mashal-087. Pogrom-Linciaggio
by Georg Moshe Rukacs
Pogrom-Linciaggio. Nel vento sopra le nuvole.
State/Government-Organized
Stalking-Mobbing.
Saga di Regime e pidocchi di
supporto.
Non esiste un senso delle cose. Non esistono,
in genere, personalità in sé, ma solo ciò che i pidocchi sono convinti debbano
fare e credersi per apparire quel che viene loro detto da altri pidocchi come
loro ciò che loro debbano fare e credersi.
Maurizio Sgarruffo e Rikkio
Sgarruffo
Guardateli come erano. Seguiteli come si sono
evoluti, di solito in peggio. Li vedrete come sono e seguiteranno ad essere.
Era il
1919. Nel centro di Genova. Clorinda, alloggiata nella Pensione Scaruffi con la famiglia, era una ragazzetta schiva e
timida, sebbene fosse oramai quasi sui trent’anni. Il cuoco, Mario, un
napoletano, era da tempo che l’aveva adocchiata. Si diceva che dietro tale
ritrosia si dovevano nascondere intense fantasie. Se ne era eccitato ed
invaghito.
Le fantasie
le aveva davvero fortissime, Clori. Qualche amica le aveva detto che se il
diavolo ti entra dentro ti fa impazzire e non lo controlli più. Diventava tutta
rossa ed eccitata al solo pensiero, ed in effetti ci pensava sempre. Tuttavia
le avevano detto, in casa, che Dio non voleva e lo spirito di passaggio neppure,
che se si era di buona famiglia si doveva essere serie, tenersela stretta, ché
se poi ci resti la reputazione è rovinata e la tua vita pure, che doveva
aspettare di sposarsi. Il matrimonio tardava dato che sta di fatto che nessuno
si era fatto sotto per chiederla. Del resto, lei era schiva e non andava in
cerca di occasioni. La famiglia pure non aveva una vera vita sociale né diffuse
conoscenze. Loro unica evasione era lo spiritismo. Essendo la famiglia
numerosa, non avevano bisogno di fare vita sociale per trovare altri che si
unissero a queste loro attività trascendenti.
Mario, il
cuoco, si era in qualche modo aggregato alla famiglia di Clori, i Castellano,
giudei di Babilonia, transitati poi per varie contrade tra cui, le ultime, la
Spagna, Castellammare di Stabia ed, ovviamente, Genova. In effetti, il cognome
non derivava da ‘castello’ ma da ‘Castiglia’. Prima si chiamavano Cohen.
Derubati e impoveriti, ed in pericolo di vita, furono costretti a dissimularsi.
I Castellano, almeno coloro che già non si erano autonomizzati e sistemati in
aree non distanti del nord o del centro nord, o negli Stati Uniti alcune
figlie, alloggiavano lì nella Pensione
Scaruffi, essendo il capofamiglia un ufficiale della Marina Mercantile che
allora lavorava presso la gestione del porto di Genova.
Lui, Mario,
il cuoco napoletano, si era un po’ appiccicato a loro fingendosi interessato
alla sedute spiritiche della famiglia Castellano. Lo avevano invitato a qualche
evocazione di spiriti di passaggio, più per cortesia che perché la sua presenza
offrisse reali sinergie. Di indole pacifica e cortese, ai Castellano sembrava
quasi di fare uno sgarbo a rifiutarlo, sebbene lui avesse un po’ le
caratteristiche del proletario napoletano furbastro ed arraffone. Costui ne
aveva approfittato per cercare di agganciare Clori. Non che potesse fare molto
in presenza di altri. E lei era il tipo di ragazza che evitava. Bruciava
dentro, ma fuori faceva la fredda e la schiva.
Poi l’aveva
vista qualche volta che lei transitava sola e lui dalla cucina l’aveva notata.
Un giorno l’aveva trascinata nella sua stanza nella pensione. Lei non si era
ritratta. Lui l’aveva spogliata e le aveva fatto la festa. Lui se l’era ben
goduta ma pure lei si era sentita impazzire di piacere per questo demonio che la
penetrava e la faceva sussultare oltre ogni immaginazione. La rivide qualche
altra volta, con lei che non aspettava altro che di essere presa e ripresa. Non
ci volle molto che lei scoprisse di essere incinta e glielo disse. Al che, lui disse ad Umberto Scaruffi, il proprietario
dalla pensione che, questioni di vita e di morte, doveva allontanarsi
immediatamente per far ritorno a casa. Si fece pagare e, senza dire nulla a
nessun altro, se ne tornò a Napoli dove aveva famiglia, moglie e figli.
Scomparve. Si rifarà vivo di nuovo con
Clori, ma solo occasionalmente, quando questa si sarà trasferita alla Spezia
dopo esserci sposata e separata.
Umberto
Scaruffi, il proprietario della pensione, un socialista romantico e donnaiolo,
si era detto che forse era il momento di acquietarsi e di accasarsi. E poi si
sentiva un po’ responsabile che la cosa fosse avvenuta nella sua pensione, per
mano di un suo dipendente che poi si era in fretta e furia licenziato, fatto
pagare e sparito senza salutare nessuno. Si era così sposato con Clori e, nel
1920, era nato il figlio del cuoco, che lui aveva fatto passare come suo. Lei
lo aveva chiamato Fausto. Le era capitato non richiesto, ma se l’era comunque
goduta, per cui considerava il tutto un fausto evento. Se l'era goduta col
cuoco e poi pure con Umberto che era un grande chiavatore. Per cui aveva
denominato con un fausto appellativo questo figlio capitatole per caso. Lo
chiameremo Fausto Sgarruffo, in realtà il figlio del cuoco e lei glielo aveva
detto al bimbo dopo che si era separata da Umberto.
Dal
matrimonio, era successivamente nato, ma solo dopo alcuni anni, alla fine del
1924, il figlio vero di Umberto, Angelo. Successivamente, il matrimonio era
andato a monte per, o anche per, sarebbe meglio dire soprattutto per, ragioni
di Stato. Umberto Scaruffi era uno dei pochi socialisti che non era voluto
divenire fascista. Lo avevano fatto tutti. A lui era sembrata come una cosa
sporca. Di quelle cose che non si fanno.
Bello
leggerlo sui libri di scuola e se uno se lo fa rendere. Ma non fare il
conformista, soprattutto quando è apertamente preteso, porta solo guai, di
solito. Non che dopo l’era impropriamente chiamata ‘fascista’ (in realtà c’era
sempre il Re che dal Quirinale controllava saldamente il potere reale anche se la
faccia la metteva, più che altro per le pagliacciate, il Benito) sia cambiato
nulla. Fanno pure di peggio. Tuttavia, all’epoca, o prendevi la tessera del PNF
ed associazioni connesse, qualunque fosse il tuo mestiere o professione, o non
lavoravi, non ufficialmente, perlomeno dove essa fosse obbligatoria e lo era di
certo per gli esercizi pubblici, non solo nel settore dei dipendenti pubblici
ed altrove. Ah, anche gli operai erano divenuti fascisti. Così si doveva fare.
Non si poteva disobbedire al Moderno Principe che in quel momento, e lì,
voleva, o gli era stato fatto volere, così.
Umberto non
prese la tessera del PNF, né di associazioni cosiddette fasciste. Gli fu dunque
revocata la licenza. Dovette chiudere la sua Pensione Scaruffi. Col 1928, si era infatti costituita la Federazione
Nazionale Fascista Alberghi e Turismo. Il 22 aprile 1930, fu inaugurato il Consiglio
Nazionale delle Corporazioni. Senza tessera del PNF, ed iscrizione alle
varie associazioni etc, non si lavorava. Si potevano svolgere solo attività
marginali od in nero, se le tolleravano. La tessera del PNF, come l’iscrizione
alla varie associazioni, erano formalità burocratiche. Tuttavia, se uno non
voleva sottostarvi, doveva arrangiarsi in altri modi.
Dopo, dopo
la guerra, con quello comicamente chiamato ‘antifascismo’, è restato tutto lo
stesso. I fascisti hanno solo cambiato padrone ed auto-definizione. Si sono
verniciati bianchi, rossi, verdi e d’altri colori e sfumature. È una legge
fisica, matematica e sociologica (anche se chi dovrebbe si guarda bene
dall’insegnarlo e forse pure dal saperlo) che se definisci qualcosa ‘anti’ è
perché resta lo stesso pur con un qualche segno per sembrare opposto,
differente. È solo propaganda. Il partito fattosi unico nella fase
monarchico-mussoliniana si è ridiviso in una pluralità formale, e così i
sindacati e le varie associazioni. Gli ordini corporativi sono restati, come
sempre. Lo Stato è restato lo stesso, anzi si è pure gonfiato e peggiorato.
Egualmente non lavori, o con più difficoltà, senza tessere, ossequi,
subordinazioni. Idem se l’OVRA, o come si è chiamata poi, ti mette nel mirino.
Anzi pure l’OVRA, la Polizia Segreta dell’Interno, come pure le Polizie Segrete
militari e dei Carabinieri che non è che siano sparite dopo il monarco-mussolinismo,
anche se non se ne parla. Si sono gonfiate e pluralizzate esse stesse, oltre ad
essere riaffermata, col dopoguerra, la supremazia, anche formale, delle
Polizie Segrete Carabinieri del
Quirinale e del governo formale. Negli Stati con tendenze predatorie esiste una
legge sociologica per cui tutto si può creare ma nulla si distrugge, a livello
di apparati burocratici. Cambiano i nomi. Si gonfiano organici e spese. Nuove
burocrazie affiancano le preesistenti e si stratificano su di esse. Nulla si
sopprime, contrae, né efficientizza mai. Le burocrazie fanno le stesse leggi
presentate come per riformarle. Ne approfittano per arricchirsi ed espandersi.
Non esiste un vero governo che diriga gli apparati burocratici, bensì sono gli
apparati burocratici ad essere, con gli interessi corporativi, il governo
reale, di cui il governo formale è solo facciata da marketing. Non è la Gran
Bretagna, col governo della Corona. È Italiozia col governo del Quirinale, che
deve a sua volta obbedire ai voleri della Corona inglese cui NON occorre una
Italiozia di una qualche consistenza. Italiozia se la inventano e creano gli
inglesi, coi loro terroristi e fantocci, nel 1860-61. Non certo per poi
lasciarla ad altri od a sé stessa!
Umberto,
era uno che conosceva la vita. L’aveva dovuta conoscere. O l’avrebbe dovuta
conoscere. O, semplicemente, v’era altro che vedremo. Combinava in sé la
cultura montanara di Ligonchio, pur di una famiglia cittadina ben radicata a
Reggio Emilia e nei suoi commerci, con l’avere accettato la sfida della
metropoli industriale, Genova, e l’esperienza dei commerci essendosi fatto
albergatore. Vedeva la corsa a riciclarsi. Tutto restava lo stesso ma tutti
accorrevano sul carro vincente. Gli sembrava ci fosse qualcosa di sconveniente,
di sudicio. Gli stessi anti- accesi erano come fascisti con etichetta
antifascista. GL, per esempio, gli unici veri anti-fascisti, aveva un’etica
fascista, od almeno quello che poi è stato chiamato, lo sappiamo essere un
luogo comune, “etica fascista” che non era ed è poi altro che il
combattentismo, il delinquere sentendosi ed essendo coperti. GL era poi passata
al soldo inglese, per cui erano tutti divenuti santi, in automatico. L’etica
fascista è quella cui poi si era facilmente conformato sia il PCd’I russo che
il PCI inglese, e derivazioni, e, da sempre, i carabinieri, i militari, sbirri
e secondini, i burocratici pubblici: tutti ‘combattenti’ ed ‘eroi’ quando
delinquono coperti. Ritornando all’anti-... ...Dici di opporre qualcosa solo
perché ne sei del tutto simile. Non parliamo poi, di nuovo, dei ‘comunisti’,
cominciando ora da quelli di quell’immediato dopoguerra, a parole non veri
antifascisti ma anti-tutto, una setta bordigo-moscovita di chi, per essere
anti-tutto, era passato al soldo russo. O era difficile capire fosse stato un
colpo di Stato austro-tedesco di guerra o se ne subiva il fascino proprio per
quella ragione. Beh, i bordigo-bordigo non erano molto anti-fascisti. Tendevano
all’a-, incluse le varie astensioni, almeno a livello teorico, pur se poi le
contingenze potevano indurre ad altro, l’altro fosse, a livello individuale, il
reattivismo per cause ambientali o l’a- magari perché uno se la faceva sotto.
Politica ed ideologie sono solo maschere per individui restano sempre gli
stessi, quelli erano prima. Se cambiano, cambiano in altro modo e per altri
motivi che delle etichette. Le esperienze forti marcano, non le mode del
momento. Passando da Bordiga, che una professione l’aveva, ad avventurieri in
cerca di una collocazione, il PCd’I, una piccola setta, viene rapidamente
comprato dai russo-sovietici. Siccome questi erano in ottimi rapporti con lo
Stato italiano, il PCd’I di Togliatti-Stalin cooperava con l’OVRA. L’arresto di
Gramsci lo montano OVRA-PCd’I-sovietici ...Avventurieri alla ricerca di una
posto fisso parastatale. Le Russie erano una potenza estera già Alleata in
guerra ma poi transitata, col colpo di Stato bolscevico-germanico, dal lato
tedesco, seppur in modo coperto, per poi cadere di nuovo sotto egemonia
angloamericana con lo stalinismo che rinnega l’agente tedesco Lenin e quello
austriaco Trotzki, due già emigrati di lusso lautamente pagati appunto dal
governo tedesco e da quello austriaco tramite le rispettive socialdemocrazie. A
guerra in corso, la rete militare austro-tedesca, con la copertura di
intellettuali sedicente marxisti e rivoluzionari, attua il colpo di Stato
contro lo zarismo. Sopravvissuti, non senza aiuti occidentali (che pur
ufficialmente stanno dalla parte degli anti-sovietici, e così aiutano gli
stessi a meglio auto-distruggersi [la conoscete la tecnica di ‘aiutare’
qualcuno ma in modo che perda?; è quello fecero pure col KMT in Cina, pure in
Vietnam quando fecero vincere il nord di Hanoi; sono tecniche usuali]), la
necessità di tecnologia angloamericana riporta le Russie sotto egemonia
inglese. Sono aspetti sotto gli occhi di tutti e, come tutte le cose sotto gli
occhi ed il naso, si fa finta di, o si è indotti, a non vederle. Con Stalin,
che implementò la visione di Trotzki dell’economia di guerra e della relativa
industrializzazione forzata, le Russie ritornarono sotto controllo
angloamericano. Trotzki si trovò dal lato alla fine perdente, quello della rete
austro-tedesca nelle Russie. Gli apparati burocratici e militar-polizieschi
russi preferirono gli angloamericani. Non c’entrano le balle sull’uno più
diabolico e l’altro meno. Fosse stato quello, avrebbe vinto Trotzki. E neppure
la balla dello Stalin che prestava attenzione alla campagne, sennò sarebbe
egualmente prevalso Trotzki. Stalin rapinerà i contadini col terrore e li riporterà
allo stato animale, contraendo la stessa base produttiva delle campagne.
Neanche la balla della cultura di Trotzki e della incultura di Stalin, essendo
ben più colto Stalin seppur Trotzki fosse un brillante e prolifico oratore e
scrittore, al contrario del più colto Stalin. Trotzki legge romanzi ma non
capisce le basi degli affari di Stato, oltre a non capir nulla di storia né di
filosofie ed altro anche se ne millanta scrivendone come ne fosse un grande
esperto mentre invece rantola e razzola. È scrittore brillante, nel senso che
le spara ad effetto, ma del tutto vanesio. Alla base delle scelte di quello
succede nelle Russie sovietiche che sopravvivono stanno banali ragioni di
necessità di tecnologia per l’industrializzazione accelerata, pur del tutto
barbara ed inefficiente, che gli angloamericani generosamente ed
interessatamente agevolavano pur di ricreare un baluardo anti-tedesco in vista
di un nuovo conflitto mondiale che realizzasse lo sfondamento della Germania (e
pure di altre potenze continentali) non riuscito nel 1914-18. Trotzki, pur a
suo tempo sovvenzionato anche da interessi statunitensi, non solo, a lungo,
dall’Austria, non riesce ad entrare in sintonia con delle Russie allo sfascio e
corrotte che stanno infilandosi in una masochistica economia di guerra
permanente, che è quello avverrà sotto Stalin, che poi non è che governasse da
dittatore, visto che esistevano procedure sovietiche, di comitati, anche ai
vertici massimi. Trotzki aveva il marchio delle sue connessioni con le Polizie
Segrete austriache, ed era ben connesso alla rete austro-tedesca nelle Russie.
Stalin ben sguazza nella corruzione burocratica e militar-poliziesca che si
espande con l’economia di guerra alla russa, cioè del tutto disorganizzata ed
inefficiente. Stalin segue la corrente e, poi, la volontà inglese dell’economia
di guerra. Non che Trotzki fosse più
onesto od ascetico, visto che apparteneva agli strati alti burocratici, quelli
che disponevano di un reddito cento volte superiore a quello disponesse un
operaio medio. Lui aveva fretta ad entrare nell’economia di guerra. Mentre
Stalin aspetta che ne esistano le condizioni nelle classi burocratiche ed a
livello di apparati polizieschi. Economia di guerra implica terrore
generalizzato, aspetto di cui lo stesso
Trotzki era cosciente visto che era più spietato di chiunque nei
massacri di massa. È solo che Trotzki non riesce a conquistare gli apparati
burocratici e polizieschi, né ad attuare un colpo di Stato militare, per cui
aspetta fatalistico che qualche potere
austro-tedesco o statunitense lo restauri nelle sue funzioni di fucilatore
spietato e frettoloso. Questo non succede. Gli inglesi preferiscono Stalin che
vuole ripiegare le Russie sull’economia di guerra anti-tedesca, a Trotzki che
vorrebbe da sempre un’economia di guerra funzionalizzata alla guerra contro
tutti. Quanto all’Italia, che è di netta ed esplicita area inglese, la Russie
sovietiche entrano subito in sintonia col cosiddetto fascismo tanto esaltato
dagli inglesi, che lo hanno voluto. Italiozia resta monarchica, con alla testa
il Re e la Casa Reale, al servizio inglese. Il PCd’I serve, come tutti gli
altri PC, per agevolare le politiche sovietiche, non certo per contrastarle. Il
politico è ovviamente un venditore di aria fritta, per cui quel che dica non ha
alcuna connessione con quel che faccia. Il marketing politico è una
combinazione di doublespeak, doubletalk e doublethink. I funzionari del PCd’I,
poi del PCI, erano dei piccoli truffatori da mercato. Togliatti era un
piazzista che mascherava dietro ideologismi il suo essere stato mandato in
Italia, nel 1944, per servire gli inglesi che volevano un PCI con poteri di
para-governo perché non si fidavano del Vaticano. Ovviamente, una volta nelle
istituzioni italiche, il PCI diviene un’appendice della DC. Tuttavia, per
tenere fede al mandato originario inglese, il PCI deve istericizzare le sue
masse col mito sovietico, col mito della loro diversità, con sottoculture
ottocentesche che bloccano la modernizzazione di Italiozia. Il PCI ed il suo
retaggio ha creato avversione di massa nei confronti delle nuove scienze e
tecnologie, per esempio della stessa computeristica e programmazione, sì che
tuttora escono dalla scuola masse di ignoranti del tutto inutili per il mercato
del lavoro. Ovviamente, il PCI ed i suoi successori chiamano ciò ‘cultura’,
mentre è solo ignoranza di massa accuratamente preparata, per esempio dalle
maestrine sinistre che conclamavano che la programmazione fosse per idioti.
Chissà, allora, perché per loro ‘geni’ è troppo difficile?! Gli inglesi fecero
operazione simile col maoismo e la sua distruzione culturale di massa in Cina.
In Italia e Francia usarono i loro PC di massa. I partiti di massa si
costruiscono con valanghe di soldi, potere, armi. Non è che siano sorti dal
nulla. Li fabbrica l’occupazione angloamericana. Il militarismo francese, De
Gaulle, era appena più duro del Vaticano, per cui il PCF fu più contenuto dello
strapotente PCI. Le spiegazioni
idealistiche di tali differenze ne diano le appendici della propaganda inglese
sono appunto propaganda, aria fritta per il pidocchio medio.
Il fascismo
italico solito (fascismo è sinonimo concettuale del trasformismo solito, sia
quello parlamentare che quello popolare dove tutti devono obbedire ai voleri
della Casa Reale - il problema, dal punto di vista dello sviluppo, è che è una
Casa Reale corrotta e sfascista, aspetti che agli inglesi fanno comodo), prima
quello dello pseudo-liberalismo, poi quello dei trasformismi parlamentari e
sociali, si era rifatto fascismo conclamato ed aperto col fantoccio
anglo-monarchico Mussolini e, poi, fascismo occulto, negato a parole, ma non
meno estremista e violento, con gli antifascisti. Fascismo di qua e fascismo di
là. Fascisti da qua e fascisti di là.
Non lui,
Umberto, che si era detto: “Io resto socialista, socialista romantico,
moderato, riformista, magari pure monarchico se quel fetentone del Re non si
fosse fatto mussoliniano, padrone e manipolatore dei fascisti mussoliniani,
quel coacervo di ex-combattenti ed avventurieri ben sussidiati ed usati dalle
oligarchie finanziario-industriali per non cambiare nulla, ed imposti al Re,
con pieno assenso inglese, che li ha usati per rinsaldare la disciplina scossa
dal fallimento bellico, quella guerra che non era servita a nulla se non ad
andare in quel posto al popolino.” I Savoia che, di loro, non hanno mai vinto
una guerra sono riusciti a perdere pure la IGM pur essendo, formalmente dalla
parte dei vincitori visto che gli inglesi avevano imposto, ai loro fantocci
Savoia, l’avventura bellica al loro fianco, per demolire l’Impero
Austro-Ungarico senza far allargare troppo l’altro loro fantoccio insofferente
francese. Italiozia, che con la neutralità sarebbe prosperata, era uscita
sfasciata dalla ‘vittoria’ al fianco inglese. Gli Austriaci ed i tedeschi avrebbero
dato ad un’Italia neurale di più di quello non abbia ottenuto con la
‘vittoria’. Gli inglesi avevano imposto l’entrata in guerra, pur poi
dilazionata di un anno a seguito dell’assoluta impreparazione. Il parlamento
era contro, ma il Re aveva imposto quello comandavano gli inglesi.
Inutile
formulare troppe ipotesi. È vero che un’espressione fatta risalire a Seneca
asserisca che il destino
guidi coloro lo assecondino mentre trascini chi vi si opponga. È vero che
opporsi alla realtà non serva a nulla mentre assecondandola si possano anche
trovare dei propri spazi. Abbiamo pure difficoltà a palare di etica e di
valori. Perché l’etica è una strana casa che alla fine chi abbia avuto successo
se la compri, o se la veda comprata e conclamata, variamente. Mentre chi non
abbia avuto successo ma altri, in posizione di potere, lo presentino come etico
permette spesso ai molti codardi e delinquenti di farsi belli con le chiappe
altrui. Quanto al sentirsi a posto con sé stessi, espressione abusata, chi
delinqua (in senso lato) variamente, con approvazione universale o meno, si
sente spesso a posto con sé stesso. A parlare di etica in modo astratto, si fa
presto a dire tutto e l’opposto di tutto. A parlarne in modo concreto, alla
fine gli ‘etici’ sono quelli che urlano di più.
Sta di fatto che questo Umberto Scaruffi, di
carattere quieto e tollerante, pur edonista, socialista monarchico, di certo
semplice ed anche un po’ ingenuo, di fronte a questi scalmanati in camicia
nera, di fronte alla solita rivoluzione in peggio, non se la senta di
uniformarsi. Fosse stato in Russia, se ne sarebbe venuto via di fronte agli
squadrismi, e peggio, in camicia rossa. Si fosse trovato nella Parigi
giacobina, avrebbe evitato di accodarsi al nuovo peggio del vecchio. Il suo
socialismo derivava dall’ebraismo millenario, pur non esteriorizzato, della
famiglia che lo portava a non approssimarsi troppo al cattolicesimo, pur senza
i fondamentalisti liberali. Nota famiglia di commercianti di Reggio Emilia che,
un millennio prima, aveva cambiato cognome mutuandolo da un’espressione
dialettale che significava “ruvidi/scontrosi”, per dire che, di fronte al
fondamentalismo cristiano, accantonavano il cognome ebraico originario per
occultarsi ma restando differenti. Anche in questo caso, era un ebraismo dalla
Palestina e dal Medio Oriente, non di etnie di ceppo turco in aree poi russe.
Per cui, nel turbolento dopoguerra, arrivano i
nuovi, che erano gli stessi di sempre che ora si sentivano ed erano coperti dal
potere:
- “Ti fai fascista?”
- “No.”
- “Ma
almeno prendi la tessera.”
- “No.”
- “Non ti
iscrivi alla Federazione, alla Corporazione, ché se non lo fai ti chiudiamo?”
- “No.”
- “Ti
revochiamo la licenza!”
Non si
sentiva e non l’aveva fatto. Gli sembrava una cosa sporca, di fare del male al
prossimo. Non ci si vedeva a dire e far vedere che anche lui si era uniformato
a quegli scalmanati. Se ne sarebbe vergognato.
Non che ci
fosse molta differenza, da un punto di vista storico, tra fascismo e
socialismo. Lo stesso Mussolini era un socialista rivoluzionario cui, il 4
agosto del 1914, col voltafaccia [rispetto alle precedenti, per quanto non
credibili, conclamazioni internazionaliste] della socialdemocrazia tedesca, in
parallelo alle altre, degli altri paesi, erano crollati i miti [ne avesse mai
avuti] social-internazionalisti parolai. Mussolini si rià presto. Con soldi
francesi, ed ovviamente supervisione inglese, era passato all’interventismo,
che era il programma Alleato contro la neutralità tentata dai Savoia. Diverso,
eticamente, dal socialistoide non aderire
e non sabotare? Quest’ultimo era come dire: fatevi ammazzare e poi ci
rivediamo dopo la guerra come si fosse trattato di un intervallo. Sarebbe stato
meglio dire: vi abbiamo contato e ci siamo contati tante balle ma, di fronte
alla realtà della guerra totale (o quasi - si era ancora alle tecnologie di
allora) non possiamo fare nulla, possiamo solo dire che non siamo d’accordo ma,
in concreto... ...in concreto, nulla. Dirigenti socialisti onesti avrebbero
dato le dimissioni e sarebbero emigrati. ...Dove? ...Il più lontano possibile,
sebbene poi il mondo sia quello che sia, dappertutto. È differente, ma non del
tutto, solo per chi abbia i soldi e tanti, tantissimi, o riesca comunque a
farli. Mannò, erano i soliti italioti che, nel momento della guerra totale, non
avevano avuto il coraggio di dichiarare che la retorica socialista era stata
tutta una mascherata mentre erano solo, come tutti, milizie parallele di
parastato e, talvolta, in talune componenti ed aree, milizie parallele di Stati
esteri [vedi il caso russo ed, in parte, anche altri, dove c’è chi, dietro a
slogan pretesi internazionalisti, copre solo servaggio ad interessi esteri -
del resto, non erano ne sono possibili rivoluzioni nel senso viene dato a bere,
dalla propaganda inglese, alle plebi]. Di qui quella baggianata del non aderire e non sabotare. Che è solo
una mistificazione di un sano: non possiamo farci nulla.
La realtà è
determinata dal Principe, che ora si scontra ora si allea, od è obbligato ad
allearsi, con altri Principi. Il Moderno Principe è solo il Principe solito,
quello che esiste da millenni invariante ed invariato nella sostanza, che si è
fatto, negli ultimi secoli, sempre più, burocrazia apparentemente impersonale
ed apparentemente democratica. Beh, anche millenni fa era tale. Si studino
antiche civilizzazioni e lo si vedrà. Il condottiero da film non è mai
esistito. Pur in apparenza Principe sempre più burocratizzato ed impersonale,
alla fine sono persone, o pidocchi che siano, quelle che mettono le firme sotto
normative pubbliche o segrete, sotto nomine, che nominano persone e non entità
impersonali, e sotto decreti esecutivi ed altro. Quanto alla ‘democrazia’, il
popolino vota per ciò comunque resta quello che è o, se muta, muta secondo
logiche che nessuno controlla, non col voto. Per cui, il popolino vota
continuando a non contare nulla ed a non determinare nulla se non, talvolta, i
color apparenti o le facce di politicanti che, fattisi istituzioni, figure
istituzionali perché sono posti a capo di istituzioni [apparati burocratici
dello Stato e che dovrebbero dirigerli e dirigerlo], continueranno ad obbedire
a logiche che nessuno controlla, o non comunque chi voti né col voto. Deve
essere un gran conforto scegliere la faccia di chi te lo metta in quel posto,
per usare un’espressione che sembra zozza e volgare quando qualcuno la
proferisca ma del tutto realistica! I circuiti del potere, le oligarchie,
spesso predatorie o di tira-a-campa’, talvolta [nei centri degli Imperi che non
stanno abdicando] sviluppiste, stanno al di fuori delle logiche,
dell’apparenza, del voto, voto ‘democratico’ che appunto non conta nulla, che
serve solo a mostrare il servaggio di chi voti, il suo condizionamento da parte
dell’industria pubblicitaria, dei lavaggi/insozzi dei cervelli con cui si
controllano le masse dunque pure il loro voto. Se poi il risultato del voto non
va secondo i programmi di chi tiri i fili delle realtà, ci sono mille modi per
condizionare gli eletti, come per sbalzarli di sella pur vincitori di effimere
elezioni, quando non siano o non appaiano sufficientemente ossequenti ai
padroni del mondo, al Moderno Principe ed a chi, all’interno ed all’estero, lo
controlli.
Lo stesso
movimento socialista o sociale [tanto mitizzato che a nessuno sorge il sospetto
vi sia in ciò un preciso interesse dei padroni del mondo! ...avanti
minchioni!!!], nelle sue varie colorazioni, nasce come appendice di Stato e di
Stati. È creato dappertutto dalle polizie e da servizi occulti, ora interni ora
esteri, per ragioni di controllo, per meglio esaltare il Moderno Principe. Poi,
per ragioni di marketing e di falsa coscienza, queste entità politiche e
sindacali create dai governi devono contare balle, come sempre si fa in
politica e para-politica. Il proletariato è largamente un’invenzione quando si
cerchi di definirlo ad li là dell’astrazione generale. Se crei un nuovo partito
su nuove classi che emergono su scala globale, chiaro che si venda la mercanzia
con miti generali ed internazionali. Poi, quando la realtà chiami, restano i blocchi
di interesse, cui anche il proletario concreto è subordinato, per cui le
conclamazioni di valori e di intenti generali ed universali crollino, salvo
magari rispolverarle, sotto altra forma e sempre per precisi interessi di
Stato, appena passata la tempesta. Dove le hanno tenute in vita, era
nell’interesse di sovversioni interne ed estere. Tutto è sempre riusabile come
falsa coscienza, come copertura di azioni ed eventi reali.
...Se
guardate la storia reale delle Internazionali e dei partiti ‘operai’, è una
storia piuttosto squallida e di polizie-Servizi, se andate oltre la
fumettistica. No, no, non vi è nulla di squallido, se non in relazione alla
fumettistica. Se crei delle caserme, la struttura, la funzione ed il
funzionamento delle caserme sono quelle che sono. Vi è chi mangia e chi si
faccia mangiare.
Il moto di rivoluzione (di solito con traiettoria
ellittica) è il movimento di un corpo celeste attorno a un centro di massa.
Quando i propagandisti inglesi inventarono il concetto furono ben attenti ad
usarne uno con significato perfetto pure dandolo a bere come altra cosa.
Rivoluzione significa un’attività che non è servita a nulla, pur dopo un lungo
movimento con ritorno al punto di partenza, la cui unica importanza è che il
centro dell’universo sia restata la Corona Britannica che se ne sia dunque
giovata.
In
concreto, questo Umberto Scaruffi, che non era voluto divenire fascista, non
era neppure capace a fingere. Era un socialista riformista seppur di famiglia
benestante, cosa del resto frequente. Il proletario leccava padroni e poteri.
Le ideologie, le critiche all’ordine esistente, le insoddisfazioni, vengono
sempre da strati superiori. Sono proprio quelli coi soldi che hanno poi, nel
succedersi delle generazioni, l’inclinazione a pensare, a riflettere, a
diversificarsi, a costruirsi delle coscienze critiche. È, al contrario, il
proletario che va più, e più ottusamente, dietro alle mode ed alle imposizioni
del momento. Non che chi pensa sia necessariamente meno opportunista, anche se
si crea delle giustificazioni pseudo-intellettuali al suo opportunismo. Non era
il caso dell’Umberto. Resta quello si sentiva di essere. Poi, quando tutti si
rifanno antifascisti, lui non ci mangia sul suo essere reduce, reduce di e da
un altro mondo. Appunto, fascisti di qua e fascisti di là, ma non lui. Lui ne
resta fuori. Non si accoda al fascismo quando era di moda. Non sfrutta
l’anti-fascismo quando gli ex-fascisti, divenuti anti-fascisti, lo fanno. DC,
PCI, anche gli altri, sono partiti neo-fascisti. La gente è sempre la stessa.
Quello pensano, mai pensino, è sempre lo stesso. Ancor più le percezioni
elementari sono sempre le stesse. Cambiano solo le etichette.
Umberto era
un reggio-emiliano, come origini italiche della famiglia. Ebrei del Medio
Oriente che si erano stabiliti sulla penisola e poi a Reggio Emilia almeno un
millennio prima e si erano dedicati ai commerci. Il nome Scaruffi lo avevano
adottato un 900 anni fa. Prima ne avevano uno del tutto differente, di origini
medio-orientali, ebraiche. Lui, come altri Scaruffi, era specificatamente di
Ligonchio, un paesino sui monti, sull’Appennino. Qualcuno, degli Scaruffi, che
si era voluto tirare fuori dalla città e se ne era andato sui monti. Una
valanga di sorelle e lui l’unico maschio della prole. La passione per i
commerci aveva fatto spostare molti di loro a Genova, e qualcuno pure nelle
Americhe.
Quando era
stata introdotta la tessera fascista obbligatoria, obbligatoria per lavorare,
per lavorare anche come albergatore, non l’aveva voluta. Appunto, gli era
sembrata una di quelle cose che non si fanno. Non lui. Non l’aveva presa. Non è
che fosse emigrato anche se gli emigrati non è che avessero le porte aperte.
Non è come al cinema, nei film eroici. I ricchi facevano la bella vita, alla
Nenni ed alla Rosselli. C’erano poi quelli al soldo, diretto od indiretto, o di
Mosca e/o dell’OVRA e/o di altre entità o Stati. Gli altri facevano gli
emigrati, magari in miniera, od i muratori, se non avevano la faccia di dirsi
cuochi o simili sebbene anche lì vi fossero gerarchie e poi occorresse un
minimo di lingua dei luoghi. Come in tutte le emigrazioni, alcuni fanno
fortuna, magari piccola. Altri restano lavoratori salariati e per di più
stranieri, magari in lavori tossici, dove si muore presto. Così è ora. Così era
allora. Provate. Poi mi dite.
Per cui,
non essendosi affiliato al PNF, gli avevano chiuso la Pensione Scaruffi e le squadre di miliziani fascisti lo
manganellavano per strada di tanto in tanto. Genova era piccola. Ormai lo
conoscevano. Clori s’era stufata. Aveva sposato un albergatore e si era
ritrovata con un perseguitato, e senza più l’albergo, solo perché non aveva
voluto prendere la tessera del PNF, in gran parte una formalità - alla fin fine è come ora, da qualche parte,
dove, su creazione dell’Impero e per fini suoi, ti dicono che o ti fai islamico
o devi pagare una tassa o farti tagliare la testa, con la differenza che una
religione viene vissuta da molti come identità personale mentre, invece, solo
un tessera di partito voluta dal Moderno Principe è considerata una formalità.
Dunque, Clori, coi due figli piccoli, se ne era andata alla Spezia dove stava
un fratello maggiore, Aldo che lavorava in proprio, come piccolo commerciante
di ricambi per veicoli. Lì, Clori aveva trovato un impiego presso la Marina
Militare, in qualche ufficio amministrativo della stessa. Lui, Umberto, si era
messo a produrre ed a vendere olio, sempre lì a Genova. Non occorreva la
tessera del PNF, dato che lo faceva in modo irregolare, senza licenze formali
che, senza tessera del PNF, non poteva avere. Dal produttore al consumatore.
Dato che i clienti lo apprezzavano, essendo più leggero, più digeribile,
mescolava l’olio d’oliva con olio di semi, così aumentava pure la quantità. A
lui andava bene. Ai clienti pure.
I
Carabinieri, che hanno fascicoli su tutti gli italici, avevano scritto, nel
suo: “Socialista, pacifico e legalitario, ma irriducibile.” Lo scriveranno pure
su quello di Angelo, più tardi: “Socialdemocratico, senza tessera. Di quelli
che non intrallazzano.” Uno stigma: non sono intrallazzoni. Un’onestà di base.
Non vogliamo mitizzare. Si sono trovati spesso fregati. Nei commerci succede.
Si saranno, forse, pure trovati loro obiettivamente a fregare occasionalmente,
pur non volendolo, qualcuno. A volte gli affari vanno male. Ma, come dire?,
...chi ha esperienza di mondo e di affari lo capisce, sennò fa lo stesso...,
col cuore puro. Appunto, con un’onestà di base. Ci si possono sporcare le mani.
Non che uno se le lavi e sia tutto come prima. Eppure, con un’integrità di base.
Ci sono delle cose che non si fanno. I compromessi fanno parte della vita. Non
vogliamo dire che sia meglio chi non prenda tessere di chi le prenda. Dipende
sempre, non tanto dai contesti, ma da quello uno è. Umberto aveva la tessera
socialista. Quella del PNF non l’ha presa. Anche Angelo non si è trovato nelle
circostanze di prenderla. Non ambiva averla. Non solo. Lì, in fondo era giovane
e non si è trovato in situazioni in cui ne fosse obbligato. Poi,
socialista-democratico, si definiva ‘saragattiano’, è restato al livello
diciamo spirituale. Non ha mai preso tessere. Magari gli sarebbe stato utile
colla fonderia ed in genere. Non era nello stato d’animo dell’intrallazzatore,
non di quelli si sottomettano per avere dei favori. Certo avrà mediato, avrà fatto
qualche networking, ma sempre a livello di connessione personale, e pure del
tutto effimera. Anche Angelo è stato di quelli non si vendono l’anima. Non
fanno quello sembra loro sporco o che, comunque, non si fa. Uno stigma per le
Polizie Segrete Carabinieri: “Ebrei silenti ma irriducibili. Tale il padre
Umberto. Tale il figlio. Pure il nipote. Pure la figlia del nipote.” Umberto ed
Angelo. Roby e Serena.
Gli
Scaruffi sono una famiglia di commercianti di Reggio Emilia che acquisì, si
inventò, il cognome attorno al dodicesimo secolo, quando sostituirono con esso
il precedente, totalmente differente. Il precedente era stato mutuato cognomi
usuali sulla penisola. Infatti, prima di adottare il cognome Scaruffi, avevano
adottato Baldi, o Balducci o Balducelli, o qualcosa di simile, che venivano da
medioevale germanico bald, baldo, coraggioso. Ebrei venuti dal Medio Oriente
[non di quelli turco-slavi dell’Impero Cazaro] che, pur non conclamandosi come
tali, si disfanno di un cognome precedente per pure ragioni mimetiche. Anche i
Castellano, Clori era tale, erano ebrei medio-orientali, non conclamandosi come
tali, ma continuando la pratica di esoterismi, d’occultismi, ebraico-egizi. Più
accomodanti, i Castellano, ma solo nella forma perché erano spesso dominati da
ingrugniti silenzi. Decisamente più ruvidi gli Scaruffi che adottarono il
cognome dal dialetto reggio-emiliano, per dare una dimensione di distacco,
della propria alterità.
Fausto, lo
Sgarruffo, il figlio del cuoco, un furbetto, un guappetto, già da piccolo,
aveva fatto una scuola facile e che dava subito sbocco ad una professione, le
magistrali. Come studente magistrale poteva dare pure qualche lezione a qualche
bambino e rimediare qualche soldo. Tempo di iniziare ad insegnare e lo avevano
chiamato nell’esercito come ufficiale. Allora, era automatico per i diplomati.
Lo avevano inviato in Jugoslavia e poi era finito in campo di concentramento in
Germania dopo l’armistizio. Sapevano tutti che la guerra era persa. Che fossero
di princìpi, o fossero solo furbetti, o prudenti, lo sapevano che era meglio
aspettare un paio d’anni in campo di concentramento, visto che il Re era
passato, proprio perché la guerra era chiaramente persa, dalla parte che
avrebbe vinto. Sì, dal lato tedesco c’era la martellante propaganda sulle armi
segrete. Ma intanto gli altri avanzavano mentre loro arretravano.
Tornato,
come reduce di guerra era entrato in Comune e, come diplomato ed ex-ufficiale,
era poi divenuto dirigente all’ufficio economato, dove poteva rubacchiare cancelleria
ed altro senza problemi. Aveva pure delle rappresentanze, visto che in Comune
si lavorava solo di mattina ed alle 14:00 s’andava a casa. Medicinali, per cui
aveva la casa piena di medicine. Nel frattempo, si era pure sposato con una che
lavorava in un banco in piazza del mercato. Un po’ avevano vissuto nella casa
della madre di lui, Clori. Poi erano andati tutti in una casa nuova del Comune,
quelle cose d’allora che pagavi come un fitto moderatissimo, e sempre più basso
coll’inflazione, e divenivi proprietario in qualche decennio, forse in 35 anni.
Un affarone.
Dopo un
paio di figli di rito con la moglie, Maurizio e Patrizia, si era trovato con
una belloccia dell’ufficio che era restata vedova. Per cui, la Ratti era
divenuta la sua amante segreta. Quando Fausto tornava a casa, si metteva a
letto esausto dalle scopate con la Ratti. Diceva a tutti che era per via del
campo di concentramento che gli aveva rovinato lo stomaco e lo aveva
debilitato. Per frequentare la Ratti, diceva che andava a lavorare qua e là, od
a curare le sue rappresentanze. Erano solo coperture. Si era riempito la casa
di medicine che si era fatto dare da case farmaceutiche ma poi lavorava poco o
nulla in quel settore. Incassava più di bustarelle in Comune. La moglie fingeva
di bersele. Non scopava più la moglie, e la sua moglie parallela e segreta era
divenuta la Ratti, che aveva un solo figlio, un tipo intellettuale e sognatore,
che faceva finta di nulla.
Maurizio
aveva aggravato la furbastreria del padre Fausto, il figlio del cuoco
napoletano, e l’aveva coniugata con l’ignoranza e l’invidia aperta della madre,
Tea, una davvero volgare-volgare. Maurizio era un mitomane che si vantava delle
cose più incredibili. Raccontava di essere ricchissimo, di frequentare persone
ricchissime, di sapere tutto. A scuola era un disastro ma non perché leggesse
altre cose. Semplicemente aveva allergia per i libri, per tutti i libri. Non ne
ha mai letto uno in vita sua. L’unica cosa che sapeva fare erano vuote
chiacchiere. Sapeva un po’ d’inglese perché per qualche ragione misteriosa si
era appassionato e gli era entrato nella testa senza studiarlo. Aveva imparato
a suonare la chitarra, cosa che gli permetteva di esibirsi in chiesa, la chiesa
dei salesiani, in messe beat, messe con musica moderna tentate da alcuni preti
attorno al 1968. ...Più che attirare qualche chitarrista... In genere, le messe
ed i servizi con musiche profane sono di cattivo gusto, da qualunque
confessione siano istituite. Ve ne sono tuttora, come presso i presbiteriani di
Taiwan e forse anche in altri luoghi e confessioni. Cose abbastanza disgustose
che mal si conciliano con la spiritualità. Ma, evidentemente, c’è a chi
piacciano.
Il figlio
vero e unico di Umberto era Angelo, di carattere buono e mite, senza particolare
voglia di applicarsi a scuola, pur accanito lettore di quotidiani e di cosette
strane come la Selezione del Reader’s
Digest e simili, ma che poi era divenuto, da fattorino di un cantiere
navale, il Cantiere di Portovenere, piccolo industriale metallurgico.
Angelo non era invidioso di nulla e di nessuno, tanto meno del semi-fratello.
Al contrario, Fausto Sgarruffo era sordidamente invidioso di Angelo che,
sebbene non avesse avuto voglia di studiare e si fosse messo a lavorare subito
dopo l’avviamento industriale, era sempre allegro e spensierato. Poi, quando
Angelo aveva fatto un po’ si soldi... Sì, Fausto era davvero all’invidia nera
anche se non se lo lasciava trasparire. Tale resterà per sempre. Lui figlio di
un guappetto napoletano, di quelli sono-tutto-io, con Angelo che lo
sopravanzava in tutto.
Angelo
aveva un animo generoso, spontaneo e bambino. Una volta, quando le cose
andavano bene con la fonderia, si era appassionato di un plastico ferroviario
di trenini e materiali Rivarossi. Voleva comprarlo e portalo a casa, dove il
posto ci sarebbe anche stato. Sebbene non piccolissimo, erano solo alcuni metri
quadri, meno del mega presepe che Fausto, un abitudinario, faceva tutti gli
anni a casa propria, sempre uguale, con materiali rubati in Comune o fattosi
regalare come bustarelle. Franka, la moglie, come al solito aveva fatto
sceneggiate. Allora, Angelo aveva segretamente preso in affitto un piccolo
locale al pian terreno nei pressi del centro storico, un poco prima di Via
Sant’Agostino, o forse si chiamava già così, ed un poco dopo l’incrocio con Via
Manzoni, e lì aveva collocato il plastico altrettanto segretamente comprato.
Poi non aveva in realtà il tempo di andarvi a giocare ma era comunque il senso
di possesso di qualcosa che da piccolo non avrebbe mai potuto neppure
immaginare di avere.
Ad Angelo,
era andata bene per alcuni anni. Successivamente, con la crisi del settore
metallurgico (per chi non avesse agganci mafioso-politici – quelli lavoro
continuavano ad averlo) era passato ad altri settori dove, anche se talvolta
con difficoltà, aveva sempre rimediato un po’ di soldi e preservato alcuni
immobili (qualche appartamento) che si era procurato quando andava bene. Anzi,
con altri soldi rimediati si erano fatti pure la casetta al mare, in un condominio
nuovo di casette a Moneglia. Lui aveva avuto un paio di figli, Roby e Rikkio.
Rikkio, il
secondo, aveva in realtà poco o nulla di suo, avendo preso il lati peggiori
della madre [[Franka Pata, ...ebrei di Calabria, tra Mileto e Vibo Valentia,
copertisi dietro facciate, del tutto formali, cattoliche – Simari [che fa
riferimento alle origini dalla Samaria (שֹׁמְרוֹן)] da parte di madre, Pata
[pataḥ (פַּתַח) rappresenta sia la Sefirah di Chochmah (bagliore improvviso di
un'idea o di saggezza), che i significati di aprire, e di avere un barlume su
ciò che sia stato precedentemente ignoto ed acquisire conoscenze] da parte
paterna]], invidioso, complessato, vile, viscido, nevrotico, isterico, infame,
di quelli che si guardano sempre attorno per sentirsi approvati o non
disapprovati. Le sorelle di Franka erano un po’ tutte sul furioso. Si rubavano
pure tutto tra di loro. Delle volte, Ester, la bellona della famiglia, che si
era sistemata piuttosto bene con Ennio Orsoni, un geometra che si occupava di
grandi opere (strade, ponti, gallerie), dava a Maria, operaia d’una grande
industria (la Montecatini della Spezia), cose da farsi fare, ovviamente gratis,
con lana di ottima qualità. Prima Maria diceva che gliele faceva gratis, poi si
teneva gran parte della lana per sé (come retribuzione per il tempo dedicato a
farle quanto richiestole), ...giustamente, visto che Ester era pure piuttosto
ricca. Franka a volte aveva dato delle valige (con documentazione contabile
della fonderia di Angelo), valige, valigione, di ottima qualità, a Maria perché
gliele tenesse. Maria, passato un po’ di tempo, aveva buttato via il contenuto,
in effetti del tutti inutile, e si era tenuta le valige. Franka andava poi a
raccontare che le valige erano state rubate da un conoscente [il Caffazzo, il
cui padre le valigie le vendeva, ma nuove, e comunque non rubava nulla a
nessuno] del figlio Roby. Follie... Etc etc.
Angelo
aveva conosciuto casualmente Franka, che abitava dalla parte opposta della
città. Angelo abitava in Via Torino. Franka a Migliarina, dalla parte opposta,
quella est, della città. La aveva vista giovane ed innocente tra le amiche,
tutte impiegate alla Sepral, dove lei stessa era entrata, durante la guerra,
mentre terminava l’avviamento commerciale come privatista, visto che la avevano
mandata a lavorare, a servizio, da due zitelle o quasi, le signorine Biso (una
zitella, una vedova di un musicista vaticano), appena finite le elementari. Lui
la aveva agganciata. Lei, che aveva la sola ambizione di fare tutto quello
facevano gli altri, più le fobie della numerosa famiglia d’origine dove tutti
invidiavano tutti gli altri per tutto, avendo ormai l’età di sposarsi, si era
fatta agganciare. Un po’ di casto fidanzamento. Poi, si erano sposati.
È che lei
era sessuofoba persa, come un po’ tutte le femmine della numerosa famiglia e la
madre, poi morta di emorragia cerebrale negli anni cinquanta. Le avevano sempre
detto, in famiglia, che se una donna gode è una troia. Beh, la sorella Angela,
che era l’unica di famiglia ad “avere studiato”, era divenuta maestra, aveva
sempre dato il culo a tutti, secondo certi usi calabresi. Quando aveva infine
conosciuto Piero Rossi, a Casalbuttano, si era sposata per produrre la consueta
doppietta di figli, Paolo e Pierluigi.
Angela,
come al paese, Mileto (Calabria), dava il culo ai cugini per averne vantaggi,
come l’aver potuto studiare formalmente a differenza delle altre sorelle e
degli altri fratelli, a Casalbuttano, dove era andata come maestra (sebbene,
oltre ad essere ignorante di tutto, avesse problemi pure con l’italiano!), dava
il culo ai direttori della scuola per esserne protetta e favorita. Non le altre
sorelle della famiglia di una dozzina tra fratelli e sorelle, tutte sessuofobe.
Al contatto col cazzo, ne restavano tutte traumatizzate. Fosse capitato solo ad
una... Ma erano tutte così. Era quello era capitato pure a Franka, dalla prima
notte di matrimonio. Poi, una continua depressione sordida, isterica ed
invidiosa che aveva trasmesso al secondo figlio Rikkio. Roby scantonava. Rikkio
aderiva e si sottometteva infelice, infelicissimo, alla pazzie di Franka.
Quando
Franka si era fidanzata, qualche amica maliziosa le diceva, per esperienza
personale o perché le era stato riferito o lo aveva sbirciato, che quando,
appena, sposata, avesse conosciuto il cazzo se la sarebbe ben spassata. Invece,
in famiglia le dicevano tutti e tutte che se una donna gode è una troia, per
cui dovere di una buona moglie è soffrire in silenzio. Il primo conformismo di
Franka era relativamente a quello le dicevano in famiglia, né lei aveva vere
fantasie di godimento sessuale sue, solo un vago desiderio di tenerezze che in
famiglia ne erano state sempre negate. Aveva dunque affrontato la prima notte
di nozze nella peggiore delle predisposizioni. Quando lui glielo aveva messo
dentro senza intuire che avrebbe forse dovuto trovare il modo di risvegliare il
desiderio di lei, ma anzi aspettandosi che lei ne fosse naturalmente felice pur
essendo senza precedenti esperienze di cazzi, lei si era già predisposta ad un
fallimento irreversibile. Si era sentita come stuprata ma pure senza la
possibilità di poter trovare una via, anche futura, verso il godimento. Era
anzi terrorizzata dal poter mai essere anche solo minimamente felice e
specificatamente a letto. Dunque il tutto si era risolto in una frigidità
cronica e nevrotica dove la voglia di scopare di lui si risolveva nel disgusto
e nella sofferenza di lei che si sottometteva per puro dovere, perché così
doveva essere. E lei se ne vendicava su
tutto il resto, con continue sceneggiate relativamente a tutto ciò lui, Angelo,
facesse. Lei si sentiva in dovere di rendere la vita di Angelo, pur di indole
accomodante, un autentico inferno. Cosa in effetti fece.
Rikkio si
identificava con Franka, tanto colle sue nevrosi croniche che col suo desiderio
di conformismo. Non che Rikkio ne avesse dei vantaggi. Franka era furiosa pure
con lui che se ne sottometteva infelice. Telefonava alle famiglie di tutti
coloro lui frequentava, frugava nelle sue cose, lo sorvegliava e gli faceva continue
sfuriate scaricandogli le sue agitazioni. Un’estate, quando ancora frequentava
il tecnico per geometri, Rikkio era andato a lavoricchiare nell’officina del
padre di un suo compagno di scuola. Franka si era subito chiesta ed agitata:
“Cosa ne direbbe mia sorella Angela?” Per cui aveva subito telefonato
all’Ispettorato del Lavoro per dire che nella tale officina della Chiappa (un
quartiere della parte ovest, o nord-ovest, di La Spezia), venivano fatti
lavorare alcuni ragazzi non in regola. Era subito arrivata un’ispezione. Il
gruppetto dei ragazzi irregolari era stato fatto uscire da una porta laterale.
Ma gli ispettori avevano detto al padrone che avevano ricevuto la telefonata
della madre di uno di quelli lavoravano lì in modo irregolare, per cui lui
aveva poi evitato di continuare ad offrire quella opportunità a Rikkio. Franka,
per coprirsi, aveva raccontato che era stato Roby che da poco lavorava
all’INPS. Roby neppure sapeva dove si trovasse precisamente quell’officina, né
lo ha mai saputo, tanto meno il nome di quei conoscenti di Rikkio. Inoltre
l’INPS è cosa del tutto differente dall’Ispettorato del Lavoro e senza
connessioni, o così era all’epoca.
Fausto,
opportunista e invidioso di tutto e di tutti, ancor più del semi-fratello
Angelo che da fattorino, col semplice avviamento industriale (tre anni dopo le
elementari, prima che venisse creata la scuola media unica), era divenuto
industriale metallurgico, era sempre alla ricerca di una qualche rivalsa contro
lo stesso, anche se esteriormente si celava, mostrava cordialità.
Fausto si
era affiliato alla massoneria, una di quelle logge di tutti. Come riprendere la
tessera del PNF, che come ufficiale dell’esercito monarchico doveva ben avere
avuto. Gli avevano promesso che sarebbe divenuto dirigente, anche se marginale,
in Comune... Eppoi, lui, cresciuto come un opportunista adattivo, si era detto
che era sempre meglio avere qualcuno che ti coprisse le spalle se qualcosa
andava male. Fausto era solo una delle tante pedine che lasciano in sonno di fatto
e di tanto in tanto convocano, in nome della solidarietà massonica, cioè del
potere, quando ci siano da fare porcate contro qualcuno, siano
informazioni/disinformazioni od altro. Milizie parallele dei CC. In effetti,
come ex-ufficiale regio, opportunista, ladruncolo e moralmente sporcaccione non
è che non potesse non affiliarsi alla massoneria quando un collega di grado
superiore glielo propose.
Maurizio,
il figlio di Fausto, pur ignorante e mitomane, era ovviamente precoce in tutto.
Ancora senza peluria, già si faceva freneticamente seghe con larghe sborrate
nel pigiama che la madre si guardava bene dal lavargli né lui si lavava da
solo, né il padre invitava a nascondere in qualche modo. Per cui andava in giro
per casa col pigiama con la chiazza, e pure piuttosto grande, la crosta, dura
di sperma solidificato nel tessuto. Né lui, né altri, in casa, sembravano
preoccuparsene. Maurizio aveva una visione delle cose ed un comportamento del
tutto borderline. Un vero fuori di testa. Lo è tuttora.
Roby era
stato ben presto (da quando aveva quattro anni) inviato dalla nonna, Clori, a
frequentare cabalisti della Chai [חַי]
che lo iniziavano alle lingue, culture ed esoterismi
cabalistico-giudaico-egizi. Per cui andava di frequente dalla nonna, come
copertura, e poi veniva dirottato verso questi cabalisti. Più in là, si erano
inventati (lui e la nonna) la scusa di frequentare gruppetti della
sinistra-extraparlamentare. Una copertura perfetta.
Roby si era
anche affiliato, per qualche anno [attorno al 1968 e forse fino al 1975], ad un
gruppettino, un 200 ‘militanti’ in tutta Italia [più altri all’estero], della
Quarta Internazionale. Alla Spezia, avevano già il Caffazzo, uno scemotto
obbediente che si vergognava di essere ebreo, ...per cui si era affiliato ad un
gruppetto internazionale che usava il nome di Trotsky, pur assumendo tutto il
tritume paradigmatico delle sinistre staliniste. Sì, L.Trotsky, l’avventuriero
russo-ebraico, agente austriaco, che, sconfitto nelle Russie, faceva il
logorroico della penna come copertura per continuare ad essere pagato da
interessi imperiali. I suoi libri, diffusissimi, da un punto di vista
concettuale sono una catasta di scemenze ben presentate, e benissimo
retribuite. Trotsky aspettava che qualche superiore interesse imperiale lo
rimettesse in sella nelle Russie. Invece gli arrivò una picozza che gli
frantumò irreversibilmente il cranio, e ciò con chiara copertura inglese e
dello steso governo messicano “anti-imperialista” di Cárdenas. Quando l’impero
chiama, uno non è al sicuro neppure dove lo abbiano ospitato.
La Quarta Internazionale di Mandello-Maitanno
aveva lavorato e lavorava per il SIS inglese e per le Polizie Segrete CC per
operazioni sporche come in Algeria, in Argentina ed altrove. Sia il Belgio che
Italiozia sono creazioni inglesi e tuttora sotto dominio inglese. Inutile
immaginarsi che il Mandello ed il Maitanno potessero operare senza ostruzioni
da parte di Polizie Segrete locali, ma anzi con promozioni e vantaggi, per
chissà quale merito o potere personale. Beh,
a Roma ci si era infilato, nella Q.I., poi uscendone ma restandone nell’area,
pure qualcuno di area Mossad, NON il Maitanno che appunto si era occupato, col
Mandello, delle cose accennate [terrorismi imperiali e di Stato] in Algeria,
Argentina, etc. Di area Mossad vi erano altri transitati per kibbutz, prima del
1968 tanto per dare una collocazione temporale, e poi fattisi operatori
culturali ed editori, ovviamente di tritume sottosviluppista. Convergenza, in
questo caso tra ‘programma’ inglese [il sottosviluppismo controllato della loro
Italiozia] ed il ‘programma’ di Israele [“più c’è instabilità e sottosviluppo
attorno a noi, più succhiamo soldi USA e più noi prosperiamo”]. Non ci
interessa qui fare pubblicità a nessuno, per cui se qualcuno è curioso se li
identifichi da sé. Quacquaraquà. Se poi erano e sono solo eterodiretti, non è
che faccia differenza, sebbene ‘geni’ non è che infine non se ne rendano conto
di quello siano e di quello facciano, e per chi. C’erano pure quelli infilati dal PCI, per conto
dei CC, tra i quartini italioti. Il Maitanno dovette nominare suo erede proprio
uno di loro. Avete mai provato a dare anche solo una rapida scorsa ai
‘brillanti’ scritti ‘politici’ di Tony Mosciato? Sporcaccionate da propaganda
ufficiale britannica. Non vi dirà mai nulla di più, né di un qualche interesse.
Scrive il ‘dovuto’, il dovuto all’Impero. È la ‘logica’ della “lotta’ di
tendenza” [la chiamano così!]: si muove sempre all’interno della ‘logica’ di
chi dichiari di avversare. Ovvio! Devi sempre fare il gioco di chi ti faccia
pagare! Sennò chi ti paga più?! Quando anche costui sarà trapassato, resterà
forse qualche portinaio, che sia quell’ignorantucolo del Turtigliatto che,
inviato come mercenario del potere reale a farsi la pensione al Senato, ha sempre
obbedito agli ordini delle oligarchie predatorie [prima di appoggiare Prodi,
nel 2006 (2006, ed oltre!; in tutto gli ha votato la fiducia ben 23 volte!; la
“fiducia proletaria”!!!), poi contribuire a farlo cadere, nel 2008], dunque è
stato ricompensato con l’assunzione come portaborse fisso alla Regione Piemonte
in uno di qui concorsi truccati di regime [il
concorso truccato è un concorso sempre legalissimo: una delle forme del
concorso truccato è che lo indìci per dei predestinati, dei clienti, dei
lottizzati, che poi lo vincono tutti; ‘magie’ burocratiche!], o che sia altro
sguattero di regime. Fa parte delle logiche entropiche, quando non subentrino
forze o spinte negentropiche: prima hai un genio veneziano-ebraico poliglotta
che traduce Trotsky senza conosce il russo, che scrive minestroni su tutto
senza avere le basi di nulla (materie letterarie, a parte) ma confidando sempre
e solo su fonti ufficialissime, e che trova pure il tempo di fare l’agente
speciale dell’Impero perfino per dare sostegno a terrorismi nel Terzo Mondo,
poi un professorucolo di populistica con carriera coperta dal PCI, infine un
ignorantucolo divorato dall’ansia di leggere ...pur non avendone mai trovato il
tempo!
L’Impero ha
altri strumenti. Di quelli già se ne faceva poco. Li usava proprio solo per
operazioni speciali marginali. Ora non se ne fa più nulla o quasi. Li tengono
per colore, o per la logica per cui devi fare in modo che tutti si sentano
generali, sì che si sentano tutti importanti per quando occorrano. Non si sa
mai. Tanto una ENI che sganci qualche migliaio di euro di tanto in tanto per
sussidiare ‘amici’ nel bisogno la si trova sempre. La frammentazione
controllata dall’Impero stesso è uno degli strumenti di dominio imperiale in
tutti i campi ed a tutti i livelli, anche in ‘politica’.
Quando Roby
non fu più affiliato a quella specifica congrega, qualche tempo restò
nell’area, poi si mise a gironzolare da solo, infine ebbe altro da fare che
gironzolare vanamente. Beh, conoscere l’animalità umanoide è sempre interessante,
sebbene esistano altri campi ancora più avvincenti e, alla fin fine, ancora più
collegati alla gente reale, uno avesse mai un qualche interesse euristico per
la gente ‘reale’. Alla fin fine, la gran parte degli individui sono
pidocchietti che obbediscono ad istinti elementari e facilmente manipolabili da
chiunque in posizione di autorità. Ah, ciò vale anche per chi sia in posizione
di autorità, o supposta tale. Inutile immaginarsi menti superiori, che pur
esistono in campi specifici, che di solito non sono in posizione di
autorità.
Per Roby
era comunque tutto in funzione delle sue attività nella Chai [חַי].
Con quella
scusa, la scusa del gruppetto e dei gruppetti, poteva andare a Roma e Milano,
pure altrove, “per politica”, in realtà per contattare dei cabalisti per
attività varie. Attività spirituali. Avveniva tutto in maniera occulta. Per cui
nessuno ne ha mai saputo nulla, né era necessario ne sapesse nulla. Ora, non
importa. A volte, si occulta col silenzio. Altre, ancor meglio, accennando alle
cose.
In effetti,
non era poi difficile sfuggire ad una Franka maniacal-ossessivo-possessiva.
Dalla nonna, o con la scusa di andare al ricreatorio (impropriamente chiamato
oratorio) della chiesa, o dagli scouts, poi colla copertura di frequentare gruppetti
della sinistra extra-parlamentare, Roby andava in realtà presso cabalisti della
rete della Chai [חַי]. Pura spiritualità, come già detto.
Franka,
ossessa, e ulteriormente nevrotizzata dalla sorella Angela, aveva detto ad
Angelo che doveva far sorvegliare Roby. Angelo non voleva rottura di scatole
ulteriori con Franka, già isterica di suo per tutto e su tutto. Per cui, aveva
‘incaricato’ Maurizio di ‘sorvegliare’ Roby. Un vero spasso!
Dato che
Angelo era uno generoso, forse allungava pure qualche banconota a Maurizio.
Anzi, di certo, gli dava qualche soldo, come ‘mancia’. Maurizio si sentiva
alimentato nella propria mitomania. Inoltre, quando andava in giro con Roby,
rimediava la 500 di Franka, dato che Roby non aveva ancora l’età della patente.
Quando l’avrà, questa sceneggiata del dover andare in giro con Maurizio
finirà.
Un giorno
feriale, con la 500 data a Maurizio, che aveva la patente, per andare con Roby
a perder tempo senza senso, stavano andando in giro nel primo pomeriggio.
Quando con l’auto erano passati, forse in Via Nino Bixio, o giù di lì, dove
c’era da qualche parte un dopolavoro, di quei luoghi dove soprattutto anziani
passano la giornata a giocare a carte ed eventualmente e sbevazzare qualcosa.
Maurizio aveva improvvisamente rallentato:
- “Qui c’è
una gran ficona...”
Aveva
fermato l’auto, era sceso ed era andato a vedere:
- “No, ora
non è lì. Ma lavora lì. È una che si fa chiavare da qualche vecchio che ce l’ha
mollo, e che poi le dà qualcosa. Deve essere quasi ancora vergine. I vecchi che
vanno con lei lo hanno mollo... Devo chiederle se mi fa chiavare.”
E
continuava con scemenze dello stesso tono. Era la sua visione del mondo e della
vita.
Roby lo
guardava scettico. Senza dir nulla. Maurizio, tutto rosso in viso, si eccitava
per le sue stesse parole. È quello gli era successo pure in quell’occasione.
Era corso a casa. Si era steso sul letto. Si era aperto i pantaloni e si era
tirato fuori l’uccello. Poi aveva invitato Roby:
- “Ti sei
mai fatto delle seghe?”
- “No.”
- “Dai,
vieni, che ti faccio vedere come si fa...”
Roby era
restato a distanza di sicurezza, con aria indifferente.
Maurizio:
- “Dai,
dammi la mano, che ti faccio vedere.”
Roby non si
era mosso.
Allora,
Maurizio aveva cominciato a farsi lentamente su e giù da solo. Una sega con
osservatore indifferente. Ecco che si sente una chiave nella porta. Lui si tira
su di scatto, si riabbottona e si aggiusta. Era la madre, Tea, che rientrava.
Un’altra
volta, verso l’una di domenica, mentre stavano, sempre con la 500 di Franka,
tornando a casa, dove Clori aveva preparato il pranzo, ormai a pochi minuti da
Via Gramsci 175, mentre transitavano lungo Via Ferrari, ecco che Maurizio vede
una che sembra sua madre. Sullo schifoso, grassa, che camminava lentamente,
senza avere particolarmente l’aria di una che si prostituisse, né essere
aggiustata come di solito le prostitute si aggiustano. Né era zona. Ma Maurizio
doveva avere l’occhio allenato. Fa dei movimenti lenti con l’automobile come a
puntarla. Lei continua a camminare lenta fingendo indifferenza. Allora lui
scende e le chiede quanto vuole. Lei gli dice il prezzo. Roby scende e va da
Clori a piedi, ad inventarsi che Maurizio era sotto a fare una qualche
riparazione all’auto. Lui va con questa sulla litoranea per farsi la scopata al
prezzo contrattato. Torna dopo un’ora tutto eccitato. Dopo, agli amici,
racconta per tutto il pomeriggio che si è fatto un grande scopata con una
grande fikona.
Un giorno
si fidanza con una che abita Via Prione, in un bugigattolo sopra al negozietto
di famiglia, attaccato all’entrata della Croce Verde dove lui si era messo a
fare l’autista volontario, un modo per sfrecciare per la città con la sirena
accesa e con un’auto, dato che il padre Fausto non è che gli desse la sua dopo
che se ne era comprata una. Una volta che il padre gli aveva dato le chiavi
dell’auto per fare delle manovrette in un parcheggio, Maurizio, tutto gasato,
era andato con l’auto violentemente contro un paracarro procurandogli una bella
ammaccatura al paraurti! Dunque, Maurizio conosce questa lo fa un po’ limonare
ma non gliela dà e fa la ritrosa, sì che lui appunto si fidanzi e poi si
sposino. È una stronzetta ma di quelle che se la tengono stretta per sistemarsi
anche se non è che avesse poi trovato il grande partito. Una famiglia di
persone probabilmente oneste, o reputate tali, ma obiettivamente di condizioni
economiche modestissime. Commercianti ma proprio di livello infimo. Cambiano i
mobili poco prima di farlo andare a casa, un bugigattolo sopra un negozietto
piccolissimo. Una volta lo fa andare pure coi genitori di lui, come si usa. Di
lì, l’espressione “fidanzati in casa”. Intanto Maurizio racconta a tutti che si
è fidanzato con una ricchissima. Qualche volta qualcuno che conosce Maurizio
dice a Roby, scoperto che ne è il cugino o pseudo tale, che ha saputo che
Maurizio si sta sistemando con la figlia di un gran professorone ...di non si
sa ben cosa. A Roby cadono le palle a sentire tali deliri auto-incensatori
diffusi da Maurizio, mitomane e megalomane perso.
Finito il tecnico
industriale, verso i 25 anni, Fausto trova il modo di far entrare Maurizio
all’Oto Melara. E lui trova il modo di dare la sua disponibilità ad andare
all’estero, per cui lo mandano come tecnico all’estero quando hanno bisogno di
provare sistemi d’arma per esempio in qualche paese dell’America Latina. Per
esempio, lanciarazzi in Colombia. Per Maurizio, che si sposa, è un modo sia per
avere più soldi che per poter andare a puttane distante da casa ed a prezzi
bassi. Non sa fare un cazzo ma, tanto per avere uno disponibile a viaggiare e
pronto a riferire su tutto e tutti, lo aggregano a quelli che vanno all’estero.
