venerdì 19 gennaio 2007

Chinese Asylums 4. Cine. Taiwan. Torino. Come dei familiari dementi con degli sbrirri inetti ed altri ossessi hanno montato un caso di tortura bianca

Chinese Asylums 4. Cine. Taiwan. Torino. Come dei familiari dementi con degli sbrirri inetti ed altri ossessi hanno montato un caso di tortura bianca
by Georg Rukacs

È venuto il momento, dato che a Taiwan, Taichung, dopo anni di loro insuccessi nella tortura bianca, qualche sbirro del settore torture ha buttato lì un “perché non l’ammazziamo?”

Torino. Roby. Quando, nel 1990, dopo 9 anni di processi, sono assolto, un’ex-moglie, Nikla, un’ex-collega già della feccia pecchioliana, Fiorella, una zia invidiosa persa, Angela, sorella maggiore di una madre ossessa, Franca, un fratello paranoico, Riky, e tanti altri, hanno un autentico tracollo pisicologico. Sono disperati.

Ritorno all’INPS. Franca, che già pagava da alcuni anni Nikla perché non mi facesse vedere mia figlia, la paga ora perché mi rovini. Nikla con Fiorella operano in vario modo per scatenarmi contro, all’INPS di Torino e del Piemonte, un mobbing ossessivo e totale. Esistono centinaia di testimoni che hanno visto. Esistono pure fatti vari, anche indipendentemente da testimonianze soggettive. Un mobbing assoluto e totale organizzato, all’inizio, dalla direzione regionale su intervento su di essa di Nikla, una sindacalista d’un sindacato credo con una sola iscritta lì a Torino, e di Fiorella, una sindacalista o già-sindacalista CGIL, già-PCI.

Nel 1995 me ne vado dall’INPS e vado all’estero a studiare. Tutti i già ossessi divengono sempre più ossessi. Se le contano. Se le dicono. Si convincono tra di loro. Sono tutte ossesse ed ossessi che io sia da qualche parte, da varie parti, a farmi tranquillo i fatti miei. Che uno sia “all’estero” ha poi, evidentemente, qualcosa di ulteriormente intollerabile. Oh, chiedete a loro. Dementi ed ossessi superano sempre qualunque supposizione a priori. Per me, avessi trovato le stesse cose sotto casa, si vedono la Mole e Palazzo Nuovo da casa mia, me ne restavo pure a Torino, seppur non torinese né piemontese. Né mi sciacquo la bocca, né mi esalto, con “l’estero”.

Alla fine, nel 1999 [se non erro], dopo ossessive telefonate di Nikla e di Angela a Franca: “...ma cosa fa quello lì... ...se ne leggono tante... ...se ne sentono tante... ...certo che se s’è messo in qualche pasticcio”, Franca con Riky, e trascinandosi pure il padre che scettico di tutti quei buffoni ed ossessi era l’unico con la testa sulle spalle e l’unico vero eroe di quella famiglia dai troppi dementi, vanno a Torino, sia all’INPS che nel palazzo dove ho casa ma dove si sa che non ci sono né c’è nessuno.

Dopo che loro sono passati all’INPS e nel palazzo, con facce da non dire, con discorsi da ossessi, sia dall’INPS che dal palazzo vengono allertati i carabinieri: “Sono passati di qui i familiari di Roby. Sono sicurissimi che sia un pericolissimo terrorista internazionale in superclandestinità.”

In verità, non mi occupo di politica, se non come studio. Politologia, non politica, né lotte disarmate, né armate, né ideologo di chicchessia né di alcunché. Inoltre, ho solo i mei documenti. Quando rinnovo il passaporto, ogni cinque anni, pur da consolati esteri, la Questura di Torino manda sempre, e nei tempi burocratici per essa ordinari, il nulla osta per il rinnovo. Nessuno, nessuna “autorità”, che mi sia mai venuto a chiedere nulla. Che dovevano chiedermi?!

Dunque, vengono allertati i carabinieri. Chiedete a loro i dettagli. I carabinieri allertano Sisde e Sismi su questo, per la famiglia, “pericolosissimo terrorista internazionale superclandestino” ma che si muove (poco, perché non sono un grande viaggiatore, né avevo motivi per viaggiare, infatti non ho viaggiato, sono solo andato in dei luogi e poi ci son restato anche a lungo) e coi suoi documenti.

