mercoledì 24 gennaio 2007

Chinese Asylums 5. Taiwan. Taichung. Un ordinario weekend di tortura e linciaggio bianchi in 篤行路85號

Chinese Asylums 5. Taiwan. Taichung. Un ordinario weekend di tortura e linciaggio bianchi in 篤行路85號
by Georg Rukacs

Sabato e domenica 20-21 gennaio 2007.

Tre settimane senza che la sperata e certissima distruzione si fosse verificata. Credo, in verità, d’essere l’unico che se la dorma in tutta tranquillità, in mezzo a quel programma di tortura e linciaggio contro di me diretto. Un vero pogrom contro una persona, nel “migliore” stile pidocchiesco.

Le due bimbe le avevo conosciute il giorno che ero andato al mercato per la bicicletta. Era il secondo giorno che ero qui. L’1 gennaio 2007. Stavano montando su una motoretta. Sembravano proprio due bambinette, sebbene, se montavano su una motoretta l’età del consenso dovevano proprio averla. E poi, non di quelle che arrossiscono e si voltano dall’altra parte o si fanno rigide e rosse rosse guardano diritto davanti a sé, a loro. Avevo lanciato loro un’occhiata insistente proprio perché avevano l’aria tosta. Loro m’avevano subito ricambiato. M’avevano guardato con insistenza e ciascuna percependo che l’altra faceva lo stesso. Non avevano abbassato lo sguardo neppure quando mi ero diretto verso di loro. Avevo detto loro che erano bellissime e che m’ero innamorato di loro. Avevano fatto le ritrose, ma non s’erano sottratte. Avevano solo voglia di farsi fare la festa e di farsi le prime trombate. C’eravamo un po’ visti queste tre settimane. Qui non potevano venire. Sebbene l’età del consenso l’avessero, con gli xenofobi ossessi e furiosi che ci sono qui, non volevo i pidocchi trovassero il modo di montarmi qualche storia, e pure contro di loro, visto che il solo programma dei pidocchi è la mia distruzione, e che qui c’è il guardonaggio con battitura ossessa permanente. Se vengono altri, la battitura cessa, ma il guardonaggio-origlionaggio continua. Una cosa è se viene una. Ma proprio due ragazzette, ...appunto, mi montavano qualche storia. Per cui ho detto loro che dove abitavo era piccolo e che poi c’erano degli ossessi che guardonavano, origlionavano e battevano i muri. Hanno capito che gentaglia era. Tutti i cinesi conoscono il mondo dei pidocchi ossessi. Non s’erano comunque sottratte. Io volevo farmele e loro lo sapevano. Loro volevano essere fatte ed erano ben decise. Lo dissi loro perché non trovavano un qualche posto dove ci si potesse vedere in privato. La possibilità s’è offerta proprio questo fine settimana. La casa senza genitori. Loro due che restavano lì. Una villetta, piuttosto grande e senza muri confinanti con altre. Una vera villetta indipendente, tra altre indipendenti, come ce ne sono in città qui, un po’ dappertutto. Case da professionisti, in genere, o così me le immagino io, secondo schemi europei. Sono andato da loro il venerdì sera e sono venuto via il lunedì mattina. La mia profe di cinese era stupefatta che non avessi fatto i compiti. C’è voluto qualche giorno per rimettermi in pari. Mi sono sollazzato con le due ragazzette, e loro con me, per tutti questi giorni e notti. Nella mia stanza di 篤行路85號 ho messo il simulatore di presenza, per cui i pidocchi del programma di tortura e linciaggio erano convintissimi fossi lì. Sono dunque andati al mio sfondamento ...mentre io mi sollazzavo altrove. Ho visto poi tutto nella nostra strumentazione.

Gli ingredienti pidocchieschi del programma di tortura e linciaggio, qui, sono i soliti. La solita psicopolizia segreta che ha ordinato la liquidazione. La famiglia Lin, i proprietari, che s’è subito messa a disposizione e che coopera in vario modo. In particolare, la paurosa Lin che ha la responsabilità di questa parte dle loro possedimenti, anche se sembra comportarsi come parteggiasse per me anche se coopera con loro, o deve cooperare con loro. A volte si fa le parti. Mente sempre. Fa finta di non sapere nulla e vorrebbe io gli dicessi che sta succedendo. È il punto di riferimento dei pidocchi operativi. La chiamano per ogni scemenza. E lei accorre, anche se poi magari se ne va sgomenta. Dà le chiavi. Dà copertura. Anche qualche aiuto limitato, nel senso di qualche colpo di passaggio dalla stanza sotto. Anche altre assistenze varie. Eppure da altri dettagli sembra tifi per me. Tanto più da quando le ho detto esplicitamente ed anche dato esempi concreti che so tutto. Anche da quando le ho detto che è bellissima e che la amo, sebbene se non è che la vada a cercare o la incontri quotidiamente, né che sia sempre caloroso quando la vedo. Ma volte, ancor più qui, il finto freddo fa ancora più effetto, almeno quando s’è pure manifestato ed io glielo ho detto chiaro chiaro anche se hanno sempre il dubbio che uno tiri a farsi una montata e basta (ma una femmina, seppur castissima, ci fa un pensiero lo stesso) anche se non sono sicuro di andare poi a parare da qualche parte con lei in questo sistema etnico-mafioso delle famiglie da cui lei è presa, da qual che sembra.