Del resto, in aiuto agli ingegneri e ad altri tecnici, non è che avessero
bisogno di geni. Più che altro, era il rito di far vedere che mandavano loro
tecnici a provare ed far vedere come funzionavano loro sistemi d’arma.
La Polizia Segreta CC
Il pidocchio, che è il conformista medio
solerte e servile, ha bisogno di una divisa, di un’obbedienza, di sudditanze.
Gli serve per far finta di avere un’identità, di essere qualcuno, visto che non
ne ha alcuna vera individualità.
A parte la divisa e la psicologia
paranoico-delinquenziale, comune ad altre burocrazie intoccabili, sono in
realtà di tutti i colori. È solo che sono sempre Carabinieri, in un certo
senso. Massoni, cattolici, comunisti, di centro, destra sinistra, colorati od incolori, fighetti o
proletari, fascisti o guevaristi, restano sempre Carabinieri, anche se, non di
infrequente, in scontri di cordate oltre che di uffici. Ogni ufficio,
dipartimento, sezione speciale od ordinaria, è un feudo a parte e che dipende
dai soldi di Stato specifici, ...per poter poi arraffare anche di loro da
industriali, commercianti, delinquenti, che loro taglieggiano variamente. Non
vi è differenza qualitativa con le altre burocrazie ‘pubbliche’ e
para-‘pubbliche’. Quando un apparato dello Stato racconta di essere pulito, e
meglio degli altri, è perché è nettamente peggio. Sennò perché la sedicente
élite lascerebbe mai spadroneggiare i ladroni se non fosse più ladrona e
delinquente?!
Le logiche e guerre per bande sono
quello caratterizzano tutte le burocrazie ‘pubbliche’, che infatti sono la cosa
più privata esista. Si coprono dietro “la Casta” [un’invenzione degli uffici
propaganda militare-CC-NATO], i poveretti politicanti, amministratori e
statisti che si vedono. Quelli sono la facciata (i politicanti, amministratori
e statisti) e che mangia meno degli altri pur non disdegnando affatto
l’abbuffo. Pensate quanti miliardi ‘pubblici’ è costato che un Renzi ed una
Boschi si rotolassero nello stesso letto, per cui lui ha dovuto salvare le
conseguente delle attività delinquenziali del padre di lei, ma per mascherare
la cosa ha dovuto salvare anche altri delinquenti. Beh, per quanto rubino
politici, statisti e famiglie, le burocrazie ‘pubbliche’ e le oligarchie
private predano enormemente di più.
Loro sono la massa della corruzione
profonda, quella che non si vede distintamente ed in genere super-protetta: le
burocrazie, il potere di non fare per cui si fanno pagare per fare, meglio se
dopo lunghissimi ritardi per alzare il prezzo. Od il potere di fare contro, per
cui si fanno pagare, ti taglieggiano, per non danneggiarti ulteriormente o non
troppo. A parte i loro salari da burocrati, che si sono gonfiati a dismisura
negli ultimi decenni. I sindacati, cioè loro stessi, li spingono su e loro
guadagnano stipendi che non si sarebbero mai sognati quando erano entrati nel
settore cosiddetto ‘pubblico’, un’area di predazione che si è espansa a
dismisura sia come numero che come risorse che si ruba per non fare nulla, anzi
per fare moltissimo, moltissimi danni. La conoscete la storiella che i
burocrati pubblici italici fossero sottopagati e che in cambio ne fosse
tollerata la corruzione?! Ecco ora sono super-pagati, nettamente di più dei
salari medi, eppure sono corrotti egualmente e perfino di più. Non erano dunque
corrotti perché sottopagati.
I Carabinieri sono uno dei potentati,
forse storicamente il maggiore (per quanto vi siano anche corpi dello Stato non
armati, od anche gli armati della GdF, non meno potenti ed onnipotenti), ed in
espansione di potenza quantitativo-formale, dunque di impunità, di questa
corruzione e predazione profonde e diffuse. Addirittura, da Arma dell’Esercito
sono divenuti forza armata, pur per le strade come una qualunque polizia e,
dappertutto, super-polizia e super-forza armata, ‘super’ come status legale
perché, come materiale umanoide, sono la merda media d’Italiozia.
I concorsisti che ambiscano a divise,
fanno prima il concorso in GdF, poi nei CC, od anche in altre FFAA, ancora
nella PS, infine nella ora Polizia Penitenziaria. Ce ne sono pure altre, anche
più confortevoli. Per restare in quelli con divisa, le Guardie Forestali, ad
esempio, che da tempo servono solo ad allocare posti clientelari, clientelari e
delinquenziali. Anche lì, più sono più fanno danni, a cominciare dal mercato
degli incendi. Penserete mica che scoppino per caso?! Beh, anche le varie
polizie municipali e regionali. Tutto solo per succhiare soldi e, poi, per rubare
di proprio facendosi fruttare l’ufficio, la funzione formale. E pure mille
altre professioni statali, ‘pubbliche’ e para-. E non è detto che esista una
gerarchia di capacità rispetto al concorrente. Uno può essere un genio e finire
secondino. Invece, con l’adeguato coefficiente di rincoglionimento, i CC, e non
solo, potrebbero essere sicuri dal punto di vista di guadagnarsene
l’assunzione. Il laureato che non sgomiti può fare l’impiegatucolo. Mentre uno
che sgomiti si può ritrovare dirigente ‘pubblico’ anche da mezzo milione di
euro l’anno. Il primo può essere un genio, e lavoratore capace, ed il secondo
un minchione e fannullone. Non c’entra. Contano le aderenze mafiose, il
mettersi a disposizione. Anzi, l’essere minchione, e pure senza alcuna moralità
e personalità, agevola. Tra pidocchi si sostengono e si spingono
reciprocamente. Il conformista medio prospera ben più di chi abbia un cervello
e qualche moralità.
Repubblica delle Banane? Peggio!
Repubblica CarabiNera, già Regno CarabiNero. La devastazione del sud, del
centro e del nord progressivamente occupati dal Regno del Piemonte avviene con
l’Esercito ed i Carabinieri o come si chiamavano allora. L’Esercito vero e
proprio poi viene ritirato, almeno come polizia da combattimento per città e
contrade. I CC, Arma dell’Esercito, ora FA delle FFAA, restano come
super-polizia. Non super perché meglio. Sono solo un duplicato e
gerarchicamente sovrapposto, in quanto corpo militare della Difesa, alla
Polizia normale, e pure più diffusi, perché stanno pure nei paesini, nelle aree
rurali, mentre la PS al minimo sta nelle cittadine. Per cui, alla fine, passa
tutto innanzitutto attraverso di loro, i CC.
Inoltre sono loro, i CC, che sono
negli organismi NATO. Per cui rappresentano sé stessi ma anche, formalmente,
gli interessi dell’Impero, del padrone. Di Polizie Segrete e di ufficiali di
Polizia Segreta ne esistono un po’ dappertutto. Quelle e quelli CC-NATO hanno
un’ovvia supremazia.
No, Vi state sbagliando. Le Polizie
Segrete non sono i Servizi. Sono due cose concettualmente differenti.
L’ufficiale di Polizia Segreta ha il potere legale di delinquere e di dare
ordini a qualunque apparato dello Stato, magistratura inclusa. È dunque
legalmente e penalmente non perseguibile. Dipende da una catena di comando politica,
per cui delinque su ordine della Presidenza della Repubblica, del governo e del
Parlamento (il CoPaSiR). Che poi tutti facciano finta di non sapere è del tutto
ovvio. Chi ne parli fa una brutta fine. ...Io?! Io l’ho già fatta, come è
facile verificare. Questo è il mio spirito che scrive.
Inoltre, siccome si fanno dare la
copertura NATO per le operazioni più delicate come terrorismi e mafie, vi è il
segreto di Stato sul segreto di Stato. Non se ne può neppure parlare. Se ne
parli sei automaticamente un complottista, un paranoico, entrambi, e a volte
capitano pure degli incidenti (da persecuzioni a soluzioni finali) a quelli che
ne parlino non autorizzati. In effetti, ve ne è una schiera dei loro messa sul
mercato per fare del “complottismo autorizzato”: serve per confondere e per
sputtanare qualcuno che abbia capito come vadano le cose e lo dica. Voi vedere
stragi, massacri, mega-organizzazioni che escono dal nulla. Vi raccontano che
dipende dalle forze cosmiche, o da quelle oscure, ed ovviamente ve la bevete.
Vi siete mai chiesti perché, per esempio, l’ISIS abbia una tale abbondanza di
mezzi mentre i terroristi pro-inglesi del 1943-45 dipendevano dai lanci invece
che entrare nelle caserme tedesche e prendersi mezzi di ogni genere?
Evidentemente vi contano fandonie.
Montano e gestiscono tutto loro,
al 100%. Loro, gli Stati / i governi, a cominciare dagli Imperi.
“I Servizi”, almeno quelli ‘puri’,
sono concettualmente un’altra cosa. Una cosa è la raccolta di informazioni,
l’altra il delinquere di Stato. Banalmente, occorrono ‘tesserini’ (cioè
regolamenti, poteri, coperture) differenti. In pratica, vi possono essere
intersezioni, ma restano funzioni dello Stato nettamente differenti.
La
prova del 1981 di Roby
È quando succede quel che doveva, ciò che comunque capita, che sai
quello che sei, se già non ne fossi stato conscio.
La cosa è molto semplice. Le cose
semplici sono le meno credibili dato che l’umanoide preferisce immaginarsi
complicazioni per cui crede al non vero e non crede al vero, vero che se ne sta
quieto e lineare sotto il naso, e proprio per il suo stare sotto il naso
finisce non visto, non visto e non creduto. Il vero non è mai credibile. Le
balle lo sono e sono dunque, invece, credute!
Roby aveva continuato gli studi
cabalistici. Come copertura faceva il sinistro, secondo le mode dei tempi. Uno
che doveva fare, se aveva cose da fare fuori casa? Tanto per non perderci
troppo tempo, razzolò per gruppetti, anche di pochissime persone, che erano più
club di studi storici che altro. Lasciamo stare quel che ne esca quando si
mescoli la storia, idem per qualunque altra disciplina, con una qualche
militanza anche solo ideologia. Un imbroglio. È lo stesso nelle accademie, solo
più celato, visto che il potere le vuole come sue agenzie, non per finalità ‘pure’, di pura conoscenza, di vera scienza.
Roby andava avanti con le sue
attività cultural-religiose sufico-semitiche, pura spiritualità, del tutto
coperte, mentre giustificava il suo andare in giro e per biblioteche col
sinistrismo, di cui non gliene fregava davvero nulla, almeno nelle forme più
immediate e ridicole. In realtà, a leggere l’armamentario teorico che tutti
citavano e nessuno conosceva, l’ideologia madre, la teoria conclamata pur
ignorata, era una metafora ed allegoria giudaico-cabalistica del Karl che
andava in saccoccia all’ignorante e complessato, oltre che sfruttatore del
Karl, Friedrich.
Che ne abbiano usato il nome, pure
quello di altri, per coperture di regimi imperiali, voluti dall’Impero, è un dettaglio senza particolare
rilevanza qui. Ecché, per sovversioni volute dall’uno e dall’altro Impero, e
per creare regimi statalisti (che nella storia sono sempre esistiti), ora per
costruire economie di guerra, ora per puro sottosviluppismo, avevano bisogno
dei libri di un tizio che diceva che se uno lavora 8 ore, ma è pagato solo per
3, il resto se ne va ad altri? Tutto qui?! Ovvio che si debba, di norma,
produrre almeno quello che si consumi per
produrre ...inclusi tutti coloro, numerosissimi, che mangiano su chi
produca! Si pensi ad un caso limite. Se 1’000 producono da mangiare per 500, va
tutto rapidamente a schifìo. Se invece 1’000 producono da mangiare per 10’000,
ecco che si possono fare tante cose incluso l’investimento in conoscenze di cui
beneficino anche quei 1’000 che qualcuno chiama ‘sfruttati’ [è un linguaggio
propagandistico o moralistico, di solito, definire ‘sfruttato’ chi accetti un
lavoro – molti lo usano tuttora come linguaggio da bettola o da fb]. I regimi
statalisti, così come l’impresa privata, sono sempre esistiti. Anche le
sovversioni, che sono solo l’altra faccia del potere. La propaganda di supporto
serve solo per l’inutile lavaggio del cervello del pidocchio che, ignorante o
genio, non capisce comunque una pippa di queste cose. In realtà, data la dominanza
del conformista medio, del pidocchio, non si capisce perché i regimi spendano
risorse infinite per convincere chi obbedirebbe comunque. Se poi si avesse mai a cuore la felicità del
conformista, del pidocchio, un narcotico naturale o chimico sarebbe meno
costoso e più produttivo dei media propagandistici di massa che, anzi, non
sembra poi rendano la gente particolarmente felice o non infelice. Anche il
fotti-fotti, cucca-cucca, dei giorni nostri, mode mediaticamente create dal
potere, non è che abbiano ridotto, anzi sembrano avere incrementato, la massa
dei fuori di testa. Dicono che si sono liberati. In realtà si esalta il non
starci con la testa, per cui un po’ tutti cercano di essere di più, di più
nell’apparenza.
Quando Andreotti... Non che lui ne
fosse stato l’inventore. I DeGasperi, Fanfani, Moro, Pertini etc non erano
differenti. G.Andreotti ne fu solo, lungo, un abile utilizzatore per fini di
potere suoi, fino a che, con Capaci, gli venne mostrato che il potere reale
compradoro conta più dell’abilità manovriero-burocratico-militare. G.Andreotti
faceva gioco di sponda con la CIA, solo fino a che gli inglesi glielo hanno
lasciato fare. Quando non lo hanno più lasciato fare, lo hanno fottuto, coi sui
CC-NATO, sebbene lui fosse capo del governo ed avesse pure già in corso varie
operazioni sovversive come la Grande Purga ‘milanese’ [sì la iniziano i CC di
Andreotti su suo ordine, per i giochetti delle presidenziali!], assassinii in
Sicilia [gli andreottiani di Sicilia li fa liquidare lo stesso G.Andreotti,
sempre per i giochetti delle presidenziali] etc. Appunto, le bombe le sanno
mettere e le stragi le sanno sfruttare tutti. I CC che obbedivano a lui,
potevano pure obbedire ad altri, magari non sempre gli stessi ufficiali delle
cordate sue. E se per caso i CC, o loro frazioni potenti, non obbedivano chessò
ad una Mediobanca compradora ed all’Ambasciata Britannica, le bombe le potevano
pure mettere costoro, in attesa di ridurre rapidamente alla ragione i militari
temporaneamente sul carro perdente. Tale divenne quello andreottiano. Chi tiene
i cordoni della cassa, e delle casse, oltre che controllare il CSM, ed è
mandatario dell’Impero, sia quello britannico, o quello statunitense, od
entrambi, ha sempre il modo di farsi obbedire dalle Polizie Segrete. Sia lo ha
chi dia ad esse copertura istituzionale ed impunità. Sebbene i CC-NATO non
siano di solito scavalcabili, nel 1992, a Capaci, gli inglesi li scavalcarono
usando il Sisde. Un G.Andreotti poteva essere spregiudicato. Gli inglesi lo
erano di più, e pur più potenti. La mafia romana si può ritenere più astuta
della mafia della Corona [a Roma, qualcuno la chiama la sindrome dell’Ilari,
macchietta che poi incontreremo, oppure la sindrome dell’Andreotti,
personaggio pubblico notissimo], ma alla fine lo è di più quella della Corona,
ed anche più potente. Li avete mai incontrati quelli che vi dicono che gli USA
hanno la forza ma Roma l’astuzia? A Roma possono avere solo maldestra furberia,
e pure piuttosto ignorante. Gli inglesi pisciano in bocca a Roma, dato che
delle loro provinciucole fanno quello che vogliono, e si giocano pure gli USA.
È un dato di fatto. Nulla è eterno, ovviamente. Se cambierà ve lo diremo.
Italiozia è fondata, da quando fu
creata su volontà ed iniziativa terroristica britannica, nel 1860-61, sul
terrorismo interno giocato come carta di sottomissione delle sue popolazioni da
tenere soggette coll’intimidazione di pericoli imminenti ed immanenti, di
diffusi nemici interni. Beh, lo fanno anche altri. ...Gli stessi inglesi che si
sono inventati l’IRA infine sostituita dal terrorismo ‘islamico’ egualmente
invenzione della Corona britannica. Il potere, le Polizie Segrete militari e
non militari, creano il terrore e poi fingono di combatterlo, secondo tempi e
programmi loro. Sia il terrore che l’anti-terrore servono per tenere
terrorizzati e ben sottomessi i sudditi. Nei centri dell’Impero lo fanno per
fini di sviluppo e sviluppismo. In Italiozia, per tenerla sottosviluppata, o
relativamente sottosviluppata, secondo la volontà ed i programmi del momento o
strategici dell’Impero, degli Imperi anglofoni, ed, ora, anche del sotto-Impero
tedesco, un’appendice angloamericana e ad essi prostituita, eppure con la
velleità di farsi i propri interessi, almeno ai livelli più bassi e quando
l’Impero lo permetta. Per ragioni tecniche, il terrorismo è sempre e solo di
Stato. I motivi politico-economico-sociologici, per quanto demenziali, sono
dell’ordine accennato.
Il potere, lo Stato, si crea nemici
per combatterli. Se li inventa e se li crea. Si inventa e si crea nemici per
combatterli perché combattendo nemici ha il consenso terroristico delle proprie
popolazioni impaurite e terrorizzate, e così istericizzate che, altrimenti (se
non terrorizzate), con la pace interna ed esterna, e magari il benessere materiale,
sarebbero felici dunque meno dipendenti o del tutto non dipendenti dallo Stato,
dal potere. La illogica ‘logica’ del potere è esattamente questa. Incompetenti
e prostituiti accademici delle università inevitabilmente del potere non sanno
né possono raccontarlo, ovviamente.
A pensarci bene, tutto ciò non è
neppure tanto illogico. Immaginatevi se il fuori di testa medio fosse pure
felice. Come prima cosa penserebbe di rimuovere il potere per allargarsi
ulteriormente. E tanti, troppi, fuori di testa medi confliggerebbero
distruttivamente per farsi ciascuno di essi potere assoluto. L’effimera
felicità si ritufferebbe nelle peggiori delle infelicità. Alla fin fine, meglio
terrorizzarli per evitare tutto ciò. Intanto, se qualcuno di essi divenisse potere
farebbe lo stesso e pure peggio. E qualcuno di loro, pur dopo cruenti e
distruttivi scontri, diverrebbe inevitabilmente potere. Perché permettere tali
devastanti distruzioni quando esse sono evitabili con delle distruzioni
ordinarie e permanenti? Non potendo, e perché si dovrebbe?!, trasformare
miliardi di pidocchi in prometei, tanto meglio governarli come pidocchi!
Pazzoide, ma è così. Neppure tanto
pazzoide nella logica formale della cosa, per quanto solo dei delinquenti e
psicopatici si spingano e si prestino a muoversi su questo terreno. Oppure no,
se qualcuno riuscisse a conservarsi puro... ...Ma che importa?! Ha un senso
porre e porsi questioni di ‘purezza’?! Esisterebbe una qualche differenza?! Chi
ha potere lo vuole mantenere ed estendere senza preoccuparsi dei mezzi. Del
resto, chi controlla “la legge” se la usa per la propria impunità, nel momento
in cui persegua logiche di potere personale e di cosca, e persegua ciò dalle
istituzioni più alte [nella gerarchia del potere statale] ed intoccabili. Il
potere è una rete, ma pur sempre con gerarchie. Non sempre piramidali, ma pur
con potere nei vari nodi.
Il mondo reale funziona a questo
modo! Inventata una burocrazia, la stessa deve inventarsi i modi per rendersi
indispensabile ed espandersi, dunque deve operare contro gli stessi fini per
cui è stata creata. Se crei una polizia per la sicurezza delle gente, la stessa
deve inventarsi, fabbricarsi, i delinquenti. Se crei un esercito per difesa, lo
stesso deve inventarsi le guerre. Se crei uno Stato per delle funzioni
collettive, lo stesso deve sprecare e sprecare per mostrarsi sempre più
indispensabile. Se tutti vivessero bene e tranquilli, che se ne farebbero sennò
di apparati ‘pubblici’? Appena creati li liquiderebbero o li terrebbero proprio
al minimo indispensabile e sotto lo stretto controllo della gente li paga, come
in piccoli cantoni svizzeri dove tutti controllano i soldi devono sborsare
dalle loro tasche. Appena, o per ragioni di interessi di potere, o per
ignoranza e povertà dei sottoposti, o di
scala per cui “lo Stato”, “il pubblico”, possano guadagnare una qualche
autonomia da chi dovrebbero servire, ecco che tutto si complessifica ed
appesantisce a dismisura, a dismisura e del tutto distruttivamente di tutto e
di tutti. Ma come già detto, anche una felicità collettiva porterebbe
rapidamente all’autodistruzione. A meno che non sparisse il desiderio a
prevalere. Siete sicuri potrebbe? Un assoluto stato entropico si ha solo con a
morte. Differentemente occorre proprio la competizione, comunque si esprima. E
perché la competizione non divenga reciprocamente distruttiva, bisogna che sia
governata, controllata. Inutile immaginarsi immaginari giusti mezzi.
Diciamo ciò per completezza
rappresentativa. Anzi, abbiamo detto pure più del dovuto, come sempre succede
quando si affermi e si neghi tutto. La realtà è quella che è. Non che ci si
possa far nulla. Non abbiamo programmi, illusioni, ‘rimedi’ da offrire, né
prediche per scandalizzare, mobilitare o smobilitare il lettore. Non abbiamo
programmi anarchici, né programmi anti-anarchici. Le soluzioni offerte sul
mercato sono spesso finte soluzioni, per cui ci evitiamo la finta dialettica
imbrogliona ed imbonitrice delle alternative.
L’unico limite di questi deteriori
processi burocratici e sistemici è l’implosione, la distruzione comune anche se
non è che la paghino tutti-tutti, né allo stesso modo, né al 100%. Loro ci
mangiano. Poi l’implosione la paga la frazione della popolazione che dà senza
adeguati ritorni ma anzi avendone chiaramente solo danni. Certo, vi sono
minoranze anche consistenti che mangiano, dunque profittano, sulla predazione
burocratica ed altra che devasta sistemi ed esistenze individuali. Magari loro
stesse starebbero in gran parte meglio in un regime senza tali patologie eppur
si illudono, nel caos deteriore cui contribuiscono, di essere dalla parte
sembra guadagnarne. I rapporti di potere dominano tutti gli altri.
L’egualitarismo non funziona proprio perché ognuno preferisce magari avere meno
ma più, meglio se molto più, dell’altro.
La logica del potere, di avere potere
sugli altri, danneggia gran parte degli stessi che partecipano a questo potere
sugli altri, eppure sono drogati dal far parte della macchina del potere.
Delinquenti e psicopatici non possono fare a meno, avendone l’occasione, di far
parte della macchina del potere. Il potere alimenta il loro naturale delinquere
e le loro tare psichiche ed, al contempo, li far sentire normali, nel giusto. È
del resto il potere che stabilisce quello sia giusto e quello non lo sia. ...Per
chi se la beva, ovviamente. Ma anche il non avere potere non è che sia
l’alternativa o la cura di tutto ciò. Anche chi si ritiri in un eremo lo fa per
primeggiare in qualche cosa.
Il conformista, quello che voglia
sentirsi in ordine col potere, accettato da esso, che con esso trova
un’identità, è appunto il ‘normale’ delinquente e pazzoide. Invocando forze
superiori si assolve da ciò da cui in realtà nessuno, né nulla, può assolverlo.
Il conformismo è, in sé, delinquere e pazzia. Nella macchina del potere, esso
si esalta come conformismo per sé, come criminalità e pazzia operanti e
diffuse, imposte a coloro il potere abusa, senza che per questo il conformista,
delinquente e pazzo, cessi di essere pidocchio senza poter divenire
protagonista dato che il potere non concedere vera indipendenza dalla propria
ragnatela neppure a quelli che sembrino collocarsi ai suoi livelli più alti.
Chi sembri governare è governato. Chi governa e comanda davvero? Non è affatto
detto esista.
Per esempio, il giochetto corrente in
Italiozia, sia nel Regno che nella Repubblichetta entrambi compradori, è stato
sempre di fottere tutti ma creando, in ogni microgruppo sociale, l’illusione di
essere fottuto meno ed anzi, forse, di guadagnarci, almeno di tanto in tanto.
In questa guerra tra microgruppi, alla fine tutti perdevano e perdono, ma lo
Stato su di essi proliferava e prolifera. Prolifera e domina perché ogni
microgruppo è ciclicamente illuso, e si illude, di primeggiare relativamente
agli altri ciclicamente trattatati peggio, ma anche meglio, occasionalmente,
essendo il processo circolare. Tutti sono felici di essere fottuti purché di
tanto in tanto lo siano meno degli altri. Immaginatevi! La forza del potere è
sempre la stupidità e la miseria dei sottoposti! Anche i cattivi sentimenti.
Infatti questo è un meccanismo di invidia: mi faccio fottere, ma sono felice se
gli altri lo sono più di me. I soprapposti non sono differenti...
Non che vi sia soluzione a tutto ciò. Se il sottoposto cessa di essere
sottoposto si trasforma in oppressore. Quando si creano finzioni per cui tutti
cessano, ma solo nella propaganda di regime, di essere sottoposti, è perché si
sono create nuove gerarchie, gerarchie che si negano ma non per questo sono
meno reali e meno oppressive. Non esistono vie d’uscita. Nello Stato vi sono
sempre meccanismi di oppressione. Quando si finga che lo Stato cessi, i
meccanismi di dominio e di soggezione continuano ad operare anche se con altri
nomi e mistificazioni. Nulla cambia mai, né può cambiare, da questo punto di
vista. Il mercato delle [finte] soluzioni frutta carriere, e soldi ed onori in
quantità. Infatti sono solo imbrogli.
Quando Andreotti [non che sia lui
l’iniziatore delle patologie e dei terrorismi di Stato italici che datano da
sempre], ed altri come lui, con gli idioti della DC e del PCI (di Berlinguer ed
altri) al seguito, lanciò il terrorismo di massa che usava sia per liquidare,
od almeno tentarci, i suoi nemici nella DC ed altrove, che per creare una
tipica isteria di massa orwelliana, per cui usava i compagnuzzi ed i fasci per
organizzare e gestire terrorismo [sotto la direzione delle Polizie Segrete
CC-NATO], mentre usava lo stesso terrorismo da lui e dai sui Carabinieri creato
per lobotomizzare ulteriormente la gente, oltre che per assassinii mirati, ecco
che il mondo italiotico si era diviso tra gli isterici di massa contro e gli
idioti, non moltissimi, a favore del ‘nemico’ fabbricato dai terrorismi di
Stato. Conformisti contro e qualche non meno conformista a favore. Non che
facesse differenza. Era il gioco che era truccato. La conoscete quella massima
secondo cui i nemici dei mie nemici sarebbero miei amici? Sono logiche
paranoiche, oltre che del tutto illogiche. Non abbiate nemici, almeno per
quello dipenda da voi. Se poi avete la fortuna che qualcuno o molti vi
considerino nemico, non aggiunte pure la sfortuna di avere degli ‘amici’ da
usare contro coloro vi considerano nemico. Lasciate perdere. Lasciate che se la
vedano tra loro. Tiratevene fuori, per quel potete.
In realtà, chi apparteneva a gruppi
terroristici restava in genere coperto, per cui in pubblico si dichiarava in
genere contro, almeno se si trovava in ambiente avverso. Parlavano con l’azione
e la propaganda, si dicevano, mentre, proprio per poter agire, i singoli si negavano
come terroristi. Si sentivano dei grandi agenti segreti da romanzetto (tali
erano montati dai reclutatori e dai media), o dei grandi ‘rivoluzionari’ di
professione da filmetti con Volonté. I terrorismi di Stato vengono costruiti,
con gli insozzi del cervello mediatici (stampa, letteratura, TV, cinema,
scuola, propagande di partito ed altre, etc.), nell’immaginazione della gente
prima ancora che nella realtà materiale con reclutatori, armi, soldi e
strutture, schedature e pedinamenti para-polizieschi, azioni. Nonostante la
simulazione della segretezza e delle tecniche di clandestinità, i militanti
terroristi erano egualmente conosciuti sia nei loro giri che dalle Polizie
Segrete. È una regola di qualunque criminalità organizzata: se non sei noto, e
se non lo sei pure allo Stato, non sei nessuno, non esisti. La clandestinità è
sempre una sceneggiata, un gioco, che comunque, in senso stretto, riguarda solo
taluni livelli più immediatamente operativi. Pure lì era tutt’altro che
assoluta. Magari una Polizia Segreta, specificatamente quella dei
Carabinieri-NATO, conosceva perfino le abitazioni dei clandestini, mentre le
polizie normali ne venivano tenute alla larga fino a che non fosse venuto, se
veniva, il momento il potere voleva che l’uno o l’altro fossero arrestati o
pure assassinati.
Ciò (ormai è storia, anche se alle
masse arrivano solo notiziole frammentate e dunque non notate) si verificò fin
dai primi passi delle formazioni terroriste, tutte debitamente infiltrate od
addirittura con fondatori che erano od agenti diretti o variamente
eterodiretti. Ciò non intende sminuire nessuno. V’erano di certo persone
integre, poche, e che magari si sono preservate tali anche nelle dissociazioni
di massa funzionalizzate al chiudere una fase che il potere aveva comunque
chiuso, ed al farsi scarcerare, pur, molti, solo dopo decenni. Il terrorista,
come il militante non terrorista, non è poi diverso dalla massa di tutti gli
altri. Pidocchi, banderuole, così come rari individui con una certa integrità
personale vi erano in quell’ambiente così come, assumiamo nelle stesse
proporzioni, in qualunque altro ambiente. Non si vuole qui sminuire, ma neppure
mitizzare, nessuno. Che quelle formazioni fossero e siano permeabili,
permeabilissime, al potere, e stesse sue creazioni, è nella logica delle cose.
Una struttura terroristica è una organizzazione complessa, con una struttura
direttiva, una logistica e delle coperture ben più vaste di quel possa sembrare
a prima vista. Il potere le crea e poi le controlla da vicino, vicinissimo,
dallo stesso interno. Può esserci il dirigente, come il militante, integro, a
fianco al pazzo ed all’idiota. Ma lo stesso dirigente e militante integro sono
all’interno di una macchina in cui il potere interviene a differenti livelli ed
in differenti momenti. L’integro è integro in sé. La macchina di cui fa parte e
da cui dipende non lo è, ed è facilmente controllabile e realmente controllata
dal potere, dallo Stato, che la ha creata in vari modi, modi che di certo non
si vedono anche perché non si ha interesse a far vedere.
Roby, che doveva solo dissimulare le
sue innocue e del tutto private attività cultural-spirituali, semplicemente si
disse che tra due isterie, in realtà la stessa con due facce differenti montate
ed usate entrambe dal potere, non se ne sceglie nessuna. ...Un imperativo
etico... Che era una cosa differente dal né
con questi né con quelli.
In realtà, il né con questi né con quelli aveva, più che altro avrebbe potuto
avere, una dignità teorica ...fosse stato capito per ciò realmente era. Credo
lo coniò LC. Se lo coniarono altri, comunque, verosimilmente, di area
obiettivamente prossima, pazienza... Significava che quando ti imponevano di
schierarti tra due aberrazioni, le rifiutavi entrambe, anzi, meglio, rifiutavi
il falso dualismo. Il né con questi né
con quelli era stato in realtà interpretato all’italiota, per cui l’area
per cui era stato coniato lo interpretò come una furbata difensiva, un
tatticismo dissimulatorio. L’area di LC, per cui era stato coniato, o usato, da
suoi capi, lo interpretò come: “Ci sentiamo vicini a chi si ribella con le armi
ma non possiamo dirlo per cui rifiutiamo di stare con lo Stato e, come pura,
copertura, diciamo che non stiamo neppure con chi si ribella con le armi.”
Appunto.
La filosofia non è per ignoranti e
furbastri. Inoltre era tutto falso nei presupposti. Non v’era nessuna
ribellione, né armata né disarmata, bensì solo allocchi usati dai potere e dai
poteri per lori fini o da questi supposti tali. Chi lo coniò aveva forse senso
storico, o almeno dell’opportunità, e si disse che finiva male e non andavano
da nessuna parte, per cui non era quello il modo di essere contro. In realtà
non vi sono modi di essere contro, ma è stata creata la convinzione vi siano,
così come sono state create le sottoculture dell’essere a favore, della
ruffianeria e del servilismo.
Siccome né di qua né di là è
troppo difficile quando sei in area almeno discorsivamente prossima ad una
parte, lo slogan, la linea, fu interpretata come detto, come una furbata.
Sennò, i grandi capi che le Polizie Segrete le conoscevano direttamente, per
essere stati di tanto in tanto contattati, coltivati, per sentirsi chiedere
porcate credo rifiutarono, avrebbero dovuto fare un lavoro pedagogico e
spiegare al popolino coglione come le Polizie Segrete lavorino, e come mettano
su gruppi e pure terrorismi. ...Non lo avrebbero loro permesso, di spiegare
tali cose... Avrebbero dovuto egualmente
provarci, se fosse stata una cosa seria. Oppure no, visto che i grandi capi erano parte e, al loro livello, primi
attori del gioco truccato di regime, come avviene del resto in tutti i regimi,
cioè in tutti gli Stati.
È appunto il limite, il meccanismo
truccato, intrinseco, di qualunque organizzazione. Il leader massimo è magari
un genio. Non che questa sia una condizione necessaria per essere leader. A
volte il leader è un minchione e vi sono dei geni tra i gregari. Assumiamo
egualmente che in un certo gruppo il leader sia un genio. Il genio deve
poggiare inevitabilmente sui minchioni, e pure variamente corrotti. Beh, avrai
avuto qualche motivo, od anche solo qualche pura illusione, all’inizio puoi
pure essere stato onesto per quando questa non sua una precondizione
necessaria, se ti sei fatto, o fatto fare, capo di una certa organizzazione e
pure con seguito di massa. Ti accorgi poi, ad un certo punto, che il gioco è
truccato. Rifiuti di fare il leader del “Sentiero Luminoso” italico [ed i
CC-NATO, che avrebbero voluto LC divenisse tale, poi te la faranno pure pagare
di non esserti prestato a ciò – sì, alludiamo a quello ed a quelli fottuti con
la montatura-Calabresi, Calabresi il già commissario poi liquidato dalle
Polizie Segrete CC con cui stava interferendo]. Oppure non te ne accorgi. Ma
egualmente te ne vuoi tirare fuori. Non te la senti di fare valigia ed
andartene, di lasciare la parte degli adepti che non se ne è ancora andata. Ed
ecco che tiri fuori quel non nuovo né aderire, né sabotare. Ora è un né
di qua né di là, che poi era né con lo Stato, né col terrorismo [per
precisione, loro dicevano, pudicamente, ma imprecisamente, le BR]. Tu,
leader massimo, oltre che fine letterato, per cui ben pesi le parole e le loro
combinazioni, hai magari capito tutto per cui vuoi dire che il gioco è truccato
e che ti tiri fuori dalla finta contrapposizione tra pro ed anti, finzione che
pur non ti senti di denunciare anche perché chissà che succederebbe, e ti
succederebbe, se mai la denunciassi apertamente. Del resto, comunque tu leader
prigioniero di questo non poterla dire tutta, gli adepti, non fini letterati, e
neppure con vere conoscenze dei meccanismi del potere, metabolizzano lo slogan
a seconda di come il loro istinto si combini coi messaggi gli insozzi del
cervello mediatici fanno loro arrivare. I “compagni che sbagliano” sono
presentati come i ribelli. Ecco che tu che ti ribelli, o così credi e ti viene
fatto credere, ti senti istintivamente, pur con lo slogan-direttiva di
neutralità, di solidarizzare con altri presentati dai media come ribelli pur,
in apparenza, più radicali, almeno come mezzi usati e secondo la scala
radicalità=violenza, di te. Risottolineiamo che, dopo che erano state sprecate
tonnellate di carta ed altro per i miti fascisti, ben diffusi pur nel
dopoguerra, e per quelli ‘partigiani’ per la balla della “Repubblica nata dalla
resistenza”, se ne aggiunsero altre tonnellate ed altro per diffondere i miti
guerriglieri. L’editoria è un’attività in perdita, se lasciata al mercato, per
cui i profitti li si creano con meccanismi sotto controllo statale e del
potere. Idem tutti gli altri settori ideologici, quelli deputati agli insozzi
delle chiorbe vuote.
Non vogliamo dire che il concetto, o
slogan, o direttiva, fosse ‘giusto’ ma capito male. Non ci interessa discutere
di correttezze o meno, dato che poi andrebbe tutto contestualizzato e, quando
si contestualizza, non esistono correttezze ed errori. Inoltre, alla fin fine,
i concetti, e gli slogan od altri codici espressivi li pubblicizzano, sono come
sono capiti e vissuti. Quello era capito e vissuto a quel modo.
Inutile indagare o filosofeggiare se
chi l’avesse coniato lo avesse coniato ‘giusto’, ma poi... Sofri, che qualche
pratica di Polizie Segrete l’aveva avuta perché è pubblico Federico Umberto
D’Amato avesse tentato di reclutarlo ma lui avesse rifiutato, ed aveva pure
rifiutato, ma questo non non lo dicono, di traghettare LC al terrorismo di
massa dei CC andreottiani ed infatti gliela avevano fatta pagare colla
montatura-Calabresi (ammazzato dalle Polizie Segrete CC-NATO e dai loro fasci,
su cui il commissario stava privatamente indagando scoprendo le connessioni
DC-governo-CC-fasci-stragismo di Stato), s’era poi inventato la LC “delle
femministe”. Non che il concetto in sé volesse dire nulla. Tuttavia il
messaggio era: “Quelli fanno la guerra che intanto è contro di voi. Non che si
possa far nulla per farla finire visto che chi se la crea se la liquiderà
secondo suoi tempi e suoi piani. Voi tiratevene fuori pensando alla figa e solo
alla figa.” Dal populismo gasparazziano allo “scopate che è meglio”. Anche
questa era una finezza letteraria del colto Sofri che i suoi seguaci non
potevano capire. Mentre tutto si esauriva soppiantato dal terrorismo, e poi lo
stesso terrorismo fu fatto esaurire dai CC-NATO lo avevano creato, lui cercò di
vivere altre vite nella letteratura, nel folklore, nel giornalismo
cultural-populistico all’estero. Quando le Polizie Segrete CC ti mettono nel
mirino dello State/government-organized stalking-mobbing per infognarti,
e lì pure di brutto, non è che sia facile sottrarsi. “Non vuoi fare il
terrorista, anzi non vuoi fare il capo di un autentico terrorismo di massa
quale sarebbe stato LC passata alla lotta armata, e tenti pure di andarci in
culo prima con la storia della neutralità e poi dicendo di pensare a chiavare e
solo a chiavare?! E noi CC, allora, ti accolliamo un assassinio nostro, così
chiudiamo pure un caso aperto, quello del commissario, che del resto voi
avevate pubblicamente sputtanato! Visto che sarebbe pure prescritto, se ti
dichiari colpevole la fai franca come galera pur uscendone sputtanato. Se ti
dichiari innocente sei sputtanato egualmente e ti fai pure la galera. A te la
scelta. Sei comunque fottuto.” E l’Adriano ed alcuni già prossimi si trovarono
fottuti.
Irrilevante che Sofri magari scriva,
quando continua fare il politicante, molte scemenze o che, eventualmente, ad
altri, appaiano intelligentissime ed elevatissime e può pure essere lo siano,
...per loro. Non è questo il punto. In Italiozia (ma il popolino coglione e gli
intellettuali, od auto-pretendentisi tali, non meno coglioni, sono lo stesso e gli
stessi dappertutto), tutti ragionano in modo mafioso, o tribal-ottuso che è lo
stesso: “È dei nostri e proprio dei nostrissimi, lo difendiamo qualunque cosa
faccia e gli facciano.” oppure “Non è dei nostri, che cazzo ce frega se l’hanno
infognato. Anzi, godiamo che lo sia stato, perché ci stava sul cazzo. Non ci
frega nulla se era innocente e glielo hanno messo in qual posto. Godiamo che
lui, che ci stava sul cazzo, se lo sia preso in quel posto.” Il compagnuzzo non
è che ‘pensi’ e percepisca in modo differente dal cliente suddico e
non-suddico. La piccola ‘logica’ di cosca e di convenienza personale prevale su
ogni cosa.
Sono ragionamenti dementi e da
dementi. Eppure tali sono i pidocchi reali. Inutile negarselo oppure farsene un
cruccio. Parlano di grandi principi, di ordini futuri, di solidarietà, di
collettività. Alla fine seguono chi dia loro uno stipendio, un posto, una
posizione, un qualche paradigma magari non del tutto, o neppure un po’, loro ma
che si fanno calzare con mille auto-giustificazioni, e la possibilità di
esprimesi purché esprimano quel il regime voglia da loro ed ad esso funzionale.
Il fascio si dice che per fare che cacchio voglia debba avere qualcuno gli
copra le spalle, cioè lo Stato, il potere. Il compagnuzzo, che non è antropologicamente
differente dal fascio, si dice che in fondo ci si deve adattare al possibile,
fare gli ‘antagonisti’ che è loro concesso di fare, cioè quello Stato e potere
concedono loro di fare e funzionale a loro Stato e potere. Quale la differenza?
Solo livelli individuali di auto-giustificazione e d’auto-mistificazione. Alla
fine non è l’ideologia o pseudo-ideologia originaria che fa la differenza. Non
esiste differenza, se esiste, se non a livello psicologico-esistenziale
individuale. Che differenza? Nessuna differenza, a parte gli slogan ci si fanno
rimbombare nei crani vuoti. Pidocchi e pidocchi, dove neppure esistono pupari,
ma solo differenze di reddito. Pidocchi che hanno di più e pidocchi che hanno
livelli di sussistenza o intermedi.
In realtà, “la ribellione” era una
grande manipolazione. Già il ’60 ed il ’68 erano state delle fabbricazioni.
L’operazione è molto semplice, se uno appena inserisca il cervello per
comprenderla. È la teoria dello sfogo.
Se crei un sovraccumulo, poi lo fai sfogare dove vuoi, perché da qualche parte
deve pure fuoriuscire. Chi detiene il potere reale ha tutti gli strumenti per
creare sovraccumuli, dirigere gli inevitabili sfoghi ed orientarli per i propri
tornaconti di potere. O si canalizzano le energie in sviluppo o le si
canalizzano per sprofondare meglio nel sottosviluppo voluto dal potere e dai
poteri.
I cosiddetti movimenti di massa sono
sempre fabbricati. Sono delle mode. Le mode sono create. Una Polizia Segreta
con adeguato potere monta operazioni culturali, flussi di finanziamenti,
coperture di potere. Non che operi direttamente. Opera direttamente solo a
livello di attivazione di attori primari debbano essere attivati. Non che
l’agente speciale, o l'ufficio, incaricato ci capisca nulla. La fonte
istituzionale, di potere dice che e chi attivare. Non si pensi che siano
operazioni complicate. Basta sono cambiare qualche variabile. Poi tutto si
produce da solo.
Coi media si creano flussi di
informazione-disinformazione. Contattando imprenditori cui si danno coperture,
e che si possono rovinare se non cooperano, si creano flussi di finanziamenti.
Apparati dello Stato danno copertura, finché fa loro comodo, ad organizzazioni,
movimenti, partiti. Sono scelte di potere. Non nasce nulla dal caso. Quando poi
ci sono centomila od un milione di persone in piazza, pacifiche o meno,
disarmate o con le armi, è perché c’ è stato
un lavoro prima, un lavoro di potere e di Polizie Segrete agli ordini
istituzionali. Forme di repressione sono tecniche di controllo ma anche modi di
creare radicalizzazioni si vogliano creare.
Lo Stato sviluppista [Developmental
State] usa il sovraccumulo emozionale, da esso stesso creato, per il
proprio sviluppo interno ed imperialismo estero. Imprenditori e guerrieri che
sono separati solo come funzioni. La mentalità imprenditoriale diffusa si
esprime in vari campi e nessun campo è incompatibile relativamente agli altri.
Ecco perché l’Inghilterra resta impermeabile a sovversioni interne ed esterne.
Il potere non si fotte da solo. Già, la Germania, creazione inglese, segue
logiche differenti fino a che, divenuta pericolosa per chi la ha creata, gli
inglesi ne iniziano la devastazione. Cosa del tutto visibile con la sconfitta
bellica del 1918. Questo non viene raccontato alle vaste masse cui vengono date
a bere forze diaboliche magicamente uscite dal nulla, o su cui si danno
spiegazioni fasulle. No, è tutto creato, e su volere dell’Impero che,
ovviamente, trova sempre interessati collaborazionisti locali.
Invece, lo Stato sottosviluppista si
crea e si fa creare sovraccumuli emozionali di massa che poi canalizza, o altri
canalizzano, verso contestazioni che lo indeboliscono ancora di più, e verso la
corruzione individuale e sociale generalizzata che lo conduce alla
disgregazione progressiva. L’Italiozia sottosviluppista esce dal
monarco-fascismo (la finta soluzione alla finta sovversione rossa o rossiccia,
a sua volta creata contro i reduci nazionalisti fregati dalla guerra inutile e
dalla pace in perdita) col nuovo fascismo ‘repubblicano’ dei partitoni compradori,
compradori dei vari vincitori che poi sono i due Imperi anglofoni ed annessi,
annessi sovietici o meno. Il vero Impero è quello Britannico, di cui gli USA
sono braccio armato, armato-finanziario, e tutti gli altri sono appendici. La
Germania esce [ma è sempre la stessa!] dal nazismo con la rinnovata corsa
imperiale, o tale sembra, il MEC, la CEE e la UE, velleità imperiale pur del
tutto subordinata all’Impero anglofono, possibile solo giocando tatticamente
sulla differenza di interessi tra l’Impero Britannico e quello Statunitense, od
essendo dai due Imperi giocata. Idem il Giappone. Gli apparati dell’Insicurezza
e i Disservizi di Deficience tedeschi, come del resto quelli giapponesi, sono
del tutto subordinati a quelli angloamericani, e contro di essi non possono
proprio nulla, a parte farsi abusare costantemente.
La storia ha permanenze che sfuggono
alle contingenze, ai decenni. Anche le genesi sviluppiste o sottosviluppiste
non è che vengano invertite da contingenze storiche, da successi od insuccessi
contingenti. Le sconfitte belliche, che durino da un secolo o solo da una
settantina di anni, non sono solo contingenze ma derivano da una cronica
inferiorità organizzativa, sia tedesca che giapponese, all’organizzazione
angloamericana. La politica politicantica, quella che fanno vedere ed a cui
obbligano la gente ad appassionarsi, è solo cosmesi, copertura di altro deve
restare celato.
Sì, è tutto manipolato, anche le
correnti culturali, come di tanto in tanto viene fuori. Del resto, attengono la
sfera della rappresentazione, dunque del potere, di chi ha i soldi per
finanziare la sfera della rappresentazione per interessi suoi. Normale che vi
sia chi le sfrutti e chi ne sia sfruttato, ...da queste manipolazioni di potere
per i motivi più differenti. Chi studi le scienze, a cominciare da quelle
esatte, lo vede o l’intuisce ben presto come la realtà sia in gran parte
deterministica. Anche le auto-organizzazioni caotiche hanno basi
deterministiche. La stessa immanenza del caso, dove esso importi, orienta
percorsi sostanzialmente deterministici. Il problema è più di rappresentazione
che d’altro. La realtà è deterministica e fors’anche reversibile. Tra l’altro,
i sensi ci fanno vedere spicchi talmente limitati di realtà che solo possiamo
immaginare ve ne siano altre, parallele, ma non visibili. E qui ci
interrompiamo perché il campo sarebbe troppo vasto ed anche dubbio, dubbio lo
si possa afferrare, e che sia di qualche utilità afferrare queste cose al di
fuori della portata degli umani reali e di cui, purtuttavia, se ne hanno, di
tanto in tanto, o di frequente per chi sia più acuto, segni vari.
In Italiozia, il blocco e
disintegrazione del miracolo economico degli anni ‘50
e primi anni ‘60 viene imposto da Londra che,
isterica, vede il proprio staterello mediterraneo, pur sconfitto in guerra,
svilupparsi a ritmi sostenuti. Il para-sviluppismo ‘fascista’ che continua, che
sopravvive alla sconfitta bellica. Gli inglesi, complici i propri leccaculo
d’Italiozia, affondano la DC come partito centralizzato, impongono la non
liquidazione del PCI (del resto creazione angloamericana alla Conferenza di
Teheran, sennò sarebbe restato a livello dell’1% o meno) ed anzi il suo
riaccesso nel governo formale tramite un PSI già para-sovietico (anche quando
cambia campo, dal KGB alla CIA, le ideologie confuse e sottosviluppiste
continuano a permearlo, ed anzi contagiano inevitabilmente ed ulteriormente i
governi di cui fa parte). Con la Mediobanca di Cuccia[-Jung] (il chekista
mafioso-compradoro angloamericano per governare le oligarchie compradore
d’Italiozia), continuano ad alimentare il letale sistema
burocratico-oligarchico predatorio di fatto di para-Stato ed anzi con ulteriore
contrazione dei già bassi livelli di concorrenza. La devastazione ulteriore di
una macchina statale già versione debole e corrotta del burocratismo francese è
una conseguenza di questi processi.
Scassate economia e Stato, compressa
la già scarsa mobilità sociale, ecco che inevitabilmente si creano forti
tensioni sia a livello di lavoratori presenti che di lavoratori futuri, gli
studenti. Se negli anni ‘50 viene fatta crescere ad arte una letteratura
parafascista-mussoliniana, oltre alla parallela retorica resistenzialista di
area PCI, cogli anni ’60 viene ad essa affiancata una continua crescita di
letterature sinistre anche estreme. Le case editrici non vivono nel vuoto e
dipendono da finanziamenti sia bancari che di centri industriali. Immaginare
che i governi reali siano estranei alle scelte cultural-editoriali è come
immaginare che tutto succeda per caso quando è semmai vero il contrario. Il
‘cattolicissimo’ Andreotti è non stranamente estremamente liberale quando fa il
censore cinematografico, di un cinema spartito tra DC e PCI. “La DC”, cioè il
regime anglo-sovietico, ‘dà’ gran parte della ‘cultura’ al PCI. Lo avevano
deciso gli inglesi coi sovietici a Teheran, a fine 1943, quando si fanno
prestare Togliatti non per il piccolo cabotaggio ma per costruire un vero
contropotere di ricatto alla DC-Vaticano di cui non si fidano. Deciso già col 1940,
quando gli inglesi lasciano volentieri i Savoia coi tedeschi, di affondare la
monarchia di cui non si sono mai molto fidati dato che la trovano sempre a
pendere dal lato germanico, la Corona Britannica deve creare delle reti di
influenza e dominio che permettano un più stretto controllo dell’Ambasciata
Britannica a Roma sul governo reale di Italiozia. Se costruisci un contropotere
non è che dai ad esso il Ministero delle Poste. Quello se lo poteva tenere la
DC per raccattare voti clientelari del basso popolino. Se costruisci un vero
contropotere lo devi radicare nei centri culturali e nelle aristocrazie operaie
(di fatto, i leccaculo e collaborazionisti del padrone, chiunque esso sia ed a
qualunque livello, circostanza ovviamente da tacersi assolutamente e da
mistificare con la propaganda culturale, cioè con l’insozzo delle chiorbe
vuote), e come diretto interlocutore e cooperante di Mediobanca e
Confindustrie-e-simili. Ecco la macro-operazione gli inglesi fanno col PCI di
Togliatti. Inondano i cinema, e poi la TV, di filmetti su immaginarie
resistenze, si inventano miti partigiani, impongono le visioni inglesi della
storia, fingono lotte operaie quando sono solo giochetti delle Confindustrie
per avere più soldi da Roma mentre Italiozia, dopo la fiammata post-bellica,
viene obbligata alla progressiva distruzione della propria struttura
produttiva, sfasciano il bilancio pubblico, tutto il settore pubblico diviene
sempre più corrotto mentre fingono riforme in rapida successione e misure
sociali, creano agitazioni e movimenti di massa per imporre a tutti i livelli
la logica sfascista delle emergenze che usano per giustificare l’arbitrio
assoluto sempre ed a tutti i livelli. Per continuare a fottere Italiozia
necessitano del PCI, non solo della anglo-vaticana DC di cui non si fidano, o
dei loro “partiti laici”. Anzi, proprio i loro “partiti laici” sono i meno
funzionali alla demolizione di Italiozia per cui vengono retrocessi a pura
coreografia. Per questo, per sfondare Italiozia, necessitano di “cattolici” e “comunisti”
come partiti di massa, e relativi sindacati ed associazioni. Dunque gli
occupanti angloamericani li creano come tali,come partiti di massa, dando loro
immobili e fondi del già PNF, e posizioni di governo centrale e locale che
permettano agli stessi di creasi solide clientele di massa. Qualche cretino, od
interessato, racconta dei partiti che sottopongono il proprio programma “alla
cittadinanza”. Vi sono solo pidocchi politici che distribuiscono posti e favori
ad altri pidocchi, e pidocchi che li votano perché vedono in loro il potere,
perché questi partiti sono il potere, potere che deriva dai padroni esterni ed
interni di Italiozia, gli angloamericani e la loro Mediobanca coi suoi
finanzieri ed industriali. Andreotti viene usato dagli inglesi, che pur lo
detestano, per minare il controllo vaticano sulla DC. La DC passa sotto il
controllo delle corrotte burocrazie pubbliche che estendono le loro mani anche
sul Vaticano, tramite Andreotti. Emblematico il caso Moro, anche a questo
proposito, dove è Andreotti che, forte del potere carabiniero-Gladio-NATO, dà
lui gli ordini al Papa. Infine, gli inglesi appoggiano Cuccia[-Jung], loro
agente diretto, che propone loro di liquidare la stessa DC. Il PCI, no. Il PCI
è un fantoccio inglese sempre utilissimo, utilissimo per nuovi livelli di
sfascio quando la stessa DC viene liquidata, sebbene l’operazione riesca solo
in parte dato che Andreotti, pur spodestato, con una straordinaria operazione
di Polizia Segreta CC si inventa Berlusconi, il Berlusconi che mette faccia e
voti mentre Gianni Letta viene posto alla testa del blocco andreottiano che
continua a vivere, pur ora in acque avverse. Andreotti usa le strutture già
Gladio (sia per l’arresto di Riina, protetto dal Quirinale-inglesi, che per il
terrorismo del 1993), come già fece quando ordinò l’assassinio di Moro, per cui
scattano le coperture NATO ed il segreto di Stato. Quando CC di Andreotti
verranno colpiti e rimossi lo saranno per altre cose, essendo legalmente
irresponsabili per crimini commessi con la copertura del segreto di Stato e del
segreto di Stato sul segreto di Stato per cui neppure se ne può accennare,
nell’Italiozia compradora, dei loro crimini. Lo stesso vale, ovviamente, per i
crimini del blocco Quirinale-Mediobanca al servizio inglese. C’è da dire, o da
ripetere, che il finto governo e la finta opposizione di G.Letta-Berlusconi
fanno comodo pure agli inglesi che devono sempre creare forze di ricatto per
non rischiare di perdere il controllo dei loro agenti diretti. Differentemente,
avrebbero arrestato Berlusconi subito, già nel 1992 o 1993, quando non
occorreva neppure un indizio per arrestare e rovinare politici ed altri.
Qualunque terrorismo di Stato in Italiozia è coperto dal segreto di Stato e da
quello NATO. Andreotti ed i suoi, che si coprono dietro ad operazioni della
già-Gladio, si tutelano dietro la NATO da eventuali rappresaglie dirette del
partito del Quirinale-Mediobanca-inglesi che dunque può colpire taluni di loro
ma per altre cose, non per i crimini commessi sotto copertura. Certo è
Andreotti che, in apparenza, smaschera Gladio, ma solo quella da operetta, NON
gli uffici terrorismi e mafie dei CC. Lo fa perché la volevano usare gli
inglesi contro di lui e perché ormai esisteva di peggio, a livello NATO, e da
lui usabile. La NATO, che pur, con tipica logica burocratica, non osa
pensionare una Gladio che non serve più a nulla, aveva già creato, per il
terrorismo di Stato e le sue molteplici operazioni sporche, nuovi dipartimenti
centrali, con branche locali. Con la doppia denuncia di Andreotti, che
sbugiarda pure le prime asserzioni inglesi che ormai Gladio non opererebbe più,
i nuovi dipartimenti terrorismo&mafie della NATO prendono in carico gli
armamenti già Gladio mentre ne pensionano le milizie parallele di vecchi
informatori e provocatori che sono in pratica già state sostituite con un
modello flessibile, di massa, del resto già in uso da sempre per operazioni di
Polizia Segreta, per cui gli ufficiali di Polizia Segreta della nuova
struttura, che noi chiameremo Ax,
reclutano sul momento ed usano coloro di cui necessitano senza creare milizie
permanenti ed ufficiali. Alla logica dello stay
behind viene sostituita quella dello stay
within. Lo schema terrorista di Gladio
viene massificato e permanentizzato con Ax.
Gli Imperi e gli Stati dispongono di
massicci apparati di disinformazione e di lobotomizzazione. Le mode sono da
essi accuratamente create con operazioni di breve, medio e lungo periodo. Sono
operazioni sia locali, sia avviate dagli stessi Imperi per loro ragioni di
dominio. Culture sottosviluppiste sono diligentemente alimentate sia dai centri
dell’Impero che dalle loro agenzie compradore indigene. È quello succede in
Italiozia.
Ad esempio, quadri DC-CISL che, negli
anni ‘60 e ’70,
blaterano di partiti rivoluzionari e rivoluzioni stanno solo seguendo le
istruzioni delle riunioni CIA per sindacalisti sulle tecniche per contrastare
“il comunismo”, alias l’URSS ed il
suo partito ufficiale. “Visto anche certi orientamenti della Chiesa, non ci
sarà difficile urlare alla rivoluzione per andare allo scasso del PCI, pur con
linea di netta avversione all’URSS e di amicizia occidentale...”: ...ecco quel
vien detto. Sono le istruzioni della CIA e dei Carabinieri
Stragisto-Terroristi, nelle loro riunioni coi quadri della DC. Non che vogliano
scassare il PCI,che è una creazione angloamericana. Vi hanno perfino infilato
dentro il figlio naturale dell’ultimo Re d’Italia, G.Napolitano di Savoia, che
tutti sanno essere tale [e che, come tale, dovrebbe essere in esilio] ma
nessuno osa dirlo perché chi mai lo dicesse farebbe subito una bruttissima
fine. Stanno solo scassando Italiozia. Sono giochetti. Per istericizzare le
masse dei sempre creare nemici. Idem per
istericizzare le tue milizie come quelle altrui ...che sono egualmente
tue anche se in modo differente invisibile. Ai DC e fasci vendi il “pericolo
comunista”, ai ‘comunisti’ vendi il pericolo ‘fascista’, etc etc., ed il
giochetto è fatto. Poi si sono inventati il “pericolo Berlusconi”. Ora il
“terrorismo islamico”. Sono solo tecniche di marketing, e tragiche pagliacciate
per pidocchi idioti.
Ai quadri DC-CISL, ed altri, di livello più elevato, cioè più
psicotico-delinquenziali, ed anche più pagati, per cui il loro conformismo ed
omertà sono più sicuri, sia la CIA che i Carabinieri Stragisto-Terroristi dicono decisamente di più. Non che
raccontino tutta la storia, che poi neppure loro, soldataglia ignorante, sanno
né intuiscono.
“Il rivoluzionarismo verbale ci permette di competere col PCI e pure
con l’estrema sinistra, pure quella armata. Di più... ...Ci permette,
all’occorrenza, di infiltrarci nei gruppi estremisti ed armati, senza destare
sospetti... ...Ovviamente sono cose delicate per cui dovete eseguire gli ordini
in modo militare e con disciplina militare. Voi riferite e noi vi diciamo. Non
è che vi infiltriate di testa vostra e, se poi fate dei pasticci, pensiate che
noi vi si possa tirare fuori. Invece, se vi infiltrate, o meno, ed in vario
grado, se operate secondo nostri precisi ordini, certo che avete poi copertura
totale, sempre che eseguiate ordini e non vi lanciate in iniziative avventate.
I giudici li controlliamo noi, sempre che si agisca con copertura
istituzionale. Beh, lo sapete che, in tutto, ci sono delle catene di
comando...”
Ci sono pecorai divenuti dirigenti in burocrazie pubbliche con stipendi
da 500’000 euro l’anno. Indovinate chi li ha spinti e perché? ...Si sono
prestati, a volte anche solo in modo marginale, per cose del tipo indicato
sopra. ...Oh, anche stragisti neri e rossi fatti espatriate, ottenere rifugi e
residenze permanenti, ed arricchire all’estero. No, il caso non c’entra nulla!
La DC, e non solo [pure il PCI, anche se lì i contatti diretti con CIA
e SIS li avevano un paio, o quattro, ai vertici], aveva uffici, piccoli e
segretissimi, una rete apparentemente informale, che si occupava di attività
stragisto-terroriste. Ai loro circoli ristretti, loro dicevano qualcosa di più
sulla logica politica, del tutto perversa, del terrorismo di Stato.
“Il sindacalismo estremo ci permette di tenere sotto ricatto
l’industria privata che ci ha sempre snobbato e solo in apparenza ci sostiene.
Più ha bisogno, più noi, Stato, abbiamo autonomia politica. Quando ai gruppi
estremisti ed armati, che ci permettono di tenere sotto ricatto lo stesso PCI,
in fondo sia i mercati delle armi che quelli dei finanziamenti li controlliamo
coi, coi nostri apparati militari e di polizia, e relative mafie od anche
aziende con facciate rispettabilissime. Cosa che ci permette di usare questi
gruppi estremisti, neri o rossi che siano, anche per operazioni speciali varie
che non possiamo andare in giro a dire. ...Occorrono disciplina e fiducia...”
Perché pensate che non si mai venuto fuori nulla, ufficialmente, sugli
approvvigionamenti di armi ai vari gruppi. E, quando è venuto fuori, si trattava
di un gruppo dell’OLP cui nessuno poteva fare nulla anche perché nessuno gruppo
o gruppetto estero avrebbe mai dato neppure una cartuccia a nessuno senza
esplicita richiesta CC-SIS-CIA. Beh, questo non potevano scriverlo sui media.
Nelle sovversioni e terrorismi di Stato, alla fine del tutto scassati
come lo Stato li promuove, colle sue burocrazie corrotte, ci sono
inevitabilmente, ed in gran numero, indisciplinati e cazzoni. Chi si fa prendere la mano, ci pensano i CC
ad usarli per infiltrarsi e poi agire da provocatori ed informatori. È quello
effettivamente succede... Anche in altri ambienti... Le burocrazie usano sempre
inclinazioni e deviazioni personali, per i loro fini, ovviamente per quel
riescano a capire ed a fare burocrati ottusi e corrotti. Nell’eterodirezione,
il manipolato è ‘pulito’, nel senso che è un fesso usato a sua insaputa pur
credendo di agire per fini suoi od in cui pensa di credere. Altri sono
semplicemente infilati e poi defilati od esfiltrati: ...sanno quel che stanno
facendo (per quel possa capire un pidocchio di tali ambienti...; obbediscono
comunque ad ordini delle Polizie Segrete di cui sono agenti). Sono più di
quanti si pensi. Pidocchi manipolati da pidocchi di Stato che seguono procedure
e routines militari standard.
Il PCI è complemento dello stesso
gioco, deciso formalmente a Teheran a fine 1943. Il PCI è un partito degli
angloamericani e dei Carabinieri-NATO, pur raccontando ai suoi, a quelli che se
la bevono, la massa, di essere il partito rivoluzionario sovietico. Sono un
partito organicamente dei Carabinieri-NATO, dunque del SIS-CIA in incognito.
Quelli lo capiscono, o lo sentono, devono stare zitti. Non se ne può parlare
nel PCI. Neppure attorno ad esso.
Non fosse stato Andreotti, sarebbe
stato qualche d’un altro. In effetti non è l’unico. C’è tutto un gruppo formato
dal Vaticano, con SIS-MI6&5 e FBI-CIA, specializzato, almeno sulla carta e
con strumenti militari vari, in tecniche di sovversione interna. Cossiga è uno
di quelli, di quelli mandati “a scuola di terrorismo di Stato”. Lo racconta lui
stesso, chiamando la cosa in altro modo, ovviamente.
Questi giochetti li fanno da sempre.
Nella DC, come in tutti i partiti di governo e para-governo in tutto il mondo,
più o meno. Se un Andreotti vuole far veramente fuori la DC dei Fanfani e dei
Moro, dei preti, per imporre sé stesso ed il suo clan mafioso-burocratico
romano e vaticano, ecco che lo deve fare pure a livello di apparati militari.
In pratica, gli Squadroni della Morte dei Carabinieri, e tutto ciò essi
controllano, devono passare sotto il suo esclusivo controllo. Che poi non è
solo Andreotti ma lui è la faccia istituzionale, o una delle facce
istituzionali, di cordate burocratiche e burocratico-militari e con accordi, ma
anche disaccordi e coltellate basse, a livello finanziario-industriale.
Gli inglesi, che hanno visioni e
pratiche molto meno burocratiche, se devono assolutamente fare un’operazione in
Italiozia, intervengono sia che i CC-NATO cooperino, sia avendoli contro. Hanno
il potere di poterlo fare. Non è una questione solo tecnica, ma di gerarchie,
di rapporti di forza e di controllo anche istituzionali.
Questo lavorio a livello di apparati
militari, di Polizie Segrete, sarà quello in cui Andreotti grandeggerà [oltre
che ‘grandeggiare’ nello sfascio generalizzato di Stato ed economia, in tandem
con Berlinguer e col PCI], con appoggio angloamericano, o più americano che
inglese, anche se riesce, per esempio, a far assassinare Moro con copertura
NATO ma non riesce a rimpiazzarlo con sé stesso come Presidente della
Repubblica nel 1978. Nel 1978, gli inglesi mettono al Quirinale il loro
Pertini, loro cagnolino obbediente e grande demagogo. Tra l’altro, Andreotti
ripeterà la stessa operazione per divenire Presidente nel 1992. Anche lì,
inizia l’attacco contro l’asse Craxi e Forlani, di cui avvia la liquidazione,
ma poi il blocco Mediobanca-inglesi lo batte a livello militare con Capaci
costringendolo alla ritirata dalle sue ambizioni quirinalizie. Nel 1992, dopo
l’obbediente Cossiga [sì quello che parlava a vuoto proprio perché non osava
fare altro! - non a caso si dimette, per fare spazio a Spadolini, non appena
gli inglesi glielo ordinano, perché necessitano di uno dei loro al Quirinale
per colpire Andeotti a Capaci o dove fosse stato possibile], gli inglesi
trovano un altro bamba obbediente, Scalfaro, che si crede Cicerone, quando apre
bocca. Un innocuo pazzo.
I ‘ribelli’ rossi degli anni ’60 ed
oltre, che in gran parte rimpiazzano quelli neri degli anni ’50 e successivi,
sono creazioni di regime tramite le Polizie Segrete CC che aprono anche a loro
il mercato delle armi e pure quello dei soldi per attività editoriali. Non a
caso, nei processi per terrorismo, si censura da dove le armi provenissero,
salvo quel caso in cui i CC usano gruppi palestinesi amici dei CC per armare
Moretti lasciato all’asciutto da Morucci-Faranda (fatti subito arrestare da un
agente dei CC la cui figlia li aveva ospitati, perché non facessero ombra a
M.Moretti). Anche lì, nei processi, non la contano tutta. Anzi, non la contano
per nulla su queste cose. Fanno sembrare che esistessero ‘palestinesi’ ansiosi
di fare regali alle BR, quando invece si trattava e si tratta di formazioni
tutte creazioni di Stati e Polizie Segrete in ottima cooperazione colle Polizie
Segrete CC-NATO. Nessuno viola le regole [quelle definite tra Polizie Segrete]
nelle “relazioni internazionali”.
Fai creare gruppi armati. Reprimi chi
non riesci a controllare mentre spingi avanti i tuoi o comunque quelli puoi
manipolare anche solo con tecniche di eterodirezione, ed ecco che puoi
scatenare terrorismi neri e rossi, ed accollarli a ‘forze oscure’ mentre sei tu
governo reale e formale che li hai creati, alimentati, usati per fini tuoi ed,
infine, liquidati quando non ti servivano più.
Gli agenti diretti vengono in genere
salvati. Nessuno ottiene asilo politico od altro senza precisa richiesta,
assistenza, delle Polizie Segrete CC. La massa degli eterodiretti viene
liquidata con prigioni ed assassinii. Tutti quelli che ottengono asilo politico
od altro all’estero lo hanno sempre ottenuto su intervento dei
Carabinieri-NATO, cioè del governo reale e formale, anche se poi contano cose
opposte e sollevano grandi teatrini pubblici per confondere i polli.
