martedì 9 gennaio 2007

Chinese Asylums 1. Taiwan. Taichung. YaLing e Hans

Chinese Asylums 1. Taiwan. Taichung. YaLing e Hans
by Georg Rukacs

Novembre 2006. Taichung. Taiwan. Dèng Yǎ[/Yā]Líng / 鄧雅玲 è una ragazza di 29 anni, anche se ne dimostra 40, in una parte del mondo dove invece quasi tutti dimostrano ben meno degli anni che hanno. Sposata con due bimbi. Yán HàoZì / 顏浩字, un maschietto, di 6 anni e Yán ZǐLín / 顏紫林, una femminuccia di 5. Chiamiamo Yán / 顏, il marito, di qualche anno di più, uno sbirro della psikopolizia segreta taiwanese. Pidocchi con pidocchietti.

Hans uno “straniero”, di quelli non autorizzati [da chi comanda le Cine-ingleses-gesuitesche], sebbene nelle Cine nessuno “straniero” sia ben visto. Desideratissimi per farsi montare, quanto detestatissimi perché “stranieri”. Abitò lì, nelle camera di tortura allestita dalle milizie di Stato e parallele in 大墩19街198號4F-1, 407 Taichung City / 台中, prima che vi arrivassi io per un’azione di sputtanamento del nucleo di torturatori. Le Cine sono tutte una grossa camera di tortura con sotto-camere di tortura. Comunque quella era ed è una specifica camera di tortura per stranieri non autorizzati.

Andiamo con ordine.

YaLing, la torturatrice delle milizie parallele. Veniva da quegli ambienti lì. Sbirri degli squadroni della morte quando a Taiwan, ancora c’era la legge marziale, trovavano cadaveri di liquidati nel corso della notte e li classificavano, la mattina dopo, come suicidi per strada la cui pistola del “suicidio” era stata rubata da qualche passante malandrino. Ardenti KMTisti. Burocratelli. Mercanti di tutto e di nulla. Altri imbroglioni di regime. Attivissima nelle leghe delle spie della scuola, ecco che all’università, sebbene il suo inglese non la qualificasse per premi, era stata mandata negli USA per un programma di scambio. Passati 6 mesi, non aveva imparato nulla. Era stata troppo occupata a ciappettare tra compagnuzzi e cameratuzzi ed a polemizzare coi nazimaoisti della RPC su chi fosse più marcio, più “patriota” dicevano loro. Insomma chi fosse più cino-xenofobo ossesso. Così era restata là con mezzi un po’ suoi un po’ di Stato.

Elemento chiave del nazimaoismo, sia della RPC che delle RoC, è il volontariato. Ti investono dell’autorità dello Stato, magari ti danno qualche soldo, però, nello stesso tempo, sei tu che ti devi arrangiare. Insomma, il burocrate, più abile di te fesso, ti autorizza ad estrinsecare la tua maniacalità, dandole dignità di servizio di Stato, però poi lo fai largamente a spese tue oppure coi miseri mezzi ti passano loro quando sei formalmente inquadrato in strutture dello Stato. I servizi maniacali all’estero essendo del tutto non ufficiali, ufficialmente non esistenti (come del resto, in genere, le attività di tortura sociale e d’appartamento all’interno, ...però tutti gli ostacoli li superano con “tesserini” di Stato!), e lei essendo lì come studentessa, aveva già il vantaggio della copertura consolare e scolastica. Le avevano detto d’arrangiarsi a trovare i mezzi per vivere. Le davano solo qualche soldo sotto banco di tanto in tanto. Scrivevano che gliene avevano dati molti di pîù. Lo sbirro corrotto ci faceva la cresta per sé. Lei, YaLing, si incarogniva su come tirare avanti, mentre si sentiva investita d’una grande missione di Stato e ben oltre quel piccolo Stato taiwanese.

Fin da piccola, cosa non rara da quelle parti là del mondo, ma neppure altrove, spiava il prossimo, riferiva, invidiava, s’eccitava e si deprimeva, mentre imparava che tutto è falso e solo mentendo si conquista qualche posizione nella vita. Forse, le era sfuggito qualcosa, perché non è proprio detto che sia così o del tutto così. Tale era comunque la sua, la loro, visione del mondo e della vita. All’estero spiava gli altri taiwanesi, spiava i cinesi, riferiva un po’ su tutto e su tutti. Il lavoro maniacale funziona così. Fai un milione di cose inutili, sì da essere pronto se ti chiedono qualcosa a loro serva davvero. Loro, il potere, l’ImperoManicomio, ti fa sentire un po’ utile un po’ cretino, sì che tu sviluppi quell’ansia da servitore incompleto che accentui la sua maniacalità ed il suo desiderio di sviluppare ulteriormente la tua manicalità. YaLing era comunque abbastanza maniaca di suo, come un po’ tutti coloro che, con le arie più marce o le facce più candide e pulite, imbocchino quelle strade. Di fatto, le fanno imboccare a chiunque “il potere” voglia. Nessuno dice di no. È davvero raro che un cinese dica “no” quando l’ImperoManicomio chieda bassi servizi. Più un servizio è basso e degradante più viene presentato come essenziale per la difesa della razza cinese. “Lo so è una schifezza, ma se me lo hanno ordinato ci sarà bene una ragione alta.” Nessuno, lì osa obiettare ai concetti di per sé malati e maniacali, di patria, territorio, razza, e simili con cui il cinese finge, finge perfino con sé stesso, di difendersi dal proprio terrore del mondo e dell’altro. Nessuno dice no ad un servizio, per quanto basso ed ignobile, venga chiesto. Se sei di posizione sociale più alta, non te li chiedono, ti chiedono cose magari altrettanto ignobili ma non da bassa manovalanza, non in basso guardonaggio con tic-tic per ore o decine di ore o giorni di seguito. Se ti chiedono è perché possono. Se sei in posizione da essere chiesto, è colpa tua che non sei in posizione sociale più alta. Se ti chiedono devi fare. “Il mondo reale funziona così.”

YaLing, negli USA, aveva dunque un po’ fatto l’università. Del resto era lì per un programma di scambio. Poi l’aveva di fatto abbandonata. La scuola non le era mai piaciuta molto. Certo conosceva tutti i caratteri cinesi si devono conoscere. Lì li conoscono tutti, anche un muratore od un calzolaio. Ma del resto non penetrava, né aveva interesse a penetrare, nulla davvero. Era di quelle che sanno tutto. Non quelle che sanno tutto sapendo molto e cercando di sapere sempre di più. Era di quelle che sanno tutto non sapendo nulla, non volendo sapere nulla e restando piuttosto ignoranti, pensando che il senso del mondo sia solo fottere il prossimo. Ottenuta la copertura consolare taiwanese per continuare ad avere il visto negli USA con qualche scusa, in cambio di sue infamità per il governo della RoC, o strutture parallele, s’era dovuta ingegnare a raccatare qualche soldo per vivere. Trafficona, tuttavia l’essere ardente fascista od ardente cino-xenofoba, non basta ad avere dollari in tasca, se non si trovan fonti di reddito. Ed essendo una volontaria delle milizie maniacali, non un’agente segreta in operazioni all’estero, al massimo, di fonte taiwanese o cinese, le davano qualche elemosina, non di che poter davvero vivere. Aveva fatto i soliti lavoretti. La cameriera soprattutto. In un ristorante giapponese, soprattutto, quando avevano bisogno. Intanto frequentava le comunità cinesi. Gli altri maniaci e le altre maniache da bassi servizi come lei, perché quelli più sù, la evitavano e li evitavano. I cinesi seguono principi di casta. Certo, sono tutti cinesi, dicono al mondo, però poi ciascuno ha la sua famiglia ed il suo circuito. Anche quando svolgono servizi maniacali e nelle varie milizie parallele, ciascuno ha poi la propria posizione gerarchica, che deriva dal proprio status familiare e sociale.

YaLing, come tutte le cinesi, spasimava per tutti gli americani che vedeva. La cinese, la taiwanese, la vietnamita, etc. sogna un cazzo “occidentale” anche se poi non sempre riesce, o si decide, a passare dal desiderio ai fatti, e neppure sempre le circostanze lo permettono. YaLing era piuttosto magra, del tutto senza chiappe, senza particolari sinuosità o delicatezze potessero attrarre qualcuno apprezzasse una vera fica sensuale o comunque di una qualche attrattiva fisica o psicologica. Non aveva neppure modi particolarmente seducenti, essendo un miscuglio di disprezzo di sé stessa, di diprezzo degli altri, di autoesaltazione per la propria cino-xenofobia e di disprezzo per lo straniero, per tutti gli stranieri, e con sorriso falso e che si percepiva subito come falso falsissimo. Eppure aveva quest’ossessione del cazzo americano da cui avrebbe desiderato farsi sverginare e montare. Non che avesse un vero desiderio fisico di farsi montare. Aveva il desiderio di servire, il sesso come servizio all’altro. Trattandosi dello straniero, dell’americano, che disprezzava, era un desiderio di mostrarsi che l’americano spasimava per la fica cinese, dunque che la cinese era in qualche modo superiore all’americano. Cose senza senso ed anche complicate a capirsi e razionalizzarsi. Tuttavia il “pensiero” xenofobo, coprattutto cino-xenofobo, è così. Certo esiste pure qualche cinese che sa godersi un cazzo. Ma lei era così. Oh, c’era anche peggio. C’erano pure quelle come lei ma che poi erano terrorizzate dall’incontrare un cazzo vero, reale, e cuccarselo.

Il suo inglese negli USA non progrediva granché. Alla fine apprenderà le venti frasi standard che pronunciate con un presunto accento inglese od americano permettono di dire che si sa una lingua. Del resto non era la tipa che sapesse gustarsi o trovasse il tempo per leggere libri e riviste. Il tempo lo trovava semmai per forsennate polemiche coi cinipopolari su chi fosse più cino-xenofobo: non aveva e non ha mai capito che erano e sono tutti burattini dei loro governi e che i loro governi, nelle mille cricche, che compongono i governi reali, sono pupazzetti di ingleses e di gesuiti al servizio inglés. Il suo tempo libero andava in quello. Politicanterie e spionaggi tra taiwanesi. Andare a riferire ai burocrati ed ai superiori di turno di Stato e di milizie parallele da cui dipendeva. Il tempo passava. L’università, sia cinese che americana, era ormai abbandonata. Era uscita dal programma di scambio e poi era uscita pure dell’università. Ed intanto doveva tirare avanti. E con quell’ossessione di cuccarsi del cazzo americano, pur così disprezzato ma agognato.

Disprezzano lo straniero perché loro “grande civilizzazione” sono stati poi sottomessi da quattro rozzi marinai, evidentemente tecnologicmaente superiori. Sono ossessionati dallo straniero perché loro “superiori” si sono mostrati inferiori e tutto il mondo ha visto loro erano inferiori. Disprezzano lo straniero perché loro “superiori” si sentono intimamente inferiori. Disprezzano lo straniero perché loro “grande civilizzazione” devono abbbassarsi ad imparare la lingua “inferiore”, perché gli “inferiori” sono in realtà superiori. Tanto più sono rabbiose, tanto più detestano ed agognano un cazzo “americano”. Tra l’altro, per loro, qualunque “straniero” [“occidentale”] è “americano”. Un cazzo che spasimano.

Aveva cominciato, con la scusa del cercar lavoro e lavori, a frequentare bar per ubriaconi e camionisti di passaggio o per alcolisti del sabato sera. S’era lanciata col fingersi amichevole e disponibile. Aveva rimorchiato qualcuno dei più ubriachi ed si era offerta di accompagnarli in camera. Li aveva messi a letto. A qualcuno era arrivata a spogliarlo lasciando intendere d’essere pronta ad offrirsi, ma poi era scappata alla vista di cazzi per lei talmente enormi. Per la cinese, ogni cazzo “occidentale” è “così grosso!”. Era scappata. Più volte. Ed ogni volta ritornava all’attacco. Li disprezzava. Disprezzava l’americano. Disprezzava gli americani. Era arrivata al punto che quando vedeva i politici ed il Presidente in tv gridava isterica tra sé e sé, quando nessuno la sentiva, smorzando timorosa e vile la voce “Bastard, President of the USA!”, “I want to kill the President of the USA!”, “ I want to kill all you bastards!” “US President, I’ll kill you!”, “I want to kill you all!” tanto era ossessa da quell rancoroso ed irriducibile odio per lo straniero, per gli stranieri, per gli USA, per l’ “America”. Appunto, erano i padroni dei suoi grandi governi cinesi, “rossi”, “neri” e “bianchi”, ma nessuno glielo aveva mai detto: il pidocchio di vertice non spiega le cose a quello di base. Eppure, YaLing continuava a sognare quei cazzi, che ora aveva perfino visto dal vero, spogliando quegli ubriaconi da cui era pur fin’allora scappata proprio nel momento di venire al dunque. S’era limitata a rubar loro qualche dollaro dalle tasche o dal portafoglio prima di scappare, quando era riuscita. Poi, si diceva “Bastardi! Noi cinesi siamo più furbi! Ci riprendiamo i dollari che ci avete rubato gli ultimi secoli, merdosi!”

