martedì 30 gennaio 2007

MaximaImmoralia. Hóngshé Huódòng / 紅蛇活動. Liquidazioni pulite a Taichung. 30.01.2007

MaximaImmoralia. Hóngshé Huódòng / 紅蛇活動. Liquidazioni pulite a Taichung. 30.01.2007
by Georg Rukacs

A metà giugno 2006, avevo finito il complesso lavoro di elaborazione di un più comprensivo algoritmo per il programma di radiazioni con cui distruggere le teste vuote dei pidocchi e dunque le Cine e l’EstAsia che dai pidocchi (sia quelli locali che i loro padroni ingleses e sottoposti, come i francesi) sono ormai da troppo tempo sgovernati, oltre che distruggere i loro magnaccia ingleses, para-ingleses, che sui pidocchi hanno a lungo prosperato. Passato l’algorimto a chi l’ha inserito nelle attrezzature che ci “imprestiamo” (...sì, che hackiamo ...insomma! ...come già detto altrove, forse), ora copriamo-colpiamo 120 milioni di pidocchi nelle Cine e nell’EstAsia. Altri altrove. Il programma è inarrestabile. Nessuno, neppure noi stessi, può fermarlo. Non può essere disinserito. Del resto funziona perché il pidocchio è pidocchio, come già detto altrove... ...colpa loro! Il deterioramento, l’autodistruzione, delle teste vuote dei pidocchi con correlati comportamenti autodistruttivi e distruttivi di tutti i loro simili è oramai completamente lanciato. Entro la fine del decennio, ciò condurrà alla distruzione dell’EstAsia contemporanea. Le Cine esploderanno in decine di pezzi. Il mondo anglofono con appendici francofone sarà distrutto. Il tutto in automatico. Aspettare e vedere. Altro sorgerà sulle macerie. Non facciamo ingegneria sociale né di area. La nostra missione era distruggere le Cine ed i loro padroni ingleses e gesuiti, con appendici francofone. Perché?! Non dobbiamo spiegare tutto. Se ne abbiamo accennato o ne accenniamo, di tanto in tanto, basti quello che ci facciamo di tanto in tanto scappare dalla penna o dalla tastiera.

Non avevo più nulla da fare. Potevo dedicarmi a delle cose di puro diletto. Giuste, ma non essenziali. Utili, per quanto tanto i pidocchi sarebbero comunque stati distrutti più in là dalle procedure automatiche. Tuttavia, di qualche interesse per far avanzare o completare degli studi sto facendo, in parallelo al programma generale d’eliminazione-distruzione. Una cosa sono le procedure automatiche. Quando si lavori anche il laboratorio si devono eliminare topi, polli, cave varie. Non che sia un diletto, almeno per noi che non abbiamo sindromi da torturatori. È solo lavoro. Il diletto è la ricerca, non certo eliminazioni immediate cui siamo obbigati in corso d’opera, per pure ragioni di ricerca.

Possiamo essere precisi. Tanto vale la regola no evidence, no crime, che sarebbe senza prove non esistono reati. E qui non esiste neppure la prova vi sia stato alcun reato, essendo stati “incidenti” e nessuno potendo mai dimostrare, né solo sospettare, siano stati altro. Questo racconto non è una confessione. Del resto una “confessione” non provabile non significherebbe nulla. È come se vostro nonno “confessasse” d’aver fatto fuori Kennedy col pensiero, od anche per davvero... ...si prenda pure il nostro per un puro lavoro letterario. Va bene lo stesso. Anzi, non ci si legga, neppure. Scriviamo per noi. Chi lo ha detto che si debba leggere ciò che pure noi, tra milioni di “scrittori”, scriviamo!

Linda, tale era il nome occidentale s’era scelto, 21 o 22 anni, era une delle tante stronzette sempre sorridenti (di sorriso maniacale, non un vero sorriso sincero o di “servizio”, per chi esercitato a distinguerli; dovremmo chiamarle/i sorrimerdenti), false, allucinate e maniache ossesse altri maniaci ossessi in posizioni di potere interno od estero usano nelle Cine per lo spionaggio sociale (cioè interno) e contro stranieri e per le relative torture da camera [il toc-toc, tic-tic, struscii e battiture dal piano di sopra e pure affianco, quando possono, usando strumentazioni da visione attraverso muri solo i governi hanno] od anche peggio. Era di quelle per cui i soldi erano tutto. Sempre a caccia di soldi. Si fregano pure tra cinesi, naturalmente. Non sanno vivere altrimenti in quegli universi. Soldi e maniacalità da estrinsecare. Son fatti così. Non solo nelle Cine, purtroppo.

Ah, infatti, succede dappertutto. Esiste solo una differenza tra l’imbroglione e maniaco cinese-cinesoide e gli altri. Altrove le persone, anche le non-persone, i pidocchi, in genere si vergognano d’essere imbroglioni e maniaci. Il pidocchio cinese o cinesoide, invece se ne vanta. Per il pidocchio lì è un vanto essere imbroglione e maniaco. Un supervanto essere eventualmente protetto ed impunito.

Linda, pur di nessuna vera cultura, la sua “cultura” era il parlare sempre, conosceva venti frasi standard di inglese ed aveva l’accento e la faccia tosta sì da dar lezioni d’inglese a bimbi cinesi che evidentemente ne sapevano meno di lei. Un modo di vendere merce avariata. Siccome la sua specializzazione all’università che ormai stava finendo era lo spagnolo, dava pure lezioni di spagnolo che sta diventando popolare nelle Cine. I governi cinesi hanno deciso che, affianco all’inglese, l’altra lingua popolare debba essere lo spagnolo, ed ecco che tutti quelli che possono e riescono si sono lanciati anche sullo spagnolo. Anche altre invero, il tedesco, il francese, etc., per limitarci a quelle “occidentali”. Tuttavia, oggi, l’altra vera moda, è lo spagnolo. Vorrebbero impararlo, anche se, come con l’inglese, sono poche lo imparano davvero, almeno un po’, almeno quelle venti frasi standard per dire che lo sanno.

Linda, studiava alla 靜宜大學, l’università 靜宜. Ma ormai aveva finito o stava finendo, quando mi contattò e ci vedemmo, il 30 aprile 2006. Era delle squadre parallele di spionaggio ed arrasso-tortura stranieri. Era infatti in contatto con insegnanti di cinese per stranieri di quell’università. Era in contatto con mie insegnanti. Assieme si dedicavano allo spionaggio stretto di studenti di programmi di scambio. Non assieme, pure a torture da camera, alcune di loro. Nella Repubblica Popolare Cinese [RPC] devono infamare tutti gli studenti ed insegnanti stranieri. Fanno così coi loro. Non possono tollerare esistano, pur stranieri, differenti, esseri umani, dunque diversi da loro pidocchi. A Taiwan, è lo stesso. Esistono solo differenze di quadro legale. Nella Cina Popolare, la cosa è aperta, col Partito che s’occupa di tutto e che lo fa vedere che organizza e sovrintende alle operazioni. A Taiwan sono milizie informali e variegate, sotto il controllo e la direzione costanti di organismi di sicurezza centrali, di sezioni della Polizia. La sostanza non cambia. E su tutto, sebbene facciano di tutto per nasconderlo, c’è la supervisione inglés. Lasciamo stare i perché, sennò ci tocca [ri]fare la storia universale. In Cina, chi entri in contatto con stranieri deve essere previamente autorizzato. A Taiwan, sembra tutto libero. In realtà, c’è l’intervento governativo-miliziano a contatto in corso, nei pochi casi in cui non è tutto già organizzato prima. Se tu non vuoi accorgertene, non te n’accorgi. Basta chiudere gli occhi... Del resto, c’è anche chi in Cina pensa d’essersi fatto la ragazza/o o la moglie/marito senza che il governo-partito sovrintendesse alle operazioni. O la/lo schiavizzi. Ma non è semplice per la persona media. Oppure, goditela così. Del resto anche in “occidente”... Umani, umanoidi e pidocchi, sono così... Relazioni alienate, certo con “liberi” occidentali che pretendono di dar lezioni dove invece le relazioni di sottomissione si vedono e magari, siccome sono relazioni di sottomissione personale e diretta senza che Stato e società possano quasi nulla, la famiglia è più vera dove Stato e società mettono il naso. Non è la perfezione. La stessa famiglia non sarà la perfezione. Ma non si creda alle balle della “libertà” che è libertà e della non-“libertà” che non lo è. ...o ci si creda, se si preferisce.

In quel periodo [2005/2006], sia Linda, che suoi “amici”, che insegnanti di cinese per stranieri della sua università, la 靜宜大學, partecipavano, tra l’altro, allo spionaggio ed infamaggio contro insegnanti e studenti di programmi di scambio con l’America Latina. Anche il “ragazzo” di Linda. Quei “ragazzi” alla cinese e taiwanese in quegli ambienti. Neppure amoreggiavano. Anzi, lei lasciava intendere alle amiche che gli faceva un po’ disgusto, insomma che neppure le piaceva. Comunque erano “ragazzo” e “ragazza”. Uscivano assieme, con altri. Non l’uscire italico od “occidentale” che è lo scopare. Uscivano assieme nel senso che frequentavano le stesse persone. Cose incomprensibili, ma era così. Erano “ragazzo “ e “ragazza” alla cinese. Ah, c’è pure chi è “normale” da quelle parti, in queste cose. Loro erano la finzione, alla cinese-cinesoide, della coppia. Lui sfruttava lei per farsi fotografare con altre ragazze, che grazie a lei conosceva. Lei, per farsi fotografare con ragazzi che conosceva sotto la copertura di quel “ragazzo”. Tanto per mettere le foto sul sito personale o su altri... ...”lavoro” di Stato o paraStato a parte.

Non si pensi ci fosse nulla da spiare davvero su insegnanti e studenti esteri. In pratica, devono infamare, più che spiare davvero. Sì spiano, per trovare come fotterti, infamarti, se uno non conosce il giochetto loro oppure se ne frega. Quella è la “missione” loro. Spiare-infamare. Cinesi e cinesoidi ed i lor magnaccia ingleses sono così. Siccome los ingleses sono quasi tutti spie ed agenti delle mafie ingleses, ecco che pensano debba essere così per tutti gli altri. Dunque devono eliminare tutti gli altri “stranieri” dal mercato. I cinesoidi sono egualmente quasi tutti spie di chi abbia un’autorità, a cominciare dai loro governi reali, se e quando chiedono loro. Tutti i cinesi sono spie. Se uno non lo è cessa di esser cinese. Anche l’inglés. Se davvero cessa d’essere spione cessa d’essere inglés. Diventa essere umano, almeno nel senso in cui intendo io umano. Nel senso invece lato, corrente, “l’essere umano” è un pidocchio che s’ammanta di romanticismo. Il pidocchio obbedisce sempre all’instinto del servaggio. Loro sono così. Il cinese o cinesoide, l’inglés, è così. Pensano che tutti debbano essere così. Nel loro universo è normale abbiano questa visione del mondo. Ti crei o ti creano delle coordinate di riferimento. La realtà deve cadere entro d’esse. Al di fuori c’è solo il non essere, la pazzia. Uno “straniero” deve dunque essere come loro. O è “agente segreto” del suo governo o non è. Siccome non possono tollerare sia “agente segreto” del suo govenro devono farlo diventare loro, almeno un po’, almeno temporaneamente. Devono infamarlo. Devono far sì che s’infami. Quando tutto torna, quando lui da spiegazioni plausibili del suo essere che coincidono con quello che loro infamatori possono capire ed accettare, ecco che allora è “amico” Ti chiedono, te la menano, mille volte con le loro domande insulse, cui devi dare risposte per loro siano vere. Altrimenti, sei un superagente segreto che non si sottomette, che ha chissà quali oscuri e terribili motivi. Devono distruggerlo. Deve essere pazzo, e dimostrarti ai suoi stessi occhi oltre che ai loro come pazzo. Pazzo o delinquente o entrambi. Della serie l’avevamo detto che era un deviato, deviato dalla norma. Ah, riescono... Non con me. Non con noi. Con noi non riescono mai. Anzi, si fanno male. Malissimo. Si autodistruggono. Certo, singolarmente, posso anche ammazzare un essere umano, tuttavia non possono sottometterlo. Mentre la loro ossessione è proprio sottometterlo. Si autodistruggono per sottomettere, infamare, ciò che non lo può, coloro non possono, perché umani, essere sottomessi ed infamati.

Apriamo due parentesi qui.

Prima parentesi. Ci sono talune... Un vero spasso, anche per la simpatia talvolta. Ci sono talune, forse anche taluni, che di fronte alla domande degli inquisitori-torturatori raccontato “tutto”. Ma in un modo davvero originale. Ho presente una giapponese, con madre cino-taiwanese, una ragazzetta nippo-taiwanese tuttavia non proprio giovanissima che è restata incinta dal proprio fidanzato, un cino-taiwanese di subgruppo etnico tradizionalista, e tuttavia ansioso di sborrate (non veri organismi maschili) con la fidanzata. Deve ora sposarsi. In realtà è infelice. Nessuno lo sa. Io l’ho capito, anche perché è piuttosto evidente da varie manifestazioni anche fisiche. Beh, lasciamo stare. Non è ora questo che ci interessa. Magari, ora si sposa e diviene poi felice, felicissima. Tutti sanno che è incinta. Sì, perché, appunto, l’ha raccontato a tutti. Di fronte ad insegnanti che le chiedono i dettagli più dettagliati e più intimi, lei dice tutto. Racconta, racconta, e, mentre racconta, ecco l’insegnante che la sottopone ad interrogatorio stringente che si turba, diviene falsa, falsissima, sta male, si vede che sta male, commenta con grugniti il racconto ascolta, il racconto lei stessa ha sollecitato e continua a sollecitare, si altera, soffre, cerca di nascondere soffre mostrandolo anzi ancor di più che soffre per quei racconti da lei stessa voluti, imposti, con l’ossessivo chiedere. E lei, la ragazzetta, racconta, racconta, fino a lasciare l’insegante totalmente distrutta dal racconto preteso. Questo per dire, che sì certo, puoi prendere gli inquisitori-torturatori, a muso duro. Ma c’è pure l’altro metodo. Quello di questa ragazzetta nippo-taiwanese. È un “metodo” spontaneo, direi, non costruito. Una cinese-cinese, magari direbbe senza dire. Lei racconta tutto quello pretendono. E loro ne escono distrutti.