Dunque, gli altri ingredienti. Il cretinpidocchiotto affianco che, su richiesta della paurosa Lin, ha messo a disposizione la sua stanza. Gli hanno dato una mignotta-pidocchia che è la vera operativa di cui lui è la copertura. In cambio, lui la può trombare quando vuole, quando lei è in camera sua, compatibilmente con le esigenze del servizio pidocchiesco. La mignotta-pidocchia abita sotto di lui. È stata fatta venire qui, come una super specialista, per il servizio della mia liquidazione. In pratica, affianco sotto a me, visto che il pidocchiotto è affianco. Sotto la mignotta-pidocchia non c’è nessuno. Affianco alla mignotta-pidocchia, sotto a me, c’è una stanza. Ma essendo senza finestre esterne è senza inquilini. Sotto a questa stanza cieca ce n’è un’altra cieca, credo anch’essa vuota, e poi ci sono le scale di uscita, che hanno una conformazione strana, visto che c’è l’uscita dai tre piani deviata rispetto alle scale normali. Infatti, le scale normali a scendere sono interrotte da una porta metallica che le trasforma in scala interna che, da dove abita la famiglia Lin, al pian terreno, ne attraversa altri due per sboccare al terzo piano, quarto cinese, il primo di questi tre ultimi piani di questa parte d’edificio di sei piani, pian terreno incluso. Altro non c’è da questo lato delle scale. Dall’altro ci sono i soliti tre piani di tre stanze ciascuno. Da questo, invece, una stanza + scale esterne al terzo [quarto cinese], due stanze al quarto [quinto cinese], due stanze al quinto [sesto cinese]. In pratica questo lato è abitato dai due pidocchi e da me. E da nessun altro.

La mignotta-pidocchia è una ragazzotta pienotta, con occhiali, paffutella seppur giovane. È una così. Giovanissima, in uno di quei campi nazicomunisti popolarissimi nelle Cine ed aree limitrofe, è stata reclutata da uno grassoletto e lurido della psicopolizia segreta per servizi speciali. Visto che s’atteggiava a grande nazionalista e visto che, non solo per quella sua aria da troiazza, era proprio trombabile, lui in eccitazione, l’ha chiamata, le ha detto che avevano [dà sempre un gran tono usare il plurale maiestatis] pensato a lei per incarichi di fiducia, ma, dato che per operazioni speciali riservate si lavorava in coppia, occorrevano ragazze che fossero disponibile alle esigenze del maschio con cui lavoravano. Le aveva chiesto se lei era pronta a questo sacrificio, per la grandezza cinese naturalmente. Lei pur arrossendo un po’ aveva detto un convinto sì. Lui le aveva detto che in quel caso, per avviarla davvero ad una promettente carriera nelle operazioni speciali del regime, doveva essere ben sicuro che poi lei non si tirasse indietro sul terreno d’operazioni. Le aveva così chiesto se fosse pronta, col cuore caldo per servire la causa della grandezza della patria, anche in quel momento. Lei fanatica, le aveva detto che certo, che non aspettava altro che quel salto di carriera per meglio servire la Patria. Lui l’aveva allora spinta su un divano. L’aveva spogliata dalla vita in giù, s’era sbottonato i pantaloni tirandoseli giù appena il necessario, le aveva aperto le gambe, e glielo aveva messo dentro, sborrandola poi, con un grugnito animalesco, sulla pancia. Le aveva dunque dato uno schiaffetto di soddisfazione dicendole che ecco, lei, era davvero pronta per le operazioni speciali al servizio della grandezza della Patria. Lei goduta di quella promozione, e di null’altro, nonostante un suo grande darsi daffare di fianchi per cercare di trarne qualche soddisfazione per sé, o forse solo per la soddisfazione di servire meglio, a quel modo, la Patria, s’era pulita alla meglio con dei fazzolettini di carta ed era divenuta una miliziana speciale. Siccome, o in jeans con culaccio che ben li riempie, seppur non sia proprio un culettino o un culone esplosivo né sotto schiena arcuata e sensuale, oppure in gonna con gambone esaltate dalle giuste calze, fa la sua figura, le avevano fatto fare varie “operazioni” “speciali” da mignotta di Stato per cosette da poco incluso la mignotta-pidocchia per guardonaggio con tortura-linciaggio da camera. Di carattere, dietro l’esaltazione nazionalistica, fatta di canzonette cantate con vocina sprofondata in qualche anfratto della gola, e l’esaltazione che la pervade quando pensa di far del male servendo la Patria, era piagnona, paurosa, apprensivissima. Era così arrivata lì dove ero io. Ed aveva fatto la mignotta-pidocchia del pidocchiotto le dava la stanza oppure di chiunque altro fosse nel momento con lei ed avesse voglia di farsi una sborrata, compatibilmente con le esigenze di guardonaggio e tortura. Si muoveva sempre ben fornita di condom e con una crema per lubrificarsi la fica quando esse se ne restasse secca. Per quanto, si fosse poi specializzata nel farsi limonare mentre guardavano gli apparecchi di guardonaggio e facevano ticchettii, limoneggio perché al maschio venisse duro, e poi nello strapazzare l’uccello con la bocca facendolo venire mentre il lui non interrompeva il guardonaggio e tortura. Per quanto, in pratica, spesso, il maschio non venisse, e lei non godesse né dal succhio dell’uccello fosse con condom od al naturale, né quando fosse montata, a parte il godimento profondo di servire la Patria con quelle attività malate. Ma, attività malate a parte in sé, il dedicarsi a guardonaggi e torture-linciaggi bianchi conduce e ben altri tracolli psicologici che il “non venire” sessuale sul terreno d’operazioni od in genere.