Una notte, in questo suo girare in apparente cerca di lavoro, eveva incontrato un magrolino e piccolino. Sembrava anche gracile-gracile. Sembrava anche più ubriaco del solito. Era lì che piagnucolava che aveva trovato la sua ragazza a letto con un altro e che lui era distrutto, che non voleva più vivere. YaLing, di cui, come già detto, una delle caratteristiche subito si notavano, era un falsissimo sorriso a pieni denti che ti sfoderava in piena faccia, gli aveva appunto lanciato uno dei sui sorrisi più grandi, le si era attaccato, l’aveva fatto bere ancor di più di quello che lui avrebbe bevuto di suo, e poi l’aveva accompagnato fino alla camera di lui. L’aveva messo a letto. Lo aveva spogliato. Mentre lui dormiva od era semi addormentato, gli aveva tirato le mutande e lo aveva guardato. Non che il cuo cazzo fosse proprio piccolo come lei avrebbe voluto. Era stata colpita che fosse circonciso. Lei non aveva in realtà capito di che si trattasse. Era comunque stata incuriosita da quelle sua cappelletta rosa così diversa da tutte le cappelle che aveva visto fino ad allora. Il cazzetto a riposo sembrava piccolino, sebbene lei l’avrebbe voluto ancor più piccolo. Lui sembrava proprio sbronzo, dunque inoffesivo. Lei si era spogliata, con le sue chiappette inesistenti, solo due ossa, i suoi seni ridotti da sempre a capezzoletti avvizziti, mai cresciuti, e senza speranza di crescere cogli anni, come fosse stata una vecchia di 100 anni anziché una ragazzetta di poco più di venti, tutt’ossa e neppure sexy, come talvolta anche una pur magrina ed ossuta può essere. Le si era messa in prossimità del cazzo, con le sue cosciette, se si possono chiamare cosciette, due ossette strutturalmente avvizzite. Non che sapesse bene cosa fare, sebbene, avendo lungamente spiato il prossimo, le era capitato, talvolta, di spiare pure quelle cose lì. Neppure che provasse una vera eccitazione da femmina. Era solo un malsano desiderio da cino-xenofoba di “conquista”. Del tipo, “se mi monti è perché sei tu ad avere bisogno di me anche nei tuoi desideri più naturali”, ...“sporchi” si diceva lei col suo linguaggio maniacale da pervertita. Aveva cominciato a toccare quelle cappella così strana che s’era gonfiata, con tutto il membro, pur sembrando che lui continuasse a dormire sbronzo. Se l’era avvicinato alla fichetta mai penetrata. Non s’era neppure davvero bagnata, tanto era un desiderio tutto maniacale, non davvero sessuale, erotico. S’era così inumidita la fica, ed in mezzo ad essa, con la saliva portata lì col dito. Mentre manovrava per mettercisi questa cappella dentro. La cappella entrò, un po’, non senza fatica in quella fichetta magra tra gambe ossute, fino a bloccarsi sull’imene di quella bagascia maniaca ancora tecnicamente vergine. A quel punto subentrò in YaLing un’ansia insulsa. Non tanto un ansia da cazzo, che non s’aspettava le desse alcun godimento. Bensì un ansia psicologica di completare quell’impresa di far sul quel cazzo “americano”, quell’avvolgersi suo attorno d esso come simbolo di conquista dell’americano e dell’America da parte della “grande superiorità cinese”. Un delirio, che deriva dalle ansie profonde del cinese e delle cinese, infetti dal morbo della xenofobia maniacale. Cominciò così ad agitarsi sopra quel cazzo bello turgido e duro, nonostante la sbronza ed il dormiveglia, ora, di quel ragazzo. Sentiva male, cosa non davvero normale, nonostante lo stereotipo del dolore da prima volta. In realtà la prima volta, ma anche le successive, succede che la femmina soffra quando il maschio comincia a dare colpi forsennati oppure quando la femmina non vuole veramente quel cazzo che la penetra e da cui si fa, eventualmente, penetrare. Contratta, agitata, si spingeva sopra quella cappella e quel membro che con suo grande dolore costrinse a penetrarla. Anche la lacerazione dell’imene, che non sempre ha grandi conseguenze, né produce vero dolore, né grandi sanguinamenti, fu per lei piuttosto doloroso e con grande sanguinamento. Quando il cazzo che lei sovrastava le fu tutto dentro, tra dolori vari di lei, il suo unico pensiero fu “Oh, schifoso americano, t’ho fatto mio prigioniero, prigioniero della superiore grande Cina.” Un delirio totale! Non era neppure sicura di volere continuare. Nei suoi guardonaggi aveva visto dei ragazzi e degli uomini che si masturbavano, che poi con uno schizzo o sgocciolando o comunque usciva qualcosa e che loro ora “stavano bene”. “Ecco, noi donne, con la nostra fica, vi facciamo star bene, vi facciamo scaricare...” No, aveva visto che c’erano anche quelle che cuccavano e godevano, non solo nei film. “Puttane”, aveva pensato, “porche, come sono naturamente porci i maschi.” Stava pensando che il suo risultato era stato raggiunto, forse. “Lo faccio scaricare, oh che schifo!, e così dimostro che lui ha bisogno di me, superiore cinese, per quelle sue porcherie ma zozzo maschio, oppure me ne vado via ora e lo privo di quel suo star bene cosicché affermo che io superiore cinese posso farmi un bastardo americano ma anche privarlo di quel suo schizzare soddisfatto da porco?” S’era fermata, o quasi, con quel cazzo dentro ad indugiare su quei pensieri contradditorri e tutti così pazzamente maniacali.

Fu lì che lui, un po’ era stato al gioco, un po’ s’era davvero svegliato tra tutto quel tramestio di lei sopra il suo cazzo, che si rovesciò, la rovesciò, e, pur magrino, frastornato dalla sbornia, e con quell’angustia da delusione d’amore per la sua ragazza lui aveva trovato nel letto con un altro, sopraffatto da una sana animalità usò quella fica pur magra strirminzita l’avviluppava per farsi una sana animale montata. Lei era passata dai suoi deliri cino razziali e trovarsi montata senza alcun suo godimento da uno che invece, sanamente, voleva proprio gosersela. Pur di gran lena, con cavalcata quasi rabbiosa, lui non fu neppure frettoloso. Lei fosse stata d’una qualche normalità animale femminile avrebbe avuto tutto il tempo di godersi quel primo cazzo provvidenziale che pur s’era cercato, aveva provocato, s’era infilata dentro. Invece se ne stava li sotto, disgustata di trovarsi ora sottomessa per il piacere d’un americano. Cercò di dimenarsi, di sottrarsi, ma ormai non c’era nulla da fare. E del resto era stata lei che ci si era messa nel letto ed attorno al cazzo, per cui non poteva neppure mettersi ad urlare che la stesse violentando. In teoria, avrebbe potuto... si può tutto se si vuole... Tuttavia, fu un così subitaneo rovesciamento di posizione e di prospettiva. Lui l’aveva ben bloccata sotto di sé e, senza scampo per lei, che del resto non sapeva bene che fare dopo che lei stessa aveva iniziato il tutto, condusse a termine la montata con con gorgheggio baritonale di piacere mentre la inondò di sperma dall’odore intenso. Le si abbandonò sopra e fu solo quando il cazzo gli si ritirò dalla turgidezza verso il molliccio che si rovesciò di lato cercando di abbracciare per qualche tenerezza quel corpicino non basso ma esile ed ossuto che se ne stava lì sotto passivo ed incerto. Lei aveva quasi disgusto, o comunque freddezza, per quella situazione, senza piacere fisico e con la stessa ebbrezza della sottomissione dell’americano che si era rivoltata nell’essere usata dall’americano per il suo solo piacere che l’americano stesso s’era procurato sottomettendo, mettendo sotto, la cino-xenofoba in pieno delirio psicologico.

Fu allora che lui percepì quell’umidiccio, quel bagnato. Guardò e vide quella pozza di sangue, il sangue dell’imene di lei. Lui non s’era mai trovato in quelle situazioni virginali e forse neppure aveva mai orecchiato o pensato granché a potercisi mai trovare. Alla vista di quel sangue, decisamente abbondante, ebbe un sobbalzo, lanciò un urlo. Fu lì che lei ebbe il colpo di “genio”, in realtà solo una reazione da imbroglioncella proprio da quattro soldi. Di fronte alla sgomento di lui, se ne sbottò con degli urletti isterici in americano stentato del tipo “mi stavi ammazzando!”, “mi hai violentata!”, “chiamo la polizia!”, “ti sbattono in galera!”. E li ripetette con forza e convinzione tanto più lui ne sembrava succube. “Cos’è successo?! Cos’è successo?!” urlò preoccupato e perduto lui. E lei inisteva con quelle sue pretese che lui l’avesse aggredita e violentata. Finché a YaLing non uscì un “devi pagarmi i danni!”. A lui, spaventatissimo, non parve vero di potersela cavare con qualche soldo. Alla fine, nella concitata trattativa, lei si mise in tasca 100 dollari, il prezzo d’una mignotta forse da quelle parti, e scappò dopo essersi pulita alla meglio col lenzuolo e rivestita in un baleno.

Inorgoglita da quell’esperienza di prima volta prostituita, e da di fatto prostituta, ormai che la fica era più o meno aperta, e lei s’era ormai fatta una qualche esperienza su come rimorchiare ubriachi, continuò a raccattare soldi serali e notturni a quel modo, da baldracchetta che cercava con una scusa o con l’altra di scroccare qualche soldo ai suoi rimorchiati. Quando semplicemente, non li rubacchiava dal portafoglio, dopo averli messi a letto troppo sbronzi per poter fare alcunché. Cambiava posti. Cambiava zone. Cercava pure di cambiare faccia, seppure la non folta chioma ed il fisico striminzito, oltre all’esiguo vestiario, non le permettessero poi grandi varietà di personaggi da interpretare. In preda a quelle sue esaltazioni da grande cino-xenofoba dominatrice alla conquista e sottomissione del disprezzato americano, non s’era resa conto, che sborrata oggi sborrata domani... ...era alla fine restata incinta. Vomiti. Disperazione. Aborto piuttosto doloroso ed in condizioni da macello. Oltre quel sorriso a pieni denti falso e da esaltata, YaLing non aveva proprio nulla. L’università era svanita. Sia quella taiwanese che l’illusione di poter terminare, autofinanziandosi, gli studi in una università americana. Le sue cricche cino-xenofobe per cui fare la “grande” spiona, provocatrice ed arrassatrice-torturatrice... ...nessuno dà nulla per nulla ed i secondini ed i torturatori non è che diventino, in genere, grandi leader o ricchi uomini e donne d’affari. Soprattutto in un ordine mafioso, quale è quello cinese e cinesoide, dove occupi una casella senza grandi opportunità di vera mobilità verso l’alto. Troppi commerciano,troppi vendono e si vendono nelle Cine, perché qualcuno possa realisticamente avere, poi, una parte significativa di una ricchezza globale inevitabilmente limitata. Troppi in rapporto a quello che c’è da distrubuire.

YaLing aveva dunque continuato tra lavoretti e qualche marchetta da mignottella senza vere attrattive, senza aver concluso nulla né come percorso scolastico formale, né come conquista di vere conoscenze, senza vera padronanza dell’inglese nonostante le sue autoconvinzioni ed autodeliri di perfezione innata, e sempre più convinta a rientrare a Taiwan, senza tuttavia sapere poi come ed in cosa vendersi a Taiwan. Certo, aveva i suoi agganci nelle milizie maniacali parallele. Ma lì soddisfi i deliri maniacali, le perversioni. Non ti danno da vivere, se non te lo procuri in qualche modo formale. Non è difficile, comunque, a Taiwan, anche senza raccomandazioni di Stato o paraStato, fare la commessa o l’inserviente, all’equivalente di 2 euro l’ora, od anche a meno, in una delle tante grandi catene di bar, ristoranti, supermercati, negozi. Lavori 10 ore al giorno od anche di più. Tutti i giorni dell’anno. Son più lavoretti da studenti, anche perché il momento della dismissione arriva presto. E se non ti dismettono loro, sei distrutto o distrutta tu. C’è pure chi, dopo 10 o 12 ore di tali lavori, si dedica alle perversioni da milizie di pidocchi, ...auto-esaltandosi d’essere un grande guerriero od una grande guerriera della civilizzazione cinese in duro combattimento per la distruzione del nemico interno come del barbaro straniero. In queste miserabili attività, c’è chi ha dei vantaggi materiali immediati. Ma la maggioranza non ha nulla. Appunto, ha i propri deliri. Tutti ne ricavano la propria auto-distruzione e la distruzione di ciò per cui si dicono combattere. Ciò per cui si dicono combattere è solo copertura, maschera, siano pidocchietti di base, dirigenti di Stato o Presidenti, del proprio marciume e delle proprie perversioni.

Ecco che YaLing aveva incontrato, tra i suoi intensi ciappetti, traffichii ed infamie nelle comunita taiwanesi e cinesi, 顏 / Yán, uno perfetto cretinotto, di tipo così comune nelle Cine, così uguale e così differente da lei. Era il tipo giusto, aveva subito pensato, per una perfetta coppia cino-xenofoda dedicata alla grandezza della Cina ...ed anche ottimo per lei per giustificarsi a casa che non aveva concluso nulla e che abbandonava l’università. Anzi l’università era comunque abbandonata, ed a Taiwan l’università è come la scuola media superiore italica, come livello di qualificazione reale e prospettive professionali; anzi, forse, perfino meno. Con l’università fai l’impiegato. Senza fai il commesso o l’operaio. A meno che non si sia di famiglia ben posizionata. Ma anche lì, troppi pochi buoni posti per troppi aspiranti.