Per non essere troppo debitrice agli
Squadroni della Morte CC e connessi, per non dare loro troppo potere, la DC
preferisce le sceneggiate degli arresti di massa a quella delle esecuzioni di
massa, quando decide di liquidare il terrorismo rosso degli anni ’70 e inizio
’80. Le Polizie Segrete CC, gli Squadroni della Morte CC, ricambiano questo
essere stati tenuti a freno, per cui non hanno potuto ammazzarli anziché
limitarsi ad arrestare, e si mostrano pure estremamente scontenti dell’ordine
DC di fare uscire tutti non in tempi biblici, cercando di montare processi su
processi contro tutti i già giudizialmente liquidati. Cercano di rimontare
bande di rapinatori o bande armate, spesso finte, le varie “nuove BR” o “nuove
PL” o “gli anarco-insurrezionalisti”, anche inventandosele, per dare a bere che
gli ex avrebbero dovuto essere ammazzati anziché solo incarcerati perché
comunque continuano a delinquere ed a terrorizzare. Questo è il messaggio
cercano di lanciare e trasmettono, anche inventandosi ex da delinquenti comuni
invece presentati suoi media come vecchi capi riemersi perché, appunto, non
sufficientemente liquidati. Della serie: “se ce li lasciavate ammazzare... se
si gettavano via le chiavi delle celle...” Il crimine di Stato fonda potere. Le
burocrazie più delinquono più si reputano potenti, ed anche relativamente
indipendenti relativamente al potere formal-istituzionale senza la cui
copertura, tuttavia, non potrebbero fare nulla. Chi esegua gli ordini dipende
da chi li dia. Ma pure chi li dia dipende sempre dagli esecutori.
In realtà, più che né con questi né con quelli, visto il
livello dell’idiota medio su queste cose, per essere ben compresi, quelli di LC
(i vertici) ed altri avrebbero dovuto dire: “Andate tutti affanculo. Se non
volete il terrorismo smettete di crearlo. È tutto montato dai CC su ordine
governativo-NATO.” Non potevano dirlo. Non lo avrebbero permesso loro. Lo
stesso PCI che, in apparenza, diceva apertamente che il terrorismo era creato,
in realtà negava questa sua affermazione, e cooperava alla mistificazione,
dicendo che vi erano forze oscure, deviati ed altre minchiate. Non poteva
dire che lo avevano creato loro stessi coi CC-NATO, anche con occasionali aiuti
dell’Est [Est-CC-NATO, non fantomatiche destabilizzazioni opera del campo
avverso che non sono mai esistite - i due campi, fintamente avversi, si sono
sempre reciprocamente aiutati a stabilizzarsi, ognuno secondo le proprie
procedure] e di ex-partigiani, ma sempre su richiesta e manipolazione CC. Sennò
nessun servizio dell’Est od altro di sogna di farsi implicare in queste cose.
Tanto meno “i palestinesi” che, quando danno armi, le danno su richiesta delle
Polizie Segrete CC.
La P2 erano Andreotti e Berlinguer,
Andreotti puparo e Berlinguer utile idiota, alias
i loro CC, con Gelli come loro segretario generale, come amministratore che
metteva la faccia. Che poi l’ignorantucolo e sprovveduto Berlinguer non si
rendesse pienamente conto di essere un burattino di Andreotti... Impossibile!
Certo, un impiegatucolo raccomandato da massoni sardi e candidato alla Segreteria
Generale del PCI non poteva avere l’esperienza di un Togliatti, boia
d’Italiozia, di Francia, di Spagna, delle Russie etc. Berlinguer si barcamenava
e pure male. Un Togliatti, proprio per le sue esperienze di guerre e
delinquenziali, avrebbe subito capito quello che un Andreotti stava combinando.
Ma anche Berlinguer non è che non lo capisse. È che non sapeva come divenire
protagonista da semplice pupo di cose più grosse di lui. Chissà che non sia per
questo, od anche per questo, che qualcuno, dai centri dell’Impero, o da
Italiozia, dopo averlo usato per l’occupazione di Italiozia e la creazione del
nuovo PCI angloamericano, abbia fatto provvidenzialmente decedere Togliatti
delegando la cosa ai russi. Se uno muore proprio quando è in Russia, la cosa
può essere stata casuale ma non è affatto detto la sia. Senza prove contro, è
più corretto assumere sia stato assassinato in qualche modo pulito. Vi sono
vari elementi in questa direzione. Già avevano tentato in alcune occasioni
precedenti, in Italiozia. Un Berlinguer, invece, non poteva che fare il
burattino di chi conosceva i gangli dello Stato, cioè di un Andreotti che
governava gli Squadroni della Morte dei Carabinieri-NATO. Il potere reale è
proprio nel non farlo vedere. Berlinguer se ne era sentito cooptato, ma era
Andreotti che gestiva il tutto e non in condominio sulle questioni chiave. La
considerazione che Andreotti aveva di un Berlinguer è che ordina di rapirlo e
farlo fuori in parallelo a Moro, dato che Berlinguer voleva Moro Presidente
della Repubblica e se ne era già accordato con Zaccagnini. Una pura vendetta.
Berlinguer lo salvano Gelli e Cossiga, che lo avvertono, e le milizie armate
private del PCI da cui si fa coprire militarmente per evitare il sequestro.
Questo non gli impedisce di crepare non molto dopo in modo apparentemente
naturale. ...Un altro che muore di vomito dopo un bicchiere d’acqua. A Gramsci
il veleno lo avevano messo i russi nella minestrina. A Togliatti fu riservato
un colpo di sole, sembra.
Andreotti stringe un patto
delinquenziale organico, o lo rinnova, di terrorismo di Stato, cogli USA, nel
1973, quando incontra Nixon. I Presidenti passano. Gli accordi a livello di
apparati restano, più o meno, visto che Andreotti è contrastato dagli inglesi,
per varie ragioni [interessi!]. Un Berlinguer si titilla colle cazzate del
socialismo sotto protezione NATO del 1976. Andreotti è l’uomo di fiducia del
militarismo e terrorismo USA. Berlinguer fa il reggipalle di Andreotti, senza
neppure la solida investitura anglo-sovietica di un Togliatti inviato in
Italiozia, nel 1944, con cooperazione angloamericana, come garante sul campo,
da parte sovietica (tra l’altro, Togliatti era allora cittadino sovietico,
sovietico e solo sovietico), degli accordi di Teheran di fine 1943 per ciò che
concernono Italiozia. Gli inglesi vogliono fare fuori il Re, dare il potere ai
popolari [DC] vaticani, mentre non si fidano dei preti per cui dicono ai russi
che vogliono, in Italiozia, come in Francia contro De Gaulle, creare un forte
PC pro-sovietico. I russi sono contenti. Gli inglesi ancora di più.
Erano anche tempi difficili, dal
punto di vista delle verità, quegli anni ‘70-80. Tra minchioni lobotomizzati
dalle propagande ufficiali, non è che si potesse andare a dire in giro che
mafie e terrorismi erano solo e sempre creazioni e gestioni di Stato tramite le
Polizie Segrete (gli Squadroni della Morte) CC-NATO ed altre. Anche chi lo
capiva doveva usare linguaggi mediati (alias
incomprensibili), oppure tacere. Anche lo avesse detto, il pidocchio capisce
solo quello è stato ammaestrato a capire. Per cui nessuno avrebbe capito cose
fuori dal coro dei riflessi condizionati costruiti ed imposti alle scimmiette
in gabbia, ai pidocchi medi.
Roby, che non è che disponesse di
tribune reali, diceva, quando si trovava a dire qualcosa sul punto, che era da
rifiutare tutto il moralismo e la propaganda che si faceva sulla cosa.
...Respiro storico... Dato che adottava un quadro concettuale apparentemente
sinistro, in realtà seguiva un codice cabalistico, doveva pur dire qualcosa nel
momento in cui volesse esprimersi. Ed era un imperativo etico non dire
menzogne. Se poi non capivano, fatti loro. ...Era inevitabile. E che potevano
capire i lobotomizzati da media che ripetevano e ripetono quello hanno udito
anche solo un paio di volte alla radio ed in TV?! ...Gente che si fa dire cosa
pensare... Più serio chi non pensa nulla e non dice nulla... Nel mondo della
mini-conoscenza super-specializzata, manca una qualunque visione generale e
sulle cose fuori dal proprio campo ristrettissimo. In quello della conoscenza
plurima, se mai è esistito, la maggioranza viveva egualmente da schiava
lobotomizzata ma senza l’ambizione di dover pensare qualcosa su cose su cui
obiettivamente non poteva saperne nulla. I mass media, l’industria pubblicitaria,
impongono un pensiero che nelle ere precedenti erano solo riflessi condizionati
sotto forma di tradizione senza eccessive complicazioni sul dover pensare
qualcosa di conforme e su tutto. Era un po’ lo stesso meccanismo di oggi, in
realtà, solo più diretto. Il mito ti diceva quello dovevi pensare. Il potere
poteva sanzionarti, ed anche terrorizzarti, nella misura in cui avesse potuto
raggiungerti. Ognuno cercava di fare il proprio vantaggio, per quello poteva,
esattamente come oggi. In effetti, si evolvono le tecnologie ma non realmente
le tecniche di dominazione e di sudditanza.
Senonché, nel periodo caldo, Moro e
post-Moro, quando ancora gli Squadroni della Morte dei Carabinieri (le Polizie
Segrete CC) avevano da Andreotti la direttiva del terrorismo di massa, Roby si
trovò, in una piccola situazione, a frapporsi, frapporsi relativamente a quei
deliri e peggio. Fu il caso, probabilmente, od anche un qualche esperimento
sociologico lui aveva voluto condurre forse. Ci sono dei dettagli che o li vivi
e testi direttamente, oppure non è che uno se li scopra studiando la cronaca
nera.
Nella zona dove abitava Roby, vi era
la solita dinamica. Gruppi terroristi infognavano più persone che potevano sì
da poi avere pronte nuove reclute sia da clandestinizzare sia con cui riempire
prigioni e giornali quando fossero cadute sotto la repressione. Per esempio,
organizzavano banali autofinanziamenti che attuavano con dozzine di persone.
Quelli che lo facevano, e quelli usati per immaginifiche fughe, con la sola
funzione, appunto, di infognare gente. Quando poi uno confessava e denunciava
precedenti suoi compagnuzzi, ne infognava a decine per un banale
autofinanziamanento avrebbero potuto realizzare in due. Ciò faceva comodo sia
alle Polizie Segrete, che potevano riempire paginone di giornali sui demoni
scoperti e neutralizzati, che al gruppo terrorista stesso che magari faceva a
tempo a passare reclute fresche alle strutture clandestine oltre che con la
stessa pubblicità dell’arresto di moltitudini di militanti. Era davvero la
logica dell’infogno su cui marciavano sia le Polizie Segrete CC, ed altre, che
i gruppi terroristici.
Del resto, non differentemente dalle
mafie, i gruppi terroristici si alimentavano e si facevano plasmare da quello i
media dicevano di loro. Come tutte le realtà dipendenti e controllate da forze
esterne, pur volendosi credere dotate di una qualche genesi divina e forza
auto-propulsiva, vivevano di quel che si diceva di loro. I media erano uno dei
modi per eterodirigerli basandosi sulla loro stessa percezione della realtà.
Anche il singolo, è poi la stessa ‘logica’ del delinquente, si auto-percepiva
sulla base di quello che leggeva, o vedeva e sentiva, su di sé sui media. I
media li facevano capi o minchioni.
Alla fin fine, la linea veniva data loro
dai media o, più precisamente, tramite i media. L’etero-direzione, sia per
mafie che terrorismi che partiti ‘normali’, è fatta in mille modi, inclusi
agenti diretti ai vari livelli. Uno di questi modi, per l’ispirazione generale,
erano e sono tuttavia i media. Tutti sanno che i media sono mezzi terribili di
manipolazione, dai film, alla TV, alla stampa quotidiana e periodica, ai libri,
ai corsi scolastici ed universitari. Eppure, alla fine, tutti credono a quello
vi leggono, vedono, ascoltano. Sembra tutto venga da fonti superiori ed
indipendenti. Tanto più le presentazioni sono suadenti, tanto più sono
manipolative. Il linguaggio partigiano, militante, crea avversione, a parte chi
abbia già deciso di credere, o far finta, a quello legge, o vede od ascolta. Il
linguaggio suadente, come ovvio, che faccia leva sugli impulsi primordiali,
sulle credenze già ficcate nella testa in precedenza, su ciò ognuno debba
credere, permette di trasmettere qualunque falsità, anche a chi sia più
indisposto ad accettarla o meno propenso a giustificarla. Uno magari la
giustifica, ma la giustifica proprio perché finisce per credervi, e vi crede
precisamente perché viene da suggestioni mediatiche che trovano terreno fertile
in deviazioni già precedentemente installate nel singolo.
Criminalità organizzata, terroristi,
politicanti etc aprono i quotidiani e riviste, ed assistono ai programmi
radio-TV con la medesima domanda-ossessione: “Che dicono di me? ...di noi?” In
gran parte si fanno plasmare da quel dicono di loro ed, varia misura, se ne
uniformano. Attraverso il controllo dei media, si controllano un po’ tutti,
almeno a livello di riflessi condizionati.
I media sono controllati da chi passa
ad essi le disinformazioni. Esse sono fabbricate e passate dalle Polizie
Segrete CC-NATO. Idioti, o che si devono fingere idioti per adeguarsi al
livello medio circostante e non essere segati, che ‘manipolano’ vertici e
masse. Immaginatevi che risultato! Capite perché Italiozia è davvero una fogna
dove tutto può succedere e succede? No, non lo capite. Fa lo stesso. ‘Capite’
solo quello che vedete in TV e che dipende a sua volta dalle disinformazioni
diffuse da CC che non capiscono un cacchio, e su eventuali ordini di statisti
non necessariamente più colti in questi aspetti specifici, ordini su cui il CC
fabbrica le disinformazioni non capisce veramente. Ovviamente si potrebbe
opinare pure su chi si creda puparo ed agisca, o tenti di agire, come tale.
Tutti ricoprono un ruolo. Si mettono
un cappello. Riempiono una casella da qualcuno creata. Tutti si trovano dove si
trovano. Che non vuol dire né che loro siano atti a ricoprire iil ruolo di
fatto ricoprono. Non solo. Il sistema con la varie caselle-ruoli, chissà come
creatosi, non è affatto detto abbia produttività, come dire?, positiva anziché
essere una macchinetta malata e variamente distruttiva, distruttiva-deteriore,
non distruttiva-creatrice.
Beh, a questo modo hanno fatto
operazioni come l’assassinio Moro ordinato da Andreotti... e mille altre.
L’assassinio lo hanno realizzato. ...Bastava Moro si fosse dato malato e fosse
restato a casa per qualche mese, ma lui stesso aveva ormai l’impulso ad
immolarsi sebbene sapesse che Andreotti aveva ordinato di assassinarlo, con
connessa distruzione della personalità, per non farlo divenire Presidente della
Repubblica come da accordo DC-PCI, Zaccagnini-Berlinguer. Zaccagnini era un
ometto così patetico e servile che Andreotti neppure se la prese con lui né lo
rese corresponsabile, né lui se ne fece rendere, dell’assassinio di Moro
Andreotti aveva organizzato. Andreotti lo usa come sguattero. Infatti manda lui
da Vito Ciancimino a confermare che, anche se tutti sanno dove sia Moro [era in
mano alla Magliana dei CC, dunque di Andreotti!], questi deve morire, per cui
che non si azzardino a fare nulla: “Io non so nulla. Mi hanno che vi siano
cause di forza maggiore decise da qualche forza oscura...” Sono gli stessi
mafiosi del sud che oggi non hanno ancora capito l’ISIS sia britannico, per cui
che aspettino ordini eventuali senza provarsi a far nulla contro di esso mai
apparisse sotto il loro naso.
Immaginatevi uno che, come Moro,
conosce le leggi delle istituzioni e della politica e che sa che l’ascendente
Andreotti deve liquidare la vecchia guardia, loro, anche se magari suoi
coetanei o quasi. Fanfani era del 1908, Moro del 1916, Andreotti del 1919.
Fanfani non rappresentava un pericolo per Andreotti. Moro era invece in ascesa,
o di nuovo in ascesa, ma solo nella politica-politicantica, non a livello di
apparati militari-NATO, e sarebbe divenuto Presidente della Repubblica a fine
1978, su accordo Zaccagnini-Berlinguer. Una cosa inconcepibile per Andreotti. A
quel punto, G.Andreotti deve liquidare Moro fisicamente. ...E Moro che, invece
che camuffarsi da barbone e girare per Roma a piedi, in taxi, od in motorino,
si imbarca un corteo di auto di scorta dunque segnalato in tempo reale alle
centrali operative controllate dagli stessi CC terroristi devono prelevarlo ed
assassinarlo! Essì, perché anche solo avesse dormito in Parlamento od in
ufficio, e seguito un percorso strambo differente da uno dei due universalmente
noti, la squadra BR-Gladio non avrebbe saputo dove appostarsi per aspettarlo
per l’agguato! Chiaro che chi ti debba fare fuori ti voglia su uno dei percorsi
predefiniti per farti fuori!
Moro si vede seguito, pedinato, senza
che la sua scorta possa fare nulla, perché forze esterne, superiori alla sua
scorta, semplicemente non ascoltano le segnalazioni della stessa e non
intervengono contro chi lo stia seguendolo, pedinandolo. Bastava che un’auto di
PS o CC intervenisse contro i pedinatori di Moro. Ma le sale operative sono
sotto il controllo dell’ufficiale dei CC-NATO-Gladio responsabile sul campo
dell’operazione. Moro capisce che lo vogliono e devono liquidare, e che è su
ordine di Andreotti. Ma mantiene l’omertà e non lo dice. Dicendolo
pubblicamente avrebbe reso impossibile l’operazione per quanto sarebbe poi
stato sottoposto a linciaggio mediatico orchestrato dalle Polizie Segrete
CC-NATO. In genere, i politici non sanno poi come muoversi in queste cose. Sono
prigionieri del ruolo. Se parlano sanno, o ritengono, di rovinarsi. In effetti,
anche Craxi, che viene informato da Dalla Chiesa che il luogo di detenzione di
Moro è noto, evita di dire alcunché. Avesse parlato sarebbe stato liquidato, in
un modo o nell’altro, e non sarebbe mai divenuto capo del governo. Da capo del
governo li ordina pure lui i suoi assassinii da ‘grande’ statista, ma solo per
coprire attività delinquenziali delle Polizie Segrete CC. Così fan tutti!
Operazione parallela e contemporanea
è in corso pure contro Berlinguer, allertato da Gelli, magari pure,
indirettamente, da Cossiga, suo parente e della stessa area massonica anche se
né l’uno né l’altro dovevano aver avuto affiliazioni formali dirette. A chi è,
o viene spinto, troppo in alto non occorrono! Berlinguer viene dunque salvato
da milizie armate del PCI, milizie armate che hanno chiaramente la copertura di
Cossiga all’Interno.
Ne guadagna sei anni di vita. L’7
giugno 1984, al comizio di Padova, gli danno dell’acqua avvelenata. Appena la
beve vacilla. La beve di nuovo e rivacilla. Stramazza progressivamente mentre
si allontana dal microfono e dal palco. Per favorire l’azione del veleno, lo
portano in albergo e lo stendono sul letto, su ‘ordine’ di Giuliano Lenci che
dunque coopera all’assassinio. Dopo che è entrato in coma, dopo un paio d’ore,
lo trasportano all’ospedale, dove muore l’11 giugno 1984. La notte stessa del
malore Pietro Folena e Walter Veltroni si scatenano per acquistare la cassetta
RAI del comizio che, nel cuore della notte, frettolosamente acquistano.
“Folena, Veltroni, ...qui i Carabinieri-Gladio... ...Ci occorre assolutamente
la cassetta RAI, al più presto, anche subito, del comizio di Berlinguer...
...ché dobbiamo tagliare chi gli ha messo l’acqua da bere... Questione di
omertà nazionale... Non possiamo farlo noi... ...Chissà cosa penserebbero...”
“Certo, obbediamo!” Sul video, censurato [hanno rimosso il ‘percorso’ del
bicchiere dell’acqua!], messo su youtube, scrivono che è morto di ictus. No, è
morto da sorsi d’acqua. Non vi è traccia di ictus. Ha una botta immediata ogni
volta che beve. Intanto il veleno sviluppa la sua azione nel corpo. Giugno
1984. Anche se l’operazione è del 1978, e nessun governo, in genere, disattiva
operazioni terroristiche precedenti, in quel momento, a giungo 1984, al vertice
del potere istituzionale, e poliziesco-militare, ci sono Pertini, Craxi,
Scalfaro, Spadolini. Inutile inventarsi le forze oscure, l’imperialismo, l’Est.
Al governo ed alla presidenza vi erano quelli, non altri. Abbiamo già detto,
forse, e lo ripetiamo in continuazione, che quando ci sono crimini di Stato
nessuno ne sa mia nulla. Ovvio! Vorrete mica che ve lo vengano pure a dire?!
...L’assassinio, e con tanto del
tormentone del sequestro, lo hanno realizzato... Ma Andreotti non è poi
riuscito a divenire Presidente. Anzi, gli stessi angloamericani, sono riusciti
a farlo fuori, emarginarlo almeno dal governo formale, per altre cose, per
qualche anno con uno, o uno dei tanti golpe di palazzo, intra-istituzionali,
compradori di cui è costellata l’infame storia italiotica, golpe di palazzo
intra-istituzionali compradori che di solito sono noti solo a pochi dato che
nessuno sa risalire dagli effetti alle cause. Gli inglesi, che hanno il potere
reale, in Italiozia, portarono al Quirinale il loro fantoccio Pertini, un
vanitoso del tutto rimbambito. Pertini era fuori di testa da giovane e tale era
rimasto invecchiando.
...Neppure nel 1992, v’è riuscito
Andreotti sebbene lavori attivissimamente per quel risultato. Lì il tutto è
ancora più ingarbugliato. Perché avevano [Mediobanca-Cuccia, il puparo
compradoro d’allora e l’Ambasciata Britannica] convinto Spadolini che sarebbe
divenuto Presidente se, dal Quirinale, dove, come Presidente del Senato, aveva
rimpiazzato Cossiga dimessosi, avesse ordinato l’assassinio di Falcone per
bloccare la corsa di Andreotti al Quirinale. Spadolini aveva dato l’ordine
della strage di Capaci. Andreotti era stato stoppato. Ma poi Spadolini, già col
discorso d’investitura presidenziale in tasca, era stato informato, mentre era
al funerale di Falcone, che a Roma avevano deciso per altri, per Scalfaro.
Mediobanca e gli inglesi lo aveva fottuto o, semplicemente, non erano stati
sufficientemente potenti (o non si erano impegnati a sufficienza non dandovi
importanza) sui dettagli secondari.
A parte l’usare istituzioni per
delinquere... ...una cosa è ordinare e far eseguire assassinii, liquidazioni,
purghe, stragi... ...Ma che i CC-NATO, od altra Polizia Segreta, sappia poi
manipolare la realtà come vorrebbe lo statista od il centro di potere fa il
puparo... La devastazione in genere riesce. La costruzione no, o non come
pensata. Per essa occorrerebbero veri specialisti che né i CC, né altri, hanno
in Italiozia. Neppure altrove, in genere. Hanno solo corrotti, delinquenti,
malati di mente! Lo stesso politico, pur diabolico [che non significa
capacissimo!] come un Andreotti, non può fare tutto da solo. E gli esecutori
sono i merdaioli che sono. Non che lui, pur demone, fosse poi un genio... Alla
fin fine, s’arrabattava da mafiosetto romano-laziale.
Roby, nell’area dove abitava in quel
momento, a Torino, alla Crocetta, si trovò del tutto casualmente a contatto con
varie decine di ragazzotti e ragazzotte che erano oggetto di intervento di infognamento
da parte dei principali gruppi terroristi, gli m-l ed i movimentisti, BR e PL,
che poi, a livello di discorso pubblico, non è che fossero discernibili come
differenti. Le ideologie... Cazzate per scemotti... ...Curcio, poi, che
scriveva documenti per i Moretti che neppure li leggevano né se ne facevano
nulla... Il ruolo assegnato dalle Polizie Segrete CC, che li etodirigevano, a
Renato Curcio e prossimi era quello: scrivere testi che facevano da marketing
ideologico agli operativi. Curcio era stato arrestato proprio perché non
usabile per operazioni sporche dei CC. Invece Moretti era perfetto, per cui lo
avevano lasciato in libertà e lo avevano fatto divenire capo proprio
togliendoli Curcio ed altri. È tutto pubblico. Curcio lo arrestano su iniziativa
dei CC. Mentre Moretti lo lasciano circolare liberamente. Idem altri fuori di
testa. Moretti lo manipolavano facilmente, sia col livello superiore
controllato dal SIS che eterodirigendolo stretto sul campo. Il caso Moro, coi
falsi comunicati, le basi ‘scoperte’ e quelle protette, l’intervento
[ovviamente tenuto finora segretissimo, ma Moro ne parla nelle lettere] della
Magliana dei CC che detiene Moro prima di restituirlo ai fantocci BR per
l’esecuzione, è un caso da manuale. In carcere, Curcio era stato fatto
diventare, con montature mediatiche, il “grande teorico” della “lotta armata”.
...Uno scemotto [si veda quel che ha scritto per le BR! - ...sofismi m-l], ma
tale era il potere dei media! Le “Risoluzioni Strategiche”, riccamente
pubblicate su costose rivistone e libri, erano aria fritta. Uno scriveva
scemenze che comunque non servivano a nulla né a nessuno. L’altro o gli altri
se ne coprivano senza neppure sapere cosa le scemenze scritte contenessero. Chi
stava dentro non sapeva cosa facessero quelli fuori. Quelli fuori evitavano chi
fosse in contatto con quelli dentro. Strano, in apparenza. Ma era proprio così.
È come nella mafie. Se sei dentro sei tagliato fuori. Anche perché le Polizie
Segrete CC lasciavano fuori solo quelli servivano loro, fino a che servissero
loro. Beh, nelle mafie è appena differente ma per ragioni materiali. Se disponi
di un ricco e vasto patrimonio, e riesci a mantenerne il controllo pure da
dentro, ecco che puoi continuare a contare pure all’esterno sebbene anche in
quelle circostanze chi sia dentro dipenda dagli esecutori ben più che se non
fosse ristretto. Ma quando non vi sia “la roba”, ecco che, ‘caduto’, si
tranciano i rapporti col fuori e del fuori col dentro.
Le Polizie Segrete CC-NATO avevano
creato Mario Moretti come loro capo delle BR, essendo lui del tutto da esse
eterodiretto. Al contempo, avevano creato Renato Curcio come loro (da esse di
fatto eterodiretto, almeno come ruolo – irrilevanti i contenuti di quello
scrivesse) teorico delle BR in carcere. I due non erano in alcuno modo in
contatto. Curcio scriveva e si faceva credere il grande teorico, sebbene non
contasse nulla, e scrivesse pure cataste di scemenze infime che solo il fervore
del momento potevano indurre qualcuno a prendere sul serio. In realtà, anche a
questo proposito, era più quello ne parlassero i media che quello che fosse
davvero letto dai già scarsi acquirenti dei suoi scritti. Solo l’apparato
mediatico dei CC-NATO faceva credere a Curcio e prossimi di poter influire, e
di realmente influire, coi suoi scritti, sulle BR fuori. Le BR di Moretti non
avevano alcun rapporto con Curcio e gli altri dentro, per cui i documenti dal
carcere si inventavano campagne ed obiettivi senza alcuna connessione colle BR
di Moretti ed altri. Moretti ed altri non si preoccupavano minimamente di
quello venisse scritto, sia complicato che del tutto sconnesso, dai supposti
teorici in carcere. Moretti, e poi coloro gli succederanno, erano sotto stretto
controllo e diretta suggestione di personaggi delle Polizie Segrete Carabinieri-NATO.
Gli apparati culturali del terrorismo
erano creati dalla Polizie Segrete CC-NATO per costruire un clima favorevole al
terrorismo di massa e, poi, alla continuazione di un terrorismo ridotto,
secondo le nuove esigenze definite dal regime e dall’Impero. Reclutati i
reclutabili, le strutture del terrorismo erano sotto controllo sia indiretto
che diretto delle Polizie Segrete CC-NATO.
Le BR, fatte divenire morettiane
dalle Polizie Segrete CC, dunque eterodirette dalle stesse, erano state rapidamente
condotte all’assassinio come pratica corrente. Sono proprio quelli
eterodiretti, manipolati, dai CC-NATO che iniziano a sparare anche contro gli
ordini delle strutture formali del gruppo. A Mario Moretti, un ambizioso e
delirante ignorantucolo, viene fatto credere “il sistema” non fosse così
resiliente come loro stessi credevano ma che, in fondo, bastasse una guerriglia
anche limitata per produrre un cambio di regime dove lui stesso sarebbe potuto
divenire lo Stalin ed il Mao che poi, dall’interno, avrebbe potuto cambiare, o
meno, le cose come lui credeva. Non che lui avesse alcuna idea ed alcun
programma. Chiudeva gli occhi e si vedeva lui ai vertici. Potere
dell’auto-suggestione. Sebbene quando essa sia a livelli di delirio, la realtà
ne resti del tutto indifferente. Restava in circolazione, come fosse
invisibile, solo perché la Polizie Segrete CC-NATO lo coprivano.
I suoi consigliori e manipolatori gli
avevano detto: “Mario, alle burocrazie pubbliche, alla PS ed ai CC,
all’industria di Stato, in fondo non interessa chi sia al comando. Anzi,
abbiamo informazioni sicure, sicurissime, per cui vorrebbero disfarsi di tutta
questa corruzione DC-PSI-PCI. Qualcuno dice già apertamente che vi vede con
favore. E, guarda, Mario, questo blocco è ben più forte dell’industria privata
che non avrebbe poi modo per interferire. Quelli basta nazionalizzarli in un
minuto e pure loro devono obbedire al 100% allo Stato. Basta che tu, con la
guerriglia, dimostri che quelli che ci sono ora non sanno mantenere l’ordine e,
senza che neppure tu sappia come, ti trovi da ricercato ad acclamato sulla via
del Quirinale e di Palazzo Chigi, con tutti che si allineano ai tuoi ordini. Un
po’ come è successo a Cuba a Fidel. Ecco, tu poi essere il Fidel della
rivoluzione italica, nel cuore dell’Europa.” Mario Moretti se l’era bevuta. Non
si sognava certo che 100 potessero divenire 1’000 e 100’000. Si aspettava di
essere improvvisamente acclamato da CC e PS che si ponessero ai suoi ordini. Un
delirio? No, funziona realmente così, ma NON quanto ti stiano solo usando per
sbatterti in galera e sparati in testa. Lì, era chiaro fosse una cosa nata
dalla DC e per il vantaggio della stessa. Non erano il Castro né il Mao del
SIS/MI5-6. Neppure i bolscevichi dei Servizi militari tedeschi.
Poi, le Polizie Segrete CC-NATO
avevano organizzato, per Moretti e per suoi prossimi, delle cene ed incontri
con professori ed altri, ed avevano lasciato loro intendere che questi li
avevano incontrati erano in pratica rappresentanti di interessi ancora più
forti che non potevano, per il momento, mostrare la faccia. Li avevano pure
fatti incontrare con agenti dell’Est ed altri che, debitamente istruiti dai
CC-NATO, avevano lasciato loro intendere che lui e loro erano visti con favore
per un cambiamento geopolitico. Lui se l’era bevuta. Si immaginava acclamato
Stalin e Mao italico, almeno uno Stalin e Mao della propaganda perché non è che
lui, Moretti, fosse persona di grandi letture né conoscenze, né di particolari
comprensioni di quello la storia reale in verità era stata ed era.
La chiamavano guerriglia tanto per
categorizzare quello che facevano e dare ad esso una qualche connotazione
suppostamente positiva. Guerriglia dei CC-NATO, da essi voluta su richiesta
politica DC-andreottiana, per terrorizzare la popolazione col finto ma sempre
cruento scontro terrorismo-‘Stato’. “Vedete ci sono i cattivi e noi, lo Stato,
i buoni, vi proteggiamo dai cattivi.” Anche gli altri, gli “anti-”, dicevano, mutatis
mutandis, lo stesso. Chiacchiere. Alla fin fine, “le masse” seguono, anche
ideologicamente, chi abbia il potete reale, dunque “lo Stato” e tutto il blocco
di potere attorno ad esso.
Terrorismo sia per terrore
generalizzato, per militarizzare la popolazione che già se le beveva tutte (ma
al potere non basta il servilismo, vuole che il suddito sia terrorizzato, abbia
paura, per cui si rivolga ansioso, devoto, grato, istericamente inquieto, al
potere, all’autorità, che finge di proteggerlo mentre è la causa dei problemi,
non la soluzione), che da usare per assassinii mirati come Moro ma anche mille
altri. E quando non dispongano di terrorismo-terrorismo, o non possano usarlo,
chiamano le solite milizie parallele dei CC-inglesi, le mafie.
Gli altri, da PL, alle altre sigle
d’estrazione movimentista, o cosiddetta tale, erano state portate all’omicidio,
al terrorismo, dalla ‘forzatura’ BR. Veniva tutto creato a livello mediatico ed
i ‘grandi’ ‘rivoluzionari’ ed ‘antagonisti’ se la bevevano ed obbedivano (cosa
fa il terrorista, come del resto il mafioso, appena si sveglia? Vede che dicano
i quotidiani, oggi internet, e se la beve e se le beve tutte!). Era la trappola
dello non sfigurare. “Dobbiamo essere al loro livello. Per competere dobbiamo
sparare al loro livello.” Alias
ammazzare come fanno loro. Non è questione di moralismi. È che non serviva a
nulla. Per cui, quando qualcosa non serve a nulla, e fa pure danni ad altri,
sarebbe obiettivamente meglio farsi e farcisi una dormita, alias non far
nulla. Erano pure le BR che facevano il lavoro dei CC-NATO: “Se volete parlare
con noi, dovete ammazzare qualcuno e lasciare il vostro volantino od documento
sul cadavere, e poi [[non]] ne discutiamo.” Deliri. Ma vi era chi se li beveva.
Sceneggiate interessate per chi le proferiva. Psicopatologie per chi se le
fosse bevute o se le bevesse. Il pidocchio medio si beve tutto abbia una
qualche assonanza, cioè non abbia alcun senso.
Un esempio. Uno fa qualcosa non serva
a nulla oppure faccia danni. Un altro obietta che non serve a nulla farla o non
andrebbe fatta. Alla contro obiezione di proporre un’alternativa, il pidocchio
medio si trova subito spiazzato. Perché? Appunto perché è pidocchio medio e
fuori di testa. Perché mai si dovrebbero opporre alternative a cose senza senza
senso o dannose? Qualcosa senza senso o dannosa è solo, o sarebbe solo, da non
fare. Non esiste alternativa. Il fuori di testa dell’alternativa obietta
subito, invece: “Allora tu cosa proponi?” Perché mai dovrei proporre
qualcosa?
Addirittura chi si riteneva
competitivo con l’area terroristica, ma senza voler trascendere nella politica
dell’assassinio, era stato oggetto di terrorismo di Stato come avvenne con
l’operazione 7 Aprile, contro la cosiddetta Autonomia Operaia.
Chi si rivendicava come altro rispetto allo Stato, ma senza accettare la logica
dell’omicidio, del terrorismo, era stato oggetto di una gigantesca montatura
CC-poliziesca per liquidare, appunto, chi rifiutava il terrorismo in modo
competitivo, non con la logica para-poliziesca della ‘condanna’ e della
denuncia-delazione. L’area del 7 Aprile erano i Sofri fuori da LC, gli
A.Negri etc. Quell’operazione militar-poliziesca era stato un modo dei CC per
dire: “Non volete stare né di qua né di là, ed ecco che noi vi sbattiamo in
galera per lasciare i vostri accoliti allo sbando dunque reclutabili dai gruppi
terroristi. Vi accusiamo di essere le BR, anche se non lo siete. Anzi vi
accusiamo di essere addirittura i pupari delle BR.” L’operazione 7 Aprile
è del 1979, un anno dopo Moro. La finta soluzione del Caso Moro per
continuare a coprire le BR di Moretti che, evidentemente, servivano ancora ai
CC-NATO ed a chi li controllava. Per i processi occorreranno anni. “Intanto voi
siete fregati ed i vostri accoliti sono in balia di chi li recluti per il
terrorismo vero.” Un classico, quando le Polizie Segrete vogliano spingere
delle aree al terrorismo. Ne faranno varie di queste operazioni contro le aree
più differenti. Un po’ alla cazzo, invero. Ma non si può pretendere che dei
Carabinieri, militari, sbirri, capiscano bene quel che devono, o dovrebbero
fare, e poi siano capaci di farlo come si dovrebbe.
Roby, nella zona dove abitava, a
Torino... ah, sì, si trovò in mezzo a ragazzotti e ragazzotte oggetto di
attenzione da parte dei gruppi terroristi, alias
delle Polizie Segrete CC-NATO, anche se non è che i manipolati sapessero di
esserlo e pure i manipolatori...
Sapete come funzionano queste cose...
No, non lo sapete. Un Andreotti chiama uno, uno dei CC-NATO, sì che ci sia
doppia copertura, e gli dà un ordine. Da questo ne scaturisce un’operazione
Moro o Moro-Berlinguer. Ed anche le decine di altro omicidi prima e dopo. In
realtà, burocraticamente, sono tutte operazioni differenti. Per Moro, per
esempio, sono occorse procedure specifiche. Idem se tiravano giù CC o
magistrati, per esempio. Dunque, un Andreotti chiama un ufficiale di Polizia
Segreta CC-NATO e dà ora un ordine, ora altri. Costui attiva tutti coloro di
cui ha bisogno senza la necessità di contare tutta la storia, anzi senza
raccontare nulla. Si limita a dare ordini. Un altro, od anche lo stesso, magari
molto prima, anche non di Polizie Segrete, viene incaricato di transitare
l’editoria dalla vasta produzione para-mussoliniana, funzionale al terrorismo
di Stato nero, ad una produzione eversivo-sinistra. Sono operazioni di lungo
periodo su cui se ne innestano tante piccole, anche solo politicantiche.
Un’operazione di lungo periodo viene magari pensata Londra. Poi dotata di
braccia locali. Infine usata dal singolo politicante anche per cose sue,
sue-sue, anche se ammantate da grandi ideali [quando chiedevano e chiedono la
copertura NATO (Gladio o Ax o come si chiama ora) devono pur
contarsi delle balle tratte dalle reciproche retoriche!]: “Guardate, quel Moro
è più pericoloso di un comunista anche se sembra che miri a integrare il
partito comunista. Vuole fare peggio di Gronchi. Sogna di uscire dalla NATO,
per questo usa la sponda del PCI. Invece io, l’Andreotti, vi garantisco che
imbriglio, o tengo imbrigliato, visto che... sì che è sempre stato nostro,
vostro, anche se sui generis, il
Partito Comunista... Ma io, Andreotti, opero nel contesto di una rigorosa linea
atlantica. Mentre quel Moro è un pasticcione. Magari porta il PCI alla Difesa
ed all’Interno, mentre io... Sì, il PCI va usato ma senza... ...Quel Moro non
sa bene quel che fa. Manca di realismo politico... Lui e Berlinguer... Ecco
occorre procedere alla rimozione di entrambi...” Per le porcherie sul campo, si
chiama il Carabiniere di fiducia, un ufficiale, meglio se di quelli che
necessitano di appoggi politici e NATO per far carriera, che non è che vada a
raccontare in giro che Andreotti gli abbia ordinato di far ammazzare Moro e
Berlinguer. L’incaricato dal politico, dall’istituzione (nessuno obbedisce ad
un politico che non abbia una posizione istituzionale da cui poter ordinare
queste cose, e che dunque garantisca il Segreto di Stato, ‘brillanti’ carriere
e corruzione impunita ed impunibile), per quello non può fare direttamente dà
ordini ad altri che vadano a procurarsi calabresi [quelli che erano in Via
Fani, ma mai in tribunale], legionari/mercenari [quelli che erano in Via Fani,
ma mai comparsi nei tribunali], armi, coperture e tutto il necessario che
convoglia per l’operazione sul campo e nei vari momenti richiesti. L’ufficiale
di Polizia Segreta è ovviamente un delinquente-psicopatico che obbedisce ad una
figura istituzionale delinquente-psicopatica, ad uno statista che è un
delinquente-psicopatico. Sennò, né l’uno né l’altro si troverebbero nella
posizione in cui si trovano. Certo, si coprono col dovere professionale ed
istituzionale, ma sono solo delinquenti psicopatici che si trovano nella
pozione di delinquere e di pazzoidare del tutto coperti, con copertura assoluta
e totale, ed acquistano potere burocratico-istituzionale proprio facendo
ciò.
Della serie: si dà assoluta copertura
alla preparazione dell’operazione (pedinamenti etc), questa operazione militare
si fa [‘loro’ la fanno] il tale giorno alla tale ora, l’area deve essere libera
da interferenze di polizia per cui la sala operativa ordina che..., questi dei
nostri, o nostri amici, assistono i terroristi che non sanno poi sparare come
dovrebbero, nessuno faccia nulla senza dirmelo, ecco ora è il momento di
mandare i nostri della Magliana a prendere il rapito ché questi BR sembrano
scemi e non capiscono bene che non possono fare nulla noi non vogliamo, ordini
superiori ma lo si deve ammazzare e fatto ritrovare nel tale punto simbolico e
funzionale, questi li possiamo e dobbiamo arrestare questi altri no o non per
ora, questi anche se sono ufficiali dei CC vanno fatti far fuori, questi altri
invece non vanno assolutamente fatti toccare, quel magistrato va fatto
eliminare questo altro no, di quelli che li tocchino o meno non ce ne frega
nulla che facciano quel che vogliono, etc etc. Siccome i CC, che controllano il
giudiziario, sono sempre informati previamente delle operazioni della PS e
siccome senza il nulla osta dei comandi centrali CC, alias delle Polizie Segrete CC, nessuno può fare nulla, ecco che è
improbabile, dettagli irrilevanti a parte, che succeda qualcosa di antagonistico
a quello il potere vuole succeda. I gruppi terroristici hanno sempre ammazzato
o scartine o scaricati, mai nessuno di importante o chiave. Ma anche lo
avessero fatto, che sarebbe cambiato? Il potere reale è sempre altrove, o da
nessuna parte, da nessuna parte individuabile cogli stereotipi del compagnuzzo
o del fascistuzzo, e comunque non colpibile. Inutile affannarsi.
Avete mai incontrato o avuto notizia
di uno di quelli, un po’ svitati, che dicono che dovrebbero infiltrarsi nella
mafia e, poi, divenutone il capo, distruggerla. Dato che le mafie sono
creazioni e gestite dai CC-NATO-inglesi... Infatti le mafie, obbediscono ad
ordini istituzionali interni ed esteri. Beh, chi vaneggia su queste cose,
dovrebbe vaneggiare di divenire la Regina od il Re d’Inghilterra, ma anche da
lì non è poi detto che potrebbe fare quel che vaneggia. Quando vi siano
strutture, tutti ne sono caselle. Se una casella si libera, qualcuno la dovrà
poi ben riempire... Invece, tale è il livello del militante, o dell’influenzato
dalla ‘cultura’ dominate che diffonde a piene mani illusioni su tutto e su
tutti: che vi siano delle posizioni chiave. Illusioni devianti e deviate. Ah,
le posizioni chiave possono ben esserci, ma le riempie chi capita, alla fin
fine. Scomparso l’individuo, la posizione è sempre lì. Ma anche si
‘tagliassero’ sia l’individuo che la posizione, il sistema di riarrangerebbe
sul restante.
Un aspetto su cui si preferisce
sorvolare. Il gruppetto od il gruppone terrorista viene organizzato come una
scopiazzatura piuttosto ridicola delle Polizie Segrete. Schedari, inchieste,
decisione apparentemente obiettiva di chi colpire. Alla fin fine, hanno sempre
colpito chi era scoperto, o lasciato scoperto, e perché suggerito, come Moro.
Segui uno che sembra importantissimo e te lo lasciano seguire. Solo un idiota,
anche l’obiettivo non fosse stato suggerito, capirebbe che c’è qualcosa che non
torna. Poi ti danno il legionario, o forse un paio, perché tu non hai il volume
di fuoco né l’esperienza sufficiente, con tanto di calabresi che partecipano ed
assistono all’operazione. Solo un super-fesso non avrebbe capito. Fessi,
super-fessi ed un Moretti, del tutto pazzo, che si consolava: “Sì, ce lo fanno
rapire ed ammazzare perché ormai una parte dello Stato sta passando con noi.”
Chi Andreotti?! E non lo sapevano tutti, anche se poi è stato completamente
rimosso dai media, che c’erano le presidenziali a fine anno e che il Quirinale
era ormai di Moro, magari alla prima votazione, per preciso accordo
Zaccagnini-Berlinguer?
La struttura del gruppo terrorista è
inventata, senza particolare fantasia, idem succede coi gruppi guerriglieri,
dagli uffici operazioni speciali militari e poi offerto ai coglioni la
impersonano. Immaginatevi quattro gatti e che passano pure le giornate a
fabbricare schedari. Quale ne è la logica? Farli trovare. Quando la base viene
scoperta e gli schedari trovati, essi servono a suscitare allarme, dunque
terrorismo psicologico, diffuso visto che i nominativi presenti in essi ne
vengono informati. In realtà, se uno schedario è stato trovato, tutti quelli
sono in esso dovrebbero essere al sicuro. All’epoca non c’era internet ma solo
schedarietti cartacei, per impiegare inutilmente i clandestini ed altri. La
logica è che il soldato non deve pensare. Per non farlo pensare, va tenuto
occupato organizzandogli una routine para-militare e para-poliziesca.
Figuriamoci che arricchimento od efficienza terroristica, militare, politica,
politico-militare, può mai derivare dallo sfogliare prontuari, quotidiani,
riviste, per estrarne nomi da organizzare, anche solo alla cacchio, per
costruire schedari, schedari da usare per ulteriori ‘indagini’ con routines di
caccia di indirizzi, eventuali pedinamenti, e poi scelta dell’obiettivo più
facile, dunque non protetto, in genere suggerito per le mille vie che
permettono di controllare, etero-dirigere, il gruppo terrorista stesso. Per
cui, alla fin fine, il colpito o è uno che il potere vuole liquidare od è uno
irrilevante per quanto alto talvolta possa sembrare.
Roby, trovatosi come detto, tra
ragazzotti e ragazzotte oggetto di attenzioni, per reclutarli ovviamente, da
parte di gruppi terroristici, organizzò come dei gruppi di studio che
restrinsero di varie decine di persone il reclutamento da parte di questi
mestatori. Alcuni si fecero infognare egualmente. Varie decine, usando come
sponda di-fatto-chiacchiere (formazioni più o meno libresche), restarono fuori
dal reclutamento da infogno. Passata poi la tempesta del
terrorismo-antiterrorismo, costoro continuarono le loro vite normali senza
particolari danni giudiziari ed esistenziali.
Il senso di questo Roby fece? No, non
v’era senso. Non v’era senso a salvarli, o provarci. Come non aveva senso non
farlo. Ci sono tante cose che si fanno semplicemente perché si fanno. Non sono
meriti. Come non sono demeriti. A volte, le cose capitano.
Questo fu un aspetto. Roby si
avventurava in queste incursioni pubbliche mentre continuava le sue attività
spirituali e di ricerca della rete della Chai [חַי], su cui era allora necessaria la più
assoluta riservatezza. ...Ed intanto si faceva etichettare da attivista di
sinistra, attivista di nulla, in realtà, perché poi si trattava di congreghe
occasionali di personaggi pittoreschi, e di gente qualunque, che discutevano o
fingevano (fingevano, nel senso che le conoscenze erano spesso piuttosto
raffazzonate e ripetitive) di discutere di storia. Ma i militari e gli sbrirri
sono quelli che sono e capiscono quello che sono stati istruiti a capire. Cioè
nulla. Coloro riferiscono loro, ancora peggio... Chi riferisca, riferisce
quello il ricevente vuole ascoltare e vuole capire, e secondo ciò che lui che
riporta abbia poi capito.
...Ci fu un tizio del tutto fuori di
testa, Cosimo Carrozzo, di origini pugliesi, che fu preso quando Roby, o poco
prima e dopo. Anzi, forse in contemporanea e Roby deve averlo pure intravisto
al di là di qualche paratia non stagna. Costui non capì bene quello volessero
da lui, per cui le sparò così grosse che non poterono neppure utilizzarle.
Devono poi averlo considerato del tutto delirante, e non usabile, invece altri
deliranti li usarono, per cui devono averlo pure prosciolto in istruttoria, e
non deve neppure essere mai comparso in tribunali. Era uno che era convinto di
essere il capo della sovversione planetaria. Poi, diplomatosi, andò a lavorare
in un’azienda di fotocopiatrici che lo mandava in giro come tecnico. Siccome la
moda della sovversione stava scemando, smise di vantarsi di esse il capo della
sovversione planetaria e passò a raccontare che tirava giù le mutande e
sguazzava dentro tutte le segretarie delle aziende in cui veniva mandato come
tecnico. ...A proposito di quelli che recitano a soggetto...
La storia, la storia come disciplina,
come materia scolastica e para-scolastica, è, in parte, un making sense, propaganda, insozzo del cervello. Esistono i fatti ed
esiste la narrazione degli stessi o supposti tali. La complicazione è che,
senza interpretazione, i fatti non esistono... Anche limitarsi a rappresentare
dei fatti, o supposti tali, è già un’interpretazione.
Quello che molti chiamano “movimento
operaio” non è mai esistito. È narrazione, making
sense. Se lo inventano gli uffici di propaganda e sovversione militare,
burocrazie. Dove “gli operai” hanno “preso il potere” sono divenuti schiavi,
carne da macello e sbrirraglia, peggio, molto peggio, di dove non sono “al
potere”. Certo, se ti inventi che una categoria o classe od altro sia al
potere, e costruisci una rappresentazione che la faccia sembrare al potere, che
cosa è poi “il potere” se non farsi sbirri?! No, meglio non essere al potere e
far fare gli sbirri solo a quelli ufficialmente tali anziché pretendere di
trasformare tutti in sbirri, e pure in sbirri militanti.
La classe in sé esiste solo nelle
astrazioni teoriche. La classe per sé non può esistere né esiste visto è che
solo un’etichetta per governi e regimi costruiti da operazioni clandestine di
Polizie Segrete militari ed altre. Anche in regime sedicenti ‘proletari’, al
proletariato veniva fatto fare da carne da macello per governi di altri, del
solito capitale sotto altre forme. Il capitale senza capitalisti, o senza
coloro sembrino tali, non è meno capitale. Anche se la storia making sense favoleggia e folleggia con
storielle suadenti, suadenti per chi se le beva. Ora che è passata la moda delle
“rivoluzioni operaie” si favoleggia sulle ‘rivoluzioni’ religiose. Altre
operazioni clandestine di militarismi imperiali. Nuovi falsi miti sono stati
creati per rimpiazzare i vecchi che non vendevano più bene, anzi vendevano e si
vendevano proprio malino ultimamente.
Gruppi di potere, creati dal potere
stesso, si sono arrogati rappresentanze. Proletari li hanno inevitabilmente
seguiti. Il proletario segue sempre gli sia al
potere, dal padroncini al potere dello Stato. Se voi leccaculi, guarda
ai proletari e li vedi subito. Su questo, altri hanno infarcito ideologie su
ideologie, rivoluzioni immaginarie etc. Molti fanno quello che si trovano a
fare. Il potere manipola pure le cosiddette ‘rivoluzioni’ e le organizzazioni
cosiddette “di difesa dei lavoratori”etc. Anzi, è proprio il potere che crea
tutto. E manipola chi abbocchi. Banali eventi vengono poi presentati, con
opportuni making sense, in modo del tutto strumentale e mistificato.
Basta tacere sull’essenziale e vendere storielle epiche e suadenti per
scolaretti. ...La gente si beve tutto, soprattutto le scemenze... O magari
no... Chi non se le beva resta silente, per cui appaiono, compaiono, solo i
minchioni che se le bevano. Quelli passano poi alla storia, od alle storie di
partito e di regime/i, come “movimento tal dei tali”. Si possono scrivere
storie assumendo un cosiddetto “movimento operaio” come si potrebbero scrivere
ben più realistiche storie presentando i cosiddetti movimenti operai per quel
che sono, strumenti del capitale per infinocchiare meglio i lavoratori.
Tecniche di militarizzazione. Perché il lavoratore, il disoccupato pure, è più
ricco negli USA che in Germania, od in Germania che nei paesi latini? Le
cosiddette ‘garanzie’ divengono ostacoli all’accesso al lavoro. La cosa è facilmente
spiegabile. ...Non importa. Non dobbiamo convincere nessuno. ...Non parliamo
poi della fogna latina dove la cosa è evidente, e pur taciuta: a forti PC
corrispondevano lavoratori produttivi in condizioni miserevoli. Correlazione
stretta, dove il rapporto causale è PC => pauperismo, non il contrario. Al
lavoratore insoddisfatto non serve a nulla che legga scemenze di partito.
Meglio studi e si qualifichi, se vuole migliorare la propria posizione. Se lo
mandi dal partito ‘operaio’, è solo per tenerlo infinocchiato e consolato. I
movimenti collettivi servono solo a chi li manipoli cioè, alla fin fine, al
potere stesso ed ai suoi lacchè.
Sta di fatto che, allora, in quel
contesto ed area, Roby, con saltuari circoli di studio et similia,
sottrasse, forse, qualche decina di giovanissimi alle patrie galere dove sia le
Polizie Segrete italiote che i due principali gruppi terroristi lavoravano per
condurli. Oppure, non ha comunque operato, né cooperato, per mandarveli.
Crimine orrendo, ovviamente, quando i CC-Stato volevano infognare più gente
possibile per i suoi giochetti terrorismo-antiterrorismo.
Le Polizie Segrete CC, gli Squadroni
della Morte dei Carabinieri [con appendici PS, corpi paralleli come la GdF,
etc], sono statali minchioni che mangiano in cambio dell’obbedienza, per quel
che capiscono e possono, agli ordini. Gli ordini erano di creare ed usare,
prima. Poi, di liquidare infognando più gente potevano, salvo lasciare sempre
qualcuno per le necessità periodiche di tirar giù qualche modernizzatore e
simili, se arrivava l’ordine istituzionale di fare ciò. Come era quella cosa di
quei giuslavoristi che cooperavano col governo che furono ammazzati?! Ecco,
furono ammazzati su ordine degli stessi governo
con cui cooperavano, del Quirinale e del CoPaSiR. Ambasciata Britannica
e NATO pretendono assassinii anti-modernizzatori. Ma poi occorre l’ordine
scritto dei detti [Quirinale, governo formale e copertura CoPaSiR] agli
Squadroni della Morte CC-NATO che mobilitano loro minchioni di gruppetti di
individui lasciati sopravvivere proprio per questi usi. Se arrestano, arrestano
poi qualche esecutore ignaro di essere solo un imbecillotto manipolato dallo
Stato.
Altre cose s’erano comunque messe in
moto da sé stesse. L’Allacca, una catto-picciista della Cgil, aveva già
denunciato Roby alle milizie parallele sinistre che affiancavano gli Squadroni
delle Morte dei CC. Questo nel 1980-81, tanto per dare una collocazione
temporale.
I Pekkioli che facevano? Berlinguer
incontrava Gelli per dare il nulla osta ai generali che organizzavano e
manipolavano il terrorismo. I Pekkioli chiedevano liste di sospetti per il
terrorismo sociale organizzato, ad altri livelli, dalle stesse Polizie Segrete
CC. L’Allakka (INPS) aveva dichiarato che era sicura, sicurissima, che l’Roby
fosse un capo ed un operativo che andava a sparare alla gente. Era sicurissima!
...Raccontava che glielo aveva confermato la breve ex-moglie [moglie solo per
pochi mesi] di Roby, Nikla Scatizzi, una scemetta nevrotica ed incarognita,
pure alcolizzata ed arteriosclerotica, affetta da dementia tremens acuta progressiva (esattamente come la madre Mina
di cui era copia anche fisica). Qualcuno che invece andava a sparare davvero,
proprio lì all’INPS di Torino centro, Stefy, una teppa fascistoide già di LC, montato
ed arrogante, anche piuttosto corrotto come molti piemontesi, ma che aveva
fatto il lottacontinuista per moda dei tempi, era amico di amiche sue, per cui
non lo aveva segnalato. Tipico! In effetti non ti immagini uno che spenda tutto
in motoroni a fare il grande clandestino tipo Il sospetto alla Gian
Maria Volonté nel film di Francesco Maselli. Sta di fatto che il
‘rivoluzionario’ reale è sempre più stato tipo camorrista corrotto che grigio
funzionario.
Dunque, Roby era così finito,
‘ufficialmente’, nelle liste ufficiali dei sospetti, stese dagli Squadroni
della Morte del PCI-CGIL, e da questi passate agli Squadroni della Morte dei
Carabinieri ed appendici. Quando crei burocrazie, idem milizie parallele, le
devi poi pur tenere occupate a fare qualcosa... Gli inglesi creano il PCI di
Salerno, quello davvero di Togliatti, con l’URSS solo come copertura. Dunque un
PCI dell’Ambasciata Britannica e dei Carabinieri. Ovvio che lo usassero, la DC
pure, per il giochetto terrorismo-antiterrorismo. Lo usavano pure da sempre per
giochetto quasi identico, quello mafie-antimafie.
Anche Franka Pata era sicurissima.
...Furiosa e delirante, ‘riconosceva’ Roby in tutti gli identikit! Glielo aveva
detto la sorella Angela Pata in Casalbuttano (CR), una DC-CISL che, nel
passato, s’era trovata a partecipare alle iniziative degli Squadroni della
Morte di Gladio. Gladio organizzava convegni ed esercitazioni per militanti della DC
e della CISL, su imposizione del SIS-CIA, intermediari i soliti CC. Le maestre
ed i maestri sono strutture chiave del terrorismo di Stato dei CC. Beh, in
tutto il mondo. Indottrinano e spiano. Quelle ‘cattoliche’ facevano parte delle
reti DC-CISL-CC-SIS-CIA. Quelle ‘comuniste’ delle reti degli Squadroni della
Morte PCI, che a livello di vertice cooperavano coi CC-SIS-CIA ma senza dirlo
al militonto idiota
I pazzi ed i delinquenti se le
inventano. Poi devono fingere di credervi. Esattamente come la “guerra fredda”,
che era un giochetto di sostegno reciproco dei due campi ‘opposti’. Prima la
lanci. Poi devi far finta che sia una vera contrapposizione. Quando crei
qualcosa, devi, SEMPRE, inventari pure l’anti. Vale davvero in TUTTI i campi.
Se crei un sistema sanitario, devi inventari le malattie e pure le medicine
inutili che costino fette enormi di PIL. Immaginatevi l’assistenza solo ai
malati veri e con lo scopo di guarirli. Almeno il 90% degli ospedali dovrebbe
chiudere ed il 90% dei medici dovrebbe inventarsi un’altra professione. Per non
parlare delle aziende di ricerca e fabbricazione di pillolette. Non avete mai
letto di quelli perseguitati ed ammazzati perché hanno inventato cure che
funzionano. È come l’energia naturale e libera. Che fine farebbero i petrolieri
e connessi? I processi di ottimizzazione funzionano solo in matematica. Nella
realtà va tutto avanti, od indietro, per processi ai auto-organizzazione
caotica. Come i flussi ordinati nell’acqua che bolla. Non c’è l’ottimo. C’è
solo quello che di fatto esista.
Ricorrenze, anzi permanenze,
storiche. Era come quando prima avevano creato il sub-Impero Sovietico, per
mettere mezza Europa in freezer dopo che i sovietici avevano fatto da carne da
macello Alleata nella II guerra mondiale. Prima li usi per correre sui campi
minati (tecnica sovietica di sminamento rapido) e per devastare mezza Europa.
Dopo la regali loro, questa mezza Europa che hai fatto loro occupare, per
fottere l’Europa a loro regalata, di conseguenza anche quella occidentale, e
loro stessi. Un certo sviluppismo sovietico da economia di guerra permanente
alimentato con abbondante tecnologia angloamericana, pur adattata
all’arretratezza russa, dunque usata proprio male-male, era evoluto, involuto
in realtà, espandendosi, in sub-Impero (finto antagonista dell’Impero, quello o
quelli anglofoni) baluardo del sottosviluppismo mondiale. Infine era imploso,
con crisi di nervi inglese, per cui gli inglesi hanno dovuto inventarsi nuove
sovversioni continentali e mondiali. La Corona inglese sostituisce, sia a
livello propagandistico che militare, “il comunismo” con “l’Islam”. Il terrorismo
di Stato USA ha subito proclamato la guerra mondiale al ‘terrorismo’. Se lo
erano costruiti e se lo costruivano. Costruitolo lo ‘combattevano’. Geniale!
G.Andreotti, uno sveglio, da
mafiosetto romano-laziale, e praticissimo di queste cose, visto che nuove
strutture erano nate, aveva pubblicamente affossato Gladio già sostituita da entità ben peggiori e più di massa. S’era
trovato poi lui stesso fatto fuori in modo permanente dai vertici istituzionali
di Italiozia. Proprio grazie alla sua forza militare pur battuta, a Capaci,
dalle entità militari agli ordini di Cuccia-Mediobanca e dell’Ambasciata
Britannica, si era difeso, era uscito assolto dai processi, oltre ad avere
subito montato un fronte andreottiano coperto. Pur emarginato, aveva fatto
entrare in politica, solo per mettere la faccia ed i voti, S.Berlusconi. Mentre
a livello burocratico-istituzionale aveva lanciato Gianni Letta. Berlusconi
metteva faccia ed voti. G.Letta governava, pur per quello che poteva con la
dittatura Quirinale-Mediobanca, con cui ovviamente mediava essendone
subordinato. Pur in regime di dittatura Quirinale-Mediobanca, il blocco
andreottiano era sopravvissuto e s’era perpetuato. Da un lato il padrino Cuccia
e l’Ambasciata Britannica. Dall’altro il padrino Andreotti. Non certo un
50%-50%. Pur sempre un 75%-25%, come potere reale. Che era poi potere reale di
mafie burocratiche e private. Il politico e lo statista mangiano. Burocrazie
predatorie ed oligarchie predatorie ben di più.
Creato il sub-Impero Sovietico, gli angloamericani
avevano poi detto che era l’Impero del Male e che, di conseguenza, loro
organizzavano la resistenza all’imminente occupazione del mondo da parte dei
sovietici. Dal male assoluto nazista al male assoluto comunista, anche se nella
propaganda angloamericana i ‘comunisti’ restavano sempre largamente migliori
dei tedeschi, “i nazisti”. Il solito! Solo degli scemi potevano bersi tali
idiozie... ...Se le bevano tutti gli attivisti DC-CISL-UIL-‘laici’... Se le
bevevano pure quelli del PCI e cespugli. Serviva per organizzarli militarmente
e sotto il controllo delle Polizie Segrete CC. La cosa era iniziata già dopo la
guerra ed era poi proseguita. Italiozia era nell’area angloamericana, e nulla e
nessuno poteva sottrarvela. Ma gli stessi SIS-CIA organizzavano esercitazioni
etc. contro possibili, dicevano, in realtà impossibili, invasioni o colpi
sovietici e para-sovietici. Demenze. Ma sui dementi si regge il mondo. Ecco
perché il mondo è così allo sfascio! Demenze, in apparenza, e per i dementi. In
realtà, per militarizzare i dementi, devi creare, inventare, un imminente
pericolo esterno ed interno. Il giochetto era esattamente quello, da questo
punto di vista. Quelli di là si erano inventati la “aggressione imperialista”.
Quelli di qua il “pericolo comunista”. Si puntellavano reciprocamente.
Le regole del gioco, truccato e solo
per uso interno, per i polli se lo e se le bevevano, erano state decise a
Teheran a fine 1943. Non a caso sono regole ferreamente rispettate fino a che
l’URSS viene a mancare. Io dico che gli inglesi continuano a rispettarle, pur
un modo del tutto occulto e contro l’Impero Statunitense. L’URSS implode,
rinuncia unilateralmente al suo sub-Impero, cessa come URSS e ridenomina come
CIS la parte che resta unita, federata o confederata. Cessato uno dei
‘firmatari’ principali degli accordi di Teheran di fine 1943, è chiaro che il
patto cessa, almeno ufficialmente, in realtà soprattutto per gli USA.
No, in verità non v’è nulla di
chiaro. I russi non insistono, o non troppo o non troppo chiaramente, in una
qualche continuità con l’URSS “potenza vincitrice della IIGM”. I tedeschi ne
approfittano per riprendersi se non altro la Germania Est, pur sempre molto
meno di quello di tedesco venne fatto sparire con la conclusione della IIGM. Ma
è il massimo possano. Gli inglesi avrebbero voluto mantenere il freezer
rosso-sovietico. È che già debole si è sfasciato. Un caso classico di
implosione.
A quel punto, la NATO ed altre forme
passano dalla favoletta della loro esistenza in funzione anti-URSS a svilupparsi
anche senza URSS e proprio perché l’URSS è cessata. Dimostrazione logica e
fattuale che viene costruito sempre un nemico, “il nemico”, per tutt’altri fini
da quelli dichiarati e per uso interno, interno all’Impero ed interno alle sue
province ed ai suoi eventuali sub-Imperi.
I terrorismi interni d’Italiozia
erano passati di moda da tempo... Allora, anni ‘70 ed inizio ‘80, v’era una
vera isteria di massa. V’è anche ora. Canalizzata su altri nemici, su altri
terrori. Se li creano per quello. Ed il pidocchieto medio se li interiorizza.
L’Italiozia unita degli inglesi e dei loro Savoia la creano così a livello di
pidocchietto medio. Isterie e finti nemici del momento.
Quando Andreotti aveva ordinato agli
Squadroni della Morte CC di creare il terrorismo di massa, ovviamente aveva
fatto creare pure l’anti. Chiedevano cooperazione, nomi di sospetti. Era anche
un modo di verificare quanti dei loro, quelli al soldo dei CC o da loro
variamente coperti, fossero invece stati scoperti.
Angela Pata in Rossi [da Mileto,
Calabria, ma in Casalbuttano, Cremona, Lombardia] aveva subito chiamato la
sorella Franka:
- “Franka, ma Roby deve averci
qualcosa a che fare...”
- “Come?!”
- “Ma non è lui che quando
stigmatizziamo la cosa, si mette a sghignazzare e ci dice che siamo pazze, che
il capo del terrorismo e della mafie sono gli Andreotti ed i CC...”
- “Ed allora?”
- “Quelle sono proprio le cose che
dicono quelli lì...”
- “Ma sei sicura, Angela?!”
- “Certo, Franka, lo fanno per dar
colpa a quello che loro chiamano il kapitale... È quella cosa di tirare il
sasso e nascondere la mano. ...I comunisti scatenano il terrore e poi dicono
che sono quelli dei preti, ...noi!, ...ed i CC!”
Franka cominciava ad agitarsi. Angela
le ritelefonava. Sempre i soliti discorsi. Poi le telefonava Franka che le
diceva di essere preoccupava:
- “Quello sembra sempre che sappia
tutto. Devi aver ragione. Anzi, ho il sospetto che sia ancora peggio... che sia
proprio lui il capo del terrore.”
- “Ma certo Franka... Sarà il capo
del terrore... Lo dicono tutti, che si mascherano dietro un’esistenza normale.
...E poi, dall’ombra...”
Intanto [fine anni ‘70 ed inizio anni
‘80], Angela, divorata dalla sua solita invidia sordida e totale contro tutti,
inclusi sorelle ed fratelli, era andata dai suoi referenti degli Squadroni
della Morte dei Carabinieri dei tempi delle riunioni CISL-DC-Gladio.
- “Ma è sicura? Come fa a saperlo?”
- “Me lo ha confermato mia sorella
Franka... Ecco, vi faccio parlare con lei...”
...Quando parlarono con lei, su
questo, Franka ossessa, faceva profondi respiri, si agitava più di quanto già
non lo fosse di natura:
- “Certo, certo... Me lo sento.
Quello si è messo nei guai.”
- “Ma come fa lei a saperlo?”
- “Me l’ha detto mia sorella...
...lei è una che capisce le cose, che ha studiato... È maestra!”
- “Ma come fa sua sorella da
Casalbuttano, se Roby è a Torino?”
- “Angela è una che ci sa fare...
Parla con Nikla... Parla con Fausto, Maurizio e Rikkio Sgarruffo... Poi, è una
che conosce i Carabinieri...”
- “Ma lei non ha alcuna informazione
diretta?”
- “Certo che ce l’ho... Io me lo
sento! Io me lo sento! ...Una se le sente queste cose...”
- “Ma Roby che cosa dice di quelle
cose?”
- “Lui scherza sempre. Si mette a
ridere e dice che dobbiamo andare tutti affanculo perché sono i Carabinieri che
organizzano tutto su ordine del governo reale... ...Così dice lui... ...Io non
so che cosa voglia dire... Me lo ha detto mia sorella che quelli lanciano il
sasso e poi accusano il governo! ...Io me lo sento! È lui il capo del terrore!”
In effetti, tutta la ganga dei sopra
nominati, ed altri, si telefonava, quando capitava si incontravano, e se la
contavano. Se la contavano pure su Roby che invidiavano per qualche motivo
subliminale, forse perché li evitava sentendoli falsi ed inutili.
Se Maurizio Sgarruffi occasionalmente
incontrava lo Roby lo affrontava delirando. Infatti, gli urlava sordido ed
aggressivo:
- “Ma tu rovini tutti! Tu, ora che
sei il capo del terrore...”
Roby lo guardava senza dire nulla
mentre lui, Maurizio, sbraitava come un ossesso... Davvero come un ossesso!
Livido, ringhiante:
- “Roby, tu te ne freghi ma ci
andiamo di mezzo noi! Ci rovini! Ci rovini!”
Poi, Fausto Sgarruffo, tramite la sua
loggia massonica di ladruncoli del Comune della Spezia e tramite le strutture
larghe di Gladio, cui s’era trovato a partecipare come ufficiale della
riserva, andava a raccontare che aveva da segnalare che aveva informazioni
sicure, sicurissime, che Roby fosse un notabile del terrore.
Fausto aveva montato il figlio
Maurizio che, servile e scemo, sbraitava. Roby non diceva nulla, sgomento da
tanta abiezione e scemenza. Fausto, infame, diceva che aveva prove sicure.
Figuriamoci che si sarebbero mai inventati ed inventate se Roby avesse mai
risposto qualcosa ai deliri furiosi di Maurizio...
