martedì 30 gennaio 2007

MaximaImmoralia. Hóngshé Huódòng / 紅蛇活動. Liquidazioni pulite a Taichung. 30.01.2007

MaximaImmoralia. Hóngshé Huódòng / 紅蛇活動. Liquidazioni pulite a Taichung. 30.01.2007
by Georg Rukacs

A metà giugno 2006, avevo finito il complesso lavoro di elaborazione di un più comprensivo algoritmo per il programma di radiazioni con cui distruggere le teste vuote dei pidocchi e dunque le Cine e l’EstAsia che dai pidocchi (sia quelli locali che i loro padroni ingleses e sottoposti, come i francesi) sono ormai da troppo tempo sgovernati, oltre che distruggere i loro magnaccia ingleses, para-ingleses, che sui pidocchi hanno a lungo prosperato. Passato l’algorimto a chi l’ha inserito nelle attrezzature che ci “imprestiamo” (...sì, che hackiamo ...insomma! ...come già detto altrove, forse), ora copriamo-colpiamo 120 milioni di pidocchi nelle Cine e nell’EstAsia. Altri altrove. Il programma è inarrestabile. Nessuno, neppure noi stessi, può fermarlo. Non può essere disinserito. Del resto funziona perché il pidocchio è pidocchio, come già detto altrove... ...colpa loro! Il deterioramento, l’autodistruzione, delle teste vuote dei pidocchi con correlati comportamenti autodistruttivi e distruttivi di tutti i loro simili è oramai completamente lanciato. Entro la fine del decennio, ciò condurrà alla distruzione dell’EstAsia contemporanea. Le Cine esploderanno in decine di pezzi. Il mondo anglofono con appendici francofone sarà distrutto. Il tutto in automatico. Aspettare e vedere. Altro sorgerà sulle macerie. Non facciamo ingegneria sociale né di area. La nostra missione era distruggere le Cine ed i loro padroni ingleses e gesuiti, con appendici francofone. Perché?! Non dobbiamo spiegare tutto. Se ne abbiamo accennato o ne accenniamo, di tanto in tanto, basti quello che ci facciamo di tanto in tanto scappare dalla penna o dalla tastiera.

Non avevo più nulla da fare. Potevo dedicarmi a delle cose di puro diletto. Giuste, ma non essenziali. Utili, per quanto tanto i pidocchi sarebbero comunque stati distrutti più in là dalle procedure automatiche. Tuttavia, di qualche interesse per far avanzare o completare degli studi sto facendo, in parallelo al programma generale d’eliminazione-distruzione. Una cosa sono le procedure automatiche. Quando si lavori anche il laboratorio si devono eliminare topi, polli, cave varie. Non che sia un diletto, almeno per noi che non abbiamo sindromi da torturatori. È solo lavoro. Il diletto è la ricerca, non certo eliminazioni immediate cui siamo obbigati in corso d’opera, per pure ragioni di ricerca.

Possiamo essere precisi. Tanto vale la regola no evidence, no crime, che sarebbe senza prove non esistono reati. E qui non esiste neppure la prova vi sia stato alcun reato, essendo stati “incidenti” e nessuno potendo mai dimostrare, né solo sospettare, siano stati altro. Questo racconto non è una confessione. Del resto una “confessione” non provabile non significherebbe nulla. È come se vostro nonno “confessasse” d’aver fatto fuori Kennedy col pensiero, od anche per davvero... ...si prenda pure il nostro per un puro lavoro letterario. Va bene lo stesso. Anzi, non ci si legga, neppure. Scriviamo per noi. Chi lo ha detto che si debba leggere ciò che pure noi, tra milioni di “scrittori”, scriviamo!

Linda, tale era il nome occidentale s’era scelto, 21 o 22 anni, era une delle tante stronzette sempre sorridenti (di sorriso maniacale, non un vero sorriso sincero o di “servizio”, per chi esercitato a distinguerli; dovremmo chiamarle/i sorrimerdenti), false, allucinate e maniache ossesse altri maniaci ossessi in posizioni di potere interno od estero usano nelle Cine per lo spionaggio sociale (cioè interno) e contro stranieri e per le relative torture da camera [il toc-toc, tic-tic, struscii e battiture dal piano di sopra e pure affianco, quando possono, usando strumentazioni da visione attraverso muri solo i governi hanno] od anche peggio. Era di quelle per cui i soldi erano tutto. Sempre a caccia di soldi. Si fregano pure tra cinesi, naturalmente. Non sanno vivere altrimenti in quegli universi. Soldi e maniacalità da estrinsecare. Son fatti così. Non solo nelle Cine, purtroppo.

Ah, infatti, succede dappertutto. Esiste solo una differenza tra l’imbroglione e maniaco cinese-cinesoide e gli altri. Altrove le persone, anche le non-persone, i pidocchi, in genere si vergognano d’essere imbroglioni e maniaci. Il pidocchio cinese o cinesoide, invece se ne vanta. Per il pidocchio lì è un vanto essere imbroglione e maniaco. Un supervanto essere eventualmente protetto ed impunito.

Linda, pur di nessuna vera cultura, la sua “cultura” era il parlare sempre, conosceva venti frasi standard di inglese ed aveva l’accento e la faccia tosta sì da dar lezioni d’inglese a bimbi cinesi che evidentemente ne sapevano meno di lei. Un modo di vendere merce avariata. Siccome la sua specializzazione all’università che ormai stava finendo era lo spagnolo, dava pure lezioni di spagnolo che sta diventando popolare nelle Cine. I governi cinesi hanno deciso che, affianco all’inglese, l’altra lingua popolare debba essere lo spagnolo, ed ecco che tutti quelli che possono e riescono si sono lanciati anche sullo spagnolo. Anche altre invero, il tedesco, il francese, etc., per limitarci a quelle “occidentali”. Tuttavia, oggi, l’altra vera moda, è lo spagnolo. Vorrebbero impararlo, anche se, come con l’inglese, sono poche lo imparano davvero, almeno un po’, almeno quelle venti frasi standard per dire che lo sanno.

Linda, studiava alla 靜宜大學, l’università 靜宜. Ma ormai aveva finito o stava finendo, quando mi contattò e ci vedemmo, il 30 aprile 2006. Era delle squadre parallele di spionaggio ed arrasso-tortura stranieri. Era infatti in contatto con insegnanti di cinese per stranieri di quell’università. Era in contatto con mie insegnanti. Assieme si dedicavano allo spionaggio stretto di studenti di programmi di scambio. Non assieme, pure a torture da camera, alcune di loro. Nella Repubblica Popolare Cinese [RPC] devono infamare tutti gli studenti ed insegnanti stranieri. Fanno così coi loro. Non possono tollerare esistano, pur stranieri, differenti, esseri umani, dunque diversi da loro pidocchi. A Taiwan, è lo stesso. Esistono solo differenze di quadro legale. Nella Cina Popolare, la cosa è aperta, col Partito che s’occupa di tutto e che lo fa vedere che organizza e sovrintende alle operazioni. A Taiwan sono milizie informali e variegate, sotto il controllo e la direzione costanti di organismi di sicurezza centrali, di sezioni della Polizia. La sostanza non cambia. E su tutto, sebbene facciano di tutto per nasconderlo, c’è la supervisione inglés. Lasciamo stare i perché, sennò ci tocca [ri]fare la storia universale. In Cina, chi entri in contatto con stranieri deve essere previamente autorizzato. A Taiwan, sembra tutto libero. In realtà, c’è l’intervento governativo-miliziano a contatto in corso, nei pochi casi in cui non è tutto già organizzato prima. Se tu non vuoi accorgertene, non te n’accorgi. Basta chiudere gli occhi... Del resto, c’è anche chi in Cina pensa d’essersi fatto la ragazza/o o la moglie/marito senza che il governo-partito sovrintendesse alle operazioni. O la/lo schiavizzi. Ma non è semplice per la persona media. Oppure, goditela così. Del resto anche in “occidente”... Umani, umanoidi e pidocchi, sono così... Relazioni alienate, certo con “liberi” occidentali che pretendono di dar lezioni dove invece le relazioni di sottomissione si vedono e magari, siccome sono relazioni di sottomissione personale e diretta senza che Stato e società possano quasi nulla, la famiglia è più vera dove Stato e società mettono il naso. Non è la perfezione. La stessa famiglia non sarà la perfezione. Ma non si creda alle balle della “libertà” che è libertà e della non-“libertà” che non lo è. ...o ci si creda, se si preferisce.