Seconda parentesi. Non so tu... Non so voi... Se tu sei figlio o figlia di un Re, ti comporterai come tale. Non c’è bisogno tu “creda” o tu “non creda”. Non importa se ti credi in D-O. Se tu sei figlio o figlia di D-O, ti comporterai sempre da tale. Finché resti figlio o figlia di D-O, ti comporterai da figlio o figlia di D-O. Ecco, sì, lo ho scritto all’ebraica, senza neppure “osare” scrivere la parola intera, perché non si può neppure scriverla. Tu lo decidi. Tu lo sei o non lo sei. Non è questione di religione. Sei tu che devi sapere cosa tu sei. Figlio o figlia di D-O, oppure pidocchio o qualcunque altra cosa. Tu lo sai. Tu ti comporti da quello che tu sai essere, da quello tu sei.

Dopo Linda ed altro, veniamo a Luis.

Luis era un paraguaiano di un programma di scambio. Sottoposto immediatamente a spionaggio tramite la propria insegnante di cinese della 靜宜大學, Jiafen/佳芬, ed altre “amiche”-colleghe di Jiafen/佳芬. Poi messo in contatto anche con Linda che usava gli stranieri per esercitare il proprio spagnolo. Gli avevano pure trovato una “ragazza” cinese. Una di quelle “ragazze” alla cinese. Nelle Cine divieni frattaglia da sfruttare, oppure sei loro nemico, ...per loro.

Lui perdeva tempo che non aveva, soldi che non aveva, non imparava il cinese, ma tanto quello che contava era la sottomissione, che loro sfruttassero il pollo. I cinesi e cinesoidi li chiamano davvero polli gli “stranieri”. Ah, non ve lo dirano mai. È il linguaggio usano con loro stessi e tra di loro. Io lo so perché sappiamo tutto di quel che fanno e pensano, ed anche perché ho fatto saltare i nervi a vari di loro che, prima di soccombere e di rinchiudersi in un rabbioso ed impotente silenzio, cercavano di dire e di dirti che eri solo un “pollo”. ...poi quando, anche ai loro stessi occhi, i “polli”, anzi i pidocchi erano loro... ...appunto il codardo di fronte ad una forza superiore, e noi lo siamo rispetto a loro, si sottomette. In modo falso, perché il pidocchio è falso anche quando si sottomette. Non interessando a noi sottomettere nessuno, tanto meno i pidocchi, loro scantonavano in una rabbiosa sconfitta pronti a rifarsi con i tanti che si fermano alla faccia apparentemente sorridente e professionale d’una commessa, d’un commesso, d’una ragazza o d’un ragazzo o d’adulti, siano essi d’un negozio o d’una impresa d’export-import o di aziende grandi e piccole o di strutture di governi cinesoidi. Quando vi trovate di fronte un cinese, ...anche altri non solo i cinesi..., per loro siete solo un pollo da spennare. Sappiatelo! Date un pezzo di pane ad un bambino disperato del “terzo mondo”. Domani v’ammazza perché siete “lo sfruttatore imperialista”. Ah, dateglielo lo stesso, se vi far star bene o se vi conviene o se chissà cos’altro. Ma non fatevi illusioni. Se volete “fare del bene”, fatelo per voi, ...senz’illusioni appunto! Oggi siete chessò un prete che dà lui o lei i soldi della Caritas od i vostri perché vedere il lui “l’essere umano”. Domani v’ammazza, magari piangendo talvolta perché voi siete “buono”, però perché deve farlo essendo voi l’oppressore da troppo tempo. Magari avranno anche ragione... ...sarà... ...siete forse voi che avete torto da oppressori a divenire ex- o post-oppressori in cerca di perdono. Fate “il bene” lo stesso. Ma non illudetevi.

Ah, già, dunque, dicevamo, a questo Luis, paraguaiano d’un programma di scambio, avevano pure trovato “la ragazza”. Le ragazze o mogli per stranieri, sono, a parte le rare vere che si possono anche trovare ma in altro modo ed in altri ambienti, di tre tipi. ...Del resto, anche anche in “occidente” non fatevi mai illusioni su chi vi mettete o chi vi mette nel proprio letto. Il mondo è come è... ...a “pensare troppo”, anche in queste, cose si finirebbe per complicarsi troppo la vita. Forse.

Primo tipo. Dunque, lì, in quella parte del mondo, ci sono quelle già strombazzate e che, per quella e per altre ragioni, non hanno speranza, o non hanno ancora avuto la possibilità, di trovare una adeguata sistemazione sociale. Talvolta, già giovanissime prostitute poi sfiorite in cerca di riciclarsi... ...è un vanto per loro governi e para-governi cinesi rifilarle ad “uno straniero”. Se la bocca della femmina non riesce a trattener delle contrazioni pur quasi impercettibili di disgusto e/o se le famiglia non è ricca, chiedetevi mille volte chi sono e da dove vengono e perché... ...a meno che a voi la prostituta non piaccia... a molti ingleses piace, sono nel loro ambiente naturale ...in tal caso vi andrà comunque benissimo tutto. Per cui, al servizio delle milizie paragovernative, degli apparati paragovernativi, il governo reale in realtà, vengono assegnate a sposare od a divenire amanti occasionali o permanenti di stranieri. Le si trovano, ma non solo, nei bar frequentati da stranieri, in genere i bar più popolari dei luogo che per qualche ragione sono frequentati da schiere di stranieri. Loro, queste ragazze, ne guadagnano la possibilità di perfezionare meglio, o così credono, il loro, in genere, inglese. Anche altre lingue d’interesse strategico o del momento. Nel contempo, fanno spendere più che possono al loro “ragazzo” od amante o coniuge, che cercano di sfruttare al massimo e da cui, talvolta, si fanno mantenere al 100% (mentre invece a Taiwan ed in Cina e nelle Cine tutti e tutte o lavorano o sono assistiti dalla famiglia d’origine). Del resto, gli stipendi anche solo di insegnanti anglofoni d’inglese sono, per esempio a Taiwan, almeno doppi degli stipendi d’insegnanti cinesi. Cosa che produce, ed i governi fanno produca, considerevoli invidie sociali. Della serie: “c’obbligano ad imparare la loro lingua perché, sebben così ignoranti ed allocchi sono, per qualche ragione misteriosa, più forti di noi e c’hanno sottomesso per secoli, ed ecco che li dobbiamo pure pagare di più ...e tutte le ragazze si bagnano per loro ed i ragazzi s’eiaculano addosso appena vedono una straniera.” Lo “straniero”, è amico, amica, moglie, marito, amante, ma è comunque il nemico, la nemica. Lui/lei deve spendere perché comunque li sfrutta, sfrutta o il loro bisogno d’imparare o per vivere e penetrare i loro mercati, di loro cinesi razza superiore che solo le cannoniere, stranamente superiori, straniere hanno un giorno, per qualche secolo, sottomesso. Loro sono la “grande civiltà”. ...bloccata allo stato anale, ma nessuno lo ha mai detto loro... Voi degli stronzetti selvaggi che li avete sottomessi perché voi eravate malvagi. Infatti, a voi non lo diranno mai, ma tra loro definiscono “lo straniero” un “serpente”, il serpente velenoso che si infila, che s’è infilato, tra loro per ammazzarli. Idem, in tutte le Cine. Quelle è quel che pensano e che talvolta si dicono tra di loro. A voi non lo diranno mai. Loro sono “il/la cinese superiore”. Voi gli schifosi ...gli schifosi e basta los ingleses, ed i più schifosi degli altri quelli “inferiori” a los ingleses. Altri stereotipi, vere filosofie di vita più che banali stereotipi, li hanno con gli “oppressori” giapponesi ed altri, naturalmente. Obbligati a pagare di più gli stranieri “specialisti”, i governi cinesi e cinesoidi, così come i comuni schiavi o sudditi dei governi, soffrono che qualcosa di ciò sono obbligati a dare allo straniero possa uscire dai loro territori e non ritornare immediatamente e direttamente a loro. Già soffrono che lui [o lei] consumi sul “loro” territorio. “C’ha sottomesso. Ora ci obbliga ad imparare la sua lingua o la sua tecnologia per fotterlo. Ci tocca pure strapagarlo per poterlo poi fottere. Ennò, bisogna trovare il modo di fotterlo mentre è lui che fotte noi obbligandoci a pagarlo salato come specialista estero.” Come se monti una ma ti rodi perché gode. Come se ti fai montare da uno e soffri perché pure lui gode. ...fatti ‘na pippa da solo/a... mannò gli “umanoidi”, i pidocchi, sono più complicati. Se non li avete visti, non potete crederci, se non avete osservato il prossimo e voi stessi... ...anche lì nel “vostro” “occidente”. Ma nelle Cine, come altrove, lo si vede meglio ...se lo si vuol vedere. C’è una animalità, una pidocchieria, più immediata, diretta, primitiva. Infine, in caso di divorzio (in genere è intollerabile il peso della famiglia d’origine di lei, o di lui, del luogo, oppure vi sono altre complicazioni, oltre a quelle solite che vi sono in tutto il mondo tra coniugi e coi suoceri), ne hanno benefici vari. Non dovete andarvene coi soldi che “avete rubato alla nazione eccelsa” oltre ad avere rubato la fica od il cazzo da cui ora vi separate. Mentre, nei casi in cui non vi sia stato matrimonio, possono poi sposarsi in età non più giovanile con cinesi od anche continuare a razzolare con altri stranieri da sfruttare dopo avere già sfruttato e profittato del o dei precedenti, sia dal punto di vista dello spillaggio di soldi che della trasmissione di conoscenze in genere linguistiche. Un po’ di lingua colloquiale più che altro. Chi fa quelle cose disprezza i libri. I lettori e lettrici di libri, anche esteri, esistono nelle Cine ma sono tutt’altri ambienti. A livello di massa c’è il culto della lingua parlata, della “lingua [estera] utile” che non significa nulla, solo appunto 20 frasi, od anche 200, per apparire o far telefonate d’affari.

Un secondo tipo sono quelle, rare ma ci sono, che vogliono solo farsi trombare. Sono le migliori per chi voglia solo trombare. Cercano d’agganciare o in posti per stranieri o tramite annunci di Language Exchange [LE, scambio linguistico]. Il LE è ampiamente usato dalle milizie parallele per intercettare, scoprire pseudonimi, la personalità dello straniero per quanto il miliziano cinese abbia una visione puramente animal-stereotipata di cosa sia “personalità”, contattarlo e farlo contattare poi da decine dei suoi e delle sue per trovare il modo di sfruttarlo e distruggerlo. Ti fanno contattare da gentaglia d’ogni genere, da impiegate e studentessse, pervertiti, in genere per una sola volta dove ti sottopangono all’interrogatorio standard pensando che tu non ti accorga che sono tutti pazzi e quasi tutti mandati. Tuttavia, anche quelle [ah, vi sono pure i “quelli”, i gay che puntano allo straniero!] che vogliono solo trombare, vengono in genere intercettate dalle milizie parallele e o fatte lavorare per loro od indotte a lasciar perdere i contatti così stabiliti. Ma non sempre. Dipende da come di riesce a gestire la cosa, da come loro la gestiscono, oltre che dal caso. Talune all’occhio, che conoscono i loro simili, seguono criteri cospirativi. Se tu pure segui criteri cospirativi e nessuno riesce a vedere la loro targa [di vespa/moto o auto] cui risalire alla proprietaria, si può riuscire a tirare avanti, se si vuo tirare avanti, non identificati dalle milizie parallele.

Un terzo tipo sono quelli vergini che vogliono restare vergini e che dunque fanno le finte “ragazze” per stranieri, sempre che qualche straniero smaliziato non sappia rivoltare la situazione, ma a quel punto famiglie e milizie intervengono sulle stesse per far finire subito la cosa. Se sono pidocchie, non sanno resistere alle famiglie né alle milizie degli apparati di sucurezza, e dunque non sanno evolversi in essere umani. Se non sono pidocchie... ...non sono cinesi né cinesoidi né ingleses etc. Ma le vergini che vogliono restare vergini sono delle milizie, né siano coscienti o meno e dunque vengano poi apertamente reclutate per ogni bassezza pur vergine, o che siano solo condizionate dal pidocchiume dalle milizie parallele, di fatto dal governo reale del luogo. Infatti, sono in genere mandate da pidocchi delle milizie parallele quando non siano già miliziane da tortura esse stesse. Al massimo, s’accentuano le loro turbe mentali personali, quando scoprono chi sia davvero la loro famiglia, i loro “amici”, l’ambiente in cui vivono, ma la mafiosità del cinese impedisce loro di “tradire”, cioè di mandare affanculo tutto quel mondo marcio e d’andarsene per il mondo da sole, cercando e vivendo relazioni più normali.

A Luis che, come straniero in programma di scambio studentesco, era stato subito oggetto d’un programma di infamizzazione governativo, avevano subito trovato una di queste troiette vergini e che doveva restarlo. Gli avevano trovato “la ragazza”. A Taiwan, è obbligatorio!, devi avere la Vespa [od, eventualmente la moto, o la motorona, o l’auto, ...o la bici], lì la chiamano, lo scooter, devi avere il telefonino e devi avere “gli amici”, frotte di “amici”. Solo io, e gli altri del nostro Non-Nucleo Zero, non avevamo nulla di tutto ciò, a meno che non avessimo ragioni nostre... ...al di là dello stereotipo obbligatorio. Se si vuole rimorchiare, si rimedia meglio e di meglio alla corsara, alla figlio-di-puttana, evitando i circuiti di fatto di Stato, paraStato e mafiosi. Lei era una fichettina tutta sculettante e civettuola. Di quelle che in “occidente” inizierebbero a darla, perché così fan tutte, a 12 o 14 anni, spesso, almeno all’inizio, o per tutto un periodo, senza neppure goderci perché il fiko od i fiki del luogo da cui fa prestigio farsi sverginare e trombare o ha l’eiaculazione precoce e/o lo sbatte dentro pure in malo modo (con un “prode” “colpo di reni”, si direbbe in Italiozia) fin dallo sverginamento. Invece, la fichettina taiwanese tutta sculettante e civettuola, provvidenzialmente trovata a Luis dai pidocchi di contorno, poteva arrivare fino ad abbracciarlo, ma non troppo, in Vespa. Ma quanto a dargliela, od anche solo a limonare seriamente, neppure ad immaginarlo. Tra l’altro lui era grasso e grosso, per cui lo stereotipo dei luoghi suggeriva che avrebbe potuto averlo abnomalmente grosso per la sopportabilità della fichettina gli era stata generosamente affiancata come pseudo-“ragazza”. Non è affatto detto, peso del pancione di lui a parte, non avesse saputo lavorare di gomiti e di ginocchia, o non avesse conosciuto l’arte delle posizioni in casi di non pre-esistente perfetta complementarietà fisica nelle posizioni di monta “naturale”. Ma, appunto, l’unico sesso “autorizzato” era che lei si toccasse, pensando al grosso lui, quando lui non era presente. Per chi si stufi del proprio dito, a Taiwan stanno andando di gran moda, da quello che ho intravisto nelle pubblicità TV, i cazzi di gomma dalle mille prestazioni, “meglio” di quelli veri: siccome molte arrivano vergini ai trent’anni ed oltre, che è anche l’età media degli spesso brevi [si separano e divorziano subito, molti] matrimoni, “il governo”, lo Stato, sta promuovendo, in via del tutto riservata, quasi segreta, alla cinese, un movimento per l’autosverginamento usando quegli aggeggi, sì che l’uomo trovi poi delle donne già esperte ...in sesso con cazzi di gomma, mentre l’uomo è esperto solo in sborrate con prostitute [abbondano le case chiuse o simili nelle Cine] e con la propria mano. Il telefonino, a Taiwan, serve, oltre che a darsi delle arie, e poi ormai l’han tutti e tutte, perché la mamma ti possa telefonare agitatissima anche ogni 5 minuti per accertarsi che tu figlia, od anche figlio, non stia facendo nulla “di sbagliato”.