Si deve sapere che nelle Cine il torturatore “capo” tipo è un cretinotto anche antropologicamente identico dappertutto. Non so’ perché. Eppure, tra tanti in cui sono incappato, sembrano tutti fatti con lo stampino. Non gli esecutori, più o meno occasionali, che sono invece d’ogni tipo e varietà. Chi si dedichi per sempre a questa “eccezionale” attività è in genere grassottello, d’un grassottello depresso maniacale anche alla vista, spesso un po’ più alto della media cinese seppur se ne trovino anche di bassi, con un’aria scialba e cupa tale che solo dei momentanei successi nell’attività di tortura illuminano, per un attimo, l’altrimenti timida ed oscura indole. Il tipo dell’imbecille esecutore, grassottello e minchioncello, sembrerebbe, all’esperienza empirica personale, inevitabilmente limitata di chi scrive. Un po’ come talune categorie di lottatori od i boia da mannaia avevano ed hanno un po’ tutti una certa conformazione fisica e psicologica. Ad ogni modo, il nostro lavoro di massa, non è un lavoro sul campo. Li fottiamo, e con loro i due lati del Pacifico, con le radiazioni psico-programmate su grandi masse scelte con criteri largamente automatici. Questo è un di più, neppure assolutamente indispensabile per la liquidazione finale del pidocchio cinesoide e angloide contemporaneo. Non si pretenda dunque una qualche precisione su questa mia osservazione. Se domani altri scopriranno che l’istruttore e supervisiore tipo dei ticchetti o battiture da tortura da camera dietro un muro o pavimento delle varie Cine è un giovanotto manageriale ed efficiente estroverso e comunicativo, oppure un anziano e posato saggio, tale eventuale rilevazione empirica non varrà certo meno della mia esperienza antropologica nel settore fino a questo momento. Ne possiamo noi, per ora, sulla base, del trackaggio e del brucio delle teste vuote dei pidocchi, risalire alla loro conformazione fisica nelle loro varie categorie e gerarchie, e produrre così un profilo statisticamente attendibile del torturatore “capo” tipo.

Yan era timidissimo e depresso. Era tuttavia arrivato negli USA allo stesso modo di YaLing, seppur non se lo fosse davvero cercato. Con qualche anno di più, veniva più o meno da ambienti simili, di bassi servi vari del “potere”. Era di quelli che, quando veniva richiesto, rispondeva, riferiva, su tutto e su tutti. Il “compagno serio”, il “camerata serio”, l’“amico serio”, il “picciotto serio”, si direbbe in ambienti italici. In verità un servetto del capetto del luogo. Partecipe delle varie organizzazioni del regime, che a Taiwan, con nomi differenti sono le stesse che nella maoCina, Leghe varie delle Giovani spie, pionieri vari, giovani fascisti o giovani nazimaosti vari, quando era venuto il turno di mandare qualcuno per i programmi di scambio non avevano mandato i più promettenti che, in genere riccastri, potevano permetterselo da soli. Avevano mandato i servetti. Nelle sua università era toccato a lui. Negli USA, Yan non aveva imparato la lingua, neppure le venti frasi con intonazione americano che aveva imparato YaLing. Non aveva proseguito veramente gli studi, anzi aveva finito con l’abbandonare l’università. Riferiva. Faceva le solite infamità, arrassi e torture, con cui il potere, in realtà maniaci si fingono “il potere”, afferma il suo dominio maniacale e si perpetua, ...finché “la macchinetta” funziona (personalmente non credo che dagli escrementi si possano produrre aromi raffinati... ...mi sbaglierò...). Capetti rendono i sottoposti ancora più pidocchi mentre loro fanno, a loro volta, i pidocchi, di chi, gerarchicamente sopra di loro, fa a loro quello che loro fanno ai sottoposti. Di pidocchieria in pidocchieria, Yan, trascinava la sua vita inutile nelle grande America che non non capiva, né voleva capire e di cui, contrariamente talvolta ad altri, neppure imparava un po’ la lingua. Segaiolo accanito, si masturbava in continuazione, “dovere” permettendo. Non che provasse veri orgasmi. Gli veniva più o meno duro e si sentiva “uomo”, si sentiva normale, uno come tutti che faceva quello che tutti devono fare, eiaculando. Qualche volta che qualche suo capo l’aveva portato a mignotte, alla vista di quei corpi veri e di quelle fiche vere, pur mercenarie e false, era tutto arrossito, s’era vergognato, s’era sentito dominato da quelle che pur erano state comprate per farlo godere, e se n’era restato mollo ed impotente di fronte al sesso dei corpi, salvo rieccitarsi con la sua mano nella solitudine della sua stanza. Si masturbava anche in giro, quando aveva la pulsione e poteva.

YaLing l’aveva conosciuto proprio così. In un centro per cino-xenofobi che entrambi, infami, frequentavano, lei aveva aperto la porta d’un cesso per andare a pisciare e s’era trovato di fronte questo cretinotto che seduto sulla tazza del gabinetto si mastrurbava freneticamente. Lei se n’era sbottata in uno dei suoi soliti sorrisi, lì il più disgustoso dei sorrisetti, di malizioso sadismo d’aver sorpreso un porco a far porcherie. Lui aveva lasciato perdere ed era scappato. Quando l’aveva poi incontrato faccia a faccia, YaLing s’era abbandonata ad uno dei suoi soliti sorrisi “luminosi” e falsi. Lui era tutto arrossito. Tuttavia lei s’era fatta seria seria e gli s’era fatta sotto. Abituata a doppiezze e falsità s’era decisa a conquistarlo e ad usarlo per sistemarsi. Non poteva permettersi di meglio. I riccastri neppure la pisciavano. Neppure qualcuno davvero studioso e più o meno serio. E così via. ...Se qualcuno aveva una qualche qualità personale o sociale, non era per lei, neppure ci faceva un mezzo pensiero su quella, su YaLing.

Per mille motivi, dopo avere chiesto in giro, del resto era un po’ che, anche se lui non se n’era accorto, lei l’aveva adocchiato, aveva chiesto ai superiori e s’era fatta da loro autorizzare a “farselo” per una “sincera” unione e vita assieme cino-xenofoba. Erano pure della stessa area di Taiwan, Miaoli. “Compaesani”, in pratica. In cinese, usano un’espressione che in italiano potrebbe essere “luogo nativo”, “terra nativa”. Ma nelle Cine, e nella lingua cinese, riescono a riempire pure il banale essere nati in un certo luogo di significati maniacali. È tipivo di scarafaggi, pidocchi ed animali avere uno spiccato senso del territorio... ...un essere umano s’interessa più ad umanità o valori che a patrie, o luoghi d’origine della propria famiglia, che possono essere del tutto occasionali e comunque largamente irrilevanti da ogni punto di vista se si fa mente locale su cosa significhi davvero essere uomini e donne: quando non resta altro, quando non s’ha spiritualità, ci s’attacca maniacalmente alle materialità in qualche modo verificabili. “Io sono di...” “Noi siamo di...” Che gliene frega, ad un essere umano, di dove è... Semmai gliene frega che cosa è o non è!

Suadente, mentre lui arrossiva ancora di più, gli aveva detto invincibile, alludendo all’averlo sopreso a masturbarsi: “Non preoccuparti... ...lo fanno tutti... ...tutti voi maschi... ...ma non parliamo di queste cose... ...voglio che diventiamo amici... ...mi hanno detto che non ce l’hai la ragazza... ...lo so perché non ce l’hai... ...perché aspettavi me.” Erano diventati ragazzo e ragazza. Lui continuava masturbarsi nella sua stanza e nei cessi in giro. Lei continuava a fare la marchettara in gran segreto per tirar su qualche soldo. Poi, visto che lei manovrava bene quell’imbecillotto e che avevano comune “fede” nelle varie infamità delle loro mafie cino-xenofobe, lei gli aveva chiesto di andare a vivere assieme, che in Cina come a Taiwan significa prima o poi sposarsi. Lei gliela aveva menata con la grande Cina, sul formare una coppia per la causa, per una vita che avesse un senso. Gli aveva detto che a lei il sesso non interessata tanto era assorbita dall’amore infinito per la grande Cina, la loro terra, la loro grande patria, e che tuttavia a lei lui piaceva e che non si sarebbe sottratta alla sue necessità di uomo. Gli aveva pure detto che si vedeva che lui era un vero uomo, che avrebbe potuto farle tutto quello che voleva, che lei sarebbe stata una moglie fedele e seria. Poi gli aveva fatto la sceneggiata. Gli aveva detto che lei era vergine, nel senso che non era mai stata con nessun uomo, e che tuttavia, dato che era stata costretta a lavorare in ristoranti ed a rientrare la notte tardi, “quei porci di americani, soprattutto quegli animali di negri, ma anche quei bastardi e selvaggi di ispanici” avevano varie volte tentato di violentarla. Dev’essere stato quando quell’ispanico, che aveva in realtà lei rimorchiato sbronzo e tentato di derubare gli aveva irroraro la fica e, poi, insoddisfatto per quelle magrezze senza gusto ed incazzato per i soldi lei stava tentanto di sfilargli, le aveva rotto il buco del culo prima di prenderla a ceffoni nonostante quel suo stentato e strambo “me linda”, che lei aveva scelto, come “nome americano” Melinda. ...lei, così lurida!

Aveva raccontato a Yan che lei era sempre riuscita a scappare da quei tentativi di violenza. Tuttavia s’era consultata con le altre ragazze cinesi e, “sai lo fanno un po’ tutte... ...non lo dicono ma fra noi ragazze cinesi ce lo possiamo dire e ce lo diciamo... ...ci apriamo da sole così se, mai capitasse di essere violentate, quei porci di americani non possono dire di essersi presa la verginità di una vera cinese.” Solite cazzate tra esaltazione razzial-xenofoba e passione di imbrogliare il prossimo, di imbrogliarsi pure tra “grandi” cinesi. Lui, un sempliciotto idiota che pur, come tutti i cinesi e non solo, si giudicava di grande intelligenza ed acutezza non c’aveva creduto molto eppur non sapeva cosa pensare. Lei sembrava così convincente. Non c’aveva creduto, ma c’aveva creduto. Poi quando erano andati ad abitare assieme, non molto prima di rientrare a Taiwan, lei aveva insistito con la sceneggiata. “Sai a me il sesso per il sesso non interessa... ...oh, che schifo!, mi piacerà credo, solo per far felice il mio uomo, TU, un autentico patriota e per dare figli, autentici patrioti, alla nostra patria comune per la sua grandezza e gloria.” Non gli s’era data subito, né lui era sicuro di riuscire a montare una donna vera. Continuava a preferire la propria mano con cui si sentiva davvero a proprio agio. Così lei aveva continuato a fare la parte delle vergine pur sverginatasi da sola. “Sai che non ho neppure mai visto come siete fatti voi uomini... ...anzi neppure mi interessa come gli uomini sono fatti... ...voglio solo sapere, quando tu vorrai, come sei fatto tu e come farti contento...” Erano nello stesso letto, se si può chiamare letto la spece di pagliericcio, uno strato di tessuto ripieno, una specie di materasso ma non un vero materasso, buttato sul pavimento, su cui dormivano con una coperta, una di quelle cose ripiene, un piumino od una specie di piumino o coperta imbottita come s’usa in talune parti delle Cine, e se la menavano con ‘sti discorsi... Lui l’abbracciava e si sentiva vero uomo con la ragazza nel letto. Intanto lei continuava a fotterlo, a fregarlo, perché il vero cino-xenofobofo frega lo straniero, ma pure il suo simile: “Certo, che tu la sai lunga... ...parli poco ma mi sa che sei uno che ci sa fare... ...insegnami come farti contento...” E lui, tutto imbarazzato, taceva. “Se vuoi ti racconto come noi ragazze cinesi in America ci facciamo quella cosa da sole, come ci apriamo da sole, quando abbiamo paura che qualcuno di questi porci ci violenti.” Una volta che lui sembrò manifestare un qualche interesse lei glielo disse, asciutto-asciutto, come s’esprimono i cinesi. “Sai, al mercato compriamo un cetriolo od una carota, piccoli piccoli... li oliamo... ce li spingiamo dentro... poco a poco... ...Restiamo come vergini... siamo vergini per il nostro uomo... io per te, quando mi vorrai... ...però se qualche porco americano ci aggredisce non può dire d’aver preso la verginità ad una vera patriota cinese... ...fortuna che sono sempre riuscita a scappare... ...sai che schifo con un americano...” In realtà le ragazze cinesi ed asiatiche dell’est spasimano per essere trombate da “occidentali”. Ed i maschi di lì lo ben sanno e ne sono gelosissimi, perché si sentono inferiori. Anche se poi, di fatto, solo alcune si decidono al passo, al farsi davvero delle trombate e non solo un ragazzo e ragazza in pratica senza sesso, come invece altre fanno con occidentali così come con cinesi. La maggioranza, alla fine, per una circostanza o per l’altra, evita di fatto, del tutto, l’“occidentale” pur sognandolo sempre.