Che succede i primissimi di luglio
1981, o già a fine giugno 1981? Un cocainomane riccastro di Milano, con la
sindrome di Napoleone (cioè convinto di essere un Napoleone), transitato dai
boy scout e da amicizie neofasciste alle mode sinistrose dei tempi, che non
doveva avere neppure grandi reati, o non ne aveva del tutto, ma che si era
immaginato di essere coinvolto in tutto quello successo negli ultimi decenni,
aveva da qualche tempo cominciato infognamenti a rate di gente pure residente a
Torino.
Non è chiaro come, da Milano, fosse
finito a Torino ed a fare cosa. Di Milano, era finito ricercato, perché a sua
volta era stato denunciato da qualche amico in cerca di redenzione. Più ne
denunciavi, prima uscivi, e con più onore e prospettive professionali ed
esistenziali. In Italiozia, tutto dipende dalla classificazione che ti viene
assegnata nel fascicolo che tutti gli italici hanno nello schedario centrale
dei CC. Più sei abietto, più hai una classificazione alta e puoi dunque
delinquere liberamente! Più sei inaffidabile nel senso diciamo umano del
termine, più sei affidabile per lo Stato, per il potere, se delinqui e ti fai
abietto al suo servizio e per le sue esigenze quando te lo chiedano. In quel
momento, era aperto, tra gli altri, il mercato degli arresti, delle
prosecuzioni e delle persecuzioni per terrorismo.
Costui, ricercato, viveva a Milano in
una delle tante proprietà della madre Salamina. Tuttavia, questa era abbastanza
prudente, e si reputava astutissima. Per cui, quando lei voleva incontrarlo, e
timorosa che il suo uomo la e lì scoprisse a Milano e li denunciasse, lo faceva
avvisare da una amica sua che lo faceva andare a Torino e lì si incontravano. A
Torino, durante una di queste gite da Milano a Torino, alla ricerca di coca in
un bar del centro della città, chi la vendeva non si era in realtà fidato di
questo tizio che a chiunque incontrasse diceva di essere il capo delle BR, e di
volerlo divenire pure di PL ed altri, di avere rapito e liquidato da
H.M.Schleyer [un’operazione terroristica ordinata dal social-democratico
H.Schmidt (discendente di ricchi banchieri ebraici che hanno poi falsificato i
documenti di identità per ragioni ambientali) ad ufficiali di Polizia Segreta
del BfV ed altre agenzie, in contemporaneamente al dirottamento del volo 181
della Lufthansa ed agli assassinii di Stammheim - la RAF era eterodiretta da
ufficiali di Polizia Segreta della BfV-BND-etc.-NATO] ad A.Moro, di esser
grande amico di padrini delle mafie, per cui lo avevano dirottato verso ambienti
di piccoli delinquenti.
Qui, in baretti per piccola
criminalità ed alcolizzati, costui aveva conosciuto due alcolizzati sfaticati,
idioti e pieni di debiti, Duò e Marchetto. Avevano subito fraternizzato. Loro
lo ascoltavano ammirati durante i suoi deliri e speravano di poterne cavare
qualche soldo, anche se non sapevano bene come. Con loro aveva fatto qualche
rapina per consolidare l’amicizia e li aveva ‘nominati’ suoi luogotenenti a
Torino dicendo che, da lì, avrebbe ripreso le redini delle organizzazioni
terroristiche italiche che avevano tentato di emarginarlo sebbene lui ne fosse
tra i fondatori principali e dirigenti. Così gli piaceva raccontare, per quanto
incredibile e, di solito, non creduto.
A Torino, aveva occasionalmente
alloggiato in casa del Duò. Ovviamente aveva raccontato le sue solite balle
autobiografiche alla moglie del Duò che, sposa ormai insoddisfatta, era stata
ben contenta di farsi scopare da un tanto importante personaggio. Il Duò li
aveva sorpresi a letto. Il Fogagnolo era fortunosamente fuggito. Il Duò era
cognato di Alfredo Buonavita [un campano sveglio e maneggione, di quelli che
nel PCI o nella DC, in qualche camorra pure, avrebbero fatto soldi e carriera -
...imboccò altra strada pur uscendone anche se dopo averne sofferto qualche
danno...], uno dei primi BR da tempo in carcere. Il Buonavita, fatto arrestare
dai CC perché giudicato non di quelli da loro manipolabili quando era fuori,
ecco che in carcere si era ‘redento’. Aveva infine trovato il modo di farsi
mettere fuori presto servendoli.
Quando Alfredo Buonavita era passato
ai CC, secondo la logica mafiosa solita sia la moglie di questo, sorella del
Duò, che il Duò stesso erano passati ai CC ed iniziato a cooperare con loro. Ai
CC interessava solo cooperazione per infognare gente a loro interessava
infognare. Il Duò si era subito venduto il suo socio Marchetto (avevano una
piccola impresa, una specie di officina non si bene di cosa, senza clienti e
piena di debiti, che usavano più che altro come copertura per delinquere) ed il
Fogagnolo. Il Marchetto lo avevano preso a casa. Il Fogagnolo era stato
chiamato dal Duò che gli aveva fatto sapere che, dopo il cedimento del momento,
per cui si era appena infuriato, sarebbe stato ben felice di cedergli la
moglie, se avesse voluto continuare a scoparla e che comunque non gliene
voleva, ché anzi era interessatissimo a continuare la loro “cooperazione
rivoluzionaria”.
Il Fogagnolo, fondamentalmente un
minchione che se le beveva tutte, era andato all’appuntamento a casa del Duò.
Quando ne era uscito, erano sbucati agenti della Digos [mandati dai CC] da ogni
dove e lo avevano preso mentre questi si dibatteva furiosamente. Lui aveva
subito ‘confessato’ di essere il capo dei capi e si era dichiarato prigioniero
politico. Questi lo avevano lasciato dire mentre si sghignazzavano dalle risate
sapendo che era solo un cocainomane ed un malato di mente. Intanto, su
indicazione della madre Salamina, che aveva subito detto ai CC che le
interessava solo che il figlio uscisse dato che questi non era assolutamente in
grado di reggere la prigione, gli avevano arrestato un’amica fiorentina. No,
neppure arrestata, perché non ne avevano proprio motivo. La avevano fermata.
Era solo sceneggiata. Dopo averlo fatto friggere alcuni giorni in una cella nei
sotterranei della Questura di Torino, visto che ormai si dibatteva nella
disperazione e non era neppure necessario cuocerlo troppo, anzi avevano paura
che si suicidasse, lo avevano portato da un dirigente della Digos che, tutto
mieloso, gli aveva detto, mentre tutti trattenevano le risa, che sapevano che
lui era un bravo ragazzo ma anche un grande uomo d’onore, che lo sapevano che
lui non avrebbe mai e poi mai denunciato nessuno. Ma lui era fuori, delirava,
se lo sarebbe pure fatto mettere materialmente in quel posto pur di uscire da
quella situazione detentiva. Per cui gli avevano infine rivelato che avevano
arrestato, “ordini... ...non sappiamo neppure perché...”, un’amica sua e che
lui, e solo lui, poteva salvarla con un banale scambio.
- “Guarda, Paolo, qui è tutto un
gioco. Qui sono tutti pazzi. I giudici ci ordinano... Guarda, tu ci sottoscrivi
delle dichiarazioni con dei nomi e noi ti liberiamo l’amica. Altre cose non
possiamo farle, non subito. Ma questo, te lo garantiamo, che proprio lo
possiamo fare. Solo che il giudice di ha detto che vuole..., come dire?, vuole
un qualche segno distensivo da parte tua...”
- “Ma io sono un grande capo della
rivoluzione mondiale.”
- “Guarda, Paolo, qui è finito tutto.
Era ed è tutto un gioco. Abbiamo l’ordine di arrestare tutti e lo faremo.
Abbiamo liste con decine di migliaia di sospetti. Al governo interessano solo i
titoli dei giornali... Guarda questi fogli... Nomi e nomi... Magari alcuni li
conosci... Ma anche se non li conosci fa lo stesso... ...Basta che qualcuno...,
tu o altri per noi alla fine fa lo stesso..., basta che qualcuno ci firmi delle
deposizioni dove ce la conti. Guarda, tu non ti immagini, ma c’è la corsa... A
nessuno piace stare in galera. Noi siamo il potere, anche se solo piccoli
funzionari del potere... Alla gente piace cooperare col potere. Anche un grande
capo rivoluzionario come te... Che fai ora... Ti fai l’ergastolo, per cosa, per
chi? Esci, se esci, che sei vecchio... ...che non ti tira più, che magari non
puoi neppure farti una spippata di coca buona. E perché, per che cosa, per
stronzi opportunisti?! Sì lo sappiamo che tu sei un grande capo, un antico
cavaliere. Ma quando tutto è finito, ...che sia tu, o che sia qualche altro, a
farci qualche nome, non è che cambi nulla. Anzi, tu, un grande combattente, un
grande capo, proprio facendoci qualche nome mostri e dimostri di essere ancora
un capo, di poter controllare ed influire sulla realtà. Quando questa cosa sarà
poi alle spalle, sarà come esserti tolto un dente, e pure con l’anestesia
locale... Sei nato capo e sarai capo in altre cose, dove sarà possibile. Qui il
gioco è chiuso, finito, e nulla torna più. Arrestiamo tutti, e pure ben di più.
Tutto è terminato. Qualcuno l’ha voluto questo terrorismo... ...Gli stessi ora
ci dicono di fare piazza pulita e noi la stiamo facendo. Tu ora ci pensi e poi
ci chiami. Tu ti dissoci ammettendo formalmente che è tutto finito. Poi,
siccome, sei uno d’onore e lo sai che la tua amica non c’entra nulla, noi la
liberiamo. Tu, naturalmente, cominci a sottoscriverci delle dichiarazioni.
Verranno ufficiali e funzionari a dirti chi ci interessa che tu nomini. Poi
verranno i giudici. Tu dici. Noi scriviamo. Noi scriviamo. Tu dici. Noi
riscriviamo. Tu firmi. Tanto, guarda, noi li prendiamo lo stesso. E loro fanno
come tutti. Ci fanno dei nomi. Poi li mettiamo, vi mettiamo, tutti fuori. È
stato un brutto periodo. Solo un po’ di
pazienza perché io vi metterei tutti fuori subito ché siete tutti dei bravi
ragazzi, ma ci sono i politici, i magistrati, le procedure, burocrazia,
speriamo facciano presto. O sennò un poco di pazienza...”
E diretto agli agenti assistevano
trattenendo le risa per una delle solite sceneggiate del dirigente-vasellina:
- “...Ora riportatelo sotto. Dategli
da mangiare. Bene, mi raccomando. Ché lui è un grande capo e deve essere
rispettato!”
Ed ancora a lui:
- “Paolo, se vuoi qualcosa fammi
chiamare, ...per quel che possiamo. ...Quando ti occorrono dei fogli, una
penna... Poi, quando decidi, ci rivediamo, con me o con altri... Siamo tutti
buoni colleghi qui... Parli con uno ed è come parlare con me. Poi ci sono i
colleghi dell’Arma... Ecco, potete riportarlo sotto.”
Dopo spuntavano, come per prodigio,
l’avvocato e la madre che, fingendosi preoccupati per lui, gli piangevano
addosso:
- “Guarda Paolo, sono tutti padri di
famiglia. Vogliono tutti aiutarti. È che le regole del gioco sono quelle che
sono. Non che le facciano loro. Non si sa neppure bene chi le faccia. Tu fai
quello viene loro richiesto e poi, in qualche modo, ne vieni fuori e pure
presto. Differentemente, ti trovi con qualche ergastolo. E per cosa?! Non c’è
più nulla. Lo sai che, caduto tu, è finito tutto. Solo tu, forse, avresti
potuto, se non ti avessero preso...”
Tempo poche ore ed era ancora più
fuso del solito. Si fa dare carta e penna. Scrive a Caselli che la guerra è
finita e che chiede l’iscrizione al PCI dato che ha finalmente capito che
l’avanguardia rivoluzionaria è il grande e glorioso PCI. Intanto manda una nota
a quelli della Digos ché gli dicano, ché lui è a disposizione, che ormai si
considera un militante del PCI e che gli ordini dei compagni Pecchioli e
Berlinguer sono di dare totale collaborazione per ristabilire la pace e
liquidare la vana insurrezione. Alla Digos si spanciano dal ridere ed
informano, ovviamente, la Polizia Segreta CC che hanno un nuovo pollo. Nomi e
circostanze gli vengono dati. Lui sottoscrive. Cose sconnesse, che non stanno
né in cielo né i terra. Ma pur sempre nella norma dato che i materiali
giudiziari italici sono tutti tritumi verbosi e pieni di scemenze che poi
militari, polizie e loro magistrati usano come credono.
A quel punto lui pensa di essere
liberato subito e con tanto di pubblici onori. Anche la madre, un’imprenditrice
rozza e senza cultura, lo crede. Dai circuiti delle Questure e delle caserme lo
passano a quello carcerario. Nuovo crollo. Non regge. Si immagina sempre cose,
schizofrenie, smentite sia dalla realtà, per il poco può percepirla, che da
altre schizofrenie. Appunto, lo tengono dentro. Lui si era immaginato già
fuori. Passa solo dal circuito militare-poliziesco a quello carcerario.
Eppure ce l’ha messa tutta, ...lui
crede. Sì siamo all’incredibile. In pochi giorni, si è iscritto al PCI di
Cazzelli, si è trasformato, nella sua testa, da capo della rivoluzione
mondiale, a capo dell’antiterrorismo. ...Fosse finita qui...
Diviene attivista massone, o tale lui
si sente, a seguito di ‘conversione’ carceraria, e, quando esce, finisce a fare
il massone-comunista in una radio milanese, RadioPopolare, dove predicava il
comunismo massonico-spirituale. In realtà aveva solo scopiazzato una cosa che
lui aveva poi chiamato sesso-massoneria. Uno si fa una scopata, od anche una
sega, e, mentre se la fa, si dice che...
...Beh, diciamola tutta... ..anche se
è difficile. La realtà è sempre incredibile...
Quando era dentro proprio non reggeva. Oscillava tra ossessioni
suicide, impasticcamenti, alias droghe di Stato/‘pubbliche’, seghe e deliri
mitomaniacali, ...quelli soliti... Si risentiva capo dei capi, capo di
rivoluzioni locali e mondiali. Ad ogni sega, ad ogni eiaculazione, scarsa o
sostanziosa, urlava: “Ecco, questa è una bomba, una cannonata, una mitragliata
contro il nemico di classe, contro il kapitale!” Dato che qualcuno l’aveva
‘nominato’ massone (nei circuiti degli isolamenti carcerari si trovano i tipi
più strani!; beh, quello glielo avevano messo i CC apposta per ‘aiutarlo’) si
era detto che era l’occasione che cercava, o forse solo un’occasione che poteva
sfruttare per uscire da quel vicolo cieco. Da un mondo schizofrenico di
gruppetti e pettegolezzi politici era passato ad un altro mondo che lui stesso
si era costruito di altri gruppetti e pettegolezzi massonici. Si è convinto di
essere il capo degli Illuminati e dell’élite occulta. Balle. Sono cose che non
esistono. Esistono club e circoli del potere ma sono reti tutt’altro che
piramidali ed assolute. Alla fine esistono solo i governi e taluni in
particolare. Anche reti parallele e connesse, ma non come balle
cinematografiche.
Ah, c’è da dire che non era neppure
l’unico. C’erano anche metalmeccanici che, fattisi infami, poi dicevano che
avrebbero desiderato appartenere a qualche ordine, confraternita, totale e
totalizzante, che desse loro come una norma di vita, qualcosa tipo un ordine
cavalleresco, o monastico-guerriero, o guerriero non monastico, del genere di
samurai, ninja o quelle cose lì, ma comunque strettamente sottoposto a regole
ferree... ...insomma, in pratica, altri che dicessero loro che cosa fare ma con
mitologie da film per cui loro, infami infamoni, si trovassero all’improvviso
puri e virginei, almeno nella loto auto-percezione. Cose, appunto, da fuori di
testa e pure necessitanti di dipendenze.
Beh, questo personaggio messogli a
fianco dai CC, lo ‘iniziò’:
- “Io, con i poteri conferitimi dalle
forze dell’oscurità e della luce... ...Paolo, ora inizi un percorso che...
...Man mano che progredisci nella purificazione e nell’elevazione, ti metterò a
contatto con circoli più prossimi alla verità universale...”
Un voglia avere un potere sull’altro
a livello di interazione paranoica deve fingere cordialità e sussiego, lasciare
intendere più che dire, recitare formule appaiano come naturali. L’adepto non osa chiedere, non troppo. Se chiede si
deve rispondere quel poco serva a suscitare curiosità e vaneggi in chi abbia
posto domande. Il pensiero paranoico mitizza l’altro in funzione della propria
mitomania delirante. Il non detto serve più del proferito.
Da dentro non è che potesse tuffarsi
appieno nel mondo del pettegolezzo massonico, che era l’unica cosa lui
interessava, per quanto lui fosse il tipo che si inventava il pettegolezzo. Se
lo raccontava. Se lo vedeva come vero. Lo riportava a tutti quelli incontrava,
come lui fosse il centro di tutti questi pettegolezzi che si era in gran parte
inventati!
Naturalmente, dato che si considerava
il capo della rivoluzione mondiale [poi cominciò a considerasi il capo dei capi
degli Illuminati comunisti, l’élite occulta buona contro quella del kapitale –
fandonie!], si era costruito altri deliri schizofrenico-paraoici per cui, ad ogni
sua e da suoi accoliti eiaculata, lui si diceva e diceva che, merito suo, di
lui grande capo dei capi, il kapitale vacillava sempre più. È andato avanti per
un po’ con queste scemenze. Poi non ha più retto. Il non far nulla ed il
delirare costano. Neppure le aziende della Salamina, che scopando col suo capo
operaio o direttore doveva rendere conto pure a costui delle sue spese,
bastavano a finanziare tali deliri di questo pazzo.
Per un po’ gli avevano dato pure una
qualche limitata risonanza comunistoide quelli di Radio Popolare. Dato che sono
pure quelli solo milizie parallele delle Polizie Segrete CC, anche se la cosa
non è sempre lineare e tanto meno pubblica né risaputa, neppure tra gli
introdotti... Sennò vengono chiuse. Sì, insomma, di sicuro, sicurissimo,
l’hanno raccomandato i CC, in un modo o nell’altro, alla radio che gli ha dato
corda per qualche tempo o solo per qualche trasmissione. Sennò, nessuno dà
credito ad uno chiaramente mitomane e malato di mente, e che dica pure fandonie
che non stiano né in cielo né in terra. Non che mitomani e pazzi non possano
far carriera tra quelli, e pure tra tantissimi altri. È solo che lui era uno
del tutto manifesto nelle sue sindromi pazzoidi, quando esce di galera. Lo era
già prima. È che quando ne esce era del tutto pubblico ed universalmente
risaputo che, oltre ad essere quello che era, era del tutto, ed irrimediabilmente, fuori di
testa. Un infame ed un pazzo pericoloso cui nessuno, in condizioni normali e
senza pressioni esterne darebbe alcun credito. ...Neppure un po’! Invece viene
spinto “dallo Stato”. Non bastano i soldi di famiglia.
Sembra incredibile che comunistoidi
pur truffaldini e dei CC, come sono in genere “i comunisti”, si smascherino con
tali figuri, mentre fingono, soprattutto a Milano, un qualche grigiore già
para-sovietico-picciista da borghesia rossa che si finge filo-operaia... Boh...
Beh, lo fingono per chi non li conosca. Se le borghesie rosse del PCI ed
appendici dovevano sia fare la polizie di Stato per gli operai che convincerli
a vivere cogli stipendi più bassi dell’Europa sviluppata, dovevano pure crearsi
vite separate, segrete, dove nessuno facesse domande. Per cui, vi erano gli
operai delle case popolari e dei casolari rurali, e vi erano i borghesi rossi
che, non visti, e senza che il proletariato ne potesse neppure accennare,
vivevano tra il lusso. Ovviamente, il borghese rosso doveva essere così ‘serio’
da non poterselo neppure fare sfuggire, di fronte all’operaio, di essere uno
pieno di soldi e di vivere nel lusso. Lo si sapeva o percepiva, ma v’era la
convenzione assoluta di non parlarne. L’unico vezzo consentito dalle
convenzioni di partito, di partiti e di regime era quel grigio vestito completo
scuro con cravatta (che diveniva decisamente più elegante e raffinato, dunque
anche costoso, col grado ricoperto nel partito o nel sindacato, od in altre
strutture di area PCI), mentre l’operaio si abbigliava in maniera chiaramente
inferiore. Venivano considerate solo delle uniformi mentre tutti sapevano, od
almeno lo percepivano, anche senza poterlo dire, che erano proprio differenze
di classe, di reddito e di redditi, anche considerevoli. Come le plebi fossero
i soldati semplici e capetti, mentre gli altri ufficiali, ufficiali superiori e
generali. Tuttavia il PCI ed annessi erano un tale sistema di potere costruito
dagli angloamericani, come prima lo era stato il fascismo, che nessun operaio o
proletario osava metterlo in discussione. Oppure, al massimo, se ne andavano
colla DC o con altri, che non erano certo differenti.
Costui era dunque capitato in
un’operazione della Polizia Segreta CC. Una della rete del pentito Bonavita lo
aveva offerto ai CC che lo avevano fatto arrestare dalla Digos di Torino
essendo costui ricercato per cosucce milanesi del tutto marginali, della serie
dagli scout cattolici al terrorismo. E lui poi, come si usava, si era messo a
fare nomi, che magari gli avevano sottoposto per dargli modo di ‘collaborare’.
Può anche essere che non conoscesse nessuno e che, per di ‘riabilitarsi’,
avesse chiesto nomi da infognare per mostrare la sua ansia di redenzione. Chi
può dirlo?
Sulla base di una deposizione di
questo tizio, Roby viene arrestato ed accusato, i primissimi di luglio 1981, di
“banda armata senza nome”. ...Esattamente! Una cosa della serie:
- “Ora ci dica il nome della
organizzazione, anzi se lo inventi perché chiaramente non c’è nessuna
organizzazione sennò lo avremmo saputo, ci denunci un po’ di persone e così
possiamo montare una vera accusa credibile anche contro lei. ...Ovviamente, se
non lo fa, vediamo di montarle qualche cos’altro. Ma pure se lo fa, non ci sono
garanzie che la salviamo. Anzi...”
Volevano i nomi di quelli Roby aveva
salvato facendoli studiare o chiacchierare, invece che farli infognare dai
gruppi del terrore. Non v’erano erano reati. Senza senso fare nomi agli
Squadroni della Morte dei Carabinieri ed appendici. O forse si aspettavano che
Roby chiedesse, come altri, liste di nomi dagli schedari Pekkioli-CC da fare
per mostrare la sua ansia di redenzione. Come montarono il maxi-processo
‘Tortora’? “Chiedevamo gli elenchi del telefono e tiravamo giù nomi. È che
c’erano tante omonimie nelle nostre aree, per cui gli stessi magistrati...”
Lavoravano e lavorano a quel modo. Le ore passano, le giornate pure... Militari
e sbirri ricevono ordini. Hanno solo voglia di raffazzonare qualcosa e di
andarsene a casa, o comunque a farsi i fatti propri.
Non che i mitomani fossero poi chissà
quanti. Ma ve ne erano altri... Avevano pure arrestato un certo Cosimo Carrozzo
[ah, ci è già scappato di accennarne!] che aveva un fratello che lavorava alla
Fiat, ma che non si occupava di politicanterie, per cui, Cosimo, immaginandosi
di essere il fratello, si considerava un’avanguardia del proletariato ed
annunciava a tutti che non appena si fosse diplomato, quell’anno stesso,
avrebbe preso la testa della BR. Nel frattempo, passava quotidianamente dal
negozio della sorella del Duò, la moglie o quel che era, del Buonavita, e
chiedeva se le BR avessero qualche incarico da assegnarli. Lei, non sapeva se aprirgli
i pantaloni e prenderglielo in bocca oppure se prenderlo a male parole. Si era
poi sempre risolta per una soluzione intermedia per cui le diceva
diplomaticamente che il Partito Combattente richiedeva prudenza, dunque che
aspettasse di aver finito le scuole superiori e ben deciso che fare della sua
vita. Poi, quando lei era passata organicamente ed ufficialmente ai CC, aveva
pensato bene di segnalarlo come un pericoloso terrorista. Appena arrestatolo,
avevano chiesto, a questo Cosimo Carrozzo, anche di Roby. Non doveva neppure
conoscerlo. Ma tale era stata l’ansia collaborativa del momento dell’arresto,
poi negata con la solita ritrattazione d’uso nel periodo per talune categorie,
anche differenti tra di loro [ogni caso schizo-delirante aveva ed ha le sue
peculiarità] che non sappiamo come definire, che aveva subito esclamato:
- “Sì! Sì! Io so tutto! Conosco
tutti! Certo, Roby è un capo anarchico, uno come Machno, con una grande
organizzazione...”
- “Ecco, ci dica qualcosa di più,
...sì, insomma, qualche reato...”
Lui pensando, al fratello, o
credendosi il fratello, operaio Fiat, oltre che lettore od orecchiatore di
notizie correnti, era restato sul sicuro:
- “Dovevano tirare giù un dirigente
della Fiat, o forse un Agnelli. Lo avevano già seguito, controllato. Tutto era
pronto. Avevano mitragliette, pistole, fucili, esplosivi, ...ma poi tutti i
loro armamenti erano caduti.”
PS e CC lo sapevano quello che
potevano avere ritrovato o meno. Per cui, avevano lasciato perdere quel filone
chiaramente senza neppure un possibile appiglio.
Era spuntata pure un’altra, fatta
cadere dai suoi di PL, o come si chiamavano i rimasti all’epoca, ne avesse mai
costei fatto parte. Patrizia Tasinato, poi divenuta una matrona che si era
avviata verso una forse brillante carriera di programmatrice Cobol, e di chissà
cos’altro (la trovate su facebook con la faccia da vecchia incarognita, sebbene
la desse a tutti come fanno molte bruttone), si era tutta eccitata alla vista
dei giovani della Digos. Perdutamente in calore, ma senza nessuno che
accennasse a sbatterglielo dentro, aveva cercato di compiacerli, prima di
ritrattare pure lei:
- “Ma certo che lo conosco quel Roby!
Devo aver letto una sua rivista... No, no, anzi, facevo parte della sue milizie
prima di passare ai post-PL. ...Le milizie a cavallo...”
- “Ci dica qualcosa di più... Che vi
faceva fare...”
Lei ancora più in calore, sperando
che, compiaciutoli, le dessero un po’ di cazzo:
- “Andavamo in montagna, su dei
puledri bianchi, con dei FAL, a fare esercitazioni para-militari.”
Chi la stava ascoltando cercò di
trattenere gli sghignazzi...
- “Ci dica dei dettagli... erano
grossi e pesanti, oppure dei pezzi leggeri e maneggevoli.”
- “Mi faccia pensare... No, erano i
classici FAL, proprio leggeri. Leggerissimi, piccoli, come le mitragliette che
a volte si vedono in TV... Sì, sì, somigliava a quelle avevate voi quando mi
avete arrestata, forse anche più piccole!”
Ancora più impossibilitati a
trattenere le risa, quelli della Digos si erano ritirati in una stanza a fianco.
- “Questa è proprio fuori... Magari
va bene per raccontarlo al giudice e metterlo a verbale, tanto per far colore.
Ma quella non deve avere mai visto neppure una qualunque arma, neanche al
cinema. ...Chissà che andava a fare in montagna e che fal...li le hanno mai
preso in mano ed altrove! Deve aver pure fumato od essersi impasticcata
troppo... ...Beh, s’è dissociata e dice che coopera anche se non è deve avere
fatto grandi cose. Per cui fingiamo di darle corda......tanto per far colore
per i giudici.”
Una cosa la farà subito Roby. A volte
si opera subito. Altre volte si fa passare del tempo. Per altre ancora, si
opera con tecniche miste, miste da vari punti di vista. Su interessamento della
Chai [חַי], viene subito colpito e liquidato il mitomane
milanese che aveva infognato tutte quelle persone a Torino e forse anche
altrove, il Paolo Fogagnolo che poi si esibirà a Radio Popolare di Milano, per
qualche tempo, raccontando che eiaculazioni pensando al comunismo cambiavano il
karma universale. Colpito e liquidato, nel senso che gli venne del tutto
bruciato e rimosso il liquame aveva nella testa vuota. Neppure la madre lo
riconosceva più anche se cercava di convincersi che fosse stato lo shock
dell’arresto e della detenzione. No, è che era proprio un altro. Prima era uno
fuori. Poi era passato al delirio aperto, pur dopo la galera ed avanzando cogli
anni. Di solito, dopo galere, delusioni, gli anni che si aggiungono, divengono
tutti più pacati e distaccati. Non lui. Dipende dal trattamento speciale ricevuto
dalla Chai [חַי] che lo aveva rimpiazzato con uno manifestamente
ben peggio di quello costui fosse stato in precedenza. Lasci l’apparenza, ma
metti un altro dentro all’involucro.
Beh, ora DP-Rifondazione è passata,
ridotta ad un gruppetto, o ad una magmatica rete elettorale ed elettoralistica,
dopo per il regime le aveva dato, per servizi CC, il sindacalista socialista. I
partiti sono delle aziende dei CC-NATO, sotto direzione quirinalizia, o di
altri governi reali, quando ve ne siano altri differenti dal Quirinale. I
CC-NATO allocano ‘nomi’, gonfiano e sgonfiano movimenti e partiti a seconda
dell’utilità per il regime sottosviluppista compradoro. A seconda dei posti e
del potere clientelare e della apparizioni mediatiche, i partii si gonfiano e sgonfiano.
Non c’entrano i programmi che si inventano sul momento e di cui nessun si
preoccupa. Tutto passa o si metamorfizza, mentre lo sfascio sistemico
italiotico continua. Col guappetto Monti fu evidente, perché imposto
apertamente dall’Impero per rendere ancor più palese la marginalizzazione
irreversibile ed il conseguente abbattimento dei livelli di reddito reale.
Mentre altri mistificavano. L’euro è lo stesso, per chi ne abbia. È che in
Italiozia ne arrivano meno e con beni che costano di più. Anche uscisse
dall’euro, con le aziende sfondate finanche nei settori tradizionali, non
cambierebbe nulla, se non in peggio. Vi sarebbe solo la complicazione del
cambio. Gli stessi ieri dicevano che il più spesa pubblica avrebbe risolto
tutto, ...continuano a dirlo ed in più aggiungono che Italiozia dovrebbe
ritornare alla lira per poter spendere e sperperare ancora di più. Chiamano ciò
“recuperata sovranità”! Ma figuriamoci!!!
Quel Fogagnolo, è un catto-fascista
milanese, antisemita ed oscurantista, che, sull’onda del lavaggio di massa dei
cervelli operato dalla Polizie Segrete andreotto-berlingueriane che promuovono
in terrorismo di massa, si scopre fascio-‘brigatista’. In realtà, aderisce ad
un gruppetto di cremini, combinato coi soliti sottoproletari di vaga ispirazione
nappista. Cioè, delinquenti che si danno la verniciata politica e cremini che
si esaltano nel delinquere da piccoli teppisti. Tanto, poi, i delinquenti si
ritrovano ancora più delinquenti, mentre i cremini ritornano coperti dalle
famiglie dopo gli “errori di gioventù” rapidamente risolti e dimenticati. Beh,
semplifichiamo. Vi è una varietà infinita di categorie e di sfumature
differenti. Ma, collocate le due estreme, le altre sono meglio, e più
precisamente, costruite e capite. In fondo, il mondo è compreso tra chi non può
nulla e chi può tutto. Inutile fingere eguaglianze non esistono né possono
esistere. Drogati di pseudo ideologie, ma anche di coca vera, gli Squadroni
della Morte dei CC ne scelgono il nome. Qualcuno sghignazzando dice: “Dai li chiamiamo
l’ho moscio.” Il comandante delle
operazione speciali CC a Milano si fa serio e sanziona: “Accettato, fondiamo la
Brigata Lo Muscio.” Dal punto
di vista di chi vi faceva parte, era un club di mitomani che aveva preferito
crearsi il proprio gruppetto invece che accettare la disciplina, non sempre
rigidissima, ma pur con regole, di altri gruppi esistenti od in costruzione.
Era solo una copertura per delinquere, una di quelle cose che al primo crollo
si squagliano nelle galere ed oltre. Il Fogagnolo si squaglierà nella merda.
La Cabala/Chai[חַי] lo
colpisce subito. Arrestato, ed in modo delirante, dato che per lui, personalità
isterica, un banale arresto è vissuto come crollo nervoso totale, si fa
cagnolino che si affida alle figure maschie lo hanno preso, e pure
inevitabilmente pestato, per difesa, dato che si dibatteva violento e non
avevano un medico per sedarlo per strada e nell’auto della Digos di Torino.
Stava andando a farsi una scopata [se qualcuno ti dice che desidera incontrarti
per dirti che non te ne vuole e per cederti la moglie, se vuole essere ceduta
per essere chiavata...], o se l’era appena fatta, con una ed era ovviamente
armato. Era un esibizionista. Per andare a chiavare una, aveva bisogno della
pistola per giocare il ruolo del terrorista sempre in servizio.
Nella catarsi non catartica (dato che
era di quei personaggi da operetta che seguivano gli stereotipi del periodo)
dell’arresto, aderisce al PCI (forse solo ‘spiritualmente’; si dovrebbe
controllare al PCI se loro lo abbiamo mai arruolato), si sente in ordine col
mondo, ma solo per una manciata di ore o di giorni, perché l’ansia gli monta
dentro irrefrenabile. Si agita. Si vergogna. Comincia a riempirsi di
psicofarmaci. Lì interviene la Chai [חַי] anche dall’esterno
facendogli dare medicine piuttosto pesanti ed ‘arricchite’ per l’occasione. Se
si ricorda, si ricorderà che prendeva le medicine e stava peggio. No, non può
ricordarsi. Anche pensasse di ricordarsi qualcosa, non potrebbe ricordarsi di
nulla gli fosse realmente successo.
Gli viene bruciato il cervello,
operazione non difficile dato che non ne aveva. Sta ancora peggio. Ormai è un
altro. Gli impulsi suicidi espliciti predominano e pervadono il suo spirito,
per lo spirito possa avere un pidocchietto qualunque. Si avventura in scioperi
della fame, in sé cosa non drammatica. Perché digiuna. Digiuna o finge, tra
pulsioni autodistruttive ed ansie di continuare a vivacchiare in un modo o
nell’altro. Protesta, o finge, perché si permettono di tenerlo dentro e lui non
lo tollera. Appunto, un montato. Ma lui è già sotto l’influenza della rete
della Chai [חַי] che ha la direttiva di liquidarlo. Bruciato il
cervello non è più lui, anche se gli vengono lasciati i gusci, i suoi schemi
formali di comportamento pur essendogli stata prosciugata la residua
personalità. Gliene viene calzata, come condanna, una pure peggiore.
Gli resta la forma. Se ne esalta il
peggio. Lui è morto, liquidato per sempre. Subentrano altri, altre personalità.
I CC sono convinti di averlo arruolato. Lui stesso si sente al servizio dei CC
estremisto-comunisti, anzi racconta poi a qualcuno, quando diverrà o crederà di
essere divenuto ‘massone’, di controllare personaggi dei CC. In realtà, lui non
serve a nulla a loro, neppure a passare informazioni attendibili. Loro non
servono a nulla a lui, se non a vantarsi di nomi da lui conosciuti o, più
probabilmente, che si inventa di avere conosciuti. È il tipo che vede le cose
in TV o sulla stampa e si immagina che siano persone che lui conosce.
Inseritole nella propria vita, si fabbrica delle storie, nella propria testa,
per farle come dipendenti da lui, ai propri ordini. Sono solo le sue
schizofrenie. Ora, con la nuova personalità sostituitagli alla vecchia, lo fa
mille volte più di prima. Ciò è ottimo per le ‘sue’ attività massoniche. Si
crea un gruppetto di quattro clienti, che paga, dato che nessuno con un minimo
di raziocinio gli va dietro, né attorno. Dato che ristampa qualche vecchio
libro qualcuno fa finta di considerarlo. Vedete le quattro scemenze scritte su di
lui, “il BR che aveva interessi esoterici” per capire che sono cose
costruitegli addosso per altri fini. Come quelli che parlano di Hitler o dei
nazisti in Tibet, solo perché un tedesco [Heinrich Harrer] razzolò attorno al
giovane Dalai Lama [Heinrich Harrer lo conobbe solo nel 1949, in realtà]. Vi
era stata pure una precedente spedizione di altri. Studi accademici. Ma con la
illogica ‘logica’ delle prossimità si fantastica e si danno a bere fandonie a
chi non possa non bersele. Uno, già di una congrega di sciamannati, ancora più
fuori di testa di prima per i detti accadimenti, che viene fatto divenire che
chissacchì aveva od avrebbe avuto interessi esoterici. Chi il Superclan? Non
che ci sia nulla di male, né nulla di bene, nell’avere, od aver avuto, o meno
tali interessi. Quelle fatte scrivere, sono solo cose inventate per altri fini,
magari anche solo per riempire qualche riga di qualche enciclopedia del
settore.
Il gruppetto e la carriera, sì il
fatto che lo facciano accedere... ...in DP-Rifondazione, che poi è quella del
pagliaccio da Radio, ma solo per qualche tempo perché sia lui che loro si
stufano delle panzanate sulle eiaculazioni che creano spiritualmente ‘il
comunismo’, se li compra coi soldi. I genitori lavorano. Lui sperpera, per quel
riesce a farsi dare. Dato che la madre lo vede che traffica coi CC, e con
personaggi uno più orrendo dell’altro, ma inoffensivi, gli dà i soldi per ciò,
anziché rivederselo delinquere e poi reinternato. Essì, perché, se rifinisse
dentro passerebbe direttamente ai manicomi giudiziari. Lui non reggerebbe. Ma
neppure la madre, psicopatica come poi, reggerebbe. Quelle cose delle serie: Ma cosa dicono se mio figlio sta dentro, il
figlio una una Salamina... No, non posso proprio tollerare, di nuovo, una tale
onta!
I DP-Rifondaroli fanno finta di avere
da esibire un discendente di una famiglia di ingegneri, col nonno azionista
fucilato dalla Muti in Piazzale Loreto, a Milano. Si ritrovano uno che racconta
che se, mentre eiaculi, dici “Comunismo, comunismo!” il kapitale ne riceva
degli ineluttabili colpi verso il collasso. Lo racconta oggi. Lo racconta domani. Lo intinge in notiziole massoniche...
...Figuratevi!!!
Sotto l’effetto dei farmaci
devastanti, assolutamente distruttivi, fattigli assumere dalla Chai [חַי], e con altre operazioni della Cabala, si
convince di avere avuto visioni, visioni da persona che ha poteri. Tutti
sognano. E uno come lui sogna quello la Cabala gli ha fatto sognare. La Chai [חַי], non solo i CC-NATO per infami fini loro, gli fa
mettere vicino, sia dentro che fuori, personaggi che gli dicono che può
divenire un altro. È già un altro. ...Ma non quello che lui vorrebbe e mai
potrebbe.
Il precedente P.Fogagnolo è stato
ucciso bruciandogli il cervello, pur lasciando le routine che servono per il
nuovo personaggio ne mutua corpo e nome, per una finta vita transitoria da
massone ‘comunista’ delirante. È un modo per ridicolizzarlo.
Finalmente rilasciato, dopo qualche
anno di detenzione, tutti lo vedevano che delirava in permanenza. Si vantava di
essere questo e quello, di aver conosciuto questo e quello, di essere amico di
gente importante, secondo lui importante, in vari ambienti. Forniva
credenziali... ...sempre fasulle. Ma, sul momento, la foga faceva sembrare
tutto vero anche perché nessuno ha, in genere, il coraggio o la cattiveria
umana di contraddire un pazzo furioso che si crede chissacchì mentre è
chiaramente nessuno. Il pazzo convinto suscita in genere una tale pena che
molti preferiscono fingere di seguire quello, pur incomprensibile, questo dica
nei suoi deliri furiosi. È la già citata sindrome
dell’identità/differenza antropologica [[- syndrome of anthropological
identity / difference -]].
Sia personaggi dentro che avvocati,
tutti sotto il controllo della Chai [חַי], lo circuiscono... In effetti, quello
affiancatogli dai CC-NATO che lo ha ‘iniziato’ era un po’ rozzo, un
autoritario-paranoico, uno che gli dice scemenze del tipo: “Ti offriamo una
possibilità di redenzione...”, che solo uno scemotto come lui non poteva non
capire quello fosse uno dei CC transitato per la P2. No, ve ne sono altri...
...Gli viene detto che la soluzione è divenire un altro e che ciò si fa
facilmente per mezzo dell’approdo al mondo esoterico-massonico. Basta
raccontargli la storia di un piccolo, piccolissimo, gruppo, ma speciale, ed
ecco che lui si esalta, se ne gasa. Abbocca. Il suo bisogno di riconoscimento
ne fa un minchione manipolabile davvero da chiunque abbia voglia di contarla al
prossimo. È tutto organizzato. Lui viene manipolato colla Cabala e dalla Chai [חַי].
Perché tutto questo? Solo un modo
per, dopo averlo ammazzato, bruciandogli il cervello, o quel poco o nulla che
ne restava, far vivere come una sua controfigura che lo sputtanava
ulteriormente e mostrava a tutti il ‘valore’ degli infami delle Polizie Segrete
Carabinieri. Essì, perché anche altri, sporchi, di Stato, hanno tutto
l’interesse, o così credono nelle loro psicosi delinquenziali, agli
pseudo-ricicli dei già internati da spedire poi negli ambienti più diversi come
supposti informatori e provocatori. La rete pazzoido-delinquenziale degli
Squadroni della Morte dei Carabinieri, delle Polizie Segrete CC, si estende a
tutti gli ambienti vecchi e nuovi. Ciò obbedisce pure ad una illogica ‘logica’
burocratico-deteriore. Possono chiedere altre assunzioni ed altri fondi visto
la massa di lestofanti, informatori e provocatori, devono gestire. Nuove
opportunità di rubare per tutti. Le burocrazie devono giustificare la propria
inutilità apparendo utili e proliferando creando nuovi problemi per giustificare
tale proliferazione. Qui ne hanno uno, uno in più, che li ridicolizza pure.
Perché lui? Ah, no, non aveva nulla
di speciale. A parte che proprio non reggeva neppure un po’ di detenzione. Il
che, mescolato alla mitomania
galoppante, né faceva veramente un perfetto superminchione, ideale per
fare il bamba in costante eccitazione. Li conoscete quei tipi che, ogni volta
che li incontrate, sbottano seducenti ed ascoltati in dei: “Compagni, amici,
...grandi novità! ...Maretta! ...Maretta! ...Ho appena saputo che... ...Ora ne
vedremo delle belle...”? Balle. Ecco, dopo la ‘cura’ da parte della Chai [חַי] ne era venuto fuori un
tipo del genere. Se ne usciva in continuazione con dei: “Grandi novità! Abbiamo
deciso di prendere in mano i destino del mondo e di occupare il posto che ci
spetta al vertice degli Illuminati!”, “No, no, non potevamo più tollerare lo strapotere di
Carlo, per cui ci siamo messi in sonno nella sua loggia formando la
confraternita dei...”, “Ho appena scritto ad Vasquez per informarlo che siamo
ormai pronti per risvegliarci nella sua loggia e controllarla noi, come ci
competete”, “Ho appena avuto una conversazione chiarificatrice coi Rothschild
perché noi si possa divenire loro rappresentanti presso la loggia più esclusiva
della Corona”, “Domani parto per Buenos Aires [o per Londra] dove ho una fitta
agenda di incontri. Preparatevi che appena ritorno ci sarà da lavorare per
tutti per stilare dei testi programmatici. ...Ne parliamo in dettaglio appena
rientro!” Un’eruzione permanente di boiate deliranti! Il senso? Non c’è senso.
O non serve darne spiegazioni. Lo abbiamo fatto.
Durante il trattamento da parte della
Chai [חַי]
lui se ne inebriava, pur tra le depressioni delle sue devastate condizioni
mentali, avesse mai avuto una mente...
- “Sì, si, Paolo, è come dici. Hai
proprio fatto bene ad accettare l’iniziazione che quel signore ti ha
proposto. Anche questa tua confusione di
cui mi parli è proprio uno dei segni che tu sei stato scelto... Ah, hai avuto
delle visoni?! ...Interessante... ...Ecco l’iniziazione esoterica è possibile
proprio perché vi sono dei segni esterni, superiori, ad altri livelli di questa
nostra realtà limitata... ...Sì, vuol dire tu hai avuto accesso a livelli
esoterico-esperienziali più alti.”
E poi:
- “Guarda, Paolo, ...dato che mi dici
che sei stato conquistato da quel signore che ti ha iniziato... anche se qui,
in galera, devi restarci e non possiamo sapere quando saranno possibili misure
alternative, in effetti può essere occasione per... Sai, anch’io mi ero posto
su questa via, tempo fa... ...Sì, posso introdurti a nostri fratelli...
...Meglio, ti do i riferimenti, e tu trovi la vita. Sei una persona
intelligente. Ti diamo certo le referenze per... No, non aspettarti alcun
vantaggio immediato, anche se non si può mai sapere. ...Noi non siamo la
massoneria di massa. Siamo quella vera, esoterica, l’iniziazione alla
elevazione...”
Il nuovo P.Fogagnolo, ricreato dalla
Cabala e dalla Chai [חַי] come condanna a morte
permanente, come pazzo corrotto ammazzato tutti i giorni ed inviato tra altri
pazzi corrotti come lui, era più alienato ed ossesso che mai. Vedeva la
possibilità di gruppetti, di essere magari il mandatario locale di sette
foreste. Gli vennero prospettati pseudo-esoterismi prendere-o-lasciare. Lui, ovviamente,
se bevve tutto. Gli venne detto che ora era iniziato. Ora si sentiva di nuovo
qualcuno. Beh, si creava tutto nella sua testa vuota e malata. Non aveva alcun
potere. Non aveva i poteri. Ma si sentiva come un prete cui fosse stato detto
che il tocco gli era stato dato da chi aveva toccato Pietro e Cristo.
Tautologico che, in modo mediato, nel mondo, tutti abbiano toccato tutti. I
poteri sono altra cosa. Anche le realtà parallele, topologicamente parallele,
sono altra cosa.
Lui, più fuori di testa che mai,
poteva ora lanciarsi, di nuovo, a supplicare credenziali, ora
esoterico-massoniche, ad esibirle, a crearsi infine il suo gruppetto di
fissati, di clienti che si era comprato, una sigla da tenere in piedi coi
soldi, che naviga tra piccole congreghe esoterico-spiritiche,
esoterico-spiritiche millantate. È nel suo. Se fa l’informatore dei CC, si
finge lui grande generale, puparo, puparo di nulla. In sette supposto
magico-esoteriche-satanico-cristiane, ma senza alcun potere, si sente al centro
di tutto senza esserlo di nulla. Si convince. Convince altri che, per un po’,
lo seguono per curiosità od altri interessi, poi se ne vanno. Alla fine lui
stesso, questo nuovo lui ricreato dalle forze della Cabala e della Chai [חַי], avvitato nella propria follia, sparisce, si dissolve.
Tanto, finché ‘vive’ questa seconda
esistenza sotto lo stesso nome, ha la sua sigla, creata coi soldi di famiglia.
Non essendo nulla lui, vive attraverso la sigla. Coi soldi può viaggiare,
pubblicare, vantare relazioni e contatti, fingersi qualcosa e qualcuno senza essere niente e nessuno. Un
po’ gli stanno dietro per pena. Poi, quando si stufano, lo lasciano perdere.
Lui è egualmente contento, almeno un po’. Ha la sua sigla. Le persone passano.
Lui ha la sua sigla fino a che nulla gli basta più. Altro non sa crearsi e
sprofonda nelle depressione totale, assoluta, irreversibile, ...come
programmato dalla Chai [חַי].
Eccolo che allora va a
DP-Rifondazione. Quando DP-Rifondazione non c’è più va dagli altri partiti
‘comunisti’. Eppoi nei cosiddetti Centri Sociali, tra cosiddetti
anarco-comunisti, dove vanta: “Ai miei tempi...”, “Io sì che ero in pratica il capo di
tutto...”. Sciorina liste di nomi, di ‘fatti’, fatti inventati come i nomi, ed
offre il suo ‘nuovo’ comunismo esoterico. Nuovi nomi, etichette... ...Oh, si
arriva agli Illuminati! Si fa guardingo. Abbassa la voce. Parla ispirato. Ora
sciorina mille volte di più di quando combinava i nomi di qualche terrorista e
di qualche mafiosetto. Ciò che diffonde puzza. Lo sanno, se lo dicono, anche
quelli che sono come lui, che è un infame che ora fa il confidente ed il
provocatore. Lo sapete come sono, ...come è la gentaglia: “Sì, ma io...”
Qualunque degenere si considera meglio dell’altro degenere, degli altri
degeneri, rivendicando, lui/lei, di non fare la tal cosa che invece
l’altro/l’altra fa. “Sì, ma io la tal cosa non l’ho fatta, non la faccio.”
Nell’abiezione si ha l’ulteriore immoralità di ‘salvarsi’ ‘trovandosi’ altri
peggio. Lo fa lui. Lo fanno con lui di fronte ai suoi deliri ed alla sua
persona. C’è chi lo evita e chi, tanto meglio, finge di starlo a sentire e,
magari, poi, sapendolo infame, gli vengono passate, fatte intuire, false
informazioni. Del resto, alla fin fine, quale è la differenza tra
un’informazione più o meno vera ed una falsa?! È tutto un gioco senza senso,
pur costosissimo per il bilancio ‘pubblico’.
Tanto, infine, non è che, a parte
qualche fesso controllato egualmente per altra via dai CC, nessuno si dedichi a
chissà cosa, e molte delle ‘sovversioni’ dei Centri Sociali sono ‘sovversioni’
volute dai CC, su cui il regime ci marcia, comprese la varie opposizioni a
varie opere pubbliche che vengono usate per far lievitare i costi e dunque
incrementare radicalmente profitti e bustarelle.
Eppoi, lui, come tanti simili, ha la
faccia come il culo. Lo sanno tutti che poi va a riferire ai CC. Ma tanto che
possono fargli? Lui si muove arrogante. Adocchia chi deve evitare. Sta attento
quando rientra, quando esce, quando frequenta luoghi abituali. Si sente un
grande agente segreto in operazione, ...anche se nessuno se lo piscia...
Appunto, non se lo piscia nessuno.
Lobotomizzato, rimosso dalla Cabala e dalla Chai
[חַי], ora quello che si
agita, prima di sprofondare nella depressione assoluta ed irreversibile finale,
è un pupazzetto di colore che si sputtana e si fa ridere, davanti e dietro, da
solo. Eppoi, ha le sue attività ‘massoniche’, la ricerca di connessioni, di
alleanze, di amicizie che ora supplica ora dissolve. Quando ha tempo, o per
dovere, fa un salto tra i compagnuzzi. Poi sparisce per lunghi periodi. Per
riemergere per raccontare entusiasta le novità della storia universale. Se ad
uno piace fare il fantasma... Infine, sparisce e basta. Vaneggia tra i rimbombi
del suo cranio vuoto ed, infine, del tutto putrescente.
...Pazzi
e pazze si scatenano...
Ai folli devi far sentire l’odore del sangue, del sudicio, per vedere
come reagiscano...
Appena si sa che Roby è stato preso,
dalla Digos, 3 luglio 1981, i pazzi e le pazze si scatenano.
Franka si mette ad urlare in una
crisi isterica mentre come un’ossessa si martella nella testa vuota: “Ed ora
cosa dirà mia sorella?” Rikkio, euforico e livido, ha solo un’ossessione: “Cosa
c’entro io con quello? ...Ed ora che cosa mi dirà mia madre Franka?”
- “Angela, cattive notizie. Roby è
stato arrestato...”
- “Ah, Franka... Ottimo!”
- “Politica...”
- “Solo quello?!”
Rikko, un luogocomunaro cronico, alla
notizia sbottò in un ‘originale’:
- “Bisogna che si cerchi un buon
avvocato!”
Che genio! Di solito, sono migliori
quelli da poco, e senza troppe pretese, perché costano meno e non vogliono
sembrare brillanti. Per cui, non si lanciano in scemenze a spese dell’imputato.
E Franka, esaltata:
- “Rikkio, che capisce le cose, dice
che Roby deve cercarsi un buon avvocato!”
Cacchio!!!
Torniamo alla sorella... Franka, già
agitata, si agitò ancora di più. In particolare, quel “solo quello?!” della
sorella Angela continuava a rimbalzarle ed a rombarle nelle testa vuota.
Cominciò a telefonare come un’ossessa a Torino all’uno ed all’altra:
- “Ma perché l’hanno arrestato?”
- “Glielo ho già detto. È venuta la
Digos.”
- “Io non capisco nulla di queste
cose...”
- “Se è venuta la Digos, politica...”
- “No, non è possibile, non è
possibile!”
- “Che posso dirle...”
- “Non è che è qualcosa che ha a che
fare con la mafia?”
- “Ha! Ha! Ha! ...Ma che dice?!”
- “Solo per politica?! E come faccio
a dirlo a mia sorella? Che mi dice poi quella... Mi sgrida? Solo politica?!”
- “E per cosa potrebbero mai averlo
arrestato?”
- “No! No! Deve esserci
dell’altro...”
- “Ma si figuri...”
- “Magari si drogava... ...Sì, si
drogava!”
- “Neppure fumava sigarette...”
- “Sono sicura. Ma lo sento. Di certo
si drogava!”
- “Non fumava. Non beveva...”
- “Sì! Sì! Si drogava! Sono sicura!
Me lo sento!”
- “Ma che sta dicendo... Se l’hanno
arrestato per associazione sovversiva e quelle cose lì... Politica!”
- “No! No! Mia sorella mi ha già
sgridata. Ora mi sgrida di nuovo! Io lo devo scoprire per cosa è stato
arrestato. Si deve essere messo nei pasticci per qualcos’altro...”
- “Che dice?!”
- “Perché nessuno mi ha detto nulla!
È tutta colpa vostra che non mi avete detto nulla. Sennò potevamo intervenire.
Non mi avete detto nulla! Me lo sento... ...si drogava.”
- “La smetta! Sta male... Si calmi!”
- “Ecco, si drogava e si è messo nei
guai. Devo dire questo a mia sorella Angela. Deve proprio essere così!”
- “Boooh...”
- “Ditegli di confessare! Ditegli di
confessare! Che confessi tutto così lo lasciano andare!”
- “Confessare cosa?”
- “Lui dice di essere un drogato e
che non sapeva quello che faceva. Lo hanno detto anche alla radio che se uno
non sa quello che fa...”
- “Perché dovrebbe mai ‘confessare’
ciò che non è. È astemio di tutto. Neppure è di quelli che occasionalmente
sbevazzino.”
- “Ma che c’entra. Lo so io... ...ché
poi mia sorella Angela mi sgrida...”
Con gli stessi argomenti ed
espressioni, Franka parlava della cosa a Rikkio. Tra l’altro, anni prima,
Franka era ossessa con Rikkio, che a volta andava in giro di notte, e lei si
era fissata che si drogasse. Lo aveva detto a tutti. Era sicura, sicurissima.
In realtà, Rikkio era ben più che drogato, era malato perso, a causa delle
fantasie psicotiche di Franka cui si sottometteva infelice.
Rikkio poi si è drogato, davvero e di
fisso, impasticcato. Anche allora, da studente, si drogò occasionalmente, ma
solo come esperimento. Per conformismo. Rikkio era ed è di quelli che devono
sentirsi in ordine col mondo facendo e dicendo quello che fanno e dicono tutti,
...almeno secondo la sua percezione notoriamente paranoico-ossessa. Ha
cominciato a drogarsi fisso, di psicofarmaci, quando la moglie gli ha detto che
era stufa, già pochi mesi dopo essere divenuta tale, non del matrimonio in sé.
Ben le serviva uno coi soldi con cui andare in costose vacanze in giro per il
mondo, e poi, cattolica, non ci pensava neanche per l’anticamera del cervello
di separarsi o divorziare. Era solo stufa delle regole del matrimonio. Aveva
voglia di altri cazzi e se li cuccò. Quando usciva per farsi chiavare dall’uno
o dall’altro collega, dall’uno o dall’altro “amico di famiglia”, poi cominciò a
frequentare giri e, con internet, siti di incontri casuali, Rikkio a casa si
imbottiva di psicofarmaci. Siccome le crisi non è che finissero quando lei
rientrava da quelle scopate in giro, Rikkio finì per assuefarsi agli
psicofarmaci che assunse ed assume in dosi crescenti. Un drogato da porcherie
da farmacia. Come la maggioranza dei drogati.
Dalla Questura chiaramente
intercettavano le telefonate, quelle stronzate da fuori di testa di Franka. Per
cui, dopo una settimana, o più, che Roby stava nelle celle dei sotterranei
della Questura, del tutto tranquillo, e non aveva detto nulla, non aveva nulla
da dire, ecco che uno di mezza età dell’ufficio intercettazioni decide di
andare a vederlo. Si fa aprire la cella dalla guardia. Forse rozzo solo perché
imbarazzato, lo apostrofa con un, da sbirro merdaiolo:
- “Roby, ma tu sei un drogato?”
Roby lo guarda come si trovasse di
fronte ad uno in stato confusionale:
- “È una settimana che sono qui...”
L’unica cosa Roby avesse chiesto
erano libri, che si era messo in borsa quando lo avevano prelevato. Non certo
pastiglie o peggio.
Appunto, pure in Questura avevano
capito che Franka vaneggiava. E, ovviamente, l’informazione venne subito
raccolta dalle Polizie Segrete CC che su furiosi e delinquenti ci marciano e ci
mangiano. Appena le Polizie Segrete CC individua dei pazzi furiosi, se li
segnano. È la sindrome dell’identità/differenza antropologica
[[- syndrome of anthropological identity / difference -]]. Trovano poi
sempre il modo di usarli per le loro sporcaccionate demento-delinquenziali.
“Ma se quella, agitata
all’inverosimile, vaneggia perché lui è così tranquillo ed equilibrato?”, si
chiedevano. Non potevano capire che Roby, ormai pure un cabalista formato,
formatissimo, con quella, non aveva nulla a che fare, checché loro ne potessero
pensare.
Lasciamo stare le Questure, che alla
fin fine fanno il loro mestiere... ...Per quello il loro mestiere possa essere.
Come già abbiamo detto, quale è il senso della politica e delle burocrazie?
Inventarsi problemi e creare uffici, anche enormi, anche con milioni di
impiegati se riescono, che NON li risolvano. E già. Se crei un ufficio e poi
questo risolve il problema per cui è stato in teoria creato, a che serve più
tale ufficio?! Dunque, per essere più precisi, devono inventarsi problemi e
creare uffici che li aggravino. Allora tutta la macchina burocratica si espande
e potenzia. Loro sono prosperi e felici. Mentre altri pagano ed affondano...
C’est la vie!
Poi, in quell’ambiente di
schizofrenici, il parentume e dintorni, c’era l’altro livello, vi erano le
altre personalità degli stessi soggetti. Prima si fingevano preoccupati. Eccoli
poi estasiati. Infatti, allo stesso tempo, ovviamente sono tutti raggianti, quando
Roby viene preso.
Non Angelo, Angeli Scaruffi, il
padre, un santo rispetto a tutto coloro gli sguazzavano attorno e ne
profittavano pur mentre ne sparlavano in continuazione sentendolo estraneo alle
loro bassezze. Personalità di natura altruista e generosa, con un intima bontà
ed onestà, pur del tutto non ingenuo e ben conscio di come fosse il mondo,
stava lì, tra quel merdume, eppure ne era del tutto fuori, differente,
differentissimo da tutto e da tutti. In modo non vistoso. Pure ingenuo su talune
cose del caso, del “caso Roby”. Ma sempre diverso, diversissimo, relativamente
a quel merdume di parentume.
Nikla, Allakka, gli Sgarruffi, i
Pata, i Pata-Rossi:
- “Finalmente l’abbiamo infognato!
L’avevamo detto!”
Se dopo che Roby esce dal circuito
penitenziario (tra carceri speciali e non speciali, e pure particolari), verso
la fine dell’ottobre 1984, qualcuno di costoro casualmente lo incontra, sono
tutti ridanciani e strafottenti, e lo apostrofano con sghignazzi di piacere e
canzonatori per averlo secondo loro infognato.
Ovviamente vengono tutti contattati
dalla Polizia Segreta CC:
- “Fateci avere altre informazioni!
Fateci avere conferme che continua...”
In realtà, Roby era passato ora a
tempo pieno agli studi cabalistici, alle attività süirituali della Chai [חַי]. Del resto, trai i compagnuzzi ed i post-compagnuzzi, vi
erano ora solo profittatori. Prima potevano tirarsela, anche solo tra loro
stessi. Ora erano lì. Merdume manifesto. Già Roby li aveva sempre tollerati
proprio poco. Ora ne aveva disgusto.
Anche se, poi, la gente è quella che è, un po’ dappertutto, ora Roby era tutto
preso dalle sue attività spirituali della Chai [חַי].
Roby non faceva prima e, tanto meno,
‘continua’ dopo. Prima salva alcune decine di ragazzotti e ragazzotte dal
reclutamento terrorista. Dopo, a missione compiuta e pure in tempi del tutto
cambiati, almeno rispetto a quelle cose lì, ha solo schifo, dopo avere
conosciuto quella gentaglia dentro, degli ‘eroi’ ha visto dentro ed ora, se non
altro ai processi, o all’università, od in biblioteche, o per strada (Torino è
poi piccola!), incontra, talvolta strafottenti ed arroganti, come a compensare
le infamie di cui gli stesi si sono variamente resi protagonisti. Ah, v’è
qualche persona eccezionale pure lì, come in tutti gli ambienti, magari solo
ingenua per salvare i subordinati. Costoro, pochissimi, e pure meno, si sono
eclissati. Li speriamo finalmente felicissimi. Anche se, ai fini di questa
nostra narrazione, sia ciò infine irrilevante.
Loro
(parentume e connessi), inventando ancora., confermano [le loro balle
precedenti e del momento] ed inventano altre disinformazioni fasulle.
In realtà, Roby si era concentrato
sugli studi sufico-spiritual-cabalistici della Chai [חַי]. Aveva un tale disgusto per i
compagnuzzi che forse ancora erano in circolazione, inclusi tutti i pentiti e
dissociati che si riciclavano, ed i compagnuzzi permettevano si riciclassero...
Roby li aveva conosciuti abbastanza, incluso, taluni, occasionalmente, quando
facevano gli irriducibili, per poi passare alla dissociazione di massa.
...Quelle cose a comando... Il soldato resta un soldato. Segue ed esegue gli
ordini, più o meno, e per quel comprende.
Le merde restano merde... Inutile
sopravvalutare il prossimo! Soprattutto quando vi siano ‘grandi’ conversioni
collettive. In realtà, è solo seguire le mode create dal potere. Le seguivano
da irriducibili. Le seguivano da pentiti e da dissociati. ...A parte qualche
genio, che magari provava solo vergogna e si sentiva corresponsabile della massa
aveva di fatto contribuito ad infognare come capo. Forse ve n’era qualcuno. Chi
può dirlo...
I compagnuzzi lo avevano sempre
percepito. Come si chiama quella cosa, la sindrome
dell’identità/differenza antropologica? Sì, proprio quella. Quella secondo
cui i pidocchi si riconoscono subito tra di loro ed, allo stesso tempo,
riconoscono subito chi a loro sia estraneo. I compagnuzzi avevano sempre
sentito Roby come estraneo. Non necessariamente nemico. Ma differente da loro e
pure da lui non sopportati. Ve lo abbiamo detto che erano questioni di cabala,
non di affinità, quelle occasionali e temporanee frequentazioni pubbliche del
Roby!
Ciò vale anche per gli altri
pidocchi, oltre a quelli qui nominati con tanto di nomi e cognomi, a volte
appena storpiati solo per libertà
narrativa. Percepivano Roby come differente, altro rispetto a loro
pidocchi. Anche la figlia Serena la percepivano come irriducibilmente
differente e covavano contro la stessa lo stesso odio sordido. ...Sì, li
percepivano entrambi come irriducibilmente differenti.
Tra di loro si riconoscevano subito,
loro pidocchi, al di là di qualunque differenza o reciproco dissapore. Quel
Roby, la figlia Serena, anche Angelo, li percepivano come nettamente differenti
da loro, a livelli differenti, cui loro non avevano accesso e che procuravano
loro un’invidia ossessa ed assoluta.
Disperazione di tutti costoro quando,
a marzo 1990, Roby viene alla fine assolto da tutto. Dopo 9 anni di processi.
Chiamano furiosi i loro contatti delle Polizie Segrete CC per esprimere tutto
il loro disappunto. E poi si sentono tra di loro.
- “Quel Roby ci è sfuggito. L’ha
fatta franca! Sì, l’ha fatta franca! Quel delinquente l’ha fatta franca!
Dobbiamo trovare il modo di rovinarlo. Non possiamo permettere che... Ma che
s’è messo in testa?! Perché non ha confessato?! Come possono averlo assolto?
Non ci avevate garantito che...”
Crisi isteriche, urla, disperazioni,
collassi, tracolli psicologici:
- “Ma come è possibile che ce l’abbia
fatta sotto il naso...”
Lividi, depressi, acrimoniosi.
Furiosi collassi.
Rikkio
Sgarruffo reclutato dalla Polizia Segreta CC
Il pidocchio attende quel che non può non essere... ...Si rifiuta di
dirsi la verità su sé stesso perché ha paura di soffrirne troppo, benché così
facendo ne soffra ancor di più. L’infamia gli appare come l'ancora di salvezza
...che lo fa sprofondare sempre più!
Rikkio era quello che era. Infame e
codardo, si fingeva coraggioso lanciandosi colla moto in competizioni
domenicali su terreni accidentati, come a cercare la morte per convincersi di
essere differente. Oppure, se lo sorpassavano coll’auto, si lanciava paranoico
all’inseguimento folle del sorpassante standogli col muso contro il culo della
macchina, finché quello non si stufasse, accostasse e lo facesse passare. Una
pazzia totale. Da non crederci, se uno non lo avesse visto di persona. Un
continuo impulso di morte che atterriva e silenziava Franka, pur ‘felice’ dato
che lo vedeva infame ed infelice, perché pensava: “E poi mia sorella che mi
dice se a Rikkio succede qualcosa? No, beh, se a fare queste follie si ammazza,
magari l’Angelina è contenta, perché avere un figlio ingegnere... Chissà come
mi dirà se poi fa davvero l’ingegnere... Ecco, mi sgrida, mi sgrida ancora la
mia sorellina maestra! Se gli succede qualcosa, mi sgrida per sgridarmi. Se non
gli succede nulla, e se diviene davvero ingegnere, mi sgrida perché sopravanza
quel suo Paolo commercialista. Cosa devo fare?! Cosa devo fare?!” Infatti, poi,
Rikkio aveva abbandonato questa sua passione mortifera per il motocross. Non
che avesse abbandonato le sue pulsioni di morte. Le aveva solo trasferite
altrove, estrinsecate altrimenti.
Rikkio aveva pure una passione del
tutto abnorme, morbosa, per le armi. Al contrario di Roby che era andato
qualche volta al poligono di tiro e si era detto che, tra botti e sozzume della
polvere da sparo bruciata, era alla fin fine un grande schifo dilettarsi colle
armi da fuoco. Meglio libri e studi cabalistici. Inoltre, Roby aveva una
personalità mite e pacifica. Non Rikkio, aggressivo a sanguinario. Il sangue lo
eccitava. Infatti dalle armi da fuoco, per lui troppo mediate, dunque troppo
pacifiche, per la sua morbosità ossessa, era passato alle armi bianche. Voleva
vedere il sangue, la sofferenza di chi colpiva. Non potendo ‘operare’
direttamente contro le persone, si era scatenato contro gli animali. Dato che
anche lì vi erano problemi, aveva ripiegato sui quelli marittimi. Con fucile
subacqueo e coltello, andava alla caccia di prede da colpire e sgozzare. Dato
che anche lì non è che ci fosse abbondanza di prede, ed inoltre lui aveva la
necessità morbosa di sgozzare colle sue mani, aveva scoperto che tra gli scogli
era strapieno di polipi. Per ore, li afferrava, li rivoltava in modo che non
potessero azzannarlo, e li sbatteva con violenza sullo scoglio fino a che non
li sentisse afflosciarsi e morire tra le sue dita. Lo faceva con una tale
ossessione e violenza, e per ore ed ore, per giunta producendo quantità tali di
polipi morti che nessuno avrebbe mai mangiato, dunque anche senza neppure una
qualche giustificazione minimamente razionale, a parte la sua psicopatia
incurabile. La psicopatia di Rikkio, era del tutto evidente. Lo vedevate, dopo
ore si massacro frenetico, tra cataste di polipi, col viso teso, grondante di
sudore nevrotico e le labbra livide di rabbia. Sarebbe andato avanti
all’infinito. Un sanguinario folle. Franka, che sentiva un tale psicopatico
come suo, suo simile, ne era esalata e terrorizzata. Cercava di congelare i
suoi polipi e distribuirli a possibili consumatori, come a dare una
giustificazione alla follia di Rikkio. Erano decisamente in quantità eccessiva.
Lui li ammazzava per follia, non per una qualche razionalità. E passando ore ed
ore ad ammazzarli, e con gli occhi allucinati e furiosi, non v’era neppure una
qualche giustificazione sportiva o simile. Infatti Rikkio passava proprio ore
ed ore, in stato di trance, mentre faceva strage di tutti i polipi riusciva a
scovare, afferrare e massacrare, uno ad uno, colle proprie mani. Una cosa da
manicomio a vita. Fra pazze e pazzi, lui sembrava ovviamente normale. Più
precisamente, se lo facevano sembrare tale. Era una difesa delle loro stesse
follie. La solita sindrome
dell’identità/differenza antropologica [[- syndrome of anthropological identity / difference -]].