Il quadro storico-istituzionale è quello dei Governi D’Alema e dei suoi servizi di sicurezza. Qualcuno volesse mai processare lo Stato italiano per il reato di tortura, di cui ora si dirà, quelle sono, se ci sono, le responsabilità soggettive di vertice. [Spero che per un superterrorista internazionale come me abbiano almeno chiesto personalmente al Presidente degli Stati Uniti! ...oltre che ai vertici italioti, allora con quel D’Alema e contorni!] Anche se in Italiozia nessuno sa mai nulla e nessuno è mai responsabile di nulla. “Ecché dovevamo fa... ...non potevamo mandarti a Guantanamo perché non entravi nei canoni... ...ma non potevamo neppure lasciare perdere perché la famiglia diceva... .....appunto, la famiglia diceva... ...e se poi succedeva qualcosa, noi eravamo quelli che avevamo ignorato una segnalazione così sicura, ...la famiglia ossessa, un’ex-moglie rancorosa con una collega quacquaracqua egualmente rancorosa... ...ecché dovevamo fa...” Se mai li processaste all’Aja, al Tribunale Internazionale, per il crimine di tortura, date loro le aggravanti, oltre che lautissimi giusti danni al sottoscritto visto che le loro intenzioni torturatorie c’erano, anche se così soavi, appieno. ...Loro, gli italioti, i cinesi di varie colorature ma tutte pidocchiesco-merdose ed i loro padroni ingleses idem. Date loro le aggravanti per la banalità del loro modo di procedere demente-ossesso criminale. La banalità del crimine lo rende più grave. Altro che quelli d’Erba (Como) che fanno un ordinario massacro perché quello mostrava loro l’uccello e quella si vantava che cuccava da stragodersela. Il crimine banale e demente è peggio.

Siccome non c’è nulla, proprio nulla di nulla, e tuttavia la famiglia è sicurissima, c’è qualche sbirro imbecille che mi mette un codice in qualche fascicolo ed in qualche computer per cui devo essere “obbligato” a rientrare in Italia, dove “possono tenermi sotto controllo”. ...Hanno allertato la vicina di casa... Sismi e Sisde passano l’informazione confusa anche agli anglo-americani ed altri esteri che poi la passeranno ai vari cinesi. Per cui devo essere “obbligato”, indotto perché obbligarmi-obbligarmi non possono legalmente, a tornarmene in Italia. Bisogna farmi saltare i nervi sì che io abbia delle esplosioni che provochino l’intervento di polizia e/o servizi medici e dunque sia, in un modo o nell’altro, marchiato e rimpatriato. Diciamo già ora che, nonostante i vari ossessivi tentativi, non succederà mai nulla. Pure quando proveranno a chiamarli, se n’andranno a mani vuote, senza di me. I criminali, i dementi, gli ossessi, i malati, i fuori di testa, sono nei governi, nei servizi, nelle milizie, negli altri pidocchi che si mettono aitanti a disposizione. Tra familiari, ex-familiari ed ex-conoscenti hanno cooperato a questa storia.

Comunque, chi riceve l’informazione all’estero, dagli USA ai villaggi cinesi e cinesoidi, capisce solo che sono pericolosissimo e che bisogna obbligarmi ad andarmene. “Lo dice il suo governo!” Per cui, con la tortura bianca [guardonaggio-origlionaggio e battiture da intensificare quando dormo o sembri dorma], si devono creare incidenti per indurmi, in un modo o nell’altro, meglio con qualche marchio negativo, ad andarmene.

La tortura bianca si scatena appena possono. Ci sono problemi d’ogni genere in Europa, dove ci sono esseri umani qua e là. Esistono anche problemi di economicità. ...Gli inglesi, in Inghilterra, per esempio, queste cose non le fanno: ...se hanno problemi ti capita un incidente. Non hanno problemi nelle Cine dove dominano incontrastati i pidocchi. Danno, ai torturatori, degli strumenti di guardonaggio [che non sono strumenti di spionaggio; se ti debbono o vogliono spiare lo fanno in silenzio, non certo a quel modo]. Sono strumenti che solo governi hanno. Li danno i governi. Con gli strumenti di guardonaggio-origlionaggio, con inclusa rilevazione dello stato di occhi aperti o chiusi, torturano con rumorosità varie. Non sono strumenti per spiarti. Sono strumenti di tortura. Los ingleses li hanno dati a tutti, cinesi inclusi. Ed Echelon ne rileva l’uso. Oltre a rilevare lo scambio di telefonate e di sms a tortura in corso sulla tortura in corso. Per cui lo sanno dove sono usati e contro chi. I pidocchi si sentono coperti e parlano liberamente anche per telefono. “Chi devi torturare questa notte?” “Questa notte mi hanno assegnata a torturare un italiano.” ...Li ho sentiti io, per strada... Echelon (dunque FBI, CIA, tutti) ha le telefonate. Tutte. Anche quelle in cinese dalle Cine.