Lui, Yan, alla fine s’era eccitato da tutte quelle cazzate di YaLing. Avevano cominciato con qualche bacio anche se lei faceva la ritrosa e l’inesperta e pure lui, alla fine, non aveva grande dimestichezza con le tenerezze. Gli interessava sentirsi psicologicamente rassicurato, cosa che lei, subdola faceva, faceva alla cinese. E poi sognava di fare come tutti. Tutti hanno figli, per cui devi avere figli. Tutti più o meno si dice trombino con le mogli, per cui devi trombare con la moglie, sebbene quei discorsi di lei che il sesso le faceva schifo lo rassicuravano. Poteva, se andavano avanti in quella cosa di coppia, avere figli e poi poteva trastullarsi con la propria mano se si trovava meglio con la propria mano. Così evitava a lei lo schifo del sesso. Una volta che lo ebbe duro, e volle provare finalmente con YaLing, gli si avvicinò con coso contro la sua pancia. Lei lo trattò da bambino: “Oh, porcellino, vuoi la tua YaLing...” A lui venne subito mollo. Andò poi a farsi una sega al cesso mentre lei fingeva di dormire. In realtà non dormiva quasi mai. Forse per quello, o anche per quello, era magrissima. Un altra volta gli venne duro, si riavvicinò a lei. Lei, che in fondo voleva consumare quello pseudo matrimonio, per legarselo per sempre, fu meno disarmante. Si dai... lo sai che ti amo... ...che sono la tua donna... ...fammi quello che vuoi. Tuttavia quando lui cominciò a cercare dove metterlo lei non volle fare l’esperta. Se ne restò passiva. E quando lui trovò la via nella sua fica secca, lei fece la scena della vergine. “O amore, ooooooooohhh, nooo, nooo, nooo, che grooossooo... ..è troppo grosso per la mia cosetta ancora da bambina!” E si sottrasse. Lui eccitato da quell’allusione ad una presunta verginità di lei, tutta lì per lui, anche se faceva la ritrosa, se ne restò turgino contro di lei. Avrebbe preferito andarsi a farsi una sega. Tuttavia, voleva fare come tutti, per sentirsi come tutti. Metterlo dentro ad una fica, anche se gli fosse piaciuto meno che farsi una sborrata da solo. E poi si sentiva in dovere di mostrare a lei che anche lui era un uomo. Non voleva mica che lei, stufa, se ne corresse dietro a qualche d’un altro, anche se diceva sempre il sesso non le interessava. Lei, allora, continuò con la sceneggiata. “Amore, ma mi sfondi, se mi entri dentro... ...dai promettimi che le prime volte almeno fai piano piano...” Lui trafficò ancora con quel suo cazzetto attorno all’entrata di quella fica secca. E lei di nuovo: “Ooooooooh, ma mi fai male così... ...scusa ma dobbiamo far qualcosa... ...non posso lasciarmi sfondare da questo mio ragazzone, ma non posson neppure lasciare il mio amore infelice...” E corse a prendere una crema. “Sai la uso per le labbra secche, magari va bene pure per la mia cosettina...” E si incremò talmente che lui alla fine lui glielo mise, con lei che continuava a fare la sceneggiata della vergine che la prima volte soffre da matta per la deflorazione, che gli scivolava tutto dentro. Un po’ lei era larga perché già sfondata da cazzoni americani ed, ancor più, perché, magrissima ed ossuta, aveva una fica senza alcuna consistenza interna. Era senza culo, a parte due ossette puntute che appunto non erano culo. Era senza coscie, a parte due ossette avvizzite, che appunto non erano cosce. Non aveva ventre. La fica sua era una cosa messa lì... ...tra gli altri organi che tutti, ed anche una donna, hanno. Una volta un cazzetto era entrato, ed il suo, quello del ragazzone, era il solito cazzetto cinese, ...certo, era nella fica, in una fica, ma senza grandi consistente tra cui sollazzarsi. Il cinese s’accontenta di poco... Ciònonostante, lì, ora, sguazzava tra la crema oleosa di lei che doveva simulare si essere in pratica vergine mai penetrata, balla dell’autosverginamento a parte, e timorosa di quel primo vero cazzo del “suo uomo”. Lui, così, era sguazzato in quello fica sfatta, e pure strasfatta da quella crema, fino a che gli era divenuto mollo senza venire. Lei gli aveva detto un incoraggiante “Ah, sei grande!” Lui se ne era poi riandato a farsi una sega, dopo assersi pulito da quella crema che gli rendeva difficile pure trastullarselo con la sua mano. Qualche giorno dopo, quando aveva riavuto la fantasia, glielo aveva rimesso dentro, con lei che faceva solo sceneggiate limitate e senza riimpomatarsi e l’aveva sborrata dentro, gli “aveva sputato” dentro come si dicevano negli ambienti dei miliziani nazi-xenofobi taiwanesi quando parlavano “maschiamente” di donne. Non aveva provato un vero orgasmo. Non lo provava neppure quando si mastrubava. La soddisfazione d’una sborrata, sebbene alla fine preferisse la propria mano. Comunque, lì nel letto, o pseudoletto, era, di sera e di notte, più comodo che doversi alzare per andare nel gabinetto. E poi, con, quella prima sborrata in fica s’era finalmente sentito un “vero uomo”, uguale a tutti gli altri “maschi”. “Finalmente, anch’io sputo dentro una fica” s’era detto tra sé e sé. Tra vomiti, disgusti ed altri malesseri, come tutte le donne, che non amano davvero il cazzo e non amano davvero la maternità, lei aveva scoperto d’essere incinta. Anche lei era ora felicissima di essere come tutte le altre donne, d’essersi conquistata e legata il “suo uomo”, e d’essere una vera patriota che dava il primo figlio per la grandezza della Cina. Esaltazioni del tutto maniacali, da non credersi, se non fosse che sono davvero così. Non inventiamo nulla. Anzi, diciamo qualcosa meno.

Avevano intanto messo da parte i soldi per rientrare a Taiwan, dove avevano raccontato, lei soprattutto, lui non parlava, grandi balle, cui nessuno aveva creduto, sulla loro grande esperienza americana e grandi progetti per quella grande coppia, con figli in arrivo, che loro costituivano. Avevano registrato il matrimonio. A Taiwan e nelle Cine, il matrimonio è una formalità, pur ricca di conseguenze legali talvolta. Se scopi fuori casa, a Taiwan vai in prigione. Non è difficile separarsi e divorziare. Però, finché la famiglia esiste di fronte alla legge, lo Stato mette il naso, se si chiede lo metta. E c’è la prigione, se non s’ha timore d’affrontare un processo per mandare il coniuge in galera per aver scopato fuori casa.

Poi, grazie alle precedenti esperienze “miliziane” studentesche, ogni genere d’infamità in pratica, sia di lei che di lui, non era stato difficile, a lei, far entrare lui in polizia. In polizia, non certo tra quelli in divisa di servizio traffico e cazzate non molto differenti. Dopo la scuola di polizia, dove non s’era in realtà particolarmente distinto, ed un po’ di servizi di routine, dove era finito sui giornali per la stupidità non certo per l’acume repressivo od investigativo, era finito nella posizione giusta per la feccia cino-xenofoba con esperienza miliziano-studentesca, le unità di tortura d’appartamento. Lui, Yan, come formale agente di polizia, era un capetto, era l’agente di collegamento tra lo Stato formale, che nelle Cine è piuttosto complesso (i poteri non sono due o tre, ma cinque; una “democrazia” maniacal mafiosa complessa dove ognuno dipende da tutti e ciascuno, da solo, conta nulla), e le milizie parallele. Se capita un incidente, nessuno sa niente. Lo Stato copre tutto. Ma esso, comunque, non figura. Ci sono solo apparentemente isolati dementi. Anzi, neppure quelli. Il “demente” è la vittima. Perché le unità di tortura d’appartamento, le milizie parallele, vengono comuque coperte e del resto operano in modo tale che, se la vittima si lamente, è un pazzo od un pazza che sente le voci, per cui va già bene se non lo/la rinchiudono.

La moglie, YaLing, era, da sempre, nelle milizie parallele. Come il marito, Yan, prima di andare in polizia. In polizia era evidentemente, ora, un dipendente formale del governo che certo non faceva il miliziano parallelo per diletto o per secondo ed illegale lavoro. Qualunque cosa ora facesse, Yan la faceva come agente di polizia e per conto dello Stato. Dato che YaLing vantava una conoscenza perfetta dell’inglese (in realtà non capiva neppure i non difficili programmi della CNN o di altri canali in inglese diffusi a Taiwan, e tanto meno leggeva abitualmente libri ed altri materiali in inglese, chat a parte ma solo per mania allo spionaggio che davvero ben capendo quello le scorreva sotto il naso), erano stati assegnati, lui e la sua miliziana parallela principale, la moglie YaLing, alla tortura d’appartamento di stranieri. È in questa veste che operano a Taichung. In genere, chi fa questo lavoro direttamente sono le milizie parallele, sia contro interni che stranieri. Quando rischiano l’agente governativo, il poliziotto, come operativo in prima persona, è perché sono sicurissimi non venga neppure sospettato e perché tutto è organizzato in modo non si arrivi comunque a lui. Potendo noi entrare nei loro archivi, non è in realtà un gran problema conoscere tutto, anche quello loro non immaginerebbero mai. Da notare inoltre, che l’attività di tortura d’appartamento e sociale, nelle Cine, ha copertura internazionale, perché è coperta dai governi ingleses, su cui incarico operano in realtà i vari governi e Stati cinesi. Lasciate pure stare le balle sul “comunismo”, o sul “fascismo”, e la contrapposizione all’“occidente”... ...son cose per allocchi. Sono los ingleses che hanno fornito e forniscono ai cinesi d’ogni colore gli apparecchi di guardonaggio ed origlionaggio attraverso muri, pavimenti e soffitti, con incorporati meccanismi per distinguere il presunto sonno (la chiusura degli occhi) e dunque accentuare l’azione di tortura quando l’obiettivo dorme o si presume dorma. La tortura da camera/appartamento è una tortura rumorica continua con annessa tortura del sonno. Ticchettii e battiture continue, ritmiche e non, in prossimità dell’obiettivo con intensificazione quando il soggetto dorme. Intanto l’obiettivo viene attorniato di “amici” ed “amiche” che, nel momento in cui si dovesse lamentare “con chi si fida”, coloro “di cui si fida” se ne uscirebbero con dei disarmanti “ma perché mai dovrebbero farti ciò?”, “ma, no, non è possibile...”, “non è che senti le voci...”. Insomma degli impliciti “fatti vedere, che sei matto”, oppure “vattene che è meglio”. Infatti, la tortura da camera non è spionaggio. Il fine è la rimozione del non voluto dalle Cine, dall’EstAsia, o da altro eventuale luogo dove si pratica. Certo, si spera sempre che l’oggetto di tortura crepi od impazzisca, ma, sebbene io abbia avuto modo di vedere persone mal ridotte, e pure in pochi giorni, da tali attività, alla fine, se proprio non reggono, se ne vanno prima. Ma molti se ne fregano. La debolezza del pidocchio è che non riesce veramente a capire l’essere umano, per cui il proprio metro è sempre inadeguato. L’azione apparentemente irresistibile del pidocchio, è davvero tale solo contro altri pidocchi. Alla fine, l’azione del pidocchio è davvero irresistibile solo nella distruzione di sé stesso e di sé stessi.

Quando avevano assegnato Yan e consorte, coi due figli piccoli, a Taichung, nel corso del 2005, in 大墩19街198號4F-1, 407 Taichung City / 台中, avevano dato loro sia quell’appartamento, il 4F-1, un grande appartamento su due piani, che l’appartamento immediatamente sopra, il 6F-1, egualmente un appartamento su due piani. Al primo piano di 4F-1 stava la famiglia, in realtà tutti in una stanzetta. L’appartamento non era neppure, contrariamente ad un po’ tutti gli appartamenti taiwanesi, con aria condizionata. I condizionatori [raffreddatori] d’aria c’erano invece nelle varie stanze dell’appartamento superiore, il 6F-1. Le dimensioni e caratteristiche dell’appartamento, pur in assenza di condizionatori d’aria, erano tali che il fitto non sarebbe stato alla portata d’un poliziotto. La famiglia aveva le caratteristiche di vita tipiche dei tamarri. Tutti in una stanza, dove dormivano, sul pavimento, i due coniugi ed i figli. La stanza aveva annesso un piccolo gabinetto con doccia. Nella stanza v’era un grande armadio da muro. Affianco v’era la cucina. La famiglia aveva un macchinone. E nel salone v’era un gran televisore. Il salone era su due piani dato che, appunto, sopra il salone non v’era nulla. Sopra la cucina, e la stanza da letto affianco ad essa, al livello 4F-1, v’erano, in pratica al livello 5F-1, due stanette ed un gabinetto con bagno per le due stanze, le stanze dei due bimbi in una famiglia di 2 coniugi con 2 figli. Nel salone non v’erano tavoli. V’erano come dei banconi di legno alti forse 30 cm. Potevano tranquillamente fare da basi per letti. Infatti, quando abiterò lì, me ne daranno uno come base rigida per un letto ad una piazza. Mangiavano e scrivevano su di essi seduti od accovacciati sul pavimento che era ricoperto da dei riquadri d’una specie di gomma leggera.

Davvero situazione da tamarri: macchinona, grande televisione, dormire tutti in una stanza neppure grande, mangiare sul pavimento data l’assenza di veri tavoli e di sedie. Del resto la loro eccitazione era la tortura d’appartamento. Lavoro in casa e nell’appartamento sopra. Tortura a domicilio per agente di polizia in servizi speciali, da pidocchio. D’intimità non ne avevano bisogno. Era tutto iniziato e finito con quei due figli, per dimostrare agli altri ed a sé stessi che lui che era uomo e lei che era donna. Lui si faceva qualche sega occasionale nei cessi degli appartamenti di servizio, alias di tortura, se proprio se lo sentiva duro ed aveva bisogno di una eiaculazione per confermarsi che era un uomo “potente”. Lei continuava a sognare quei grossi cazzi americani di quando di fatto si prostituiva occasionalmente, grossi cazzi da cui, come del resto da quello del marito, non provava nulla di fisico o di emozionale; ne orgasmi, neppure godutine o solletichi di un qualche piacere, solo il disgusto di quello sperma da cui doveva ripulirsi dato che colava subito fuori da quella fica davvero poco accogliente.