Poi c’erano altri pidocchi d’appoggio, incluso qualche eventuale intervento della famiglia Lin che era stata incaricata di sovrintendere al guardonaggio-origlionaggio con tortura e linciaggio

Per cui, c’è sempre almeno una pidocchia od un pidocchio che ossessivi guardonano-origliano (o dalla stanza affianco, od anche da sotto, in diagonale o proprio da sotto-sotto) con la strumentazione di visione attraverso i muri, detezione dello stato di veglia o meno ed anche con qualche rilevazione se uno senta le battiture. Gli apparecchi sono progressivamente perfezionati con limitate detezioni cerebrali, non solo visive [pur attraverso muri]. E, naturalmente, battono ossessivi, tutto il giorno e tutta la notte. Se s’addormentano un momento, l’eccitazione della tortura lì fa subito svegliare e continuare. Per il pidocchio, diventa una malattia autodistrutiva. L’inconcludenza del loro lavoro di tortura ha già prodotto loro perdite, per cui hanno dovuto sostituire vari pidocchi torturatori. Già anche qui, nonostante siano solo 24 giorni che sia io qui. Resiste, ma ancora per poco, salvo pause, la mignotta-pidocchia che si crede non vista e non identificata. Ed il pidocchiotto, seppur sempre più ossessivamente pauroso, che, dopo 10, 12, 14 ore di lavoro, ha la possibilità di farsi delle trombate con una in carne invece che delle frenetiche seghe davanti alla televisione: infatti, da quando gli hanno dato la mignotta-pidocchia in dotazione, non guarda più la televisione. Il torturato vero sono non io, che me la rido e me ne fotto anche se li voglio sentire, quanto il cretinpidocchiotto affianco che, dopo un 12 ore di lavoro, deve subirsi la tortura della battiture, sebbene l’eccitazione che siano contro di me, lo rende felice d’essere torturato. Per quando, l’eccitazione sua stia trasformandosi in peggioramento della sua demenza visto che la tortura contro di me non funziona per cui anche la sua eccitazione che sia io il torturato si trasforma nella percezione, pur deformato-pidocchiesca della realtà, che il torturato è lui. A parte, la mignotta-pidocchia che di fatto tortura lui, che è nella stessa stanza e si autotortura, in aggiunta a dover essere sempre disponibile, pur cercando di non perdere d’occhio gli strumenti, quando lui voglia farsi una sveltina, sta vedendo montare in sé l’ansia da inconcludenza e lo schifo di quello “sporco”, di quelle sborrate (non solo qui e non solo ora, visto che ormai ha anni di servizio), senza alcun godimento, a parte il servire la Patria che tuttavia non è che la gratifichi poi grandemente per quei suoi servigi. Lei, la mignotta-pidocchia, s’esalta con le canzonette patriottiche, che tuttavia deve reprimere (le canterà col pensiero!) quando in servizio, ma anche lì gli anni passano e lei è sempre lì. Un giorno, presto, non andrà più bene per servire le necessità del maschio le fa da copertura per i ticchettii.