In quel periodo [2005/2006], sia Linda, che suoi “amici”, che insegnanti di cinese per stranieri della sua università, la 靜宜大學, partecipavano, tra l’altro, allo spionaggio ed infamaggio contro insegnanti e studenti di programmi di scambio con l’America Latina. Anche il “ragazzo” di Linda. Quei “ragazzi” alla cinese e taiwanese in quegli ambienti. Neppure amoreggiavano. Anzi, lei lasciava intendere alle amiche che gli faceva un po’ disgusto, insomma che neppure le piaceva. Comunque erano “ragazzo” e “ragazza”. Uscivano assieme, con altri. Non l’uscire italico od “occidentale” che è lo scopare. Uscivano assieme nel senso che frequentavano le stesse persone. Cose incomprensibili, ma era così. Erano “ragazzo “ e “ragazza” alla cinese. Ah, c’è pure chi è “normale” da quelle parti, in queste cose. Loro erano la finzione, alla cinese-cinesoide, della coppia. Lui sfruttava lei per farsi fotografare con altre ragazze, che grazie a lei conosceva. Lei, per farsi fotografare con ragazzi che conosceva sotto la copertura di quel “ragazzo”. Tanto per mettere le foto sul sito personale o su altri... ...”lavoro” di Stato o paraStato a parte.

Non si pensi ci fosse nulla da spiare davvero su insegnanti e studenti esteri. In pratica, devono infamare, più che spiare davvero. Sì spiano, per trovare come fotterti, infamarti, se uno non conosce il giochetto loro oppure se ne frega. Quella è la “missione” loro. Spiare-infamare. Cinesi e cinesoidi ed i lor magnaccia ingleses sono così. Siccome los ingleses sono quasi tutti spie ed agenti delle mafie ingleses, ecco che pensano debba essere così per tutti gli altri. Dunque devono eliminare tutti gli altri “stranieri” dal mercato. I cinesoidi sono egualmente quasi tutti spie di chi abbia un’autorità, a cominciare dai loro governi reali, se e quando chiedono loro. Tutti i cinesi sono spie. Se uno non lo è cessa di esser cinese. Anche l’inglés. Se davvero cessa d’essere spione cessa d’essere inglés. Diventa essere umano, almeno nel senso in cui intendo io umano. Nel senso invece lato, corrente, “l’essere umano” è un pidocchio che s’ammanta di romanticismo. Il pidocchio obbedisce sempre all’instinto del servaggio. Loro sono così. Il cinese o cinesoide, l’inglés, è così. Pensano che tutti debbano essere così. Nel loro universo è normale abbiano questa visione del mondo. Ti crei o ti creano delle coordinate di riferimento. La realtà deve cadere entro d’esse. Al di fuori c’è solo il non essere, la pazzia. Uno “straniero” deve dunque essere come loro. O è “agente segreto” del suo governo o non è. Siccome non possono tollerare sia “agente segreto” del suo govenro devono farlo diventare loro, almeno un po’, almeno temporaneamente. Devono infamarlo. Devono far sì che s’infami. Quando tutto torna, quando lui da spiegazioni plausibili del suo essere che coincidono con quello che loro infamatori possono capire ed accettare, ecco che allora è “amico” Ti chiedono, te la menano, mille volte con le loro domande insulse, cui devi dare risposte per loro siano vere. Altrimenti, sei un superagente segreto che non si sottomette, che ha chissà quali oscuri e terribili motivi. Devono distruggerlo. Deve essere pazzo, e dimostrarti ai suoi stessi occhi oltre che ai loro come pazzo. Pazzo o delinquente o entrambi. Della serie l’avevamo detto che era un deviato, deviato dalla norma. Ah, riescono... Non con me. Non con noi. Con noi non riescono mai. Anzi, si fanno male. Malissimo. Si autodistruggono. Certo, singolarmente, posso anche ammazzare un essere umano, tuttavia non possono sottometterlo. Mentre la loro ossessione è proprio sottometterlo. Si autodistruggono per sottomettere, infamare, ciò che non lo può, coloro non possono, perché umani, essere sottomessi ed infamati.

Apriamo due parentesi qui.

Prima parentesi. Ci sono talune... Un vero spasso, anche per la simpatia talvolta. Ci sono talune, forse anche taluni, che di fronte alla domande degli inquisitori-torturatori raccontato “tutto”. Ma in un modo davvero originale. Ho presente una giapponese, con madre cino-taiwanese, una ragazzetta nippo-taiwanese tuttavia non proprio giovanissima che è restata incinta dal proprio fidanzato, un cino-taiwanese di subgruppo etnico tradizionalista, e tuttavia ansioso di sborrate (non veri organismi maschili) con la fidanzata. Deve ora sposarsi. In realtà è infelice. Nessuno lo sa. Io l’ho capito, anche perché è piuttosto evidente da varie manifestazioni anche fisiche. Beh, lasciamo stare. Non è ora questo che ci interessa. Magari, ora si sposa e diviene poi felice, felicissima. Tutti sanno che è incinta. Sì, perché, appunto, l’ha raccontato a tutti. Di fronte ad insegnanti che le chiedono i dettagli più dettagliati e più intimi, lei dice tutto. Racconta, racconta, e, mentre racconta, ecco l’insegnante che la sottopone ad interrogatorio stringente che si turba, diviene falsa, falsissima, sta male, si vede che sta male, commenta con grugniti il racconto ascolta, il racconto lei stessa ha sollecitato e continua a sollecitare, si altera, soffre, cerca di nascondere soffre mostrandolo anzi ancor di più che soffre per quei racconti da lei stessa voluti, imposti, con l’ossessivo chiedere. E lei, la ragazzetta, racconta, racconta, fino a lasciare l’insegante totalmente distrutta dal racconto preteso. Questo per dire, che sì certo, puoi prendere gli inquisitori-torturatori, a muso duro. Ma c’è pure l’altro metodo. Quello di questa ragazzetta nippo-taiwanese. È un “metodo” spontaneo, direi, non costruito. Una cinese-cinese, magari direbbe senza dire. Lei racconta tutto quello pretendono. E loro ne escono distrutti.

Seconda parentesi. Non so tu... Non so voi... Se tu sei figlio o figlia di un Re, ti comporterai come tale. Non c’è bisogno tu “creda” o tu “non creda”. Non importa se ti credi in D-O. Se tu sei figlio o figlia di D-O, ti comporterai sempre da tale. Finché resti figlio o figlia di D-O, ti comporterai da figlio o figlia di D-O. Ecco, sì, lo ho scritto all’ebraica, senza neppure “osare” scrivere la parola intera, perché non si può neppure scriverla. Tu lo decidi. Tu lo sei o non lo sei. Non è questione di religione. Sei tu che devi sapere cosa tu sei. Figlio o figlia di D-O, oppure pidocchio o qualcunque altra cosa. Tu lo sai. Tu ti comporti da quello che tu sai essere, da quello tu sei.

Dopo Linda ed altro, veniamo a Luis.

Luis era un paraguaiano di un programma di scambio. Sottoposto immediatamente a spionaggio tramite la propria insegnante di cinese della 靜宜大學, Jiafen/佳芬, ed altre “amiche”-colleghe di Jiafen/佳芬. Poi messo in contatto anche con Linda che usava gli stranieri per esercitare il proprio spagnolo. Gli avevano pure trovato una “ragazza” cinese. Una di quelle “ragazze” alla cinese. Nelle Cine divieni frattaglia da sfruttare, oppure sei loro nemico, ...per loro.

