesi che Dominique, la troietta che da prostituta infantile della madre a Marzahn, è sta promossa cameriera [che avanzamento sociale!] viene montata nella testa vuota dai proprietari e da tutti quelli dell’ufficio centrale per lo S/G-OS-M. Poi hanno montato pure la testa vuota di Nikoleta Dimitrova, studente di ‘psicologia’ [di un’ignoranza nera; non è certo che studi ed apprenda qualcosa all’università che pur frequenta]. Hanno inoltre tutti gli azubis/apprendisti che vogliono. Gli eccessi di personale si improvvisano come si possono rapidamente sopprimere. Del resto ricorrono ad aziende che affittano personale ad ore, quando abbiano eventi vari.

Per cui, creata abbondanza di personale e dettosi, tanto per convincersi!, che hanno abbondanza di personale, mandano questo Michael Sauer che se ne viene da me ed, agitatissimo, imbarazzatissimo, tutto accalorato, caricato e scaricato, frettoloso, come a togliersi più velocemente che può un dente, mi dice che hanno eccesso di personale, sia lì che altrove, per cui per l’inverno non possono rinnovare il contratto. È pure nero da tempo perché lo hanno solo da poco informato [non lo considerano molto, dato che la cosa è ormai vecchia di mesi] che è online, con foto, come Staatsterrorist e mafioso per via dello S/G-OS-M contro di me, ma cela, per quel che riesce, di essere arrabbiato nero, silenziosamente furioso. È comunque andato sul mio fb ed mi ha messo il blocco, come se non potessi andare sul suo fb con altri miei conti e continuare a prendere ed usare tutte le sue foto che io voglia. Cosa che ho poi effettivamente nuovamente fatto. Gli ho preso la sua foto da frocio in vacanza negli USA e gliela ho messa online come altra precedente. Povero delinquente scemo!
Dato che sapevo già tutto prima, da mesi, e dato che non avevo comunque più intenzione di continuare a lavorare sotto padrone, e pure a salario minimo, gli rispondo che quello che mi ha appena comunicato è ottimo. È confuso. Ma si era preparato la parte, per cui continua  a parlare veloce per scaricarsi dall’incarico. Si finge gentilissimo, cioè si crede di farlo, è solo affettato, e mi dice che mi può indirizzare dove hanno sicuramente bisogno di personale. Insiste se mi interessi. Gli dico di no. È disorientato perché mi vede calmissimo, soddisfatto e per nulla preoccupato. Nella sua ottusità, Michael Sauer non capisce che lì, nei ristoranti e non solo, sono lavori da Lumpenproletariat e che, nel giro di qualche anno, entreranno dalla porta una decina di robot, occuperanno TUTTE le posizioni lì ed altrove subito dopo avere consegnato loro lettere di licenziamento e fatto un discorsetto di commiato con musichetta ed auguri per il loro [dei licenziati] futuro radioso di disoccupati a vita. Nella loro ignoranza crassa, ballano più o meno allegri sul Titanic che affonda.  

Sabato 19 settembre 2015, quando arrivo, verso l’una, Mirian Böttger, una Azubine [tirocinante/apprendista - il femminile di Azubi] alta e grassona tozza, e che si crede bellissima solo perché si passa la matita sulle ciglia, un’altra della mafia di Marzahn, sottoproletari ignoranti e ‘felici’ di esserlo, ha già da tempo riempito la lavapiatti di ogni genere di immondizia. Piatti e pentolame escono dalla stessa sporche e con pezzi di vegetali ed altro cibo. Le faccio vedere un bicchiere pieno di puntini di sozzume e le dico che quello è opera sua, che se butta immondizia nella macchina quello è il risultato. Aggiungo pure, con chiaro riferimento a Fabi-fabi e Domi-domi, che loro delinquenti pazzoidi della mafia di Marzahn sono proprio dei cretini che non sanno fare un cazzo. Lei inghiotte ma ne è turbata. Infatti messaggia subito alla sua sotto-capa di cosca. Domi-Domi arriva colla sua aria ed atteggiamenti da mafiosa. Sebbene in giorno libero, appena arriva va dietro al bancone a farsi un cappuccino, poi si fa una limonata e pure dell’altro. Il tutto senza pagare, naturalmente. Essendo la ciucciacazzi della mafia-Allegretto... Poi va fuori, per non essere sentita, a parlare con Miriam che frastornata riferisce. Miriam se ne va, e Domi-domi aspetta l’ora dell’uscita per parlare con Aljona ed Elena. Lei capisce poco e parla a frasi stereotipate. Non sa neppure cosa dire su quelle cose, se non che è stata montata da Vivien e Vivian, oltre che da Michael e da Fabian. Aljona ed Elena non è che capiscano di più di quelle cose, e poi non ne hanno voglia. Anche se si fingono grande amiche di Dominique, quando parlano tra loro in russo si dicono che quella, come un po’ tutti gli altri, non ci stanno con la testa, che se la stanno prendendo troppo di questioni di Stato. Si dicono che una cosa è obbedire, altra farsi coinvolgere troppo in cose che neppure capiscono e che, da quel che appaiono, sono senza senso. Insomma, le sorridono cordiali e le danno del vento. Finito l’orario di lavoro non hanno voglia di stare dietro a lei. 