Le battiture, quando le hanno fatte forti e fortissime, si sono sentite in tutto il corridoio, e relative stanze, ed anche negli altri due piani. Ma, appunto, sono stati tutti militarizzati, per cui sanno che è in corso una rapida eliminazione di qualcuno neppure conoscono e neppure sanno perché debba essere eliminato. Dove esistono essere umani, qualcuno andrebbe a mettersi di mezzo. Non dove ci sono solo pidocchi, non, appunto, nelle Cine. C’è poi un pidocchiotto dall’altra parte della scala che è stato anch’esso arruolato ed è eccitatissimo da quella tortura linciaggio che deve portare alla mia rapida distruzione. Partecipa anche lui alla tortura dalla stanza affianco. Sparirà poi, dalla stanza in affitto, a fine gennaio. Talvolta, sono tutti lì, tre, quattro, nell’eccitazione d’un linciaggio, dove, appunto, l’unico se ne fotte è il linciato, mentre le loro battiture ritmiche si fanno ossesse e plurime, cosa che denota una loro crescente demenza di fatto da auto-tortura. Immaginatevi dei pidocchi che passano giorni e notti a battere la testa [anche se battono con mani e piedi, nel concreto] perché tu senta e pensi stiano battendo la tua [nelle intenzioni loro, ma ben in metafora visto che poi battono vicino a sé stessi ed alla fine, in primo luogo, contro se stessi]: tale è l’autopercezione del pidocchio da tortura bianca. Ecco, loro s’eccitano che ti stanno torturando, mentre in realtà stanno torturando loro stessi. Eppure s’eccitano perché, torturando sé stessi, torturano e distruggono te, che però, questo è almeno il mio caso, non sono né distrutto, né lamentante, né urlante. Anzi, piuttosto divertito, e loro lo percepiscono.

C’è, naturalmente, anche la famiglia Lin, i proprietari, che sente quando viene in zona, ma avendo chiesto lei stessa la cooperazione degli altri pidocchi già nell’edificio, i suoi inquilini, partecipando lei essa, ed assistendo in ogni possibile modo la distruzione, non deve sentire nulla. Anzi, si vorrebbero fare, magari, delle sceneggiate contro di me, reo di fregarmene e fottere così loro, anziché loro me come nelle intenzioni loro. L’eccezione (no, solo un caso; tutti in effetti sono casi differenti), pur pidocchiosamente codarda, è l’anziano Lin che dalla vergogna è sparito. Ricomparirà, uno di questi giorni, con la faccia contratta per cercare nuovamente in me la colpa perché loro devono svelarsi pidocchi. I pidocchi son fatti così. Lo sapete come sono fatti i pidocchi? Si presentano figuri tra il suadente e l’implicitamente minaccioso, con dei tesserini che esigono collaborazione. Se chi ha alloggi od edifici non lo fa, magari ha il timore che vedersi tolta loro la licenza, o sfasciato l’alloggio, oppure di trovarsi scantenate contro delle mafie o delle bande. Basterebbe rendessero tutto pubblico promuovendo delle campagne. Certo si può essere fottuti anche a fare queste cose. È che nessuno, in genere, sa neppure come tentarle tali cose. Il pidocchio preferisce obbedire. “Se Il Potere me lo impone, che devo e che posso fare io?”: ecco la filosofia del pidocchio, anche solo passivo.