Quando avevano preso Roby, Rikkio era
stato sordidamente felice. Si era detto: “Ecco il primo sono ora io.” Roby non
si era mai preoccupato di essere primo in nulla e rispetto a nessuno, neppure
in quelle liturgie paranoiche che in molti ambienti esistono degli ordini a
tavola. Roby li ignorava, nel senso che proprio neppure ci pensava, neppure
concepiva potessero esistere dove ci fosse lui, che non si preoccupava di chi
guardasse la porta o di come fosse la disposizione gerarchica o supposta tale.
Roby preferiva sempre, in tutte le situazioni, le posizioni appartate, in
disparte. Non si sentiva inferiore a nessuno, ovunque si trovasse come
posizione del momento. È tutto così relativo... Uno può essere seduto nella
posizione considerata di capotavola. Ma se guardandoti con aria superiore tu
non abbassi gli occhi e ti senti pure tu superiore-superiore, o non inferiore a
nessuno, chi è alla fin fine il superiore davvero? O, detta altrimenti, chi è
l’inferiore davvero? Idem, mutatis
mutandis, per qualunque posizione considerata simbolica. Che significa mai,
poi, superiore od inferiore?! Alla fin fine, dipende da come tu ti senta. Gli
altri lo percepiscono, alla fine, come tu ti senta. Anche non lo percepissero,
farebbe lo stesso. Roby, pur schivo, non si sentiva inferiore a nessuno. Anche
Angelo, pur diverso per molti aspetti ‘sovrastrutturali’ da Roby, ma simile nel
ceppo di base, non si è mai sentito inferiore a nessuno. Rikkio, al contrario,
da insicuro complessato, cercava sempre di assumere le posizioni di quello al
comando, pur non cessando di sentirsi, nell’intimo, inferiore a tutti. Rikkio,
come Franka, era ed è uno che ha immagini
radiofonico-televisivo-cinematografiche della realtà: “Devo fare ciò perché
sennò gli altri pensano...”, “Lo ho visto alla TV, al cinema lo ho ascoltato
alla radio che...”, “Sì, devo comportarmi a questo modo perché, se non faccio
così sembra che...”, “Gli altri fanno questo, allora lo dobbiamo fare anche
noi...”
Roby, il cui padre Angelo era
egualmente una persona umile ed informale, scoprì disgustato queste pazzie
quando altri, Nikla e la madre Mina, ma anche gli Sborrini, e mille altri erano
pazzi di e per queste cose. “No... Quel posto era mi mio padre. Ora è di...”
“Questa è casa mia e...”, “Io sono il capo...”. “Io sono la capa...”...deliri
continui di possessi immaginari di cose e ruoli senza senso. Atavismi eppur non
meno follie. Uh, che pazzi che avevano la mente prigioniera di liturgie vuote,
di simbologie d’accatto, ...non avevano altro..., mentre si predicavano, si
conclamavano, grandi religiosi, sicuri innovativi e politico-progressisti, non
si sa bene progressisti di cosa e per cosa. Erano e sono solo psicopatici
manipolati mentre si illudevano di seguire chissà quali sogni o spiritualità
‘veri’, ‘differenti’, ‘migliori’, ‘grandi’. Solo pazzi, psicopatici incurabili.
Non avete mai sentito parlare degli
Sborrini? Vale la pena di presentarveli. Lui, Paolo, sposa la maggiore degli
Scatizzi. Per cui, alla fine, usavano lui, lo Sborrini, per farsi le parti per
conto della Mina Scattozzi, quella incarognita permanente, quando altri della
famiglia originaria scantonavano. Gli Sborrini erano una famiglia di umili
origini. Contadini cattofascisti della Spezia, Con lo sviluppo militare della
città, lui entra come operaio all’Arsenale Militare. Persa la guerra, ritornano
catto, da cattofascisti a cattodemocristi, che era la cosa migliore per
lavorare tranquilli, spesso a far nulla, in Arsenale. Quelli del PCI non erano
ben visti, sebbene ve ne fossero in abbondanza tra il personale civile della
Marina Militare. Essere catto-DC era comunque più sicuro. Di quelli famiglia e
chiesa, in una casetta in un quartiere collinare poi divenuto operaio. Non la
collina ricca e centrale che era da un’altra parte. Cagnolini obbedienti, il
figlio maggiore fa il classico [è uno dei tanti ‘traumatizzati’ dal Caffazzo
che aveva l’uccello più grosso del liceo – evidentemente andavano tutti a
guardarglielo!] e poi una facoltà scientifica, la figlia minore le scuole medie
superiori. Alla sorella, in realtà, piaceva cuccare e cuccava. Si sposa finite
le scuole e, dal marito, lo pretende tre volte al giorno. Lui, dopo un po’, ha
un ictus e ci resta. Invece lui, il primogenito, è l’ometto di casa. Deve
essere responsabile. Non può deludere papà e mamma che si sono ‘sacrificati’
per mandarlo al liceo e poi all’università. Lo Sborrini, proprio perché veniva
da famiglia modesta (modesta, contadini fattisi operai, non povera) era
cresciuto con quel senso di rivalsa che a volte ha chi esca da tali ambienti.
Ma, anche lì, uno di quei sensi di rivalsa da castratello, di quelli che
invidiano dunque non osano, non il vero competitivo che voglia primeggiare,
...primeggiare in qualcosa. È la funzione della Chiesa quando riesca... Ti
castra perché poi tu non ti illuda troppo. A volte l’illusione può condurre a
grandi imprese sebbene non vi sia mai nulla di meccanico, di automatico. È vero
che, per una istituzione fondata sul dominio, sia meglio avere milioni di
castrati che milioni di competitivi. Milioni di pecore le controlli con poca
fatica. Milioni di aquile se ne vanno ciascuna chissà dove. ...Lasciamo qui. Il
campo è complesso e può anche condurre ad un nulla circolare quando ci si
rifiuti di invertasi delle arbitrarie assolutizzazioni. Dunque, dicevamo... Lui,
finita l’università, si mette a fare il propagandista farmaceutico. Poco
lavoro, ottimo guadagno ma, obiettivamente, un mestiere senza prospettive. Va
bene per mettere su famiglia e poi andare al bar, al bar-parrocchia e
-parrocchie. Spacciatori legali. Di quelli vanno dai medici ed offrono
incentivi [bustarelle legalizzate] se prescrivono grandi quantità di droghe
inutili e dannose al povero minchione che si sente male e vuole star peggio.
Tutto regolare! Ovviamente, tali spacciatori legali guadagnano pure un mucchio
di soldi e non rischiano nulla. Lo spacciatore legale non ha neppure bisogno di
confessarsi. Gli è sufficiente una ‘sana’ schizofrenia. Vanno a scuola, a
volte, ma restano ignoranti. Sono da pollaio. Macinano libroni per un esame.
Finiti gli esami, se comprano qualche libro è per metterlo nello scaffale e
lasciarvelo. Pensare fa male. Si riempiono le giornate in altro modo. Il
giocherellone scopa le segretarie dei medici. Il castrato va in parrocchia od
alle ACLI. L’etica è al fuori delle loro possibilità. È per altre categorie.
Sebbene sia vero che anche l’etica sia un campo complesso che possa condurre
ovunque, pure da nessuna parte. Ma no, questi da pollaio non hanno tali
pretese. Una cosa è memorizzare libroni. Ma il pensiero complesso ed analitico
resta al di fuori della loro portata. Se dai loro 100 chicchi di granoturco, li
mangiano voraci. Me se offri loro cento portate differenti li disorienti e
scappano. Basta il prete sorrida loro e si dicono che vada tutto bene.
Schizofrenia assoluta! Spaccia. Guadagna un mucchio di soldi, per spacciare.
No, anzi, loro corrompono. Chi spaccia è il medico. Del resto, un medico, che
medico sarebbe che non prescrivesse pillolette a chi le pretenda, ed anche ai
riottosi. Tutte le macchine di sterminio sono fondate su una rigida divisione
del lavoro. Uno Sborrini si studia quattro balle ‘scientifiche’ (così pensa
pure di fare un lavoro intelligente - piazzista sì, ma...) da propinare al
medico faccia finta di volerle ascoltare e, poi, gli butta lì, come casualmente,
qualche ‘inventivo’ gli arriverà se la casa farmaceutica realizzerà un buon
fatturato nella zona. Il medico prescrive. Il farmacista vende. Più il paziente
sta male, più la macchina delle droghe legali si espande. Una pilloletta che
costi 1 centesimo, viene venduta ad un euro. Così tutte le parti della macchina
della malattia di massa possono essere ben oliate e la macchina stessa possa
continuare a funzionare ed espandersi. Svolta la sua ‘eroica’ funzione sociale,
e rimediatone uno stipendio di tutto rispetto [che non significa rispettabile,
sebbene alla fin fine il denaro non abbia odore], cosa fa uno Sborrini? Il
collega si scopa le segretarie dei medici. Ma Dio ha gli occhi puntati proprio
sullo Sborrini che deve dunque ben rigare diritto! Per cui, nel tempo libero,
va in chiesa, nelle associazioni cattoliche, ed alle ACLI. È dunque un santo.
San Borrini! Quando il primo degli Sborrini e la prima degli Scattozzi, Rita,
si uniscono in matrimonio, dall’unione dei due vergini [non sappiamo, né ci
interessa, se lui si fosse già sverginato con seghe od andando segretamente a
mignotte durante il servizio militare, se ha fatto il servizio militare]
nascono prima una figlia e poi almeno un figlio. La figlia era giustamente,
crescendo, calda-calda-calda-caldissima, pur figlia di due già vergini. Quello
che riescono ad infinocchiare, non sappiamo se pure a froceggiare, è il figlio
Simone. Dopo lo scientifico, si avvia (non sappiano, né ci interessa, se dopo
sbandamenti adolescenziali) sulla strada della carriera ecclesiastica. Siccome
oramai i preti scarseggiano, uscito dal seminario diviene presto parroco di
Migliarina, il quartiere originario di quegli Scattozzi, dall’altra parte della
città rispetto al quartiere degli
Sborrini. Oramai lanciato nella carriera, nel 2010 diviene addirittura
pluri-parroco a Tellaro, Pugliola e La Serra. Più in là, nel 2015, quando
raccattano qualche altro pretonzolo, gli alleggeriscono il carico, sollevandolo
dall’onere di Tellaro. Lo Sborrini, quando va a congressi ACLI, nazionale
incluso, tace sulla figlia, del cui edonismo di vergogna, ma non manca mai di
dire che è padre di un parroco. Cacchio, che onore! Speriamo gli abbiano pure
dato una medaglia da esibire quando cammina per strada! Speriamo pure che il
figlio parroco metta incinta qualche parrocchiana disponibile oppure, se ha
altre inclinazioni, che froceggi con parrocchiani con cui si intenda. Angelo e
Franka, e gli Sborrini con la Mina Scattozzi si era infilata loro in casa, si
trovarono per qualche anno, pochi!, ad abitare nello stessi edificio.
Angelo e Franka abitavano al pian terreno. Gli altri nell’attico. Quando la
Nikla Scattozza portava la Serena alla Spezia minacciava la stessa di pestarla
a sangue se prima non andava all’ultimo piano a salutare la Scattozza e gli
Sborrini e, solo dopo, al primo a salutare gli altri. Immaginatevi. Una
bimbetta deve prima andare all’ultimo piano e, solo dopo, scendere a primo a
salutare gli altri! Perché, differentemente sia gli Scattozzi che gli Sborrini
dell’ultimo piano se ne sarebbero mortalmente offesi! È chiaro che poi non sia
stato difficile vendere questa bimbetta ad una setta cattolica, I
Ricostruttori, che la tiene imprigionata da venti anni col suo ‘consenso’,
mentre la sfrutta come architetta in cambio di un puro vitto ed alloggio. Erano
invidiosi ed invidiose persi e perse che si fosse innamorata, ricambiata, di un
ragazzo suo coetaneo!!! ...Ne vedremo i dettagli... Immaginatevi!!! ...Che
sporcaccioni tali Scattozzi e tali Sborrini! “Cattocomunisti” [pure quello di
“milionari rossi” - anche i paralleli di catto-fascisti, milionari o miliardari
neri, et similia], quelli che mangiano con PCI-oraPD e servono il
Vaticano [non che ci sia differenza, tanto lo Stato di burocrati ed oligarchie,
entrambi predatori, delinque tranquillo!], è un concetto esistenziale e
filosofico che si afferra, comprende, in tanti modi complessi. Uno è quello di
avere conosciuto e ben esaminato tale gentaglia... Alla fine, si va oltre e si
vede che basta dire ‘pidocchio’, o ‘conformista’, ed una sola parola-concetto
racchiude già tutto! ...Solipsismo?! E che me ne frega!
Gentaglia, che quando si sentiva tra
i loro, se le beveva tutte. Fu subito chiaro che Roby fosse nettamente
differente. Si pensi che una volta la Nikla se ne andò in vacanza da sola in
Jugoslavia. Una sua amica, LilliSerpone, una che seppur si fosse laureata in
meno di quattro anni in legge, non capiva davvero un cacchio di nulla, e si
atrofizzava ulteriormente la testa vuota con stupefacenti vari (infatti le era
venuta la pelle di maiale e puzzava), le aveva detto che in Jugoslavia
adoravano i dollari, per cui convenisse farne incetta andando lì. Lo sapete
come funzionano queste cose. Se andavi con le lire, le cambiavi in dinari. Se
ti procuravi dollari, a meno che uno non li avesse trovati per strada doveva
convertire le lire in dollari e poi i dollari in dinari. Sapete dell’aggio, la
percentuale di intermediazione e rischio [oscillazione cambi] che praticano le
banche? Se per passare da una valuta all’altra ne usi una intermedia, i
costi/perdite del cambio si raddoppiano. Non è che se uno andasse con le lire
al cambio in Jugoslavia dessero meno che se che uno fosse andato coi dollari,
fatti tutti i calcoli dei rapporti di cambio tra la valute in oggetto. Se però
prima cambiavi le lire in dollari e poi i dollari in dinari chiaramente
perdevi, rispetto a cambiare direttamente la prima valuta. Troppo difficile per
una Scattozza! Appunto, la LilliSerpone non capiva un cacchio. Nikla idem. Solo
che, quando la LilliSerpone le disse questa cosa, scattò subito quella che un
genio contemporaneo chiama la sindrome
dell’identità/differenza antropologica [[- syndrome of anthropological identity / difference -]]. Tra
uguali se le bevono e si sostengono sempre. Si credono pure reciprocamente. Tra
malati... Appena la LilliSerpone disse questo alla Nikla, a quest’ultima
brillarono gli occhi e corse a cambiare le lire intendeva portarsi in dollari.
Perdita doppia per i costi del processo di cambio. C’è da dire che la
LilliSerpone aveva frequentato il classico e legge. Sì, anche quelli col
classico e legge possono non capire un cacchio, perfino su cose proprio
terra-terra. Essendo la LilliSerpone una scroccona, ed una spendona che
scialacquava lo stipendio già prima di averlo riscosso, magari era andata in
Jugoslavia a scrocco, come in effetti spesso faceva. Quanto a Nikla, a parte
che non capisca un cacchio ed agisca sempre ed essenzialmente sulla base di
istinti isterico-ossesso-compulsivi, c’è pure da dire, a suo aggravio, che
aveva frequentato ragioneria e poi un po’ di economia-e-commercio, per cui
avrebbe dovuto avere almeno quei rudimenti quelle cose. No, è come se uno,
oggi, andando in Cina cambiasse prima gli euro in dollari e poi i dollari in
RMB cinesi. Appunto, capiscono poco o nulla. Quel che pensano di aver capito lo
hanno capito male. Ed agiscono sulla base di istinti malati. Tra l’altro, come
tutta la gente che butti via i soldi propri ed altrui, ne butta pure via più
del necessario. Lo fa anche in questi modi.
Felice il Rikkio, quando avevano
preso Roby. Ma s’era ben presto, pressoché subito, depresso, depresso di
un’invidia sordida: “Ma come quello non s’è infamato, non s’è distrutto,
auto-distrutto. ...Oh, io che mi credevo... Ma come? Sembra allegro... Non
gliene frega nulla... Ma allora... Tutti gli altri, appena presi... E lui che
fa, invece?!” Un’invidia sordida montava dentro Rikkio... Sul momento s’era
esaltato. Poi aveva sentito un tonfo, di lui merdacchia floscia che s’abbatteva
e schizzava. Infine, s’era sentito sprofondare nel panico.
Rikkio i CC lo avevano contattato
prima ancora che Roby fosse preso. C’era di mezzo, in un modo o nell’altro, la
sorella di Franka, Angela.
Franka aveva prima mandato a puttane
la tesi di laurea di Rikkio. Eterodiretta dalla sorella Angela, lo
ossessionava. Gli stava sempre addosso. Era invidiosa pure di lui perché si
sentiva come la sorella la sgridasse pure per lui. Rikkio era divenuto
geometra. Che cosa si era sognato, di voler divenire pure ingegnere?! Il figlio
minore di Angela era restato geometra e s’era messo a fare il commerciante
pieno di debiti. Per cui Franka si sentiva sgridata da ogni cenno di Angela,
sgridata perché invece Rikkio stesse divenendo ingegnere. Lui, Rikkio, si
lasciava sodomizzare in permanenza da tale folle Franka. Quando la tesi era
pressoché finita, il professore della stessa gli aveva fatto notare che aveva
sbagliato i conti. Per dargli il massimo dei voti, il professore della tesi,
“il relatore”, voleva che li rifacesse. Lui, ossessionato da Franka, disperato,
aveva detto che era lo stesso, per cui aveva consegnato la tesi coi conti
errati e dunque non perfetta. Nonostante ciò, il profe lo aveva assunto come
suo collaboratore, nel suo studio privato. Poco dopo gli aveva proposto di
intestarsi una società, una società tra lui Rikkio e la moglie del professore,
una di quelle cose di copertura che usano i dipendenti pubblici per entrare in
affari indirettamente, dato che non
potrebbero, o dovrebbero chiedere autorizzazioni, dunque crearsi complicazioni,
data la loro natura di funzionari statali. In pratica, Rikkio sarebbe divenuto
socio, nel settore costruzioni, del suo professore di laurea. Lui aveva detto
di sì. Arrivato a casa, Franka era esplosa:
- “Ed ora cosa dirà mia sorella?! Tu
pensi solo a te. Ecco ti metti in affari e fai i soldi. Ma che cosa dirà mia
sorella? Quella mi mangia la faccia che tu abbia successo e faccia i soldi! No,
non puoi!!! Devi dire che non ne fai nulla. Ti devi tirare indietro.”
- “Ma io ho già detto di sì...”
- “” Che cosa dirà mia sorella. No,
non puoi... Devi dire di no, che non ne fai nulla!”
- “...Va bene...”
Rikkio era andato dal professore e si
era fatto una parte di merda:
- “Mi scusi ma ne ho parlato in
famiglia e mi hanno detto di non farlo...”
Immaginatevi...
Ovviamente, il professore, che doveva
essere uno che ben conosceva il mondo, non ci aveva pensato due volte. Di
fronte a tal figuro, ad un tale Rikkio, lo aveva licenziato. Beh,con linguaggio
professorale gli aveva detto un soave: “Si renderà conto delle implicazioni”.
Nel caso non avesse ben capito, la segretaria gli aveva subito liquidato le sue
[sue del Rikkio] competenze. Lui si era ridotto a fare occasionali supplenze in
scuole medie inferiori. Lui era nella merda. Franka era felice che sua sorella
non fosse delusa che qualcuno, al di fuori dei suoi figli [Paolo, frocio di
natura e commercialista per imposizione materna, e Pierluigi, commerciante
sprecone, mitomane e megalomane, e pieno di debiti], potesse mai avere un
qualche successo e che, dunque, non la sgridasse o la sgridasse di meno.
Dopo avere vivacchiato per qualche
tempo di occasionali supplenze scolastiche, disperato, davvero disperato nero,
in totale depressione, Rikkio si era infine rivolto a Ennio Orsoni (che aveva
sposato Ester Pata, dunque uno zio), geometra che aveva sempre lavorato in
grandi opere pubbliche (gallerie, ponti, superstrade ed autostrade). Costui gli
aveva procurato un lavoro come ingegnere nella azienda o rete di aziende per
cui lavorava. Lo avevano assunto a Milano. Eravamo nel 1980-1981.
Angela, subito avvisata da Franka e
pure dall’altra sorella Ester la moglie di Ennio Orsoni, era di nuovo rosa
dall’invidia che Rikkio potesse davvero fare l’ingegnere e dunque fare ombra al
proprio figlio Paolo, commercialista a Cremona. Per cui, Angela, oltre alle
consuete sceneggiate con Franka, la sgridava in mille modi!, aveva allertato la
Polizia Segreta dei CC (gli Squadroni della Morte dei Carabinieri).
Angela, viscida e fuori di testa,
aveva un linguaggio comune a quello dei pazzoido-delinquenti delle Polizie
Segrete / Squadroni della Morte dei Carabinieri. Inoltre, essendo già in
contatto, non potevano non darle corda ed attivarsi alle sue segnalazioni:
- “Comandante, mi sono sentita in
dovere di venire di nuovo...”
- “Oh, cara signora Angela... Siamo
sempre felici di vederla. Ci dica... È sempre per quel Roby?”
- “Sì e no...”
- “Che cosa è successo?”
- “Il fratello è stato assunto come
ingegnere, a Milano...”
- “Ah, interessante. E ciò ha qualche
inconveniente?”
- “Non so. Pensavo che vi potesse
interessare...”
- “In termini generali, ci interessa
tutto... ...Non capiamo se ce lo dice perché vi sia qualche pericolo
specifico... ...cose di nostra pertinenza... È anche lui coinvolto in...”
- “Non saprei. Franka è sempre un po’
ermetica su di lui. Tuttavia non posso escluderlo...”
- “Non può escluderlo oppure c’è
davvero qualcosa?”
- “Potrebbe anche esserci qualcosa.
Non capisco perché non si accontentasse di supplenze e si sia messo a fare
l'ingegnere. Poi a Milano... ...con tutto quello che succede a Milano! Che non
abbia qualche ragione nascosta. Come lo chiamano?! ...Infiltrarsi... Ecco,
magari si infiltra e poi chissà che cosa uno può combinare. Non si sa mai, di
questi tempi... Pensavo che vi interessasse. Oppure che può darvi delle
indicazioni sull’altro, sul Roby che deve essere di sicuro il capo del terrore.
Sa sempre tutto. Siamo tutti sicuri che... ...Magari attraverso Rikkio arrivate
a Roby...”
- “...Potrebbe essere un’idea...”
La
Polizia Segreta / Squadroni della Morte dei Carabinieri aveva fatto
mobbizzare Rikko su luogo di lavoro e, poi, lo aveva reclutato. Gli Squadroni
della Morte dei Carabinieri sia di Torino, che di Genova, che di Milano, lo
avevano contattato in vario modo. Non è che i Carabinieri abbiano grande fantasia.
Per cui, ogni volta che lo avevano contattato, avevano usato il repertorio
standard. Minchioni che parlano con minchioni. Uno serio e con moralità li
manderebbe affanculo appena si presentano. Ma Rikkio era un minchione che tra
minchioni si trovava tra i suoi. Un altro, un umano, li avrebbe magari mandati
affanculo appena si fossero presentati. Ma lì, tra pidocchi...
- “Lei era ufficiale di Marina,
durante il servizio militare...”
- “Come ingegnere era una cosa
automatica...”
- “La patria ha bisogno di lei...”
- “Se posso...”
- “Ci occorre il suo aiuto per
Roby...”
- “In realtà, non è che io mi occupi
di quello lui faccia...”
- “Non importa. Ci occorre che lei ci
dica... L’importante è che ci confermi che fa politica...”
- “Non posso saperlo, in realtà, con
precisione.”
- “Non fa nulla... Ogni volta che lo
incontra, lei poi ci chiama e ci dice che lui fa politica...”
- “E come faccio?”
- “Quando lo incontra, lei gli chiede
coma vada la politica e poi ci riporta quello che lui ha detto...”
- “Ah, se è solo questo...”
- “Guardi è importante perché abbiamo
una operazione importante su Roby...”
- “In questo caso, sarà mio
dovere...”
Rikkio s’era detto che lui era furbo.
Che aveva fatto finta, con quelli, di essere come refrattario, ...quasi...,
mentre ora li avrebbe agevolati al massimo pur senza farlo vedere neppure a
loro. Era così evidente che erano lì per qualche operazioni sporca per fottere
Roby. “Io, Rikkio, sono più furbo e li uso, ora. ...Io sì che sono proprio
astuto all’estremo...” L’invidia più sordida aveva sempre covato dentro Rikkio.
Quando casualmente si incocciavano,
con Roby, Rikkio si esibiva in dei maniacal-sarcastici:
- “Come va la politica?”
Lo Roby lo guardava sgomento
pensando: “Ma sei così minchione che non ti sei mai accorto che sono un
sacerdote della Chai [חַי]?! Oh, scemo, ma di che politica parli?!”
Roby lo aveva subito capito che
Rikkio era stato formalmente reclutato per le sporcaccionate della Polizia
Segreta / Squadroni della Morte dei Carabinieri. Alla demenza e delinquenza
sue, innate, aveva chiaramente aggiunto demenze e delinquenze di fonte esterna,
di potere, dello Stato, degli Squadroni della Morte CC-NATO.
Poi Rikkio si telefonava con Fausto
Sgarruffo, dato che avevano in comune un linguaggio maniacale fatto di frasette
stereotipate dove ognuno pensava di aver capito l’altro ma, in realtà, non
sapevano che cosa si fossero detti, se non che sentivano di essere entrambi
pupazzetti di logge massoniche delle Polizie Segrete CC, o direttamente
pupazzetti delle Polizie Segrete CC, che li manovravano per pazzie e delinquere
di Stato. E, subito, telefonava agli Squadroni della Morte dei Carabinieri lo
avevano attivato:
- “Ho visto Roby...”
- “Oh, bene! E che ha scoperto.”
- “Non saprei...”
- “Ma che cosa ha detto?”
- “Nulla.”
- “Ah, ottimo. Allora posso scrivere
che è di sicuro coinvolto...”
- “Non saprei...”
- “Guardi signor Rikkio... In queste
cose ci sono delle regole... Se uno si sbottona vuol dire che è coinvolto.
...Se uno non dice nulla, significa che è uno ancora più importante perché fa
finta di non entrarci nulla... ...Noi abbiamo esperienza di queste cose...
Abbiamo bisogno della sua cooperazione. È una grande operazione di Stato e
NATO... Per cui, posso scrivere che abbiamo informazione da fonte sicurissima
che Roby è coinvolto?”
- “Se è così...”
- “Ci è essenziale la sua
cooperazione, il suo aiuto. ...Anche di altri... Dunque lei conferma.”
- “Oh, certo! Se è così, è sicuro che
è coinvoltissimo!”
...Schizofrenie...
...Sporcaccionate... ...Delinquere...
Rikkio e Fausto Sgarruffo erano
veramente due psicopatici complessati e sterotipati allo stesso livello, pur
con quella differenza d’età di 35 anni che mostrava come certe classi di
pidocchi siano permanenze storiche. Esemplare, quella volta che di ritrovarono
all’ospedale della Spezia dove Angelo Scaruffi era stato ricoverato per uno
sciocchezza. Roby lo era andato a trovare per andarlo a trovare. Loro due per
esibirsi.
Metà anni ‘80. Roby si mise lì,
all’ospedale della Spezia, a scherzare con lui, con lui Angelo. Se vai a
trovare uno ricoverato... In realtà, non si sapeva perché fosse ricoverato.
Erano quelle cose, quelle situazioni, per cui l’ospedale è coi letti vuoti, il
medico mette agitazione al paziente che non ha nulla e lo fa ricoverare ‘per
esami’. Angelo se ne stava lì, con aria stoica, a fare il ricoverato.
Rikkio e Fausto Sgarruffo, i due
folli furiosi, si erano subito trovati d’accordo per esibirsi. Cominciarono con
l’interrogare ossessivamente Angelo:
- “Ma che cosa hai con precisione?”
- “Non lo so...”
- “Magari è una cosa grave!”
- “Non posso saperlo...”
- “Ma non ti hanno detto nulla?!”
- “Se non mi dicono, che ne posso
sapere...”
- “Ora ce ne occupiamo noi!”
Guardarono Roby (che li osservava
gelido ed ostentando indifferenza ai loro deliri) con irrisione, cioè coi loro
tipici sorrisi malati. Poi, con aria tronfia ed arrogante, Rikkio e Fausto
Sgarruffo cominciarono a solcare i corridoi vuoti per ‘parlare con qualcuno’,
il medico, che chiaramente non era lì. Non vi era nessuno. Ma loro insistevano.
Fermavano... ...avranno forse fermato qualche infermiera... Forse neppure loro.
Se proprio le avranno trovate... ...forse in qualche altra ala od edificio del
grande ospedale. Neppure erano loro particolarmente numerose. Dove era Angelo,
non vi era proprio nessuno. Appunto, quando hanno gli ospedali vuoti, vanno
alla caccia di polli... Era un periodo di morta, per cui o se ne stavano a casa
e se ne rimanevano a far nulla in qualche angolo tranquillo del grande
ospedale. Oltre ad Angelo, non v’era nessuno in quell’area dell’ospedale.
Occorreva un ricoverato per tenere aperto quel reparto.
Dopo qualche mezz’ora passata a
rastrellare l’ospedale tornarono delusi. Ancora più furiosi per non avere
trovato nessuno, cioè di non aver trovato alcun medico potesse o volesse loro
dire qualcosa, si scatenarono nuovamente con Angelo. Guardandolo in cagnesco,
Rikkio lo apostrofava mentre Fausto sosteneva il verbo del cretinotto ed
assentiva ad esso:
- “Ma allora, se hai qualcosa di
grave...”
- “Come posso saperlo...”
- “Può essere che hai qualcosa di
grave... Tu come ti senti...”
- “Sono qui che aspetto l’esito degli
esami...”
- “Ma se hai qualcosa di grave, è
meglio muoversi subito.”
- “Non lo posso sapere se ho
qualcosa, né che sia...”
- “Io posso allertare il mio amico
Giulio dell’ospedale di Genova ed in poche ore possiamo trasferirti d’urgenza
là!”
- “Non mi sembra il caso...”
- “Come, non ti sembra il caso! Se
hai qualcosa di grave è meglio darsi da fare subito. Cosa ti hanno detto con
precisione?!”
- “Che devono avermi detto? Se stanno
facendo gli esami...”
- “Io posso chiamarlo ora, allertarlo
e ti facciamo subito trasferire a Genova. Se sono cose gravi è negli
intervenire subito.”
- “Ma non è meglio aspettare...”
- “Ma che aspettare! Se sono cose gravi...
Tu come ti senti? Dimmi che va bene, e lo chiamo subito e si parte!”
Rikkio, con Fausto che lo guardava ed
annuiva in cagnesco sostegno, sembrava furioso di iniziare subito una grande
operazione per mostrare sue connessioni ed una sua qualche potenza. Angelo
ribadiva che, non sapendosi di che si trattasse, la cosa migliore era
aspettare. Erano entrambi troppo scemi e malati per capire che, se tengono uno
“per esami” in un ospedale vuoto, è proprio solo come scusa per tenerlo aperto.
La visita, piuttosto originale per
Rikkio e Fausto che bramavano solo di impadronirsi della vita di Angelo per
loro patologie, si concluse visto che ormai era trascorso un po’ di tempo.
Anche se nessuno si era presentato a premere, gli ospedali hanno i loro orari.
Dopo pochi giorni, Angelo venne
dimesso. Non aveva nulla. Naturalmente lo imbottirono egualmente di medicine.
Quando lui e Franka andavano in farmacia, ne uscivano con sacchettoni stile
supermercato stracolmi di medicinali. “Tanto sono gratis”, si dicevano e
dicevano.
Rikkio, un po’ come tutta questa
fogna di gentaglia, navigava tra le sue paranoie e tra le sue differenti
personalità, dal finto preoccupato, all’indifferente, al raggiante per
disgrazie o supposte disgrazie altrui. Non solo Rikkio si dibatteva tra “Cosa
pensano di me?”, “Cosa si aspettano da me?” “Ed ora Franka e gli altri che cosa
mi diranno, mi criticheranno, su cosa, come posso fare per non esserlo?”. Pure
gli altri, mutatis mutandis, si
dibattevano in pressoché identiche ossessioni schizo-paranoiche
circolar-frattali.
E si montavano reciprocamente. Nikla,
Franka, Angela etc. contattavano Rikkio, contattavano Fausto-Maurizio, o ne
erano contattati, e, dopo i convenevoli da teleromanzo, se le contavano e
deliravano sullo stesso tema, Roby, su cui erano tutti stati contattati e
indirizzati dagli Squadroni della Morte dei Carabinieri. Se le contavano,
l’uno, l’una, l’altro, l’altra. Infine, in realtà un po’ tutti, se le
riferivano, direttamente od indirettamente, agli stessi Squadroni della Morte
dei Carabinieri. Da loro, “dallo Stato”, tutto aveva origine. A loro, “dallo
Stato”, tutto ritornava elaborato, frattalizzato e riformato, con “prove
sicurissime che...”. Che cosa? Quello che volevano. Quel che avevano montato in
origine. Usciva tutto come voce, come suggerimento, dai CC. Ritornava tutto ai
CC come confidenza e diveniva, dunque, verbale da fonte confidenziale che
gonfiava il fascicolo- ed i fascicoli-Roby. ‘Lavorano’ così. Non pensiate
facciano chissà cosa. No, non è come al cinema, o come sembra sia al cinema
guardando il messaggio subliminale mandato dal filmetto. È tutto più banale.
‘Lavorano’ davvero a questo modo.
In questo periodo [2015-16] c’è la
‘moda’-ISIS. Prendi 10’000 buzzurri. Dai loro uno stipendio. Li riempi di armi,
veicoli, soldi, coperture. Poi chiami 10 professori e 10 giornalisti a libro
paga e fai loro scrivere “la sociologia dell’ISIS”. Questi se ne dovranno ben
inventare di cotte e di crude. Con quello che sono pagati! Le sofisticate e
suadenti balle inventate da questi 20, le fai ripetere, magari pure
rielaborare, da 200’000 altri professori e giornalisti. Oh, cacchio, ne escono
inevitabilmente “profonde radici culturali, storiche, linguistiche,
comportamentali, etiche” dell’XYZ. Mannò, sono solo 10’000 buzzurri, cui hai
dato stipendi, armi, veicoli, soldi, coperture. Li usi. Un bel giorno li
liquidi e/o li trasformi in altro ed in altri luoghi [ora che sto scrivendo,
gli inglesi stanno trasferendo l’ISIS dalla Siria e dall’Iraq alla Libia,
specificatamente a Sirte – in parte sono gli stessi mercenari, in parte li
combinano a reclutamenti locali]. Poi chiamano gli stessi, od altri, 10
professori e 10 giornalisti a fai divenire storia, “la Storia”, quei 10’000
buzzurri assunti, usati e liquidati.
Ve lo ricordate il 7/07/2005 a
Londra? Quel giorno c’era un’esercitazione “antiterrorismo” nel centro di Londra. All’intero
dell’esercitazione c’era un’operazione speciale dell’MI5. Ovviamente erano
tutti e solo loro: poliziotti, militari ed MI5 ed area. Solo che a quelli, o
parte di coloro, che facevano “i terroristi”, nell’esercitazione, furono dotati
di zainetti con esplosivo vero. Esplosivo e detonatore con telecomando a
distanza. Ad in certo, punto, l’MI5 li fa dunque saltare per aria davvero e con
esplosivo vero, grazie al telecomando a distanza. Ovviamente, quelli fatti
saltare per aria davvero erano tutti islamici, pur al soldo del MI5. Dopo che
fanno? Chiamano professori e giornalisti di area MI5-MI6, ed altri, ed ordinano
loro di fare la sociologia di quelli sono stati fatti saltare per aria. Ma sei
stato tu, tu “Stato”-Corona-etc, che li hai scelti per la brutta fine e fatti saltare per aria. Vedete,
è facile far sembrare vero quello che è invece fabbricato dal potere.
Terrorismo, o meno, funziona tutto così. Si inventano e fabbricano ciò di cui
necessitino.
Lo ripetiamo. Sono cose così malate e
delinquenziali, e di una tale banalità allo stesso tempo, che sono del tutto
incredibili, incredibili per il malato medio, che dunque, proprio perché malato
medio, accetta solo quello vogliono accetti come ovvio, pur senza senso. Le
persecuzioni, spesso senza neppure un motivo (anche lo avessero mai sarebbero
egualmente cose da governanti, sbirri e militari malati e delinquenti), se non
che creati degli uffici devono poi procurarsi del lavoro, dunque montare delle
persecuzioni, se sono uffici-persecuzioni, sono montate in un modo, come dire?,
autosufficiente. Cioè, l’ufficio-persecuzioni della Polizia Segreta / Squadroni
della Morte dei Carabinieri si crea le ‘prove’ di cui ha bisogno. Lo fanno
anche per le stragi. Le fanno fare loro. Poi mandano l’ufficiale di Polizia
Segreta, che per legge e regolamenti, può dare ordini a militari e sbirri
‘normali’ ed a magistrati a dire: “Abbiamo informazioni sicurissime che sono stati
quelli!”, oppure: “Sappiamo da fonti certe che i responsabili vanno cercati in
quella direzione, lì particolarmente...”. Anche per le Grandi Purghe,
idem per le piccole, fanno allo stesso modo: “Abbiamo informazioni sicurissime
che quelli...”, e giù lista dei nomi, ...10, 100, 1’000. Poi non hanno tempo né testa per stare dietro
a tutto, ma intanto li hanno rovinati. Se poi qualcuno lo devono rovinare di
più, allora aprono operazioni ad personam.
I dossier contro il bersaglio li
montano così... Lo ripetiamo. ...Lo ripetiamo per noi, noi che scriviamo. Non
abbiamo illusioni, né ci interessa averne, su qualche poveretto che dovesse mai
scorrere queste pagine.
Come li montano?
= Contattano persone considerate in
qualche modo prossime al bersaglio.
= Dicono loro che sospettano che il
bersaglio... Inventano qualche balla. ...Più confusa è, meglio è tra malati e
teppa quali sono loro e coloro che con loro cooperano, od anche solo li
ascoltino...
= Prima dicono ai contattati, in
particolare a quelli che sembra cooperino, che hanno bisogno di sapere...
...È solo il primo passo... ...Una
finzione...
= Poi vengono al dunque e dicono ai
contattati, in particolare a quelli cooperano, che loro Polizia Segreta /
Squadroni della Morte dei Carabinieri sono sicuri che... Per cui dicono ai contattati, in particolare
a quelli cooperano, che hanno bisogno che loro confermino... ...Che, se anche
solo sono buoni sudditi, devono, devono assolutamente, confermare. ...Sennò
divengono loro sospetti di collusione col ‘sospettato’, col bersaglio.
Eventualmente chiedono ai contattati, in particolare a quelli cooperino con più
solerzia, di andare in giro (per esempio dove il bersaglio abita od abitava,
lavora od ha lavorato, in luoghi frequenta od ha frequentato) a diffondere
calunnie di cui hanno bisogno per montare un caso, sì che poi qualcuno di
coloro le hanno ascoltate le riferisca a loro o ad altri uffici e disservizi,
Il
meccanismo si inceppa, ed a volte incontra ostacoli insormontabili, se
coloro, prossimi al bersaglio, che sono stati contattati dalla Polizia Segreta
/ Squadroni della Morte dei Carabinieri non sono malati di mente e delinquenti
per cui non cooperano con la Polizia Segreta / Squadroni della Morte dei
Carabinieri in quello questi chiedono. Per esempio, se familiari non cooperano
può anche bloccarsi tutto o molto. Ho esaminato casi. Non è una supposizione. A
volte, succede. È successo.
Se, invece, pur dietro una facciata,
del tutto falsa, di normalità e di perbenismo, familiari ed altri prossimi,
sono dei pidocchi medi, che dunque da ‘buoni’ malati di mente e delinquenti,
cooperano con la Polizia Segreta / Squadroni della Morte dei Carabinieri, ecco
che...
= ...Sia le conferme sollecitate
dalla Polizia Segreta / Squadroni della Morte dei Carabinieri, che le calunnie
le stesse hanno chiesto di diffondere, ritornano alla stessa, direttamente od
indirettamente, sotto la forma di rapporti che formalizzano le calunnie le
stesse di cui questa [la Polizia Segreta / Squadroni della Morte dei
Carabinieri] necessita per montare, estendere, allargare, intensificare la
persecuzione da iniziare o già iniziata.
= Sono tutti pezzi di carta che
servono a formare un dossier che serve o ad iniziare la persecuzione oppure, se
già iniziata, ad estenderla a livello NATO, dunque in tutto il mondo, ed/od a
cambiarne le caratteristiche come per esempio intensificarla in vario modo.
Ecco che quello di cui le Polizie
Segrete / Squadroni della Morte dei Carabinieri avevano bisogno per fini del
tutto demenziali e delinquenziali loro è stato creato, da loro stesse, grazie
alla cooperazione del pidocchio medio, in apparenza del tutto normale e
perbenista, in realtà un malato di mente e delinquente, dunque disposto a
prestarsi a simili giochi cui solo soggetti senza alcuna moralità, pazzoidi e
di indole delinquenziale potrebbero lasciarsi associare.
Rikkio, come gli altri (Nikla,
Franka, Angela, Fausto, Maurizio etc), il vero crollo lo avrà nella primavera
1990 quando tutti si telefoneranno che Roby era stato assolto.
Rikkio lo aveva chiamato Nikla
(allertata dall’Allakka, informata direttamente dagli Squadroni della Morte dei
Carabinieri), allarmatissima, piangendo isterica:
- “Pessime notizie! Pessime notizie!
Roby l’ha fatta franca!”
- “Come?!”
- “Sì, l’hanno assolto. Ora devono
pure reintegralo sul lavoro...”
- “Ma come è stato possibile?! Che
disgrazia! Bisogna fare qualcosa! Bisogna fare qualcosa!”
Telefonate dello stesso tono, nella
sostanza, Nikla-Franka e con altri.
Rikkio chiamerà subito, furioso, gli
Squadroni della Morte dei Carabinieri:
- “Ma come, ci avevate garantito
che... Com’è che ora ne esce pulito da tutta quella storia.”
- “Non importa. Ci occorre che lei ci
confermi...”
- “È da anni che non ci considera
più... ...Non lo ho più incontrato...”
- “Non importa. Questo Roby è
sospetto, estremamente sospetto... Per cui lei ci conferma che...”
- “Sì! Certo! Certo! Roby deve essere
rovinato. Confermo! Confermo quello che volete, ma siete voi che dovete
rovinarlo per sempre!”
Idem faranno gli altri.
Ecco che gli Squadroni della Morte
dei Carabinieri contatteranno subito la Direzione Regionale Piemonte e la
Direzione Generale INPS per organizzare, con copertura di tutti i sindacati, un
ossessivo mobbing sul luogo di lavoro. “È una questione di Stato.
...Tranquilli! Siete coperti ai massimi livelli...”
Tutti sanno. Ma non ne possono
parlare. Chi sa, sa. Mi sa che non se ne può parlare, sa che non se ne può
parlare. Devono fare. E nessuno può permettersi di interferire. Il pidocchio
medio è addestrato. Oltre che eccitato dal pogrom. Puoi attaccare uno pur
sentendoti coperto. È nella natura del pidocchio, del conformista, adorare tali
situazioni, eccitarsene allo spasmo.
L’INPS è piena di corrotti codardi,
dunque ansiosi di coperture. Le Polizia Segreta / Squadroni della Morte dei
Carabinieri trovarono decine di gentaglia, e pure del tutto squilibrata, che
cooperò variamente. Sindacalisti. Pseudo-sindacalisti. Che fossero della
triplice, o dell’RDB, o che ora siano divenuti M5S, od anche di sponde opposte,
non fa differenza. Era ed è lo stesso merdume. Come è quella cosa? Ah, la
solita sindrome dell’identità/differenza antropologica [[- syndrome of anthropological identity / difference -]]. La
realtà non è quella che vedi, o quella che sia, ma quella che ti sia stata
detta detta da uno od una che senti a te prossimo. ...Prossimo nel senso della sindrome
dell’identità/differenza antropologica [[- syndrome of anthropological
identity / difference -]]. Tra malati con simili sindromi si credono. Tra delinquenti con simili
propensioni si credono. Tra pidocchi e conformisti, si credono reciprocamente.
Andavano da Roby: “Tu dici questo
perché ti stai mascherando. Me lo ha detto Fiorella Allacca, pure la Nicla
Scatizzi, che ti stai mascherando e che tu sei, in realtà, il capo del nuovo
terrore. Per cui, qualunque cosa tu dica e faccia, tu sei comunque, sì devi
esserlo! ...a noi lo hanno detto!, pur contro ogni evidenza, il capo del nuovo
terrore oltre che del vecchio! Sì, sì, me lo ha detto la Fiorella Allacca! Me
lo ha detto la Nicla Scatizzi! Me lo ha detto la Rosaria Bertoletti!”
No, no, non sto esagerando. Vi sto dicendo pure meno, molto meno di quello
successe e succede negli ambienti del pidocchio medio, del conformista medio.
Cose del genere, contro Roby [le virgolette sopra esemplificano solo qualche
aspetto a livello discorsivo – a livello operativo fecero ben altro, per cinque
anni], erano la norma, assieme ad altro peggio, per i cinque anni (1990..1995)
lui restò lì, all’INPS.
Lasciamo stare Francesco Papa (nato
nel 1950 o 1951, a Napoli o dintorni), già direttore all’INPS di Torino-Sud
(in piena Crocetta, per chi conosca
Torino). Costui, un idiota corrotto incapace di fare sia l’impiegato che il
dirigente, andò a parlare direttamente con il covo degli Squadroni della Morte
Carabinieri-NATO di Milano: “Vi garantisco che lo faccio licenziare, o che
comunque ce la metto tutta, ma voi mi
dovete far divenire dirigente centrale INPS con una retribuzione di 500’000
euro l’anno.” Affare fatto. I CC-NATO accettarono. Non so bene quello che
riuscì a fare, concretamente, anche se a livello di sporcaccionate era davvero
un napoletano o campano con l’indole del camorrista da vicoletto. Ci provò,
comunque. Da direttore di piccola sede INPS (cui era arrivato grazie a
lottizzazioni CGIL, per poi dichiarasi fascista quando gli servivano altre
spinte), i CC-NATO lo fecero andare alla Direzione Generale INPS, come
direttore centrale, dunque di uffici centrali, con lo stipendio sopra detto. Di
una incompetenza totale. E non perché avesse altri interessi. Beh, qualche
interesse lo aveva. Un paio: beveva e faceva collezione di preservativi
colorati, uno per ciascun colore differente. Non sapeva fare nulla. Nulla, a
nessun livello. Nel 1994 prende accordi diretti con le Polizie Segrete CC-NATO
a Milano. Nel 2000, è direttore regionale in Emilia Romagna. Nel 2006,
direttore centrale presso la Direzione Generale INPS. Dalla fine del 2008, fino
a quando lo pensionano, nel maggio 2010, a 59 anni e 40 di contributi,
direttore regionale in Liguria. Forse ne abbiamo già scritto altrove.
Lasciamo stare pure Roberto
Zorzenone. Dietro la copertura del distacco sindacale RDB-INPS a Novara, faceva
il venditore TV. Un personaggio. In TV c’è ancora. Uno che potrebbe venderti
una ciliegia appena colta per 1000 euro.
Si vantava di avere l’uccello più lungo e più grosso di tutti, cosa che
[il vantarsi – non abbiamo notizie sul suo uccello, non interessandoci questo
aspetto] non gli ha impedito di sviluppare un pancione fuoriuscente. Forse si
era stufato di vedersi il pippo quando era in piedi nudo e senza specchi.
Neppure il dichiararsi “verde” [ambientalista] deve avergli bloccato lo
sviluppo del pancione. Non ho capito come
non sia mai divenuto Ministro od anche di più. Forse non ci ha mai
pensato. O lo è divenuto, e ci è sfuggito. È esperto nel mettere in fila gli
aggettivi. Quando arriva al più inverosimile, relativamente, a ciò sta
descrivendo, ha un piccolo blocco freudiano, un attimo quasi impercettibile,
prima di mettere un punto alla fine della frase. Nell’ambiente degli imbonitori
TV lo chiamo anche “vasellina”. Inebria con le parole. Quando riusciva a
metterlo tra le chiappe a qualche collega cui prometteva trasferimenti od
avanzamenti di carriera, cominciava e continuava a parlare ed a parlare, col
suo eloquio da operaio forbito [o da operaio con l’elogio forbito]. Queste
restavano talmente avvinte dalle sue parole senza senso ma suadenti, almeno per
loro, che quando lui si ritraeva ed, infine, sussurrava “grazie, mia cara”,
queste infine capivano ed esclamavano ora stupite ora anche un poco piccate:
“Zorbertone... ...ma... hai già fatto?!” Lui si riaveva dall’attimo di
stordimento che gli procurava l’eiaculata [no, lo Zorzenone non è mai riuscito
ad avere veri orgasmi, bensì solo di quelle sborrate che danno all’ometto medio
la sensazione di essere maschio, anzi un grande maschio che si è fatto una vera
trombata – usano la fica per farsi una seghetta in pratica, ma loro non
c’arrivano!] e riprendeva il torrente inarrestabile della logorrea da
piazzista: “Cara, è vero...” ...e giù fiumi di parole mentre pensava di star
vendendo un pataccone da polso o da taschino [solo più tardi passerà dagli
orologi ed altre cianfrusaglie all’antiquariato – si fa per dire... ...ogni
falsario nel nord e del nordest volesse piazzare da propria merce pensava
estasiato allo Zorzenone, …se riusciva a raggiungerlo] in TV. Appena vedeva che
la preda era di nuovo stordita dal suo fiume di parole insulse, veniva al
dunque: “...sai cara, avrei dovuto dirtelo subito... ...a me piace... ...sì,
come se disce... sì, insomma me piasce se lo femo strano... ...Sai, cara ho
sempre pensato, ...anche tante delle mie donne, ...anzi direi proprio le più
vere... ...sì, cara, le più donne... ...Ecco, ho una grande esperienza, io di
donne... ...Non per sciorinare statistiche commerciali, ma ti posso assicurare
che un buon 80%, almeno delle donne che io ho frequentato... ...sì, un buon 80%
mi ha detto, mi dice, che più siamo porci e porche più di liberiamo... ...Sai,
cara, un sano godimento deve essere sozzo... Anzi, direi che è più Verde, più
democratico, più d’avanguardia, anche più aristocratico ...la vera
aristocratica, ...direi la vera donna di classe..., sta meglio se si sente
sozza, sì proprio porca, porca-porca, a letto... ...Se ci rivediamo... e anche
tu... ...Se ti interessa... Sì, tesoro, lo femo strano, strano-strano, ma
proprio strano-strano-strano, se tu vuoi...” Se la polla abboccava, se era
sufficiente narcotizzata da quel fiume di parole, od anche solo incuriosita, o
se pensava di cavare qualche vantaggio dallo Zorzenone, sindacalista
occasionale e venditore da TV, e si incontravano ancora, almeno ancora qualche
volta, esibiva tutto il suo repertorio: fruste, falli dei materiali più
differenti, inversione dei ruoli, giochetti infantili, ...e, ovviamente, sempre
quei suoi fiumi di parole senza senso da piazzista da TV. Non abbiamo
statistiche di gradimento da parte delle sue polle, né la cosa ci interessa.
...Dunque, Roby ritorna all’INPS a
metà 1990. Per un paio d’anni, forse di più, con un intermezzo milanese dato
che aveva delle cose da fare a Milano, di sicuro fino a che tale G.Vitale restò
direttore regionale del Piemonte a Torino, Roby venne assegnato a Gravellona
Toce, il posto più distante dove potessero mandarlo in Piemonte. Un caso unico.
Qualunque ladrone INPS, appena reintegrato, veniva assegnato dove lavorava
prima e promosso. Ma Roby non apparteneva alla categoria del ladroni INPS.
G.Vitale era uno sporcaccione piccoletto, e tondo, con l’aria da truffatore da
vicolo che fa i giochetti delle tre carte, o come si chiamano. Veniva dall’INAM
(che era stata in parte incorporata nell’INPS) e dalla DC-CISL. Aveva
partecipato ai seminari ed alle attività terroristiche dei CC-CIA, ed alle
connesse esercitazioni, per squadristi loro, squadristi del terrorismo di
Stato-CC-NATO sui luoghi di lavoro ed altrove. Quando i CC-NATO lo contattarono
e gli dissero: “C’è un ebreo cui fare il culo”, lo sparcaccione, il G.Vitale,
divenne subito tra il livido e l’euforico: “Grazie! Grazie! Finalmente un altro
giudeo da liquidare!” Quando sul posto di lavoro, lì all’INPS, il G.Vitale
incrociava delle donne, o che anche solo sembrassero tali, di qualunque età
fossero, super-raggrinzite incluse, diveniva tutto sudaticcio e come in preda
alla sindrome di Tourette esclamava, anche solo tra sé e sé, ma pur sempre con
dei grugniti sì soffocati ma ben udibili e decifrabili: “Minghia! Minghia! Uomo
sono. Voglio fottere, fottere, sempre fottere!” [Non diceva proprio così; usava
parole ed intonazioni strettamente dialettali, dialettali suddiche]. A volte in
treno, soprattutto se era con colleghi o quasi colleghi, a volte fu visto fare
ciò sulla linea Torino-Milano, si faceva di quelle parti... Se per esempio
c’era nei pressi qualche stangona, anche con figli, di qualunque colore o
gruppo etnico. e lui riteneva potesse essere anche solo minimamente
disponibile, prima commentava coi colleghi, poi si rivolgeva alla stessa. Per
esempio, una volta vi era una nera, non nerissima, appena esile ed alta. Era
col figlio piccolo. In effetti avrebbe potuto essere la classica single con
figlio, come no. Magari andava o tornava dal marito o altro. Lui cominciò a
dire ai colleghi: “Ecco ora la ragazza viene a cena con noi.” I colleghi già
conoscevano che zoticone fosse il G.Vitale, per cui neppure fecero sguardi
allusivi, né mostrarono alcuna emozione, alle sue parole. Restarono del tutto
indifferenti. Anzi, fu la ragazza che, capendo almeno il senso di quello questi
andava dicendo, arrossì appena, pur cercando di mascheralo. Lui in realtà non
aveva neppure parlato direttamente con costei anche se la aveva come appena
imbrigliata nelle sue interazioni paranoiche, dato che questa aveva capito le
sue intenzioni e che le avrebbe esplicitate. Poi, arrivato il treno a Torino,
quando vide che questa stava per scendere, la impattò: “Allora, signora, è
inteso... ….lei viene a cena con noi. ...Ci fa piacere.” Lo disse in modo così
naturale che era chiaro che, dopo la cena, od anche durante, le avrebbe detto
con la stessa naturalezza: “Guarda, dai,
lascia il ragazzino qui dieci minuti. Ed andiamo a farci una scopatina. ...Io
sono uno generoso. Tu mi fai divertire... ...Io so come ricompensarti...” In
questo caso specifico, questa ragazza, che evidentemente non aveva intenzione,
qualunque ne potesse la ragione, fece la gentilissima, almeno nella forma: “Oh,
ma che persona splendida che è lei. Si vede che è così di classe... ...Guardi
sono onoratissima.... ...Magari combiniamo la prossima volta ci incontriamo...
C’è mio fratello che mi sta aspettando qui in stazione. Lei capisce. Non è che
io possa dirgli che me ne vado a cena con amici... ...La prossima volta che ci
incontriamo...” Lui le allungo il suo biglietto da visita. Lei: “Oh,
meraviglioso! La chiamo domani stesso...” Non si fece mai sentire. Invece, altre volte, il G.Vitale raccattava di
tutto. Beh, quella sera stessa, dopo la cena coi colleghi, raccattò uno che
sembrava una e gli dette l’equivalente di 200 euro di oggi.. Appunto raccattava
di tutto. O con una cena, o pagando e basta, od in altri modi. “Devo
scaricarmi. Ho voglia di divertirmi. Un vero uomo sono.”, diceva a chi era
testimone di queste sue continue esibizioni, od anche solo farfugliandolo tra
sé e sé. Quando Zorzenone, a margine di uno dei soliti incontri sindacali con
la direzione regionale provò a chiedergli che cosa mai ci facesse questo Roby a
Gravellona Toce (allora in provincia di Novara, o dipendente dall’INPS di
Novara – l’area in cui Zorzenone era sindacalista-RDB in distacco, dunque sotto
le sue cure), G.Vitale improvvisò una balla. Beh, la cosa aveva una qualche
assonanza di realtà ma non aveva alcuna rilevanza sulla faccenda: “Signor
Zorzenone, sa che quel Roby deve avere una ex-moglie che lavora qui alla
Direzione Regionale...” In effetti,la Nikla, che aveva uno di quegli inutili
posti alla Direzione Regionale come funzionaria di nulla, era andata a
‘svenarsi’ da G.Vitale. Urlando e
piangendo, ma appunto tra sporcaccioni si tollerano e si intendono: “Ih, ih...,
...Ih, ih... Dottore... Dottor Vitale vengo per quel Roby... ...Sono testimone
diretta... ...Conosco tutto... ...So tutto... ...Le posso garantire... ...Sì,
tutto il peggio, ...il peggio del peggio! ...Non potrebbe licenziarlo,
licenziarlo subito...?! ...Non si può tollerare. ...Sappiamo tutti che lui...
Deve esserci il modo...” Urlò, si
scapigliò. Gli Scattozzi sono bifolchi fatti così... E costei, la Nikla una
copia perfetta della madre. Sì, fingeva... ...La parrocchia, le ACLI,
catto-comunista. Schizofrenica e paranoica.Né abbiamo già accennato con lo
Sborrini. Ognuno si differenza per codici espressivi. Non per sostanza
profonda. Bifolchi gretti ed ignoranti. “Grazie, Signora... ...Faremo tutto il
possibile... ...Tutto il dovuto, con la Direzione Generale che è anch’essa già
attiva su questo caso...” Irrilevante. G.Vitale era già stato attivato dagli
Squadroni della Morte CC-NATO che, ovviamente, avevano pure parlato con la
Direzione Generale. La sceneggiata della Scattozza, pur richiesta dagli
Squadroni della Morte CC-NATO, tramite la FiorellaAllacca, faceva parte della
coreografia. Era, tuttavia, ai fini pratici dello State/Government-Organized Stalking-Mobbing sul luogo di lavoro, del tutto irrilevante.
IRRILEVANTE! La Scattozza faceva solo coreografia. I CC-NATO si circondano si
irrilevanti sporcaccioni e sporcaccione. Lo fanno per sentirsi tra i loro.
...Dunque... Quello appena riportato fu ciò G.Vitale disse allo Zorzenone. In
realtà, G.Vitale aveva già parlato, in modo ultimativo, un po’ ermetico, ma
chiaro, ai boss sindacali regionali-INPS, uno ad uno: “Abbiamo degli ordini...
….ordini di Stato, su quel Roby. ...Abbiamo informazioni sicurissime...
Dobbiamo cooperare. La Direzione Generale segue il caso anche se qui, nella
forma, ci siamo noi... ...Anzi se avete delle informazioni ulteriori, vostre,
dirette... ...Intanto se ne andrà lui stesso tra breve. ...Abbiamo informazioni
sicurissime... ...Sì, sembra lavori già altrove... Forse a Mosca. O a Pechino.
Dicono, ne sono sicurissimi, sia un super-informatico, un super-hacker...” ...I
soliti vaneggi che si tirano fuori a getto continuo dalle proprie fantasie
malate. Il boss regionale-RDB riferì e chiese a Zorzenone. Zorzenone era sempre
a Gravellona Toce perché veniva con la scusa del sindacato, in realtà per
vedere se c’era qualche notizia da riferire sul Roby ed ancor di più perché in
quel periodo chiavava con una aveva bisogno del suo aiuto per essere trasferita
a Novara, dove abitava con marito e figlia. Lei aveva uno strano senso di
rivalsa sugli uomini. E da qualche tempo, per qualche ossessione paranoica, e
pure perché se ne era stufata dopo anni di prossimità, non la dava più al
marito. Con Zorzenone, grosso e televisivo, si era subito trovata. Lui, col suo
lo femo strano, si faceva pisciare addosso da lei per arraparsi. Lei
aveva, a quel modo, quel suo senso perverso di dominio lì su un omone in giacca
e cravatta, boss sindacale in distacco, e con quell’aria paterna e nel contempo
infantile. S’erano proprio trovati. Finalmente trasferita a Novara, lei si era
poi messa a chiavare con altri. ...Dunque... lo Zornenone era sempre lì, a
Gravellona Toce, ogni qual volta era libero da impegni TV ed aveva voglia di
recuperare la ragazza da portarsi a casa sua. Lo Zorzenone, piazzista TV, che
si credeva astutissimo, una di queste volte che capitò lì approcciò il Roby,
come dire, in modo più diretto e ‘concreto’ di altre: “Roby, lavoro,
lavoricchio, nel marketing... ….Sai il distacco sindacale mi lascia tempo
libero. Mi chiamano, di tanto in tanto, a presentare dei prodotti in delle TV
private, commerciali. Dovrei fare delle ricerchine in dei database. ...Database
commerciali. Oh, costano un mucchio di soldi, a comprare i diritti di accesso.
...Non è che... ...Non è che mi puoi rompere, forzare le password, ...o come si
dice..., sì che io possa...” Non c’era ancora l’internet come ora. Sì c’era, o
c’era qualcosa di simile, ma era una cosa ancora del tutto ristretta. Vi era
tuttavia già dei sistemi telematici per accedere a database commerciali, Anche
ora vi sono, privati, ristretti, e costano. Il fatto è che allora, o v’erano
quelli a pagamento o nulla. Ora uno magari, per cose meno specialistiche, può
aggiustarsi con risorse libere. Comunque sia, o comunque fosse, lo Zorzenone
voleva rubare informazioni riservate e penetrare abusivamente in sistemi altrui
violando le password. Poteva comprare i diritti. No, lui voleva rubare. Roby lo
guardò, a quella richiesta stravagante. Forse non rispose nulla, o rispose che
se uno ha bisogno di cose altrui se le compra da chi sia autorizzato a
venderle. Quando il boss regionale RDB-INPS chiese nuovamente a Zorzenone se
avesse scoperto qualcosa sulla pericolosità di quel Roby, lo Zorzenone rispose
un vago ma allusivo: “Deve essere davvero... ...perché proprio non si riesce a
fargli dire né fare nulla nulla di...” La solita lista di aggettivi da
piazzista logorroico e mitomane non riuscirono ad uscirgli dalla bocca.
Ah, lì all’INPS, non c’erano solo
direttori e dirigenti degli Squadroni della Morte dei CC-CIA-NATO, carabinieri
in congedo, sindacalisti sempre portati a riferire, fighetti e fighette che
certo non si negano se richiesti di collaborazionismo, corrotti vari, a volte
riservati altre ciarlieri, soprattutto a quattrocchi con un direttore o
dirigente o militare o sbirro o sindacalista, un’Allakka od una Scattozza da
delirio aperto. Già nel 1980-81, la ritireranno fuori pure negli anni ‘90 ma
non a diretto contatto col Roby, una piemontese della provincia, Emma Matteoda,
se si chiamava così. Ma credo proprio di sì. EmmaMatteoda. Un’estremista di
centro. Una di quelle del giro dei fighetti e delle fighette dell’INPS di
Torino Centro, prima che proliferassero le sedi e sezioni distaccate. Essì,
perché, con la computerizzazione, edifici e dipendenti sono proliferati. Cioè,
prima si sono rubati, tra clienti, tra dipendenti corrotti, tutto il patrimonio
immobiliare dell’INPS, in pratica tutta
la capitalizzazione previdenziale. Poi hanno affittato e comprato costosissime
sedi, sezioni, centri dappertutto. Invece che aprire delle colonnine [del tipo
“questo è il box multi-servizi INPS, con video, telefono, tastiera etc”], hanno
appunto creato ulteriori e costosissime strutture immobiliari con inutile
personale. I sistemi computerizzati non per efficientizzare, bensì per sprecare
ancora più soldi per immobili e dipendenti. Dunque i fighetti e le fighette
dell’INPS già di Torino Centro. Lo sapete di quelli che, beh da qualche parte
li avranno presi i soldi, vanno a tennis assieme, sulla neve assieme, settimane
bianche incluse, nelle case gioco assieme, in vacanza in posti esclusivi, mangiano
al ristorante, colazioni, notti a giocare d’azzardo, vestiti da fighetti,
automobili per non sfigurare. Lo sapete?! Quelle cose che sembrano viste al
cinema o sulle riviste per fighetti e fighette. Nella realtà, lo stipendio fa
presto ad andarsene. O se ne va tutto... Se se ne va di più, i soldi li
rimedieranno, li avranno rimediati, in qualche modo. La EmmaMatteoda era di
questo giro dei fighetti e delle fighette. In più, abitava da sola, Sì, s’era
comprata la casa. Comprata, nel senso che aveva il mutuo. Un costoso mutuo da
pagare. Quando arrivavano le rate da pagare, i soldi doveva ben averli trovati
in qualche modo. Per cui s era messa a fare la puttana a pagamento. No, no, non
pensiate a quelle che si vedono per strada o che la diano per quattro soldi con
annunci. Una fighetta dell’INPS non può mettersi a fare quelle cose! Nella
città-Fiat, e se una ha una certa apparenza, curata, rispettabile
[l’apparenza!], ci sono tante agenzie, agenzie di puttane per dirigenti Fiat e
loro ospiti, ma ben pagate. Ce ne sono tante di agenzie. Tutte coperte dai CC,
essendo cose della Fiat. Vi sono le ragazze che danno agli operai, in cene
organizzate alla conclusione di progetti, di lavori. Fanno la cena. Chessò, 20
operai e 20 ragazze affittate tramite l’agenzia. Alla fine della cena ognuna
delle ragazze dice all’operaio ad essa prossimo che nell’accompagnamento, nella
presenza. è compresa una scopata già pagata dalla Fiat se l’operaio vuole
approfittarne, che loro ragazze non solo lì solo per la coreografia. Beh, queste
cose, più ristrette più esclusive , ci sono pure per dirigenti Fiat ed ospiti
Fiai. La EmmaMatteoda, giovane e curata, quando veniva il momento che doveva
tirare su i soldi per la rata del mutuo, la vedevi che si attaccava al telefono
per convincere la tenutaria di una di queste agenzie, un po’ riluttante perché
lei, EmmaMatteoda, l’agenzia la avrebbe voluta con una certa stabilità invece che solo quando nel bisogno-bisogno.
Alla fine riuscirono ad averla con una certa stabilità, anche perché i soldi le
occorrevano sia per le rate del mutuo che per altro, e non è che lei occupasse
posizioni all’INPS dove tirar su bustarelle. Ovviamente era tutto d’alto bordo.
Lei non era neppure tenuta a darla. Anzi meno la dava, o più se la faceva
supplicare, più aumentava il suo valore per il cliente, per l’agenzia, e dunque
quello che ne veniva in tasca a lei stessa. Naturalmente anche lei aveva i suoi
costi. Se dei andare a cena con dei
giovani ingegneri o manager strapagati, tutti ben tenuti, in abito classico a sfarzoso,
anche tu ragazza sei lì non per farli sfigurare ma anzi per ‘valorizzarli’. E
poi occorre ‘classe’, cioè si deve essere puttane sapienti, davvero scaltre ed
esperte. Se la dai subito sei una puttana da quattro soldi. A quel punto magari
il giovane manager che devi accompagnare rischia di incontrare altri managers
cui tu l’abbia già data facile-facile, per cui lui stesso ci fa la figura di
uno che si fa trovare le puttane dalla Fiat. Per cui, una esperta deve fare la
difficile. Neppure darla proprio a tutti od almeno fingere che poi cede perché
sedotta ed innamorata. Se, al lato opposto, una non la dà a nessuno, ecco che
il pollo si offende. Se arrivano lamentele all’agenzia, alla tenutaria, si fa
presta a ritrovarsi fuori dal giro. Se per una cena per 10 o 20 operai che
hanno finito qualche lavoro appena
particolare, si mettono a disposizione prima per coreografia ma che poi
lo facciano capire che sono lì per essere prese, chiaramente per manager cambia
tutto. Lì si danno un paio di ragazze ad un paio di giovani managers, e si dice
loro che queste sono mandate da un agenzia ma solo per accompagnare, per cui
che non si sognino nemmeno che siano un dovere di darla loro. Beh, ci sono
tante tipologie differenti... L’EmmaMatteoda rientrava in questa. Per esempio,
veniva mandata, con un’altra, per fare da coreografia ad un paio di giovani
manager che evidentemente non avevano ragazze loro da cui farsi accompagnare, o
non a Torino, per andare in giro una serata. Al primo incontro se la tenevano
stretta. Poi dipendeva dalle circostanze. Non ho idea se quando restò o si fece
mettere incinta da un ispanico, nel
corso degli anni ‘80, fu una conoscenza di queste sue attività a servizio Fiat
tramite agenzia gestita da una tenutaria. Non importa. Non è né meglio né
peggio che in altri modi o da altri. Quello che conta è che, quando si entri in
questi giri, la cosa risulta alle Polizie Segrete CC. Che sia stato per questo,
o semplicemente su segnalazione od iniziativa interna all’INPS, sta di fatto
che, chiunque abbia direttamente attivato lei, lei venne usata contro Roby. Sì,
era il 1980-81, quando la FiorellaAllakka chiese in giro, orecchio od origliò,
chiese pure a Nikla che, ovviamente, nelle sue follie, ‘confermò’ tutto, e
dunque aiutò le Polizie Segrete CC-NATO a montare dei primi dossier per lo State/Government-Organized Stalking-Mobbing, quello che continua ininterrottamente fino
ad oggi. Gli Squadroni della Morte CC-NATO le chiesero o le fecero chiedere:
- “Oh, Emma, lei che lavora proprio a
contatto di quel Roby, nella scrivania di fronte...”