Dominique, da brava pidocchietta riferisce tutto a Fabian e a Michael. Infatti domenica 20 settembre 2015, Michael manda a lavare i piatti Manuel, prima che io arrivi, e lo stesso Michael sparisce poco dopo io sono arrivato. Se non altro Manuel evita di buttare immondizia che poi inevitabilmente si attaccherebbe ai bicchieri e lui, che fa il barista, se li ritroverebbe tutti sporchi, come è già successo, quando li riceve lavati, lavati, ma pieni di immondizia se ne hanno buttata in libertà nella lavapiatti come un po’ tutti lì fanno! 

Venerdì 25 settembre 2015, alle 19:00, a fine orario di lavoro, hanno la riunione del personali lì di Froshy-Terrassen. Il Frosho-Capo, Michael parla a lungo di cazzate, dei prossimi eventi, del Krimi-Dinner innanzitutto, uno dei tanti eventi per vedere se riescono a guadagnare qualcosa dato che i costi fissi della Allegretto-HumboldtTerrassen sono piuttosto alti.

Dopo, in privato, Michael chiede a Elena se sappia dove io lavori successivamente perché, dice lui, lo vogliono sapere agli Squadroni della Morte dei Freikorps del governo tedesco. Non è vero, ma all’Ufficio della Allegretto-mafia-terroristi Co. sono tutti pazzi... Lì, lo vogliono sapere per riferire e far vedere che loro sono astuti ed attivi. Per cui, Vivian ha chiesto a Michael ed a Fabian. Io avevo già usato Elena dicendole cazzate irrilevanti che lei aveva subito riferito, per cui pensano che lei sia un grande canale informativo.

Sabato 26 settembre 2015, alle 17, arriva Dominique, colla sua solita aria da troietta mafiosa, che, essendo il suo giorno libero, non ha potuto ancora rubacchiare cibi e bevande. Appena arriva, il frocio massimo e suo magnaccia, o è lei il magnaccia di lui?!, Fabi-Fabi prepara 3 grossi wurstel, di quelli da 200 gr. ciascuno. I miliziani dei Freikorps rubano a man bassa, tanto si sentono coperti dalle comuni attività delinquenziali, lo stalking-mobbing-linciaggio-pogrom contro di me! Dovrebbero pagare quello mangiano, lì, ma tra mafiosi-terroristi non se ne preoccupano. Sono teppa corrotta. Intanto Dominique si è già fatta preparare le solite bevande. L’acqua di rubinetto sarebbe più sana, ma la teppa mafioso-terrorista dello Stato tedesco è malata e si sente realizzata solo rubacchiando e delinquendo coperta. Si mettono in terrazza a mangiare e bere auffo, ed a fumare. Intanto Dominique, che si sente investita da Vivian e Michael, oltre che continuamente incitata da Fabian, convoca le altre troiazze.
Chiede ad Aljona, che poi se ne va, che le risponde che non ha capito bene i termini della questione.
Allora chiede a Elena:
- “Dobbiamo sapere! Dobbiamo sapere! A te lo dice... Devi farci sapere dove lavora, ora che va via da qui, quell’ebreo pericolosissimo... Il governo lo deve assolutamente sapere, per difendersi!”