Dal canto nostro, abbiamo immediatamene incrementato il programma di psicoradiazioni su tutti i pidocchi qui. In effetti, l’anziano Lin ha avuto un crollo appena è iniziato il programma di tortura, cioé il giorno dopo sono arrivato. M’ha visto il 2 gennaio, come a voler cercare in me una qualche colpa. E poi è sparito dalla vergogna. Non solo. Sta male. Si fa schifo. Si credeva normale. Si scopre che si fa schifo e che nella sua famiglia ha allevato solo pidocchi, che ora fanno lui schifo. La paurosa Lin, responsabile di questo pezzo d’edificio, collabora per quello le hanno chiesto, ed organizza, è la capa formale dell’operazione, per quanto dia solo assistenza logistica. Ma ha vergogna, soprattutto da quando le ho detto, ed ha capito di suo, che so tutto. O, forse, anche perché le ho detto che la amo. Non mi viene neppure più a contestare nulla. Gli capitano disastri. Pensa sia stato io. Mi incontra dopo poche ore e mi sorride. O è viscida-viscida, o sono sorrisi per altro. Magari uno di questi giorni la obbligheranno a sfrattarmi, ...ma ho un suo foglio che mi dà la stanza fino a maggio 2007. Neppure lei se la sta passando particolarmente bene. Ha una crescente ansia depressiva da inconcludenza da pidocchia che non riesce a portare a termine l’incarico affidatole dalla psicopolizia segreta (s’era esaltata quando le avevano detto che le davano l’occasione di rendere un grande servizio patriottico), supervedere alla rapida distruzione d’una persona, sebbene un altro lato della sua personalità voglia il fallimento della mia distruzione. Tu [IO] sei persona, dunque ti dobbiamo eliminare. Ma ecco che tu non sei eliminato. Ecco che noi [Il Potere] non riusciamo a distruggere una persona. Noi, Il Potere, siamo impotenti. La pseudo-sorella, WinnieLin, pur non direttamente responsabile di questo pezzo d’edificio e di questo pezzo dei loro possedimenti e locazioni, e tuttavia partecipe lei stessa del programma di tortura e linciaggio, somatizza una crescente depressione mangiando all’eccesso ed intozzendosi. Tutti i pidocchi che qui partecipano alla tortura e linciaggio, certo se le contano e fingono d’esaltarsi tra di loro, ma hanno ossessioni e malattie crescenti che hanno già condotto alla sostituzione dei sostituibili e ad inizi di crolli degli altri.

Dunque, me ne sono andato per due giorni e tre notti. Ma loro, nei loro strumenti, mi vedono, grazie ai nostri simulatori. Mi sentono pure. Tuttavia, io non ci sono. Sono altrove e qui non c’è nessuno. Per cui si comportano come se io fossi qui, come se io fossi stato qui. Il fine settimana produce sempre un’ebbrezza particolare nel torturatore, perché, pur lavorandosi in Taiwan ogni giorno della settimana e dell’anno, tuttavia, in media, il fine settimana i pidocchi sono un po’ più liberi per cui possono in maggior numero e con più intensità, dedicarsi al lavoro di tortura.

Già il venerdì 19 gennaio 2007 si sviluppa con battiture che aumentano d’ossessione e di intensità col passare delle ore. Tuttavià è il sabato che i pidocchi hanno un autentico tracollo. Ossessionati dall’assenza di reazioni e crolli da parte mia (il paranoico medio od anche non medio, anche il pidocchio medio, si sarebbe messo ad urlare fin dal primo giorno, e, poi, peggio), la sera i pidocchi hanno paura, si montano l’un l’altro la paura (“ecco ora viene ad ammazzarci”, “ecco, entra dalla finestra e fa una strage”, “i suoi amici ora salgono le scale e ci fanno a mezzi”) e si barricano. Sì si barricano nella stanza affianco. Prendono perfino, da quel che ho capito, una lunga scala metallica che era (ora l’hanno fatto sparire, sembrerebbe; ah, no, l’hanno solo messa in fondo, dietro una sporgenza del corridoio) nel corridoio e se la mettono a difesa della porta. Nella stanza ci sono un po’ tutti. C’è la mignotta-pidocchia fino ad allora assegnata fissa al cretinpidocchiotto affianco che fa ad essa da copertura come affittuario ufficiale ed unico della stanza e che resta al buio quando lui non c’è perché deve simulare che non ci sia nessuno sebbene tutti lo sappiano che le battiture vengano da lì, sennò la paurosa Lin si sarebbe fatta la parte di accusare me [ma non ha osato] di quei rumori contro la mia stanza da una stanza dove ufficialmente ed in apparenza non c’è nessuno mentre il cretinpidocchiotto è per 12 ore al lavoro (o se mignotta-pidocchia è sotto a ticchettare o dare colpi occasionali guardonando in diagonale, da sotto, affianco c’è il suo istruttore od altro pidocchio). C’è la paurosa Lin, ci sono altri del piano.

Dunque, dopo un’altra ossessiva giornata di battiture senza mie reazioni d’alcun genere (non solo non ci sono, ma il simulatore non deve simulare reazioni; ogni tanto a seconda, di fattori vari, dice, ma sempre a bassa voce, qualche sincero “Grazie! Per favore continuate più veloci e più forte”, “Perché vi siete interrotti? I nostri strumenti che vi studiano hanno bisogno che lavoriate sempre, anzi di più e meglio.”), la notte tra il sabato e la domenica, il drappello di pidocchi riunito nella stanza affianco per la tortura e linciaggio tramite battitura si sente assalito da paure crescenti e si barrica. O, magari, è stata una finta per vedere che effetto facesse. Il pidocchio mente sempre, agli altri come a sé stesso.