Lui perdeva tempo che non aveva, soldi che non aveva, non imparava il cinese, ma tanto quello che contava era la sottomissione, che loro sfruttassero il pollo. I cinesi e cinesoidi li chiamano davvero polli gli “stranieri”. Ah, non ve lo dirano mai. È il linguaggio usano con loro stessi e tra di loro. Io lo so perché sappiamo tutto di quel che fanno e pensano, ed anche perché ho fatto saltare i nervi a vari di loro che, prima di soccombere e di rinchiudersi in un rabbioso ed impotente silenzio, cercavano di dire e di dirti che eri solo un “pollo”. ...poi quando, anche ai loro stessi occhi, i “polli”, anzi i pidocchi erano loro... ...appunto il codardo di fronte ad una forza superiore, e noi lo siamo rispetto a loro, si sottomette. In modo falso, perché il pidocchio è falso anche quando si sottomette. Non interessando a noi sottomettere nessuno, tanto meno i pidocchi, loro scantonavano in una rabbiosa sconfitta pronti a rifarsi con i tanti che si fermano alla faccia apparentemente sorridente e professionale d’una commessa, d’un commesso, d’una ragazza o d’un ragazzo o d’adulti, siano essi d’un negozio o d’una impresa d’export-import o di aziende grandi e piccole o di strutture di governi cinesoidi. Quando vi trovate di fronte un cinese, ...anche altri non solo i cinesi..., per loro siete solo un pollo da spennare. Sappiatelo! Date un pezzo di pane ad un bambino disperato del “terzo mondo”. Domani v’ammazza perché siete “lo sfruttatore imperialista”. Ah, dateglielo lo stesso, se vi far star bene o se vi conviene o se chissà cos’altro. Ma non fatevi illusioni. Se volete “fare del bene”, fatelo per voi, ...senz’illusioni appunto! Oggi siete chessò un prete che dà lui o lei i soldi della Caritas od i vostri perché vedere il lui “l’essere umano”. Domani v’ammazza, magari piangendo talvolta perché voi siete “buono”, però perché deve farlo essendo voi l’oppressore da troppo tempo. Magari avranno anche ragione... ...sarà... ...siete forse voi che avete torto da oppressori a divenire ex- o post-oppressori in cerca di perdono. Fate “il bene” lo stesso. Ma non illudetevi.

Ah, già, dunque, dicevamo, a questo Luis, paraguaiano d’un programma di scambio, avevano pure trovato “la ragazza”. Le ragazze o mogli per stranieri, sono, a parte le rare vere che si possono anche trovare ma in altro modo ed in altri ambienti, di tre tipi. ...Del resto, anche anche in “occidente” non fatevi mai illusioni su chi vi mettete o chi vi mette nel proprio letto. Il mondo è come è... ...a “pensare troppo”, anche in queste, cose si finirebbe per complicarsi troppo la vita. Forse.

Primo tipo. Dunque, lì, in quella parte del mondo, ci sono quelle già strombazzate e che, per quella e per altre ragioni, non hanno speranza, o non hanno ancora avuto la possibilità, di trovare una adeguata sistemazione sociale. Talvolta, già giovanissime prostitute poi sfiorite in cerca di riciclarsi... ...è un vanto per loro governi e para-governi cinesi rifilarle ad “uno straniero”. Se la bocca della femmina non riesce a trattener delle contrazioni pur quasi impercettibili di disgusto e/o se le famiglia non è ricca, chiedetevi mille volte chi sono e da dove vengono e perché... ...a meno che a voi la prostituta non piaccia... a molti ingleses piace, sono nel loro ambiente naturale ...in tal caso vi andrà comunque benissimo tutto. Per cui, al servizio delle milizie paragovernative, degli apparati paragovernativi, il governo reale in realtà, vengono assegnate a sposare od a divenire amanti occasionali o permanenti di stranieri. Le si trovano, ma non solo, nei bar frequentati da stranieri, in genere i bar più popolari dei luogo che per qualche ragione sono frequentati da schiere di stranieri. Loro, queste ragazze, ne guadagnano la possibilità di perfezionare meglio, o così credono, il loro, in genere, inglese. Anche altre lingue d’interesse strategico o del momento. Nel contempo, fanno spendere più che possono al loro “ragazzo” od amante o coniuge, che cercano di sfruttare al massimo e da cui, talvolta, si fanno mantenere al 100% (mentre invece a Taiwan ed in Cina e nelle Cine tutti e tutte o lavorano o sono assistiti dalla famiglia d’origine). Del resto, gli stipendi anche solo di insegnanti anglofoni d’inglese sono, per esempio a Taiwan, almeno doppi degli stipendi d’insegnanti cinesi. Cosa che produce, ed i governi fanno produca, considerevoli invidie sociali. Della serie: “c’obbligano ad imparare la loro lingua perché, sebben così ignoranti ed allocchi sono, per qualche ragione misteriosa, più forti di noi e c’hanno sottomesso per secoli, ed ecco che li dobbiamo pure pagare di più ...e tutte le ragazze si bagnano per loro ed i ragazzi s’eiaculano addosso appena vedono una straniera.” Lo “straniero”, è amico, amica, moglie, marito, amante, ma è comunque il nemico, la nemica. Lui/lei deve spendere perché comunque li sfrutta, sfrutta o il loro bisogno d’imparare o per vivere e penetrare i loro mercati, di loro cinesi razza superiore che solo le cannoniere, stranamente superiori, straniere hanno un giorno, per qualche secolo, sottomesso. Loro sono la “grande civiltà”. ...bloccata allo stato anale, ma nessuno lo ha mai detto loro... Voi degli stronzetti selvaggi che li avete sottomessi perché voi eravate malvagi. Infatti, a voi non lo diranno mai, ma tra loro definiscono “lo straniero” un “serpente”, il serpente velenoso che si infila, che s’è infilato, tra loro per ammazzarli. Idem, in tutte le Cine. Quelle è quel che pensano e che talvolta si dicono tra di loro. A voi non lo diranno mai. Loro sono “il/la cinese superiore”. Voi gli schifosi ...gli schifosi e basta los ingleses, ed i più schifosi degli altri quelli “inferiori” a los ingleses. Altri stereotipi, vere filosofie di vita più che banali stereotipi, li hanno con gli “oppressori” giapponesi ed altri, naturalmente. Obbligati a pagare di più gli stranieri “specialisti”, i governi cinesi e cinesoidi, così come i comuni schiavi o sudditi dei governi, soffrono che qualcosa di ciò sono obbligati a dare allo straniero possa uscire dai loro territori e non ritornare immediatamente e direttamente a loro. Già soffrono che lui [o lei] consumi sul “loro” territorio. “C’ha sottomesso. Ora ci obbliga ad imparare la sua lingua o la sua tecnologia per fotterlo. Ci tocca pure strapagarlo per poterlo poi fottere. Ennò, bisogna trovare il modo di fotterlo mentre è lui che fotte noi obbligandoci a pagarlo salato come specialista estero.” Come se monti una ma ti rodi perché gode. Come se ti fai montare da uno e soffri perché pure lui gode. ...fatti ‘na pippa da solo/a... mannò gli “umanoidi”, i pidocchi, sono più complicati. Se non li avete visti, non potete crederci, se non avete osservato il prossimo e voi stessi... ...anche lì nel “vostro” “occidente”. Ma nelle Cine, come altrove, lo si vede meglio ...se lo si vuol vedere. C’è una animalità, una pidocchieria, più immediata, diretta, primitiva. Infine, in caso di divorzio (in genere è intollerabile il peso della famiglia d’origine di lei, o di lui, del luogo, oppure vi sono altre complicazioni, oltre a quelle solite che vi sono in tutto il mondo tra coniugi e coi suoceri), ne hanno benefici vari. Non dovete andarvene coi soldi che “avete rubato alla nazione eccelsa” oltre ad avere rubato la fica od il cazzo da cui ora vi separate. Mentre, nei casi in cui non vi sia stato matrimonio, possono poi sposarsi in età non più giovanile con cinesi od anche continuare a razzolare con altri stranieri da sfruttare dopo avere già sfruttato e profittato del o dei precedenti, sia dal punto di vista dello spillaggio di soldi che della trasmissione di conoscenze in genere linguistiche. Un po’ di lingua colloquiale più che altro. Chi fa quelle cose disprezza i libri. I lettori e lettrici di libri, anche esteri, esistono nelle Cine ma sono tutt’altri ambienti. A livello di massa c’è il culto della lingua parlata, della “lingua [estera] utile” che non significa nulla, solo appunto 20 frasi, od anche 200, per apparire o far telefonate d’affari.