- “Sì, posso confermare...”
- “Confermare cosa, con precisione?”
- “Quel Roby parla, dice.”
- “Certo, ma dice cosa, con
precisione?”
- “Non contro... Ma poi sembra che
scherzi. Non ho capito se scherzi o dica sul serio.”
- “Guardi, Emma, a noi, più che
altro, interessa sapere, ...lei ci capirà... ...coi tempi che corrono..., a noi
interessa sapere se fa...”
- “Oh, questa è proprio una bella
domanda. ...Io non sono curiosa. Però devo confessare che a volte me lo sono chiesta
è non mi sono saputa dare una risposta.”
- “Emma, noi siamo ovviamente al
corrente delle sue attività professionali...”
...Lo sapete, nel modo dei fighetti,
anche in molti altri, le persone sono estremamente reattive, reattive nel senso
che si sono come auto-addestrate a capire subito ogni possibile allusione, sì
da controllare il proprio linguaggio, quando lo vogliano controllare, che da
comprendere subito se altri od altri le stiano ‘attaccando’, mettendo in
discussione. Sì sono meccanismo super-paranoici, perché a volte si ‘capisce’
pure quello che non esiste. Sta di fatto che molti “pensino troppo”, anche
coloro sé lo neghino e lo neghino.
A quel “attività professionali”, in
realtà volutamente provocatorio, lei arrossì tutta. Ma, di fronte a qualcuno in
posizione di autorità, non si può andare oltre l’arrossire, se proprio non di
riesca a nascondere pure quello.
Il suo interlocutore, soddisfatto di
averla piccata, finse di non averlo detto.
- “...No, no, cara Emma... ...Lo
sappiamo benissimo che sono cose del tutto regolari, pulite, rispettabili.
Intendevo dire che lei è una ragazza estremamente attraente, seria, riservata,
ma anche di marcata intelligenza, per cui conosce e capisce il prossimo.
Proprio per questo ci permetteremmo di chiederle un piccolo favore. Nulla di
disdicevole...”
- “Certo, certo, se posso...”
- “Una cosa di questo genere...,
...vediamo se le sembra fattibile. ...Una cosa del tipo che pranzate assieme.
Se per esempio lei si fa invitare, o comunque sia... Un contesto informale,
disteso... Non qua sotto, in pausa pranzo, ché vanno tutti di fretta. Da
qualche altra parte. Se lei crede ci dice per quando avete combinato. Oppure
dopo che vi siete visti. Solo se crede... ...Non pensi che noi... Non immagina
quante volte aiutiamo il prossimo. Lo vede in che tempi viviamo. Ci sono tanti
giovani che hanno dei momenti di smarrimento. Non pensi che noi non si
capisca... Oh, quante volte che li aiutiamo, che passiamo sopra tante cose...”
- “...Penso che si possa fare...
...Gli propongo di incontrarci a pranzo. Che scelga lui qualche posto lui
conosce, sì che non sia qua sotto tra impiegati che vanno tutti di corsa.
...Sì, non vedo ostacoli a dirvi appena noi si sia combinato... ...Poi,
vediamo.”
- “Brava, Emma! Grazie, Restiamo in
attesa di sentirla...”
Ovviamente erano tutte balle. Agli
Squadroni della Morte CC-NATO interessavano solo pezzi di carta, “rapporti
informativi”, “verbali di confidenze ricevute”. Se contenevano qualcosa contro
il bersaglio, qui Roby, lo stesso era colpevole, cioè sospetto, che per
militari e sbirri significa colpevole, o così viene di fatto interpretato. Ne
il bersaglio non dava adito, in apparenza, a sospetti, era egualmente colpevole
perché avrebbero scritto, in tali rapporti o verbali, che era chiaro uno si stesse
mascherando, anzi era ancora più colpevole proprio perché sviando ogni sospetto
era colpevole di livello ancora più alto, era di quelli che cercano di fare
fesso il potere.
A
lei, EmmaMatteoda, interessava solo continuare a farsi i
fatti propri e che nessuno le stesse addosso. Collaborava. Faceva quando il
potere le chiedeva. Alla fin fine doveva solo riferire cose che già sapevano, e
poi bastava essere sufficientemente ermetica da non sembrare, né sembrarsi, una
canterina, mentre si concedeva qualcosa a chi le aveva chiesto perché non
sembrasse che lei si ritraesse e non avesse voluto collaborare. Ci guadagnava
un pranzo, tanto Roby non aveva la reputazione di essere uno che scroccasse
agli altri.
Quando EmmaMatteoda si presenta a Roby per combinare, direi ancora nel 1980 [o che
non fosse ancora prima?], si sforza di fare la naturale e la suadente. Ma di
fatto è piuttosto maldestra. Roby è in ufficio seduto alla scrivania. Lei gli
si avvicina da dietro, senza preliminari e gli sciorina:
- “Perché non ci vediamo per fare due chiacchiere... Dai, trovi un
ristorantino che tu sai e mi porti lì a pranzo.”
Roby restò sconcertato. Non sapeva
che cosa rispondere. Forse gli usci come un ghigno imbarazzato. Dopo balbettò
qualche frase confusa, e neppure del tutto veritiera, del tipo:
- “Non vado mai in ristoranti. A
mezzogiorno [od all’1] non mangio. Non conosco nessun ristorante. Non saprei
proprio dove andare.”
Lei si ritirò. L’interazione finì lì.
Dovere, da parte sua. La avevano mandata. Lei stessa non doveva averne grande
voglia per cui era felice che la cosa fosse caduta. Sennò avrebbe affrontato la
faccenda in altri modi, seduttivi. Prima più indiretti poi più, ...come dire?,
...irresistibili. Magari avrebbe discretamente insistito il giorno dopo, od un
giorno successivo. No, non aveva intenzione ed era contenta fosse tutto caduto
a quel modo.
A quel punto, telefonò subito a chi
la aveva incaricata. Caricò appena la cosa per far credere lei si fosse
impegnata, cosa che proprio non era:
- “Non so proprio cosa fare...
Sembrava lo sapesse. Gli ho chiesto... Ho cercato di essere dolce e suadente,
seduttiva... Mi ha risposta che non va mai in ristoranti e che non saprebbe
proprio dove portarmi. ...Si vede che gli sto antipatica. O chissà... Cosa devo
fare ora? Cosa posso fare”
- “Va bene, Emma. Ci abbiano provato.
Lei ce l’ha messa tutta. La ringrazio.”
L’ufficiale della Polizia Segreta CC
scrisse un’informativa: “Sicuri indizi di coinvolgimento del Roby. Chiaramente
soggetto pericolosissimo, eludendo con professionalità nostri abili ed
irresistibili collaboratori in missione informativa che cercano di interagire
con lui per scoprirne intenzioni ed attività.” E la infilò nel dossier in
preparazione.
Poi la EmmaMatteoda ricomparve,
relativamente a Roby, dopo che il delinquente e sporcaccione G.Vitale venne
rimpiazzato da un forse toscano. Forse un sindacalista o massone di area UIL
destinato a rapida carriera, per cui lo avevano fatto transitare, forse solo
pochi mesi, come direttore regionale a Torino prima di spingerlo ancora più in
alto. Questo provò a far cessare lo State/Government-Organized
Stalking-Mobbing
contro Roby sul luogo di lavoro, dunque lì all’INPS. Non appena lo manda come
funzionario a Torino-Lingotti, la Allacca e la Scatozzi sono furiose. La Nikla,
che aveva tentato di farsi una delle sue solite scene isteriche col direttore
regionale che scantona, va subito dalla Allakka, che sta parcheggiata al Centro
Formazione in una stanzetta a fare nulla. Alla Direzione Regionale, in una di
quelle posizioni a fare nulla era stata mandata da qualche tempo la EmmaMatteoda. Un direttore INPS, non appena venga trasferito in una nuova
sede, cerca subito qualcuna di suo gradimento che si faccia scopare. Il nuovo
direttore regionale di area UIL conclude con la EmmaMatteoda. Per cui, come sua
amante del momento, dunque persona di fiducia, la manda dietro alla Scattozza
quando questa va dalla Allakka a sbraitare che bisogna che gli Squadroni della
Morte CC-NATO facciano fuori Roby, che non si può tollerare che lo lascino
perdere. Il primo giorno che Roby prende servizio come capo-ufficio [un
ufficetto, si chiamava ‘settore’ precisamente, non più di una decina di
persone] non va in realtà subito a Torino-Lingotto bensì va un breve corso di
qualche giorno su questioni di estratti contributivi e connessi. Per cui, va
proprio al Centro Formazione, dove c’è la Allakka a fare nulla, parcheggiata lì
come notabile delle rete degli Squadroni della Morte CC-NATO dell’INPS. Proprio
quando Roby arriva, in anticipo, ci sono lì, al pian terreno, a fianco
all’ascensore, ad aspettarlo, la Nikla Scattozza con la EmmaMatteoda [mandata
lì dal nuovo direttore regionale per riferirle sulla Allakka e sulla
Scattozza]. Quando sono dell’ufficetto della Allakka, Nikla urla inveendo contro
il mondo. ...Le sue solite parti rabbiose ed isteriche, come già la madre Mina.
La Allakka la conforta dicendole che si è già attivata con gli Squadroni della
Morte CC-NATO, col loro centro persecuzioni e stragi di Torino, e che questi le
hanno garantito che va tutto avanti, che non ci sono cambiamenti di programmi
contro Roby. Il centro persecuzioni e stragi di Torino degli Squadroni della
Morte CC-NATO va poi a parlare con nuovo direttore regionale, il tipo di area
UIL di cui si è detto. Gli dicono che non deve frapporsi e che la direzione
della persecuzione contro Roby è sotto
il pieno ed assoluto controllo dell’Allakka, lì all’INPS. Lui fa il
diplomatico. Non è che poi faccia nulla contro Roby. Neppure nulla più a
favore, a parte che lo lascia a Torino-Lingotto come capo-settore che è
conforme alla sua qualifica formale in quel momento, quella di funzionario-VIII
livello. Quando scade l’ordine di servizio, questo direttore regionale, che poi
sparisce per altri e superiori incarichi, dice a Roby di restare dove è, di
fatto, senza ulteriori ordini di servizio formali. Dato che nel frattempo Roby
è primo assoluto un un concorsino interno per titoli sui trasferimenti
all’interno della regione, a termini di concorso dovrebbe essere mandato subito
a TorinoCentro. Ovviamente, è già successo per mille altre cose, se Roby vince
un concorso etc, per lui non vale se ciò interferisca con le persecuzioni
contro di lui. Ecco che, allora, scaduto l’ordine di servizio sulla sua
permanenza a Lingotto, [era un ordine di servizio del tipo “il tal dei tali si
assegna lì per 6 mesi”, o quel che era], Roby se ne ritorna a Gravellona Toce
mentre insiste che, a termini di concorso, di cui è primo assoluto, deve essere
assegnato a TorinoCentro. Non applicheranno mai i risultati del concorso, non
relativamente a Roby. Intanto nuovo direttore regionale diviene Umberto
Fumarola, un mafioso già INAM, e di area già Dc-Cisl. Di quelli delle riunioni
riservate della “guerra fredda”, quando facevano le riunioni della rete
terroristica diffusa degli Squadroni della Morte dei CC-CIA-NATO. È uno che che
non fa mai nulla senza chiedere ai sindacati. Direzioni e sindacato sono la
stessa mafia. Non quando lo contattino gli Squadroni della Morte CC-NATO. Lì
obbedisce subito e poi dice ai sindacati che ci sono di mezzo “entità superiori
dello Stato cui si deve obbedire subito”. Costui aveva già incrociato Roby poco
prima quando costui era direttore provinciale Milano [prima ancora era stato
direttore provinciale a Torino]. La Direzione Generale aveva destinato Roby,
per alcuni mesi, a Milano Centro. Appena arriva lì, Roby scopre che, su
richiesta degli Squadroni della Morte CC-NATO, Umberto Fumarola lo ha assegnato
alla sede più lontana e sbagasciata delle provincia. Dato che a Gravellona
Toce, dove Roby era ritornato da
Torino-Lingotto alla scadenza dell’assegnazione provvisoria lì, Roby
chiedeva un lavoro conforme alla sua qualifica e grado, come da leggi e
regolamenti, per uscire almeno da quello stallo Umberto Fumarola lo assegnò a
Torino-Sud, che era di fronte alla Direzione Regionale, con l’ordine di uno State/Government-Organized
Stalking-Mobbing sostenuto sul luogo di lavoro. Appena Roby arriva, il
delinquente Francesco Papa, il direttore, non c’è. C’è il vice-direttore. Uno
competente dal punto di vista legislativo e previdenziale ma che non deve aver
saputo farsi largo contrariamente a molti altri. Prima gli dicevano che era
troppo giovane per far carriera. Ora che era troppo vecchio. Chiaramente lo
avevano sempre preso per il culo e lui ci si era fatto prendere. Per cui
aspettava come vicedirettore di arrivare alla pensione. Servile e senza alcuna
moralità, il medio e mediocre conformista, covava di questi rancori nonostante fingesse sempre
grande sottomissione alla gerarchia, lì il direttore ben più giovane di lui,
pur con la stessa qualifica dirigenziale. Arrivato lì il Roby, con queste
speciali raccomandazioni, lui lo assegnò, a un lavoro non della sua qualifica,
bensì inferiore, e nell’ufficio di una che si era fatta, una sola volta, il direttore,
Anna. Non solo. Nello stesso ufficio vi era un ragazzotto professionalmente
capace, un calabrese, che anche lui se la contava con il direttore, ma lui “per
amicizia”, perché il Francesco Papa, pur napoletano, raccontava di essere
calabrese, ai calabresi, avendo lui, forse a Milano in quel momento, una moglie
calabrese. Anna era una triestina, di una decina di anni più vecchia sia del
direttore, che di Roby, sarà dunque stata del 1940 o giù di lì, la cui madre, a
Trieste, col marito in guerra, si prostituiva ad un soldato tedesco che le
andava in casa ed, in cambio, le portava da mangiare ed altri beni di prima
necessità. Anna, dopo averla data variamente in giro, aveva capito come soldi fossero ben più importanti
dell’amore, o ciò così venga chiamato. Per cui si era accasata con uno
decisamente più vecchio di lei, un ingegnere con un’azienda di lavori stradali
e ‘pubblici’ o cose del genere. Sarà forse stato il 1993. Il figlio era già
divenuto a sua volta ingegnere e lavorava col padre, la figlia faceva ancora,
stava forse per finirlo, il liceo. Lei fatti i due figli, o forse pure prima di
averli partoriti entrambi, ricominciò a darla in giro. Ma col criterio di darla
solo a dirigenti e direttori e cose del genere. In realtà non era così rigida.
Lei non se ne ricordava, ma Roby la aveva già incrociata, poco più di una
dozzina di anni prima, a Torino Centro. Dato che lei la dava ad uno dei due
fratelli Parlagreco [quello che faceva il sindacalista Cisl] quando costui era
dirigente di un ufficio ispettivo allora in Corso Turati, quando questi venne
nominato capo reparto pensioni a Torino Centro lei lo segui nello stesso
reparto dove lavorava lui. Dato che lui non è che poi la scopasse moltissimo
[entrambi i fratelli Parlagreco avevano calde mogli sicule che lavoravo anche
loro all’INPS], lei, Anna, passava le giornate a far niente, lì all’ufficio
pensioni, vestita elegantissima e tutta ingioiellata, a starnazzare rumorosa
tutto il tempo ed a cercare di rimediare del cazzo occasionale pure da
ragazzotti del giro dei fighetti e delle fighette dell’INPS di Torino centro.
Si faceva ‘perdonare’ di questo suo far nulla, e pure rumoroso, andando dal suo
Parlagreco a riferire su tutto e su tutti. Beh, questo lo faceva comunque. Era
una vera vocazione. Anche in periodi in
cui lavorerà, andrà sempre a riferire, anche inventandosele. Anna era
un’attrice nata. Fingeva alla meraviglia, almeno per chi abboccasse. Non appena
il nuovo direttore Francesco Papa era arrivato lì all’INPS di fatto alla
Crocetta, Anna si era detta che poteva essere una buona preda per un po’ di
cazzo. Per cui andò da lui tutta sorridette e seduttiva e si offrì di trovargli
casa. Lui accettò. Lei gli trovò subito casa. La trovò, in realtà, a lui e ad
un altro mandato a Torino in contemporanea, come direttore di Torino-Lingotto.
I due spartivano l’alloggio. Ma questo secondo la trattava apertamente da
troia, se la incrociava, ed avrebbe
preteso che Anna la desse pure a lui e senza tante storie. Essì, perché trovatogli
un ammobiliato per lui e per l’altro, lei gli [al F.Papa] si gettò addosso, gli
tirò fuori l’uccello, se lo mise dentro ed a lui non resto che montarla. Devono
avere scopato una sola volta, forse due. Dato che l’altro direttore lì
incrociò, poi fece a Francesco Papa qualche battuta sanguigna del tipo che si
era scopata una tardona, mentre all’INPS si rimedia anche qualche giovane
ficona che sia ben felice di darla la direttore. In realtà, l’altro avrebbe
voluta scoparla lui, che non si faceva tanti problemi se fosse giovane o
vecchia. Ma Francesco Papa, napoletano
camorrista delinquente e complessato, si sentì irriso. Dato che Anna continuava
a marcarlo stretto, andando continuamente nel suo ufficio e trattandolo in modo
confidenziale, ed anche dicendo a tutti che lei si sentiva davvero infatuata
del direttore, lo seppero tutti che si erano fatti una od un paio di scopate.
Il Francesco Papa, complessato all’estremo, sentì il bisogno di una quasi
pubblica sconfessione. In margine ad una
riunione sindacale, disse ai sindacalisti ed alle sindacaliste che era stato “un momento debolezza”:
“Sapete, la signora, ha un marito
anziano, che oramai... ...lei è ancora giovane... È stata gentile con me
che mi ha trovato casa... Sì, lo so, avrei dovuto sottrarmi. Io non avevo
intenzione. È sta lei che ha insistito. Che mi si è... In fondo, lo ho fatto
come un piacere tra colleghi. ...Non succederà più. ...Se posso dirla tutta, è
quasi colpa vostra. In tutte le sedi dove ho lavorato, venivano le giovani
colleghe e offrirmisi. Avreste dovuto essere voi, voi sindacati ad offrirmi...
...Sì, sono sposato. Ma sono anche un poveruomo solo a Torino per servire
questa nostra INPS ed i suoi utenti. Se
siamo distesi lavoriamo tutti meglio!” ...Una cosa... Lei gli andò a casa
varie altre volte, ma lui si sottraeva con delle scuse. Si vergognava
dell’altro direttore. Delle volte che capitò lì e lui non c’era o non si fece
trovare, l’altro direttore gli si buttò addosso: “Dai, signora, ci facciamo una
bella montata, e siamo tutti e due più distesi poi. Se lui non vuole farsi
trovare... Eddai, cosa fai tanto la preziosa. Siamo tutti e due grandicelli...”
L’altro era un siciliano con dei modi di fare un po’ rozzi, almeno in quelle
situazioni. La Anna, come un po’ tutte le troie, faceva la perbenista. In un
altro contesto, si sarebbe fatta dare un po’ di cazzo anche da questo un po’
rozzo e diretto. Lì non poteva, dopo essersi già fatta, una o due volte, il suo
direttore Papa, che avrebbe poi saputo tutto. Non che Anna non fosse abbastanza
universalmente nota. Quando GuidoOrsi, già direttore provinciale poi regionale,
infine pensionato ma sempre a gironzolare per le sedi INPS dell’area centrale
di Torino e che sapeva i fatti di tutti, la incontrata, le si avvicinava, le
strizzava l’occhio e le faceva, abbassando la voce: “Signora, perché non viene
a letto anche con me?!” Lei non osava offendersi, anche perché sapeva che lui
sapeva tutto di lei, per cui la prendeva quasi sul ridere. Allora lui: “Non si
preoccupi, signora, oramai mi resta sempre mollo.” No, lei lo avrebbe ben
voluto, anche da uno di 70 o 80 anni, ma ben duro! Poi secondo la sua teoria
per cui lei la dava solo ad almeno dirigenti... Il tempo che Roby restò in
quell’ufficio dove c’era pure Anna, che era in un piano quasi deserto [c’era
solo, in uno stanzone a fianco, una sindacalista CISL che era stata fatta
sindacalista della sede dal precedente boss locale DC-CISL, un fattorino, un
anziano, poi pensionatisi, della rete Squadroni della Morte dei CC-CIA-NATO di
cui era divenuta, e continuava ad essere, amante – lei era una vera
sindacalista: la avevano messa a fare quasi nulla, non sapeva mai nulla e non
si pronunciava mai su nulla, diceva sempre di sì, usava i permessi sindacali
per andare al mercato dopo avere chiesto ai colleghi prossimi se avessero
bisogno comprasse loro qualcosa] ma con archivi. Quando Anna sentiva che aveva
proprio bisogno di cazzo [la si vedeva... ...aveva caldo, avvampava, sbuffava,
correva a prendere dépliants di agenzie viaggi che sfogliava febbrile facendo i
conti delle probabilità del cazzo che avrebbe potuto trovare e cuccarsi],
prenotava qualche crociera da sola e poteva così vedere di cuccare lontano da
tutti. In casa, il marito ed i figli lo sapevano Non ne fregava nulla a
nessuno. La figlia liceale aveva capito e ne soffriva un po’ di avere la madre
troia. Lo sapete come funziona?! Quelle crisi adolescenziali prima che la
giovinetta, che si credeva seria e monogama, divenga troia lei stessa dopo
essere restata delusa od insoddisfatta dall’amore che credeva di una vita. Anna
andava in continuazione a riferire a Francesco Papa. Si era detta che se lo
avesse compiaciuto magari gli avrebbe dato nuovamente un po’ di cazzo. La si
vedeva quando aveva più bisogno di cazzo che tutta tesa lo cercava, gli dava
appuntamenti in luoghi riservati dicendogli che aveva vitali informazioni
urgenti, urgentissime. Incontratolo sbottava in qualche balla che s’era pensata
per l’occasione. Guardinga, ansimando, tesa, se ne usciva con cose del tipo:
“Roby mi ha detto che ti segue, e poi ti taglia la testa e ci gioca a pallone.
Sono sicura, sicurissima, che lo farà...
...Me lo hai detto tu che è il capo del nuovo terrore. Dai, amore, dobbiamo
restare assieme, così, con testimoni non osa farti nulla. In due possiamo chiamare
aiuto!” E gli si gettava addosso. Cercava di baciarlo, di toccarlo dappertutto,
di tiragli fuori l’uccello e di prenderglielo in bocca: “Amore, amore, mi fai
impazzire. Lo sai che farei tutto per te.” A lui toccava di inventarsele tutte
pur di sottrarsi. Lui, ne approfittò, di questi deliri. Glieli fece ripetere di
fronte ad avvocati dell’INPS dicendo che loro dovevano dire tutto,
confidenzialmente, anche al Direttore Regionale, pure a Roma se possibile, che
tutti sapessero che quel Roby era davvero pericolosissimo. Non credo gli
successe mai nulla, né a lui né a cose sue. Il Francesco Papa andò solo sempre
più fuori di testa, ma non può dire di essersi visto mai attaccato da Roby. A
volte incontrava Roby che stava uscendo, magari con l’ombrello, ed esclamava:
“Ecco ora mi lo infila in un occhio!” Roby scantonava, accelerava il passo, ed
evitava di commentare tali deliri. Il Francesco Papa la aveva presa come una
cosa personale quella di far fuori Roby. Proprio perché ne aveva montate di
tutti i colori, dopo avere detto a tutti che lui era più furbo di tutti per cui
avrebbe liquidato il Roby. Ma non l’aveva spuntata. Anche quando Roby se ne
andò fu per cose sue, non perché davvero gliene fregasse di quella teppa
delinquente e malata. Non è che se uno si fatto altri conti, per cui deve andare
altrove, non vada “perché non pensino che...” Beh, il paranoico avrebbe fatto
così: “non me ne vado perché perché sennò credono che...” A Roby non ne fregava
nulla di quelle cose malate. Aveva da fare delle cose della cabala, della Chai
[חַי], a Milano, piuttosto
impegnative. Per cui si coprì dietro una cosa alla Bocconi di cui non gliene
fregava nulla e che non gli sarebbe neppure servita a nulla. Anche arrivato
alla Bocconi, alcuni ricercatori che erano stati evidentemente mobilitati
glielo dissero confidenzialmente: “Sai, Roby, sono venuti quelli delle Polizie
Segrete CC-NATO, addirittura dei colonnelli e dei generali, e ci hanno detto
che assolutamente non devi trovare spazio qui, che non devi passare, perché
sennò ci fanno andare tutti nei guai. Ci hanno messo proprio a disagio. Anche
perché loro sono stati piuttosto confusi e noi non abbiamo afferrato neppure un
po’... Ci hanno detto che è una cosa riservatissima e molto importante, che
hanno avuto ordini precisi a tassativi dall’alto molto d’alto. Insomma dobbiamo
obbedire. ...Ci faranno sapere ancora, hanno detto... Ad essere sinceri, non
abbiamo ben capito la logica del tutto... Non solo la logica... Non abbiamo
capito la logica e non abbiamo capitola sostanza. Ci hanno solo detto che se
non obbediamo. Ci hanno detto delle cose sui computer neuronali e su sistemi
crittografici... ...Queste cose le leggevano da un fascicolo, da un dossier. ed
hanno sbagliato a pronunciarle. Non dovevano essere del campo ...Non è che sei
o eri coinvolto in delle ricerche delicate e segretissime sul calcolo parallelo
e sulle applicazioni della teoria delle stringhe in uno spazio-tempo più che
quattro-dimensionale, ...e che poi... ...Dicevano. Eh, hanno tirato fuori
questo fascicolo con cose che chiaramente neppure loro capivano. Prima hanno
detto cose che non capivamo noi. Poi... Ah, ecco, me lo sono scritto qui. C’era
pure dell’altro. Dicevano che a loro
risultava che tu ti fossi pure occupato, prima delle cose che ti ho già riferito
prima, di ricerche di frontiera di teorie quantistiche. Noi abbiamo preso degli
appunti per costume nostro di segnarci le cose... Hanno detto che torneranno
con ordini precisi. È solo che noi non abbiamo capito che cosa ci facessero
loro qui. In verità, non abbiamo neppure capito cosa tu ci faccia qui...” Credo
che Roby non rispose nulla a queste ‘rivelazioni’ di uno dei tanti mandati da
altri. Concluse le sue cose della cabala a Milano, Roby se ne andò via da
Italiozia a metà 1995.
Siamo di nuovo andati troppo avanti. Altre, torniamo forse troppo indietro.
Speriamo che poi tutto si ricomponga nella raffigurazione nella testa
dell’eventuale lettore... Altrimenti è lo stesso. Anche seguire, o memo, il
fluire confuso, o che sembri confuso, di parole senza senso, o che sembrino
tali, produce egualmente quelle sensazioni elettriche della mente e del corpo
che sono il senso, lo scopo, o uno dei sensi e/o degli scopi, della lettura e
del pensiero.
A parte a Gracellona Toce, ed i pochi mesi a Milano [questa volta a Milano
siamo ancora nel 1991-92 – poco sopra ci eravamo già catapultati, ma solo per
un momento, nel 1994-95], dove successero cose varie, Roby lo vide, appena
arrivò all’INPS di Torino-Lingotto che la teppa della rete delinquenziale di
Stato della Allakka si era subito riattivata ed imposta, bypassando le buone
intenzioni del direttore regionale di intermezzo [intermezzo tra gli
sporcaccioni G.Vitale ed UmbertoFumarola]. Lì, a Torino-Lingotto, c’era la
Rosaria Bertoletti, separata con figlia, che la
dava al boss mafiosetto dell’RDB, Eugenio Romeo [un calabrese viscido,
livido e complessato che la usava come sua faccia e portavoce – beh, lui
copriva anche, di suo, altri delinquenti, in quel caso specifico: bastava
fossero contro il Roby e divenivano suoi compari e da lui protetti], che si era
subito scatenata. Raccontava a tutti quelli che se la bevevano di aver saputo
da fonte certissima che Roby era il capo del terrore e che era loro dovere fare
qualcosa. Poi diceva a certuni le davano corda che dovevano cercare di non
lavorare per non far fare bella figura al Roby e di creargli dunque delle
continue ostruzioni. Nel caso specifico, i piemontesi evitarono di darle retta,
a parte uno (forse neppure piemontese-piemontese – lo diciamo solo per
precisione perché poi che ci siano nette specificità etniche in queste storie
di S/G-OS-M) che era in guerra da tempo per cose sue, dunque non
specificatamente contro Roby. Alcuni del sud ne approfittarono per fare ancora
di meno del solito. Uno del sud della CGIL cercava di fare il furbo, di far
finta di non sapere le cose, e non farle, montato dalla Rosaria Bertoletti. Poi
si giustificava con Roby dicendogli che avevano informazioni riservatissime
[Rosaria Bertoletti e Fiorella Allacca!] che lui, Roby, era il capo del terrore
e che dunque loro, di sinistra, avevano il dovere civico e patriottico di
creargli problemi sul lavoro. Il direttore, pur non avverso, non voleva
mettersi contro i sindacalisti. Così altri. Proprio il precedente direttore era
stato silurato, e mandato a far nulla alla sede regionale, proprio perché il
giorno della visita del Presidente dell’INPS all’INPS del Lingotto la RDB
[sindacato di estrema sinistra creato dalla stessa INPS per indebolire gli
altri 4 maggiori – dunque lì Eugenio Romeo debitamente comprato da chi voleva
silurare il direttore] aveva dato un volantino contro il direttore.
Figuriamoci! C’erano anche due simpatici pugliesi, brindisini, due funzionari,
i coniugi Bove. Liceo e laurea legge. Poi lì all’INPS solo per far carriera.
Volevano mangiare. Lo stipendio non bastava loro. Avevano agganci alla
Direzione Generale. Visto che lì era la sede giudicata peggiore di Torino (e
che non erano evidentemente riusciti a mettere la mani su soldi grossi), erano
improvvisamente spariti. Forse una malattia indeterminata. Poi trasferimenti o
missioni dove si potesse mangiare meglio che lì. Lui riesce infine a divenire
direttore dell’INPS della sua città, Brindisi, dove consolida la propria rete
mafiosa all’INPS locale e ruba a man bassa. Sotto inchiesta per corruzioni e
traffici vari, con l’ottobre 2011 viene sostituito da altro direttore. Lui
pretende di continuare ad essere il capo assoluto. Dunque aggredisce e minaccia
sia il direttore regionale, che il nuovo direttore provinciale, che funzionari
non a lui sottomessi, dicendo che nella sua città il capo dell’INPS è lui e
solo lui, e che devono dare una certa posizione chiave, che lui assolutamente
pretende [aree ispettive con grandi flussi
di soldi per cui, in cambio di bustarelle, si possono bloccare recuperi
di evasioni od omissioni contributive], a sua moglie od alla sua amica. Aspetta
le sue prede sulla via di casa. Le blocca con l’automobile. ...Avrà un
carrarmato... Urla loro. Telefona loro violentemente. Minaccia di ridurli a
cadaveri. Ancor più se combinate con la corruzione, queste sono cose abbastanza
gravi, anche se, se uno ha conoscenze e connessioni varie, possono anche finire
senza vere sanzioni. Infatti neppure le hanno arrestato. Inoltre, c’è anche una
certa omertà all’INPS, anche ai livelli alti, su queste cose. Muovono ad altra
destinazione ed uno va avanti nella carriera, solo stando più attento nelle sue
attività delinquenziali. Comunque simpaticissimi e cordialissimi, allora,
quando erano al Lingotto, lui e la moglie. Può essere anche ora, con chi non si
metta loro contro. Pur solo funzionario, era capo dell’Ufficio Pensioni. Anche
la moglie era capa di qualcosa. Ma era una sede piccola. Lui si avvicina a
Roby, con aria ammiccante, appena Robi arriva lì e gli fa: “Ho saputo, abbiamo
tutti saputo, qui, che sei il capo del terrore internazionale. Mi
interesserebbe sapere... Magari combiniamo un giorno, così ci raccontiamo.”
Erano le disinformazioni della Fiorella Alacca e, lì, pure della Rosaria
Bertoletti e dell’Eugenio Romeo... No, con Roby non ne ha mai parlato, né si sono
mai incontrati. Solo rapporti di lavoro e sul posto di lavoro. C’era la capa
del servizio medico, una dottoressa, che era letteralmente terrorizzata. Quando
c’era Roby era nei paraggi, fuggiva atterrita, se poteva. Una volta Roby la
incontrò in un archivio, da cui lei pensò non potesse fuggire. Si aprì la
camicetta quasi strappando i bottoni: “Fammi quello che vuoi ma non ammazzarmi!
...Ti prego!!!” Roby che doveva fare?! Chiuse la parta a chiave, le sfilò jeans
e mutande e le venne dentro un paio di volte. In realtà non sembrò ne fosse
dispiaciuta. Anzi gli orgasmi le uscirono piuttosto sonori ed il godimento le
prorompeva da ogni poro. Ringraziò pure dopo essersi velocemente rivestita e
prima di andarsene frettolosa e cogli occhi sfuggenti. Che non fosse stata solo
scena...
Anche all’INPS di Torino alla Crocetta, di fronte alla
Direzione Regionale, se sono successe di tutti i colori e ben di peggio. Ne
abbiamo già accennato in altri scritti e su altri ‘supporti’... Può pure essere
che se ne ripeta qualcosa appena più oltre, qui, se se ne avrá necessità
narrativa.
Oh, avevamo detto “lasciamo stare questo, lasciamo
stare quello” ed abbiamo riempito una decina di pagine. Incredibile! A volte,
per “lasciar stare”, si scrive e si scrive. Speriamo che non sia un pastone
troppo illeggibile! Se lo è, fa lo
stesso. Adoriamo i pastoni illeggibili!
C’ è invece qualcuno, qualcuna, che non vogliamo
lasciare stare. No, proprio no. Non possiamo. Come faremmo?! Eppoi, qui
entriamo nella categoria dei geni, delle genie. Sì, lo sappiamo, in italiano
stretto si usa solo genio al maschile, e poi al plurale maschile. Noi lo usiamo
egualmente, arbitrariamente dal punto di vista linguistico-formale, al
femminile. Una genia. Non una fata. Ma un genia. Una vera genia.
La avete mai sentita nominare la Fiorella Mattioli in
Carcano, di Orta San Giulio? Speriamo di no. Del resto non esiste. Lo sapete
che i nostri nomi e le nostre località sono TUTTI e TUTTE inventate.
Esistessero mai, non sono loro. Sono altri ed altre. Come dicono al cinema?
Personaggi e circostante sono frutto della fantasia, eventuali coincidenze sono
puramente casuali. Quelli veri, se ve ne sono, veri come denominazioni e
circostanze, no e poi no, non sono loro! Il caso!
Neppure i Carcano mi sembrano dei poveracci.
Tutt’altro! Uno che faccia il liceo e poi una facoltà scientifica, e la
concluda, e si ritiri a vivere sul lago più bello del mondo, è egualmente un
genio. Dunque anche quel Carcano... Mi ricordo un altro che Roby aveva
incrociato, mentre noi lo controllavano per rappresentarlo qui ed altrove, ma a
Roma. Un po’ stravagante ma mi sembrava uno di famiglia su e colta. Carcano ha
una netta concentrazione Lombarda. Il cognome mi fa immaginare dei nobili e dei
guerrieri medioevali bardati che, a cavallo, a piedi i servi, rientrano coi
cani e con uccelli da preda da galoppate e da battute di caccia. Uno che passi
la vita sulle propaggini del lago più bello del mondo mi fa pensare ad un
Cesare. Beh, il suo nome fosse questo od altro non importa. Per quello riguardi
lei, la genia, in fondo quello è solo un cognome che lei si trova e che ama
aggiungere come fosse suo, suo originario. È acquisito. Aspetto che,
ovviamente, non toglie nulla a nessuno.
Il cognome suo, suo-suo, è Mattioli, famiglia
nobiliare di San Marino, come origini, origini del cognome. Infatti se se ne
guardi la distribuzione geografica, il centro resta quello. Di primo impulso,
si potrebbe pensare: “famiglia di banchieri”. Ve ne è uno famosissimo nella
storia economica italica. Non son sicuro ve ne siano o siano stati altri, in
quel settore. Anche quell’uno aveva reputazione di essere un aristocratico
prima ancora che banchiere. Beh, quando uno divenga noto, si fa preso a
mitizzarlo. Chiaro che uno sia in commerci parli con tutti. I soldi sono il
commercio dei commerci. Vanno difesi da tutti ed anche dati a molti,
soprattutto se siano soldi altrui. Oh, quanti banchieri sono grandi mecenati.
Oggi tutti. Ovviamente se lo sono, sono generosi coi soldi tuoi, o con quelli
‘pubblici’ [egualmente tuoi come origine], non
certo coi loro, di solito, a meno che non ne abbiano così tanti, di
loro, da poter fare i generosi con qualche spicciolo. Vi sono anche Mattioli
gioiellieri. Oggi con distribuzione internazionale delle proprie
produzioni.
Non abbiamo idea come il padre arrivò lì, sul lago più
bello del mondo [che chiameremo Lago d’Orta], sulla collina, dunque con vista
sul lago, ma salvi dall’umidità, almeno quella più acuta, e vi abbia creato
pure una fabbrica, una fabbrichetta, credo di mattoni, o forse vasellame e
quelle cose lì. Operaio, artigiano o nobile che amasse la poesia? Stabilirsi
sulla collinetta di un lago non vastissimo a fabbricare terre cotte varie, o
chissà cos’altro se ci sbagliano [ma non era certo una fabbricona d’auto – beh,
nella zona, non in quel piccolissimo comune, vi sono tante fabbriche di
attrezzature o componenti varie per la casa e la cucina; invece lì, dai
Mattioli e dal Carcano, oramai, pur dopo lungo disuso, vi è forse più solo la
ciminiera di mattoni pieni, se non sia nel frattempo caduta, quel residuo di
fabbrica non sembrava avere quelle caratteristiche – in effetti non fai una
fabbrica di minuterie metallica nel posto più bello del mondo], con a fianco la
casa delle propria famiglia, solo un poeta può concepirlo. Una figlia, la
prima, che poi lo affianca e gli subentra come dirigente d’azienda. A quei
tempi le mogli scomparivano, non sappiamo, quel caso, se al parto o
successivamente. Uno intanto ha fatto i soldi e decide di regalarsi qualcosa di
meglio, o che pensa possa essere meglio. Molti uomini non si fanno i conti di
come una diventerà anche solo dopo dopo pochi mesi coi rigonfi di una
gravidanza. Uno vede una florida, giovane, forse con qualche forma e si dice
che deve essere una tutta goduriosa che a letto ti fa impazzire. Uno si ferma
alla prima apparenza e senza neppure valutare gli stesi limiti già insiti nella
prima apparenza. E dopo poco uno si ritrova una vaccona che sembra uscita dalla
stalla di casa, però sempre, almeno per un po’, giovane e con la pelle
bianchissima. Facciamo per dire. Non
conosciamo che sia successo. No, ha di sicuro sposato, dopo la scomparsa della
prima, una Marilyn Monroe. Era magari lui che era un signorone arrivato e che
straviziava a tavola e coi vini. Il vaccone sarà stato lui. Fa lo stesso. Vede
in qualche modo questa ragazza forse dell’Est, facciamola ungherese come
famiglia, con la pelle bianchissima, ma che parla italiano e solo italiano. Se
ne invaghisce. Lei e famiglia vedono che è un buon partito, e si sposano.
Intanto lui scompare. Lei pure. Le figlie sono grandi ed autonome. La prima,
dopo qualche scuola, era divenuta dirigente dell’azienda paterna fino a che lei
stessa si pensioni e la fabbrica non serva più a nessuno con l’evoluzione dei
tempi. Chi aveva fatto invece il liceo classico e poi iniziato l’università,
che concluderà solo più avanti è FiorellaMattioli, la figlia della seconda
moglie. Intanto era entra all’INPS. Uno stipendio fa sempre comodo. Le
sembra troppo finire l’università e
cercasi qualche professione ‘alta’. Quando abiti sul Lago d’Orta, il lago più
bello del mondo, e sulla collinetta di Orta San Giulio, non pensi di
distaccartene. Sei già nel luogo più elevato del mondo. Non hai motivo di
inventarti una professione ‘alta’ od altra. Hai fatto il liceo a Domodossola,
dunque essendosi goduta pure uno dei trenini più belli del mondo. Non il più
bello. Il Cuneo-Limone-Ventimiglia è più esclusivo, per non andare troppo
distante. Tuttavia, la tratta ferroviaria OrtaMiasino-Domodossola è decisamente più bella della già non male che
va verso valle. Non è solo quello. Lo sapete come sono le ragazze nelle
famiglie a modo? Sono tutte casa e chiesa.
Ma lo sapete come è il Piemonte? Tutte pensano a cuccare, ancor più nei
licei. Del resto la madre lo aveva sempre detto alla figlia: “Certo una ragazza
a modo non deve proprio pensarci a
quelle cose. Un giorni ti sposi ed è tutto differente. Qui è un paesino
piccolo. Noi siamo industrialotti. Dobbiamo dare l’esempio. Ma se proprio... Ma
se proprio... Lo vedi come è tuo padre.
Prima ero giovane quando mi ha presa. Guarda come sono ora... Se proprio non
riesci... Non qui sotto il naso di tutti... ...Con discrezione... ...Beh,
allora è meglio darci sotto finché sei giovane e tutti ti guardano. La vita è
breve...” In effetti, la madre era morta presto, ancora giovane. Prima il
liceo. Intanto la chiesa. Le associazioni cattoliche. Perché una va nelle
associazioni cattoliche? Che domande... ...Una ci va per cuccare. Il prete ti
guida, ti insegna la morale e tanto tu... Che cattolicesimo sarebbe se una
andasse dal prete: “No, non ho nulla da confessarsi...” E poi se lo dicevano
anche tra amiche: “Se hai qualcosa da confessare davvero, non è che vai dal
prete che ti conosce... Va in qualche chiesa dove non sappiano chi sei. Poi ti
presenti alla comunione, dove c’è il prete che conosci. Lui sta più tranquillo.
Tutti ti ammirano quando fai la comunione perché lo vedono che sei una ragazza
seria. Dio è contento. Con la confessione ritorniamo tutte pure. E per che cosa
l’avrebbero inventata a fare se non fosse proprio per questo. Si pecca perché
si è umani e si ritorna pure perché Dio ci perdona...” Lei correva per chiese ed attività religiose.
Ed intanto cuccava. Cuccava a Verbania, a Torino. Anche se qualche collega, di
quelli seri che non lo vanno a raccontare in giro, le lanciava li di vedersi...
Lei aveva voglia. Meglio uno scartino
che nulla. Poi l’INPS. Che pensate che facciano all’INPS? Lei andava a Novara.
Erano giovani. Come si chiamava quel napoletano, o campano, sempre giacca e
cravatta fin dalla nascita, poi divenuto funzionario, semi-dirigente, grazie al
sindacato. Avevano pure indetto un concorso truccato per lui e gli altri capi
degli altri sindacati all’INPS di Novara.
Avevano indetto un concorso pubblico, ma non lo sapeva nessuno. Loro, i
capetti di CGIL-CISL-UIL-CISAL di Novara, lo sapevano ed avevano, tutti
l’ultimo giorno utile, nel tardo pomeriggio, presentato la loro brava domanda a
quelli riottosi dell’ufficio del personale dove nessuno sapeva del concorso. “Prendi,
prendi questa domanda e non chiedere nulla!” Il giorno dopo arrivò il bando del
concorso: “Si indice un concorso, per titoli, per quattro posti come funzionari
tra coloro che lavorino all’INPS di Novara. Scadenza per presentare le domande:
ieri.” Un capolavoro! Quattro posti. Quattro domande. Chiaro che tutti e
quattro avevano i titoli più alti. Poi qualcuno li guardava male e li mandarono
qualche tempo a Vercelli. Ma intanto erano funzionari di ottavo livello.
Vennero dati loro uffici da dirigere. Pure da sostituire dirigenti,in certi
casi. Se uno sa fare il sindacalista vuol dire che sa fottere il prossimo. Per
cui è un dirigente nato. A quel punto valgono i cosiddetti “diritti acquisiti”
[legalmente non esistono, sono una balla usata dalla predazione burocratica]:
se hai ricoperto un certo incarico, non puoi essere successivamente spostato ad
uno inferiore! Si vedevano impiegati che, perché della DC, erano arrivati a
fare i vice-direttore sede. No, ai tempi dell’INPS a dirigenza PSDI, e con personale
‘fascistoide’ quelle cose non le facevano. Hanno cominciato dopo, con l’INPS
“dei sindacati”. Quello napoletano o campano tutto giacca e cravatta era allora
il capoccia UIL dell’INPS di Novara. Divenuto funzionario, non è che si sia più
preoccupato di avere una tessera sindacale. Era anche uno generoso. Una volta
che uno ha mangiato il mangiabile, almeno in quel secchio, è giusto lasciare il
posto ad un altro. Quando la Fiorella era ancora giovane-giovane e lui pure,
non è che lei potesse resistere ad uno tutto giacca e cravatta che gli disse
che dovevano vedersi. Non che avessero troppo da dirsi. Lui era a livello di
chiacchiere da guappetto. Lei una genia che si era già avventurata sulla strada
infinita che porta a Dio dopo essere transitata tra santini, statuette,
incisioni. Tra poco vi diremo sulla genialità della Fiorella... E che deve fare
una ragazzetta tutta casa e chiesa? Quando lui si è stufato, lei avrà fatto
senza, avrà trovato altro. A qualche amica diceva. “No, è una cosa solo
fisica... ...Mi sentivo depressa... ...Dovevo dare un esame... Non è che avessi
tempo di andarmi a divertire. Mi è
capitato lui che mi ha portato qualche volta nel suo pied-à-terre. Cosa dovevo
fare? Tanto per liberami un pochino... Oh, sempre in chiesa...” Poi la cosa
finì lì. A lei non che interessasse. Lui era uno che, pur poi con moglie e
figlia, piaceva sentirsi gran beccone che aveva amanti. No, lì con Fiorella
erano ancora entrambi liberi. C’è anche da dire che a lui piaceva più il tipo
gran troia mentre lei era una più sul tipo discreta parrocchiana. A qualche
altra, sempre dell’INPS, che ci faceva un pensiero ad un tipo ‘napoletano’ e
sempre con giacca e cravatta, oltre che visibilmente sempre in cerca, e che,
dopo tra loro era finita, le chiedeva, lei, FiorellaM, si sbottonava appena di
più. Pur senza entrare troppo in dettagli sussurrava: “...Una cosa così... ...A
dire il vero nulla di eccezionale.” In effetti, a lui piaceva il tipo porca,
quella che la sia e lo faccia vedere. Anche a lei, invero, pur presto appesantitasi,
o forse proprio per questo, piaceva il tipo che le fosse montato sopra e le
avesse affondato uno stantuffo da macchine industriali e preso a sbatterlo ed a
sbatterla senza ritegno. Nelle sue fantasie erotiche, lei si immaginava di
essere sotto i colpi di un cavallo, o di un toro. Era stata giusto una cosa tra
colleghi, vicini di scrivania, per un poco di ginnastica reciproca. Fiorella,
quando ha trovato marito, più che altro è lui che ha trovato lei, è divenuta
tutta marito e cane. Pure prima non è che andasse a darla a tutti. C’era pur
sempre Dio che la guardava, quel Dio che
sorveglia con occhio particolare geni e genie. Calda, calda, calda, ma si era
già incamminata sulla via della conoscenza, quella che riempie ancor più di
qualunque basso istinto, ...forse... ...Non ne siamo sicurissimi.
Vi abbiamo detto che la Fiorella Mattioli Carcano era
ed è una genia, e neppure vi abbiamo anche solo ancora accennato perché.
Guardate la sua bibliografia di testi scritti, discorsi, titoli, onori, deve pure
esserci da qualche parte una lista completa di dove sia seduta e degli aerei e
treni abbia mai usato, e lo capirete. Deve avere uno stuolo di segretari e
segretarie che la seguano ovunque e che abbiano stilato un resoconto davvero
impressionate delle sue realizzazioni. Inoltre, crediamo non vi sia santino,
statuetta, immagine, incisione, nella sua area di residenza, prossima ad essa,
a volte pure distante, di cui lei non abbia analizzato, discusso,
rappresentato, ora intellettualizzato per i dotti, ora volgarizzato per le
plebi, la cromaticità dal punto di vista della devozione popolare ed
aristocratica. Voi vedete una madonnina od un santino ai bordi di un sentiero,
ad un incrocio, e tirate innanzi. Lei si ferma e si commuove. A volte piange e
piange. Sì, è stata a volte vista, di giorno ma anche nella notte, pregare e
piangere di fronte a queste icone della santità. Dopo esserli elevata con la
contrizione, e liberata col libero fluire dei sentimenti, vi svela che,
passando dinnanzi a quell’icona, il burbero contadino, pur senza farlo vedere,
si commuove, mentre magari la figlia scapestrata si fa, dietro ad essa, fare la
festa ed il post-farsi-far-la-festa. ...Incredibile. ...Voi non ci credeste
mai. In un portacenere, se ve ne sono ancora, di un trenino di montagna voi non
vedete nulla. Lei vi scopre il riflesso dell’immagine di Cristo ed il popolano
devoto che la percepisce. Sì, una genia. E che genia! Un cervello ed uno
spirito di una genialità che vi abbaglia. Prima di iniziare a scrivere su di
lei, dopo anni che indugio su queste pagine da completare, ...sì, ecco, non ci
riuscivo. Iniziavo a digitare il suo nome e mi bloccavo. Alla fine, occhiali da
sole, vodka, sesso porco, porco-porchissimo, sapete di quello estasiato su cui
insistete anche quando dopo volte e volte di godute successive avreste magari
bisogno di almeno per qualche ora per riprendervi ed invece no, insistete,
volete continuare a godere, godere e godere, e godere perfino di più. Ecco dopo
mille di questi tentativi, alla fine
davvero estasiato ed annichilito, ecco solo allora sono riuscito ad iniziare a
parlare della genia. Prima sentivo questa devozione popolare di cui cui lei è
vate che mi bloccava. È stato davvero arduo superare il blocco e trasformare in
parole scritte questi sprazzi di verità che anche un sempliciotto come me
subito scorge non appena la Fiorella
Mattioli Carcano, la sua profonda spiritualità, vi si riveli, abbagliante stordente, attraverso qualcuno dei suoi
scritti. Beh, meglio mi fermi qui, che sennò mi sento Zorzenone, anche lui un
genio, genio dell’imbonizione, mentre con tali figuri io non intenda avere
nulla da spartire se non inevitabilmente come scribacchino qui ed ora di queste
cose. Come diceva quello?! Se non ora quando? Diceva così. Frasi retoriche di cui
ci esalta per i loro suoni. Se non adesso quando? Avrei potuto pure prima.
Potrò pure dopo. A volte mi dico: “E se muoio ora, che cosa ho scritto a fare?
No devo non morire, o non devo morire prima che queste cose siano uscite.” Non
è che si possa parlare di una genia con una frasetta su un blog si possa
scrivere in un attimo e subito consegnarla al mondo. A volte neppure se ne può
parlare in un raccontino di due pagine seppur in teoria, tecnicamente, non è che vi siano
ostacoli. ...È vero. La sto facendo troppo lunga. No, non sono i preliminari
prima di sprofondarsi nel godimento e per renderlo più intenso. Questa mia
logorrea sono preliminari perché... Ho quasi vergogna a dirlo. ...Questo nostro
personaggio immaginario, Fiorella Mattioli Carcano, e questo nostro altro
personaggio immaginario Roby, ...ecco Roby, al contrario di me, non era per
nulla impressionato dalla genia, né dal suo genio, dalla sua genialità. Non che
una genia non possa lavorare all’INPS, od alle poste, o come donna delle
pulizie. Se all’INPS vi ha lavorato Roby che non è mai stato un genio, non si
vede perché non potesse lavorarvi anche una genia.
Vedete magari una grassona, od una magrissima, con
lisi abiti neri che esca da una stalla puzzolente, col secchio del latte appena
dalla stessa munto. Poi la vedete spargere il mangime delle galline. Dopo
ancora rastrellare il fieno. Il giorno dopo scoprite che scrive elabora
utilissimi algoritmi di intelligenza artificiale. Vedete una Margherita Hack
che stia uscendo da un’università e pensate: “Chissà perché assumono delle
donne delle pulizie così anziane?” Incontrate una Mariangela Melato che stai
entrando dal salumiere a comprare del prosciutto e concludere: “In effetti una
professoressa di astrofisica non è che possa fare la coda al supermercato.
Meglio il negozietto, in quel momento deserto, sotto casa.” Vedete una
immaginaria RitaLevaMontilcini che sta parlando “ai giovani” [scusate ma sono
sempre stato un ingenuo, pure di riflessi piuttosto lenti, per cui non ho
tuttora capito perché non si parli, di cosa fare nella vita, “ai vecchi”] e vi
dite, anche perché ve lo hanno detto: “Che scienziata!” Facciamo per dire,
trattandosi di personaggio ipotetico... ...E se fosse stata spinta su perché
metteva la mano sull’uccello ed apriva solerte le gambe, anche non richiesta,
ai superiori, nella riservatezza dei laboratori, ed, infine, esaurita la fica,
fosse passata al culo che solerte dava alla corruzione e predazione
farmaceutica che dunque l’ha spinta, come sua fantoccia, al Nobel? Invidia, naturalmente,
che, come sa chi conosca Alberoni, è un sentimento distruttivo, di chi pretenda
distruggere l’oggetto della propria invidia. Invece, facciamo per dire, anzi lo
diciamo per noi stessi, in inglese è l’opposto, opposto nel senso che sono false
friends della lingua, tra le due lingue,
per cui envy va tradotto con gelosia [il sentimento competitivo] mentre
jealousy con invidia [il sentimento distruttivo, che vorrebbe
semplicemente rimuovere l’altro, farlo
sparire]. Chiaro che un Nobel è sempre in genio certificato mentre io, che non
lo ho, un fesso senza certificazione!
Come tutti i geni, la Fiorella Mattioli Carcano era, o
si sentiva, differente. Anche gli altri, o altri, la percepivano come tale. Non
Roby, a dire il vero, ma lo vedremo dopo, se capita. Dove lavorava lei, a
Novara, con altre più o meno coetanee, ecco che le colleghe parlavano di cose
domestiche, dei figli spesso. Lei si sentiva tagliata fuori. Ecco, non vuoi a
avere figli, o comunque non ne hai, e poi soffri di non averne. Due sorelle e
nessuna delle due che non trovi un momento per farsi mettere incinta, chessò un
due o tre volte da qualcuno. Lei era pure regolarmente coniugata. Una casa in
prossimità e con vista sul laghetto più bello del mondo, in uno dei comuni più
piccoli e caratteristici del mondo, e tutto si estingue invece che essere
allietato da dei pargoli che poi crescano. Siete stati sempre lì, non è che
foste in viaggio, emigrati. Le colleghe parlano dei figli. Lei si sente
tagliata fuori perché non vuole averne, perché non ne ha. Conosci tutti i preti
e le suore del mondo. Loro ti considerano come una dei loro e tu pure. Ti
avrebbero dato uno, due, tre, quattro bimbi abbandonati alla nascita, avrebbero
pure fatto carte false, e sarebbero cresciuti come tuoi, tuoi al 100%. No, dai,
siete voi che non avete voluto. Sono un gruppetto in un ufficio. Poi una
collega, l’avrà data a quello giusto, ottiene il coordinamento. Ordine di
Servizio: “Nomino la tale coordinatrice del tale sottogruppo pensioni.” Lo
stipendio è lo stesso. La carriera è finita lì. Non è che... La genia soffre
perché non è lei la coordinatrice, ma una delle altre. Lo sapete cosa fa un
coordinatore, di particolare? Nulla. Nulla di particolare. Beh, può succedere
che convochino una riunione dei capi settore e dicano “portate pure i
coordinatori”. Figuriamoci! Lei è coordinatrice ed io, che sono una genia della
devozione popolare, no. Figurati! Tu scrivi e studi di crocifissi, madonnine e
santini. Loro fanno, rispetto ai supplementi ed alle ricostituzioni di
pensione, lo stesso lavoro che fai tu e con lo stesso stipendio, a parità di
ore. No, no, l’altra ha il coordinamento e lei no. Ogni mattina che entrava in
quell’ufficio a Novara aveva una botta allo stomaco: “Lei è coordinatrice. Io
non lo sono.” Normale, eh. Le persone reali sono così. Magari Newton soffriva
perché il suo panettiere sapeva fare le focacce mentre lui, sebbene fosse
Newton, non aveva mai provato a farle, per cui, tutte le volte che lo vedeva,
botta allo stomaco e: “Io sono Newton ma lui sa fare le focacce!”
Quando Roby viene mandato a Gravellona Toce, come
‘punizione’ perché è stato assolto, a metà 1990, quando rientra in servizio,
capo centro [la sede, o sezione, o ufficio si chiamava pomposamente “Centro
Operativo”, di fatto una piccola filiale INPS] è il napoletano o campano tutto
azzimato, quello del concorso truccato con cui i 4 sindacalisti locali sono
tutti divenuti “funzionari”. Non è una cattiva persona. Come tutti i camorristi
che si barcamenano cerca di non mettersi contro nessuno, anche se innanzitutto
fa il galoppino del direttore della sede di Novara. Lui si considera un
dirigente, ma è uno a carriera finita. Anzi è già andato fin troppo in alto,
pur non sapendo fare nulla, e per puro intrallazzo. È stata la sua fortuna avere
raggiunto funzioni semi-manageriali perché, pur furbissimo, ha testa solo per
azzimarsi con vestito completo con cravatta. Le giornate le passa al telefono a
farsi dire in diretta da Novara come si debba fare quello e come fare
quell’altro. Normale quando siano cose nuove, ma lui non deve mai avere fatto
nulla. Lo sapete come sono quelli ben soggetti al potere. Beh a volte sono
anche persone capacissime e competenti. Altre ci sono questi che fanno lavorare
gli altri, al posto loro. Quando uno raggiunga posizioni semi-manageriali
questo non sapere far nulla diviene mano visibile. ...Napoletani... Vorrebbe
comprarsi una laurea da qualche parte, ma non è che sia così semplice. Ci sono
tanti che si sono laureati facendo scena muta agli esami. Bisogna pur sempre
avere la pazienza di almeno far finta di seguire le lezioni. Se proprio non ti
hanno mai visto, non è che ti facciano passare agli esami dove fai scena muta!
Bisogna avere la pazienza di farsi le parti di merda di restare zitti alle
domande. Poi ha il tuo inutile titolo ma a volte utilissimo in un ufficio
pubblico, od anche per carriere in aziende private. Se poi proprio non riesci a
fartelo fruttare per la carriera, lo usi solo per il “dottor” o “dottoressa”.
No, lui è napoletano o campano, per cui lo vorrebbe subito. Cerca febbrilmente
dove o come comprarne uno. Ovviamente non trova. ...Credo... Chissà che oggi
non sia dottore, per cui se lo sia comprato da qualche parte... Certo è di
quelli che se si trovano 1’000 o 10’000 sul tavolo non è che si faccia problemi.
Non io che abbia, od avessi, elementi. Ma il tipo era quello. Fica e soldi.
L’importante è non averne conseguenze negative. Tra l’altro, a Novara, in certe
posizioni, anche impiegati onesti e fessi (che poi regalavano i loro soldi ad
altri) si trovavano buste con bigliettoni nella cassetta della posta.
Immaginatevi il piemontese [beh, Novara e perfino più lombarda che piemontese!]
che, perfino in forma anonima, si senta in dovere di remunerare il dipendente
pubblico che gli abbia accordato quello che gli spettava di diritto! I
piemontesi sono così, non solo i suddici. Qualcuno che abbia superato i cento
anni come me se la ricorda tutta la retorica risorgimentale, anche letteraria e
cinematografica?! Mannò erano e sono tutte balle. Erano e sono corrotti, anche
quelli delle balle del “piccolo mondo antico”.Invitti che si fanno fucilare per
la patria o per la causa? Mannò, oggi ti denunciano per guadagnarci od anche
solo per servilismo. Se domani vinci tu, si schierano con te e poi ti sparano
perché ora il potere sono loro e devono farsi largo a gomitate. Uno di Novara,
Piemonte, quasi in pratica in Lombardia, che mette buste anonime piene di soldi
nella busta delle lettere dell’impiegato che gli ha abbia accordato il dovuto.
Od anche altri, del Piemonte profondo, che andando in ufficio pubblico a
chiedere il dovuto si preparino una busta piena di soldi per remunerare
l’impiegato in carica per quella certa pratica. Sarebbe davvero un problema se
ci fossero solo transazioni elettroniche. Beh, troverebbero qualche
triangolazione anche in quel caso. Si potrebbero sempre far transitare i soldi
su conti anonimi in bitcoin ed altri. Lo scemo sono io. Non una cattiva
persona, in fondo in fondo, il napoletano campano tutto fica e soldi, ma, beh,
non certo un esempio di santità, né di onestà. Tra l’altro quando Roby arriva,
all’INPS di Gravellona Toce c’è la guerra civile. Qualcuno [anche quello non
una cattiva persona, anzi un ragazzo simpaticissimo e cordialissimo, anche
generoso, idem la famiglia sua], uno della zona, che notoriamente mangiava in
abbondanza [di fatto gli davano – magari neppure sollecitava] quando faceva il
“oggi l’INPS a Domodossola” settimanale, per cui aveva sempre auto e tasche
piene, dopo queste sue missioni viaggianti settimanali dalla sede di Novara a
Domodossola, è furioso che a “Pensioni Subito” siano stati assegnati un campano
ed una calabrese di recente assunzione. Beh, ruffiano-ruffiano del Capo Centro
era un siciliano che i soldi li sollecitava. Anche quello non una cattiva
persona, se si va a vedere. Ma di quelli che se, fuori dall’INPS gli chiedevano
dei favori, sospirava e: “Sa, ci sono delle spese...” Su questa cosa del
“Pensioni Subito” era scoppiata la guerra civile dentro il Centro Operativo.
Urla nei corridori... Il Partito del Capo Centro ed il Partito di quelli
dichiaratamente contro. In realtà, molti se ne fregavano. A contare tutti,
inclusi quelli in trasferte occasionali da Novara, il Centro INPS di Gravellona
Toce non doveva superare le venti persone, forse neppure le quindici.
Le genia, quando non era in servizio effettivo geni,
cioè quando faceva l’impiegata INPS, faceva delle puntate periodiche a
Gravellona Toce. Con la normativa complessa e che si complessifica in
continuazione, una piccola filiale non può avere tutta la cromaticità di
competenze di sedi più grosse. In realtà, non si capisce perché non ci sia un
centro INPS nazionale unico, per esempio a Bolzano, e sul territorio non
abbiano solo i servizi ispettivi, fino a che serviranno. Per il resto, bastano
delle colonnine per comunicare col centro unico ...non con dei call-centres
dove non risponda nessuno e molti non sappiano cosa dire! Ma pure chi vada agli
sportelli oggi spesso lo dica e lo scriva di aver ricevuto risposte o
non-risposte per nulla precise e competenti. Troppo difficile. Anche un
GianniBillia era un arruffone ed un arraffone, non un genio! L’INPS è
organizzativamente più sbagasciata che mai.
Infine, la genia, esaurite le sue speranze di divenire
la coordinatrice delle poche matrone a lei prossime di scrivania ed ufficio di
cui avere insofferentemente ascoltato le conversazioni su casa e figli, dunque
non avendo più alcuna speranza di una qualche rivalsa, si risolse a farsi
trasferire a Gravellona Toce. Da una
sede provinciale ed una piccola filiale. Lo stipendio era lo stesso. Le
prospettive di carriera, idem, dato che obiettivamente non ne aveva. Era pure
più vicina a casa sua, la località più bella del mondo sul lago che oscurava
tutti gli altri dell’universo. Eppure lei si sentiva sminuita. Solo una piccola
piccola soddisfazione. Finalmente divenne coordinatrice. Nella stanzetta erano
in due. Lei e Roby. Lei ‘coordinava’ sé stessa e Roby. La soddisfazione durò
poco, pochissimo. Perché Roby la sopravanzò di grado. Aveva già più anzianità
di lei. Ma ora lei era ancora di VII livello mentre Roby di VIII. Non che Roby
volesse divenire ‘coordinatore’. A Roby interessava solo il lavoro che gli
competeva per la nuova qualifica, oltre che rientrare a Torino. Fino a che Roby
infine non si ammutinò, dato che per leggi e regolamenti gli spettava un lavoro
di VIII livello, la Fiorella Mattioli Carcano era devastata: “No, no, io non
posso avere come mio sottoposto uno di grado superiore al mio.” Forse
scherzava. Probabilmente, no. Lo sapete come sono i geni. Si prendono così
terribilmente sul serio! Lo sapete che Kant seguiva tutti gli orari quotidiani
con la precisione di un automa? Oh, o geni. Non so se fosse un caso, ma il Roby
dice sempre che geni del genere lo fanno scumpisciare. Sta di fatto che di queste
fisime e problemi della Fiorella Mattioli Carcano a Roby proprio non ne
fregasse proprio nulla.
Non a lei che era sempre più agitata. Tra l’altro, una
cosa è quando lei faceva l’impiegata viaggiante Novara-GravellonaToce. Ora era
lì. Era nella stessa stanza con Roby,
una stanzetta giusta per due persone con un terminale per caricare le pratiche
ed altre cose. Inoltre, ora, occasionalmente, faceva pure l’impiegata
viaggiante GravellonaToce-Novara. Quando ci siano uffici staccati che dipendano
dalla sede provinciale... Immaginatevi quel ‘genio’, quel ‘modernizzatore’, di
GianniBillia: computer, terminali, archivi centrali informatizzati ...e poi non
servono a nulla! ...Se poi si deve andare personalmente da GravellonaToce a
Novara per controllare un bollino in una tessera di contributi od altri pezzi
di carta. Anche le informatizzazioni le si dovrebbero saper fare. L’INPS, da
decente struttura sotto stretto controllo massonico-socialdemocratico, è stato
trasformato, a partire dagli anni ‘70, in una fogna sempre più corrotta ed
inefficiente sotto il controllo di mafie politico-sindacali.
Alla Fiorella Mattioli Carcano andava benissimo essere
costretta a quelle sue missioni a Novara. Poteva così parlare con l’ufficio del
personale e col direttore del momento. Il capo del personale era uno
squilibrato ossesso e sottomesso, un conformista urlante che imprecava contro
tutti. Non contro chi gli stesse sopra ovviamente. Era uno di quei fascisti che
a volte si mascherano da DC. Gli uffici personale sono un po’ tutti così dato
che devono essere sempre a solerte disposizione della rete degli Squadroni
della Morte CC-NATO. Giovani o vecchi, Vi mettono fascistoidi militanti e
vecchie troie. Ah, non fa differenza... ...anzi, come direbbe DanGreenburg,
echeggiato o meno da Watzlawick, che siano anche eventualmente di sinistra o di
centro, od anche giovani vergini, restano comunque dei fascistoidi militanti e
delle vecchie troie. Tra l’altro questo che capeggiava l’ufficio del personale
di Novara era affetto dalla sindrome di Tourette. Appena il suo interlocutore
usciva dalla stanza, o la telefonata si concludeva, esclamava incurante: “Non è
adatto! Non è adatto! Non è adeguato! Non è adeguato!”
I direttori di
Novara erano passati dal direttore vi era quando Roby arrivò a GravellonaToce,
un vecchio delinquente della DC e delle milizie parallele da “guerra fredda”
[‘Gladio’] degli Squadroni della Morte CC-NATO, ad un guappetto DC-CISL, e,
successivamente, ad un postDC-CISL che giustamente voleva scaricarsi da
pasticci combinati dagli altri.
Il primo direttore, montato dagli Squadroni della
Morte CC-NATO cercò di non pagargli neppure lo stipendio a Roby. Il terzo fece
finta di capire quello volessero gli Squadroni della Morte CC-NATO e cerco di
rimandare Roby a Torino, cosa che poi avvenne. Il secondo, il guappetto e
mafiosetto pugliese, di quelli che si ritengono sempre più furbi degli altri,
fu uno spasso. La genia, la Fiorella
Mattioli Carcano pur servile con tutti, lo adorava. Beh, lo adorava come
direttore, ma in effetti lei adorava tutti i direttori, mentre lo disprezzava
come genia. Lo sapete come sono i geni. Lui pensava di essere più furbo. Lei
ancora di più. Del resto tra le grandi prospettive di carriera a Novara e poi
quelle a GravellonaToce...
In realtà, la Fiorella Mattioli Carcano venne sospinta
a GravellonaToce. Lei pensa, o fa credere di ritenere, di esserci venuta per
sua scelta. Non fu proprio così. Avevano bisogno di una in stanza con Roby.
“Abbiamo una genia e ce la teniamo a Novara? Abbiamo bisogno di una grande
agente speciale in missione coperta contro il capo del terrore che è lì a
GravellonaToce. Gli Squadroni della Morte CC-NATO sono stati chiari,
chiarissimi... ...Beh, non abbiano in realtà capito molto bene cosa vogliano,
ma sembra che vogliano un flusso continuo di notizie. Solo con la Fiorella
Mattioli Carcano, una scrittrice, una scienziata, nella stessa stanza col
demonio lì a GravellonaToce possiamo dare agli Squadroni della Morte CC-NATO
quello che vogliono.”