La domenica mattina (credo nessuno lo abbia visti in quella loro sceneggiata, del resto s’è all’ultimo piano, e con la stessa paurosa Lin barricata nella stanza affianco da cui non osa uscire per via di quella loro autosuggestione o finzione collettiva) il cretinpidocchiotto affianco deve andare al lavoro. In crescente depressione, visto che il torturato vero è lui, oltre agli altri pidocchi ossessivamenti battenti, complici occasionali e non, ed ascoltanti, non poteva restare in stanza per una eccitante domenica di guardonaggio e tortura. Deve uscire alle 8:00. Per cui si sbarricano e lui esce. Poi anche gli altri che devono uscire escono, salvo poi rientrare, i liberi, per continuare nella ossessiva tortura domenicale. La paurosa Lin esce per spegnere l’acqua calda. Crede di vedermi in bagno. Torna indietro urlettando a quella sotto che io sono lì, dunque che si ritragga che non devo scoprire chi è la mignotta-pidocchia.

Solite battiture ossessive da rimbalzo di un qualche oggetto flessibile, tambureggiamenti, colpi. Il pidocchiotto affianco dall’altra parte delle scale ha un colpo di genio. Ribarrica chi è nella stanza, mettendo la scala e poi ne fa una “geniale”. Non che la scala sia poi una grande barricata. Da fuori la si può rimuovere. Ma anche da dentro, apri la porta e la scala appoggiata non fa da puntello che tenga la porta chiusa. La porta è una porta matallica a sbarre. Poi c’è un’altra porta, di legno che s’apre verso l’interno. Anche qualcuno trovasse mai il modo di puntellarti la porta metallica, te la spuntelli come vuoi. Semplicemente, la scala o altro, o si sposta o cade. Dipende da come l’hanno messa. Non ho idea. Appunto, anche quella cosa della scala è tutta sceneggiata non ho ben capito per chi, visto che, alla fine, lì sul piano sono tutti tra di loro. Il piano, poi, sono tre inquilini ufficiali, ed una stanza libera che ora usano come svincolo per l’operazione tortura-linciaggio, oltre alla mia stanza. I pidocchi sono “geniali”. Si fanno pure le sceneggiate per loro stessi e ciascuno per sé stesso. Ma il pidocchiotto dall’altra parte delle scale vuole grandeggiare. Sia dalla mia parte, che dall’altra, con le scale in mezzo, c’è una finesta interna, oltra alla esterna, finestra interna che si può aprire e che dà sulle scale. Una fonte di luce se le scale sono tutte illuminate, cosa che, in realtà, non sono quasi mai. Dunque deve essersi aperto la finestra, guardato che non ci fosse nessuno a tiro di vista, e deve essersi insozzato, non ho idea se appena, o molto la finestra. Non ho idea con precisione con cosa. Quando la paurosa Lin ha cercato di dirmelo non avevo voglia di starla a sentire, non ho capito che parola avesse usato, era una parola non conoscevo.

Poi, domenica pomeriggio o sera, quando la pauriosa Lin se ne è tornata sotto, o comunque fuori dalla stanza affianco alla mia, lui (il pidocchiotto affianco di là) la chiama, lei viene e viene a chiamare pure me, e vorrebbe fare qualche sceneggiata per provocare magari un qualche incidente con uno che neppure conosco ufficialmente. Li ho visti tutti quando li abbiamo sottoposti a ipnosi, interrogati e fatto loro scrivere delle confessioni in cui raccontano come sono stati contattati e da chi e che servigi hanno prestato e stanno prestando per la torura e linciaggio bianchi da camera: è già tutto fuori Taiwan. Ma a parte quell’occasione, ho solo una volta intravisto un istruttore o pidocchio supplementare, oltre al pidocchiotto affittuario della stanza, e non ho ho mai incontrato nessun altro. Se ho visto facce, li ho visti con la nostra strumentazione ma non per formali incontri diretti. A volte, c’era chi saliva silenziosssimo con le scarpe in mano, per andare in una stanza che, formalmente libera, usano per svincolo quando devono entrare ed uscire da quella affianco veloci. Vanno in essa dall’esterno dell’edificio o da altro piano. Da essa poi escono dall’edificio o comunque dal piano. Prima e poi, da essa vanno in quella affianco. Si credono furbi. Come se loro ed io e tutti non sapessero quello che fanno affianco. Ma il pidocchio cinese è così. Ti batte attraverso un muro. Se poi ti incontra, ti chiede magari che cosa stia succedendo. ...Si credono i furbi dei furbi. Neanche da parlarci. Tanto uno di cosa parla? Qualunque cosa dicano è viscidume. Non solo loro. Sebbene, fuori dalle Cine ci sia chi sappia essere sincero. Lì, no. O li metti sotto e li schiavizzi, ma, anche lì, mai credere loro. Relazioni di parità umana sono escluse coi pidocchi.