In realtà, il marito non v’era mai in quell’appartamentone a Taichung, perché era al piano di sopra, nell’appartamento 6F-1 (la numerazione del palazzo saltava il V piano, il 5F-1 perché il primo piano era, di fatto, il secondo piano dell’appartamento 4F-1, le sue stanzette ed il bagno, come già indicato) per la tortura d’appartamento contro l’obiettivo o gli obettivi in una od in entrambe le stanze al secondo piano dell’appartamento 4F-1. Dopo il tirocinio della famiglia da tortura con miliziani di supporto, volevano, col 2007, passare alla tortura contro entrambe le stanze al secondo piano del 4F-1. Il marito sarebbe tornato sotto, al 4F-1, dal suo lavoro da istruttore al 6F-1. Sopra, al 6F-1, ci sarebbero stati i suoi, i loro [di lui e della moglie], miliziani: la torturiscella YiQuing con quel finocchietto dello pseudo-ragazzo ed altri. A fine dicembre 2006, la torturiscella YiQuing stava portando sopra le sue cose. Il finocchietto suo pseudo-ragazzo aveva già sopra le sue cose. Nostra rilevazione strumentale a parte, sono stati visti anche da inquilini del palazzo. Della serie: “io sbirro della polizia taiwanese, dunque attendibilissimo, sono testimone che i miei due inquilini al 5F-1, casualmente entrambi pazzi, sentono entrambi “le voci”, dato che vantano battiture contro di loro dal piano di sopra che stranamente noi, dal piano sotto al loro non sentiamo.” In realtà, se ticchettano dal pavimento sopra, non è detto che sempre si senta al piano di sotto [i pidocchi ed i loro manuali suppongono comunque si senta], di certo non si sente due piani sotto. Come dai loro manuali operativi su queste cose, l’appartamente di sopra sarebbe figurato come sfitto. Della serie: “I due strambi cui, oh che disgrazia!, ho avuto la sventura di subaffittare quelle due stanzette, sentono le voci da un appartamento sfitto e dove dunque non c’è mai nessuno.” Noi che verifichiamo tutto, abbiamo verificato che nell’“appartamento sfitto”, il 6F-1, pur tenuto sempre con le tende tutte abbassate perché nessuno potesse vedere l’intenso tramestio al suo interno, e dove a sera ed a notte le luci erano sempre accese, v’era considerevole consumo di elettricità e di gas. I “fantasmi” consumavano elettricità, gas e acqua ogni giorno! Inoltre, la mobilia al livello 6F-1 era stata smontata, spostata e non usata proprio per scoprire tutta l’area sopra le due stanze del 5F-1 e dunque permettere ticchettii e battiture su tutta la loro superficie, sulle verticale di chi fosse stato sotto, come da manuali operativi loro di tortura da camera ed appartamento. Tutto verificato. Siamo entrati nell’appartamento 6F-1 per un’ispezione completa.

Quando Hans arrivò lì, per poche settimane, la sua stanza, lui dunque, era l’obiettivo della tortura. La tortura si svolgeva da sopra, dove operava Yan ed altri, dalla stanza affianco, dove operava una ragazzetta scema, la torturiscella YiQuing, Zhèn YíQíng / 陣怡晴 o 陣怡情, con lo pseudo-ragazzo che operava sia con lei che al piano di sopra. Quando non era affianco con lei, lo pseudo-ragazzo era al piano di sopra con Yan. Quando non era sopra, veniva affianco a fare guardonaggio ed dare colpi al muro affianco con la torturiscella YiQuing. YaLing, la moglie dello sbirro, faceva, di fatto, la direttrice delle operazioni dal piano di sotto. È tra l’altro la disposizione ufficiale prevista dai manuali circolano nelle varie Cine per queste cose. Il capo sotto, ma non, in genere, direttamente sotto il locale del torturato, o distanziato. Tortura principale da sopra. Torture accessorie di lato quando possibile, oppure sostitutive di quelle sopra quando quelle sopra non sono possibili in modo permanente. Il tutto è sempra da adattarsi alle strutture specifiche degli edifici, naturalmente. Una cosa sono collegi o dormitori, altra caseggiati classici, altra ancora questa strana struttura con due appartamenti su due piani uno sopra all’altro ed entrambi dati in dotazione alla squadra di tortura, con torturato che abita nello stesso appartamento su due piani di parte dei torturatori.

Dicano pure che sono invenzioni. Anche non volessimo esibire mai la documentazione oggettiva e strumentale nostra, esiste la documentazione nei vari archivi, segreti o segretissimi delle varie amministrazioni governative taiwanesi. Nelle burocrazie contemporanee resta sempre traccia di tutto. Anche ora cercassero di sopprimere, non potrebbero sopprimere tutto. Ci sono tecnici, riparatori vari, oltre a persone dell’edificio, che hanno visto quelli dell’appartamento 4F-1 presenti nell’appartamento 6F-1 di cui avevano la disponibilità. Uno sbirro con moglie ufficialmente disoccupata, il cui stipendio non sarebbe neppure bastato per l’appartamento 41-F che ha la dispobilità di due appartamentoni... ...Non era certo per uso personale o perché un pervertito individuale con famiglie ed “amici” pervertiti. Era ed è tortura di Stato. Visto che prima di Hans, dopo di Hans [v’andai io per un mese], e dopo di me, l’attività di tortura continua sotto la direzione del governo taiwanese e sue strutture in contatto con ambienti ingleses.

Come avveniva ed avviene l’adescamento dei torturati? In Cina abiti dove vogliono loro. Tutto è più semplice e diretto. A Taiwan sembra tutto diverso, ma non è vero. Ovunque uno vada ad abitare, il controllo delle milizie parallele fasciste o nazimaoiste a Taiwan è tale che ti trovano subito e t’organizzano subito una camera di tortura, in un modo o nell’altro, se sei tra gli obiettivi del governo taiwanese e dei loro padroni ingleses e gesuiteschi. Si vantano d’essere dei “grandi” cino-xenofobi. Sono solo puttani, e puttani di chi corrompe e controlla di fatto i loro governi. I loro governi, i vari governi cinesi e paracinesi, usano, per queste cose ed attività di controllo connesse, studenti, insegnanti, professori, impiegate di ditte di commercio estero od interno, impiegate ed impiegati pubblici, infermiere, secondini e secondini, poliziotti in straordinario, disoccupati con figli in giochi di tortura stranieri od interni, agenti immobiliari, pastori e preti, prostitute, magnaccia, piccoli delinquenti o mafiosi, portinai e portinaie, anziani sotto loro programmi di carità. Tutti. Il cinese e la cinese sono cinesi. Se hanno altre fedeltà o se dicono no al “loro” governo e para-governo, questi o li riducono alla miseria, o li fanni finire in ospedale psichiatrico, o trovano il modo di sbatterli in galera. Sempre che non li ammazzino. Non è vero che Taiwan, Singapore, Hong Kong [che ora è della RPC seppur con talune forme transitorie], siano differenti dalla RPC (la Cina maoista-maoista). Variano i livelli di reddito, per ragioni storiche, di colonizzazione. I pidocchi sono gli stessi. I cinesi sono gli stessi. Se sono esseri umani, non sono cinesi e non sono lì a fare i cinesi. Non che altrove manchino o scarseggiono i pidocchi. Esistono tuttavia luoghi dove esistono persone sanno dire di no. Non il cinese. Il cinese non dice mai di no. Il pidocchio non sa dire di no. Se qualcuno dice di no è perché ha smesso d’esser cinese ed in genere non è più in territori sotto controllo cinese. Altrimenti lo liquiderebbero come rinnegato.

Il torturato viene adescato in modo apparentemente casuale. Tanto se sfuggi ti trovano lo stesso, anche a Taiwan dove sembra che tutto sia meno ossessivamente controllato che nella RPC. Per quella camera di tortura al secondo piano di 大墩19街198號4F-1, in procinto di divenire due camere di tortura col 2007, in pratica al piano/livello 5F-1, mettevano degli annunci apparentemente pubblici. Grandi scritte sulle finestre di “affittasi” ed annuncio su siti sia in inglese che in cinese. Naturalmente la disponibilità di quella camera di tortura come di altre era a conoscenza di università ed altri luoghi di “contatto” di stranieri. Tutti agenti del governo e delle strutture di controllo stranieri o locali. Cerchi casa, o comunque una stanza. Ti rivolgi alla segretaria della scuola o del luogo di lavoro. Se sei uno straniero di specie protetta, ti mandano in luoghi più o meno normali, o comunque senza specifica ossessiva tortura da stanza o d’appartamento. Se sei un obiettivo da liquidare, da indurre ad andarsene dalle Cine, ti indirizzano nell’una o nell’altra camera di tortura. Lasciamo stare i criteri governativi di scelta di coloro da obbligare ad andarsene dalle Cine. Non esistono, in realtà. Sono talmente dementi e corrotti che non lo sanno neppure loro perché devi andartene. Sono in genere fonti estere, un prete, un pastore, un funzionario di governo magnaccia di quei prostituti sono i governi cinesi e segnalare un nome: “quello deve essere obbligato andarsene”. Non dicono loro il perché. Infatti, poi, loro ti mandano decine, centinaia di pidocchi a chiederti ossessivamente cosa tu faccia lì, quele sia il tuo difetto, insomma perché loro siano “obbligati” a torturarti perché tu te ne vada. Demenzialità. Da non credersi, se non fosse che sono peggio di come si possano raccontare. In genere, il torturato, la torturata, se ne vergogna, si vergogna perfino di confidare ai più stretti amici, conoscenti e parenti quello gli o le è successo. Cambiano casa. Poi, alla fine, stufi, se ne vanno. Quello che i pidocchi fanno sono cose così dementi che a raccontarle si viene presi per dementi. Per cui le vittime non le raccontano. Li vedete che si iscrivono all’università per restare anno. Poi, passato un trimeste, fanno battaglie per fare giorni in meno per andarsene prima possibile. Per noi è differente. È una missione. Le Cine e gli Stati ingleses si sono condannati da soli alla rapida autodistruzione, dunque per opera delle loro stesse demenzialità che abbiamo trovato il modo di rendere più e più rapidamente autodistruttive. Se qualcuno persegue con tanta decisione un fine perché non agevolarlo se il caso c’ha dato la possibilità e gli strumenti per agevolarlo? Se non lo sanno è meglio... ...non ci occorrono i ringraziamenti dei pidocchi. Magnaccia o prostitute, senza pidocchi cinesi ed ingleses il mondo sarà più pulito, forse. Comunque, se lo son voluto loro. Se lo vogliono loro. Non importa, qui, parlare di queste minuzie.. Succeda quel che deve. Noi, comunque, a differenza di moltitudini di vittime di queste attività demenziali dei pidocchi, possiamo parlare di queste cose, ed, ora che il programma di distruzione è inarrestabile, pure con qualche ricchezza e precisione di dettagli. Circostanze non smentibili, anche si volessero avventurare in cause legali.

Hans era finito, per una qualche sragione demenziale [era un ragazzo senza alcun “difetto”, ...nulla di nulla in realtà, ...pure demenzialità cinesi ed ingleses!], nella lista dei non voluti. Doveva essere obbligato ad andarsene. Richiesta inglés. Lo avevano sottoposto subito a tortura. Fiananco quando aveva abitato in albergo. Era un pragmatico. Aveva fronteggiato in modo variegato le situazioni loro gli creavano per rendergli invivibile Taiwan.

Non era né è mai divenuto della nostra non-organizzazione. Lo avevo agganciato il modo del tutto casuale. Con le nostre apparecchiature possiamo rilevare tutte le situazioni di tortura, di quel tipo di tortura con quegli strumenti e connessi pidocchi, dappertutto nel mondo, sebbene non ci dedichiamo alla filantropia. Non dobbiamo salvare torturati. Non potremmo neppure volendo. Abbiamo deciso di distruggere i torturatori, il loro ambiente ed i loro Stati ed abbiamo avviato un programma ora irreversibile ed inarrestabile perché ciò avvenga piuttosto rapidamente. Avranno giusto il tempo e la soddisfazione per esaltarsi per le olimpiadi. Poi vi sarà il crollo dei due lati del Pacifico e non solo per apparente autodistruzione loro.

Hans m’era dunque capitato. Passavo da un certo luogo e lui era lì che sbraitava di fronte ad una segretaria che gli diceva. “Strano... ...non posso crederci... ...ma sei sicuro?!” e così via. Avevo subito capito la situazione anche perché conoscevo lei ed il suo viscidume. Mi sono allora indirizzato a lui in modo diretto: “Guarda, tu ti lamenti con lei che finge di non crederti. Guarda che è lei che ti ha organizzato tutto. Fa parte della macchina di tortura.” Temetti mi volesse pestare. Non mi credette. Mi guardò come mi stessi prendendo gioco di lui. “Guarda che lo fa con tutti... ...tutti coloro vogliono eliminare. ...Non sei l’unico. Sono migliaia qui e queste sono prostitute e spie di Stato, così come tante altre ed altri che t’appiccicano attorno...”. Vedetti come mille collegamenti che si stabilivano all’improvviso nella sua mente, tra mille episodi strani e apparentemente scollegati, o casuali, o di nessuna importanza. Proferì un sonoro “vai a farti fottere” alla segretaria cui stava chiedendo lumi, e forse aiuto, si alzò e se ne andò da quell’inutile conversazione con una delle varie viscide organizzatrici e profittatrici delle attività pidocchiesche.