Elena è una che vive alla giornata. Quello che guadagna, non molto, lo spende tutto. Quando resta senza soldi va all’assistenza sociale ai vari livelli a dire che è senza soldi. E ne chiede pure alla madre, se resta davvero senza soldi. O forse a lei ne deve dare perché le tiene il figlio. Se anche solo ritardano, di qualche giorno o settimana, a pagarle lo stipendio, panica. Non ha risparmi. Sebbene non è che abbia poi grandi spese. Di fitto, paga poco. Spende tutto egualmente. Beh, siamo nell’epoca che magari non hanno i soldi per mangiare ma devono spendere per un telefonino più potente. Non per un computer, che in realtà non sanno per cosa usare per cui va loro bene vecchio e scassato, giusto per dare un’occhiata a facebook od a qualche partita di pallone od altro. Ma il telefonino... Nel caso, anche il televisore. Costi enormi per un cazzetto cui stanno sempre attaccati nella speranza, nell’ansia, che ne esca qualcosa. Ah, no, si mandano saluti reciproci in continuazione, giusto per tenere attivo il telefonino ed occupate le linee di interazione universale. Io saluto tu. Tu saluti me. Il mio costa 500. Il mio 1000. Il mio 2000. Naturalmente lo pago a rate. Così non me ne accorgo. Beh, anche le vacanze me le pago a rate. Una rata qui, una rata lì, ecco che quando prendo lo stipendio, sul conto resta poco. Ma che importa, tanto se devo fare qualche spesa grossa, la pago egualmente a rate. Certo che, se mi manca lo stipendio, ah, vado all’Assistenza Sociale che subito mi dà i soldi... Non potendo vedersi dilazionato lo stipendio neppure di qualche giorno, era a suo tempo andata a piangere in direzione dicendo che aveva il figlio a carico per cui sarebbero morti di fame se non le fosse arrivato lo stipendio il giorno stabilito. Balle perché il figlio viveva dalla madre. Aveva pure fatto notare, questo fu decisivo, che lei collaborava forse più degli altri (così lei disse...) allo  stalking-mobbing-linciaggio-pogrom  contro di me... In virtù di questo ultimo ed irresistibile argomento, la misero nella lista  di coloro che sarebbero stati comunque pagati subito anche avessero avuto problemi di liquidità. Non avrebbero pagato altri, ma lei sarebbe stata tra i fedelissimi pagati subito. Chiaro che poi, qualunque ignominia le chiedessero, dovesse sculettare solerte. Già lo faceva!

...Povera Elena...
- “Glielo ho già chiesto... Non mi ha detto nulla!”
- “Come?! Non te lo ha detto?!”
- “No, non mi ha proprio detto nulla. Neppure un cenno. Né se lavora. Né dove. Né a far cosa... Nulla! Nulla!”

Infatti mi era venuta lì. Aspettava solo il momento dato che è una passiva, non di quelle prendano l’iniziativa. L’avevo guardata interrogativo, in realtà solo scettico, come sempre. Lei si era detta: “Ecco mi vuole confessare qualcosa...”
- “Ma, ...ora..., ...ora che qui è finito, hai qualche cosa d’altro sotto mano...”
- “Ich verstehe nicht... / Non capisco...”
- “...Ora..., ...ora che qui è finito hai qualche cosa d’altro sotto mano... Dove lavori ora, quando vai via da qui?”
- “Ich verstehe nicht! / Non capisco!”

L’ha capito che non avevo nulla da dichiarare... E che si deve dire?!

Ma Dominique:
- “Oh, mia cara Elena, tu devi farci sapere... ...A te lo dice... ...Guarda, lascio qui Fabi-Fabi, così all’uscita lo dici a lui quello che ti ha detto.”

Fabian, il frocio massimo, non è la prima volta che lo mettono in allarme. O l’Ufficio, o direttamente Michael, lo mettono il allarme o preallarme:
- “Fabi tu sei una colonna portante dei Freikorps-mafioso-terroristi della Patria Germanica... Abbiamo notizie, informazioni, sicure sicurissime. Lui farà qualcosa. Tu devi essere lì a controllare e sorprenderlo. Sono gli ultimissimi giorni. Ci hanno detto che lui è uno vendicativo, ...che agirà!”

Lo stesso gli ha detto Michael, per sabato 26 settembre 2015. Per cui lui, Fabian, resta lì fino alla chiusura. Dato che è alcolizzato, quando è pronto per andare via gli danno bicchieroni di birra. Prima ha passato tutta la giornata a mangiare e sbevazzare. Si è pure rubato del gelato. Più è depresso e nervoso, più deve bere e mangiare, dunque più deve rubacchiare. Pure esausto dalle 8 ore già passate lì, sebbene alle 18:80 se ne dovrebbe andare, se ne resta lì fino alle 19 ed oltre perché deve controllare...

All’uscita, chiede e chiedono ad Elena:
- “Allora, che cosa ti ha detto? Cosa fa quando va via da qui?”
Lei, tutta rossa:
- “Ma come devo dirvelo... ...Non mi ha detto niente... ...Niente!”
- “Come non ti ha detto nulla?!”
- “E cosa ci posso fare... Perché non glielo chiedete voi?”
- “Ecco, Elena, sei tu che non ci sai fare!!!”
Lei se ne va, con la sua solita coda fra le gambe, coi suoi vestitini colorati, lindi-lindi, a prendere il bus. Non gliene frega nulla. È solo seccata che la mettano di mezzo, anche se poi non è che se ne preoccupi troppo. Tanto meno lo fa vedere.