Nell’inverno o primavera del 2000, iniziano in Belgio, non appena a vado in uno spazioso monolocale dell’università, a LLN, università dei gesuiti belgi e della massoneria belga. Si veda la storia dei gesuiti e di quelli belgi. Un ragazzetto colombiano di Medellin, Moreno era forse il cognome, con una sorella a Bruxelles che lavora per servizi di sicurezza, che sta facendo il dottorato in chimica con troiazza sul disgustoso al seguito, ed altri [mafiosetti ossessi e pidocchieschi del cartello della droga di Medellin come loro] di supporto quando loro devono uscire e il programma di tortura bianca deve continuare ininterrotto. Ti “seguono” con lo strumento di guardonaggio-origlionaggio attraverso muri e pavimenti e battono sulla verticale in continuazione. Quando chiudi gli occhi, il loro strumento lo rileva ed intensificano. Se ci sono altri con te, restano silenti perché la cosa va fatta pulita senza testimoni. Così c’è sui loro manuali e così viene insegnato loro. Una volta, lì a LLN, esasperati che non reagissi, sono pure andati da un altro colombiano di altre scale ma confinante con la mia stanza, ed hanno passato una mezz’ora sbattendo contro il muro un grosso trapano rumorosissimo. Non era per trapanare. Era un supplemento del programma di tortura bianca da parte di pidocchi in crisi di nervi. Ne hanno combinate anche mille altre. ...Non è il caso, ora e qui.

Questi colombiani avevano liberato quella stanza, che dunque in pratica mi stava aspettando (era l’unica libera di tutta l’università), da una ragazza belloccia, Cabral credo fosse il cognome, che avevano sottoposto a tortura d’appartamento. Dopo poche ore e pochi giorni era crollata psicologicamente da quel pedinamento da stanza e da quei ticchetti sulla verticale. E se n’era andata, lasciando la stanza libera se io mi fossi rivolto all’università per un locale. Fossi andato altrove, in Europa non hanno il controllo pidocchiesco totale ed incontrastato che hanno nelle Cine, oltre a problemi di economicità, dunque, lì, avrei potuto sottrarmi. Non me ne fregava nulla. La stanza era ottima. Se a loro piaceva praticare la tortura bianca... Si sono danneggiati loro e solo loro. Sono dunque restato lì fino all’ultimo giorno, per un due anni e mezzo circa di tortura bianca, nelle intenzioni di chi la faceva.