Il pazzoide del personale, lì a Novara, le parlò. Lui
non sapeva bene cosa dirle. Il solito repertorio sul caso. Lei non capì bene.
- “Dobbiamo fare il culo a un giudeo schifoso. Ordine
del governo!”
- “Ah, uno di quelli che hanno ammazzato Gesù?! Bene!
Lo faccio per Gesù, la madonna e tutti i santi ...Ma purché non si sappia...”
- “Guarda che è
una cosa segretissima. Segretissima! Lui non deve nemmeno sospettare...”
Eppoi, o prima, o nel mezzo, solita valanga di
sciocchezze. In realtà estremamente concentrate perché la sindrome di Tourette
premeva. Appena lui la sospinse fuori dalla stanza, potette finalmente lasciarsi andare:
- “Non è adatta! Non è adatta! Non è adeguata! Non è
adeguata! Puttana! Rottainculo da sacrestia! Troia del cazzo! Intellettuale di
merda! Comunista! No, non è adatta!”
Arrivata a
GravellonaToce, in missione ufficiale, ormai nella stanza con Roby, lei
discretamente, discretamente rispetto a Roby che non doveva saperne nulla,
chiese un po’ a tutti sui termini della sua missione. C’è da dire che molti
scantonarono, incluso il capo centro di GravellonaToce, il napoletano o campano
già suo amico di letto appena lei era entrata all’INPS a Novara. Riceveva delle
risposte del tipo: “Sì, ce ne hanno dette di tutte i colori... ...Ma poi lo
vedi anche tu quel Roby...” Quando chiese infine al più astuto, un siciliano,
Salvatore Brancatelli (25/04/1965, forse di Palermo – un piccolo delinquente da
pogrom anche se è di quelli che cercano di non metterci la faccia), ora
direttore di agenzia INPS a Gela, lui divenne tutto rosso, si guardò attorno,
abbassò la voce:
- “Fiorella, ...ci hanno detto che tu devi cercare di
scoprire qualcosa... Non farmi dire altro, che io non c’entro. So solo quello
mi dicono di fare.”
Sinceramente non sapremmo cosa dirvi del Salvatore
Brancatelli. Riuscite ad immaginarvi un conformista assoluto, timoroso di tutto
e di tutti, che pensi di avere la
mentalità aperta e di avere capito tutto, e con l’aggravante di essere di
Palermo o dintorni? La sua filosofia della vita era semplice: se scopi prendi
l’Aids, se lo prendi nel culo non sei un veri uomo, non resta che il lavoro
...se te lo permettono. Sembra che ora la sua visione del mondo si sia
precisata e peggiorata. Nel suo CV dichiara che la venticinquennale esperienza
sul campo gli ha insegnato che la vasellina è tutto e la sostanza nulla. O
avremo capito male. I geni sono spesso ermetici. Dato che il napoletano-campano
furbissimo non poteva soffrirlo perché avere un vice con laurea, e che avesse vinto un regolare
concorso, urtava la sua suscettibilità, il Brancatelli non aveva in pratica
nulla da fare. Si angosciava. Cominciò a fare qualcosa quando divenne capo
centro l’1/03/1991. La Fiorella Mattioli Carcano lo adorava. Tra geni si
capiscono subito. Lei vedeva in lui il bambino che avrebbe voluto avere. Lui
vedeva in lei una del nord che lo considerasse. È entrato all’INPS, come
funzionario con laurea, a 25 anni di età. Dopo 25 anni di servizio è ancora
funzionario, non dirigente.
La Fiorella
Mattioli Carcano riferiva volentieri a tutti i superiori in grado, ma riferiva
ancora più volentieri alla direzione a Novara. C’è da dire che il Salvatore
Brancatelli capiva poco e quello che capiva lo capiva male. Una volta che
la Fiorella Mattioli Carcano era in ferie,
lui chiese qualcosa a Roby su delle pratiche. Roby gli disse che era meglio
aspettare che che rientrasse la stessa, almeno relativamente a talune di esse
od a taluni aspetti, perché lui Roby non aveva ancora conoscenze e pratica su
tutto. La prassi italica delle leggine ha portato al sovrapporsi di differenti
regimi pensionistici. Se si deve fare la ricostituzione di una pensione
vecchia, o si conoscono bene tutte queste sovrapposizioni, oppure è meglio
lasciar perdere, e farsi controllare il lavoro da chi abbia lunga pratica.
Invece non ci sono grandi problemi per semplici supplementi di pensione. Anche
per vari fondi speciali, dove uno ha delle belle, chiare e complete posizioni
contributive con tutti i dati, si tratta solo di mettere i dati pertinenti nel
terminale ed è tutto a posto. Non appunto per ricostituzioni che attraversino
vari regimi pensionistici. Ma il Salvatore Brancatelli sia non capiva nulla,
sia aveva un continuo astio e sospetto contro tutti perché pensava che tutti
volessero sottrargli il posto. Inoltre, nel caso di Roby, sia lui che la
Fiorella Mattioli Carcano erano rabbiosi perché, dall’alto, continuavano a
premere su di loro per avere rivelazioni che non arrivavano. In quell’occasione
il Salvatore Brancatelli telefonò subito
alla Fiorella Mattioli Carcano in ferie, ma a casa sua:
- “Fiorella, avevo chiesto al Roby di fare delle
pratiche. Mi ha detto che non gli hai insegnato il lavoro!”
- “Come, non ha fatto nulla?!”
- “No, ha fatto tutto. Solo che ci sono delle altre
pratiche e dice che tu non gli vuoi insegnare il lavoro.”
C’è da dire che il Salvatore Brancatelli non sembrava
essere molto capace di esprimersi in italiano. Beh, aveva fatto il classico, e
legge a Palermo. Ma si vedeva che cercava di usare frasi stereotipate, come di
chi non sappia ben articolare un pensiero nel momento in cui lo debba
trasformare in comunicazione verbale o scritta. Dobbiamo anche ripetere, che
chiaramente, tra geni, a volte comunicano su livelli differenti per cui
l’interazione verbale non riesce, non nella sostanza.
Fiorella Mattioli Carcano, dopo quella telefonata del
Salvatore Brancatelli, ebbe una crisi isterica già con la sorella:
- “Ecco abbiamo appena avuto la conferma che quel Roby
è davvero il capo del terrore! Lo sai cosa ha detto al Brancatelli?! Gli ha
detto che io non gli voglio insegnare il lavoro! Delinquente! Schifoso!
Fascista! Comunista! Giudeo! Avete ammazzato il nostro signore e salvatore Gesù
ma a me non mi avrete. Gliela faccio vedere io!”
La Fiorella Mattioli Carcano arrivò in gran pompa e
teatrale il giorno dopo:
- “Mi ha detto che gli hai detto che non ti voglio
insegnare il lavoro!”
- “Mannò, gli ho solo detto che per quelle pratiche lì
non ho ancora sufficienti conoscenze”
Roby la ipnotizzò, e pure altro, come già faceva
usualmente sia con lei che con altri. Con lei in ipnosi:
- “Dai, dimmi tutto, Fiorella...”
- “Lo sai, Roby, che io sono qui per controllarti e
per riferire... Inoltre, ieri mi sono alterata, quando Brancatelli ha
telefonato, e mia sorella era lì. Poi ci ho pensato che... Dovevo ben far
vedere sia a mia sorella che a Brancatelli che io sono una vera capa!”
- “Ah!”
Quando le telefonavano od andava a riferire, cioè ogni
giorno, e poi in occasioni aggiuntive, era uno spettacolo...
- “Allora signora Fiorella, che cosa ha scoperto oggi?”
- “È un cattivo soggetto!”
- “Signora, come ha fatto a scoprirlo?”
- “Me lo avete detto voi...”
- “Per cui, signora, non ha ancora scoperto
nulla...”
- “Guardi, io sono una che ci sa fare... È chiaro che
è sospetto, estremamente, sospetto, davvero un cattivo soggetto.”
- “Le ha detto qualcosa, signora?”
- “Al contrario. Sembra un tranquillo democristiano,
forse più sul liberista. Ecché non può essere sospetto un democristiano
liberista?! Se voi lo sospettate è chiaro che sia un cattivo, un cattivissimo
soggetto!”
- “Signora, quel Roby le sembra propenda più per gli
anarchici o per qualche estrema?”
- “Sembra più uno che voti Lega o Berlusconi. Sarà un
cattivo soggetto occasionalmente al centro...”
- “Signora, noi confidavamo in lei, ma vediamo che lei
non ci dice proprio niente.”
- “È andato in vacanza in Inghilterra.” Non era vero
ma lei insisteva come un ossessa, con Roby. Si vedeva che era fuori di testa
perché non aveva informazioni da passare. Così Roby le invento qualcosa da
riferire. Roby era stato da cabalisti a Safed, quell’estate 1981. A Londra
venne mandato un omonimo. Ma sapete come sono i geni e le genie? Tu dici loro
una cosa e loro capiscono chissaccosa. Per cui, saggiamente, Roby le disse
qualcosa che la Fiorella Mattioli Carcano potesse riferire senza fare
confusione.
- “Ed a noi che ce ne frega, signora!”
- “Mi avete detto di dirvi tutto...”
- “Oh, scusi, signora, non volevo... ...mi sono
espresso male. Volevo dire che apprezziamo. ...Ma a noi occorrerebbe qualcosa
di... ...qualcosa davvero utile contro il Roby...”
Andò avanti all’infinito questa routine di loro
[Squadroni della Morte CC-NATO] che pretendevano e questi che non sapevano cosa
inventarsi. In realtà questi degli Squadroni della Morte CC-NATO non volevano
informazioni. L’unica cosa sapessero era ed è che non c’erano e non ci sono
informazioni, informazioni da scoprire o sapere. Le ‘informazioni’ si
inventano. Questi volevano altro. Burocrati del crimine lo sanno appena
cominciano quei lavori da impiegati ‘pubblici’ particolari che non ci sono sono
informazioni. Tutto si crea. Ovviamente non possono dirlo a coloro manipolano.
Anzi, la base della manipolazione è proprio che il manipolato si senta
continuamente inadeguato. Se uno ti manda affanculo subito è chiaro che non ci
sia nulla da fare con costui, per cui passano ad altri. È invece il malato
delinquente con ansia di servire e di servirti, oltre che di servirsi, che è
davvero il perno di queste sporcaccionate di Stato. La chiave per tenersi ben
strette queste risolse è farle sentire sempre inadeguate. Più si sentono
sgridate, inadeguate, più si impegnano per servire e sentirsi meno
inapprezzate. In effetti, la Fiorella Mattioli Carcano era perfetta da questo
punto di vista. Era cresciuta sgridata. Si sentiva inadeguata. Allora cercava
di servire, di fare la gentile, la sottomessa. Si sentiva egualmente sgridata
ancora e quindi si faceva ancora più servile. Faceva la servile e ne aveva
paura. Aveva paura ma non poteva non continuare a fare a servile. Immaginateci
una servile e che ne abbia pure paura.
La vedete subito. Se finge, lo vedete chiaro. Se non finge, per cui si maschera
dietro una soavità senza dolcezza, chi non vedrebbe che è stonata?! Immaginate
una genia delle icone “della devozione popolare” cui manchi sia l’interesse che
la passione. Ed allora perché si è fatta genia per ciò per cui le manchino
interesse e passione? Se date un’occhiata alle ‘sue’ opere, scoprite subito che
le cose interessanti sono scritte da altri. Se leggete qualche suo scritto
avete la percezione immediata e precisa che si stia sforzando ad usare un
linguaggio forbito ma lo stesso si disvela subito inframezzato da orrori
linguistici. Cosa diceva il Giacomo Leopardi filologo? Quando vi appare tutto
semplice e naturale, ecco dietro ciò vi sono stati intensi e faticosi studi.
Neppure vi viene di pensarlo, eppure è proprio così. Quando percepite la
fatica, nel caso della nostra genia pure gli errori ed orrori espressivi e
concettuali, ecco allora proprio non ci siamo. In effetti, anche nell’oralità,
la nostra genia è stata notata cercare, talvolta, di parlare forbito.
...Cerca... ...Tenta... E non che sia il solo aspetto linguistico-espressivo a
risultare faticoso. Manca l’interesse analitico ed interpretativo. Affastella
delle cose. Prudentemente, evita qualunque termine o concetto possa anche solo
essere sospettato di una qualunque eresia. Al contrario, è l’eresia la fonte
della conoscenza. Lei si preoccupa solo del “suona bene? ...si capisce?” Se
nessuno osa o si preoccupa di contraddirla, eventualmente dopo correzioni
formali, il pezzo viene pubblicato. Del resto, tritume inutile fa coreografia
sui mercati del pretume. Ai preti interessa che, donazioni in vita a parte,
famiglie da loro stessi devastate lascino “alla Chiesa” immobili, valori e
contante, anche solo per far dispetto ad altri familiari che dunque diseredano.
Ecco, solo una genia ha potuto fondare su un liceo classico (l’università non
le ha apportato incrementi qualitativi di conoscenza) un suo posticino in
questo mercato del pretume. Certo avrebbe potuto puntare più in alto. Ma se a
lei piaceva fare l’impiegata amministrativa piuttosto che davvero dedicarsi a
tempo pieno agli studi, ha alla fin fine fatto quello che si sentiva.
Dicevamo che Roby non era particolarmente
impressionato da tale genia, né se ne preoccupava. Irrilevante questo aspetto,
per la nostra narrazione. Invece, relativamente ai meccanismi dello State/Government-Organized
Stalking-Mobbing, degli Squadroni della Morte CC-NATO, meccanismi che le
avevano assegnato una collocazione come piccolo ingranaggio ...beh, Roby ogni
giorno la ipnotizzava e si faceva dire. Ma c’era poco da sapere. Routine.
Stranamente, dopo routines e routines inconcludenti,
la Fiorella Mattioli Carcano venne nevrotizzata di brutto. No, non v’è nulla di
strano. Era il terzo direttore quello che diceva di volersene lavare le mani
per cui intendeva cercare rimandare Roby dove avevano creato il problema, come
diceva lui. Costui era un gran furbone. Era piemontese, per cui poteva far
finta di non essere un suddico furbastro. In realtà era ben peggio, almeno come
furbastreria.
Questo terzo e ultimo direttore [poi Roby torna a
Torino] della sede provinciale di Novara appena nominato se ne arriva a
GravellonaToce. Si fa la parte da scemo, ma si vede che non è scemo, od almeno
Roby lo vede. Finita la riunione per farsi conoscere dal personale lì a
GravellonaToce... Lì c’era una giovane signora, non male, una di quelle che in
apparenza non si offrono, non sono in cerca di colleghi per farsi scopare,
...in apparenza... Non appariscente, ma ben fatta a guardarla bene. Anche di
comportamento gradevole. Tra l’altro era in partenza perché aveva ottenuto il
trasferimento in Italia centrale, forse Umbria. Le sedie nella stanza di quella
riunione erano di quelle di materiale sintetico duro, non di quelle tipo
imbottite. C’è pure da dire che alto e di fisico normale, non è che poi il nuovo direttore avesse chissà quale aria
da grande seduttore. Aveva, al contrario, un’aria da impiegatucolo, anche se
era un dirigente, un capo reparto di una sede di una piccola provincia,
Vercelli credo, appena mandato a Novara alla sua prima nomina come direttore di
una sede provinciale. Comunque Novara, non Roma o Milano. Finita la riunione,
tutti si alzano. Nessuno lo notò ma la sedia della giovane signora era ben
bagnata al centro. No, no, non era sangue. Era proprio bagnata di liquido
vaginale. Quella aveva ascoltato e guardato il nuovo direttore, si era
marcatamente eccitata, pur senza farlo trasparire, e se ne era tutta bagnata.
Roby era stato l’unico ad averlo notato. In effetti, osservando il prossimo,
sembra che proprio pochi abbiano pensiero e sguardo laterali o che si guardino
attorno. Sta di fatto che, su forse una quindicina di persone, nessuno se ne
accorse. Già questo primo elemento poteva indurre al sospetto che, se l’istinto
femminile di quella giovane [giovane ma non giovanissima] signora era
attendibile, il nuovo direttore non dovesse proprio essere come sembrava.
No, proprio no, Era uno che faceva sempre finta di non
sapere né volerne sapere nulla. Invece... Una cosa erano le sue dichiarazioni
pubbliche, ma poi... Con la Fiorella Mattioli Carcano fu piuttosto brutale:
- “Signora, mi hanno detto che questa faccenda deve
essere e restare un’operazione segretissima, per cui non possiamo saperne nulla
...in pubblico... ...però... ...però... tra noi, qui, possiamo e dobbiamo dirci
tutto... ...dunque, come va?!”
- “Bene, dottore...”
- “Non direi, signora...”
La Fiorella Mattioli Carcano piombò in uno di quei
suoi rossori devastanti. Cioè, non che divenisse rossissima. Lei diveniva
appena rossa. Neppure che si avventurasse in grandi blocchi vocali, né
balbettii. Neppure iniziava lasciando così chiaramente vedere che neppure
tentava di dire qualcosa. Per cui, quella sua vocalità bloccata,
quell’imbarazzo che era in lei, nella forma, evidenziavano come quel cenno di
rossore ne coprisse uno irrimediabilmente assoluto nel profondo.
- “Signora, ho chiesto. Ho controllato gli
incartamenti. Sono anche venuti qui, non appena ho preso servizio, quelli, sì
quelli che... Devo dire che hanno ragione. Qui non si vedono risultati. Non so
né voglio sapere perché abbiamo scelto lei, Signora. Sono cose che io mi trovo.
Le hanno create altri. Per cui, che se le vedano loro. Io non voglio averci a
che fare. Vedremo di restituire loro l’oggetto delle loro attenzioni. Intanto
dobbiamo fare il nostro dovere. Lei deve fare il suo dovere. ...Perché fino ad
ora non si vede nulla.”
- “Dottore, io sono una brava persona. Una brava
impiegata. Sì, posso dire di essere davvero una brava cristiana, una brava
cattolica. Sono anche una buona moglie, sa. A me piace essere servizievole.
Credo mi abbiano chiamata, per questo progetto speciale, perché sanno che sono
una signora a modo e che di me si possono fidare.”
Avessero almeno mandato a Roby una fichetta vogliosa
di farsi chiavare, invece che una matrona quietamente furiosa... Ma, appunto,
era tutta una finzione. E si sa come siano spesso geni e genie: si prendono
terribilmente su serio. Del resto, anche un direttore fa parte delle finzione.
Per cui, coinvolto in una finzione, deve ben prestarsi lui stesso alle
necessità della stessa.
- “Certo, signora, sappiamo... Questa è una cosa
vecchia che io mi trovo. Le devo dire che non abbiamo, qui, la passione per
queste faccende, per cui vedremo di fare in modo che venga ripresa in mano in
luoghi più consoni, dove l’hanno originata. Tuttavia, nello stesso momento in
cui io sono entrato in servizio qui sono divenuto responsabile di tutto.
Responsabile degli uffici, del personale, del lavoro. Mi sono travato anche
questa ulteriore ‘pratica’. Non ho ben capito, ma vedo che vogliono...”
- “Essì, vogliono... Ci hanno fatto capire che
vogliono... Se mi hanno messa lì con lui
io posso solo dire lealmente quello che mi venga richiesto. Dottore, ho sempre
riportato tutto, come nei miei doveri di leale impiegata.”
- “Signora, quello decidano da Roma o dal regionale
riguarda loro, per quanto noi si possa talvolta influire. Vediamo, tanto per
far vedere che noi siamo stati solerti funzionari, ché in questo nostro mondo,
dove tutti contribuiamo un po’, nel nostro piccolo di competenza, alle
decisioni, serve poi sempre ad essere meglio ascoltati..., ...ecco, vediamo di
riuscire a tirar fuori qualche elemento. È sicura che non ci sia proprio niente
di sospetto in quel Roby?!”
- “Certo, dottore, quel Roby è proprio un cattivo
soggetto. Chiaro! Ovvio! Altrimenti non lo avrebbero mandato qui e pure
dicendoci tutte quelle cose”
- “Signora, qui non ci capiamo! Qui mi dicono che lei
è sta mandata vicina a lui perché tutti sanno lei essere persona di grande
cultura... È anche un’ottima impiagata. Ma pur sempre un’impiegata atipica. Lei
è una vera intellettuale, e con ottime referenze, moderata, credente,
all’interno dei circuiti curiali, apprezzata, rispettata. Mi dicono che non
avevano proprio di meglio ed anzi che è stata pure una fortuna avere sotto
mano, qui a Novara, ed anche con residenza molto prossima a GravellonaToce,
un’impiegata atipica come lei. Visto quello che dicono di quel Roby, non si
poteva trovare una persona migliore di lei, signora, più prossima al suo
livello intellettuale, a quel che ne dicono di quel Roby, dunque con cui lui
potesse avere un qualche interesse a parlare. Se non è lei, signora, a dirci
con precisione, a segnalarci, qualcosa
di sospetto, ...non di sospetto perché ce lo hanno già detto dal regionale o da
quell’Allakka, o tramite le reti sindacali... Fatti, o sospetti di fatti, ma
fatti fondati su qualcosa. Anche suoi punti di vista, interessi,
letture...”
- “Dottore, a questo livello direi proprio che non c’è
nulla, assolutamente nulla. Neppure nella sfera dei suoi interessi, letture,
discorsi, a basarsi su quello possa dire o leggere.”
- “Signora, mi sto spazientendo... ...Ma è vero o non
è vero che viene a lavorare armato e mette la pistola sul tavolo? ...Ce lo ha
segnalato quell’Allakka che dal regionale sembra avere una responsabilità
considerevole sulla pratica-Roby, anche se è solo una funzionaria con incarichi
marginali...”
- “Ma si figuri, dottore!”
- “Il dottor Brancatelli mi ha detto che lo ha visto,
che ha visto quel Roby, aggirarsi sotto casa sua la notte ...A dirla tutta, il
dottor Brancatelli mi ha detto, non lo dica a nessuno perché è confidenziale...
...molto confidenziale, che lo vede tutte le notti!”
- “Oh, Salvatore... Dottore, è impossibile. Prende il
treno con me. Già arriva a Torino che è notte fonda... La mattina lo incontro
nuovamente sul treno. Credo si debba svegliare tutte le mattine alle quattro,
per venire al lavoro. Non ne avrebbe proprio il tempo.”
- “Deve aver ragione, signora. Hanno disposto degli
appostamenti... ...appostamenti riservati... Il dottor Brancatelli avrà visto
loro. Anche a me era sembrato un po’ troppo...”
- “Dottore, dobbiamo credere agli ordini. Eseguirli.
In famiglia, quando ero giovane, lo dicevano sempre che deve fondarsi tutto
sulla disciplina. ...Disciplina..., ...ma senza pensare troppo. Se aggiungiamo
troppo di nostro...”
- “Signora, le sembra un violento?”
- “Proprio no, dottore. Neppure mostra condivisione
per la violenza altrui.”
- “Sarà ben un comunista, signora!”
- “Mannò! Direi un centrista moderato, vagamente
nordista, ma potrebbe anche essere come i DC del nord, col pensiero alle
piccole e medie imprese.”
- “Dal regionale ci dicono che è il capo del
terrore!”
- “Dottore, non lo cerca mai nessuno, né lui cerca mai
nessuno. Inoltre, come le ho detto... ...Ha più interesse a libri e
riviste.”
- “Ecco, signora, lì ci sarà di sicuro qualcosa di
utile per quello ci chiedono... Da quello uno legga si possono scoprire tante
cose...”
- “Posso cercare di vedere meglio se riesco, ma credo
che siano tutte cose di informatica, letteratura, forse delle cose
scientifiche, a volte, che ora non mi ricordo o non ho ben visto bene che cosa
potessero essere...”
- “Le credo, signora. Ma non va bene lo stesso. Noi
dobbiamo avere fiducia negli altri corpi dello Stato. Se ci mandano uno cui
fare... ...fare quello stanno facendo, ci deve pur essere qualcosa. Noi
dobbiamo, se non altro, avere la conferma che noi abbiamo il diritto di... Beh,
a me interessa solo che a Torino si riprendano loro questa faccenda delicata.
Se devono fare qualcosa di irregolare che lo facciano loro o da Roma. Non vedo perché
ci abbiamo tirato di mezzo a questa cosa. ...Sta di fatto che lei ha accettato
un incarico, in cui io non c’entro nulla, ma ora che mi trovo qui, ...quelli
telefonano a me ora... ...Signora, lui è sta mandata lì per dei risultati...
...Non è mai troppo tardi! Prima abbiamo qualcosa di sostanzioso, di fondato,
da segnalare... ...Signora, al lavoro!”
La Fiorella Mattioli Carcano, che già un po’ la
menava, ...sciocchezze!, ma sul criptico, con Roby...:
- “Sì, sì, devi essere proprio un cattivo soggetto. Ne
sono sicura!”
- “Certo.”
- “Ma perché dici sempre ‘io’, ‘io’?!”
- “Sai come è la lingua italiana... Se parli alla
prima persona singolare, fa ‘io’. Se usi altra persona e numero del verbo, ecco
che si usa altro pronome personale.”
- “Perché non ti stabilisci per sempre da queste
parti?”
- “Sono belle ma preferirei l’America. Magari un
paesino con neve, monti e mare.”
- “Sei proprio un cattivo soggetto.”
- “Bene! Grazie!”
Nevrotizzata progressivamente sempre di più da Novara,
cui andava sempre a riferire, divenne sull’aggressivo aperto. Immaginatevi una
che salga sul treno, alle 7 del mattino, appena ti veda ti si avvicini e... e,
dato che Roby stava generalmente leggendo qualche libro, ti strappi
rabbiosamente il libro di mano, esamini il titolo e sbotti furiosa...
Sì, una di
quelle volte, Roby stava leggendo una manuale di analisi matematica avanzata
forse, specificatamente, su particolari tecniche di ottimizzazione:
- “E cosa è questo?! Cosa c’entri tu con queste cose?!
Come ti permetti di studiare queste cose? Ma ti piace leggere di...”
Poteva essere che altre volte che incappò in quei
selvaggi e furiosi ‘controlli’ da parte della genia, ora furiosa, la Fiorella
Mattioli Carcano in servizio Squadroni della Morte CC-NATO e super-nevrotizzata
perché... ...perché erano e sono malati e delinquenti [oggi saranno di sicuro
peggio – sapete come è la gentaglia... ...peggiora col tempo], Roby avesse un
qualche testo di ebraico, od anche una cosetta qualunque che lo interessava per quelle cinque ore al giorno sui treni. Si
portava con se quello che credeva, anzi che riteneva. Dato che Roby passava
davvero molte ore sui treni, l’equivalente di più di una mezza giornata di
lavoro o di studio, si metteva più di un ‘pezzo’ in borsa, sì poter passare da
un testo all’altro, quando era ‘saturo’ di quello in quel momento stava
leggendo o studiando. Ovviamente, a quelle esibizioni nevrotico-delinquenziali
della Fiorella Mattioli Carcano, Roby restava assolutamente tranquillo e
disteso. Nel corso della sua esplosione isterica, la Fiorella Mattioli Carcano
restituiva il testo aveva rozzamente strappato dalle mani di Roby, di cui
dunque lo stesso rientrava in possesso. Dunque Roby continuava a leggerselo
indifferente a quei deliri della genia che sbraitava ed, esaurito lo sbraito,
si ricomponeva. Anzi, Roby ne era segretamente divertito. La avevano
nevrotizzata e lei si era fatta nevrotizzare. Uno spasso!
La rete nevrotico-delinquenziale all’INPS degli
Squadroni della Morte CC-NATO, la cricca Nikla-Allakka, riattivò la Fiorella
Mattioli Carcano nel corso degli anni 2000, quando Roby era su altro
continente. Nikla, con Rikkio, era furiosa che Roby e Serena fossero in
contatto. Si fecero le loro solite scene isteriche e paranoiche sia con gli
Squadroni della Morte CC-NATO, che con I
Ricostruttori [della Chiesa Cattolica-Romana-Vaticana] che tenevano e
tengono segregata Serena per conto degli Squadroni della Morte CC-NATO
attivati, su questo, da
Nikla-Rikkio-Allakka come vedremo più avanti. Fecero vietare a Serena di
mantenere i contatti con Roby. Ma non bastava loro. Nikla-Rikkio-Franka ci
stavano ancor meno del solito con la testa: “Ecco, ci vuole portare via Serena!
Lei è nostra! Lei è nostra! Ma perché non lo ammazzano? Non basta la
persecuzione totale! Va fatto abbattere! Va fatto abbattere!” Dovevano dunque
vedere che gli Squadroni della Morte CC-NATO montassero un ulteriore o più
‘piccante’ dossier. In quello in cui avevano messo le email di Serena-Roby
passate loro dai dai delinquenti de I Ricostruttori non vi era nulla di
usabile contro Roby. Avevano bisogno ben di altro. Pensarono e pensarono per
quello riuscivano e riescano a pensare le menti psicotico-delinquenziali di
Nikla-Allakka, cioè delirarono, ed eiacularono un perfetto delirio: “Lo
facciamo contattare dalla Fiorella Mattioli Carcano, cui già era stato
affidato, pur senza successo. Siamo sicure, sicurissime, che lui le scriverà
delle cose ‘piccanti’. Lei le passa a noi. Noi agli all’ufficio stragi ed
assassinii degli Squadroni della Morte CC-NATO, ...perché quello va liquidato
una volta per tutte. Liquidato! Schifoso! Va liquidato! Mi vuole portare via la
mia Serena! Assassino! Va ammazzato!” La genia, la Fiorella Mattioli Carcano,
obbediente e solerte, contattata si mise a subito a disposizione. Il piano era
semplice e davvero super: “Ecco le sue due email principali. Gli scrivi. Gli
chiedi se sia lui. Lui ti risponde. Tu ci passi le email vi interscambierete.
...Poi ci pensiamo noi!” C’è da dire che la Fiorella Mattioli Carcano era
emozionata e raggiante. Lo sapete, anche se Roby non la ha in grande
considerazione da nessun punto di vista della
Fiorella Mattioli Carcano, ed anche se io ...come dire...? ho appena,
sopra, ‘storicizzato’ la pur genia, si narra, nei circoli del potere, quello
dei parroci montani soprattutto, che sotto la sua penna, ora la sua tastiera,
le parole divengano oro ed, all’occorrenza pure vasellina. Potevano mandare al
Roby, in missione speciale, una fichetta, od una fikazza, soffice e calda, che
gliela desse e gliela desse e, frastornatolo di sano godimento gli dicesse:
“Guarda, mi hanno mandato in missione speciale. Dimmi qualcosina da riportare e
continuiamo a spassarcela”? No! Inutile! Loro avevano sottomano una Fiorella
Mattioli Carcano! Cacchio! Lei ce la mise tutta. Inviò a Roby una email, la
stessa ai due indirizzi, di questo tenore: “Eccelso dottor Scaruffi, dopo
lunghe ricerche, ho casualmente trovato questi due indirizzi email. Ci terrei
davvero a sapere se Lei è Lei, anche se penso proprio lo sia. Resto in attesa
di sue notizie.” Belàn! Un vero capolavoro. Ovviamente, Roby sapeva già tutto
per cui archiviò o cancellò la missiva e mai rispose. Altrimenti, chi avrebbe
mai potuto sottrarsi ad una tale operazione con, con ruolo di punta sul campo,
una tale agente speciale, specialissima?!
Amen
Quando, nel 1995, Roby se ne va a
studiare all’estero, ecco che gli Squadroni della Morte dei Carabinieri,
informati da Allakka-Nikla, chiamano Angela che mette in agitazione Franka e
Rikkio, anche Fausto e Maurizio, per montare un dossier, uno dei soliti loro
dossier fasulli, per poter continuare l’italico State/Government-Organized Stalking-Mobbing all’estero:
- “Roby sta tentando di sottrarsi! Se
ne è andato a studiare all’estero. Ci occorre la vostra collaborazione.”
E tutti:
- “Ma, certo, per rovinare Roby siamo
sempre a disposizione. Ma che si crede di fare quello?! Chi si crede di essere
e di poter essere?!”
Nel 1995/96, Roby si fa un anno
accademico di English for Academic Purposes, con discreti risultati,
alla University of Essex, a Colchester, UK. Nel 1996/97, sta studiando con
ottimi risultati per un Master presso la UCL di LLN, Belgique. Lo finirà prima
di tutti e con “grande distinzione”, cosa che permette l’accesso automatico al
programma di dottorato della stessa università.
La Polizia Segreta / Squadroni della
Morte dei Carabinieri sono furiosi. Nikla-Allakka ancora di più. Hanno bisogno
assoluto di costruire un dossier per chiedere un decreto segreto del governo
[Quirinale e governo formale, con la solita copertura del Parlamento, dell’ora
CoPaSiR] per elevare la persecuzione contro Roby, lo State/Government-Organised
Stalking italico, a State/Government-Organised Stalking a livello
NATO, dunque con assistenza angloamericana, per cui, in pratica, implementabile
in tutto il mondo. Che si sappia o meno, anche gli Stati che si fingono
indipendenti sono fantocci angloamericani o comunque da essi facilmente
assoggettabili, soprattutto per queste cose. Le persecuzioni NATO coprono
automaticamente tutto il mondo. Tutte le strutture, anche militari e di
polizia, sovranazionali servono per delinquere, per il delinquere di Stato.
La Polizia Segreta / Squadroni della
Morte dei Carabinieri ovviamente informa a sua volta la Allakka, Rikkio, Nikla,
Angela, Fausto, Maurizio, Franka, etc, per quello già non sapessero di loro [ci
sono altri canali di informazione, su cui non stiamo a dettagliare], che Roby
sta ponendo le basi per una sua fruttuosa carriera all’estero. Ad udire ciò, od
ad avere conferma di ciò [già avevano saputo da fonti UIL-INPS, casualmente
informate od informatesi], tutti costoro sono ancora più furiosi, contro Roby,
rosi da un’invidia sordida ed assoluta. Non che poi Roby stesse facendo nulla
di grandioso né di realmente inviabile. Ma lo sapete come sia l’invidia?!
Quando rode, rode anche uno stesse leccando un ghiacciolo l’altro, invidioso,
pensi di non poter avere, oppure anche solo perché l’invidioso sia
semplicemente rabbioso col bersaglio della propria invidia. Per cui, a queste
voci che già avevano raccolto, che gli Squadroni della Morte
CC-NATO rievidenziano, divengono
tutti ancora più furiosi montandosi l’un l’altro. “Non possiamo proprio
tollerarlo!”, “No! No! Non deve essere!”, “Dobbiamo fare di tutto, tutto il
possibile e pure l’impossibile, per impedirlo!”, “Ma chi si crede di essere?!”,
“Ma che si crede di poter mai fare?!”
A quel punto, gli Squadroni della
Morte dei Carabinieri fecero il loro solito giochetto, per produrre quello di
cui avevano bisogno per un dossier per elevare l’operazione, la persecuzione,
lo State/Government-Organized Stalking-Mobbing, ad operazione-NATO.
Che fecero allora? Mandarono Rikkio e
Franka nel palazzo dove Roby abitava a fingere di chiedere informazioni. Idem
dall’amministrazione del palazzo ed all’INPS.
- “Signor Rikkio, ci occorre il suo
aiuto...”
- “Comandi!”
- “Signor Rikkio, bisogna che andiate
a Torino, nel palazzo, dall’amministratore ed all’INPS, pure in qualche altro
posto lui sia noto, se ne conoscete altri, a dire che siete preoccupati ed a
sottolineare che siete sicuri, sicurissimi, che Roby sia un pericoloso,
pericolosissimo, terrorista in clandestinità.”
- “Ah, solo questo?! Comandi! Andiamo
subito! ...Bisogna solo agitare mia madre... ...Io da solo...”
- “Non si preoccupi, Signor Rikkio.
C’è la Nikla, sempre a disposizione, in un modo o nell’altro, per queste cose,
.”
- “È quello che fa al caso nostro...
...Anche se Franka è già agitata ed invidiosa di suo, contro Roby soprattutto!
Ma non si sa mai. Meglio essere sicuri, se la patria ci chiede di fare proprio
questo.”
Rikkio e Franka andarono nel palazzo
dove Roby abitava. Suonarono a vari campanelli... Con volti tesi, lividi,
rabbiosi, con eloquio tra l’imbarazzato ed il paranoico-furioso [erano nel loro
naturale!]:
- “Vorremmo informazioni su Roby...”
- “È un po’ che non lo vediamo...”
- “Appunto... Lo sapete che era, che
è, un pericoloso terrorista?!”
- “Veramente è uno che si faceva i
fatti propri.”
- “Appunto, fanno sempre finta di
farsi i fatti propri...”
- “Ma lavorava...”
- “Appunto, fanno sempre finta di
avere un’esistenza normale. ...Di certo frequentava...”
- “Qualcuno dice che lo vedevano in
biblioteche assortissimo a studiare...”
- “Appunto, quelli studiano. Le
sembra che uno tranquillo, normale, alla sua età, se ne vada in biblioteche a
studiare?”
- “E che c’è di male?”
- “Lo sappiamo noi che c’è di male!
Solo i delinquenti studiano nelle biblioteche.”
- “Davvero?!”
- “Certo! Certo! Non ci faccia
parlare. Noi abbiamo informazioni sicurissime...”
- “E noi che ci possiamo fare?”
- “Siamo sicuri che ora sia all’estero
in clandestinità...”
- “Perché lo dite a noi? Che
c’entriamo noi?”
- “Era solo per chiedere se sapevate
qualcosa... ...se lo avete visto...”
- “Se già dite di sapere tutto voi,
che ne dobbiamo sapere noi nel palazzo?!”
Parti simili, Rikkio e Franka se le
fecero con l’amministratore del palazzo ed all’INPS, in direzione e con
l’ufficio personale delle sede dove Roby aveva lavorato prima di andarsene, a
Torino-Sud. Andarono pure da qualche altra, qualche bamba che ovviamente se le
bevve e che riferì ad altri. È il solito meccanismo della sindrome dell’identità/differenza antropologica [[- syndrome
of anthropological identity / difference -]]. Ovviamente, sia dal palazzo, che
dall’amministratore dello stesso, che dall’INPS (che già aveva totalmente cooperato
coi crimini e demenze dei CC), fu tutto riferito a CC e PS che compilarono dei
rapporti, delle informative, da passare alla Polizia Segreta CC / Squadroni
della Morte dei Carabinieri, che certificavano di avere ricevuto informazioni
sicure, sicurissime, ‘grazie’ a questi ‘strani’ interventi “di familiari”
che... Il solito!
Su quella base, gli Squadroni della
Morte dei Carabinieri che avevano attivato Rikkio e Franka, anche altri, perché
producessero quel sommovimento, usarono le informative arrivate in questo modo
ai CC ed alla PS ‘normali’ per creare un fascicolo da sottoporre al Presidente
della Repubblica, al Capo del Governo, al Ministero dell’Interno ed a quello
della Difesa, per attivare la NATO e, ottenuto la classificazione di operazione-NATO, per continuare dunque lo State/Government-Organized Stalking anche all’estero, in tutto il
mondo in pratica. Nel delinquere, anche gli Stati di regimi apparentemente
avversi, o di alleanze militari o blocchi in apparente furiosa
contrapposizione, cooperano felicemente e senza problemi. Come copertura usano
anche l’Interpol od altre strutture internazionali. Ovviamente non le usano
contro veri delinquenti e veri terroristi, che sono variamente protetti e
manipolati dall’uno o dall’altro Stato, od anche da più d’uno allo stesso
tempo. Usati i databases Interpol ed altro, per quando il bersaglio
dell’operazione passi frontiere etc, per gli aspetti più delicati, operativi,
dello State/Government-Organized Stalking-Mobbing, operano poi direttamente, esclusivamente
con la rete delle Ambasciate Statunitensi e Britanniche, di quelle di
nazionalità formale del bersaglio ed, ovviamente, con la cooperazione decisiva
delle Polizie Segrete[-governi] del teatro delle operazioni. Senza queste
ultime, nessuno può fare nulla.
Vogliamo risottolineare questo
delirio burocratico appena esposto. Le burocrazie, in particolare le Polizie
Segrete, ma non solo, producono i materiali, “le prove” di cui abbiano bisogno.
Basta produrre pezzi di carta, anche nel modo appena esposto.
= Dici a XY, una certa cosa.
= XY la racconta in giro.
= Quelli cui l’ha raccontata, una
parte di loro, riferiscono a servizi ‘normali’ di polizia e militari [i
Carabinieri, tipico delle Repubblichette delle Banane, sono una forza armata
della FFAA e, allo stesso tempo, polizia e polizie segrete che controllano la
stessa polizia ‘normale’]. Questi scrivono informative sulle ‘notizie’ [anche
fasulle e calunniose] ricevute. Queste informative scritte ritornano alla
Polizia Segreta le ha prodotte come fossero ‘informazioni’ da fonti varie ed
indipendenti. Questa le mette in un fascicolo, un dossier, e le usa per montare
quello che vuole montare contro il suo bersaglio. Coloro cui sono sottoposti
questi dossier con ‘indizi’ e ‘prove’ “di provenienza multipla” fingono di
bersi simili scemenze. Della serie: “Il caso era ben documentato.”
“Il caso” sarebbe stato e sarebbe
comunque delinquere e pazzoidare di Stato. Non era per nulla “ben documentato”
[anche lo fosse stato, sarebbero egualmente stati solo crimini e pazzie di Stato]. Eppure sono tutti ‘casi’
costruiti a questo modo. Su questa base montano persecuzioni, e pure assassinii
e massacri, e pure peggio.
Dunque, le Polizie Segrete dei CC,
colle Polizie Segrete della PS loro appendici, che si occupano di tali
montature e delinquere-pazzoidare di Stato, pure con altri corpi dello Stato,
conclamarono che avevano informazioni sicure, sicurissime che... qui che
Rikkio, Franka, Nikla, Fausto-Maurizio, Angela, Allakka ed altri, da loro
stessi attivati, avevano fornito sulla base di ciò gli Squadroni della Morte
dei Carabinieri e PS avevano detto loro.
Se le inventano. Se le creano. Se le
certificano.
Nell’estate del 1997, il Quirinale ed
il governo formale, con copertura del Parlamento [il CoPaSiR, nel 1997 CoPaCo,
è lì per non mettere il naso], firmarono la richiesta agli Squadroni della
Morte NATO per lo State/Government-Organized
Stalking a livello NATO, dunque con assistenza NATO, alias angloamericana, che significa in tutto il mondo. Ovviamente
la NATO, sempre alla ricerca di nuovi nominativi da coinvolgere nelle proprie
persecuzioni, torture ed assassinii, accolse subito la richiesta dei governi
reale e formale d’Italiozia contro Roby. Più ‘clienti’ [obiettivi di
persecuzioni ed altro] hanno, più vengono dotati di fondi e personale.
Lo State/Government-Organized Stalking montato già negli anni ‘80 in
Italiozia contro Roby, venne ora esteso a livello NATO, dunque in tutto il
mondo, visto che per tali pazzie e crimini v’è cooperazione anche tra Stati di blocchi
militari ufficialmente nemici. Per delinquere e pazzoidare, tutti gli Stati del
mondo sono ben amici.
Chi nella primavera-metà del 1990
ebbe un flash, anzi più d’uno, chiarificatore, e poi ne ebbe altri
successivamente, fu Angelo Scaruffi. Lui felice, radioso, appena ebbe la
notizia dell’assoluzione ne presto, subito, frastornato dato che sentiva tutti
fargli una testa così che di sicuro Roby stava facendo chissà cosa mettendosi
nei guai. Invenzioni. Montature. Angelo sentiva e vedeva tutta questa insana
agitazione, e si diceva che attorno a lui aveva solo dei pidocchi pazzi e
delinquenziali.
Infatti, man mano che si diffuse, e
lui stesso [Angelo] diffuse, la notizia dell’assoluzione vide come reagiva
tutta la gentaglia citata. Fausto sbiancava come colpito dalla peggiore
tragedia. Franca si era messa ad urlare in preda ad un crisi isterica ed a
sospirare asmatica. Nikla idem, in depressione profonda ed acciacchi
collaterali da reazione psico-somatica. Rikkio con un ghigno isterico seguito
da sbiancamento corse ad impasticcarsi. Maurizio si era a messo a balbettare
livido ed aveva accusato un improvviso dolore di stomaco per correre a bere
qualche superalcolico che aveva peggiorato il malore. Angela e famiglia
sospiravano ed urlavano allucinati e perduti. E così via.
Angelo li aveva guardati, osservati,
con stupore crescente ed aveva capito che v’era qualcosa che non tornava in
quel mucchio di pazzi delinquenti, di pezzi di merda. Sì, s’era proprio detto:
“Finalmente una bella, davvero un’eccellente, notizia ed mi trovo attorniato da
pezzi di merda che al contrario ne sono come mortalmente feriti. I conti non
tornano... ...Ma allora erano proprio tutti degli irrimediabili pezzi di merda
ed io non me ero mai accorto, o non del tutto!” Li aveva ascoltati telefonarsi,
parlarsi, agitarsi sconclusionatamente. Aveva sentito e visto che costoro
avevano a che fare con magnaccia degli Squadroni della Morte dei Carabinieri e
della PS. Gli si erano improvvisamente aperti gli occhi: “Il mio caro Roby si
fa i fatti suoi e questi stanno trafficando per rovinarlo!” Per cui li guardava
con aria di disapprovazione e con scuotimenti di testa come per dire, e
talvolta lo diceva pure ad alta voce: “Ma che vi siete messi in testa?! Ma che
state facendo?!” Ovviamente loro, i pezzi di merda, lo vivevano con crescente
avversione. Era come una coscienza umana che loro non avevano e che si trovano
sotto il naso mentre sguazzavano ed operavano da pezzi di merda, da infami, da
pidocchi.
Lui li guardava e, talvolta,
aggiungeva pure qualche commento espressivo o verbale. Loro si sentivano
guardati e sapevano quel che erano e stavano facendo. Eppure l’ignominia era
nella loro natura.
Maurizio e Fausto Sgarruffo
reclutati dalla Polizia Segreta CC
Il pidocchio è lì a disposizione per pidocchiare, per pazzoidare e
delinquere...
Fino a quando Roby fu preso, a metà
1981, dei due solo Fausto, il figlio del cuoco napoletano, si era attivato in
contatto diretto con la rete degli Squadroni della Morte dei Carabinieri. Da
tempo sguazzava con costoro. Quando andava a riferire invenzioni sue, dato che
è sempre stato un viscido calunniatore col complesso del fratello sfavorito
(pur lui più scolarizzato del mezzo fratello Angelo e pur ritenendosi più
furbo), riferiva anche a nome del figlio Maurizio Sgaruffo.
Maurizio si attiva in prima persona
non appena, a luglio 1981, diviene pubblica la notizia, sulla stampa ed in TV,
che Roby è stato preso, tranquillamente e casa sua, ed accusato di associazione
sovversiva “senza nome”, della serie: ti
inventi in gruppo, te ne dichiari capo, ci fai una cinquantina di nomi ed esci
presto, ...ma non è detto.
Finezze troppo difficili per i media
cui i CC passano veline su cui loro poi ricamano. Non è che i media potessero
dire: “accusano le persone di banda armata senza nome” Per cui inventavano
altro. In realtà, erano i procuratori che non ci stavano sulla testa, e neppure
i CC ed i PS di cui questi erano solo commissari politici, facciata
giudiziaria. Non che una banda armata debba avere un nome. In realtà, essa
stessa potrebbe essere una figura di reato del tutto inutile, dato già altri
articoli del Codice avrebbero potuto e potrebbero essere usati si fossero mai
verificati, o quando si verificassero, queste ipotesi di reato. Ma, alla fine,
Stati e sistemi legali hanno decisi aspetti propagandistici per cui si
inventano sempre i reati del momento, reati del momento che poi restano. La
banda armata era divenuta un’entità coi rituali paramilitari e parapolizieschi
di cui si è già detto in precedenza, dunque con tutte quelle retoriche, ma
anche elementi di fatto, come nomi, schedari, simboli etc. E se mancavano
bastava dire ai media che era una banda armata, oppure che si arrestavano
persone anche “bande armate” che in realtà non esistevano. Il reato tautologico!
In quel momento, la direttiva politica era sia di creare che di reprime con
quelle simbologie. E si arrestava perché se ne parlasse, e se ne parlasse nei
termini retorico-propagandistici pretesi in quel momento. Come è sempre
successo, che le accuse fossero vere o false non è mai interessato a nessuno.
Inventato un gioco, si deve far finta che sia vero, e farlo vivere come fosse
vero. I messaggi che si mandano ed il clima che si crea sono ciò che contino,
non che siano fondati.
Ad ogni modo, di fronte alle notizie
mediatiche su Roby [forse un paginone su un quotidiano spezzino, paginone di
cui nessuno si sarebbe più ricordato dopo un paio di giorni], una persona
normale non avrebbe fatto nulla. Il tutto era avvenuto in altra città, Torino,
anche se v’era stata quella risonanza sulla stampa spezzina. I giornali devono
pur essere riempiti con ‘notizie’. Maurizio poteva alzare le spalle. Dire che
non lo conosceva o, se l’avesse interrogato qualche superiore, sulla cosa, dire
che non era in contatto, cosa sostanzialmente vera.
Al contrario, lui, megalomane,
mitomane, isterico, di umore instabile, soggetto a crisi di panico, si sentirà
sprofondare, per cui, pur non richiesto da chicchessia, andrà dalla direzione
dell’OTO Melara che, trattandosi di azienda militare, è la stessa cosa
che parlare cogli Squadroni della Morte dei Carabinieri.
- “Vorrei chiarire la mia
posizione... Io non c’entro nulla. Io sono un para-governativo. Voto per il
PLI. Non ne so nulla di quello che fa Roby. Io lo condanno. Io mi dissocio. Io
sto con voi...” ...Pazzie da fuori di testa...
All’OTO Melara, della cosa in
sé non ne fregava nulla a nessuno. Lo mandavano all’estero ad avvitare bulloni.
Non che lui fosse a conoscenza di segreti scientifici o militari. Tuttavia,
dato che tutti lo conoscevano già, il Maurizio, come un mitomane ruffianetto,
scemotto e pronto a fare la spia su tutti, si erano detti che avevano un altro
pollo, anzi ancor più pollo di come già lo considerassero. Uno che ha paura, e
lo fa vedere, è ancor più usabile a piacimento per qualunque crimine e demenza.
- “Grazie M.Sgarruffo. Apprezziamo
molto questa sua chiara presa di posizione. Non abbiamo mai avuto dubbi su di
lei...”
Poi lo contattò direttamente e
formalmente uno della Polizia Segreta CC:
- “M.Sgarruffo, il modo migliore per
stare tranquillo è che tu ci aiuti. Qualunque informazione tu abbia su Roby,
anche cose che a te sembrino insignificanti, vieni qui da noi a dirci.”
- “Certo! Comandi!”
- “Teniamoci in contatto...”
- “Sì!
Grazie! Con piacere!”
Lui si
consultava con Fausto che si consultava con Rikkio, e riferiva agli Squadroni della Morte dei Carabinieri
dell’OTO Melara quello che loro lasciavano intendere volessero sentirsi
dire. Contava loro che Roby era un irriducibile del terrore perché aveva capito
che questo era quello volessero sentirsi dire. Roby, dentro, si faceva i fatti
suoi, e non gliene fregava nulla di niente e di nessuno. Qualcuno ne fu urtato,
ma Roby ebbe fortuna. A volte qualche dissapore con qualcuno ma senza avere
vere grane. Poi, quando Roby uscì, Maurizio andava a riferire che erano tutti
sicuri che Roby avesse preso, anzi ripreso dicevano loro, la testa del terrore.
Diceva di esserne proprio sicuro, sicurissimo. Quando Roby rifiutò di
stringergli la mano ipocritamente da lui tesa, al funerale di Clorinda [verso
la fine degli anni ‘80], e poi Maurizio fuggì con la scusa che era influenzato,
si fece ancora più cattivo. All’agente degli Squadroni della Morte dei
Carabinieri OTO Melara non ne fregava un cacchio, la sapeva che erano
tutte balle, ma siccome loro sulle balle ci vivono (e ne scrivono informative
che risultano come lavoro, sì da poter far dunque finta di avere proficuamente
fatto qualcosa) ed aveva avuto l’ordine che servivano proprio quelle
‘informazioni’, le scriveva come riferite dalla fonte confidenziale Maurizio
Sgarruffo ed inoltrava i rapporti al comando.
Maurizio, già nell’area dei canterini
dell’OTO Melara, visto che era già noto sul luogo di lavoro come di un
canterino solerte, ci aveva preso gusto, ed era divenuto un informatore
organico su un po’ tutti. Da
disinformatore sul luogo di lavoro era divenuto disinformatore dei CC anche in
altri ambienti. Disinformatore per quello possa mai disinformare un mitomane
ignorante e che neppure capisca un cacchio. Il figlio del maestrucolo, poi
corrotto funzionario del Comune, a sua volta figlio del cuoco napoletano si
reputava ovviamente astutissimo ma dato che, come lui stesso diceva, pensava
con la lingua, la sua grande astuzia spaziava su quello improbabilmente capisse,
ciò spaziava su quello non capiva. Inoltre, non lo ripeteremo mai abbastanza,
il problema di tutti i furbissimi è che pure tutti gli altri lo sono. Per cui,
in un mondo di furbissimi, a volte l’astuto sostanziale potrebbe forse essere
chi non fosse neppure un furbo, magari fosse proprio un fesso. Al furbissimo
Maurizio avevano dato un nome di copertura ed una procedura di contatto
settimanale riservata, durante la quale per almeno un paio d’ore riferiva ad un
agente addetto che annotava tutto e poi trasformava il tutto in informative
confidenziali sui vari soggetti di interesse dei CC. Maurizio si sentiva un
vero agente segreto. Era solo un disinformatore, disinformatore di nulla visto
che delirava quando ‘informava’, come aveva sempre delirato e delirava nella
vita quotidiana. Fu così che si mise a raccontare agli amici, che ne ridevano
dato che sapevano che tipo fosse, che era divenuto un vero James Bond.
Raccontava pure di più. Per cui, quelle sue attività confidenziali erano note a
tutti. No, l’astutissimo Maurizio proprio non ce la faceva a trattenersi. Si
sentiva un grande ma appunto, si diceva, a che serve essere un grande se non lo
si fa sapere agli altri?
Nella
primavera 1990, quando Fausto seppe che Roby era stato assolto, sbiancò
e fu costretto a mettersi a letto per alcuni giorni disperato, devastato da
un’invidia profonda ed irreprimibile che gli sfondava ancor più lo stomaco e
gli produceva svenimenti. Quando lo disse a Maurizio, pure costui fu colto da
un’agitazione indescrivibile. Anche lui fu costretto a mettersi a letto per
alcuni giorni con febbre e convulsioni, oltre a bere più superalcolici del
solito. Furioso, imprecando e bestemmiando spaccava pure varie cose si trovasse
nei paraggi, quando tali attacchi gli si facessero ancor più irreprimibili.
Ancora
febbricitante e convulso, Maurizio andò dalla Polizia Segreta CC, dal suo
contatto, per un colloquio d’urgenza:
- “Ho
saputo che quel Roby l’ha fatta franca. ...Consideratemi a vostra
competa disposizione!”
Lo
rincontrarono dopo qualche settimana.
- “Guarda,
l’operazione di contrasto contro Roby parte subito. Dato che tu
dovresti averlo ben conosciuto, ci occorre la tua totale collaborazione per
avere un suo profilo completo ed esatto e per trovare il modo di... ...Sono
operazioni segretissime, studiate con professoroni... ...Neppure noi sappiamo
bene...”
- “Certo!
Comandi! ..Ben felice! Se fosse possibile cooperare come un agente... ....come
un agente speciale... È sempre stato il mio sogno.”
- “Ma sei
già un nostro agente...”
- “Sì, ma
ora vorrei essere qualcosa di più, ...qualcosa di più professionale
...diciamo...”
In uno dei
suoi soliti deliri mito-maniacali, Maurizio di sentiva come in un film e si
esaltava di divenire qualcuno ...da cinema!
- “Tu lo
conosci bene?”
- “Certo,
so tutto. Posso dirvi tutto quello vi possa occorrere per la vostra operazione
contro...”
- “Da
quanto è che non lo vedi?”
- “Ehm...
Un decennio, una dozzina d’anni...”
- “Una
dozzina d’anni?!”
- “L’avevo
incontrato... ...quasi... al funerale di nostra nonna Clori... Ma lui mi aveva
mandato pubblicamente affanculo, ...in pratica, rifiutando di stringermi la
mano che gli avevo teso. Per cui, io, che già stavo poco bene, me ne ero andato
a casa. ...Un’influenza... Avevo la febbre...”
- “Ma avrà
bem parlato coi tuoi.”
- “Sì, era
lì, ma senza dire nulla... Mi hanno poi detto che, più che altro, li
squadrava... Comunque, mi interesserebbe moltissimo, magari anche contro altri,
lavorare come agente... ...come agente speciale... ...come agente segreto...
Magari mi pre-pensiono dall’OTO Melara... ...Se potessi lavorare per
qualche agenzia vostra o collegata... ...Come si dice... ...parallela...”
Gli dissero
che la cosa era fattibile. In realtà, non sapevano bene che farsene di quel
cretino. ...Ma hanno così tanti soldi da buttare via e che in gran parte si
reincassano loro con giustificativi di spesa stragonfiati... Inoltre senza
cretini inutili non esisterebbero neppure loro, loro i vari uffici ‘speciali’.
Il mitomane Maurizio andava bene, era perfetto, per avere informative false.
Come facevano un po’ con tutti. I CC si fanno fare informative false. I CC
lavorano così. La PS e gli altri pure. Si fanno dire quello di cui hanno
bisogno. Dicono, scrivono, che hanno avuto l’informazione sicurissima che...
L’informativa è formalmente vera, nel senso che qualche struttura di polizia o
militare ‘normale’ ha ricevuto una certa notizia, ...le notizie false le
Polizie Segrete CC ed altre avevano attivate, inventate e messe in circolo,
proprio perché fossero poi ricevute da livelli ‘normali’, ordinari, di base,
delle burocrazie poliziesche e militari, e da queste trasmesse a loro Polizie
Segrete come notizie riservate, riservatissime, del tutto sicure e veritiere.
Si fa per dire ‘veritiere’... La notizia veritiera è come gli allarmi
‘terrorismo’ dove poi non si trova nulla. Loro hanno ricevuto “informazioni
sicurissime”... Sicurissima è l’informazione [disinformazione], non il
contenuto. Per cui, il contenuto è falso. Ma un falso fatto da loro produrre da
agenti loro. Per cui è un falso fatto divenire vero presentandolo come una
normale informativa di polizia o di disservizi di informazione. Le Polizie
Segrete se le inventano e poi se le ricevono come provenienti da una
molteplicità di fonti che vengono fatte sembrare terze.
- “Certo,
Maurizio, siamo sempre alla ricerca di persone con esperienza, da valorizzare
come fonti confidenziali nelle situazioni più differenti...”
- “A me
piacerebbe qualche riconoscimento ufficiale.”
- “In
realtà, noi siamo pochi e fissi. Tutte le nostre vaste reti informative sono
nell’ombra...”
- “Se,
però, per voi è importante questa cosa di Roby,
ed anche altri casi simili...”
- “Noi
siamo sicurissimi che sia il capo del terrore, del nuovo terrore che resta
nell’ombra e che poi di tanto in tanto colpisce. Se lei ci potesse
confermare...”
- “Posso
chiedere e confermare... ...Ma vorrei un qualche riconoscimento, come quando il
Presidente degli Stati Uniti, ...ho visto dei film, dà delle medaglie
segrete...”
- “Certo,
Maurizio, ci piacerebbe poterle dare una medaglia, un attestato... È che,
purtroppo, queste cose noi qui non le abbiamo...”
- “Eppure,
se uno serve la patria, e poi per cose così delicate come mi chiedete...”
- “Guarda,
Maurizio, una cosa che già abbiamo fatto per altri... Beh, solo in qualche
caso... Proprio in casi eccezionali, che meritino. Se tu ci aiuti in modo
decisivo... ecco... sì, sì, devo chiedere ai superiori ma diciamo che... ...con
una probabilità del 50%... ...Capirai che ci sono delle burocrazie... ...Non è
che noi si possa... Ah fosse per noi, se tu davvero ci aiuti... Ecco, potremmo
vedere, se riusciamo, di farti Cavaliere del Lavoro...”
- “Ma io
dicevo un qualche diploma o medaglia militare o dei servizi...”
- “Guarda,
Maurizio, noi quelle cose proprio non le abbiamo... Anche perché quando il
Presidente degli Stati Uniti dà il diploma e la medaglia segrete, esse vengono
subito ritirate. Dunque, quelli che li hanno ricevuti non hanno niente in mano.
...Cavaliere è proprio il massimo. Tu ci confermi che lui è il capo del terrore
e noi...”
- “Ma è una
cosa sicura che poi mi arrivi il titolo?”
- “Un poco
di pazienza per le procedure. Sai sono uffici del Quirinale che, su richiesta
del governo, fanno l’istruttoria e poi il Presidente firma e dà
l’onorificenza... Tu ci fai un bel rapportino dicendo che hai informazioni
sicure che... e noi attiviamo la procedure del
Cavalierato. Idem se abbiamo ancora bisogno in futuro per questo ed
altri casi... ...Non che poi, in futuro, ci chiedi un super-Cavalierato perché
neppure ne esisterebbero... Certo, formalmente lo facciamo figurare..., ah
abbiamo visto che sei della Croce Verde, ...come tu avessi avuto qualche grande
benemerenza civile... ...magari la hai veramente... ...ma per quelle cose pochi
divengono Cavalieri... ...Ecco, ad ogni modo tu lo sai che sei divenuto
Cavaliere, qualunque sia la motivazione formale, perché il Servizio Segreto
dell’Arma ha voluto..., ti ha... Ecco, ci capiamo... È come quelle benemerenze
segrete del Presidente degli Stati Uniti, dove poi il diploma e la domanda
vengono subito ritirati perché tutto deve rimanere segreto. Qui, invece, tu
divieni Cavaliere e tutti lo sanno che sei stato promosso Cavaliere della
Repubblica. Noi ti proponiamo. Naturalmente speriamo gli uffici del Presidente
non pongano poi qualche ostacolo. A volte ne hanno troppi. Ma se noi spingiamo,
non ci si deve preoccupare. Se alla fine, per caso, la cosa non riesce non è
che ti offendi. Nel caso, tentiamo poi qualche cosa d’altro, se proprio non si
potesse farti avere il cavalierato. Io posso solo darti la mia parola che ce la
mettiamo tutta. ...Poi, o ad ogni modo, naturalmente la tua collaborazione
prosegue. Abbiamo sempre mille maniere per remunerare i nostri agenti, i nostri
cooperanti. Si può sempre avere bisogno nella vita. E noi siamo lì, sempre
pronti a fare il possibile e l’impossibile per i nostri amici...”
Si
strinsero la mano come a sigillo di quello squallido mercanteggiamento.
Maurizio lo disse subito al padre che stava diventando un grande agente
segreto. Fausto lo guardò come si guarda un povero scemo che lo aveva fatto
sentire tutta la vita inferiore, dato che avrebbe voluto un figlio studioso
etc. Fausto non gli negò la sua collaborazione per scrivere una paginetta dove
si dichiarava che fonti plurime suggerivano che di sicuro Roby
fosse il capo del nuovo terrore. Deliri. Ma era quello i CC volevano. Serviva
per l’intensificazione dello State/Government-Organized
Stalking-Mobbing e dunque per l’immediata attivazione di un
ossessivo mobbing anche sul loro di lavoro, l’INPS dove Roby
sarebbe stato reintegrato nel giro di pochi mesi. L’assoluzione è attorno
all’11 marzo 1990. Al lavoro lo richiamano dal 2 luglio 1990.
Infatti,
tanto per iniziare, caso assolutamente unico, invece che reintegrarlo, come
d’uso, dove lavorava in precedenza, a Torino-Centro, Roby viene mandato nella
località del Piemonte più distante, Gravellona Toce. Un cinque ore di treno e
mezzi pubblici tutti giorni, quando la neve ed i ritardi non impedivano di
raggiungere il luogo di lavoro. Ovviamente, lì, alle dipendenze della sede
provinciale di Novara, e della sede regionale del Piemonte, cercano di
montargliene di tutti i colori. Come poi faranno quando viene trasferito a
Torino, prima al Lingotto e poi alla sede di cosiddetto Torino-Sud, alla
Crocetta
Appena
Maurizio Sgarruffo consegna una delirante e mito-maniacale dichiarazione dove
‘certifica’ che ha ascoltato informazioni sicure, sicurissime, che Roby è il
capo del nuovo terrore, gli Squadroni della Morte dei Carabinieri attivano la procedura del cavalierato
per Maurizio. Il 2 giugno 1991, Maurizio Sgarruffo viene nominato Cavaliere
d’Ittagliozzia. Cavaliere d’Infamia.
Angela
si attiva presso la Polizia Segreta CC
Ci sono pidocchi che, non
avendo alcuna dote positiva, fin dalla più tenera di età fingono di esistere
facendo il possibile per distruggere gli altri...
Angela, da Mileto a Casalbuttano, era emersa come la maestra della
famiglia dando il culo a tutti coloro potessero aiutarla ad ‘emergere’. Sì, sì,
proprio il culo. Per esempio, se lo faceva mettere dentro dai cuginetti ricchi
e poi diceva loro di raccomandarla ai genitori. Poi lo fece, quando possibile,
a scuola, coi figli dei professori o coi professori stessi. Con le femmine da
cui potesse dipendere si sottometteva con la ruffianeria. Non conosceva i
rudimenti della grammatica e della sintassi, e neppure far di conto, tanto meno
tutto il resto. Nessuno la vide mai con un libro in mano o sul tavolo anche
solo da leggiucchiare. Era abituata ed emergere, come maestra, in altri modi. ...Di lecco e di culo, appunto.
Si era maritata con un Rossi (lui, un
mitomane, le aveva detto di essere ricchissimo e lei, che pur si riteneva
astutissima, se la era bevuta), e poi aveva sfornato i due figli standard per
sentirsi normale. Il primo, Paolo, era un po’ finocchietto come il padre. Si
copriva dietro lo sport, ambiente perfetto per froci mascherati. Il secondo,
Pierluigi, si era accasato subito dopo le superiori e si era dato ai commerci,
un negozio di sport, con inizio stentato ma poi sopravvissuto, pur
stentatamente, in qualche modo. Si inventava truffe a ripetizione e se le
faceva pure sussidiare dalla famiglia sua e della moglie. Spendone di suo,
spendeva ancor di più pensando di poter truffare il prossimo. Non che lo
facesse con cattiveria. Era la solita sindrome del più furbo: macchinone e
grandi affari ...a spese degli altri che poi non davano i soldi [erano ancora
più furbi del furbo proponeva loro “grandi affari”]. Pierluigi aveva prodotto
un figlio maggiore con poca propensione agli studi come lui (ma più serio e
lavoratore), e lo aveva rapidamente inserito nel negozio, ed un altro gaio che
girava Italiozia a fare il cameriere ed a fare il gaio. Già da piccolo era
stato predestinato al ruolo, dalla nonna invidiosa, Angela, che fin da piccolo
prima gli dava le bambole e poi gli diceva a tutti che era una femminuccia.
Angela lo faceva per celare che il proprio figlio maggiore, Paolo, fosse
finocchio, pur celato. Nella sue aberrazioni mentali, si era detta che produrne
uno vero e dichiarato, in famiglia, poteva celare la finocchieria del proprio
figlio maggiore, dunque del principale rappresentate della famiglia e di lei
stessa. ...Cosa c’entra? Noi non c’arriviamo. Ma Angela delirava a questo modo
[“fotto il mio figlio minore, con un figlio suo frocizzato, per coprire il
maggiore e più di successo professionale]... Questo bimbo, crescendo s’era
uniformato al ruolo pre-destinatogli. Tutti gli dicevano che era una
femminuccia e, quando qualche ‘amico’ gli aveva proposto di metterglielo in
quel posto, lui se lo era fatto mettere e gli era piaciuto. Casalbuttano era ed
è piccola. Era divenuto tra i finocchi ufficiali del paese. L’eletto dalla
madre, Angela, era il proprio figlio maggiore, il frocio mascherato Paolo.
Ragioniere. Economia e commercio. Commercialista a Cremona, dopo un
apprendistato a Milano da uno di quei cuginetti cui la Angela dava il culo e
faceva seghe quando questi era piccolo.
Una moglie giusto per produrre un figlio e per fare la copertura a Paolo che si
fingeva virile, pur continuando a frequentare giri frocio-sportivi. Lei scopava
in giro ma, saggia, aveva pensato di accasarsi, e lo aveva fatto, con uno con
una professione che le permettesse una qualche agiatezza da classi medie. Non a
caso, lui aveva regolato la cosa su basi commerciali. Lei faceva la casalinga,
nel senso che non lavorava, e lui le dava uno stipendio. Lei se la faceva
discretamente con tipi con cui aveva fraternizzato già nell’adolescenza, poi
anche con altri, pur raccomandandosi che la cosa rimanesse segretissima, ora
che aveva un marito ufficiale che la stipendiava per stare a casa, e produrre e
crescere un figlio per mostrare la propria virilità. Per sé, il Paolo, s’era
non casualmente scelto come sport la marcia, che gli permetteva di passare ore
ed ore marciando per la Padania sculettando, cosa che lo eccitava d’ano e
mascherava una vita tra uomini, tra altri sportivi finocchietti e finocchioni
come lui.
Angela passava il tempo a cercare di
ingerirsi nella vita delle famiglie della dozzina di fratelli e sorelle.
Naturalmente, dove non le sbattevano la porta in faccia e solo tra quelle e
quelli che sembravano avere più soldi di lei. Telefonava, le e li incontrava,
cercava di innestare processi distruttivi ed autodistruttivi. Non difficile con
le sorelle, essendo tutte un poco disturbate come lei, soprattutto le due che
sembravano avere più soldi di lei, Ester e Franka.