Arriva l’ultimo giorno, il 30 settembre 2015. Poi ottobre, l’ultimo mese, lo ho di ferie. Prima è venuta Vivian a raccomandarsi che è l’ultimo giorno mio per cui bisogna che si crei almeno qualche incidente l’ultimo giorno.

Chi è il fesso di turno, lì?! Sascha!!!

Allora, Michael se ne va presto, in fretta, quasi di nascosto, senza salutare come al solito. Così poi lui non sa nulla perché ha delegato tutto a Sascha che, nel caso, accuseranno di non essere capace. “Ma come, Roby ti trattava sempre con simpatia ed, alla fin fine, non ti ha proprio detto nulla?! ...Ma sei tu che non hai saputo chiedergli!...E noi che confidavamo tutti  in te!”
Steven Seidlitz non ne vuole sapere nulla. Chi se ne è occupato fin dall’inizio, ufficialmente, nel senso che ha messo la faccia e dunque ha la colpa che non abbiano concluso nulla? Sascha! Lui, Steven Seidlitz, è appena arrivato. È il numero due pronto a subentrare a Michael. Quelle sono cose vecchie in cui è meglio lui non si immischi. Se fanno pasticci, che se la vedano Sascha od altri!
Anche Fabian non a voglia di farsi la parte da scemo fino alla fine, per cui se ne va prima. Anzi, le parti da scemo se le fa  da quando è nato e, con me, tutti i giorni che sono stato lì. Le speranze sue di concludere qualcosa proprio l’ultimo giorno sono meno che zero. Anche lui, ‘nobilmente’, lascia che sia Sascha a sbrigarsela.
Gli altri sono tutti lì. Più che altro Sascha ché, quando c’è da farsi una parte da scemo, usano tutti lui che si crede furbissimo. ...Anche tutti gli altri si credono astutissimi... Sascha mi chiede il grembiule e gli altri capi di abbigliamento, “la divisa”. Ma che divisa, magliette, calzoni, ...non mi avevano dato nulla! Sono arrivato lì col grembiule che mi ero portato da ATavola. Lì, non mi ha dato nulla nessuno. Chiedo a Sascha che stia straparlando, se mi abbia mai visto con magliette o altro della Allegretto, se lui od altri mi abbia mai dato qualcosa? Deve ammettere che gli era fuso il cervello. Già lo sapevo. Vivian non ci sta con la testa ed è contagiosa pure con quelli più o meno come lei. Sascha deve farsi la parte da scemo fino in fondo, avendo avuto ordini precisi da Vivian e da Michael, per cui qualcosa deve chiedere, tanto più che ci sono testimoni che poi andranno a riferire o riferiranno se interrogati. Tanto per far vedere che chiede, dopo che gli ho dato il grembiule, insiste a chiedermi con insistenza se ci vediamo ancora. Gli dico che dovrò passare per la frazione di mance degli ultimi 15gg. Siccome Michael mi aveva detto che c’è la possibilità di lavorare lì in primavera-estate, ed io non è che gli avessi risposto nulla, chiaro segno di disinteresse, Sascha insiste (glielo hanno detto Vivian e Michael di chiedermelo!) se io lavorerò ancora lì. Scuoto la testa frettoloso, che poteva anche interpretarlo come se non volessi rispondere nulla, non a lui. Chissà, forse si credono che lì sia una grande ed ambìta collocazione. Salario minimo germanico, e lavare piatti con stalking-mobbing incorporato! Poi, in ascensore, con tutti loro che stanno uscendo dato che hanno chiuso e sono tutti pronti ad uscire, ed effettivamente escono, non mi curo di nessuno, e li saluto frettolosamente quando le porte dello stesso si aprono ed io mi avvio veloce verso l’autobus. No, l’autobus no. C’è Manuel che fa sempre il grande amicone con tutti e poi va a riferire tutto e pure di più a Michael ed a tutti gli altri, e che ora arriva pure lui per l’autobus. Evitiamogli anche solo l’illusione di poter interloquire con me. Mi dirigo verso la S-Bahn. Più  sicuro. È pure più veloce. Quello che resta o non resta alle spalle sono fatti loro. Ho chiuso uscendo da quell’edificio.

Permettere loro di sputtanarsi qui è solo dovere. Si sono già così tutti faticosamente sputtanati da soli che sarebbe un peccato non trascriverli su pagine bianche curiose di essere riempite. Eccoci!