Il programma di sorveglianza e d’infamizzazione di Luis s’intersecava con altri, naturalmente, ed era sotto direzione multipla. Differenti filoni concorrevano. Nessuno si fida di nessuno nelle Cine, per cui ognuno viene fatto attorniare da mille che controllano e si controllano reciprocamente.

In quelle cose, spunta sempre qualche inglés. Almeno in un caso come il mio. Si sia in Belgio, od in Cina, od a Taiwan, od altrove. Ora magari siete in una università cattolica creata e governata dai gesuiti che hanno finito per intersecarsi con massonerie inglesi e francesi. Se non hanno un inglés con qualche scusa per impattarvi direttamente, vi spuntano vari in contatto con loro per rete catto-massonica che vi manda cretine una più dell’altra per sapere “tutto” di voi e riportarlo all’“intermediario” tra voi e la supervisione inglés di quel che vi stan facendo o cercando di farvi. Ora vi spunta, magari in Cina, un gesuita o altro prete inglés che è chessò stato in Somalia, ha vissuto a Roma, che s’occupa, nel momento, di Cina in un’università cattolica americana e che, in trasferta coi suoi studenti in Cina, cerca di darvi da bere, mentre vi fa un apparentemente casuale accuratissimo “esame”, che rivesta un qualche interesse visitare, in visita organizzata dagli squadristi universitari del partito, aziende cinesi dei dintorni. Ora c’è un inglés insegnante di inglese nell’altra università cinese avete appena raggiunto, e vi viene consigliato di farvelo amico perché siete simili come interessi e spirito. Ora, a Taiwan, Taichung... ...vi dico tra poco! Comunque, a Taichung, di ingleses ve n’erano migliaia e migliaia, a cominciare dagli insegnanti d’inglese per appagare la mania dell’inglese indotta dal governo: l’uso accorto di Internet e della TV avrebbe potuto sostituire tutti gli insegnanti d’inglese e pure con gran profitto dal punto di vista dell’apprendimento. Ma nella Taiwan intempornea qualunque scuola voglia reclutare più studenti delle altre deve esibire qualche faccia inglés, o anche altra occidentale, tanto, per i cinesi, gli stranieri sono tutti americani.

Poi vi sono i locali. I primi, almeno come impatto diretto su di voi, sono i vostri insegnanti, se il vostro riferimento sono istituzioni scolastiche. Tutti spie ossesse. ...Anche quelli non vostri, quelli che vi mandano altri, o vi rimorchiate voi, o sono loro a rimorchiarvi... Lì a Taichung, alla 靜宜大學, anche per i foresti in programmi di scambio, c’era un solo insegnante per gli studenti d’ogni classe, visto che aggregavano anche quelli dei programmi di scambio ai corsi per privati, almeno nella fase d’apprendimento o pseudo-apprendimento del cinese. Alla 靜宜大學 non c’erano corsi complessi con insegnanti vari. I pochi in scambio venivano associati ai corsetti di due ore al giorno. Del resto 2 o 4 o 6 o 8 ore al giorno, alla fine conta quello che fai tu e quello che ti fai restare in testa. E non si può neppure pensare d’affrontare studi in una lingua come il cinese con qualche mese di scuola; dubito pure basti un anno, ma c’è qualche genio per cui basta ...anche se poi, genissimi a parte, non è vero che facciano gli studi davvero in cinese, dopo un anno di apprendimento della lingua. In Cina, nella RPC, con la valuta tenuta artificialmente supersvalutata, coi soldi arrivano dall’estero per i programmi di scambio, od anche solo dai pochi che s’autofinanziano, possono pagare insegnanti in quantità oltre che quantità abnormi di inutile sbrirraglia di contorno. A Taiwan, con stipendi magari la metà, non 20 volte meno come in Cina, degli standard internazionali, non possono coprirvi la giornata di corsi di cinese, salvo far pagare, ai numerosi che se li pagano da loro, cifre esorbitanti. Per cui, lì alla 靜宜大學, c’era l’insegnante unico e per sole 2 ore al giorno. ...insegnante unico nel senso che tu studente avevi solo un insegnante: c’erano naturalmente più classi, tante classi, di vari livelli, classi da circa 4 ad una dozzina di studenti ciascuna [gli studenti, sia nel campus a Shalu, che nella branca di Taichung City, dovevano essere in tutto un 200 circa]. Più insegnanti e più ore, e formalmente più variegate, c’erano e ci sono dove l’iscrizione era ed è più cara. Non che la 靜宜大學 fosse l’università in assoluto più convieniente a Taiwan, come prezzi. V’erano università con prezzi più ridotti. Ciò si verificava in taluni luoghi sperduti, oppure in periodi particolari od in altre circostante particolari anche lì a Taichung od area.

L’insegnante di cinese di Luis era 劉佳芬, Jiafen, visto che in genere si omette il cognome, il primo carattere (Liú, Liu senza tonalità, in questo caso), quando si chiamano o si evocano correntemente persone si conoscono. Per Luis, come per la larga generalità degli studenti, non era, invero, Jiafen, era 老師, laoshi, “insegnante”. Jiafen era una forse, potenzialmente, una ragazza di grandi qualità umane, ma proprio per questo avevano dovuto ridurla all’abiezione. Anzi, nelle Cine, se una persona ha almeno una qualche nobiltà, se ne fanno un punto di principio di ridurla al pidocchio standard, per quel che possono. Per un o un’insegnante è obbligatorio essere spione di Stato e di comunità. E Jiafen faceva la pidocchia spiona come tutte, sempre pronte pure per tutte le attività sociali da giovane fascista o giovane comunista, o giovane nazimaoista, ...da pidocchi militanti ed ossessi, insomma. Cori religiosi o non, campi, cose religiose od atee, ...alla fine è là tutto un unico sistema mafioso più di quel che possa essere o si possa immaginare nelle più mafiosa o inglés [è la stessa cosa, filmetti a parte; mafia uguale ingleses; infatti i filmetti li fanno contro gli altri che non contano nulla] realtà “occidentale”.

Jiafen, da un lato era generosa, dolcissima, nobile, con la spontaneità d’una bambina. Dall’altro una pidocchia di Stato. Tutti gli insegnanti devono esserlo. Un po’ tutti devono esserlo nelle Cine. Anche se si fa finta di non vederlo. Non noi di Hóngshé Huódòng / 紅蛇活動 / Serpente Rosso, che possiamo, oltre a ben sperimentati metodi correnti, usare stumenti automatici per verificare se la testa vuota del pidocchio presenti la caretteristiche supermaniacali e sviluppi una costante attività maniacal-ossesso-aggressiva. Ecco che allora Jiafen era controllatissima, spietata, abietta, severa. Caldissima eppure che si teneva la fichetta strettissima, anche nel portamento, con le gambone con le ginocchia incurvate all’interno a protezione della sua illibatezza e con passetti per non correre mai il rischio che falcate troppo lunghe e libere anche casualmente gliela aprissero o le fecessero venire troppa voglia a parte di quella che di suo, pur negandosi e reprimendosi, aveva.

Fin da quando la avevo incontrata, come insegnante, la spogliavo cogli occhi ad ogni sua mossa. Lei se n’era subito accorta. Pensavo a quante volte al giorno e con quanti dovesse trombare ...fino, poi, a scoprire che era una delle supervergini di Stato, senza neppure licenza di trombo, e senza neppure sue segrete trasgressioni. Andava a dormire col cane, una cagna, invero, per evitare rischi. Le piaceva toccare i ragazzi, chessò toccare la testa, le spalle, le braccia, ma finiva tutto lì. Lo faceva solo coi più giovani coi quali nulla, stereotipi loro e suoi, avrebbe potuto succedere. Lo faceva con gli alunni. Infatti restavano tutti rigidissimi. Poi, a casa, si toccava frenetica il clitoride, ma anche lì non troppo perché si sentiva troppo porca e troia se si mastrubata ed allora cercava, nei mille modi da quelli parti là cercano, di occuparsi la vita sì da pensare ad altro, anche se non ci riescono davvero a pensare al altro, e ad andare a letto ben stanca quando anche se il cazzo immaginato od i tuoi toccamenti ti riassalgono la mente, crolli comunque di stanchezza. Aveva cominciato ad eccitarsi per quel mio desiderio di montarla che mi assaliva ad ogni suo movimento. Le guardavo il culo, le gambe, la vita, il collo. Lei arrossiva nel più profondo, pur restando del tutto indifferente in apparenza. Aveva cercato di coinvolgermi nei suoi giri di incontri insegnanti-alunni. Era il suo dovere di spia di Stato. Ne aveva parlato, con poche parole, ma su quelle cose sanno come intendersi subito, con le superiori. La avevano incorgagiata a usare quel fascino che sembrava avere su di me, per attrarmi e per scoprire. Io volevo lei, non incontrarla, e pure con altri, per farmi sottoporre ad interrogatori. In classe le rispondevo male, talvolta... ...ma le riservavo anche diverse gentilezze e tenerezze. Le mandavo segnali che avrei passato la vita a trombarla, lei femmina non lei spia. Lei lo diceva a tutti che le interessavo. Eppur le avevano permesso solo di sfruttare quell’attrazione per scoprire e riferire. Non ce l’aveva fatta. Dopo un trimestre, settembre-novembre 2004, aveva chiesto un trimeste d’aspettativa in cui era sparita a studiare il coreano. Qual paio di volte che era tornata alla scuola per salutare colleghe e conoscenti, bastava che io passassi a dieci metri di distanza e, pur senza neppure guardarmi, s’irrigidiva. L’insegnante con cui l’avevano sostituita era una vecchia naziamoista. Ossessa, ignorante, però pretenziosa pur non capendo un cazzo, s’occupa della correttezza ideologica nazimaoista delle frasi o brani ti fa scrivere o dire, e solo dopo se siano corretti come lingua. L’unica anziana, tra tutte quelle fichette e ficazze, a parte la capa distaccamento (di quella pseudo branca cittadina del centro di cinese, lì lo chiamano “mandarino”, dell’università altrimenti fuori città) pur meno anziana di lei. Una vera nazi (usiamo un linguaggio per farci capire, quello i filmetti dell’era v’hanno ficcato in testa...), figlia di uno sbrirro del Kuomintang, divenuta tuttavia maoista in nome dell’unica e grande Cina. Nazimaoista è il termine per me corretto perché rende l’idea al di là di stereotipi su “comunisti” o “fascisti” o “nazionalisti”: a Taiwan, ma anche in Cina, s’offendono se chiami fascisti loro nazimaosti perché, essendo stati occupati dai giapponesi, i “fascisti” erano i collaborazionisti dei giapponesi, anche se in realtà in Giappone non è mai esistito alcun fascismo. Un’ignorante fanatica ed imbecille, questa naziamoista anzianotta. M’era subito venuta sotto chiedendomi, in pratica, se fossi finocchio. ...perché, Jiafen, messa alle strette, aveva detto che tutte le sue arti “femminili” [“uscire” con altri studenti e con lei presente come insegnante, e poi ognuno per conto suo perché a Taiwan c’è la probizione assoluta di relazioni d’amore tra insegnanti e studenti, ...infatti, anche se credete, non è poi vero... ...con una vostra od un vostro insegnante o trombate o vi sta prendendo in giro... ...non solo, le Cine sono tutta una finzione ed una prostituzione... ...un po’ come dappertutto, ma lì tutto è più ossesso]. Poi, cercando di dimostrare che non capissi nulla. Uno spasso... L’avevo fatta andare in progressiva crisi di nervi. Il trimestre successivo, marzo-maggio 2005, era tornata Jiafen/佳芬. Non ce l’aveva fatta di nuovo. Del 22 aprile 1978. Tuttora non arriva ai 30. Orami a Taiwan si sposano oltre i trent’anni, una parte consistente, forse non maggioritaria oggi-oggi ancora vergini. Altre non si sposano mai. Non so che percentuale non conosca mai uomo, pur progredendo cogli anni. Era classificata come “stretta” dall’organizzazione nazicomunista, che vuol dire severa con gli studenti, cosa che non era, e che vuol pure dire vergine di Stato, sebbene nelle Cine non abbiano il costume di alludere a queste cose. Appunto, quelle più troiazze, parlando con studenti, la definivano stretta. Tu capivi, che era una severa come insegnante. È quello loro troiazze volevano tu capissi, mentre però intendevano dire, e se lo dicevano ciascuna tra sé e sé, era ed è una che non la dà. Difatti, come insegnante è una pasta di ragazza, servizievole e premurosa. Alla base, bimba generosa e sincera, la maschera le cadeva in continuazione. Almeno, io lo vedevo. Poi ridiveniva gelida, falsissima, maniaca. Se si metteva ad urlare stigmatizzando che non parlassi cinese, le mandavo baci. Non sapeva come reagire. S’era messa a fare la severa con me perché s’era innamorata. Le mandavo i baci, quando faceva la severa. Se ne resta lì senza sapere come comportarsi. Poi si ricomponeva, ed evitava di imbarcarsi in situazioni in cui io le tenessi testa. Ma dopo, di tanto in tanto, ci ricadeva. Se mi veniva sotto chiedendomi, dopo averlo chiesto a tutti, quale fosse il mio modello di donna, le dicevo lei perché lei era bellissima. Se ne restava lì mezzo minuto a pensare come reagire a quell’affermazione inattesa nella sua ovvietà e sincerità, tranta secondi in cui calcolava le convenienze, gli ordini, i suoi desideri, e come dovesse calibrare il tutto nel contesto di una classe in cui lei era l’insegnante, la laoshi, che nelle Cine è il “commissario politico”. A Taiwan amano raccontarti la favoletta, è un dovere a Taiwan!, che loro sono più liberali che nella terraferma (già il fatto stesso che chiamino la Cina, “terraferma” ...è come confessare che sono la stessa cosa). Tutte balle. Sono maniaci allo stesso modo che nella RPC. È tutto come nella RPC. È solo che sembra sia differente. C’è chi non lo vede neppure nella RPC, quel che i maniaci fanno.