Un secondo tipo sono quelle, rare ma ci sono, che vogliono solo farsi trombare. Sono le migliori per chi voglia solo trombare. Cercano d’agganciare o in posti per stranieri o tramite annunci di Language Exchange [LE, scambio linguistico]. Il LE è ampiamente usato dalle milizie parallele per intercettare, scoprire pseudonimi, la personalità dello straniero per quanto il miliziano cinese abbia una visione puramente animal-stereotipata di cosa sia “personalità”, contattarlo e farlo contattare poi da decine dei suoi e delle sue per trovare il modo di sfruttarlo e distruggerlo. Ti fanno contattare da gentaglia d’ogni genere, da impiegate e studentessse, pervertiti, in genere per una sola volta dove ti sottopangono all’interrogatorio standard pensando che tu non ti accorga che sono tutti pazzi e quasi tutti mandati. Tuttavia, anche quelle [ah, vi sono pure i “quelli”, i gay che puntano allo straniero!] che vogliono solo trombare, vengono in genere intercettate dalle milizie parallele e o fatte lavorare per loro od indotte a lasciar perdere i contatti così stabiliti. Ma non sempre. Dipende da come di riesce a gestire la cosa, da come loro la gestiscono, oltre che dal caso. Talune all’occhio, che conoscono i loro simili, seguono criteri cospirativi. Se tu pure segui criteri cospirativi e nessuno riesce a vedere la loro targa [di vespa/moto o auto] cui risalire alla proprietaria, si può riuscire a tirare avanti, se si vuo tirare avanti, non identificati dalle milizie parallele.

Un terzo tipo sono quelli vergini che vogliono restare vergini e che dunque fanno le finte “ragazze” per stranieri, sempre che qualche straniero smaliziato non sappia rivoltare la situazione, ma a quel punto famiglie e milizie intervengono sulle stesse per far finire subito la cosa. Se sono pidocchie, non sanno resistere alle famiglie né alle milizie degli apparati di sucurezza, e dunque non sanno evolversi in essere umani. Se non sono pidocchie... ...non sono cinesi né cinesoidi né ingleses etc. Ma le vergini che vogliono restare vergini sono delle milizie, né siano coscienti o meno e dunque vengano poi apertamente reclutate per ogni bassezza pur vergine, o che siano solo condizionate dal pidocchiume dalle milizie parallele, di fatto dal governo reale del luogo. Infatti, sono in genere mandate da pidocchi delle milizie parallele quando non siano già miliziane da tortura esse stesse. Al massimo, s’accentuano le loro turbe mentali personali, quando scoprono chi sia davvero la loro famiglia, i loro “amici”, l’ambiente in cui vivono, ma la mafiosità del cinese impedisce loro di “tradire”, cioè di mandare affanculo tutto quel mondo marcio e d’andarsene per il mondo da sole, cercando e vivendo relazioni più normali.

A Luis che, come straniero in programma di scambio studentesco, era stato subito oggetto d’un programma di infamizzazione governativo, avevano subito trovato una di queste troiette vergini e che doveva restarlo. Gli avevano trovato “la ragazza”. A Taiwan, è obbligatorio!, devi avere la Vespa [od, eventualmente la moto, o la motorona, o l’auto, ...o la bici], lì la chiamano, lo scooter, devi avere il telefonino e devi avere “gli amici”, frotte di “amici”. Solo io, e gli altri del nostro Non-Nucleo Zero, non avevamo nulla di tutto ciò, a meno che non avessimo ragioni nostre... ...al di là dello stereotipo obbligatorio. Se si vuole rimorchiare, si rimedia meglio e di meglio alla corsara, alla figlio-di-puttana, evitando i circuiti di fatto di Stato, paraStato e mafiosi. Lei era una fichettina tutta sculettante e civettuola. Di quelle che in “occidente” inizierebbero a darla, perché così fan tutte, a 12 o 14 anni, spesso, almeno all’inizio, o per tutto un periodo, senza neppure goderci perché il fiko od i fiki del luogo da cui fa prestigio farsi sverginare e trombare o ha l’eiaculazione precoce e/o lo sbatte dentro pure in malo modo (con un “prode” “colpo di reni”, si direbbe in Italiozia) fin dallo sverginamento. Invece, la fichettina taiwanese tutta sculettante e civettuola, provvidenzialmente trovata a Luis dai pidocchi di contorno, poteva arrivare fino ad abbracciarlo, ma non troppo, in Vespa. Ma quanto a dargliela, od anche solo a limonare seriamente, neppure ad immaginarlo. Tra l’altro lui era grasso e grosso, per cui lo stereotipo dei luoghi suggeriva che avrebbe potuto averlo abnomalmente grosso per la sopportabilità della fichettina gli era stata generosamente affiancata come pseudo-“ragazza”. Non è affatto detto, peso del pancione di lui a parte, non avesse saputo lavorare di gomiti e di ginocchia, o non avesse conosciuto l’arte delle posizioni in casi di non pre-esistente perfetta complementarietà fisica nelle posizioni di monta “naturale”. Ma, appunto, l’unico sesso “autorizzato” era che lei si toccasse, pensando al grosso lui, quando lui non era presente. Per chi si stufi del proprio dito, a Taiwan stanno andando di gran moda, da quello che ho intravisto nelle pubblicità TV, i cazzi di gomma dalle mille prestazioni, “meglio” di quelli veri: siccome molte arrivano vergini ai trent’anni ed oltre, che è anche l’età media degli spesso brevi [si separano e divorziano subito, molti] matrimoni, “il governo”, lo Stato, sta promuovendo, in via del tutto riservata, quasi segreta, alla cinese, un movimento per l’autosverginamento usando quegli aggeggi, sì che l’uomo trovi poi delle donne già esperte ...in sesso con cazzi di gomma, mentre l’uomo è esperto solo in sborrate con prostitute [abbondano le case chiuse o simili nelle Cine] e con la propria mano. Il telefonino, a Taiwan, serve, oltre che a darsi delle arie, e poi ormai l’han tutti e tutte, perché la mamma ti possa telefonare agitatissima anche ogni 5 minuti per accertarsi che tu figlia, od anche figlio, non stia facendo nulla “di sbagliato”.

Il programma di sorveglianza e d’infamizzazione di Luis s’intersecava con altri, naturalmente, ed era sotto direzione multipla. Differenti filoni concorrevano. Nessuno si fida di nessuno nelle Cine, per cui ognuno viene fatto attorniare da mille che controllano e si controllano reciprocamente.

In quelle cose, spunta sempre qualche inglés. Almeno in un caso come il mio. Si sia in Belgio, od in Cina, od a Taiwan, od altrove. Ora magari siete in una università cattolica creata e governata dai gesuiti che hanno finito per intersecarsi con massonerie inglesi e francesi. Se non hanno un inglés con qualche scusa per impattarvi direttamente, vi spuntano vari in contatto con loro per rete catto-massonica che vi manda cretine una più dell’altra per sapere “tutto” di voi e riportarlo all’“intermediario” tra voi e la supervisione inglés di quel che vi stan facendo o cercando di farvi. Ora vi spunta, magari in Cina, un gesuita o altro prete inglés che è chessò stato in Somalia, ha vissuto a Roma, che s’occupa, nel momento, di Cina in un’università cattolica americana e che, in trasferta coi suoi studenti in Cina, cerca di darvi da bere, mentre vi fa un apparentemente casuale accuratissimo “esame”, che rivesta un qualche interesse visitare, in visita organizzata dagli squadristi universitari del partito, aziende cinesi dei dintorni. Ora c’è un inglés insegnante di inglese nell’altra università cinese avete appena raggiunto, e vi viene consigliato di farvelo amico perché siete simili come interessi e spirito. Ora, a Taiwan, Taichung... ...vi dico tra poco! Comunque, a Taichung, di ingleses ve n’erano migliaia e migliaia, a cominciare dagli insegnanti d’inglese per appagare la mania dell’inglese indotta dal governo: l’uso accorto di Internet e della TV avrebbe potuto sostituire tutti gli insegnanti d’inglese e pure con gran profitto dal punto di vista dell’apprendimento. Ma nella Taiwan intempornea qualunque scuola voglia reclutare più studenti delle altre deve esibire qualche faccia inglés, o anche altra occidentale, tanto, per i cinesi, gli stranieri sono tutti americani.