Hans lavorava nel settore informatico. Gli erano capitate quelle cose, quelle torture da camera, un po’ ovunque fosse andato nell’area cinese e cinesoide. Nella RPC, a Taiwan, a Singapore, in Vietnam, in Corea. Non, invece, in Tailandia ed in Indonesia. In Malaisia solo quando aveva alloggiato in ambienti cinesi e con cinesi nei dintorni. Prima aveva creduto fosse la sua immaginazione oppure il rumore delle città dell’Asia. Poi ne aveva concluso fossero tutti maniaci, che tutti producessero rumori e che dunque lui si fosse trovato inevitabilmente in mezzo a quel rumoricchiare continuo. Restava il mistero di quei ticchettii che sembravano proprio mirati e direzionali e della loro intensificazione non appena chiudeva gli occhi o quando se la dormiva alla grande. Tuttavia, quello che i pidocchi non comprendono essendo i pidocchi differenti dagli essere umani, è che una vera tortura del sonno non è veramente possibile su esseri umani, se non in condizioni particolarissime. In realtà, se uno ha bisogno di dormire dorme. Quando uno è apparentemente svegliato da un rumore, anche casuale, è perché ormai non aveva più la vera necessità fisiologica e psicologica di dormire. Infatti, Hans, alla fine, se ne era fregato, come fanno un po’ tutti. Come molti, s’addormentava con televisori e radio accese, per cui, alla fine i pidocchi disturbavano più sé stessi ed altri pidocchi, come loro, sensibili ai ticchettii. Il pidocchio e la sua area di complicità od acquiescenza tanto s’esalatano, prima, nella tortura, e nella tortura-linciaggio, quanto, poi, tanto più si deprimono perché si rendono conto i risultati non li raggiungono e la pazzia pervade i pidocchi e dintorni, pressoché mai i loro torturati. Il torturato, a seconda della personalità e, un po’, delle circostanze, un po’ s’arrabbia, un po’ se la ride, un po’ se ne frega. Alla fine viene semmai rafforzato in quello che sta facendo ed a razionalizzare e meglio organizzare quello che sta facendo. L’attività pidocchiesca lo fa concentrare di più nei suoi propositi. Abbiamo inequivocabilmente verificato che lo sviluppo dell’attività di tortura da parte dei pidocchi ha portato ad aumenti esponenziali di disturbi e malattie mentali tra i torturatori e loro ambiente di complicità e consenso, e questo anche prima iniziassimo col programma di massa delle nostre radiazioni mirate e psico-mirate per la più rapida autodistruzione dei pidocchi. Irrilevanti i risultati, invece, sui torturati.

Hans aveva capito meglio, a seguito di quelle attività pidocchiesche di cui s’era trovato ogetto, la doppiezza e falsità nte in cui operva e s’era adeguato evitando meglio di quanto facesse già prima di farsi fottere e sfruttare ed invece sfruttando quell’Asia maniacale. Quello che non aveva ancora fatto era stato semplicemente razionalizzare pienamente come tutto fosse accuratamente organizzato. Quando gli dissi che la differenza tra un codardo inglés ed uno cinesoide è che il primo si nasconde sempre dietro agli altri, mentre il secondo dietro chi e cosa percepisce come l’autorità, mi disse che lo aveva sempre saputo ma non aveva mai osato rappresentarselo in modo così semplice ed esplicito. Fattomi dare che coordinate della sua attività, avevamo subito visto come facesse concorrenza vera a interessi ingleses, che dunque assolutamente doveva no farlo fuori dall’EstAsia. Non essendo autorizzate, in genere, le strutture di Stato e paraStato, dall’FBI, ai veri servizi segreti di Presidenti e di governi, le varie polizie, le varie milizie, ad operare con l’omicidio o con espulsioni chiaramente formalmente immotivate, operavano a quel modo. Cercano di farti fuori in modo indiretto. Estendevano ed estendono al settore economico e strategico internazionale, metodi di controllo sociale interno di trasformazione del dissenso interno in problema psichiatrico. L’hanno sempre fatto dappertutto. Lo continuano a fare. Lo chiamano libero mercato e concorrenza. Operano con la tortura da camera e con lo spionaggio elettronico, per liquidare il concorrente. Ed ora che c’è la breve parentesi del mercato cinese e connessi, coi suoi miliardi di pidocchi da sfruttare, cercano bene di rimuovere la concorrenza ad interessi ingleses. Certo, in quei meccanismi pidocchieschi d’eliminazione “dello straniero” si possono inserire poi in tanti e per i motivi più diversi. Ogni caso ha una storia differente. Si inserisce un codice accanto ad un nome. Qualcuno lo inserisce. Qualcun altro, sulla base di quel codice, opera per la liquidazione del soggetto. I pidocchi cinesi e cinesoidi, sia per loro perversione manicale che per attitudine alla prostituzione, sono ben lieti di passare la vita a guardonare l’“occidentale” ed a cercare, e spessissimo solo ad illudersi, di torturarlo coi ticchettii ed i colpi contro i muri, i pavimenti, i soffitti. Quando un pidocchio, altrimenti silenziosissimo, diviene improvvisamente rumoroso perché ci sei tu ed ancor più se dormi o sembri dormire, è perché lo fa a posta: tutti lo capiscono. Se sanno che hai chiuso gli occhi, ci vuol poco a capire che devono avere degli strumenti con cui ti vedono. Basta far qualche prova, se curiosi e pazienti, e lo si capisce, anche senza avere strumentazione di rilevazione che veda i loro apparecchi, che hanno apparecchi da guardoni attraversi i muri e con discernimento dei dettagli facciali. Se, pur in luoghi di lusso e controllatissimi, fanno rumori che tutti sentono e tutti disturbano e nessuno sembra essersi lamentato per cui loro continuano, non ci vuol molto a capire che qualcuno con tessere in tasca ha allertato i locali che ci sono delle importantissime operazioni di Stato in corso. I cinesi e cinesoidi sono ben più sensibili ai rumori di coloro i pidocchi cercano di torturare. Per cui, le attività di tortura, quando particolarmente virulente, distrubano sempre, di più, gli altri dell’edificio che il torturato. Se non virulente, disturbano davvero solo in torturatore che diviene ossessionato dai suoi stessi strumenti e dai suoi ticchettii, che spesso il torturato neppure sente. Comunque, se nessuno sembra lamentarsi ed il tutto continua, per mesi e mesi, i conti sono presto fatti: Vi sono irresistibili promozioni e coperture di Stato, in pratica di polizia e servizi di sicurezza.

Quando lo “intercettai” casualmente, Hans era da pochi giorni che aveva trovato quella sistemazione da YaLing, con maniaci di contorno, in 大墩19街198號4F-1. In realtà, avrebbe avuto la possibilità di farsi trovare una sistemazione meno maniacale. Chessò, un ultimo piano in qualche luogo di lusso dove è più difficile ti organizzino la tortura d’appartamento, sebbene i pidocchi arrivino subito cui tesserini di servizi speciali e t’organizzino comunque torture anche dagli appartamenti affianco o sotto. Se qualcuno attorno dice qualcosa, lo tacitano col grande servizio di Stato che stanno rendendo e continuano a battere imperterriti i muri laterali e di sotto (se, ipoteticamente, non possono da sopra), per “farti impazzire”. Però, quando Hans aveva tempo, gli piaceva la vita avventurosa. S’era così trovato quella stanza, invero un po’ piccola e calda, anche se il corto inverno taiwanese s’approssimava, e ad un prezzo davvero irreale tanto era basso. La stanzetta era nuova e confortevole seppur piccola e senza condizionatore. Lo attiravano le sistemazioni familiari, anche se poi, in pratica, sono abbastanza rare. Nessuno vuole mettersi in casa uno straniero. Se qualcuno se lo mette in casa c’è la gabola, il trucco, la truffa. Se ti vedono con locali, lo vedi da come ti guardano “gli altri”. Si dicono: “O è con mignotte-mignotte e sono mignotte di Stato.” Certo, può esistere chi se ne frega, sebbene, appunto, se se ne fregano cessano d’essere cinesi, oppure fingono e ti devono fregare in qualche modo innovativo.

Hans, un po’ se lo sentiva, un po’ né era incuriosito, sebbene non disponesse la strumentazione di cui disponiamo noi. Lo avevano indirizzato lì. Tutto succede come per caso. C’è sempre un “amico”, un’“amica” che ti “aiuta”. Quando poi scopri che è una delle solite camere di tortura, sospetti gli “amici”?! Uno/a, pensa al caso. Gli “amici” poi hanno altro da fare. Spariscono. Subentrano altri ancora (per tenerti d’occhio ed esserti “amici” appena hai bisogno di qualcos’altro o di qualche assistenza, e per riferire come procede la tortura, se tu ti sei confidato con gli “amici” di quello ti succede). Intanto, gli “amici” precedenti hanno borse di studio all’estero, accessi all’università, migliori posizioni professionali od altri vantaggi a seconda delle loro posizioni e necessità. Per quanto, poi, nessuno regali nulla. Dipende dalla qualità e quantità dei servizi resi alla rete dei pidocchi e di Stato/paraStato. Quello che viene dato al pidocchio, come premio per le sue pidocchierie, è perché non viene dato a qualche d’un altro senza meriti pidocchieschi o con meno meriti pidocchieschi.

Quando Hans era arrivato lì per la stanza, YaLing gli aveva sfoderato uno dei suoi soliti sorrisi a pieni denti. Un sorriso così falso che anche il più sprovveduto non poteva non percepirlo. Il prezzo era eccezionalmente basso. Anche perché se eri uno da non accalappiare per i programmi di tortura ti scaricava subito. Lì facevano torture. Gli annunci pubblici erano solo un trucco per chi doveva abboccare, uno o l’altro dei vari sul mercato locale. Anche se non abboccavi alle trappole migliori, ci mettono 24 ore ad organizzarti una camera di tortura dovunque tu vada, anche perché c’è una gestione centralizzata occulta di tutti gli stranieri alloggino a Taiwan. Alloggi apparentemente dove vuoi, a differenza della RPC. Vai tu alla polizia “per stranieri”, ora, dal gennaio 2007, Agenzia Immigrazione, a cambiare l’indirizzo sul tuo permesso di soggiorno. Però è tutta una finzione. Trackano qualunque straniero ovunque vada. Ti salvi solo in alberghetti da una notte, copertura magari per altri traffici, dove neppure ti chiedono il documento. Anche i proprietari d’alloggi non ti chiedono davvero sempre il documento, ma, con nome, nazionalità, il fingersi amici ed interessarsi a te sì che tu non possa non dirgli qualcosa, hanno tutti gli elementi da dare alla polizia perché posssa identificati, mostrare loro la tua foto ed avere la conferma chi tu sia. È quel che fanno con tutti, appunto tra affitta camere professionali, ditte di vigilanza, etc. Se uno proprio vuole, lo trova un posto dove non lo trackino subito, ma ti posizionano quando devi, anche se non subitissimo, cambiare l’indirizzo sul documento di soggiorno taiwanese. Se poi hanno urgenza di posizionarti, a volte sono davvero ossessi che il programma di tortura possa interrompersi e tu riaverti, ti seguono dal lavoro o dalla scuola di cinese, o t’intercettano il telefonino, o il computer. Tutte le squadrette di tortura, truffando il loro stesso governo e le loro stesse milizie, vantano grandi successi ed, anche quando tu non sia crollato in crisi isteriche necessitino l’intervento dei servizi psichiatrichi, cosa che alla fine mai accade davvero!, relazionano che eri ormai annientato, per cui solo una sospensione della tortura, dunque assolutamente da evitare, potrebbe annullare il grandioso lavoro da loro già fatto... ...poi ti prende in carico un’altra squadretta di dementi, ed idem senza alcun risultato. Quando poi te ne vai, prima o poi, magari dopo anni, dicono che è stato a seguito della loro grandiosa attività di tortura e dunque scrivono “successo” sul tuo fascicolo. È così che hanno quantità enormi di soldi diretti e collaterali per questo “lavoro” davvero “grandioso” e, soprattutto, di grandi risultati ....visto che noi, sfruttando la stessa demenza dei cinesi e cinesoidi e dei loro magnacciai inglesi abbiamo trovato il modo di portarli tutti ad una rapida autodistruzione! Grazie, pervertiti ed imbecilli!

Dunque, quel sorriso innaturalmente falso di YaLing, la demente moglie dello sbirro demente. Un appartamento sfarzoso, almeno come struttura fisica e dimensione, un appartamento che una famiglia non affitta per poi subaffittare le due stanzette dei figli. Poi, il prezzo, più o meno normale, sebbene rovinato da quell’assenza di condizionatori d’aria. In realtà, una famiglia subaffittasse in un tale alloggio, prima lo doterebbe almeno di un iniziale condizionatore d’aria comune se proprio non avesse i soldi per dotarne tutte le stanze, 4 in pratica (quella principale dei coniugi, le due dei bimbi, la cucina che comunica senza porte con salone). Se poi uno chiede e scopre che lei vanta il marito come poliziotto, un poliziotto di posizione alta non subaffitta se può permettersi una casa tale, uno di posizione bassa non prende in affitto una casa di quelle dimensioni e costo. Poi, e lo vedi subito perché lei te lo fa vedere, i due coniugi e i due figli dormono per terra nella stessa stanza, hanno un salone grandioso attrezzato come sala giochi dei figli ma senza neppure un tavolo con le sedie per mangiare “normalmente”. Infine, prima ancora che ti presenti, il fitto della stanza di viene ridotto ad una cifra che ci coprono appena le spese dell’energia ipoteticamente consumi, con eventualmente un guadagno minimo. Per cui affittano per soldi per poi averne, se sei uno che s’allarga, solo noie senza neppure un vero guadagno. Era tutto innaturale, anche per Hans che non sapeva quella fosse una supersquadretta con una superattrezzatura di tortura. Le giustificazioni di lei, il solito show coi “clienti”, che era una grande madre che aveva avuto la fortuna di studiare negli USA [ma senza titolo e senza nulla, se poi uno “indagava” appena] e che, siccome i suoi figli non avrebbero avuto tale fortuna perché loro non potevano permetterselo (famiglia di poliziotto con moglie e figli a carico!), lei si premurava di creare loro un ambiente ottimale per crescere bene, erano risibili perché uno faceva l’inquilino non il tutore dei figli. Ti offriva solo d’uscire con loro i fine settimana, ma non era un obbligo: serviva per evitare al marito torturatore istruttore di trovarsi dei sostituti che ti torturassero quando lui e gli allievi erano in libera uscita. Il week-end in gita coi torturatori. Solo dei pidocchi cinesi possono inventarsi una cosa simile! Bastava tu non uscissi con loro i week-end, perché questi week-end con gita improvvisamente sparissero, oppure vedessi che, poco prima loro partissero per il week-end, i due imbecillotti affianco si trasferissero sopra, per ritornare sotto appena il marito avesse riprendeso servizio tortura sopra.