Di nuovo, Jiafen/佳芬 non aveva retto. Ed era arrivata un’altra, a giugno 2005. Ben convinta ed imbeccata e, tuttavia, che non c’aveva troppo la passione di rovinarsi la salute per far spionaggio. Una ragazzetta sposata con un inglés e che aveva appena avuto una bambina. Resterà fino a giugno 2006. Poi, nella classe dove sono io, tornerà la anzianotta e disgustosa nazimaoista (che lascerò, dal disgusto [in pratica, la nazimaoista farà, poi, in genere, lezione ad un solo studente], mercoledì 24 gennaio 2007, quando mi farò mandare nella classe di 劉恆吟/Liú Héng-yín/Liu Heng-yin, che avevo già avuto nel trimestre 6-8/2004]). La ragazzetta andava troppo veloce. Le altre insegnanti facevano due, tre, lezioni di libro a trimestre. Lei ne faceva il doppio o il triplo e con contorno di mille altre cose. Aveva giapponesi ed altri super che si trovavano bene così. Io stesso, che ero il meno o per nulla eccelso della compagnia, le avevo detto che non c’erano problemi. Meglio una che va veloce che una che la mena sempre sulle stesse cose. ...anche se poi un paio, un americano ed una canadese, s’erano fatti retrocedere con una che andava lentissima [劉恆吟/Liú Héng-yín/Liu Heng-yin, esattamente dove li raggiungerò io il 24 gennaio 2007, ma non perché andava lentissima, per tutt’altre ragioni] ad più di un volume e mezzo prima quello che stavamo oramai facendo con l’anzianotta nazimaoista. Meglio imparare il 5% di tutto che il 100% di niente. Inoltre, la ragazzetta aveva avuto il mandato di scoprire, anche lei, tutto su di me. Tuttavia, a parte il menarla che mi piaceva Taiwan per montare fanciulle, battute cui non riceveva alcuna risposta né ammicco d’alcun genere, se non, eventualmente, mie perplesse stropicciate di sopracciglia, più in là non andava. Riferiva che non scopriva nulla, ma all’organizzazione nazicomunista cinese non piaceva.

Così, alla fine l’avevano sostituita con la vecchia sbirra. Avevano punito la ragazzetta perché, andando troppo, veloce rovinava la speculazione sulla lingua cinese (tutte le scuole di lingue sono speculazioni; le si frequentano per altri motivi, i più diversi) e punita per scarsità di spionaggio. Non ci metteva troppa passione. La ragazzetta parlava, parlava, con l’ardente ossessa nazimaoista che era la proprietaria della scuola, la troiazza Jenny Wu [伍純樺], con marito sudafricano di nome forse Matt Leve, così coma si dilettava a parlare con sue colleghe, ma alla fine non aveva nulla su cui riferire. Anzi, lei stessa, di tanto in tanto, mi lanciava delle occhiate turbata perché le guardavo con desiderio le labbra ...non aveva grandi attrattive, era magrissima, eppure mi dava l’aria della gran chiavona ed aveva due labbra, dunque una fichetta, che dovevano essere grandiose per sollazzarvisi, ...le labbra con le labbra, le altre labbra, tra le gambe, per metterci il proprio coso. Ad una festa, l’avrei portata, in una stanza vuota e montata pure in piedi, un po’ per trasgressione, un po’ di desiderio. Pur sicuro di una magnifica esplosione, non è la tipa con cui mi ci sarei visto una seconda volta o troppe altre volte. Eppur m’appariva passionale, ribollente e gustosa sebbene sotto un’aria scialba. Un gustoso limitato, per i miei gusti, probabilmente.

Jiafen/佳芬 reduce da quell’insuccesso con me era stata passata a nuove infamità. Io le avevo detto chiaro che a me interessava lei, non le sue infamità. A lei femmina interessavo io. O così, sembrava e cosi aveva raccontato un po’ a tutti. Ma, poi, quando ridiveniva insegnante cinese, anzi era pressoché sempre insegnante cinese, o cinese e pure insegnante, le interessavano solo le sue infamità. Ed il suo essere insegnante predominava, appunto, su tutto, fino ad allora e fino ad ora almeno. Il futuro è sempre incerto, sebbene poi si ripercorrano sempre le stesse routine salvo persone eccezionali ed eventi eccezionali. Sta di fatto che quando ho chiesto a Jiafen/佳芬, direttamente, il 14 agosto 2006, di vederla, solo lei e me, io e lei, lei semplicemente s’è tutta irrigidita e non ha risposto. Era ed è autorizzata solo di vedermi con altri e non in situazioni dove io potessi “lavorarmela”. Con altre ed in altri contesti è essenziale insistere. In situazione ossessa e tra ossessi, non sarebbe servito a nulla. Non rispondere è anche un modo di lasciare una situazione aperta. Sta di fatto che fino ad oggi non ha riposto. Non è autorizzata e non sa fare di testa sua.

Così, Jiafen/佳芬 era stata concentrata, per un periodo (2005-2006, quando Linda mi contatta e prima), sullo spionaggio di latini, che erano suoi studenti. Andava a casa loro. Li seguiva. Riferiva. Nulla di personale. Tutto come insegnante, ben tenendo le distanze e solo per riferire. Non che ci fosse nulla da riferire, ma i cinesi, non solo loro, sono ossessi. L’assisteva l’altra insegnante, la sua amica, una fichetta calda caldissima e forse non così casta come lei. 洗碗精, Xi o Xian Wan-jing era uno dei suoi nomi. Ma ne usava, od altri ne usavano con lei, pure altri. Poi c’era la troietta che avevano affibbiato a Luis come pseudo-ragazza. Ed ancora Linda col suo pseudo-ragazzo. Tutti controllavano tutti. Jiafen/佳芬 controllava che la pseuda-ragazza di Luis non gliela desse. Linda e lo pseudo-ragazzo di Linda spiavano gli stranieri e controllavano le colleghe di spionaggio. Eccetera eccetera. Era tutta una cosa così. Quelle cose alla cinese, dove non si sa che si fa, né perché, ma che si deve fare gli infami perché così deve essere.

Luis era divenuto straordinariamente cooperativo coi nazimaoisti. La coperativa delle pidocchie era trionfante, per avere uno di cui poter far quello avesse voluto la “Grande” Cina. Poi c’erano degli ingleses anche loro con le loro manie. Qualcuno pensava solo a scopare, magari non proprio con cinesi. C’era fica anche migliore, ed anche più disponibile, fuori dalla cerchia delle cinesi dove, a parte Jiafen/佳芬che comunque non la dava, l’amica insegnante 洗碗精 / Xi o Xian Wan-jing che non la dava a foresti, erano un po’ tutte o delle schifezze o sull’ordinario. Altri pensavano solo a bere. Qualche d’un altro pensava a spiare non si sa bene cosa.

Il giro di tortura sopra di me (allora in 5F-3, 430, DaJinJie / 大進街) che era, come dappertutto in questi sette anni, tortura di Stato (con istruttore della Polizia con famiglia che opera direttamente il primo mese e poi con una messe di pidocchi operativi da lui istruiti e seguiti per più di un anno finché crollano tutti, rinunciano, e mi fanno sfrattare sotto forma di non estensione del contratto di locazione), le provava tutte per agganciarmi, dopo che io m’ero fatto agganciare facendomo trovare casa da tre delle milizie nazimoiste che m’avevano agganciato proprio per quella missione e poi le avevo scaricate (...erano così disgustose...). Aveva mandato decine di scemette che avevo liquidato in vario modo facendole sentire ancora più sceme di quel che erano. Continuavano a tempestarmi non continue richieste di “amicizia” email o tramite messenger, che bloccavo e cui neppure rispondevo. I nostri strumenti controllavano la provenienza di tutti. Quando faceva comodo fingere di abboccare, si fingeva d’abboccare. Quando faceva comodo fare i duri, si faceva i duri e neppure si dava corda a quegli imbecilli maniaci.

Ecco che avevano mandato sotto Linda, che s’era offerta dicendo che lei era più furba di tutte, che avrebbe scoperto il mio numero di telefono e chissà cos’altro. Ah, sì, il telefono era una delle altre manie di quei pazzi ossessi. Io dovevo avere il telefono, ma non davo il numero a loro. Insomma io avevo un telefono ma non lo usavo. Geniale! Oppure usavo il telefono solo per comunicare con la nostra non-organizzazione, loro non riuscivano neppure a vederlo nella loro strumentazione ancora più fasulla di loro, tanto meno ad intercettarlo ...ma lo avrei svelato alla più furba di loro... Ecco, comunque, che dovevano a tutti costi scoprire che telefono avessi per permetter loro di metterlo sotto controllo e contattarmi pure con esso non solo con strampalate email e richieste connessione messenger. Ogni tanto compariva, magari una sola volta, qualcuna che mi diceva che se volevo rimorchiare dovevo avere il telefono. ...per vederla una volta (ecché non lo sapevo che erano o agenti mandate o sceme mandate da agenti che avevano avuto l’incarico di mandarle?!) e poi telefonarci tutti i giorni... Altri e altri insistevano, suandenti, che dessi loro il mio numero di telefono ed arrossivano offesi quando dicevo che non lo avevo. Loro sapevano, si dicevano, che io avevo il telefono. Il Potere lo aveva detto loro: “Ha il telefono, ma non riusciamo a scoprire che lo abbia, ...ecco dovete scovarlo. ...Lo ha! ...Abbiamo bisogno del numero!” Siccome non glielo davo questo inesistente numero del mio inesistente telefono, ognuno ed ognuna doveva essere più furbo degli altri e farselo dare, salvo appunto offendersi quando ripetevo che non lo avevo. Ma loro “sapevano”. Sapevano che io avevo il cellulare. “Sapevano”, perché erano così imbecilli di fidarsi tra e di imbecilli tutti convintisi l’un l’altro che io dovessi avere il telefono. In realtà, tra noi di Hóngshé Huódòng / 紅蛇活動 / Serpente Rosso, comunichiamo, ma con altri mezzi neppure quei manici imbecilli si sognerebbero mai. ...ma, appunto, loro “sapevano” che “dovevamo” avere il telefono. Mai esistiti telefoni. Comunichiamo altrimenti ed in modo assolutamente non intercettabile, mai, da nessuno. Quando vogliamo farci “intercettare” ci facciamo sentire dai loro strumenti, spariamo loro un film fasullo. Non essendo intercettabili, si erano sognati avessi dovuto avere un telefono cellulare. Ecco, se avessero avuto il numero avrebbero saputo di che si trattattava ed avrebbero potuto intercettarlo: così si dicevano. Illusi. Imbecilli ossessi incastonati in dementi ossessi! ...il demente con l’imbecille incorporato...

Come già detto, con Linda, vedemmo il 30 aprile 2006, di domenica, la sera, lo stesso giorno che mi aveva contattato. Mi aveva contattato la notte, poco dopo la mezzanotte del sabato. Era già domenica 30. Il giorno stesso, dopo la notte, dopo la giornata, verso sera credo, ci vedemmo. Arrivò tutta agghindata. Era “furba”. Avevano contattato un italiano che mi aveva visto mezza volta, che sapeva “tutto” di me, ...figuriamoci per mezz’ora che avevamo parlato di nulla!, e che le aveva detto che montavo tutte le ragazzette incontravo. Se l’era inventato lui, che aveva montato qualche cinquantenne sul macabro e qualche prostituta in trasferta a Taichung dove fingeva d’esser ragazza per bene, ma fidanzata altrove, in cerca di sesso segreto con straniero in città lontana dalla sua. Linda arrivò dunque sculettante, pur senza culo né culetto, e vestita “bene”, schifezza ordinaria anche nel vestire, senza neppure chessò una bella pelle o la voce arrapante o delle labbra sensuali. Prima guardo il culo, poi la pelle, poi se sono “oche” (che sono poi, in genere, pure le più intelligenti prima apparenza a parte!): non m’occorre altro per impazzire o no.

Linda non aveva nulla. Né culo, ne bella pelle, né belle labbra, né altro potesse eccitare i desideri. Era pure furba furbissima furbastrissima. S’era agghindata, per come può agghindarsi una che appunto sceglie il pezzo migliore che ha tra i bei vestiti che non ha, ed appena m’aveva visto era arrossita del tipo, ecco se ora mi salta addosso cosa faccio?. Non ci pensavo neppure lontanamente, neppure solo a toccarle la pelle delle mani o delle braccia o del viso per farle venire qualche eccitazione o qualche idea, magari per le volte successive. Era pure una sul volgare. Parlava a voce altissima, come un po’ tutte quelle dell’arrasso che hanno sindromi da prostituta “professionale” [“professionali”, ma non troppo, anzi per nulla, in verità] e con uscite stravaganti. Una volta, non la prima volta ci vedemmo, continuava con “ecco questo [doveva essere una variazione di qualche frase c’era sul libro o su qualche compito] significa “m’hai messo incinta”, o “sono incinta”” C’era uno con figlio affianco che sghignazzava pensando: “ecco l’hai messa incinta...” oppure “brava tu fessa che ti sei fatta mettere incinta e glielo dici senza che lui batta ciglio...” E lei continuava, impeterrrita, neppure accorgendosi, infatuata dalla propria stessa parte d’improvvisata “insegnante” di cinese. Era tutta uno spasso... Natutalmente sapeva tutto di me... Che stavo sempre al computer (uno ci lavora e studia...; quando non studio in altro luogo o non dormo, in verità...), che dovevo avere il telefono (“ecco, sì, dai, non farti problemi, dammi il numero...”) ed altre cazzate una più pazza dell’altra. Era quello che le equipes di tortura d’appartamento avevano scoperto di me... ...È per questo che tutti quelli e quelle delle equipes di tortura bianca avevano tutte e tutti dei sorrisetti saputi ed onni[im]potenti... ...sapevano tutto...