Quando nel 2002, a fine agosto, direttamente dal Belgio, da LLN, vado in Cina (via Bruxelles e Londra), alla Swcnu di Beibei, Chongqing, dopo alcuni giorni del tutto normali, i cinesi, allertati dai loro padroni ingleses, mi fanno trasferire in una stanza dell’edificio adibita a camera di tortura bianca ed iniziano il programma di tortura. Con lo strumento di guardonaggio ti seguono e battono. Se sei sotto un pezzo di mobilia, lo spostano, ...spostano la mobilia anche mille volte, se tu ti metti sotto ad un pezzo di mobilia, perché l’ordine assoluto è di battere sulla verticale ed il pidocchio è un insetto obbedientissimo. Mi divertivo. Mi spostavo in un secondo. A volte mettevano mezz’ore a spostare pezzi pesanti di mobilia. Ed io mi spostavo di nuovo. E loro di nuovo a trascinare la mobilia per liberare sopra la mia testa. Infatti poi schierano squadre di tarchiati ed usano altri accorgimenti. All’inizio-inizio, appena iniziano il programma lì, c’era, come operatrice principale, un’insegnante di mezza età da Taiwan ma sotto direzione cinese della RPC e supporti vari. Battono in modo ossessivo e più forte quando dormi. Infatti, c’era un anziano giapponese affianco a me che spesso si svegliava urlando ossesso che io gli battevo contro la porta e contro il muro, ma io stavo dormendo: era da sopra a me che battevano furiosi. Nessuno aveva visto nessuno battere alla sua porta, tanto meno io. Il muro, non potevano vedere, ma io lo sapevo che dormivo e pure di sonno profondo (ascoltavo poi il trambusto fuori di questo urlante e dei suoi “amici” della struttura di tortura che un po’ lo deridevano un po’ alludevano che io dovevo proprio essere un malvagio). C’era un’intera struttura che da sopra e d’altrove, e con supporti vari per tenermi ben d’occhio, faceva e supportava il lavoro. Poi si metteranno paura, e creeranno pure una struttura di sicurezza a protezione dei pidocchi operativi. Chi faceva la tortura, all’inizio, erano cinesoidi non della RPC ma sotto la direzione di elementi della RPC in loco. Siccome me ne restavo indifferente, ci fecero pure dei corsi d’addestramento per insegnanti (anche di scuole elementari) e sbrirri cinesi. 10 insegnanti, trasformati in studenti in istruzione, che nella stanza sopra (“disabitata”, dicevano, ma io c’entrai coi pidocchi dentro anche in una decina ...un po’ piccati che non fossi sotto perché loro potessero far scuola su di me), imparavano come si fa la tortura bianca. Oppure sbirri. Poi ufficiali ed ispettori che venivano a controllare. Un gran tramestio. Una gran questione di Stato. Ah, lì alla Swcnu di Beibei, Chongqing, fecero la cosa anche contro che altri europei, che infatti se ne andarono quanto prima. Sono programmi non inventati per me. Il problema loro è che con me hanno sempre fallito. Mentre in genere sono programmi che assicurano il successo in pochi giorni. Battono. Uno si lamenta. Lo ridicolizzano. Però s’offrono d’aiutarlo. A quel punto uno è loro. Non io.

Siccome fallivano, alcuni dei loro funzionari cinesi avevano delle esplosioni. “Te ne devi tornare in Italia!” Ne ho interrogati vari con strumentazione particolare per ipnosi rapida etc. Nessuno sapeva perché. Era l’ordine loro arrivato da Pechino. “Dovete obbligarlo ad andarsene, e ad andarsene a casa sua, col programma di tortura bianca.” Avevano l’approvazione dell’Ambasciata italiana di Pechino, dicevano. Me l’hanno detto, sotto ipnosi, già lì alla Swcnu di Beibei, Chongqing. L’unico dei loro uffici lì dell’università delegato a parlare con me: “Alla tua Ambasciata vogliono che tu te ne torni in Italia.”

Quando mi dismettono dalla Swcnu di Beibei, Chongqing, perché esasperati che il loro programma di tortura bianca è fallito, ed i loro torturatori usciti pazzi ed esasperati, vado, nell’autunno del 2003, a Wuhan, alla Wut. Stessa storia, con supporto operativo di yemeniti, islamici dell’area indiana, vietnamiti, complicità siriane. Appena arrivo all’università lì, l’Imam e d’ufficiale-sbirro, che con lui faceva coppia (due yemeniti), della comunità islamica di quella parte dell’università, mi vengono a vedere mandati dai cinesi ed il programma viene iniziato la notte stessa che sono arrivato. La funzionaria in loco aveva contattato Pechino e da Pechino le avevano dato l’ordine di tortura bianca. I cinesi hanno dato ai loro esteri strumenti ed ordini. Il tutto parte la prima notte. Venivano anche cinesi, ma di passaggio, nel cuore delle notte. Il Commissario Politico accompagnava in automobile un’inserviente che entrava sola in un’appartamento limitrofo, od anche sopra, e si metteva a passeggiare con tacchi di gran sonorità. Continuano poi, in vario modo, senza interruzione.

Anche lì falliscono, con torturatori nel panico e malati. L’unica cosa che sanno è, anche lì che devo essere obbligato ad andarmene ed ad andarmene a casa mia. Mi montano un caso che trovavano cacca di cane nell’androne (era il cane di un inglese che abitava sopra; io non avevo cani). Mi dicono che notoriamente gli italiani cagano nell’androne, dunque devo essere io il colpevole. Mi fanno una lettera confusa e demenziale che devo andarmene. Funzionari che ho interrogato sotto ipsnosi mi dicono che avevano l’ordine perentorio da Pechino che dovevo essere indotti a rimpatriare. Invero ad un paio, un Commissario Politico ed un alto funzionario di qualcosa, mi confessano qualcosa di più: “Pure l’Ambasciata Italiana a Pechino vuole che tu te ne vada dalla Cina e dalle Cine e che ritorni in Italia.” Me l’hanno detto i due più alti che ho potuto interrogare a Wuhan, due di due ambienti piuttosto distanti. Chiedete a loro. E chiedete alla sbirreria italiana a Pechino.