Poi vi sono i locali. I primi, almeno come impatto diretto su di voi, sono i vostri insegnanti, se il vostro riferimento sono istituzioni scolastiche. Tutti spie ossesse. ...Anche quelli non vostri, quelli che vi mandano altri, o vi rimorchiate voi, o sono loro a rimorchiarvi... Lì a Taichung, alla 靜宜大學, anche per i foresti in programmi di scambio, c’era un solo insegnante per gli studenti d’ogni classe, visto che aggregavano anche quelli dei programmi di scambio ai corsi per privati, almeno nella fase d’apprendimento o pseudo-apprendimento del cinese. Alla 靜宜大學 non c’erano corsi complessi con insegnanti vari. I pochi in scambio venivano associati ai corsetti di due ore al giorno. Del resto 2 o 4 o 6 o 8 ore al giorno, alla fine conta quello che fai tu e quello che ti fai restare in testa. E non si può neppure pensare d’affrontare studi in una lingua come il cinese con qualche mese di scuola; dubito pure basti un anno, ma c’è qualche genio per cui basta ...anche se poi, genissimi a parte, non è vero che facciano gli studi davvero in cinese, dopo un anno di apprendimento della lingua. In Cina, nella RPC, con la valuta tenuta artificialmente supersvalutata, coi soldi arrivano dall’estero per i programmi di scambio, od anche solo dai pochi che s’autofinanziano, possono pagare insegnanti in quantità oltre che quantità abnormi di inutile sbrirraglia di contorno. A Taiwan, con stipendi magari la metà, non 20 volte meno come in Cina, degli standard internazionali, non possono coprirvi la giornata di corsi di cinese, salvo far pagare, ai numerosi che se li pagano da loro, cifre esorbitanti. Per cui, lì alla 靜宜大學, c’era l’insegnante unico e per sole 2 ore al giorno. ...insegnante unico nel senso che tu studente avevi solo un insegnante: c’erano naturalmente più classi, tante classi, di vari livelli, classi da circa 4 ad una dozzina di studenti ciascuna [gli studenti, sia nel campus a Shalu, che nella branca di Taichung City, dovevano essere in tutto un 200 circa]. Più insegnanti e più ore, e formalmente più variegate, c’erano e ci sono dove l’iscrizione era ed è più cara. Non che la 靜宜大學 fosse l’università in assoluto più convieniente a Taiwan, come prezzi. V’erano università con prezzi più ridotti. Ciò si verificava in taluni luoghi sperduti, oppure in periodi particolari od in altre circostante particolari anche lì a Taichung od area.

L’insegnante di cinese di Luis era 劉佳芬, Jiafen, visto che in genere si omette il cognome, il primo carattere (Liú, Liu senza tonalità, in questo caso), quando si chiamano o si evocano correntemente persone si conoscono. Per Luis, come per la larga generalità degli studenti, non era, invero, Jiafen, era 老師, laoshi, “insegnante”. Jiafen era una forse, potenzialmente, una ragazza di grandi qualità umane, ma proprio per questo avevano dovuto ridurla all’abiezione. Anzi, nelle Cine, se una persona ha almeno una qualche nobiltà, se ne fanno un punto di principio di ridurla al pidocchio standard, per quel che possono. Per un o un’insegnante è obbligatorio essere spione di Stato e di comunità. E Jiafen faceva la pidocchia spiona come tutte, sempre pronte pure per tutte le attività sociali da giovane fascista o giovane comunista, o giovane nazimaoista, ...da pidocchi militanti ed ossessi, insomma. Cori religiosi o non, campi, cose religiose od atee, ...alla fine è là tutto un unico sistema mafioso più di quel che possa essere o si possa immaginare nelle più mafiosa o inglés [è la stessa cosa, filmetti a parte; mafia uguale ingleses; infatti i filmetti li fanno contro gli altri che non contano nulla] realtà “occidentale”.

Jiafen, da un lato era generosa, dolcissima, nobile, con la spontaneità d’una bambina. Dall’altro una pidocchia di Stato. Tutti gli insegnanti devono esserlo. Un po’ tutti devono esserlo nelle Cine. Anche se si fa finta di non vederlo. Non noi di Hóngshé Huódòng / 紅蛇活動 / Serpente Rosso, che possiamo, oltre a ben sperimentati metodi correnti, usare stumenti automatici per verificare se la testa vuota del pidocchio presenti la caretteristiche supermaniacali e sviluppi una costante attività maniacal-ossesso-aggressiva. Ecco che allora Jiafen era controllatissima, spietata, abietta, severa. Caldissima eppure che si teneva la fichetta strettissima, anche nel portamento, con le gambone con le ginocchia incurvate all’interno a protezione della sua illibatezza e con passetti per non correre mai il rischio che falcate troppo lunghe e libere anche casualmente gliela aprissero o le fecessero venire troppa voglia a parte di quella che di suo, pur negandosi e reprimendosi, aveva.

Fin da quando la avevo incontrata, come insegnante, la spogliavo cogli occhi ad ogni sua mossa. Lei se n’era subito accorta. Pensavo a quante volte al giorno e con quanti dovesse trombare ...fino, poi, a scoprire che era una delle supervergini di Stato, senza neppure licenza di trombo, e senza neppure sue segrete trasgressioni. Andava a dormire col cane, una cagna, invero, per evitare rischi. Le piaceva toccare i ragazzi, chessò toccare la testa, le spalle, le braccia, ma finiva tutto lì. Lo faceva solo coi più giovani coi quali nulla, stereotipi loro e suoi, avrebbe potuto succedere. Lo faceva con gli alunni. Infatti restavano tutti rigidissimi. Poi, a casa, si toccava frenetica il clitoride, ma anche lì non troppo perché si sentiva troppo porca e troia se si mastrubata ed allora cercava, nei mille modi da quelli parti là cercano, di occuparsi la vita sì da pensare ad altro, anche se non ci riescono davvero a pensare al altro, e ad andare a letto ben stanca quando anche se il cazzo immaginato od i tuoi toccamenti ti riassalgono la mente, crolli comunque di stanchezza. Aveva cominciato ad eccitarsi per quel mio desiderio di montarla che mi assaliva ad ogni suo movimento. Le guardavo il culo, le gambe, la vita, il collo. Lei arrossiva nel più profondo, pur restando del tutto indifferente in apparenza. Aveva cercato di coinvolgermi nei suoi giri di incontri insegnanti-alunni. Era il suo dovere di spia di Stato. Ne aveva parlato, con poche parole, ma su quelle cose sanno come intendersi subito, con le superiori. La avevano incorgagiata a usare quel fascino che sembrava avere su di me, per attrarmi e per scoprire. Io volevo lei, non incontrarla, e pure con altri, per farmi sottoporre ad interrogatori. In classe le rispondevo male, talvolta... ...ma le riservavo anche diverse gentilezze e tenerezze. Le mandavo segnali che avrei passato la vita a trombarla, lei femmina non lei spia. Lei lo diceva a tutti che le interessavo. Eppur le avevano permesso solo di sfruttare quell’attrazione per scoprire e riferire. Non ce l’aveva fatta. Dopo un trimestre, settembre-novembre 2004, aveva chiesto un trimeste d’aspettativa in cui era sparita a studiare il coreano. Qual paio di volte che era tornata alla scuola per salutare colleghe e conoscenti, bastava che io passassi a dieci metri di distanza e, pur senza neppure guardarmi, s’irrigidiva. L’insegnante con cui l’avevano sostituita era una vecchia naziamoista. Ossessa, ignorante, però pretenziosa pur non capendo un cazzo, s’occupa della correttezza ideologica nazimaoista delle frasi o brani ti fa scrivere o dire, e solo dopo se siano corretti come lingua. L’unica anziana, tra tutte quelle fichette e ficazze, a parte la capa distaccamento (di quella pseudo branca cittadina del centro di cinese, lì lo chiamano “mandarino”, dell’università altrimenti fuori città) pur meno anziana di lei. Una vera nazi (usiamo un linguaggio per farci capire, quello i filmetti dell’era v’hanno ficcato in testa...), figlia di uno sbrirro del Kuomintang, divenuta tuttavia maoista in nome dell’unica e grande Cina. Nazimaoista è il termine per me corretto perché rende l’idea al di là di stereotipi su “comunisti” o “fascisti” o “nazionalisti”: a Taiwan, ma anche in Cina, s’offendono se chiami fascisti loro nazimaosti perché, essendo stati occupati dai giapponesi, i “fascisti” erano i collaborazionisti dei giapponesi, anche se in realtà in Giappone non è mai esistito alcun fascismo. Un’ignorante fanatica ed imbecille, questa naziamoista anzianotta. M’era subito venuta sotto chiedendomi, in pratica, se fossi finocchio. ...perché, Jiafen, messa alle strette, aveva detto che tutte le sue arti “femminili” [“uscire” con altri studenti e con lei presente come insegnante, e poi ognuno per conto suo perché a Taiwan c’è la probizione assoluta di relazioni d’amore tra insegnanti e studenti, ...infatti, anche se credete, non è poi vero... ...con una vostra od un vostro insegnante o trombate o vi sta prendendo in giro... ...non solo, le Cine sono tutta una finzione ed una prostituzione... ...un po’ come dappertutto, ma lì tutto è più ossesso]. Poi, cercando di dimostrare che non capissi nulla. Uno spasso... L’avevo fatta andare in progressiva crisi di nervi. Il trimestre successivo, marzo-maggio 2005, era tornata Jiafen/佳芬. Non ce l’aveva fatta di nuovo. Del 22 aprile 1978. Tuttora non arriva ai 30. Orami a Taiwan si sposano oltre i trent’anni, una parte consistente, forse non maggioritaria oggi-oggi ancora vergini. Altre non si sposano mai. Non so che percentuale non conosca mai uomo, pur progredendo cogli anni. Era classificata come “stretta” dall’organizzazione nazicomunista, che vuol dire severa con gli studenti, cosa che non era, e che vuol pure dire vergine di Stato, sebbene nelle Cine non abbiano il costume di alludere a queste cose. Appunto, quelle più troiazze, parlando con studenti, la definivano stretta. Tu capivi, che era una severa come insegnante. È quello loro troiazze volevano tu capissi, mentre però intendevano dire, e se lo dicevano ciascuna tra sé e sé, era ed è una che non la dà. Difatti, come insegnante è una pasta di ragazza, servizievole e premurosa. Alla base, bimba generosa e sincera, la maschera le cadeva in continuazione. Almeno, io lo vedevo. Poi ridiveniva gelida, falsissima, maniaca. Se si metteva ad urlare stigmatizzando che non parlassi cinese, le mandavo baci. Non sapeva come reagire. S’era messa a fare la severa con me perché s’era innamorata. Le mandavo i baci, quando faceva la severa. Se ne resta lì senza sapere come comportarsi. Poi si ricomponeva, ed evitava di imbarcarsi in situazioni in cui io le tenessi testa. Ma dopo, di tanto in tanto, ci ricadeva. Se mi veniva sotto chiedendomi, dopo averlo chiesto a tutti, quale fosse il mio modello di donna, le dicevo lei perché lei era bellissima. Se ne restava lì mezzo minuto a pensare come reagire a quell’affermazione inattesa nella sua ovvietà e sincerità, tranta secondi in cui calcolava le convenienze, gli ordini, i suoi desideri, e come dovesse calibrare il tutto nel contesto di una classe in cui lei era l’insegnante, la laoshi, che nelle Cine è il “commissario politico”. A Taiwan amano raccontarti la favoletta, è un dovere a Taiwan!, che loro sono più liberali che nella terraferma (già il fatto stesso che chiamino la Cina, “terraferma” ...è come confessare che sono la stessa cosa). Tutte balle. Sono maniaci allo stesso modo che nella RPC. È tutto come nella RPC. È solo che sembra sia differente. C’è chi non lo vede neppure nella RPC, quel che i maniaci fanno.