La seconda volta ci vedemmo, due giorni dopo, martedì 2 maggio 2006, aveva già pronta la prima belinata. Voleva farmi conoscere un inglese, “sai, è una persona proprio buona”. Io in quelle situazioni le guardo, le guardo e basta. Lei: “Ti interessa conoscerlo? ...sai è stato in Italia.” Ed io: “No, non mi interssa”. E poi la guardo. Non era la prima volta. Subito, la cinese che hai di fronte, e Linda non fu diversa: “Ma non è mica gay!” ...ecchemmefrega se è gay o se non lo è, t’ho solo detto che non m’interessa conoscerlo. Era uno della rete di spionaggio inglés, la mafia delle mafie planetarie che ammorba il pianeta e di cui i tortuatori d’appartamento cinesi ed altri sono solo dei supermaniaci cooperatori. Siccome il Sismi si vergogna, i cinesi sono troppo eccitati da torture e linciaggi, los ingleses, che danno la strumentazione, vorrebbero scoprire chi è questo grande terrorista superclandestino che deve essere obbligato a ritornare in Italia e preferibilmente in camicia di forza. Conoscevamo già tutto. Non me ne fregava nulla di incontrare altri maniachetti sottutto e che non sanno un cazzo di niente né di nessuno. Sanno solo fare, e pure senza successo con me e con noi, i tortunatori da camera di sopra ed affianco. Ci vedemmo altre volte con Linda. Lei mi aiutava con cinese. Io con l’italiano anche se lei lo faceva così, solo come scusa per vedermi e scoprire chissà cosa. Le era pure scappato detto che non gliene fregava nulla di imparare l’italiano che lo faceva così per fare. ...sì, insomma, per vedermi e vedere se scopriva qualche grande segreto.

Decidemmo per dare una botta subito a Linda ed a Luis. E poi altre cose, di vario genere, ad altre e ad altri. Non era la prima volta. Ah, l’abbiamo fatto e lo facciamo pure con statisti o quasi candidati statisti, capi di servizi, -oni -oni... ...non ce la prendiamo coi pidocchietti dimenticando i pidocchioni. Né coi pidocchietti dimenticando i pidocchietti. Pur nell’irrorazione di radiazioni che comunque li fotte su scala di massa [se lo vogliono!], c’è talvolta necessità di focalizzare, di aumentarle per qualcuno o, addirittura, di dare delle botte

Il turno di Linda venne mercoledì 21 giugno 2006 alle 15:30 mentre in vespa stava andando all’università. Un raggio satellitare diritto in un certopunto del cervello per bruciaglielo e farle perdere per un attimo sensi e controllo. Le è andata bene, in apparenza. È rotolata, ma s’è salvata. Crede lei. 4 mesi per riprendersi, le han detto. Il compleanno, il 23, in ospedale. Martedì 27 giugno era già fuori. Sebbene con forti dolori di testa e depressione profonda anche se sempre sorridentissima. Si illude. Non si riprenderà più. Non avesse fatto la pidocchia non le sarebbe capitato. Almeno, non lì, non da noi.

Sabato 24 giugno 2006 viene il turno di Luis, mentre con la pseudo-ragazza dietro, e Jiafen su altra moto che li segue per controllarli, sta andando a casa. Di ritorno da una sera inutile tanto per dire che sono andati tutti in qualche locale, con insegnanti al seguito per spionaggio. Si spia meglio quando le prede sono “rilassate” ed “al naturale”, cioè fuori dall’aula scolastica. Capisco un’insegnante che vada per motivi suoi, magari per trombare o farsi trombare da allievi. Ma che debba andare per spiare nessuno sa cosa...

Al botto sia Luis che la pseudo-ragazza volano. Lei se la cava con un dente e qualche contusione al viso. Le abbiamo bruciato parti della testa vuota, oltre al fatto che continua ad essere sottomessa al programma di radiazioni solito, per cui comunque, pur in vita, vi saranno, già ci sono, peggioramenti drastici delle sue condizioni generali. Lui non se la cava. Tuttavia non muore sul colpo. Va in coma, sembrerebbe irreversibile. Ecco che si scatena una canea davvero disgustosa delle spie e del governo le aveva mandate. La vita di Luis viene messa in piazza. Jiafen scrive su qualche sito, oltre alla sua biografia familiare (parte essenziale dell’infamaggio è farsi raccontare mille volte tutto, tutte le stronzate, sì da poterle eventualmente usare contro l’infamato... ...il momento viene sempre), che neppure lui se la cavava con l’inglese e che anche col cinese non progrediva ganché. Lasciamo stare il cinese, che è la lingua che è. L’inglese di Jiafen non è particolarmente grandioso, infatti lei, pur ottima in varie lingue orientali, non osa parlarlo, anche se s’illude di scriverlo, per cui che si mettesse a fare commenti su uno pressoché morto... Più interessante, ed ancora più disgustosa, tutta l’operazione che il governo con le sue spie fa e che svela la considerazione in cui sia tenuto l’altro, il foresto, nelle Cine, Taiwan inclusa. Lasciamo anche stare il racconto pietoso del Luis di famiglia povera, senza più i genitori, e con solo un fratello maggiore, racconto pur funzionalizzato a rimproverare (lo fanno in varie spie taiwanesi in luogi differenti ma tutte nello stesso modo, con le stesse parole), in pratica, a “quello stronzo del fratello poveraccio” che per via, in pratica, di quello “stronzo ormai quasi ma non del tutto cadavere”, dunque non più utile a riempire quella casella di quel programma di scambio, “il mio governo ha dovuto pagare il biglietto per farlo venire a Taiwan per vedere di avere l’autorizzazione a staccare la spina al fratello e per far ciò il mio governo ha dovuto spendere ben 2'400 dollari.” Lo ripetono come un ordine, e promuovono collette, implicitamente, per sollevare il loro governo dal quell’onere, invero non eccessivo e del tutto fisiologico per un evento eccezionale. Mannò i cinesi, le cinesi, le spie cinesi son così. Le Cine sono così. “Governo” significa “Il Potere”, la Cina, le Cine. Ormai quello, prima da adulare e coltivare, era solo uno stronzo che costava al loro governo, al “mio governo”. Ed allora hanno promosso sottoscrizioni private, cui nessuno ha aderito, per raccogliere fondi non si capiva per cosa. In realtà, perché il loro governo, “mio governo”, aveva dovuto spendere “ben” l’equivalente di 2'400 dollari solo perche “lo stronzo” non era morto subito ed allora occoreva far firmare qualche carta ad un familiare per ammazzarlo staccando la spina. Ecco che dovevano raccogliere fondi, tra stranieri, affinché il loro governo non crollasse sotto il peso di quei 2'400 dollari.

Abbiamo colpito, ma non a quel modo, anche Jiafen, con conseguente aumento delle sue ansie. Ed abbiamo operato un ulteriore intervento, ma non come quello qui descritto, sulla già pseudo-ragazza di Luis, tanto per consolidare le sue ossessioni.

Sì, possiamo e vogliamo fare solo del male, e pure devastante, quando colpiamo. Non possiamo colpire, con radiazioni, ipnotizzatore ed altro, per “fare del bene”. I pidocchi vanno distrutti ed aiutati ad aiuto-distruggersi. Non possono, da soli, uscire dallo stato pidocchiesco. E sono così ossessi che mai si metterebbero nelle mani nostre che sole potrebbero, almeno per una percentuale [altri sono comunque irrimediabilmente autocondannati], trasformarli in non pidocchi. Il pidocchio vive in uno stato di auto-esaltazione ed auto-appagamento senz’appagamento che non gli permette neppure d’intravedere l’uscita dal tunnel autodistruttivo. Ottimo per la fabbrica e la schiavitù spietate, al contatto con un mondo variegato e pur con esseri umani, il pidocchio conduce alla distruzione le comunità sociali e statuali che su d’esso si fondino.

Ah, no, non è una morale della storia, né una giustificazione. In guerra non c’è morale, non ci sono giustificazioni. Se lo sono voluto e se lo vogliono. Ormai è tutto inarrestabile, per quel che riguarda noi. Cose come quelle sopra sono solo un un di più, neppure essenziale.

lunedì 29 gennaio 2007

Chinese Asylums 6. Taiwan. Taichung. Un altro weekend d’ossesso in 篤行路85號

Chinese Asylums 6. Taiwan. Taichung. Un altro weekend d’ossesso in 篤行路85號
by Georg Rukacs

In altre parti del mondo si farebbero i weekend, ed anche gli altri, giorni di sesso. Non nelle Cine, ed anche in altri luoghi invero. Lì ogni giorno, ed il weekend ancor più, è d’ossesso.

Abbiamo progressivamente dato le coordinate di questa incredibile storia vera. Familiari ed altri ossessi mi hanno infine inventato come superterrorista e/o superdelinquente in superclandestinità. Sismi e Sisde dei governi D’Alema, pur non credendoci, c’hanno creduto. Per cui all’estero, dove studiavo e solo studiavo, è iniziata, prima in Belgio poi nelle Cine, la tortura ed linciaggio da camera. 7 anni fa. Ininterrottamente. Qualche giorno in cui non sapevano dove trovarmi, a parte. Nelle Cine, lo scopo specifico, me l’hanno detto più fonti in vario modo, è che me ne torni in Italia. Vorranno riiniziare il mobbing sul lavoro, appena ne avrò uno, oppure s’inventeranno qualcos’altro. Le risorse dei paranoici ossessi sono infinite. Anche quelle dei paranoici invidiosi ossessi, anche se non credo d’aver nulla da invidiare. Ed i paranoici ci credono e sono spontaneamente solidali tra di loro. Si sostengono l’un altro. In termini generali, funzione della tortura bianca da camera è il crollo in poche ore o pochi giorni. Qui dura da 7 anni. In genere, uno non capisce cosa succede e, comunque, la tortura rumorica mirata [con apparecchi da guardonaggio-localizzazione e conseguente pedinamento centimetro per centimetro] da svegli e la sua intensificazione nel sonno [gli apparecchi hanno la detezione delle posizione degli occhi ed anche delle altre rilevazioni elementari], conduce al crollo psicologico e fisico. In poche ore od in pochi giorni. Ho visto vari casi. I colpiti se ne vanno e restano con danni vari.

Non si pensi che sia un’invenzione questa degli apparecchi che attraverso i muri vedono la posizione degli occhi. Qui li usano perfino per dirigere rientri ed uscite dalle stanze d’operazioni segnalando uno, magari vigile, che stia dando loro la caccia, in che direzione stia guardando. Certo, se poi io m’alzo in piedi di scatto ed apro la porta dietro la quale quatto quatto deve passare uno per andare alla sua, od uscirne, e lo sorprendo nonostante loro lo rassicurassero che ero occupato in altre cose e con gli occhi fissi in altra direzione.... ...non possono prevedere quello che uno, soprattutto se dà la caccia a loro, farà un attimo dopo. Però, vedono in che posizione sia ed in che direzione abbia gli occhi. E, naturalmente, vedono se uno li abbia aperti o chiusi: ma questa era la base della tortura del sonno.

...questa è la realtà, quando i politicanti e gli statistucoli va la menano con torture, pene di morte, diritti umani. Tutte balle, con cui amano abbellirsi!

Dunque, Taichung, Taiwan, Cine, e relative milizie nazicomuniste. Qui, a Taiwan, sotto la direzione della polizia segreta. In Cina sotto la direzione del Partito.

Dopo i trambusti precedenti ci sono dei cambiamenti, forse solo momentanei. Gli ossessi restano sempre ossessi. Non rinunciano mai ad essere ossessi. Fino a quando non saranno eliminati, tutti. Visto che i colpi ossessivi non m’hanno demolito, ora forse puntano a menare dei colpi di tanto in tanto. Pensano dorma e menano un colpo per svegliarmi. Uno è nel risveglio, sente un colpo, e si dice “ecco m’hanno svegliato” e si riempie di rabbia. Mannò, chissà quanti ne hanno menati ed uno continuava a dormirsela. Non è il caso d’arrabbiarsi perché si pensa t’abbiano svegliato Nessuno può svegliarti se dormi. Poi li menano pure da sveglio, per cui o lo fanno per ricordarti che esistono oppure perché non ti vedono gli occhi e dunque non sanno bene che tu stia facendo. Questo succede soprattuto quando operano da sotto o quando metto delle difese, oppure quando il confusometro li confonde e fa loro credere quello che non è. .

La notte tre mercoledì 24 e giovedì 25 gennaio 2007, i pidocchi restano più o meno inattivi. Continuano i ticchettii durante la giornata di giovedì 25 gennaio 2007. La notte tra giovedì 25 e venerdì 26 gennaio 2007, i pidocchi restano più o meno inattivi. Venerdì 26 gennaio 2007 mattina, i pidocchi apparentemente se ne vanno. Tuttavia “il dovere” ossesso chiama. Infatti, pidocchi ritornano poco dopo. La pidocchia è sempre più depressa, dunque non ama restare sola nella stanza silenziosa e buia quando viene buio. Ho usato di frequente l’ipnotizzatore rapido che funziona anche attraveso i muri. Poi, sono andato di là e l’ho inculata, anche se a livello cosciente lei non può ricordarsene.

Loro sono dei “grandi” strateghi. Tendono sempre delle grandi trappole. Ora, al punto in cui sono le cose, con tutto noto ed io che loro sanno so pressoché tutto di loro hanno solo due soluzioni. O m’ammazzano, ma non è detto che ciò non crerebbe loro ben altri problemi senza sopprimere quelli che già hanno sia qui, che in Italia, che altrove. Siano pidocchietti o presidenti o re, stiamo bruciando la testa vuota ed andando alla distruzione di tutti i pidocchi, sia nelle Cine che altrove. Li obblighiamo ad autodistruggersi. Se m’ammazzano non risolvono nulla. Anzi, perdono pure la speranza che qualcuno di loro [non come pidocchio, perché come pidocchi saranno tutti liquidati] possa salvarsi. Comunque non è difficile ammazzare uno come me. Anche in questo momento. È un attimo. L’altra soluzione, per loro, ed è quello stanno ora coscientemente tendendo [li intercettiamo, sia qui che altrove], è che mi metta ad urlare sì da poter chiamare un’ambulanza. Infatti si riempiono di rabbia se faccio altro, ma senza parlare. In realtà, un’ambulanza possono chiamarla comunque. Telefoni, la chiami e in 5 o 10 o 30 dichiarano, mentendo, che stavi urlando fuori di testa. Puoi anche farlo dichiarare, comprandoli agli ambulanzieri e poliziotti. Glielo ordini e loroo mentono. Tuttavia, che possano indurmi ad urlare, e pure fuori di testa, è del tutto escluso. Anche perché mi fanno solo ridere. ...ma mi trattengo dal ridere con schiamazzo.