Dismesso pure da lì, me ne vado a Taiwan. Lascio Wuhan il 14 marzo 2004, alcuni giorni prima sul previsto. Meglio non essere mai troppo precisi, in quelle situazioni. Anche se c’era la polizia segreta nell’appartamento affianco e fuori, oltre ai guardoni e torturatori d’area indo-islamica sopra (due pidocchi gay indo-islamici che si toccavano reciprocamente durante il lavoro di tortura verso la mia stanza). Ed io avevo troppi bagagli per defilarmi non visto. Comunque nessuno s’agiti, né sembri muoversi, né seguirmi, quando me ne vado. Se poi l’han fatto, non cambia nulla. Il pidocchio cinese s’attiene solo alle istruzioni, ed ha terrore di disturbare i superiori.

La notte tra il 14 ed il 15 marzo 2004 dormo all’aeroporto di Hong Kong. Nessuno mi segue con strumenti da guardonaggio da camera e nessuno ticchetta. Il 15 marzo ottengo il visto per Taiwan. Il 15 marzo 2004 sera sono a Taiwan. Dormo in un alberghetto a Tainan dove neppure mi chiedono un documento d’identità. Nessuno mi consoce. Nessuno mi segue con strumenti da guardoni-origliatori. Nessuno ticchetta.

Il 16 marzo 2004 mattina vado all’università del luogo, dove hanno la scuola di cinese, che comunque non frequenterò mai lì. La segretaria, una giovane disgustosa con pure la faccia tutta butterata, mi dice che il posto migliore per me è ... e me ne da l’indirizzo. Un posto di ferventi cattolici e pan-nazionalisti [io li chiamo nazi-maoisti, perché, in pratica, sono tali]. È li vicino. Vado. Prendo la stanza. L’unica libera, “in ristrutturazione”. Nella stanza sopra c’è già il programma di tortura bianca. Portano nella stanza sopra l’asciuga biancheria che è su un terrazzone sopra e lo fanno girare nel punto esatto dove dormo. Continuano con lo strumento da guardonaggio-origlio ed i ticchetti per tutti i due mesi sto lì. Siccome non me ne frega nulla, uno sbirro alto e grassoccio standard [come aspetto, poteva esser il segaiolo Yan di cui narro qui a Taichung, ...che all’epoca non era in servizio a Taichung; il suo allievo torturatore qui a Taichung, il “finocchietto” di altra narrazione, era di Tainan] assegnato alla tortura da sopra, un giorno fa finta d’aver sbagliato porta [impossibile perché sopra era metà stanze e metà terrazzo coperto per stendi-biancheria, mentre sotto c’erano due file di stanze!] e viene a vedere che faccia abbia. Voleva vedere come era fatto un non pidocchio che se ne fotteva di loro pidocchi in servizio tortura. Lì, a Tainan, un’anzianotta delle milizie parallele viene a farmi degli strani discorsi e cerca di indurmi ad andare alla delegazione [la pseudo-Ambasciata] italiana a Taipei.

Idem a Taichung. Mi trova casa la segretaria, in realtà la di fatto proprietaria e di fatto direttrice, della branca cittadina della Providence University, Jennifer Wu, dopo aver fatto in modo, con delle scuse, che cadano delle ipotesi di coabitazioni con altri o altre avevo trovato di mio. Lei, il marito sudafricano bianco, come tutti coloro operaino nel settore istruzione, ditte commerciali, ma un po’ dappertutto a Taiwan, non differentemente dalla RPC, sono al servizio della polizia segreta e delle milizie. Lei è una nazimaoista fanatica e piena di soldi grazie a quella scuola [in breve: l’edificio è messo da lei e marito, mentre l’insegnamento è a cura della Providence University] con annessa ditta commerciale di pellami. Lei ed il marito Matt sanno già, quando arrivo lì, che devo essere sottoposto a tortura bianca perché devo essere obbligato ad andarmene. Jennifer Wu, dopo qualche tempo che sono lì, avrà delle esplosioni di rabbia, nonostante l’aria quasi sempre viscido gentilissima, perché informata che il programma di guardonaggio-origlionaggio, pedinamento da camera, ed intense battiture d’ogni genere, pure d’affianco, oltre che da sopra, non sta sortendo alcun effetto restando io del tutto indifferente. Ora è come non sentissi. Ora mi metto a ridere e li invito calmissimo ed a voce bassa (tanto so che hanno gli strumenti da origlio) a lavorare di più e meglio. Quando ipnotizzo Jennufer Wu, ha delle autentiche esplosioni deliranti: “Sei uno schifoso italiano! Devi tornartene in Italia!” Non sa perché. Mi dice sono gli ordini hanno ricevuto. Ho ipotizzato pure il marito Matt. Mi ha detto che sa solo che devo essere obbligato ad andarmene perché sono un pericolosissimo agente di non sa cosa né per cosa. Dopo quasi tre anni sono ancora a Taiwan. ...Certo, possono anche ammazzarmi tra un minuto, se credono. Ma non col programma di tortura bianca, che distrugge loro. Non me.