Dunque, la paurosa Lin vorrebbe montare qualche tragedia in diretta su una balla cui nessuno lì crede. Ma io non ci sono. Li sento poi, in registrazione. Lei che sghignazzando dice a lui scemenze. E lui che sghignazzando dice a lei scemenze. Appunto, hanno cercato di montare un caso, poi fanno finta tra loro che esista qualcosa sebbene loro e tutti (c’era pure la pseudo-sorella ed i vicini, mentre la mignotta-pidocchia, convinta che io sia in camera, continua a battere sotto il loro naso) sappiamo che sono tutte balle delle cooperativa pidocchi in servizio tortura e linciaggio che non sta concludendo nulla.

Siamo dunque a domenica-pomerigio sera. Sono convinti io sia lì. E che non possa non crollare per le intense battiture ed altri trambusti. Quando il cretinpidocchiotto torna dal lavoro, ne hanno pensata un altra. “Guarda, questa notte dormi altrove.” Resta la mignotta-pidocchia con l’istruttore. “Una bella battitura ossessiva notturna e lui esplode di sicuro. Lui è fregato. È liquidato.”

Notte di intense battiture. Io non ci sono. Sono godutissimo a strombazzare altrove con le due pischelle che hanno voluto farsi fare la festa e continuare i festeggiamenti pure dopo. Torno la mattina tardi. Prendo le mie cose e vado a scuola verso le 11:30, come sempre. No, anzi, deve essere prima perché vado a far la spesa. Ecco, sarà stato verso le 11 che vado in un grande supermercato e poi a scuola.

Torno come sempre verso le 14:30. La paurosa Lin con la pseudo-sorella WinnieLin mi stanno aspettando. Lascio la bicicletta fuori dalla porta del loro ufficio/abitazione, anche se evito di guardare dentro. Comunque, esce lei. Dopo anche l’altra. La guardo gelido. Mi dice che nella stanza affianco, non proprio affianco, dall’altra parte, sulla finestra, han trovato chissà cosa. Le chiedo perché lo chieda a me. Mi chiede se abbia avuto discussioni con quello. Neppure lo conosco. S’offre di chiamarlo. Se non lo conosco, e non me ne frega nulla di conoscerlo, e non so nulla di nulla, chi vuoi chiamare? Allora dice che le hanno detto, quelli della tortura, d’avermi sentito arrabbiato. Le dico che io sono sempre felicissimo e che arrabbiata sarà lei cou suoi camerati. Mi chiede che stia succedendo. Le dico di chiederlo a sé stessa, alla “sorella”, ai suoi camerati, che io non so nulla e sono felicissimo, che arrabbiati e con problemi saranno altri, loro. La pseudo-sorella la guarda. Le fa cenno di lasciare perdere. I cinesi sono sadici pure tra di loro cinesi. La pseudo-sorella WinnieLin, da un lato fa parte della cooperativa dei pidocchi che deve distruggere me, dall’altro, dato che responsabile di quel pezzo d’edificio e dei loro possedimenti è l’altra, la paurosa Lin, gode sadicamente che questa non sia capace di montare un caso contro di me. Eccacchio, tu sei la capa, nominata dalla psicopolizia segreta, per organizzare, assistere e far da testimone ai pidocchi che devono farmi crollare, e mi vieni a dire che vorresti sapere che stia succedendo. Io non lo so che stia succedendo, chiedilo a te stessa ed a tua sorella ed ai tuoi camerati di pidocchieria. Dunque hanno dedotto che seppur non concludendo loro nulla, io dovrei essere almeno un po’ arrabbiato. Se lo sono ripetuto tra di loro. Se ne sono un po’ convinti. Poi han cercato di dirlo a me, che sorridendo, ed anche un po’ sgomento per quelle stramberie, dicevo che proprio non stava né in cielo né in terra che potessi essere arrabbiato ...con dei pidocchi? ...per dei pidocchi?