Per cui, ogni cosa la moglie dicesse in email o telefonate suadenti o sfoderando quei falsissimi sorrisi sotto il naso, era tutto falso e si percepiva fosse falso. Uno ci pensava e si premurava solo di scantonare da quelle appiccicoserie. Quanto a quel surreale subaffitto, uno si diceva (se non sapeva già, come sarà il caso mio, quando andrò lì, a dicembre 2006, chi fossero davvero quei pidocchi di quella gang di dementi) che forse avevano avuto l’appartamento gratis per qualche connessione mafiosa o corruzione ed avranno voluto prendere un paio di inquilini per usarli per pagare le bollette e sperando parlassero in inglese con moglie e figli. Ecco, in effetti, se i due inquilini avessero dato ciascuno qualche migliaio di táibì, la valuta taiwanese, se la loro cable-TV era taroccata (rubavano la cable-TV in pratica ...la famiglia di grande sbrirro in servizio speciale tortura!), ci avrebbero pagato, forse, ma forse era troppo poco, le bollette. Ecco, è un po’ tutto quello che mi disse Hans d’aver pensato di fronte a quella situazione surreale con prezzo surreale richiestogli per la stanza. Del resto, lui supponeva che quella affianco a lui pagasse quanto lui o non molto meno. Non sapeva era una viscida codardella della squadra di tortura per lui, visto che lui aveva abboccato, oppure per qualche d’un altro, avesse abboccato qualche d’un altro, inevitabilmente tra i pre-destinati.

Hans, un po’ per indole un po’ per esperienza, sapeva che se uno reagiva, sempre che fosse supersicuro e fosse subito intrusivo, loro, in EstAsia, se la facevano sotto. Che siano super-codardi è vero. Ma il pidocchio non pensa. Si spaventa. Ma poi si spaventa anche perché ha gli ordini, una missione [guardonare ed origliare per fare toc-toc]. Infatti, io non sono per nulla sicuro sia la cosa migliore l’aggressività a quel modo. Può avere numerose controindicazioni, oltre a non essere sempre possibile. Io sono più cattivo. A volte, è perfino meglio non reagire del tutto, o solo, occasionalmente, per stuzzicarli, e poi fare in modo si trovino colpiti senza che nemmeno sappiano da dove e da chi. Ma lui era lì solo [solo, in quelle situazioni di tortura da stanza], senza strumentazioni ed appoggi. Lui si basava comunque sulla sua esperienza ed anche su ciò che lui era ed appariva.

Era arrivato lì, in quella stanza, con quelle vaghe impressioni, con le sue precedenti esperienze di Cine e di mondo, ma senza una vera prevenzione. Non era neppure uno isterico od emotivo. Neppure, necessariamente, posato e remissivo.

Appena Hans s’era coricato sul letto ed aveva chiuso gli occhi era iniziata la battitura d’affianco sul muro. La torturiscella YiQuing era lì col suo pseudoragazzo, l’apprendista principale, lei era la secondaria, del marito di YaLing, lo sbirro in servizio fisso sopra come “grande” “istruttore” ...di tortura da camera. Quando l’allievo non era sopra a far scuola e pratica di tortura d’appartamento era affianco a far pratica di tortura laterale. No, non era una trombata con colpi del letto contro il muro. Lei dormiva per terra ed erano sempre troppo vestiti e silenziosi per poter immginare che si sollazzassero a chiavare e farsi chiavare. Lui aveva sempre una voce da finocchietto altezzoso, mentre lei era una che di cazzo non ne aveva mai cuccato né ne cuccava da lui. Tanto meno era del limoneggio con inspiegabili colpi contro il muro appena lui sembrava apprestarsi a dormire. E neppure improvvise pulizie della stanza, né altro. Hans, dopo avere ascoltato bene per un po’, e valutato, s’era alzato di scatto. Aveva aperto la porta della stanza della torturiscella YiQuing ed aveva sorpreso i due viscidi codardelli che guardonavano ed origliavano lui, Hans, attraverso il muro e facevano il conseguente lavoro di tortura. Lui era evidentemente sembrato in procinto d’addormentarsi. I due l’avevano subito visto, dato che erano da ore in attività di guardonaggio, ed avevano battuto i colpi come da manuale (lui non poteva saperlo ma sono procedure da manuale, per quei dementi lì, procedure che intimano quel tipo di comportamenti). Aveva strappato loro di mano l’apparecchietto. Una cosa davero demente che l’aveva almeno illuminato che quello che uno crede nelle Cine e delle Cine è sempre soprassato dalla perversione demente e maniacale dei pidocchi. Aveva mollato loro un paio di ceffoni ciascuno. I due erano scoppiati in lacrime. Gli avevano detto, piagnucolando tremolanti, che li stava rovinando. Che ora da sopra se n’accorgevano e la loro vita era per sempre rovinata. Caso volle che in quel momento YaLing (che da sotto supervisionava l’attività di tortura oltre che guardonare la torturiscella YiQuing col “suo” finocchietto che non avessero cedimenti erotico-sessuali, oltre che partecipare lei stessa, in vario modo, da sotto, all’attività di tortura ed al suo supporto, fosse occupata coi figli e non avesse neppure davvero sentito quel rapido trambusto avvenuto sopra la sua testa o quasi. Anche Yan, da sopra, era in qual momento occupato a farsi una sega di fronte al televisore e né lui né i suoi apparecchi avevano registrato quello che era accaduto sotto, ai suoi allievi in attività di tortura laterale. Questo, almeno, è quello che appurerò io quando prenderò in mano la situazione ed interverrò per rimuovere dalla crapa vuota dei pidocchi eventuali ricordi dell’accaduto sì da poter io, subentrando in pratica ad Hans ad inizio dicembre 2006 e, di fatto, poi, per il solo mese di dicembre, occuparmi con cura di quei quattro guappeti maniaci ed imbecillotti in attività di tortura di Stato e paraStato.

Hans aveva lanciato per aria e lontano l’apparecchio che non deve comunque essersi danneggiato. Poi loro lo recupereranno per continuare con le loro demenze dopo aver ben serrato la porta. Hans l’aveva capito che era una situaione creata, che YaLing doveva essere la capa di fatto della baracca. Quando Hans si rimise a dormire, intanto Yan, sopra, aveva finito di farsi la sua sega di fronte alla TV ed aveva ripreso le sue insonni attività da torturatore capo della “eroica” polizia taiwanese, pardon della “grande” Repubblica di Cina, della “grande millenaria cultura”. Quella cosiddetta Popolare, che viene egualemente da quella storia “millenaria”, e si fonda su quell’humus di pidocchi, non è meglio. È del tutto ed in tutto uguale. Ed entrambe sono in stretta, strettissima, cooperazione reciproca anche e soprattutto per queste attività di tortura da camera, oltre che nella comune prostituzione a los ingleses che le dirigono. Sulla “fede” e sulla pratica della fede [...pidocchiesca!], le due Cine non hanno divergenze! La grande polizia segreta taiwanese, pardon della Repubblica di Cina erede, come la Popolare, della “millenaria civilizzazione”, appena Hans s’era addormentato aveva cominciato coi più virtuosi ticchetti. A Yan s’era aggiunto il finocchietto della torturiscella YiQuing che da affianco era andato sopra per l’istruzione notturna. Lui, Hans, invero, se n’era accorto quando s’era svegliato. Svegliato di suo da quel che ho capito, non davvero per quei ticchettii. Ticchettavano e da sopra. Lui non poteva saperlo con precisione chi fossero, sebbene avesse intuito tutto subito, solo pensando un attimo ai vari pezzi di quella situazione.

Scoprirò poi la micro-organizzazione di quel manipolo di dementi da cino-tortura. Arrivata l’ora che il finocchietto della torturiscella YiQuing andasse a scuola anche notturna e prendesse dunque servizio sopra, in modo silenziosissimo scendeva e scendevano le scale ed usciva dall’appartamento con la torturiscella YiQuing che gli chiudeva la porta dietro. Se poi aveva dimenticato qualcosa, o aveva bisogno d’una coperta, telefonava e o la torturiscella YiQuing, od anche YaLing, provvedevano all’assistenza. Esiste la traccia di quelle telefonate ed sms dall’appartamento sopra a quello sotto e da quello sotto a quello sopra. I maniaci imbecillotti hanno lasciato tonnellate di prove sulla loro attività. Più s’è sicuri, ed i pidocchi si sentono protetti protettissimi, più si lasciano prove d’ogni genere. Così, un po’ il finocchietto della torturiscella YiQuing, un po’ il finocchione della baldracca frigida e maniacale YaLing, un po’ assieme, avevano felicemente, seppur un po’ frustrati perché il torturato Hans sembrava dormire, ticchettato e rimestato il pavimento sopra Hans. Hans, nel poco tempo che resterà realmente lì, lo noterà che il marito non c’era. Non c’era mai. Se ne sciacquava la bocca la moglie, la perversa baldracchetta da tortura da camera YaLing, come per esaltarsene che aveva la copertura della polizia e che “i colleghi di mio marito” erano proprio di fronte a quell’edificio pronti ad intervenire se lei solo avesse avuto bisogno. Glielo dirò poi io, ad Hans, che il marito faceva servizio di tortura sopra.

Hans cominciò subito a trattare YaLing da troiazza disgustosa e maniacale quale era. Lei non capiva. Eggià, perché il pidocchio cinese, oltre alla maniacalità paranoica è del tutto schizofrenico. Si giudica un genio del male e nello stesso tempo una persona equilibratissima e normalissima che tutti devono onorare come tale. Il maniaco paranoico “occidentale”, se maltrattato s’autocolpevizza subito, almeno almeno con un “m’hanno scoperto”, oppure un “hanno saputo”. Magari il perverso “occidentale” ha reazioni aggressive, se si sente scoperto, ma conserva un’intima, eventualmente ridotta o ridottissima, percentuale d’auto-onestà o d’auto-sincerità. Il pidocchio cinese s’esalta per essere pidocchio ma si pretende del tutto onorevole e normale. La pidocchieria è per esso “la vita reale” che non si può non accettare e che non si può non vivere in modo del tutto militante. Appunto, il pidocchio non segue criteri comportamentali e psicologici umani.

Non appena quelli iniziavano coi ticchetti, Hans metteva radio ed gli altoparlanti esterni del suo computer con musiche ed altro a tutto volume. Anzi, lo fece pure quando non iniziavano. Li preveniva. YaLing, checché ne dicesse sul punto, era piuttosto isterica ai rumori. Adorava solo quelli prodotti da lei e prossimi. Appena Hans arrivava a casa e metteva tutto a tutto volume, lei reagiva piccata. Lui sempre gentilissimo, si scusava, abbassava, e dopo pochi minuti rimetteva tutto a tutto volume. Di notte, appena quelli ticchettavano più intensamente, od iniziavano vere a proprie battiture con mazze, piccati che lui neppure sentissi i continui ticchetti, Hans dava dei colponi al muro sapendo che tanto la torturiscella YiQuing era della squadretta dei maniaci da tortura e poi metteva tutto a tutto volume. Imparò presto a farlo anche se non sentiva nulla. L’aveva imparato, nei suoi lunghi soggiorni in Asia, che il pidocchio cinese ed est-asiatico non desiste mai assendo governato da uffici che non ammettono insuccessi ma, piuttosto che non persistere nelle loro maniacalità s’autodistruggono per l’incapponimento. Così Hans li preveniva, ed evitava meglio di preoccuparsi e farsi prendere da quel lavorio di tortura contro di lui. Aveva visto giusto. Ed, ogni volta, YaLing si lamentava coi nervi a fior di pelle. “Maccome noi abbiamo per missione di torturarti e tu ci fotti ridendotela e fottendoci”, si diceva. Lui, gentilissimo, si scusava e poi di nuovo a tutto volume. Lasciava l’acqua aperta per lunghi periodi. I cinesi sono isterici all’acqua. Se gli dicevano che aveva lasciato l’acqua aperta, diceva candidissimo di non saperne proprio nulla, che forse l’avevano aperta loro o qualche genio di passaggio della “millenaria cultura cinese”. YaLing, la torturiscella YiQuing, il suo finocchietto apprendista torturatore, Yan il torturatore “capo” di sopra, tutti appena Hans arrivava a casa avevano i nervi a fior di pelle. Ed anche quando non c’era perché vivevano con l’ansia di quando sarebbe arrivato.

Hans evitò poi ogni forma di socializzione con quei figuri. Gentilissimo nella forma, ma li trattava così, come si meritavano. Gli stessi figli, già perfetti pidocchieti spioni di 5 e 6 anni, seppur con la graziosità apparente di un po’ tutti i bambinetti e le bambinette, se li tenne ben distanti. Del resto, io lo incontrai poco dopo quel suo primo impatto, seppur non gli dissi tutto l’essenziale subito. Gli dissi, poi, quando l’ebbi verificato, l’essenziale era giusto lui sapesse. Non potei verificare tutti i dettagli subito. Hackiamo, per cui, anche volendo, non abbiamo sale operative dove avere tutto sotto il naso subito. Il nostro lavoro di distruzione con radiazioni e ormai del tutto automatico ed inarrestabile. Entrare nei sistemi per avere informazioni specifiche e per fare operazioni specifiche richiede qualche complicazione di vario genere... Non possiamo correre il rischio d’essere intercettati e scoperti. Dobbiamo seguire vie un po’ particolari.