A Taichung, nei vari luoghi dove ho abitato, è stato subito iniziato e portato avanti il programma di guardonaggio ed origlionaggio da camera e tortura bianca. Non è spionaggio. Se ti spiano, lo fanno in silenzio. È tortura, almeno nelle intenzioni di chi lo fa. Dementi che ossessivamente ticchettano, battono, tonfano, trapanano e battono martellate nella notte, per ore e su tutto il pavimento, nessun lavoro in corso!, con la sicurezza degli edifici che non interviene perché subito bloccata dalla polizia segreta ed idem chiunque sollevi qualche dubbio su quel chiasso che stanno facendo contro di me. Abbiamo notizia anche di operazioni simili contro altri, che tuttavia crollano subito. Non si sono inventati tali maniacalità per me. Erano cose facevano da sempre e fanno, nelle Cine e nell’Est Asia, forse anche altrove, per ragioni interne. Nel caso mio, hanno avuto difficoltà operative, quando ho abitato con altri. In appartamenti dove c’erano altre persone avevano difficoltà operative, sebbene cercassero in qualche modo di farsi sentire egualmente. Non operano se ci sono altre persone non destinate ad essere torturate e che possano mai fare da testimoni. Operano se c’è altro o altra e credono sia io, sebbene i loro strumenti abbiano dei meccanismi, tuttavia rozzi ed ingannabili, d’individualizzazione del soggetto rispetto ad altri. Se sono e dormo in qualche luogo non sanno, nessuno guardona-origlia e nessuno ticchetta. Appunto, non sono immaginazioni. ...Del resto sono rumori così forti. E poi verifichiamo tutto anche in altri modi.

Dunque, da parenti ed altri dementi, a sbirri inetti che ti creano un programma di tortura bianca internazionale. ...Perché devi ritornare a casa, dove è allertata la vicina, da dopo che parenti dementi ed ossessi sono passati di lì a dire che sono un grande e pericolosissimo terrorista internazionale. Una con un appartamento grandioso, su tre piani, che ha orgasmi lunghi ma incompleti, e del tutto insoddisfacenti, il sabato mattina, conclusi infatti da una lunga risata isterica quando il marito ritira il cazzo esausto. Per favore, quando torno, che almeno arrivino unità speciali con elicotteri e blindati! Non un’isterica che m’appiccica bigliettini sulla porta di telefonare non so a chi, dopo che lei stessa ha telefonato non so a chi per dire che sono arrivato.

19 gennaio 2007. Sono tuttora a Taichung e con affianco (qui da sopra non possono, per ora, non essendoci stanze ma un sottotetto non immediatamente raggiungibile) programma di guardonaggio ed origlionaggio con connessa tortura bianca ossessiva ed ininterrotta da parte di pidocchi battenti e ticchettanti. Altri crolli in corso e drammatiche accentuazioni di demenze dei pidocchi, perché non me ne frega nulla, per cui non stanno ottenendo alcun risultato. E sento di tanto in tanto che se ne lamentano. Anche il pidocchio, quando non conclude, s’altera e crolla. Li sostituiranno. Ne hanno in quantità infinite.

Certo, possono sempre cambiare del tutto programma ed investirmi con un camion quando sono fuori da qui. ...Grazie a dementi nello Stato italiotico, ed attorno a me prima che li evitassi pressoché del tutto!
In tal caso, un eventuale Tribunale Internazionale, li processi TUTTI per omicidio e tortura, non solo per tortura.