Di nuovo, Jiafen/佳芬 non aveva retto. Ed era arrivata un’altra, a giugno 2005. Ben convinta ed imbeccata e, tuttavia, che non c’aveva troppo la passione di rovinarsi la salute per far spionaggio. Una ragazzetta sposata con un inglés e che aveva appena avuto una bambina. Resterà fino a giugno 2006. Poi, nella classe dove sono io, tornerà la anzianotta e disgustosa nazimaoista (che lascerò, dal disgusto [in pratica, la nazimaoista farà, poi, in genere, lezione ad un solo studente], mercoledì 24 gennaio 2007, quando mi farò mandare nella classe di 劉恆吟/Liú Héng-yín/Liu Heng-yin, che avevo già avuto nel trimestre 6-8/2004]). La ragazzetta andava troppo veloce. Le altre insegnanti facevano due, tre, lezioni di libro a trimestre. Lei ne faceva il doppio o il triplo e con contorno di mille altre cose. Aveva giapponesi ed altri super che si trovavano bene così. Io stesso, che ero il meno o per nulla eccelso della compagnia, le avevo detto che non c’erano problemi. Meglio una che va veloce che una che la mena sempre sulle stesse cose. ...anche se poi un paio, un americano ed una canadese, s’erano fatti retrocedere con una che andava lentissima [劉恆吟/Liú Héng-yín/Liu Heng-yin, esattamente dove li raggiungerò io il 24 gennaio 2007, ma non perché andava lentissima, per tutt’altre ragioni] ad più di un volume e mezzo prima quello che stavamo oramai facendo con l’anzianotta nazimaoista. Meglio imparare il 5% di tutto che il 100% di niente. Inoltre, la ragazzetta aveva avuto il mandato di scoprire, anche lei, tutto su di me. Tuttavia, a parte il menarla che mi piaceva Taiwan per montare fanciulle, battute cui non riceveva alcuna risposta né ammicco d’alcun genere, se non, eventualmente, mie perplesse stropicciate di sopracciglia, più in là non andava. Riferiva che non scopriva nulla, ma all’organizzazione nazicomunista cinese non piaceva.

Così, alla fine l’avevano sostituita con la vecchia sbirra. Avevano punito la ragazzetta perché, andando troppo, veloce rovinava la speculazione sulla lingua cinese (tutte le scuole di lingue sono speculazioni; le si frequentano per altri motivi, i più diversi) e punita per scarsità di spionaggio. Non ci metteva troppa passione. La ragazzetta parlava, parlava, con l’ardente ossessa nazimaoista che era la proprietaria della scuola, la troiazza Jenny Wu [伍純樺], con marito sudafricano di nome forse Matt Leve, così coma si dilettava a parlare con sue colleghe, ma alla fine non aveva nulla su cui riferire. Anzi, lei stessa, di tanto in tanto, mi lanciava delle occhiate turbata perché le guardavo con desiderio le labbra ...non aveva grandi attrattive, era magrissima, eppure mi dava l’aria della gran chiavona ed aveva due labbra, dunque una fichetta, che dovevano essere grandiose per sollazzarvisi, ...le labbra con le labbra, le altre labbra, tra le gambe, per metterci il proprio coso. Ad una festa, l’avrei portata, in una stanza vuota e montata pure in piedi, un po’ per trasgressione, un po’ di desiderio. Pur sicuro di una magnifica esplosione, non è la tipa con cui mi ci sarei visto una seconda volta o troppe altre volte. Eppur m’appariva passionale, ribollente e gustosa sebbene sotto un’aria scialba. Un gustoso limitato, per i miei gusti, probabilmente.

Jiafen/佳芬 reduce da quell’insuccesso con me era stata passata a nuove infamità. Io le avevo detto chiaro che a me interessava lei, non le sue infamità. A lei femmina interessavo io. O così, sembrava e cosi aveva raccontato un po’ a tutti. Ma, poi, quando ridiveniva insegnante cinese, anzi era pressoché sempre insegnante cinese, o cinese e pure insegnante, le interessavano solo le sue infamità. Ed il suo essere insegnante predominava, appunto, su tutto, fino ad allora e fino ad ora almeno. Il futuro è sempre incerto, sebbene poi si ripercorrano sempre le stesse routine salvo persone eccezionali ed eventi eccezionali. Sta di fatto che quando ho chiesto a Jiafen/佳芬, direttamente, il 14 agosto 2006, di vederla, solo lei e me, io e lei, lei semplicemente s’è tutta irrigidita e non ha risposto. Era ed è autorizzata solo di vedermi con altri e non in situazioni dove io potessi “lavorarmela”. Con altre ed in altri contesti è essenziale insistere. In situazione ossessa e tra ossessi, non sarebbe servito a nulla. Non rispondere è anche un modo di lasciare una situazione aperta. Sta di fatto che fino ad oggi non ha riposto. Non è autorizzata e non sa fare di testa sua.