Anzi appena la paurosa Lin aveva iniziato con quei discorsi, e non capivo bene che cosa avesse trovato e dove (la storia dello sporco sulla finesta dell’altro, che a mano e pure con bastoni non posso raggiungere, e dove, se mai lanciassi qualcosa, verosimilmente cadrebbe poi nelle scale, ...ma che debbo lanciare?! Ecché non lo sapevano che erano stati loro?! ...lì si deve solo aspettare che le Cine si autodistruggano vittime delle proprie ossesse demenze; ...noi li irroriamo solo di psicoradiazioni che li aiutano ad autodistruggersi perché sono malati persi; se qualcuno non lo è, o mai cessasse di esserlo, le nostre radiazioni non funzionano), avevo cambiato discorso e le avevo detto che mi occorreva la stanza fino a maggio, cioè per altri tre mesi. Alla fine, il giorno stesso, mi lascia sulla porta, lo trovo martedì mattina quando vado a scuola, un biglietto dove mi dice che è stata prenotata da qualcuno dal primo marzo, per cui restiamo al nostro contratto fino a fine febbraio e di più non può. È una balla. Ma anche la confessione che sono al tracollo anche qui. Pidocchi che non riescono a concludere nulla. Convinti di distruggere “il nemico”, di non sanno cosa né perché, in poche ore o giorni, “il nemico” se ne fotte. Certo potrebbero anche ammazzarmi, qui o per strada. Ma non distruggermi. Gli unici dementi ossessi sono loro e dove nasce e si propaga questa storia. Parenti e conoscenti dementi in Italiozia e sbirri inetti che ne hanno fatto un caso internazionale. Non avendo nulla su di me, ed io non facendo nulla davvero, non so neppure che dovrei mai fare, devono montare casi perché me ne torni in Italiozia!

Ora è la notte, tra martedì e mercoledì 23-24 gennaio 2007. C’è un pidocchio che sta battendo velocissimo e super-ossesso, mentre il cretinpidocchiotto, reduce, dopo le 22, da 12 o più ore di lavoro e poi di convocazione dalla paurosa Lin per le direttive sulla continuazione dell’uso della sua stanza per le pidocchierie, dovrebbe dormire per andare al lavoro di nuovo per altre 12 o più ore domani mattina. Dunque il cretinpidocchiotto si sta godendo le battiture frenetiche e super-ossesse del pidocchio affianco. Io, appena mi metto a letto, me la dormo beato qualunque cosa facciano. Stanno in realtà torturando il cretinpidocchiotto affianco e tutti gli altri del corrodio e dell’edificio, oltre che sé stesso chi stia battendo, credendo di torturare e linciare me, che devo evidentemente essere importantissimo visto che non badano a costi, a costi pidocchieschi.

Ah, già perché dei parenti, ex-parenti ed ex-colleghi o ex-conoscenti dementi, ed invidiosi non so di cosa, si sono detti ossessi che dovevo essere un superterrorista o un superdelinquente andato all’estero (a studiare e solo a studiare) e l’hanno fatto sapere a qualche sbirro che, pur non credendoci, non poteva non fingere di credere a degli ossessi così insistenti e così sicuri. Per cui devo essere obbligato a tornare in Italia, dove chissà che grandi programmi avranno. E, naturalmente, tutto perché il mondo, le Cine al 100%, è pieno d’ossessi in attesa d’un ordine per scatenarsi. Paranoici totali sono convinti una battitura [o 10,000] possa condurre ad un’esplosione isterica che in loro provocherebbe già un solo colpetto di dita sul muro. Non capiscono neppure che sono malati persi... ...Mi scappa da ridere. No, devo trattenermi. Posso solo sorridere tra me e me. Non voglio neppure mettere il nostro speciale insonorizzatore ambientale. Né usare l’ipnotizzatore rapido che funziona anche attraverso i muri e bloccherebbe i pidocchi. In fondo, è come un acquazzone, od il tram che passa nel corso, od un temporale. Stanno torturandosi e distruggendosi da soli. Se ai pidocchi piace...

Super-ossessi con fortissime battiture differenti da varie direzioni vanno avanti fino alle 4:30, quando si dicono “non serve a nulla”. Passano allora al tramestio solito. E poi, dal mattino, dopo che il cretinpidocchiotto affianco è uscito al lavoro, alle battiture ossesse solite pur con eccitazioni super-ossesse. Tanto più non mi sentono, tanto più la super-eccitazione ossessa monta. Anche ora alle 10:30 di mercoledì 24 gennaio 2007, in cui chiudo e pubblico. Tra un po’ devo andare a scuola di cinese.