Tanto per aumentare il loro nervosismo e le loro ossessioni, tutte le volte che la paurosa Lin, che gestisce i tre piani, è salita qui, ho usato l’ipnotizzatore rapido e l’ho inculata con mia grande soddisfazione ma anche sua. Anche con altre, che operano qui. Ho già raccontato che la pidocchia, anche non ricordandosene a livello cosciente, interiorizza i godimenti, ed ancor più quelli corsari, in ansie autodistruttive. Del tipo: “Me la son goduta davvero dunque sono colpevole di fronte al Potere che non avrebbe approvato tale godimento che mi ha liberato, pur per un breve intervallo, dalla sua soggezione e m’ha fatto intravedere altri mondi. Dunque sono colpevole ed ora devo star male, o peggio di quanto già non stessi.” Ecco, i pidocchi cinesi, e non solo, [s]ragionano così. Alle pidocchie qui ho fatto questo. Coi pidocchi abbiamo operato in altri modi.

Venerdì 26 gennaio 2007. Alle 14:30, la paurosa Lin, che gestisce i tre piani, sale per aprire la stanza di svincolo. Poi sale un pidocchio. Prima nella stanza di svincolo. Poi affianco, dove assieme alla mignotta-pidocchia [quella che ha la stanza sotto affianco] si mettono a ticchettare, con ticchetti sottili, fino alle 18:00. Poi, profittando che il pidocchiotto non ci sia, il pidocchio si fa una sborrata con la mignotta-pidocchia che quando lui la ringrazia gli dice “dovere, compagno!” A fine lavoro, la sera tardi, torna il pidocchiotto affianco. Notte con tonfeggi intenzionali solo occasionali e tuttavia con un nervosismo che rileviamo montare nella sua testa vuota dei pidocchi.

Il sabato il pidocchiotto affianco lavora, certo con la sua stanza a disposizioni delle milizie se devono entrarvi guidate dalla paurosa Lin, e comunque con qualche pidocchio sempre in vigilanza contro “il nemico”, io. Ah, se la sono creata tutta loro. Non chiedete a me di cosa io sia nemico. Neppure loro lo sapevano, né lo sanno. Lo sapete come sono i pidocchi. Dai loro uno da torturare, da linciare, da ammazzare e sono felici: una [s]ragione se la trovan sempre. Te ne freghi e dunque resisti?! Ecco, la dimostrazione che devi essere colpevole di qualcosa. Uno qualunque, ed innocente, non se ne frega, non reiste. Anzi, si danna e corre a mettersi a disposizione. “Ditemi che devo fare...” E, poi, lo fa, naturalmente.

Sabato 27 gennaio 2007. Alla 19:00, rientra il pidocchiotto affianco. Alle 20:30, esce. Alla 20:40, l’equipe di tortura e linciaggio notturni si mette in azione. Non con grandi azioni sostenute a dire il vero. Sono “sottili”. Dei “grandi” strateghi e dei “grandi” tattici. Sgomberano la parte di muro in corrispondenza del mio tavolo e del mio letto, che non sono comuque attaccati al muro affianco. Mettono lì un apparecchio e ci si mettono loro stessi. Ossessivamente attaccati al muro, come un’ansia d’esserti addosso. Fino al mattino tambureggiano con le dita sulla parti di legno o rotolano oggetti leggeri in prossimità del muro. Parlottii da delusione. Poi alle 9:30, qualcuno esce, simulando il controllo dell’acqua calda. Mentre il pidocchiotto affianco con altra la mignotta-pidocchia cercano di dormire senza riuscirci.

Un ragazzo ed una ragazza avrebbero passato la notte ed il giorno a trombare. Loro, invece, con la luce accesa, messisi ben in prossimità del muro confinante con la mia stanza, eccoli lì ed esaurirsi in ticchettii, tamburelli e rollii d’oggetti senza reazioni nella mia stanza. La mattina di domenica sbadigliano e commentano svogliati l’inconcludenza di tale geniale lavoro notturno cui la preda, io, avrebbe dovuto reagire mettendosi ad urlare oppure a battere, sì che la paurosa Lin apparisse dicendomi che stessi mai facendo e montando un incidente col “tranquillo” vicino ...in servizio di battitura per dare un saggio pratico della “millenaria cultura cinese” di dementi ossessi. E di lì a catena, chessò polizia, ambulanza, “devi andartene da qui”, “devi andartene da Taiwan”, “devi andartene dalle Cine”, “devi ritornare da dove sei venuto”. Nell’immaginazione... ...perché feccia da galera e da manicomio sono tutti quello hanno montato ed eseguito questa storia, e, di mestiere o di demenza privata, vivono montando ed eseguendo queste storie. Tutti, nelle Cine, basta Il Potere lo chieda loro. Nella realtà, poi, lo schemino “obblighiamolo a creare un incidente dove alla fine il colpevole è lui e solo lui, e lo si grazia se se ne va subito” magari non sempre funziona.

Domenica 28 gennaio 2007. Per loro, si trascina così. Dopo una notte di rumoreggi inconcludenti, la giornata si trascina in appostamento per guardonaggio. Ben attaccati al muro, che hanno sgombrato da cose precedenti erano lì e contro cui hanno messo un apparecchio da guardonaggio-origlionaggio. Guardonaggio di nulla. Io non ci sono neppure. Non c’ero neppure il sabato. Ero andato altrove. Loro devono “controllare” me che credono sia lì. Non proprio controllare perché non c’è nulla da controllare e neppure sanno che dovrebbero controllare. Devono essere sempre presenti a guardonare e cercare di innervosire e far uscire di testa. ...il tutto secondo criteri loro, da pidocchi. E con strumentazione da guardonaggio fornita da governi e loro strutture. Nulla che si trovi al mercato od in negozzi specializzati. .

Un po’ prima delle 23:00 la mignotta-pidocchia, col pidocchiotto che non sa che fare (lui è la copertura subito messasi a disposizione perché il Potere potesse operare dalla sua stanza), ha una crisi di nervi, dopo una giornata in cui è ancor più depressa del solito, e stacca l’apparecchio di guardonaggio. Il simulatore di presenza le stava mostrando un cazzo enorme che la invitava a venire a farsi trombare, pagando pure, 40,000 taibi, e le sussurrava che visto che era pidocchia lavorasse a far toc-toc invece che cianciare e cianciare depressa ed ossessa. Lei ha avuto una crisi di nervi da pidocchia incompresa. “Maccome io sono una pidocchia messasi subito a disposizione per un lavoro da pidocchia e la mia preda, invece che esplodere, o crollare, o crollare ed esplodere, mi dice che mi ama, che mi ringrazia, ma che comunque, visto che sono una troiazza scema e malata, lavori, faccia toc-toc, invece che cianciare del guardonaggio del nulla.” Poteva trombarsi il pidocchiotto da copertura. Ma lei non prova nulla, mentre lui, appena se lo sente duro, glielo mette dentro e viene dopo quattro strofinbate oppure gli s’ammoscia per questa che gli apre le gambe senz’ardore e con aria da fapprestochedobbiamolavora’, e lascia perdere con aria imbarazzata. No, la pidocchia ha avuto una crisi di nervi da impotenza: “Maccome, io devo distruggerlo, distruggere una Persona, e la Persona mi deride e se la ride?”

Notte coi due pidocchi in depressione che restano inattivi. Poco prima delle 8:00 sia il pidocchiotto che la pidocchia se ne vanno.

Vedo questo loro fine settimana d’ossesso nella nostra strumentazione quando torno, poco fa.

Nulla che si possa neppure immaginare quando ve li rappresentano al cinema od in TV, oppure li vedere per strada con aria ed atteggiamenti come fossero esseri umani. Una cosa è sembrare. Ben altra ciò che si è. Non diamo comunque lezioni a nessuno. Se ai pidocchi piace esser pidocchi è certo ottimo per loro. Nostra missione è distruggerli. Anche la loro rispetto agli umani.

ST6-631
G56-678
ALG-552

giovedì 25 gennaio 2007

L’armeno

L’armeno
by Georg Rukacs

Quando ti armi, combatti e vinci
chi vuol solo distruggere,
chi ti vuol distruggere,
non sei armeno, non sei zingaro, non sei tedesco, non sei ebreo.
Sei solo uomo e donna.
La patria lasciala ai pidocchi.

mercoledì 24 gennaio 2007

Chinese Asylums 5. Taiwan. Taichung. Un ordinario weekend di tortura e linciaggio bianchi in 篤行路85號

Chinese Asylums 5. Taiwan. Taichung. Un ordinario weekend di tortura e linciaggio bianchi in 篤行路85號
by Georg Rukacs

Sabato e domenica 20-21 gennaio 2007.

Tre settimane senza che la sperata e certissima distruzione si fosse verificata. Credo, in verità, d’essere l’unico che se la dorma in tutta tranquillità, in mezzo a quel programma di tortura e linciaggio contro di me diretto. Un vero pogrom contro una persona, nel “migliore” stile pidocchiesco.

Le due bimbe le avevo conosciute il giorno che ero andato al mercato per la bicicletta. Era il secondo giorno che ero qui. L’1 gennaio 2007. Stavano montando su una motoretta. Sembravano proprio due bambinette, sebbene, se montavano su una motoretta l’età del consenso dovevano proprio averla. E poi, non di quelle che arrossiscono e si voltano dall’altra parte o si fanno rigide e rosse rosse guardano diritto davanti a sé, a loro. Avevo lanciato loro un’occhiata insistente proprio perché avevano l’aria tosta. Loro m’avevano subito ricambiato. M’avevano guardato con insistenza e ciascuna percependo che l’altra faceva lo stesso. Non avevano abbassato lo sguardo neppure quando mi ero diretto verso di loro. Avevo detto loro che erano bellissime e che m’ero innamorato di loro. Avevano fatto le ritrose, ma non s’erano sottratte. Avevano solo voglia di farsi fare la festa e di farsi le prime trombate. C’eravamo un po’ visti queste tre settimane. Qui non potevano venire. Sebbene l’età del consenso l’avessero, con gli xenofobi ossessi e furiosi che ci sono qui, non volevo i pidocchi trovassero il modo di montarmi qualche storia, e pure contro di loro, visto che il solo programma dei pidocchi è la mia distruzione, e che qui c’è il guardonaggio con battitura ossessa permanente. Se vengono altri, la battitura cessa, ma il guardonaggio-origlionaggio continua. Una cosa è se viene una. Ma proprio due ragazzette, ...appunto, mi montavano qualche storia. Per cui ho detto loro che dove abitavo era piccolo e che poi c’erano degli ossessi che guardonavano, origlionavano e battevano i muri. Hanno capito che gentaglia era. Tutti i cinesi conoscono il mondo dei pidocchi ossessi. Non s’erano comunque sottratte. Io volevo farmele e loro lo sapevano. Loro volevano essere fatte ed erano ben decise. Lo dissi loro perché non trovavano un qualche posto dove ci si potesse vedere in privato. La possibilità s’è offerta proprio questo fine settimana. La casa senza genitori. Loro due che restavano lì. Una villetta, piuttosto grande e senza muri confinanti con altre. Una vera villetta indipendente, tra altre indipendenti, come ce ne sono in città qui, un po’ dappertutto. Case da professionisti, in genere, o così me le immagino io, secondo schemi europei. Sono andato da loro il venerdì sera e sono venuto via il lunedì mattina. La mia profe di cinese era stupefatta che non avessi fatto i compiti. C’è voluto qualche giorno per rimettermi in pari. Mi sono sollazzato con le due ragazzette, e loro con me, per tutti questi giorni e notti. Nella mia stanza di 篤行路85號 ho messo il simulatore di presenza, per cui i pidocchi del programma di tortura e linciaggio erano convintissimi fossi lì. Sono dunque andati al mio sfondamento ...mentre io mi sollazzavo altrove. Ho visto poi tutto nella nostra strumentazione.

Gli ingredienti pidocchieschi del programma di tortura e linciaggio, qui, sono i soliti. La solita psicopolizia segreta che ha ordinato la liquidazione. La famiglia Lin, i proprietari, che s’è subito messa a disposizione e che coopera in vario modo. In particolare, la paurosa Lin che ha la responsabilità di questa parte dle loro possedimenti, anche se sembra comportarsi come parteggiasse per me anche se coopera con loro, o deve cooperare con loro. A volte si fa le parti. Mente sempre. Fa finta di non sapere nulla e vorrebbe io gli dicessi che sta succedendo. È il punto di riferimento dei pidocchi operativi. La chiamano per ogni scemenza. E lei accorre, anche se poi magari se ne va sgomenta. Dà le chiavi. Dà copertura. Anche qualche aiuto limitato, nel senso di qualche colpo di passaggio dalla stanza sotto. Anche altre assistenze varie. Eppure da altri dettagli sembra tifi per me. Tanto più da quando le ho detto esplicitamente ed anche dato esempi concreti che so tutto. Anche da quando le ho detto che è bellissima e che la amo, sebbene se non è che la vada a cercare o la incontri quotidiamente, né che sia sempre caloroso quando la vedo. Ma volte, ancor più qui, il finto freddo fa ancora più effetto, almeno quando s’è pure manifestato ed io glielo ho detto chiaro chiaro anche se hanno sempre il dubbio che uno tiri a farsi una montata e basta (ma una femmina, seppur castissima, ci fa un pensiero lo stesso) anche se non sono sicuro di andare poi a parare da qualche parte con lei in questo sistema etnico-mafioso delle famiglie da cui lei è presa, da qual che sembra.

Dunque, gli altri ingredienti. Il cretinpidocchiotto affianco che, su richiesta della paurosa Lin, ha messo a disposizione la sua stanza. Gli hanno dato una mignotta-pidocchia che è la vera operativa di cui lui è la copertura. In cambio, lui la può trombare quando vuole, quando lei è in camera sua, compatibilmente con le esigenze del servizio pidocchiesco. La mignotta-pidocchia abita sotto di lui. È stata fatta venire qui, come una super specialista, per il servizio della mia liquidazione. In pratica, affianco sotto a me, visto che il pidocchiotto è affianco. Sotto la mignotta-pidocchia non c’è nessuno. Affianco alla mignotta-pidocchia, sotto a me, c’è una stanza. Ma essendo senza finestre esterne è senza inquilini. Sotto a questa stanza cieca ce n’è un’altra cieca, credo anch’essa vuota, e poi ci sono le scale di uscita, che hanno una conformazione strana, visto che c’è l’uscita dai tre piani deviata rispetto alle scale normali. Infatti, le scale normali a scendere sono interrotte da una porta metallica che le trasforma in scala interna che, da dove abita la famiglia Lin, al pian terreno, ne attraversa altri due per sboccare al terzo piano, quarto cinese, il primo di questi tre ultimi piani di questa parte d’edificio di sei piani, pian terreno incluso. Altro non c’è da questo lato delle scale. Dall’altro ci sono i soliti tre piani di tre stanze ciascuno. Da questo, invece, una stanza + scale esterne al terzo [quarto cinese], due stanze al quarto [quinto cinese], due stanze al quinto [sesto cinese]. In pratica questo lato è abitato dai due pidocchi e da me. E da nessun altro.