Così, Jiafen/佳芬 era stata concentrata, per un periodo (2005-2006, quando Linda mi contatta e prima), sullo spionaggio di latini, che erano suoi studenti. Andava a casa loro. Li seguiva. Riferiva. Nulla di personale. Tutto come insegnante, ben tenendo le distanze e solo per riferire. Non che ci fosse nulla da riferire, ma i cinesi, non solo loro, sono ossessi. L’assisteva l’altra insegnante, la sua amica, una fichetta calda caldissima e forse non così casta come lei. 洗碗精, Xi o Xian Wan-jing era uno dei suoi nomi. Ma ne usava, od altri ne usavano con lei, pure altri. Poi c’era la troietta che avevano affibbiato a Luis come pseudo-ragazza. Ed ancora Linda col suo pseudo-ragazzo. Tutti controllavano tutti. Jiafen/佳芬 controllava che la pseuda-ragazza di Luis non gliela desse. Linda e lo pseudo-ragazzo di Linda spiavano gli stranieri e controllavano le colleghe di spionaggio. Eccetera eccetera. Era tutta una cosa così. Quelle cose alla cinese, dove non si sa che si fa, né perché, ma che si deve fare gli infami perché così deve essere.

Luis era divenuto straordinariamente cooperativo coi nazimaoisti. La coperativa delle pidocchie era trionfante, per avere uno di cui poter far quello avesse voluto la “Grande” Cina. Poi c’erano degli ingleses anche loro con le loro manie. Qualcuno pensava solo a scopare, magari non proprio con cinesi. C’era fica anche migliore, ed anche più disponibile, fuori dalla cerchia delle cinesi dove, a parte Jiafen/佳芬che comunque non la dava, l’amica insegnante 洗碗精 / Xi o Xian Wan-jing che non la dava a foresti, erano un po’ tutte o delle schifezze o sull’ordinario. Altri pensavano solo a bere. Qualche d’un altro pensava a spiare non si sa bene cosa.

Il giro di tortura sopra di me (allora in 5F-3, 430, DaJinJie / 大進街) che era, come dappertutto in questi sette anni, tortura di Stato (con istruttore della Polizia con famiglia che opera direttamente il primo mese e poi con una messe di pidocchi operativi da lui istruiti e seguiti per più di un anno finché crollano tutti, rinunciano, e mi fanno sfrattare sotto forma di non estensione del contratto di locazione), le provava tutte per agganciarmi, dopo che io m’ero fatto agganciare facendomo trovare casa da tre delle milizie nazimoiste che m’avevano agganciato proprio per quella missione e poi le avevo scaricate (...erano così disgustose...). Aveva mandato decine di scemette che avevo liquidato in vario modo facendole sentire ancora più sceme di quel che erano. Continuavano a tempestarmi non continue richieste di “amicizia” email o tramite messenger, che bloccavo e cui neppure rispondevo. I nostri strumenti controllavano la provenienza di tutti. Quando faceva comodo fingere di abboccare, si fingeva d’abboccare. Quando faceva comodo fare i duri, si faceva i duri e neppure si dava corda a quegli imbecilli maniaci.

Ecco che avevano mandato sotto Linda, che s’era offerta dicendo che lei era più furba di tutte, che avrebbe scoperto il mio numero di telefono e chissà cos’altro. Ah, sì, il telefono era una delle altre manie di quei pazzi ossessi. Io dovevo avere il telefono, ma non davo il numero a loro. Insomma io avevo un telefono ma non lo usavo. Geniale! Oppure usavo il telefono solo per comunicare con la nostra non-organizzazione, loro non riuscivano neppure a vederlo nella loro strumentazione ancora più fasulla di loro, tanto meno ad intercettarlo ...ma lo avrei svelato alla più furba di loro... Ecco, comunque, che dovevano a tutti costi scoprire che telefono avessi per permetter loro di metterlo sotto controllo e contattarmi pure con esso non solo con strampalate email e richieste connessione messenger. Ogni tanto compariva, magari una sola volta, qualcuna che mi diceva che se volevo rimorchiare dovevo avere il telefono. ...per vederla una volta (ecché non lo sapevo che erano o agenti mandate o sceme mandate da agenti che avevano avuto l’incarico di mandarle?!) e poi telefonarci tutti i giorni... Altri e altri insistevano, suandenti, che dessi loro il mio numero di telefono ed arrossivano offesi quando dicevo che non lo avevo. Loro sapevano, si dicevano, che io avevo il telefono. Il Potere lo aveva detto loro: “Ha il telefono, ma non riusciamo a scoprire che lo abbia, ...ecco dovete scovarlo. ...Lo ha! ...Abbiamo bisogno del numero!” Siccome non glielo davo questo inesistente numero del mio inesistente telefono, ognuno ed ognuna doveva essere più furbo degli altri e farselo dare, salvo appunto offendersi quando ripetevo che non lo avevo. Ma loro “sapevano”. Sapevano che io avevo il cellulare. “Sapevano”, perché erano così imbecilli di fidarsi tra e di imbecilli tutti convintisi l’un l’altro che io dovessi avere il telefono. In realtà, tra noi di Hóngshé Huódòng / 紅蛇活動 / Serpente Rosso, comunichiamo, ma con altri mezzi neppure quei manici imbecilli si sognerebbero mai. ...ma, appunto, loro “sapevano” che “dovevamo” avere il telefono. Mai esistiti telefoni. Comunichiamo altrimenti ed in modo assolutamente non intercettabile, mai, da nessuno. Quando vogliamo farci “intercettare” ci facciamo sentire dai loro strumenti, spariamo loro un film fasullo. Non essendo intercettabili, si erano sognati avessi dovuto avere un telefono cellulare. Ecco, se avessero avuto il numero avrebbero saputo di che si trattattava ed avrebbero potuto intercettarlo: così si dicevano. Illusi. Imbecilli ossessi incastonati in dementi ossessi! ...il demente con l’imbecille incorporato...

Come già detto, con Linda, vedemmo il 30 aprile 2006, di domenica, la sera, lo stesso giorno che mi aveva contattato. Mi aveva contattato la notte, poco dopo la mezzanotte del sabato. Era già domenica 30. Il giorno stesso, dopo la notte, dopo la giornata, verso sera credo, ci vedemmo. Arrivò tutta agghindata. Era “furba”. Avevano contattato un italiano che mi aveva visto mezza volta, che sapeva “tutto” di me, ...figuriamoci per mezz’ora che avevamo parlato di nulla!, e che le aveva detto che montavo tutte le ragazzette incontravo. Se l’era inventato lui, che aveva montato qualche cinquantenne sul macabro e qualche prostituta in trasferta a Taichung dove fingeva d’esser ragazza per bene, ma fidanzata altrove, in cerca di sesso segreto con straniero in città lontana dalla sua. Linda arrivò dunque sculettante, pur senza culo né culetto, e vestita “bene”, schifezza ordinaria anche nel vestire, senza neppure chessò una bella pelle o la voce arrapante o delle labbra sensuali. Prima guardo il culo, poi la pelle, poi se sono “oche” (che sono poi, in genere, pure le più intelligenti prima apparenza a parte!): non m’occorre altro per impazzire o no.

Linda non aveva nulla. Né culo, ne bella pelle, né belle labbra, né altro potesse eccitare i desideri. Era pure furba furbissima furbastrissima. S’era agghindata, per come può agghindarsi una che appunto sceglie il pezzo migliore che ha tra i bei vestiti che non ha, ed appena m’aveva visto era arrossita del tipo, ecco se ora mi salta addosso cosa faccio?. Non ci pensavo neppure lontanamente, neppure solo a toccarle la pelle delle mani o delle braccia o del viso per farle venire qualche eccitazione o qualche idea, magari per le volte successive. Era pure una sul volgare. Parlava a voce altissima, come un po’ tutte quelle dell’arrasso che hanno sindromi da prostituta “professionale” [“professionali”, ma non troppo, anzi per nulla, in verità] e con uscite stravaganti. Una volta, non la prima volta ci vedemmo, continuava con “ecco questo [doveva essere una variazione di qualche frase c’era sul libro o su qualche compito] significa “m’hai messo incinta”, o “sono incinta”” C’era uno con figlio affianco che sghignazzava pensando: “ecco l’hai messa incinta...” oppure “brava tu fessa che ti sei fatta mettere incinta e glielo dici senza che lui batta ciglio...” E lei continuava, impeterrrita, neppure accorgendosi, infatuata dalla propria stessa parte d’improvvisata “insegnante” di cinese. Era tutta uno spasso... Natutalmente sapeva tutto di me... Che stavo sempre al computer (uno ci lavora e studia...; quando non studio in altro luogo o non dormo, in verità...), che dovevo avere il telefono (“ecco, sì, dai, non farti problemi, dammi il numero...”) ed altre cazzate una più pazza dell’altra. Era quello che le equipes di tortura d’appartamento avevano scoperto di me... ...È per questo che tutti quelli e quelle delle equipes di tortura bianca avevano tutte e tutti dei sorrisetti saputi ed onni[im]potenti... ...sapevano tutto...