Dissi ad Hans di volta in volta l’essenziale, sia da un punto di ciò era giusto lui sapesse, sia perché cooperasse. Io ero virtualmente libero, perché la precedente (ancora in corso a novembre 2006) squadra di tortura (con continui cambiamenti, in verità, dato che le vittime tra i torturatori sono sempre numerose) aveva imposto al padrone di casa ed all’agenzia di non rinnovare il contratto [13 ottobre 2005-1 dicembre 2006 mattina presto] in 430, 5-F 3, DaJinJie / 大進街, 408 Taichung City / 台中, Taiwan / 臺灣. Infatti, la numerosa squadra di tortura che aveva operato nella stanza sopra, la 6-F 4, nonostante l’uso d’ogni genere di pidocchi e d’ogni genere di tecniche di tortura da camera, non era riuscita ad ottenere alcun risultato, ma anzi era finita sputtanata con parte dei suoi complici prossimi e meno prossimi, oltre a quelli usciti ancor più dementi di come s’erano presentati per il servizio di tortura. Dopo un anno di fallimento totale, i loro manuali impongono di chiudere il luogo di tortura. Dunque, non essendo riusciti a cacciarti, impongono al gestore del luogo di cessare il contratto d’affitto. Se non te ne torni “in patria”, rinnovano il tutto nel luogo successivo dove vai a vivere. Per cui, libero da quel precedente luogo di loro attività tortura, da cui ero ancora uscito vincitore, nonostante le loro autoesaltazioni sbruffonico pidocchiesche (a loro, ai pidocchietti, raccontano sempre che sei tu che te ne sei andato a causa della loro eroica attività pidocchiesca), era troppo ghiotto, per me, per tanti, troppi, motivi, avere a che fare con uno sbirro della polizia segreta sezione tortura da camera ed i suoi miliziani, ed abitare a casa sua dove abitavano pure la moglie miliaziana ed un’altra sua miliziana, sua mentre lui “lavorava” nell’appartamento sopra, coi suoi miliziani, per cercare di torturare me. Troppo ghiotto davvero. Tanto più che quelli, YaLing in particolare che era la capa vera di quel manicomio, si credevano i migliori in assoluto sul mercato dei torturatori.

Dopo l’incontro con Hans, mi ci vollero alcuni giorni per tutte le rilevazioni strumentali e per i controlli sui e dei pidocchi lì operavano. Hans era del tutto cooperativo. Mi permise di entrare nell’appartamento. Intanto, per gli strumenti di controllo loro, proiettavamo qualcuno dei soliti film le nostre attrezzature costruiscono per quelle occasioni. Mentre l’imbecillotto Yan, coi suoi miliziani, ed i suoi strumenti, si vedevano i film confezionati per loro, io potevo operare nell’appartamento con altri ed in presenza di Hans.

Appena quelli dell’astronave mi dettero gli ipnotizzatori rapidi, potemmo operare liberamente con tutti presenti in casa. Lasciamo stare ora “quelli dell’astronave”. Non voglio aprire parentesi su di loro. Quando serve riferirmi a loro, li chiamerò così ed il lettore pensi quel che vuole. Che le astronavi d’altri sistemi non siano invenzioni da film lo sanno tutti quel lo vogliono sapere. Basta così... ...viviamo in un mondo dove si credono più che le balle che le cose vere, e questa è un’altra cosa vera verissima. Non la si creda e non cambia nulla. Ecco, appena quelli dell’astronave ci dettero gli ipnotizzatori rapidi potemmo operare in loro presenza, in presenza degli stessi torturatori. Li ipnotizzavamo e rimuovevamo dal loro ricordo pure cose avvenute quando loro non erano ipnotizzati, ma a noi interessava rimuovere dalle loro crape vuote. Rimuovemmo, per esempio, il trambusto iniziale tra Hans ed i due imbecillotti in guardonaggio affianco. Gli ipnotizzatori rapidi credo esistano anche sulla terra da qualche parte, ma non sono diffusi a livello di massa come gli apparecchi di guardonaggio per tortura. Comunque, anche se qualche governo forse ha, più o meno, tali apparecchietti, noi non potevamo averne accesso, né inventarli e costruirli da noi. Se non ce li avessero dati quelli dell’astronave o avremmpo dovuto ricorrere all’ipnosi tradizionale, oppure lasciar perdere quello che potemmo fare grazie agli ipnotizzatori rapidi.

Avevamo già controllato l’appartamento quando era libero dai pidocchi ed ingannato quelli sopra con film sparati nei loro apparecchietti da guardoni. Quando ci arrivarono gli ipnotizzatori dell’astronave ipnotizzammo tutti, sia quelli operanti nell’appartamento che in quello sopra, per una piena confessione filmata delle attività maniacal-criminali stavano conducendo. Poi passammo ai vari trattamenti individuali. Lasciamo stare i dettagli utili poi per l’attività della nostra non-organizzazione, soprattutto quando io avrei operato lì abitando lì. Limitiamoci alle rappresaglie.

Sui due bimbi aumentammo alcune tare ereditarie con interventi decisamenti più facili avendoli a immediata portata di mano. Tanto, con tale famiglia e tale ambiente non avevano grandi futuri liberi dalle logiche pidocchiesche. Anzi, erano già stati coinvolti nell’attività di tortura coi genitori che si giustificavano con loro dicendo che “lo straniero” era solo un pollo da imbrogliare e fottere. Su Yan operammo degli interventi per aumentare le connotazioni maniaco depressive della sua personalità pidocchiesca ed i suoi complessi di castrazione ed impotenza. Il finocchieto della torturiscella YiQuing lo facemmo inculare alcune volte da un un cane piuttosto grosso ed energico. Godette pur sotto colpi che lo laceravano. Dovemmo trattenere il cane dal procurargli danni che lo avrebbero insospettito troppo al riaversi dall’ipnosi. Quell’inculamento con godimento gli renderà più difficile fingersi normale con le donne, cosa che nelle strambe Cine dei pidocchi e delle milizie di Stato e parastato non gli faciliterà certo la vita sociale. Stesso trattamento su YaLing, che non godette. La facemmo montare sia nell’ano che nella fica da quell’animale dalle voglie infinite ed energiche. Gli restò un senso più acuto di quello che aveva prima di sporcizia e repulsione del sesso e delle sue stesse parti intime. Il sorriso falso gli si fece più storpiato e zitellesco, nonostante fosse in età in cui la maggioranza delle taiwanesi sembrano ancora bimbe e, da vari punti di vista, lo sono davvero nonostante ormai i trent’anni siano lì. Il senso di disagio e disgusto esistenziale gli si accentuò. L’ipnosi, almeno il tipo da noi usato, rimuove il ricordo cosciente ma non le sensazioni pîù profonde.

Trattamento superspeciale per la torturiscella YiQuing, con la sua aria da ragazzetta tutta per bene, eppure pidocchietta sotto il controllo di qualunque YaLing di Stato o paraStato, per le più ignobili attività di tortura d’appartamento ed altri squallidi servizi. La avevo spogliata per farla montare alla grande nell’ano dal cane. Non che avesse un gran culetto, ma sempre più del nulla di YaLing. Hans doveva già averci fatto un pensiero, e forse anche più di uno, perché nonostante il ruolo squallido della torturiscella codardella e viscida, si turbò ma con un ché di desiderio suo. Gli dissi di provvedere lui. La portò su nella stanza, nella stanza di lei, la spinse su quello pseudomaterasso di lei al suolo, e le fece il culo. La cosa andò piuttosto per le lunghe. Se le fece tre volte, dal punto di vista suo, suo di lui. Lei si sentiva godere e godere da quelle montate anali cui in Taiwan non oserebbero nemmeno alludere, tanto meno farsi e farsi fare davvero. Gli lasciai un ipnotizzatore, con un sistema di sicurezza così che solo lui potesse usarlo, ed anche la procedura su come sparare film negli strumenti di guardonaggio di quelli sopra, sotto ed ovunque attorno, e su come tenere sotto controllo che nessuno fosse nell’area della cosa. Credo, da rilevazioni strumentali nostre che ho visto, dopo, che pur nella corta permanenza lì, si fosse impadronità di Hans un’autentica frenesia di quel culetto della pidocchietta, culetto che pur se la godeva lussurioso del suo cazzo. Dovrebbe averla montata, di culo, una quarantina di volte. Infatti, la torturiscella YiQuing, pur non ricordando, a livello cosciente, quello che le era accaduto e le accadeva, e seppur non avrebbe mai osato, anche avesse saputo di godere, farsi fare di culo, cominciò a dimenarlo in modo differente da prima. Mentre sindromi da violentata nel culo comunciarono ad apparire. Comincio ad avvertire strani sensi di disagio e di disgusto. Da un lato godeva impazzita, dall’altro interiorizzava sensi di colpa per quel godimento contro natura ed impostole. Fino a che localizzò quelle strane sensazioni psicologiche sul suo corpo su cui sentiva un odore strano che la ripugnava e sulle sue cose da letto che viveva come usate da altri e lasciate con un qualche puzzo per lei insopportabile. Poi, Hans cambiò casa e chiusa quella parentesi continuò a montare con le solite cinesi che spasimano o fingono di spasimarte per un cazzo “occidentale”.

Dopo l’operazione con l’ipnotizatore, ci limitammo a prepararli in vario modo per quando sarei, “casualmente”, ma non c’era nulla di casuale né da parte mia né da parte loro, arrivato lì per tre mesi, sebbene dopo un mese la cosa si concluse per crollo psicologico loro che non potevano tollerare non fossi crollato, “impazzito”, già nei primi giorni di intensa tortura da camera condotto da sopra, affianco e sotto e tutta concentrata su di me. Così, dopo un mese di loro vano lavoro, crollarono ed impazzirono ancor di più loro obbligandomi ad andarmene.

Già con Hans, ma anche coi precedenti torturati, la tortura, per una cosa o per l’altra, non andò come da manuali e come da aspettative e promesse sia fra di loro che coi superiori, e loro stessi vivevano con crescente disagio la sua presenza, simbolo di un ennesimo fallimento di quei maniaci e della maniaca “millenaria civilizzazione”. Lui se ne andò anzitempo, e loro furono ben felici se ne fosse andato, per passare ad un’altra esaltazione col prossimo torturato. Io. Ma appunto, andò loro ancor più buca.

Se la prendevano coi bimbi, sul figlio di 6 e la bimba di 5, per quei loro continui fallimenti pidocchieschi. Yan regalava loro giocattoli a non finire, non appena aveva qualche premio da tortura (pur non riuscita), invece, forse, di far loro vedere come si vive in modo onorevole, cosa che nelle Cine nessuno fa. L’onore non esiste. Solo il servaggio al “potere”, “agli ordini”. Anzi, se li portava talvolta nell’appartamento sopra per far loro vedere gli strumenti di guardonaggio e la sua attività di tortura contro il “pollo” [tale è l’altro, per il cinese: un pollo; tale è il linguaggio usano tra di loro, soprattutto riferito agli “stranieri”] straniero del momento. Idem YaLing che in più li tormentava con una aggressiva pre-scuola. Li aveva portati in centri per polli d’allevamento dove avevano dato lei il dettaglio dei loro punti di forza e debolezza psicologici e d’apprendimento. Siccome il senso della vita, se è un senso, di YaLing è formare pidocchi per la “grandezza cinese”, un delirio!, YaLing si basava gli quel prospetto psicologico-scolastico derivante da loro tratti somatici fatto da un qualche dottore di un qualche centro “per polli d’allevamento”, per tracciare la loro vita scolastica futura, secondo la logica, “se so che uno è una schiappa in qualcosa lo concentro su ciò in cui può riuscire”. La cosa sembra sensata ma non lo è. Comunque, per i polli d’allevamento si ragiona così. Lì s’era ancora ai preliminari dato che lei stava insegnando loro l’alfabeto fonetico cinese, il cosiddetto bo-po-mo-fo, i numeri, qualche calcolo elementarissimo, e qualche carattere cinese. Oltre che il disprezzo di sé stessi e l’esaltazione per quel lavoro di tortura formato familiare cui li faceva assistere e che giustificava di fronte a loro. Invero, altri torturatori istruttori, in altri luoghi, lì vidi portarsi la famiglia, se l’avevano, con figli piccoli da coinvolgere tutti nel lavoro di tortura.

Ma YaLing insegnava loro con una aggressività da non credersi, tanto più che ancor più li addestrava ad essere viscide spie, pidocchi, ai suoi ligi e rigidi ordini, prodromo per esserlo domani agli ordini di chiunque fosse agli occhi loro “il potere”. Ignoravano lo straniero di turno anche per giorni, salvo poi conparigli dolcissimi ed amichevoli attorno, anche dentro la sua stanza, non appena la madre l’ordinava loro... ...per spiare e riferire. Se quella è una madre...

...Se i pidocchi son persone...
No, non possono esserlo!
Mai.


NOTA
La numerazione di questi Chinese Asylums segue un puro criterio di scrittura e pubblicazione, non cronologico-fattuale. Altrimenti, il numero 1 avrebbe dovuto essere il testo, tuttavia troppo lungo, su quell’esperienza in quell’università nella Municipalità di Chongqing, Beibei. maoCina maomaniacale, 2002/2003. Lì, troppe cose sulla nostra azione e sulla nostra strumentazione non potevo ancora accennarle, talvolta neppure farle trasparire. Oggi, pur potendo dire solo cose limitate su di noi, possiamo tuttavia essere più precisi e completi sui pidocchi e sulle loro maniacalità. Tutto quello scritto su di loro è d’assoluta precisione, anche se loro son coperti da forze internazionalmente tuttora potenti. Per quanto, ad esseri umani possa sembrare incredibile quello i pidocchi fanno. Appunto solo pidocchi, e pure di grande maniacalità, in EstAsia ve n’è evidentemente infinità disponibilità, possono fare quanto qui cerchiamo di rappresentare. Il numero 1 di questo Chinese Asylums avrebbe dovuto essere quel Beibei. maoCina maomaniacale, 2002/2003, magari in versione più corta e maneggevole. Inutile, ora, cambiar titolo, e magari contenuto, d’una cosa già pubblicata tempo fa. Se il destino vorrà, forse, alla fine delle troppe cose abbiamo ora da scrivere su queste faccende, lo riscriveremo ben più snello e con maggior ricchezza di dettagli.