La mignotta-pidocchia è una ragazzotta pienotta, con occhiali, paffutella seppur giovane. È una così. Giovanissima, in uno di quei campi nazicomunisti popolarissimi nelle Cine ed aree limitrofe, è stata reclutata da uno grassoletto e lurido della psicopolizia segreta per servizi speciali. Visto che s’atteggiava a grande nazionalista e visto che, non solo per quella sua aria da troiazza, era proprio trombabile, lui in eccitazione, l’ha chiamata, le ha detto che avevano [dà sempre un gran tono usare il plurale maiestatis] pensato a lei per incarichi di fiducia, ma, dato che per operazioni speciali riservate si lavorava in coppia, occorrevano ragazze che fossero disponibile alle esigenze del maschio con cui lavoravano. Le aveva chiesto se lei era pronta a questo sacrificio, per la grandezza cinese naturalmente. Lei pur arrossendo un po’ aveva detto un convinto sì. Lui le aveva detto che in quel caso, per avviarla davvero ad una promettente carriera nelle operazioni speciali del regime, doveva essere ben sicuro che poi lei non si tirasse indietro sul terreno d’operazioni. Le aveva così chiesto se fosse pronta, col cuore caldo per servire la causa della grandezza della patria, anche in quel momento. Lei fanatica, le aveva detto che certo, che non aspettava altro che quel salto di carriera per meglio servire la Patria. Lui l’aveva allora spinta su un divano. L’aveva spogliata dalla vita in giù, s’era sbottonato i pantaloni tirandoseli giù appena il necessario, le aveva aperto le gambe, e glielo aveva messo dentro, sborrandola poi, con un grugnito animalesco, sulla pancia. Le aveva dunque dato uno schiaffetto di soddisfazione dicendole che ecco, lei, era davvero pronta per le operazioni speciali al servizio della grandezza della Patria. Lei goduta di quella promozione, e di null’altro, nonostante un suo grande darsi daffare di fianchi per cercare di trarne qualche soddisfazione per sé, o forse solo per la soddisfazione di servire meglio, a quel modo, la Patria, s’era pulita alla meglio con dei fazzolettini di carta ed era divenuta una miliziana speciale. Siccome, o in jeans con culaccio che ben li riempie, seppur non sia proprio un culettino o un culone esplosivo né sotto schiena arcuata e sensuale, oppure in gonna con gambone esaltate dalle giuste calze, fa la sua figura, le avevano fatto fare varie “operazioni” “speciali” da mignotta di Stato per cosette da poco incluso la mignotta-pidocchia per guardonaggio con tortura-linciaggio da camera. Di carattere, dietro l’esaltazione nazionalistica, fatta di canzonette cantate con vocina sprofondata in qualche anfratto della gola, e l’esaltazione che la pervade quando pensa di far del male servendo la Patria, era piagnona, paurosa, apprensivissima. Era così arrivata lì dove ero io. Ed aveva fatto la mignotta-pidocchia del pidocchiotto le dava la stanza oppure di chiunque altro fosse nel momento con lei ed avesse voglia di farsi una sborrata, compatibilmente con le esigenze di guardonaggio e tortura. Si muoveva sempre ben fornita di condom e con una crema per lubrificarsi la fica quando esse se ne restasse secca. Per quanto, si fosse poi specializzata nel farsi limonare mentre guardavano gli apparecchi di guardonaggio e facevano ticchettii, limoneggio perché al maschio venisse duro, e poi nello strapazzare l’uccello con la bocca facendolo venire mentre il lui non interrompeva il guardonaggio e tortura. Per quanto, in pratica, spesso, il maschio non venisse, e lei non godesse né dal succhio dell’uccello fosse con condom od al naturale, né quando fosse montata, a parte il godimento profondo di servire la Patria con quelle attività malate. Ma, attività malate a parte in sé, il dedicarsi a guardonaggi e torture-linciaggi bianchi conduce e ben altri tracolli psicologici che il “non venire” sessuale sul terreno d’operazioni od in genere.

Poi c’erano altri pidocchi d’appoggio, incluso qualche eventuale intervento della famiglia Lin che era stata incaricata di sovrintendere al guardonaggio-origlionaggio con tortura e linciaggio

Per cui, c’è sempre almeno una pidocchia od un pidocchio che ossessivi guardonano-origliano (o dalla stanza affianco, od anche da sotto, in diagonale o proprio da sotto-sotto) con la strumentazione di visione attraverso i muri, detezione dello stato di veglia o meno ed anche con qualche rilevazione se uno senta le battiture. Gli apparecchi sono progressivamente perfezionati con limitate detezioni cerebrali, non solo visive [pur attraverso muri]. E, naturalmente, battono ossessivi, tutto il giorno e tutta la notte. Se s’addormentano un momento, l’eccitazione della tortura lì fa subito svegliare e continuare. Per il pidocchio, diventa una malattia autodistrutiva. L’inconcludenza del loro lavoro di tortura ha già prodotto loro perdite, per cui hanno dovuto sostituire vari pidocchi torturatori. Già anche qui, nonostante siano solo 24 giorni che sia io qui. Resiste, ma ancora per poco, salvo pause, la mignotta-pidocchia che si crede non vista e non identificata. Ed il pidocchiotto, seppur sempre più ossessivamente pauroso, che, dopo 10, 12, 14 ore di lavoro, ha la possibilità di farsi delle trombate con una in carne invece che delle frenetiche seghe davanti alla televisione: infatti, da quando gli hanno dato la mignotta-pidocchia in dotazione, non guarda più la televisione. Il torturato vero sono non io, che me la rido e me ne fotto anche se li voglio sentire, quanto il cretinpidocchiotto affianco che, dopo un 12 ore di lavoro, deve subirsi la tortura della battiture, sebbene l’eccitazione che siano contro di me, lo rende felice d’essere torturato. Per quando, l’eccitazione sua stia trasformandosi in peggioramento della sua demenza visto che la tortura contro di me non funziona per cui anche la sua eccitazione che sia io il torturato si trasforma nella percezione, pur deformato-pidocchiesca della realtà, che il torturato è lui. A parte, la mignotta-pidocchia che di fatto tortura lui, che è nella stessa stanza e si autotortura, in aggiunta a dover essere sempre disponibile, pur cercando di non perdere d’occhio gli strumenti, quando lui voglia farsi una sveltina, sta vedendo montare in sé l’ansia da inconcludenza e lo schifo di quello “sporco”, di quelle sborrate (non solo qui e non solo ora, visto che ormai ha anni di servizio), senza alcun godimento, a parte il servire la Patria che tuttavia non è che la gratifichi poi grandemente per quei suoi servigi. Lei, la mignotta-pidocchia, s’esalta con le canzonette patriottiche, che tuttavia deve reprimere (le canterà col pensiero!) quando in servizio, ma anche lì gli anni passano e lei è sempre lì. Un giorno, presto, non andrà più bene per servire le necessità del maschio le fa da copertura per i ticchettii.

Le battiture, quando le hanno fatte forti e fortissime, si sono sentite in tutto il corridoio, e relative stanze, ed anche negli altri due piani. Ma, appunto, sono stati tutti militarizzati, per cui sanno che è in corso una rapida eliminazione di qualcuno neppure conoscono e neppure sanno perché debba essere eliminato. Dove esistono essere umani, qualcuno andrebbe a mettersi di mezzo. Non dove ci sono solo pidocchi, non, appunto, nelle Cine. C’è poi un pidocchiotto dall’altra parte della scala che è stato anch’esso arruolato ed è eccitatissimo da quella tortura linciaggio che deve portare alla mia rapida distruzione. Partecipa anche lui alla tortura dalla stanza affianco. Sparirà poi, dalla stanza in affitto, a fine gennaio. Talvolta, sono tutti lì, tre, quattro, nell’eccitazione d’un linciaggio, dove, appunto, l’unico se ne fotte è il linciato, mentre le loro battiture ritmiche si fanno ossesse e plurime, cosa che denota una loro crescente demenza di fatto da auto-tortura. Immaginatevi dei pidocchi che passano giorni e notti a battere la testa [anche se battono con mani e piedi, nel concreto] perché tu senta e pensi stiano battendo la tua [nelle intenzioni loro, ma ben in metafora visto che poi battono vicino a sé stessi ed alla fine, in primo luogo, contro se stessi]: tale è l’autopercezione del pidocchio da tortura bianca. Ecco, loro s’eccitano che ti stanno torturando, mentre in realtà stanno torturando loro stessi. Eppure s’eccitano perché, torturando sé stessi, torturano e distruggono te, che però, questo è almeno il mio caso, non sono né distrutto, né lamentante, né urlante. Anzi, piuttosto divertito, e loro lo percepiscono.

C’è, naturalmente, anche la famiglia Lin, i proprietari, che sente quando viene in zona, ma avendo chiesto lei stessa la cooperazione degli altri pidocchi già nell’edificio, i suoi inquilini, partecipando lei essa, ed assistendo in ogni possibile modo la distruzione, non deve sentire nulla. Anzi, si vorrebbero fare, magari, delle sceneggiate contro di me, reo di fregarmene e fottere così loro, anziché loro me come nelle intenzioni loro. L’eccezione (no, solo un caso; tutti in effetti sono casi differenti), pur pidocchiosamente codarda, è l’anziano Lin che dalla vergogna è sparito. Ricomparirà, uno di questi giorni, con la faccia contratta per cercare nuovamente in me la colpa perché loro devono svelarsi pidocchi. I pidocchi son fatti così. Lo sapete come sono fatti i pidocchi? Si presentano figuri tra il suadente e l’implicitamente minaccioso, con dei tesserini che esigono collaborazione. Se chi ha alloggi od edifici non lo fa, magari ha il timore che vedersi tolta loro la licenza, o sfasciato l’alloggio, oppure di trovarsi scantenate contro delle mafie o delle bande. Basterebbe rendessero tutto pubblico promuovendo delle campagne. Certo si può essere fottuti anche a fare queste cose. È che nessuno, in genere, sa neppure come tentarle tali cose. Il pidocchio preferisce obbedire. “Se Il Potere me lo impone, che devo e che posso fare io?”: ecco la filosofia del pidocchio, anche solo passivo.

Dal canto nostro, abbiamo immediatamene incrementato il programma di psicoradiazioni su tutti i pidocchi qui. In effetti, l’anziano Lin ha avuto un crollo appena è iniziato il programma di tortura, cioé il giorno dopo sono arrivato. M’ha visto il 2 gennaio, come a voler cercare in me una qualche colpa. E poi è sparito dalla vergogna. Non solo. Sta male. Si fa schifo. Si credeva normale. Si scopre che si fa schifo e che nella sua famiglia ha allevato solo pidocchi, che ora fanno lui schifo. La paurosa Lin, responsabile di questo pezzo d’edificio, collabora per quello le hanno chiesto, ed organizza, è la capa formale dell’operazione, per quanto dia solo assistenza logistica. Ma ha vergogna, soprattutto da quando le ho detto, ed ha capito di suo, che so tutto. O, forse, anche perché le ho detto che la amo. Non mi viene neppure più a contestare nulla. Gli capitano disastri. Pensa sia stato io. Mi incontra dopo poche ore e mi sorride. O è viscida-viscida, o sono sorrisi per altro. Magari uno di questi giorni la obbligheranno a sfrattarmi, ...ma ho un suo foglio che mi dà la stanza fino a maggio 2007. Neppure lei se la sta passando particolarmente bene. Ha una crescente ansia depressiva da inconcludenza da pidocchia che non riesce a portare a termine l’incarico affidatole dalla psicopolizia segreta (s’era esaltata quando le avevano detto che le davano l’occasione di rendere un grande servizio patriottico), supervedere alla rapida distruzione d’una persona, sebbene un altro lato della sua personalità voglia il fallimento della mia distruzione. Tu [IO] sei persona, dunque ti dobbiamo eliminare. Ma ecco che tu non sei eliminato. Ecco che noi [Il Potere] non riusciamo a distruggere una persona. Noi, Il Potere, siamo impotenti. La pseudo-sorella, WinnieLin, pur non direttamente responsabile di questo pezzo d’edificio e di questo pezzo dei loro possedimenti e locazioni, e tuttavia partecipe lei stessa del programma di tortura e linciaggio, somatizza una crescente depressione mangiando all’eccesso ed intozzendosi. Tutti i pidocchi che qui partecipano alla tortura e linciaggio, certo se le contano e fingono d’esaltarsi tra di loro, ma hanno ossessioni e malattie crescenti che hanno già condotto alla sostituzione dei sostituibili e ad inizi di crolli degli altri.

Dunque, me ne sono andato per due giorni e tre notti. Ma loro, nei loro strumenti, mi vedono, grazie ai nostri simulatori. Mi sentono pure. Tuttavia, io non ci sono. Sono altrove e qui non c’è nessuno. Per cui si comportano come se io fossi qui, come se io fossi stato qui. Il fine settimana produce sempre un’ebbrezza particolare nel torturatore, perché, pur lavorandosi in Taiwan ogni giorno della settimana e dell’anno, tuttavia, in media, il fine settimana i pidocchi sono un po’ più liberi per cui possono in maggior numero e con più intensità, dedicarsi al lavoro di tortura.

Già il venerdì 19 gennaio 2007 si sviluppa con battiture che aumentano d’ossessione e di intensità col passare delle ore. Tuttavià è il sabato che i pidocchi hanno un autentico tracollo. Ossessionati dall’assenza di reazioni e crolli da parte mia (il paranoico medio od anche non medio, anche il pidocchio medio, si sarebbe messo ad urlare fin dal primo giorno, e, poi, peggio), la sera i pidocchi hanno paura, si montano l’un l’altro la paura (“ecco ora viene ad ammazzarci”, “ecco, entra dalla finestra e fa una strage”, “i suoi amici ora salgono le scale e ci fanno a mezzi”) e si barricano. Sì si barricano nella stanza affianco. Prendono perfino, da quel che ho capito, una lunga scala metallica che era (ora l’hanno fatto sparire, sembrerebbe; ah, no, l’hanno solo messa in fondo, dietro una sporgenza del corridoio) nel corridoio e se la mettono a difesa della porta. Nella stanza ci sono un po’ tutti. C’è la mignotta-pidocchia fino ad allora assegnata fissa al cretinpidocchiotto affianco che fa ad essa da copertura come affittuario ufficiale ed unico della stanza e che resta al buio quando lui non c’è perché deve simulare che non ci sia nessuno sebbene tutti lo sappiano che le battiture vengano da lì, sennò la paurosa Lin si sarebbe fatta la parte di accusare me [ma non ha osato] di quei rumori contro la mia stanza da una stanza dove ufficialmente ed in apparenza non c’è nessuno mentre il cretinpidocchiotto è per 12 ore al lavoro (o se mignotta-pidocchia è sotto a ticchettare o dare colpi occasionali guardonando in diagonale, da sotto, affianco c’è il suo istruttore od altro pidocchio). C’è la paurosa Lin, ci sono altri del piano.