La seconda volta ci vedemmo, due giorni dopo, martedì 2 maggio 2006, aveva già pronta la prima belinata. Voleva farmi conoscere un inglese, “sai, è una persona proprio buona”. Io in quelle situazioni le guardo, le guardo e basta. Lei: “Ti interessa conoscerlo? ...sai è stato in Italia.” Ed io: “No, non mi interssa”. E poi la guardo. Non era la prima volta. Subito, la cinese che hai di fronte, e Linda non fu diversa: “Ma non è mica gay!” ...ecchemmefrega se è gay o se non lo è, t’ho solo detto che non m’interessa conoscerlo. Era uno della rete di spionaggio inglés, la mafia delle mafie planetarie che ammorba il pianeta e di cui i tortuatori d’appartamento cinesi ed altri sono solo dei supermaniaci cooperatori. Siccome il Sismi si vergogna, i cinesi sono troppo eccitati da torture e linciaggi, los ingleses, che danno la strumentazione, vorrebbero scoprire chi è questo grande terrorista superclandestino che deve essere obbligato a ritornare in Italia e preferibilmente in camicia di forza. Conoscevamo già tutto. Non me ne fregava nulla di incontrare altri maniachetti sottutto e che non sanno un cazzo di niente né di nessuno. Sanno solo fare, e pure senza successo con me e con noi, i tortunatori da camera di sopra ed affianco. Ci vedemmo altre volte con Linda. Lei mi aiutava con cinese. Io con l’italiano anche se lei lo faceva così, solo come scusa per vedermi e scoprire chissà cosa. Le era pure scappato detto che non gliene fregava nulla di imparare l’italiano che lo faceva così per fare. ...sì, insomma, per vedermi e vedere se scopriva qualche grande segreto.

Decidemmo per dare una botta subito a Linda ed a Luis. E poi altre cose, di vario genere, ad altre e ad altri. Non era la prima volta. Ah, l’abbiamo fatto e lo facciamo pure con statisti o quasi candidati statisti, capi di servizi, -oni -oni... ...non ce la prendiamo coi pidocchietti dimenticando i pidocchioni. Né coi pidocchietti dimenticando i pidocchietti. Pur nell’irrorazione di radiazioni che comunque li fotte su scala di massa [se lo vogliono!], c’è talvolta necessità di focalizzare, di aumentarle per qualcuno o, addirittura, di dare delle botte

Il turno di Linda venne mercoledì 21 giugno 2006 alle 15:30 mentre in vespa stava andando all’università. Un raggio satellitare diritto in un certopunto del cervello per bruciaglielo e farle perdere per un attimo sensi e controllo. Le è andata bene, in apparenza. È rotolata, ma s’è salvata. Crede lei. 4 mesi per riprendersi, le han detto. Il compleanno, il 23, in ospedale. Martedì 27 giugno era già fuori. Sebbene con forti dolori di testa e depressione profonda anche se sempre sorridentissima. Si illude. Non si riprenderà più. Non avesse fatto la pidocchia non le sarebbe capitato. Almeno, non lì, non da noi.

Sabato 24 giugno 2006 viene il turno di Luis, mentre con la pseudo-ragazza dietro, e Jiafen su altra moto che li segue per controllarli, sta andando a casa. Di ritorno da una sera inutile tanto per dire che sono andati tutti in qualche locale, con insegnanti al seguito per spionaggio. Si spia meglio quando le prede sono “rilassate” ed “al naturale”, cioè fuori dall’aula scolastica. Capisco un’insegnante che vada per motivi suoi, magari per trombare o farsi trombare da allievi. Ma che debba andare per spiare nessuno sa cosa...

Al botto sia Luis che la pseudo-ragazza volano. Lei se la cava con un dente e qualche contusione al viso. Le abbiamo bruciato parti della testa vuota, oltre al fatto che continua ad essere sottomessa al programma di radiazioni solito, per cui comunque, pur in vita, vi saranno, già ci sono, peggioramenti drastici delle sue condizioni generali. Lui non se la cava. Tuttavia non muore sul colpo. Va in coma, sembrerebbe irreversibile. Ecco che si scatena una canea davvero disgustosa delle spie e del governo le aveva mandate. La vita di Luis viene messa in piazza. Jiafen scrive su qualche sito, oltre alla sua biografia familiare (parte essenziale dell’infamaggio è farsi raccontare mille volte tutto, tutte le stronzate, sì da poterle eventualmente usare contro l’infamato... ...il momento viene sempre), che neppure lui se la cavava con l’inglese e che anche col cinese non progrediva ganché. Lasciamo stare il cinese, che è la lingua che è. L’inglese di Jiafen non è particolarmente grandioso, infatti lei, pur ottima in varie lingue orientali, non osa parlarlo, anche se s’illude di scriverlo, per cui che si mettesse a fare commenti su uno pressoché morto... Più interessante, ed ancora più disgustosa, tutta l’operazione che il governo con le sue spie fa e che svela la considerazione in cui sia tenuto l’altro, il foresto, nelle Cine, Taiwan inclusa. Lasciamo anche stare il racconto pietoso del Luis di famiglia povera, senza più i genitori, e con solo un fratello maggiore, racconto pur funzionalizzato a rimproverare (lo fanno in varie spie taiwanesi in luogi differenti ma tutte nello stesso modo, con le stesse parole), in pratica, a “quello stronzo del fratello poveraccio” che per via, in pratica, di quello “stronzo ormai quasi ma non del tutto cadavere”, dunque non più utile a riempire quella casella di quel programma di scambio, “il mio governo ha dovuto pagare il biglietto per farlo venire a Taiwan per vedere di avere l’autorizzazione a staccare la spina al fratello e per far ciò il mio governo ha dovuto spendere ben 2'400 dollari.” Lo ripetono come un ordine, e promuovono collette, implicitamente, per sollevare il loro governo dal quell’onere, invero non eccessivo e del tutto fisiologico per un evento eccezionale. Mannò i cinesi, le cinesi, le spie cinesi son così. Le Cine sono così. “Governo” significa “Il Potere”, la Cina, le Cine. Ormai quello, prima da adulare e coltivare, era solo uno stronzo che costava al loro governo, al “mio governo”. Ed allora hanno promosso sottoscrizioni private, cui nessuno ha aderito, per raccogliere fondi non si capiva per cosa. In realtà, perché il loro governo, “mio governo”, aveva dovuto spendere “ben” l’equivalente di 2'400 dollari solo perche “lo stronzo” non era morto subito ed allora occoreva far firmare qualche carta ad un familiare per ammazzarlo staccando la spina. Ecco che dovevano raccogliere fondi, tra stranieri, affinché il loro governo non crollasse sotto il peso di quei 2'400 dollari.

Abbiamo colpito, ma non a quel modo, anche Jiafen, con conseguente aumento delle sue ansie. Ed abbiamo operato un ulteriore intervento, ma non come quello qui descritto, sulla già pseudo-ragazza di Luis, tanto per consolidare le sue ossessioni.

Sì, possiamo e vogliamo fare solo del male, e pure devastante, quando colpiamo. Non possiamo colpire, con radiazioni, ipnotizzatore ed altro, per “fare del bene”. I pidocchi vanno distrutti ed aiutati ad aiuto-distruggersi. Non possono, da soli, uscire dallo stato pidocchiesco. E sono così ossessi che mai si metterebbero nelle mani nostre che sole potrebbero, almeno per una percentuale [altri sono comunque irrimediabilmente autocondannati], trasformarli in non pidocchi. Il pidocchio vive in uno stato di auto-esaltazione ed auto-appagamento senz’appagamento che non gli permette neppure d’intravedere l’uscita dal tunnel autodistruttivo. Ottimo per la fabbrica e la schiavitù spietate, al contatto con un mondo variegato e pur con esseri umani, il pidocchio conduce alla distruzione le comunità sociali e statuali che su d’esso si fondino.

Ah, no, non è una morale della storia, né una giustificazione. In guerra non c’è morale, non ci sono giustificazioni. Se lo sono voluto e se lo vogliono. Ormai è tutto inarrestabile, per quel che riguarda noi. Cose come quelle sopra sono solo un un di più, neppure essenziale.