Dunque, dopo un’altra ossessiva giornata di battiture senza mie reazioni d’alcun genere (non solo non ci sono, ma il simulatore non deve simulare reazioni; ogni tanto a seconda, di fattori vari, dice, ma sempre a bassa voce, qualche sincero “Grazie! Per favore continuate più veloci e più forte”, “Perché vi siete interrotti? I nostri strumenti che vi studiano hanno bisogno che lavoriate sempre, anzi di più e meglio.”), la notte tra il sabato e la domenica, il drappello di pidocchi riunito nella stanza affianco per la tortura e linciaggio tramite battitura si sente assalito da paure crescenti e si barrica. O, magari, è stata una finta per vedere che effetto facesse. Il pidocchio mente sempre, agli altri come a sé stesso.

La domenica mattina (credo nessuno lo abbia visti in quella loro sceneggiata, del resto s’è all’ultimo piano, e con la stessa paurosa Lin barricata nella stanza affianco da cui non osa uscire per via di quella loro autosuggestione o finzione collettiva) il cretinpidocchiotto affianco deve andare al lavoro. In crescente depressione, visto che il torturato vero è lui, oltre agli altri pidocchi ossessivamenti battenti, complici occasionali e non, ed ascoltanti, non poteva restare in stanza per una eccitante domenica di guardonaggio e tortura. Deve uscire alle 8:00. Per cui si sbarricano e lui esce. Poi anche gli altri che devono uscire escono, salvo poi rientrare, i liberi, per continuare nella ossessiva tortura domenicale. La paurosa Lin esce per spegnere l’acqua calda. Crede di vedermi in bagno. Torna indietro urlettando a quella sotto che io sono lì, dunque che si ritragga che non devo scoprire chi è la mignotta-pidocchia.

Solite battiture ossessive da rimbalzo di un qualche oggetto flessibile, tambureggiamenti, colpi. Il pidocchiotto affianco dall’altra parte delle scale ha un colpo di genio. Ribarrica chi è nella stanza, mettendo la scala e poi ne fa una “geniale”. Non che la scala sia poi una grande barricata. Da fuori la si può rimuovere. Ma anche da dentro, apri la porta e la scala appoggiata non fa da puntello che tenga la porta chiusa. La porta è una porta matallica a sbarre. Poi c’è un’altra porta, di legno che s’apre verso l’interno. Anche qualcuno trovasse mai il modo di puntellarti la porta metallica, te la spuntelli come vuoi. Semplicemente, la scala o altro, o si sposta o cade. Dipende da come l’hanno messa. Non ho idea. Appunto, anche quella cosa della scala è tutta sceneggiata non ho ben capito per chi, visto che, alla fine, lì sul piano sono tutti tra di loro. Il piano, poi, sono tre inquilini ufficiali, ed una stanza libera che ora usano come svincolo per l’operazione tortura-linciaggio, oltre alla mia stanza. I pidocchi sono “geniali”. Si fanno pure le sceneggiate per loro stessi e ciascuno per sé stesso. Ma il pidocchiotto dall’altra parte delle scale vuole grandeggiare. Sia dalla mia parte, che dall’altra, con le scale in mezzo, c’è una finesta interna, oltra alla esterna, finestra interna che si può aprire e che dà sulle scale. Una fonte di luce se le scale sono tutte illuminate, cosa che, in realtà, non sono quasi mai. Dunque deve essersi aperto la finestra, guardato che non ci fosse nessuno a tiro di vista, e deve essersi insozzato, non ho idea se appena, o molto la finestra. Non ho idea con precisione con cosa. Quando la paurosa Lin ha cercato di dirmelo non avevo voglia di starla a sentire, non ho capito che parola avesse usato, era una parola non conoscevo.

Poi, domenica pomeriggio o sera, quando la pauriosa Lin se ne è tornata sotto, o comunque fuori dalla stanza affianco alla mia, lui (il pidocchiotto affianco di là) la chiama, lei viene e viene a chiamare pure me, e vorrebbe fare qualche sceneggiata per provocare magari un qualche incidente con uno che neppure conosco ufficialmente. Li ho visti tutti quando li abbiamo sottoposti a ipnosi, interrogati e fatto loro scrivere delle confessioni in cui raccontano come sono stati contattati e da chi e che servigi hanno prestato e stanno prestando per la torura e linciaggio bianchi da camera: è già tutto fuori Taiwan. Ma a parte quell’occasione, ho solo una volta intravisto un istruttore o pidocchio supplementare, oltre al pidocchiotto affittuario della stanza, e non ho ho mai incontrato nessun altro. Se ho visto facce, li ho visti con la nostra strumentazione ma non per formali incontri diretti. A volte, c’era chi saliva silenziosssimo con le scarpe in mano, per andare in una stanza che, formalmente libera, usano per svincolo quando devono entrare ed uscire da quella affianco veloci. Vanno in essa dall’esterno dell’edificio o da altro piano. Da essa poi escono dall’edificio o comunque dal piano. Prima e poi, da essa vanno in quella affianco. Si credono furbi. Come se loro ed io e tutti non sapessero quello che fanno affianco. Ma il pidocchio cinese è così. Ti batte attraverso un muro. Se poi ti incontra, ti chiede magari che cosa stia succedendo. ...Si credono i furbi dei furbi. Neanche da parlarci. Tanto uno di cosa parla? Qualunque cosa dicano è viscidume. Non solo loro. Sebbene, fuori dalle Cine ci sia chi sappia essere sincero. Lì, no. O li metti sotto e li schiavizzi, ma, anche lì, mai credere loro. Relazioni di parità umana sono escluse coi pidocchi.

Dunque, la paurosa Lin vorrebbe montare qualche tragedia in diretta su una balla cui nessuno lì crede. Ma io non ci sono. Li sento poi, in registrazione. Lei che sghignazzando dice a lui scemenze. E lui che sghignazzando dice a lei scemenze. Appunto, hanno cercato di montare un caso, poi fanno finta tra loro che esista qualcosa sebbene loro e tutti (c’era pure la pseudo-sorella ed i vicini, mentre la mignotta-pidocchia, convinta che io sia in camera, continua a battere sotto il loro naso) sappiamo che sono tutte balle delle cooperativa pidocchi in servizio tortura e linciaggio che non sta concludendo nulla.

Siamo dunque a domenica-pomerigio sera. Sono convinti io sia lì. E che non possa non crollare per le intense battiture ed altri trambusti. Quando il cretinpidocchiotto torna dal lavoro, ne hanno pensata un altra. “Guarda, questa notte dormi altrove.” Resta la mignotta-pidocchia con l’istruttore. “Una bella battitura ossessiva notturna e lui esplode di sicuro. Lui è fregato. È liquidato.”

Notte di intense battiture. Io non ci sono. Sono godutissimo a strombazzare altrove con le due pischelle che hanno voluto farsi fare la festa e continuare i festeggiamenti pure dopo. Torno la mattina tardi. Prendo le mie cose e vado a scuola verso le 11:30, come sempre. No, anzi, deve essere prima perché vado a far la spesa. Ecco, sarà stato verso le 11 che vado in un grande supermercato e poi a scuola.

Torno come sempre verso le 14:30. La paurosa Lin con la pseudo-sorella WinnieLin mi stanno aspettando. Lascio la bicicletta fuori dalla porta del loro ufficio/abitazione, anche se evito di guardare dentro. Comunque, esce lei. Dopo anche l’altra. La guardo gelido. Mi dice che nella stanza affianco, non proprio affianco, dall’altra parte, sulla finestra, han trovato chissà cosa. Le chiedo perché lo chieda a me. Mi chiede se abbia avuto discussioni con quello. Neppure lo conosco. S’offre di chiamarlo. Se non lo conosco, e non me ne frega nulla di conoscerlo, e non so nulla di nulla, chi vuoi chiamare? Allora dice che le hanno detto, quelli della tortura, d’avermi sentito arrabbiato. Le dico che io sono sempre felicissimo e che arrabbiata sarà lei cou suoi camerati. Mi chiede che stia succedendo. Le dico di chiederlo a sé stessa, alla “sorella”, ai suoi camerati, che io non so nulla e sono felicissimo, che arrabbiati e con problemi saranno altri, loro. La pseudo-sorella la guarda. Le fa cenno di lasciare perdere. I cinesi sono sadici pure tra di loro cinesi. La pseudo-sorella WinnieLin, da un lato fa parte della cooperativa dei pidocchi che deve distruggere me, dall’altro, dato che responsabile di quel pezzo d’edificio e dei loro possedimenti è l’altra, la paurosa Lin, gode sadicamente che questa non sia capace di montare un caso contro di me. Eccacchio, tu sei la capa, nominata dalla psicopolizia segreta, per organizzare, assistere e far da testimone ai pidocchi che devono farmi crollare, e mi vieni a dire che vorresti sapere che stia succedendo. Io non lo so che stia succedendo, chiedilo a te stessa ed a tua sorella ed ai tuoi camerati di pidocchieria. Dunque hanno dedotto che seppur non concludendo loro nulla, io dovrei essere almeno un po’ arrabbiato. Se lo sono ripetuto tra di loro. Se ne sono un po’ convinti. Poi han cercato di dirlo a me, che sorridendo, ed anche un po’ sgomento per quelle stramberie, dicevo che proprio non stava né in cielo né in terra che potessi essere arrabbiato ...con dei pidocchi? ...per dei pidocchi?

Anzi appena la paurosa Lin aveva iniziato con quei discorsi, e non capivo bene che cosa avesse trovato e dove (la storia dello sporco sulla finesta dell’altro, che a mano e pure con bastoni non posso raggiungere, e dove, se mai lanciassi qualcosa, verosimilmente cadrebbe poi nelle scale, ...ma che debbo lanciare?! Ecché non lo sapevano che erano stati loro?! ...lì si deve solo aspettare che le Cine si autodistruggano vittime delle proprie ossesse demenze; ...noi li irroriamo solo di psicoradiazioni che li aiutano ad autodistruggersi perché sono malati persi; se qualcuno non lo è, o mai cessasse di esserlo, le nostre radiazioni non funzionano), avevo cambiato discorso e le avevo detto che mi occorreva la stanza fino a maggio, cioè per altri tre mesi. Alla fine, il giorno stesso, mi lascia sulla porta, lo trovo martedì mattina quando vado a scuola, un biglietto dove mi dice che è stata prenotata da qualcuno dal primo marzo, per cui restiamo al nostro contratto fino a fine febbraio e di più non può. È una balla. Ma anche la confessione che sono al tracollo anche qui. Pidocchi che non riescono a concludere nulla. Convinti di distruggere “il nemico”, di non sanno cosa né perché, in poche ore o giorni, “il nemico” se ne fotte. Certo potrebbero anche ammazzarmi, qui o per strada. Ma non distruggermi. Gli unici dementi ossessi sono loro e dove nasce e si propaga questa storia. Parenti e conoscenti dementi in Italiozia e sbirri inetti che ne hanno fatto un caso internazionale. Non avendo nulla su di me, ed io non facendo nulla davvero, non so neppure che dovrei mai fare, devono montare casi perché me ne torni in Italiozia!

Ora è la notte, tra martedì e mercoledì 23-24 gennaio 2007. C’è un pidocchio che sta battendo velocissimo e super-ossesso, mentre il cretinpidocchiotto, reduce, dopo le 22, da 12 o più ore di lavoro e poi di convocazione dalla paurosa Lin per le direttive sulla continuazione dell’uso della sua stanza per le pidocchierie, dovrebbe dormire per andare al lavoro di nuovo per altre 12 o più ore domani mattina. Dunque il cretinpidocchiotto si sta godendo le battiture frenetiche e super-ossesse del pidocchio affianco. Io, appena mi metto a letto, me la dormo beato qualunque cosa facciano. Stanno in realtà torturando il cretinpidocchiotto affianco e tutti gli altri del corrodio e dell’edificio, oltre che sé stesso chi stia battendo, credendo di torturare e linciare me, che devo evidentemente essere importantissimo visto che non badano a costi, a costi pidocchieschi.

Ah, già perché dei parenti, ex-parenti ed ex-colleghi o ex-conoscenti dementi, ed invidiosi non so di cosa, si sono detti ossessi che dovevo essere un superterrorista o un superdelinquente andato all’estero (a studiare e solo a studiare) e l’hanno fatto sapere a qualche sbirro che, pur non credendoci, non poteva non fingere di credere a degli ossessi così insistenti e così sicuri. Per cui devo essere obbligato a tornare in Italia, dove chissà che grandi programmi avranno. E, naturalmente, tutto perché il mondo, le Cine al 100%, è pieno d’ossessi in attesa d’un ordine per scatenarsi. Paranoici totali sono convinti una battitura [o 10,000] possa condurre ad un’esplosione isterica che in loro provocherebbe già un solo colpetto di dita sul muro. Non capiscono neppure che sono malati persi... ...Mi scappa da ridere. No, devo trattenermi. Posso solo sorridere tra me e me. Non voglio neppure mettere il nostro speciale insonorizzatore ambientale. Né usare l’ipnotizzatore rapido che funziona anche attraverso i muri e bloccherebbe i pidocchi. In fondo, è come un acquazzone, od il tram che passa nel corso, od un temporale. Stanno torturandosi e distruggendosi da soli. Se ai pidocchi piace...

Super-ossessi con fortissime battiture differenti da varie direzioni vanno avanti fino alle 4:30, quando si dicono “non serve a nulla”. Passano allora al tramestio solito. E poi, dal mattino, dopo che il cretinpidocchiotto affianco è uscito al lavoro, alle battiture ossesse solite pur con eccitazioni super-ossesse. Tanto più non mi sentono, tanto più la super-eccitazione ossessa monta. Anche ora alle 10:30 di mercoledì 24 gennaio 2007, in cui chiudo e pubblico. Tra un po’ devo andare a scuola di cinese.