Angela si gettava soprattutto su
queste due. Aveva dei problemi anche con Nicolino, senza figli, e che si
riteneva il capo della famiglia essendo sottufficiale dei Bersaglieri, dopo
essere venuto al Nord come poliziotto prima della guerra, dopo essersi
ritrovato ‘volontario’ fascista in Spagna. Per cui Angela mandava i suoi due
figli a depredarlo, per quel potevano. V’erano poi le due sorelle. La più
bella, ed anche la più giovane, delle sorelle era Ester che s’era sposata con
un geometra di La Spezia, Ennio Orsoni, che aveva fatto soldi a palate
lavorando in aziende di strade, di ponti e gallerie. Il figlio maggiore Marco
sembrava avviato ad una promettente carriera sulle orme del padre. Liceo
Scientifico, ingegneria... ...No s’era tutto bloccato al liceo, pur lui, Marco,
di grande intelligenza e passione per lo studio. Angela aveva creato isterie
distruttive in Ester. Marco era finito squilibrato a far nulla. Vaneggiava,
vaneggiava. Si era creato un suo mondo di tattiche e strategie autodistruttive
e paralizzanti, per difendersi dalla madre ‘montata’ da Angela. Non il tipo che
fugge in America a fare il muratore e poi divenire miliardario. Si sedeva per
giorni e notti in giardino ad aspettare i marziani, aveva abbandonato il liceo, diceva di voler fare un
film, ...lo diceva. La seconda era una vivace ragazzetta ed anche piuttosto
bellina, Rossana. Creato supplementari isterie distruttive nella madre [la
solita Angela le aveva create! - Ester era già autodistruttiva di suo], la
figlia Rossana era divenuta, almeno per qualche tempo, una nièca [scialba etc]
grassona, che non era andata oltre le magistrali. Deve essersi poi forse
ripresa, un po’, col matrimonio, due figlie piuttosto belle etc. Ma non
sappiamo nulla di sicuro. Le è restato qualcosa di torvo.
Angela s’era scatenata pure su
Franka, ovviamente, che riempiva di simili agitazioni distruttive. Non che ve
ne fosse bisogno, dato che Franka, che l’aveva interiorizzata, se la vedeva
sempre davanti, qualunque cosa facesse od accadesse, e si diceva: “Che cosa mi
dirà mia sorella. Ecco ora mi sgrida. Come posso fare perché non mi sgridi
troppo? Oh, avessi studiato anch’io... [...da maestra!]”
Nikla
si fa attivare presso la Polizia Segreta CC
I pidocchi con verniciata religiosa hanno una puzza particolare...
Gli Scattozzi erano una famiglia
piuttosto squallida, almeno in alcuni rami. Lì si erano sposati due Scattozzi.
Cugini. Lui, Mario, un debosciato. Lei. Guglielmina alias Mina, un’ossessa violenta e distruttiva.
Gli Scatizzi discendono da un
famiglia di schiavi ebraici importati nell’area manifatturiera di Pistoia-Prato
da reduci delle crociate. Si distribuiscono poi anche nelle aree circostanti.
Il cognome originario era Schatz (cantori della sinagoga).
Quello della Scattozza rappresenta
l’imbifolchimento dell’ imbifolchimento di un ramo che si era già imbifolchito
nel senese. Basta vederli in azione... Il figlio scemo di uno degli Scattozzi
appena cittadinizzatosi alla Spezia, dove si era costruito una casetta tipo
casetta colonica da bifolchi toscani, si era preso e tenuto in casa un
Scattozza da Rapolano bifolca irredimibile. Lo Scattozzi che costruisce la
casetta a Migliarina [un quartiere
operaio, ma non solo, della Spezia] era giunto alla Spezia come squadrista
fascista. Delinquenti e ladruncoli della campagna toscana cui mettono una
divisa fascista e cui fanno fare carriera alla Spezia, base militare e di
industrie pubbliche del comparto militare, dove dunque occorrono miliziani
monarco-fascisti per controllare il proletariato, proletariato che era esso
stesso fascista prima di riciclarsi DC e PCI. Uno dei tre figli di costui,
quello scemo, si sposa con una cugina,
Mina, con lo stesso loro cognome, bifolca e malata di mente cronica. Il
più sveglio dei tre rimedia una ficona, ma poi corre dietro ad altre e si
stabilisce nelle Americhe. Un altro fa il tecnico in qualche industria di Stato
cittadina e tira a fare i soldi. Quello ammosciato dalla guerra resta nella
casa paterna, che vendono alla Dalessandro, e si imbifolchisce con la moglie
ignorante e folle mentre passa le giornate da impiegato INAM. All’INAM rubano
tutti. Lui non riesce neppure a far quello, o non nella misura ‘industriale’
degli altri.
La sorella maggiore di Mina, una cui
piaceva chiavare (il marito le era morto sulla fica durante una montata
travolgente), era di animo generoso, senza invidie ed altri squallori verso gli
altri. La figlia della sorella, Miriam, una gran ficona, almeno da giovanissima
(poi restata sul bello ed anche appariscente), laureata in lettere e lingue, si
era sposata con un medico di famiglia di medici, i Dalessandro, uno che si
presentava bene pur essendo un gran maniaco. Davvero uno fuori di testa. La sua
demenza si dirigeva comunque verso il mondo. Anche all’interno della famiglia,
a dire il vero... Era senza figli dato che odiava i bambini avendo avuto un
padre medico che lo trattava da merdacchia e che gli diceva che non sarebbe mai
divenuto bravo come lui. Dato per lui le donne erano tutte troie in calore,
teneva la moglie segregata in casa, per cui lei si dedicava a lezioni private
in batteria anche a dieci studenti in contemporanea. Lei poteva uscire solo con
lui gelosissimo. Neppure poteva andare a fare la spesa perché il Dalessandro
era convinto che gliela avrebbe subito scopata qualche commerciante. Comunque
lui la trattava con gentilezza e la chiavava con passione, almeno finché un
giorno non gli si ammosciò per sempre. Lei era egualmente felice finché lui la
montava regolarmente, sebbene lui fosse davvero un pazzo rozzo e furioso,
almeno quando manifestava il suo vero essere. Lui non sopportava gli
Scattozzi-Scattozzi, Mina e Mario, per cui ne insultava in continuazione i figli
altre a svillaneggiare in continuazione pure loro che abitavano in una casa che
per ragioni di divisione di eredità Mario e fratelli avevano venduto proprio a
lui. Era una casa indipendente. Al piano terreno abitava la suocera del
Dalessandro, la sorella maggiore di Mina. Sopra, Mina e Mario coi quattro
figli. C’è da dire che agli Scattozzi piaceva essere presi a calci in bocca dal
parente acquisito medico. Ne parlavano come di un luminare della medicina.
Faceva il medico della mutua. Per esempio, questi, con la moglie, si portava in
barca, una barchetta non un panfilo il più giovane degli Scattozzi-Scattozzi,
Giovanni. Gli serviva per aiutarlo a spingere la barca in mare e per remare. Di
tanto in tanto lo guardava e, tanto per fare un po’ di conversazione, gli
diceva, senza motivo: “Ma lo sai che sei proprio un fallito!” Giovanni
ridolineggiava felice. ...Cose che non si potrebbero neppure immaginare.
Mina, al contrario della sorella
maggiore, era proprio squallida. Livida, maniacale, invidiosa, repressa, ignorante.
Ah, si vantava si saper cucinare. ‘Cucinava’ le cose per ore, per cui spesso
erano pietrificate, come era il caso dei polli. Salava pure in abbondanza.
Mario arrivato a sessant’anni aveva tolto il disturbo. Si era fatto rubare la
liquidazione da qualche giovane rampollo che gli aveva venduto quote di un
fondo d’investimento truffa che si era dunque rapidamente dissolto. Fortuna che
aveva fatto in tempo a fare un viaggio a Londra. Un giorno era uscito a fare
delle foto ...ai silos del porto! Rientrato si era messo a letto e non si era
più alzato. Ne era uscito dentro una bara. Piuttosto pesante dato che lui aveva
un bel pancione essendogli restato come unico diletto/maleficio il riempirsi la
pancia. La moglie lo guardava male se lui non mangiava. Si era comunque stufato
di quello squallore in cui si era ridotto a vivere ed era morto.
Come già detto, erano tre fratelli,
nella famiglia originaria di Mario. Uno si era sposato una gran ficona, una un
po’ troia, di Trieste. Il tempo di fare un figlio colla stessa, ed era poi era
sparito in giro per il mondo, dietro ad altre ficone ancora meglio. Un altro
faceva l’impiegato corrotto e che dunque viveva in una qualche agiatezza
piccolo-borghese con uno o forse due figli. Mario era passato dal liceo classico
alla guerra e dalla guerra all’INAM. Sposatosi con una cugina, Mina, con lo
stesso cognome, un matrimonio combinato tra lui timidissimo e lei che era ormai
in età di sposarsi, gli erano restati i sogni. Sì, lei, Mina, era una che
faceva le cose perché così facevano tutti e così le avevano detto andassero
fatte. Ignorante, l’unica ‘cultura’ che aveva erano le tradizioni, meglio le
manie grette, una tipica mentalità mafiosa, del paese del senese (Rapolano,
poche migliaia di abitanti) in cui era nata e vissuta prima di trasferirsi,
sposata, alla Spezia. Lui all’INAM. Lei in casa. In quella casa del padre di
lui, a Migliarina, poi stupidamente venduta ed acquistata dal medico maniaco
Dalessandro.
A Mario erano restati i sogni. Era
passato dalle puttane, con cui andava da militare, a Mina, che apriva le gambe
e si faceva chiavare perché le avevano detto che era suo dovere coniugale, ed
all’INAM. Ne erano usciti quattro figli, due e due, anzi cinque ma uno era
deceduto od alla nascita o poco dopo. Quel figlio morto era il cruccio della
famiglia ma solo perché era il primo e maschio: figuratevi la mentalità malata
di quei figuri! Poi, lo schifo era prevalso e Mario evitava quella moglie
mielosa, falsa e piuttosto disgustosa, pur non avendo lui il coraggio di uscire
in un modo o nell’altro da quella vita che se ne andava via senza senso. Era
come una mosca sempre più intrappolata dalla tela di un ragno. Morto d’inedia
psicologica. Sognava che arrivato alla pensione... No, arrivato alla pensione
aveva continuato come prima, ovviamente. Quando te lo prendi in saccoccia tutta
la vita, non è che alla pensione...
Quando proprio non ce l’aveva più
fatta a sopportare quella vita squallida, era morto, a sessant’anni, appena
pensionatosi. Appena il tempo di un breve viaggio organizzato a Londra e di
farsi rubare la liquidazione da un fondo d’investimento che s’era svuotato.
Arriva un ragazzotto aitante e convincente cui dai tutti i soldi. Poi ti
comunicano che il fondo è restato senza nulla: “Gli incerti degli investimenti
in borsa.” Tra l’altro, all’INAM, dove tutti arraffavano, lui non ne aveva il
coraggio per cui era restato semplice impiegato e pure col solo stipendio su
cui sarebbero dovuti vivere in sei, i due coniugi ed i quattro figli, che erano
dunque sempre senza soldi.
I deliri di Mina erano cresciuti alla
dipartita del marito perché si sentiva ora pontefice massimo della famiglia,
famiglia che lei aveva sempre vissuto in modo mafioso, nella peggiore
tradizione contadina rapolan-senese. Già aveva sempre reputato suo dovere
frugare in tutto ciò che facessero i figli, dagli assorbenti delle figlie, che
controllava accuratamente, nelle lettere ricevessero i figli, le medicine
usassero, insomma mettere il naso ed intervenire in tutto ciò facevano ed
avevano figli e figlie. Era continuamente a frugare cose e comportamenti. ...Le
avevano sempre detto che era quello ciò che doveva fare una moglie, una moglie
e madre... E lei lo faceva. Una vita a guardonare. Se c’era da intervenire,
secondo la sua mentalità malata, faceva intervenire altri. Lei pretendeva. Gli
altri dovevano fare quello lei pretendesse.
Lo faceva pure col marito ma, tra
straordinari in ufficio, pancia ed aria bonario-depressa, non si poteva neppure
pensare che neanche si facesse una sega. Lei lo avrebbe scoperto e smerdato in
casa e fuori. Mina l’avrebbe scoperto e gliela avrebbe buttata lì, dato che
quando i familiari andavano al cesso controllava i tempi e poi andava a
controllare che avessero fatto. Non c’era nulla da fare. Era fatta così. Maniaca
furioso-ossessa.
Nikla era la seconda, non
considerando quello morto in fasce. Quando era entrata all’INPS, nel febbraio
1970, dopo anni di università mai finita e che non avrebbe mai finito anche
fosse restata disoccupata, era passata dall’assoluta mancanza di soldi ad uno
stipendio da impiegata pubblica per quanto non grandioso. Lo spendeva tutto, in
cianfusaglie, in pochi giorni. Un delirio!
Serera era figlia solo di Roby, non
davvero sua di lei (cui proprio non somigliava neppure un po’, ovviamente),
essendo nata a seguito di un esoterismo cabalistico delle Chai [חַי], altrove raccontato, di cui lei non
sapeva nulla e che la usò solo come madre formale. Infatti Serena non ha nulla
di lei. Quando Nikla la obbliga ad andare dai suoi, alla Spezia, Serena si
sente un’estranea, ne ha pure un senso
di schifo che non riesce spiegarsi a livello razionale, anche se, per bontà
innata, non osa opporsi. Nikla la picchia con rabbia e, poi, prorompe in pianti
ed altre sceneggiate ricattatorie.
Ma Nikla, malata ed abietta come la
madre Mina, è di quelle che si trasfigurano nella lei-crede-figlia come
dimostrazione di saper fare qualcosa, ...generare, e che poi, in qualche modo,
si creano una vita immaginaria attraverso l’esistenza della prole. È quello che
molte madri malate fanno. Pure parte dei padri. I figli, o supposti tali,
divengono la realizzazione, spesso immaginaria, di quello loro non hanno saputo
fare o non sono riusciti a fare. Nikla venne sottoposta ad anestesia totale da
personale ospedaliero della cabala, della Chai [חַי], quando Serena nacque,
per cui non lo seppe mai quello era successo pure in quel momento. Infatti nei giorni e nelle
settimane successive alla nascita, Nikla continuava a piangere e piangere: “Non
è figlia mia! Non mi assomiglia neppure un po’! No, non è figlia mia!” Era solo
figlia di Roby. Poi Nikla si disse che lei poteva essere qualcuno solo
facendosi la parte della madre, ovviamente sui binari ossesso-paranoici della
madre Mina. Usò Serena pure per spillare in continuazione soldi su soldi agli
Scaruffi, soldi guadagnati soprattutto da Angelo. “O mi date soldi o non ve la
faccio vedere”, diceva in continuazione ad Angelo e Franka. E cosa avrebbe poi
raccontato Franka alla sorella Angela?! Si calcola che Nikla abbia sottratto,
coprendosi dietro alla figlia, un 500’000 euro agli Scaruffi. Tutti soldi
buttati via in cianfrusaglie. Nonostante un 3’000 euro di pensione al mese
[l’INPS ben retribuisce chi non faccia nulla per 40 anni!], Nikla è sempre col
conto in rosso e piena di debiti. Ha le mani bucate e neppure sa dove vadano i
soldi le passino tra di esse.
Bifolchi intolleranti, aggressivi,
ignoranti e violenti di Rapolano, Nikla ne aveva preso tutte le peggiori
caratteristiche. L’ignoranza di Nikla era di quelle pretenziose. Comprava (non
appena ebbe qualche soldo), o raccattava, chili di libri con cui si attorniava
ma che non riusciva poi neppure ad iniziare. Covava un’invidia profonda verso
Serena. La picchiava a volte selvaggiamente, con incredibile violenza, sulle chiappe,
mentre Serena, e ciò scatenava ancor più la violenza cieca di Nikla, se ne
restava apparentemente indifferente ad aspettare che Nikla, con le mani ormai
dolenti, smettesse pur sempre rabbiosa contro Serena che non si era lasciata
sopraffare.
Nikla era agitata, malata ed abietta,
in tutto, non solo per queste sindromi da prole. Alla morte del padre, Nikla
era stata presa da un’agitazione sconsiderata, come parallela a quella della
madre, per cui doveva ora andare qui ora andare là secondo un qualche rituale
funerario intensissimo quanto immaginario, eppure compulsivo, vissuto come
imperativo, e che copriva settimane e settimane. Durante le settimane
successive al decesso di Mario si era impadronito di lei un bisogno
irreprimibile, con sui ossessionava tutti, di affiancare la madre nelle
ritualità più sconsiderate ed insulse. ...Settimane, non giorni! Se la
contraddicevi, urlava e picchiava come un’ossessa.
Serena, appena nata, era stata
trattenuta in ospedale per alcune settimane con la scusa che era sottopeso, in
realtà per dei rituali cabalistici della Chai [חַי]. Ecco
che Nikla, dopo pianti e urla durante cui conclamava non fosse sua figlia,
montata dalla madre Mina fu pervasa dall’imperativo di esibirla per mostrare
che lei era capace a generare. A disperazione subentrò altra disperazione. Ai
pianti ed urla precedenti subentrarono altri continui pianti
isterico-depressivi che del resto caratterizzavano da sempre e
caratterizzeranno sempre la sua squallida ed inutile vita. Non gliene fregava nulla
della figlia in sé, che comunque stava benissimo anche se trattenuta in
ospedale. Si preoccupava dell’uso che ne ‘doveva’ fare. Di qui i continui
pianti e sceneggiate delusionali. Montata dalla madre si era convinta che
dovesse lei allattare la figlia.
Per ragioni di cabala-Chai [חַי], Nikla non aveva avuto
una vera maternità per cui non aveva latte. Ma lei si era fissata che avrebbe
dovuto averlo. Era andata in farmacia e si era comprata una pompetta succhia
capezzoli. No, non usciva proprio nulla. Si era allora convinta che se avesse
assunto grandi quantità di latte, incluso quello in polvere e condensato, le
sarebbe finalmente uscito del latte dai capezzoli. In realtà, la sua pompetta
non riusciva a tiragliene fuori neppure una goccia.
All’inizio delle medie, Serena era
incappata, come un po’ tutta la sua scuola, in reclutatrici di danza, danza
classica naturalmente. Lezioni di danza della scuola. Dal fisico esile avrebbe
potuto forse prestarsi per quella carriera mai avesse voluto, magari anche solo
per qualche tempo non essendo alta. L’insegnante aveva poi organizzato
un’esibizione che era finita in TV, in un TV privata locale. Un gruppo di
giovanissime danzatrici si esibiva mentre le telecamere riprendevano il tutto.
Di fronte alla TV, Nikla era in trance: “Eccola! Eccola! Riprendono solo lei...
Sì, solo lei, perché è la migliore, la più grande danzatrice classica di tutti
i tempi. ...Ma che dici? Le altre è come non ci fossero... Sì, riprendono solo
lei! Solo lei!”
Nikla si era messa ad urlare invasata.
In realtà, era un ballo in ‘cooperazione’ senza prime ballerine, per cui le
telecamere riprendevano il gruppo di giovanissime danzatrici. Ma lei, Nikla,
nella sua follia, vedeva solo lei. Attraverso Serena, si vedeva lei, in un
mondo immaginario di cui avrebbe voluto essere od essere stata parte parte.
...Una follia! E pure penosissima...
Poi viene, rispetto alla danza
classica, il momento delle scelte. L’insegnante aveva un suo pacchetto di
reclutabili, o di prescelte, o di elette, tra cui Serena. Si trattava di
avviarsi verso quella prospettiva chiaramente con un impegno maggiore che delle
semplici lezioni scolastiche. Serena era per il sì, magari per normale
infatuazione infantile per l’insegnante. Ecco che Nikla divenne allora
invidiosa, invidiosa furiosa, di quell’insegnante che gliela avrebbe come
portata via (secondo le visioni isterico-paranoiche di Nikla), per cui il tutto
fu troncato con un no. Fosse stato per altri motivi, razionali... Può anche
essere che si sarebbe potuta scegliere una qualche opzione intermedia perché
fosse poi Serena a vedere se era convinta da quella prospettiva oppure se fosse
solo un’infatuazione del momento. No. Nikla era in preda alle sue solite
convulsioni. Viveva quell’insegnante come una che stata prendendo il posto che
riteneva suo ed era divenuta invidiosa persa. Voleva solo che sparisse e che
dunque si troncasse di netto qualunque prospettiva di un impegno più intenso
nella danza, nella prospettiva, eventualmente, di una carriera, carriera che
nulla ha di disdicevole e che può essere un’ottima scelta professionale. Tra
l’altro non è neppure detto che debba essere alternativa ad altri studi. ...Ma
Nikla era in preda alla sue solite follie ed abiezioni distruttive di tutto e
di tutti... Quell’insegnante di danza era divenuta “la nemica” che voleva
portargli via Serena. Nikla avrebbe voluto sgozzare quell’insegnante di danza.
Ancor più dopo avere telefonato all’altra folle, la madre Mina, che le disse
che nessuna bambina o ragazza seria fa la ballerina. Figuriamoci!
Abluzioni di merda che spandeva su
tutti, quella Mina ipocrita e rabbiosa...
Creata Serena con riti esoterici, e
poi con quella Nikla che si era rivelata vuota ed abietta (scialacquava lo
stipendio in pochi giorni e pure in sciocchezze del tutto senza senso, non
sapeva fare nulla, si agitava solo per le fisime materne, della madre Mina,
viveva stralunata in sui vuoti mondi paralleli, schizo-paranoici, incapace di
qualunque concentrazione e realizzazione), Roby aveva rapidamente risolto
quella situazione e se ne era andato a vivere per conto suo.
Ecco che Nikla non sapeva come
giustificarsi di fronte ai suoi mondi, famiglia di origine e conoscenze.
Vaneggiava. Diceva che Roby era lei che lo aveva mandato via. Poi, diceva che
la picchiava, cosa che non stava né in cielo né in terra. Ed allora perché
faceva la disperata che lui se ne fosse andato a vivere altrove? Il rozzo
cognato, il medico marito di Miriam, la cugina, il Dalessandro, con la sua
finezza, e coll’abitudine ad insultare tutti gli Scattozzi-Scattozzi (di Mina e
Mario; gli altri non lo consideravano né lo frequentavano), un giorno le aveva
detto, di fronte a madre a fratelli:
- “Ma quel Roby se ne è andato via
perché era finocchio? ...finocchio ed impotente?”
A lei non era sembrato vero... Prima
era arrossita per quella botta di rozzezza, poi aveva risposto:
- “Sì, certo...”
...Cose da scumpisciarsi dal ridere.
...Tale era Nikla ed il suo mondo...
Nikla era in stretto contatto con
l’Allakka (INPS), quella degli Squadroni della Morte del PCI-CGIL e della
Polizia Segreta Carabinieri-NATO. L’Allakka (che aveva già tirato di mezzo
Nikla in precedenza, nel 1980, per lo State/Government-Organized
Stalking-Mobbing
degli Squadroni della Morte CC-NATO contro Roby), la aveva impattata ancor più
direttamente dopo che Roby era stato preso, a metà 1981.
- “Nikla, devo dirtelo per l’Istituto
[l’INPS], ed anche per te, che, senza una netta scelta di campo, rischi pure tu
di...”
- “Io?! Che c’entro io?”
- “Certo tu... Questo è un momento
storico ché o ci poniamo tutti sotto l’egemonia dei battaglioni rivoluzionari
dei carabinieri, che sono l’ultima trincea di questa nostra democrazia, delle
nostre istituzioni, oppure c’è solo il baratro...”
- “Fiorella, quando mi avete chiesto,
io ho cooperato”
- “Sì, lo so. Ma non basta. Ora
occorre altro...”
- “Ma io sono sempre stata dalla
parte della democrazia, dalla parrocchia, alle ACLI, alla CISL, alla CGIL...”
- “Non capisci... Ti si chiede
qualcosa di più. Sennò fai la fine di quello, di quelli. E poi tua figlia resta
sola... od addirittura se la prende quel Roby appena esce!”
Al che Nikla urlando, in pieno
improvviso attacco di pianto isterico:
- “Nooo!!! Nooo!!! E poi mia madre
che cosa mi dice? E mia figlia? Nooo!!!”
- “Dai, calmati...”
- “Che deee..., che deeevo..., che
devo fare.”
- “Niente... Solo capire... capire
come funzionano le cose e chiarire, chiarire a chi conta, che tu sei colla
democrazia, coi battaglioni rivoluzionari dei carabinieri che nell’ombra
rischiano per tutti noi, ci difendono. Noi, anche... ...Noi dobbiamo fare la
nostra parte...”
- “Io sono sempre stata coi nostri
colleghi statali e pubblici. Anche mio papà lavorava nel pubblico. Era
impiegato INAM.”
- “Ecco, hai capito... È solo che
devi attivarti. ...Non che porti via tempo... Dei attivarti per entrare in
questo movimento dove tutti noi diciamo no a pochi fanatici mentre diciamo sì
alla nostra vita, ai nostri valori, a tutto quello che abbiamo costruito ed in
cui crediamo...”
- “Anche la mia amica Mariella, alla
Spezia, quando andavamo alle ACLI a propugnare l’alleanza a sinistra, me lo
diceva sempre che il comunista era in fondo uno come noi, con cui dialogare.
Non potevo dirlo in casa, perché sennò la mia mamma... Io sono sempre stata
schierata per l’unità, ...l’unità di tutte le persone di buona volontà come
stava scritto da qualche parte.”
- “Brava, Nikla! Brava! Brava!”
- “Io sono sempre stata cattolica e
compagna, di sinistra.”
- “Ah, nessuno ti chiede di dire
nulla contro quel Roby. Tu ci devi solo... Lo sai che quello non è come noi...
Legge. Studia. È sempre con tutti quei giornali e quei libri. Sembra che se li
porti in giro per farsi vedere. Però ben lo vedono nelle biblioteche assorto.
...Sai a noi arriva tutto... Oh, come mi dà noia... Non può comprasi in sacco
sportivo e gettarveli dentro come sta diventando di moda?! E poi Serena, ...che
magari lo ammira... Certo che se Serena ammira lui e si stacca da te...”
- “No! No! Mai! Senza Serena come
posso vivere. Dici davvero che lui...”
- “Certo, lui, col suo carisma... Oh,
sono infidi questi giudei... Lui col suo carisma, senza dirti niente, te la
mette contro e tu, un bel giorno, ti ritrovi senza figlia...”
- “No! No! Mai! Nooo... Dici davvero
che... Nooo! Non è possibile. Non deve succedere!”
- “Ecco, brava Nikla. ...Però, perché
non succeda quello che non si vorrebbe, si devono fare delle cose per far
succedere quello che si desidera.”
- “Tutto! Tutto! Sennò poi mia madre
mi sgrida. Ed anche i miei amici, le mie amiche, tutti quelli che mi conoscono,
che cosa dicono poi di me?”
- “Tu lo sai che quel Roby andava in
giro a sparare alla gente...”
- “Sei sicura?”
- “Sennò non lo prendevano...
...Eppoi, Nikla, sei tu che me lo avevi confermato...”
- “Fiorella, io te lo avevo
confermato perché tu me lo avevi chiesto... ...Eppoi era una cosa
confidenziale... ...Che non si sappia, che io... ...I suoi mi riempiono di
soldi, ...non vorrei che...”
- “Magari te ne danno ancora di più
se lo si smaschera del tutto. Poi, sai, ci sono tanti che, infine smascherati,
trovano la via di una qualche redenzione. Col marchio, ma redenti, ritrovati!”
- “C’è suo padre che lo stima.”
- “Ma noi sappiamo era lui il capo
del terrore, Nikla.”
- “Fiorella, l’hanno preso per
un’altra cosa, generica.”
- “Ebbrava... È perché siamo
garantisti. Anche se sappiamo che è colpevole, è chiaro che uno lo si prenda
per cose lievi. Poi, col tempo, magari uno confessa ed allora abbiamo la prova
che...”
- “E se non confessa?”
- “Se non confessa abbiamo lo stesso
la prova, la prova che è un irriducibile. Lo sai...? Lo sai che...? ...A te
posso dirlo... ...Lo sai che hanno scuole dove li addestrano..., li addestrano
a dissimulare, a non dire nulla, oppure a dire ma per confondere. ...Sono cose
delicate... Si deve saper distinguere... Se poi lui fosse del Mossad, quel giudeo
schifoso... Ah, quelli sono duri... Ce li mandano qui perché ce l’hanno con noi
cristiani... ...Non dirlo a nessuno, Nikla, ma noi sappiamo come stiano le
cose...”
- “Come hai ragione... Come facciamo
noi a distinguere, a sapere come stiano le cose?”
- “Anche noi abbiamo delle scuole...”
- “Ci posso andare?”
- “Sono esclusive per i nostri
fratelli, ...amici e compagni..., dei battaglioni rivoluzionari dei
Carabinieri. I fortunati che hanno accesso a quei livelli al servizio della
collettività, di tutti noi, necessitano poi del nostro aiuto. Loro sono
poderosi perché hanno noi. Noi abbiamo loro e loro hanno noi. Ecco il popolo
che quelle minoranze eversive non possono battere!”
- “Che bello!”
- “Quando anche tu ne farai parte,
Nikla, capirai che in fondo noi serviamo noi stessi...”
- “Fiorella, fammi capire bene...”
- “Guarda, meglio dirtela tutta. Io,
col mio fidanzato medico, ...io, ...noi... Noi abbiamo partecipato ad un
collettivo... Come dire? ...No, non è una psicoterapia... ...Sì, è vero, lui
non sembrava avere interesse per me, interesse in quel senso. ...Anche io, non
è che dia molto importanza a quella cosa. ...Per me, avere un uomo, come per
lui avere una donna, è avere come un amico da piccoli, una cosa tanto per
sentirsi uguali a tutti gli altri e perché in famiglia dicano che va tutto
bene... Ecco, no, non era per quello. Era un collettivo oltre... ...oltre
quelle cose lì. Era un collettivo dove le persone dicevano i loro problemi...
...problemi... No, neanche i loro problemi... Dicevano le loro cose, quello di
cui si sentivano di parlare. Una curiosità del momento. No, non è che le
persone debbano raccontarsi. Certo, se c’è chi lo voglia fare... Capitano tanti
casi... ...Ti dirò che uno di quei casi mi ha fatto pensare a te. Ora, che Roby
è stato preso, con tutto quell’alone del militante, di quello di principi,
...tu puoi dire quel che vuoi... Serena può anche averti sentito sconvolta. O
se tu non ti sei sconvolta, magari avrà sentito altri sconvolti. Sconvolti o
non sconvolti. Ma, alla fine, Serena guarda a te e vede quella di tutti i
giorni. Guarda a lui e vede un personaggio da film. L’eroe. L’eroe buono...”
- “No! No! No! Nooo! Non voooglio. Piuttosto lo ammazzo. Piuttosto
ammazzo anche Serena! Senza Serena non posso vivere. O mia o di nessuno!
...Appena sento che lei appena-appena non guarda me... No, non posso
permetterlo. Non permetterò mai che Roby divenga il suo eroe... No! Nooo...”
- “Dai, calmati. Io facevo per dire. Lo sai che ti sono amica. Se non
ci si aiuta tra donne. Come donne, come colleghe, come cattoliche (...lo sai
che anch’io..., il PCI è stato solo politica... il PCI-CGIL), come compagne...”
- “Ma davvero dici che...”
- “Non è che lo dica io... Col mio uomo, siamo andati a queste cose che
ti ho accennato. Oh, non solo. Quella era una cosa privata, nostra. Ma anche al
Partito, ci sono delle commissioni, la Commissione Sicurezza, che è una cosa
appena riservata. Siamo andati a degli incontri, solo per interesse culturale
naturalmente, ...sai, il Partito ti invita... O è il sindacato, la CGIL... Che
fa una, che fa anche il mio uomo che in un ospedale pubblico... No, non per
quello, è che poi noi ci crediamo a queste cose, ad un certo discorso. Non so
se mi spiego. Quando ci si crede... Ci aiutano anche a capire di più. A volte
degli incontri, sentire altre voci, ti da consapevolezza. Si capisce meglio...”
- “E loro ti hanno detto che Serena...”
- “Sono situazioni tipiche. La figlia. L’eroe. E poi gli altri, che pur
si prendono cura dell’infante. Ma l’infante prende tutte le attenzioni come
dovute, Mentre poi, col cuore, sta con l’eroe. E, qui, l’eroe è quel Roby...”
- “Nooo. Non posso più vivere se... Lo ammazzo! Lo ammazzo! Ammazzo
anche lei!”
- “A parte che non puoi ammazzarlo, ora. È protetto... Se è
ristretto... Ma anche lo ammazzassi, ecco che a Serena resterebbe,
indistruttibile, il suo eroe, scomparso e dunque ancora più eroe...”
- “Nooo!”
- “Dai Nikla calmati... Noi, io ed il mio uomo medico, noi
conosciamo... Ti dicevo solo che mi era capitato di pensare..., ...non solo a
te naturalmente. Sapessi quanti ce ne sono di questi casi in giro. E ci sono
specialisti che li studiano anche. Questi figli che s’infatuano del genitore
sbagliato solo che... ...e sì... è proprio quello... Se ne infatuano proprio
perché è sbagliato. Ce lo hanno anche spiegato certi compagni professoroni. La
personalità dell’adulto si forma nell’infante e nel giovane con le esperienze.
Le esperienze si vivono creando contrapposizioni. È come il bimbo piccolissimo
che apprende rompendo le cose. Proprio perché la personalità si costruisce con
le contrapposizione, ecco che è facile per il bimbo e per il giovane infatuarsi
del genitore sbagliato.”
- “Ed io che faccio tanti sacrifici!
Che ho dedicato la vita a lei. E lui me la porta via! Me la porta via perché
lui è sbagliato! Schifoso! Schifoso! Io l’ammazzo!”
- “Certo, è proprio questo che va
fatto ma senza violenza aperta. Lui, la sua presenza nella mente di Serena,
vanno distrutti, cancellati...”
- “Sì, lo distruggo! Lo cancello! Già
porto Serena sempre dai miei, in particolare per le feste comandate! A lui
cerco di non farla mai vedere. Soprattutto per le ricorrenze, per le feste. Sì
che Serena cresca coi miei davanti e
disprezzando tutti gli altri. Io parlo sempre male di tutti a Serena, tutti
coloro che non siano della mia famiglia!”
- “Davvero?! Un po’ estremo...
...Purché questo troppo non porti Serena a disprezzare te e la tua famiglia di
origine. Magari segretamente, nell’intimo, senza fartelo vedere. Sai, una si
vede davanti sempre e solo quelli, e ne vede anche i difetti. A volte, il
troppo stroppia. Che per reazione, lei non abbia ripugnanza di voi. Mentre lui,
quel giudeo schifoso di Roby..., ...lui si fa la parte dell’eroe solitario.”
- “Ma che dici, Fiorella?! Io miei
sono perfetti! Non hanno difetti! Eppoi io non posso fare altrimenti. Che sennò
mi sgridano i miei, la mia mamma, la mia mammina. Lei è una tradizionale. Oh,
che donna! Si è sacrificata tutta la vita per la famiglia, per noi. Lei è una
vera santa! Lei sa quello si debba e non si debba fare. È lei che ha sempre
occhi per tutto e per tutti. Se io non faccio a quel modo, lei poi mi sgrida.
Se mi sgrida, come faccio io?!”
- “Sì certo... ...Sai ci sono questo
nostri compagni professoroni... ...E questi nostri compagni professoroni dicono
che sono cose delicate, che...”
- “Fammici parlare! Quanto c’è da
pagare? Io pago! Non possono permettere che quello schifoso mi porti via Serena
perché lui è l’eroe. Io sono ancora più eroe. Io mi sacrifico tutti i
giorni...”
- “Nikla, non sono cose che uno va,
ti fanno una ricetta, passi in farmacia, poi prendi le medicine e tutto va a
posto.”
- “Fiorella, ma se io non so...”
- “Nikla, ci sono qui io.”
- “Come sarebbe a dire?”
- “Se al partito mi hanno chiamata,
col mio uomo... Se qui all’INPS lo vedi che mi hanno dato delle posizioni certo
di responsabilità ma che mi permettono anche di potermi muovere, di poter
parlare coi colleghi, è proprio perché... Ecco, quello che ti dicevo
all’inizio... ...Questa nostra democrazia, questo nostro Stato, quando si
conosce, si conoscono le persone che lo fanno girare e che lo proteggono, si
vede poi tutto in un altro modo. Non ci sono più quelle contrapposizioni da
piazza, da comizio... ...Non so se mi capisci.”
- “Non ho capito bene... Ma, certo,
tu che hai studiato..., ora ti sei anche laureata... Ah, poi hai avuto la
fortuna di avere tempo, al partito, al sindacato, ...oh, come ti invidio! Tu
ora sai le cose. E come me le sai spiegare bene...”
- “Mannò chiunque potrebbe...
Fortuna. Anzi, caso. Ed ora sono qui al servizio dei colleghi, degli altri
quando possano avere bisogno...”
- “Ma non ho capito, poi, in
concreto, che cosa io debba fare..., che cosa io possa fare...”
- “Nikla, sono cose da fare per
gradi. Ora fai finta di nulla, di nulla cogli altri. Poi ti chiedo, ti dico,
io. Quando hai bisogno di aiuto, io sono sempre qui. Ma mi faccio viva io. Noi
ci prendiamo sempre cura dei nostri amici. ...Magari quel Roby, chiaro che era
lui il capo del terrore, od uno dei capi del terrore, lo tengono dentro vent’anni.
Vedrai che verranno fuori tutti i suoi omicidi. Si prenderà qualche ergastolo.
...Ma non vedi che occhi... Oppure quella sua spavalderia era solo scena ed ora
crolla. Ma dovrà ben pagare egualmente per i suoi crimini.”
- “Ma se per Serena diviene un mito?”
- “Sai, Nikla, è tutto relativo. Un
mito ristretto non è che... Sì, un po’ sarà già divenuto un mito, nelle
fantasie della bimba. Questo è inevitabile. Dobbiamo solo come vedere di
muoverci accorte, sì da non peggiorare il tutto. ...Intanto Serena cresce...
Dobbiamo trovare il modo di rimuovere questo mito si è creata. Con prudenza.
Senza fare pasticci. ...Vediamo di gestire la situazione in modo dinamico. Ci
teniamo in contatto. Io ora ci penso. Tu ci pensi. Vediamo di gestire la
situazione in modo dinamico. Fino a che lui non sia distrutto, certo che non
puoi stare tranquilla. È per che questo che dobbiamo ben osservare e
controllare come vadano le cose. E vedere come
muoverci. Solo quando quello non venga distrutto o non si distrugga da
solo non che è che tu possa stare tranquilla.”
L’Allakka si rendeva ben conto che
doveva far figurare come se a lei non ne fregasse nulla, o poco, come se
cadesse tutto dall’alto, o lo facesse per altruismo. Glielo avevano detto pure
alcuni consulenti della Polizia Segreta Carabinieri-NATO: “Si deve far apparire
come quello che si chiede venga da fonti esterne, impersonali, e pure
sovrapposte a tutto ed a tutti, per cui il singolo pensa che sia naturale
obbedire, sottomettersi ad una fonte di autorità e di verità. ...Quasi fosse il
caso,per cui uno si senta pure deresponsabilizzato...”
L’Allakka cercò di muoversi su quella
linea che, dato la naturale prosopopea, le era anche abbastanza spontanea:
- “Guarda Nikla, anche se al Partito
mi chiamano, ...insomma non sono poi proprio l’ultima, nessuno è ultimo nel
nostro grande e glorioso Partito!, ...poi sono solo una militante al servizio
degli altri, qui al servizio dei colleghi. Ti ho parlato solo per spirito di
servizio e poi perché siamo amiche, amiche e compagne. Quando ci si intende su
certi discorsi, ci deve sentire, aiutare...”
- “Dai, io non posso permettere che
quello schifoso... Fammi parlare col tuo uomo, con queste persone, coi compagni
professoroni. Dai, vi posso invitare tutti a cena da me, così abbiamo poi il
tempo, dopo la cena...”
- “...Volentieri.... Sarebbe
l’ideale... È che sono sempre tutti così presi. Turni in ospedale. Impegni di
lavoro. Il Partito. Io, te lo dico sinceramente, molti giorni, quando vado a
casa, la sera, mi faccio una doccia, mi corico un momento, e poi tanta è la
spossatezza che mi risveglio la mattina dopo, col tempo appena di prepararmi e
correre qui in ufficio.”
- “Questo vuol dire che non mi
aiuti?!”
- “Come no! ...E solo che sei tu,
poi, che devi vedere cosa vuoi fare... Guarda, tanto per non fare imprudenze,
cose sbagliate, tanto giorno più giorno meno, ...anzi né giorno più né giorno
meno... Che giorno è oggi. Ecco, sì, il mio uomo... Te lo ho detto che lui si
occupa di queste cose anche sul lavoro... Studiano sia infanti che adulti: Poi
esaminano casi, comportamenti, come le persone agiscono e reagiscono a
situazioni... Non preoccuparti, è un compagno, uno alla mano. E, poi,
ovviamente lo avviso che sei un’amica, una collega. ...Tu ti fai viva, al
telefono, oggi stesso, diciamo tra le 19:00 e le 21:00, non dopo ché poi si fa
tardi... anche lui è stanco, non vorrei che... Ecco, ma non sul tardi, tra le
19:00 e le 21:00 tu ci chiami. Qui ti ho scritto il numero. Parlate un attimo
al telefono. Vedrai che lui ti dà delle indicazioni...”
- “...E tu, tu, Fiorella, tu mi
abbandoni...”
- “Ma figuriamoci. Io sono sempre qui
per di aiutare amiche e colleghe... Questo è solo un passo per capire la
situazione. Perché poi sei tu che devi sapere cosa intendi fare. Io aiuto
chiunque, a maggior ragione te che conosco e stimo. Ma non posso certo
sostituirmi... Come dire?! Non posso certo manipolare gli altri. Non ne sarei
neppure capace. Il mio uomo è uno alla mano e professionale. Vedrai che ti dà
delle indicazioni operative. ...È il mestiere del medico esaminare i casi e
dare ricette per risolvere...”
Si erano lasciate. L’Allakka era
andata a farsi un cappuccino, a mangiucchiare alcune paste e pure a fumarsi
nervosamente una sigaretta. Aveva poi chiamato il ‘fidanzato’, il convivente,
dopo aver controllato che non ci fosse nessuno potesse sentire:
- “Guarda, abbiamo un’altra polla...
Sai, quella collega che ti avevo detto... ...Quello che hanno preso... Lei è
preoccupata per la figlia, che sia infatuata del padre. Ecco, al Partito ed
Comando di Divisione [dei CC]... ...ecco sono io che mi occupo del caso, qui,
con lei, la Nikla, anche se lei non sa niente. Non devo farlo vedere che... Tu
la devi solo rassicurare, dirle due cose, e consigliarla di mettersi nella mie
mani. Sintetico e convincente... Lei chiama questa sera, tra le 19:00 e le
21:00, a casa...”
Lui ben sapeva che avere di fronte un
medico in carne ed ossa, col camice, in ospedale, in ambulatorio, col rituale
della visita, anche se lì non è che dovesse visitare la polla, dà una particolare
autorità a qualunque sciocchezza si possa dire, fare, suggerire... In fondo,
nell’arte medica, vi è una parte che è scienza, una parte ben maggiore che è
arte, ed una parte rilevantissima che è teatrino, ritualità. Si va da medico,
come dal prete, per mettersi nelle mani dell’altro, spesso. Solo in casi
limitati vi si va, o vi si è portati od obbligati, per vera necessità.
Intanto Nikla, che in ufficio non
aveva un cacchio da fare, o che comunque non è che..., aveva chiamato Mara.
Mara era una del Manifesto, o già del Manifesto.
Era una degli anni 40, allora, come data di nascita. Piemontese-piemontese. Di
Bra, dove aveva fatto il classico. Pur cattolica da sacrestia, si era
interessata, avvicinata, al PCI, più che altro come forma, molto diffidente e
scialba, di contestazione del moralismo cattolico. Neppure contestazione.
...Aveva voglia di scopare senza sensi di colpa... Finita subito trombata da un
ferroviere del PCI, decisamente con più anni di lei, che col cazzo gli aveva
dato a linea politica, si era presto sposata con lo stesso. Ma senza figli.
Aveva iniziato l’università, Lettere, benché senza molta convinzione, pur
bravissima negli studi. Si erano avvicinati al Manifesto, col marito. Un modo magari per evidenziare dissapori col
PCI ma restando all’interno di quella logica. La contestazione studentesca e
sindacale era stata occasione per entrambi per dedicarsi ad intense attività
scopereccie fuori dal matrimonio pur senza romperlo formalmente. Mara s’era
intanto ritrovata all’INPS. Un modo per
guadagnare qualche soldo mentre faceva ‘politica’. All’INPS, faceva la capetta
politica, frazione Manifesto.
Insomma, alla fin fine, buoni rapporti con tutti purché non vi fossero
estremizzazioni visibili. Si è poi laureata nel 1985 e passata all’insegnamento,
insegnamento del latino e connessi. Appunto, finiti gli anni dello
pseudo-estremismo, le schifezze del terrorismo e dell’antiterrorismo la avevano
portata a mandare tutti affaculo in cuor suo. Dunque, anche ad andarsene da
quella fogna di INPS di Torino e divenire professoressa di liceo. Non che poi
fare la profe fosse una grande differenza anche se lei si sentiva socialmente
superiore rispetto a quando faceva l’impiegata amministrativa all’INPS. Oh,
certo, aveva continuato..., più che altro per abitudine, a fare pure la
politicante. Era solo un modo per mettersi in vista e per sentirsi superiore
agli altri. Od anche solo per evidenziarsi, per rimarcarsi. Rifondazione ed
infine Ventola. Ma qualcosa si era definitivamente rotto dentro dentro di lei.
La sua nuova identità era quella di professoressa di liceo, un suo vecchio
sogno. Mentre si laureava sul serio, ad inizio anni ’80, si era riavvicinata al
marito, ora ben più disinibita che quando, sbarbina, si era fatta da lui
prendere e sposare. Ed anche lui, ormai con una quindicina di anni in più...
Avrà avuto anche altri problemi fisici. Chissà... Sta di fatto che lui le morì
tra le gambe. Stava progredendo in una cavalcata e, tu-tum tu-tum, lui le
stramazzò sopra, morto sul colpo. Lei ne fu sconvolta, soprattutto perché stava
cominciando a godere e lui mancò proprio quando avrebbe dovuto invece
continuare e farla volare. Si trovò un orgasmo mancato ed un morto sopra. Una
cosa un po’ orrida, il morto sopra, per lei.
Mara. Una piemontese della provincia,
fondamentalmente, e di origini non propriamente proletarie. Non che nella
provincia piemontese fossero e siano perfetti... È strapieno di ladroni. Non
lei. Per origini familiari e/o per indole personale, era ed è una persona di
una certa rettitudine. Non la sorprenderesti mai a parlare di qualcuno, tanto
meno a parlarne male, o non apertamente. Se proprio dovesse dire qualcosa, lo
farebbe con lo stile degli aristocratici, a mezze frasi, e senza lungaggini e
barocchismi. Oppure ti sbotterebbe diretta in faccia, frontalmente, avesse
proprio problemi con te. Il cognome di Mara, che eccezionalmente tralasciamo,
sembrerebbe originario dell’Emilia Romagna, od almeno lì con grande
concentrazione. Non disponiamo qui ora, del suo albero genealogico. Non importa.
Né ci interessa.
Allakka è un chiaro cognome
meridional-islamico. ...Da Allah... Non che Allah e gli islamici ne abbiano
alcuna colpa... Gli infami-pidocchi, come tutte le altre classificazioni
animali, sono democraticamente distribuiti in tutti i gruppi etnici.
‘Marocchini’, più probabilmente tunisini [d’Italiozia, che in qualche modo
avranno raggiunto], che, dal Sud, erano immigrati a Torino dove avevano aperto
un negozietto di verdura. Due figlie della famiglia erano finite all’INPS. Una,
sposata con figli. La ‘nostra’, convivente senza. Invero non abbiamo seguito
eventuali evoluzioni del suo stato civile... Per entrambe, il lavoro
impiegatizio era una forma di elevazione sociale, coi rituali del week-end,
della ‘casa in montagna’ etc. ...Insomma, tutti i luoghi comuni della
modernità, se possiamo usate il termine ‘modernità’ a questo proposito ed in
questo senso. L’altra Allakka, nel servizio programmazione dipendente dalla
sede regionale. La nostra, nel Servizio CC, Squadroni della Morte dei Carabinieri.
Ah, certo, infine laureata, in lettere, funzionaria, semi-dirigente o più, capa
di uffici e sezioni staccate, piccole sedi. Non ci creerà nessun problema anche
se domani la scoprissimo Direttora Generale o Presidenta INPS a Roma, o pure
Presidente della Repubblica. Beh, per il momento non ci risulta la sia. Ma
anche la divenisse, non ci toccherebbe neppure un po’ .
Mara era amica di tutti e di tutte.
Allakka inclusa. Da lì a dire che fossero vere amiche... Enigmatico,
relativamente a Mara, che ha la struttura, anche fisico-facciale, di una che è
professora da venti generazioni, con un ghigno aspro-acido ad essere sinceri,
dire se sia veramente amica di qualcuna. Mara è una con la faccia acida. Sarà
un acido atavico, di famiglia. In effetti si combina ad una voce stridula che
si altera subito sul paranoico. Ah, subito alla ricerca di cazzo, dopo il
trauma del marito stramazzatole tra le gambe... Volendosi evitare altri
stramazzi in corso di chiavata, almeno sul momento, cercava di puntare cazzi
giovani, per quel riuscisse... L’Allakka agente degli Squadroni della Morte del
PCI-CGIL e dei Carabinieri fu una delle ragioni per cui a Mara si estinse
qualcosa dentro e si disse che doveva tirarsi fuori da quell’INPS che ormai
percepiva come fogna ed andarsene dove poteva fare la leaderina in altro modo,
da professora di latino. Lei, ed i suoi alunni ed alunne. Non che Mara fosse la
tipa da fare grandi sceneggiate o dal parlarne indignata in giro se...
Tuttavia, quella ‘amica’ sua che... Oh, certo in un contesto differente,
chissà. Magari, se un fikone della Fiom le avesse detto ‘Mara, dammi la lista
di dieci/cento contro-rivoluzionari da fucilare’... Boh, non è detto. Forse,
anche in qual caso, ci sarebbe restata male e non lo avrebbe fatto. O lo
avrebbe fatto. Non sappiamo. Non importa. Non si può sapere cosa possa fare il
prossimo finché non lo faccia, o si rifiuti di farlo. Ed ogni comportamento
conta a sé perché non è neppure meccanico che chi abbia assunto un certo
comportamento in una certa situazione lo debba necessariamente ripetere
ritrovandovisi, per quanto di solito lo faccia, o si vuole supporre lo faccia.
Però quell’Allakka agente degli Squadroni della Morte del PCI-CGIL e dei
Carabinieri era qualcosa che urtava il suo senso estetico. O sarà stata l’Allakka
in sé ad averla urtata per qualcosa. Meglio tuffarsi nel latino dove, se non
altro, una lingua di incredibile bellezza strutturale presentava qualunque
cosa, anche le peggiori, migliore o, comunque, precisa, netta. Eppoi, Mara era
fondamentalmente una conservatrice che si era ritrova in area PCI per pure
ragioni di cazzo, il cazzo agognava pur negandoselo. Ed anche perché il PCI era
poi un partito bigotto e conservatore. Mara era ed è la tipa di conservatrice
che doveva e deve sentirsi coperta, per cui l’area PCI era una grande Chiesa.
Ne avesse trovata un’altra... Compagnuzza, qualunquista o fascista, per lei
sarebbe stato lo stesso, ...pur di sentirsi in ordine col mondo, coi tempi.
Qui, i tempi erano quelli, erano così... Non era neppure tipa da grandi dubbi.
Fatta una ‘scelta’, ottusamente persisteva. Al contempo le restava qualcosa di
oltre. Dietro quell’aria inacidita, accentuatosi cogli anni, restava
un’alterità, un esser altra. C’erano le mode dei tempi. Ma oltre esse,
restavano delle riserve non esposte, forse neppure dichiarate. Non dichiarate
seppur le si intravedessero, volendo.
Nikla la aveva subito chiamata:
- “Mara, perché non passi... Ho tante
cose in frigo. Anzi, già pronte. Solo da metterle sui fornelli e servirle a
tavola.”
- “Oh, ho da lavorare, da studiare.
Mi spiace. Devo consegnare proprio nei prossimi giorni una relazione per un
seminario, un esame. Sei gentile. Come vorrei, ma proprio non ce la faccio...”
- “Sai volevo chiederti una cosa...
Ho parlato con Fiorella. ...Roby... ...Serena... Sono terrorizzata che lei lo
possa prendere a modello e sfuggirmi, non più volermi bene...”
- “Oh, certo... Ma, sai, in fondo i
bambini si trovano sempre tra pressioni ambientali, esperienze, affetti...”
- “Eh, ma volevo dire, cioè, non so
se mi capisci... I bimbi vanno protetti...”
- “È suo padre. Non le ha mica mai
fatto nulla di male...”
- “Mara, ma io ora sono preoccupata.”
- “A volte ci si preoccupa troppo. I
bimbi capiscono e si fanno le loro idee.”
- “Fiorella mi ha detto...”
- “Lei non ne ha di figli... Forse
neppure...”
- “Ma tu allora che mi consigli...”
- “Guarda, io ora devo andare. Meglio
pensarci bene, prima di...”
- “Fiorella mi ha detto tante
cose...”
- “Se hai già parlato con lei...”
Mara aveva scantonato. Non le piaceva
Fiorella. Non le piaceva neppure Nikla. Non che lo lasciasse neppure
minimamente trasparire sebbene, talvolta, in certe sue domande retoriche si
celassero, come quasi casualmente, come delle lunghe ed articolare valutazioni.
Ma tali sue estrinsecazioni erano troppo latine, forse greche od ancora più
ostiche. Per cui non venivano colte. Non che fosse una tipa calma. Lanciava
tranquillamente urlacci isterici, ma molto contingenti. Quando si trattava di
entrare nel merito delle persone, ancor più se donne, era controllatissima.
Confuciana. Si censurava. Si censurava la parola, in parte pure il pensiero, ma
non l’intuizione. Il dover essere e dover sembrare non ne offuscavano il
disgusto o meno.
La sera, Nikla telefonò al convivente
dell’Allakka, al medico. Lei gli fece una lunga introduzione al caso, una cosa
piuttosto confusa ed incomprensibile, di cui infatti lui non comprese nulla,
pur con continue interiezioni di assenso per non interromperla, anzi per
incoraggiarla e soprattutto incoraggiarla a concludere. Non era importante. Lui
sapeva già che cosa serviva all’Allakka. Mentre Nikla, incapace di pronunciare
mezza frase con un senso compiuto, sproloquiava come al solito, lui si mangiò
più fette di torta salata, bevve, lesse il giornale...:
- “...allora, dottore, cosa mi
dice?!”
- “Sì, guarda, Nilka, sei stata
piuttosto chiara. È un caso piuttosto interessante. Ora ho tutti gli elementi
che mi servono per una diagnosi e per un’eventuale terapia. ...È pure una
situazione piuttosto tipica... Dato che è sempre meglio valutare tutti gli
aspetti, voglio fare un giro di telefonate, ora, e pure sentire alcuni mie
colleghi, domani mattina. In ospedale, stiamo studiando casi con connessioni.
Non è mai inutile sentire bene... ...Ci sono sempre progressi nella scienza
medica... Che ne dici di venire in ambulatorio da me domani?”
- “Sì, grazie, ...certo.”
- “Un momento che controllo l’agenda,
se ho una casella libera... Sì... Che ne diresti alle 15:30. Ce la fai?”
- “Sì, certo! Prendo un permesso e
sono lì all’ospedale, all’ambulatorio.”
- “Chiedi di me. Ti do tutti i
riferimenti...”
Il giorno dopo Nikla arrivò lì,
naturalmente tutta trafelata, arruffata come al solito, ed ovviamente in
ritardo, ed imprecando contro tutto e tutti, l’ufficio, il traffico, Roby.
Nikla arrivò lì, all’appuntamento, attorno alle 16:15. Per lui, il medico, era
lo stesso. Sorrise, pensando alla tipa squinternata aveva dinnanzi.
Lui le disse, tutto assorto assorto,
per apparire più convincente, che si trattava di agire su due fronti. Da un
lato, v’era da rimuovere un cattivo esempio dalla mente della bimba.
Dall’altro, per operare meglio, si doveva cercare di indurre lo stesso cattivo
esempio a compromettersi. Se poi non si riusciva, si poteva egualmente operare
ad altri livelli per surrogare questa auto-compromissione non ottenuta. Ma il
solo tentare era importante perché creava l’abito mentale per andare avanti con
quelle attività per conquistare o mantenere il cuore della bimba su esempi
‘positivi’.
Ripetette il tutto, come espediente
retorico. Poi chiese come casualmente se lei, Nikla, fosse in buoni rapporti
con l’Allakka.
- “Certo, ottimi!”
- “Perché, vedi, anche se lei fa la
modesta, per questo tipo di interventi sul campo, lei è ferratissima e non è
neppure la prima volta... Ha pure ricevuto una formazione piuttosto qualificata
nella materia, anche se non sono cose che si possano, né si debbano, conclamare
in giro. Per cui, lei mai lo direbbe. Fiorella è una che si presta, per amiche,
colleghe, compagne. Non è che ti possa far venire, tanto meno con la bimba, in
ospedale, per queste cose. Vanno affrontate e risolte in altri contesti. Anche
al Partito, al Sindacato, presso corpi dello Stato che non sai quanto operino
per il nostro bene, non solo per la nostra sicurezza, Fiorella è davvero tenuta
in altissima considerazione proprio perché... Abbiamo frequentato assieme
convegni e seminari. Per cose da ospedale, qui, ci sono io. Ma per altro, ed è
il caso nostro, il caso tuo, non c’è nessuno meglio attrezzato di lei... Io
sono un medico e qui non c’è da curare nessuno. Fiorella è un’artista per
questo di tipi di interventi per aiutare positivamente il prossimo.”
Mentre gli occhi ed il cervello
limitato di Nikla si accendevano di ammirazione per l’Allakka, e le parole
ascoltate le sembravano assolutamente convincenti e risolutive, lui la congedò
e lei si ritrasse tra grandi ringraziamenti ed inchini buffi e buffoneschi come
nel suo stile Scattozzo, tra il servile e l’idiota.
Il giorno dopo ritornò dall’Allakka:
- “Fiorella, ti ha detto il tuo
fidanzato?”
- “No, non parliamo di queste cose a
casa.”
- “Ah, credevo... Mi ha detto, se ho
ben capito, che Roby va smascherato per quel che è e che va rimosso dalla mente
di Serena.”
- “In effetti, è quello ci dicono i
compagni professoroni. ...La dissoluzione dell’esempio negativo e lo
spostamento dell’attenzione dell’infante su solidi modelli di ordine...”
- “...Ecco, io l’avevo detto
terra-terra... Lui mi ha detto che tu... che tu, hai contatti ed esperienza.”
- “Oh, mi fai arrossire... Noi siamo
qui tra amiche, colleghe, compagne...”
- “Fiorella, ma tu in realtà che
incarichi hai al PCI-CGIL e qui all’INPS? ...Così per... ...Solo per capire
bene... Io ci tengo molto a non farmi strappare Serena... Non so come potrei
vivere senza.”
- “Dici bene, Nikla! Mentre quello
che ha fatto?! Se ne è andato di casa a divertirsi... Chissà quante se ne è
scopate pure qui, mentre tu ti sacrificavi...”
- “È proprio quello che mi fa rabbia.
Una si sacrifica e poi è proprio quello che se ne frega che ha l’affetto,
l’adorazione...”
- “Sì, Nikla, qui è questione proprio
della felicità di Serena. Lei cresce bene con gli esempi giusti...”
- “Quello che non ho ben capito,
neppure quando il tuo fidanzato, mi diceva, come medico, ...ecco non capisco
cosa devo fare.”
- “In che termini sei tu coi suoi,
con la famiglia originaria di lui?”
- “Loro mi stanno rivalutando, perché
dicono che quella che viveva con lui li doveva avvisare che lui.... Eppoi...
Ecco sì, ...se vogliono vedere Serena, in fondo devono passare da me per cui
sono sempre lì a dare cose, soldi, offrire vacanze pagate. Io non è che li
sopporti tanto. ...Sai io devo tenere Serena agganciata ai miei, alla mia
mammina, non a loro... Forse neanche loro sopportano troppo me. Ma abbiano lo
stesso fine. Anche tanti da parte sua, alla Spezia, a Casalbuttano, a Genova,
...ecco lo vedono come uno da distruggere...”
- “Nikla, mi sembrano degli ottimi
presupposti. Facciamo così, ...tu ti fai una lista di tutte le cose che gli
possono essere addebitate, di tutte le cose negative che possano essere dette
su di lui. Intanto, mi lasci un paio di giorni, di giorni lavorativi, perché il
fine settimana... Io così chiedo al
Partito ed ai compagni professoroni ed altri.”
- “Allora ci sentiamo fra un paio di
giorni, di giorni lavorativi...”
- “Ah, se hai la lista pronta...”
- “OK... Grazie Fiorella...”
- “Ah, Nikla, un’altra cosa... Ma tu
sei sicura che lui fosse, sia, un capo del terrore...”
- “C’è chi lo dice. O chi dice che
potrebbe. Non è che siano sempre magari, persone che parlino con cognizione di
causa... ...Anche tu mi hai detto che deve essere il capo del terrore.”
- “Guarda, Nikla,voglio essere
sincera. Noi abbiamo informazione sicure. Cose riservate. Ma... Oh, non
potrei... ...Ma proprio perché tu sei un’amica... Guarda facciamo così, fai
un’altra lista del perché lui è il capo del terrore. Tu vieni con le due liste
e vediamo come far progredire il tutto. Io chiedo pure conferma a chi è in
contatto con l’Intelligence se loro siano sicuri, sicurissimi, che Roby...”
- “Ottimo, Fiorella! Così sappiamo
cosa pensare.”
Quando si erano riviste, dopo alcuni
di giorni, ovviamente Nikla non aveva buttato giù alcuna lista. Era una
sciatta. Sì, era proprio una a quel modo. Fuori di testa ed inetta proprio in
tutto. Se ne era uscita, per giustificarsi, con un:
- “Mi sono messa davanti ad un foglio
ma ci sono da dire così tante cose negative su di lui, e così tante prove
chiarissime che lui è il capo del terrore, che mi è sembrato tutto tanto
evidente che non sono riuscita a scrivere nulla... ...Temevo di scrivere di
meno...”
L’Allakka, stizzita, l’aveva buttata
sul pedagogico:
- “Guarda Nikla, io, proprio perché
sei un’amica, collega e compagna, mi sono data da fare. Mi sono sbattuta...
...sbattuta e mi sbatto... E non è che io non abbia cose da fare o che non
abbia voglia di riposarmi. ...Dopo una giornata qui a correre dietro a tutto ed
a tutti... Qui sei tu che devi decidere... Io ho parlato coi compagni
professori e pure con quelli del Dipartimento Sicurezza che hanno i contatti...
Ho esposto il caso ai compagni professori... Tu Serena l’hai già persa... O la
vuoi recuperare, o...”
- “Nooo, nooo, e poi cosa mi dice la
mia mamma, la mia mammina?! Nooo, io non posso vivere senza Serena! Non ho
nulla. Se anche lei...”
E scoppiò in una delle sue frignate
piuttosto frequenti. Cose penose, quanto false. Eppur la malattia mentale
devastante la faceva apparire come sincera e coinvolgente a chi soffrisse delle
medesime sindromi. ...Sindrome dell’identità/differenza
antropologica [[- syndrome of
anthropological identity / difference -]].
Era quello l’Allakka voleva. Si era
preparata la parte. Era una procedura standard degli Squadroni della Morte dei
Carabinieri:
- “Guarda, Nikla, ci sono delle
procedure. Delle cose standard che vanno fatte in questi casi. Sei tu che devi
decidere. La prima cosa devi decidere è se vuoi Serena o se non la vuoi.”
- “La voglio! La voglio! E tutta la
mia vita! Come potrei fare senza?!”
- “Sicura?”
- “E me lo chieeedi?!”
- “Allora, Nikla, ripetitelo ed
intanto andiamo nel magazzino che dobbiamo fare un esercizio per cui è
essenziale che non senta nessuno. Lì è come fosse insonorizzato.”
L’Allakka prese la chiave che si era
preparata e si avviarono. Arrivati nel magazzino, l’Allakka la condusse in una
stanza piccola, protetta, con delle sedie. Lei si sedette comodamente. Anche
Nikla si stava accomodando.
- “No, Nikla dobbiamo fare un
esercizio. Occorre che tu resti in piedi...”
- “Di che si tratta, Fiorella?”
- “Innanzitutto, ripeti la
proposizione. Allora vuoi Serena o la vuoi lasciare a Roby.”
- “No! No! Mai! ...A lui proprio no!”
- “Ecco, Nikla, ripetilo, urlalo: Non
lascerò mai Serena a Roby né a nessun altro! È mia! Mia! Mia! Solo mia!”
Nikla, guidata, e sempre più
esaltata, lo ripetette con forza, varie volte, finché quasi crollò
dall’esaltazione. L’Allakka la guardò con un tono di intima soddisfazione:
- “Brava! Brava! Ora dimmi,
sinceramente... Che cosa sei disposta a fare per tenere fede a questa
proposizione... Dimmi, che cosa sei disposta a fare pur di non perdere Serena?
Pur di farla sempre tua!”
Nikla, esaltata:
- “Tutto! Tutto!”
- “Ecco, bene... Ma ripetilo come
prima, varie volte, e con forza: Pur di
fare Serena mia e solo mia sono disposta a fare tutto, tutto, tutto nel nome di
farla mia e solo mia. Sono disposta a violare qualunque regola, accordo,
solidarietà, parola data, purché Serena resti mia e solo mia! Vivo per Serena!
Sono pronta a fare tutto per Serena! ...Sì, è un poco lungo Ecco che te lo
scrivo...”
Nikla ripetette tutto con
esaltazione, come prima, ed ancora di più, fino ad esserne esausta.
- “Brava! Bravissima, Nikla. Ora che
hai affermato questa tua volontà, siediti, riposati... ...Ecco, ti prendo un
po’ d’acqua... Ho qui delle caramelle... Ora hai affermato, non solo rispetto a
Roby, ma relativamente a chiunque, che nessuno si può frapporre tra te e
Serena, e che tu farai tutto e di tutto pur di tenerla legata a te e solo a
te... ...Del resto, lo facciamo per il suo bene.”
Nikla si riposò esausta. Non possiamo
dire che si rilassò perché era un’agitazione, un’apprensione, permanenti.
- “Fiorella... Ma questo basta, è
sufficiente?”
- “Certo! Anche se si devono dare la
gambe al tutto. Ci sono delle procedure che si usano in questi casi...”
- “Ah, mi sembrava...”
- “Ora, anche se forse sei un poco
spossata da queste operazioni, sarebbe il momento della prima lista, una lista
di tutte le cose contro Roby e, già che ci siamo e per completezza, ...guarda
su questo altro foglio, od anche nello stesso ma separato dalla prima lista se
ti torna più facile, butta giù una lista di tutto ciò si possa dire od
immaginare contro i suoi, o comunque contro tutti coloro possano contenderti
Serena. Ah, non importa che siano cose vere. Se per distruggerlo non ti bastano
cose vere, o se credi, scrivi assolutamente tutto ciò che si possa dire od
immaginare. ...Non preoccuparti, se ti dimentichi o ora non ti senti di
scrivere talune cose che ti sembrino ora eccessive, lo si può anche fare dopo.
Tutto può essere corretto ed integrato. Allo stesso tempo, cerca di essere più
completa che puoi, ora.”
Nikla, con la sua confusione tipica,
usuale, stese la lista. Ma non era importante il contenuto. Importante era che
la stendesse. L’Allakka la prese, finse di scorrerla:
- “Ecco bene... C’è solo una cosa...”
- “Cosa?! ...C’è qualcosa che non va
bene?!”
- “No, no, va bene tutto,
...benissimo! È una cosa che a volte crea dei fraintesi e poi dei problemi.
Deve essere chiaro che tu vuoi Serena rispetto a tutti, che non è solo una
questione relativamente a Roby, anche se lui ovviamente è al centro per vari
aspetti. Per cui, guarda, ecco un altro foglio, fai una lista di quelli di
sicuro ti sostengono e quelli che invece, anche se sono contro Roby,
potrebbero, magari per ingenuità, non darti tutto l’appoggio che tu meriti.
Butta giù i nomi e poi ne discutiamo. Perché ci sono tante cose, atteggiamenti
soprattutto, da interiorizzare... ...Ma tu sei sicura, sicura-sicura, che vuoi
Serena per te, tutta e solo per te?”
- “Certo-certo, certissimo!, non
potrei vivere senza! Lei è a dimostrazione che io sono io, che io esisto!”
E Nikla scoppiò in uno dei suoi
soliti lunghi pianti isterici.
- “Oh, bene-bene, Nikla! Queste sono
cose che necessitano di una dedizione totale. E poi, sai, se devo mobilitare
nostri amici, nostri compagni, e, loro, e io stessa, strutture dello Stato...
Non è che poi...”
- “Certo, certo, che sono ben
decisa!”
Nikla scrisse la lista dei nomi, con
qualche commento, e la dette all’Allakka...
- “Ecco, Nikla, vedo che dici che con
Angelo, il padre, non c’è nulla da fare...”
- “È che è troppo buono e, allo
stesso tempo, capisce troppo...”
- “Come sarebbe a dire...”
- “A volte chiedo dei soldi in
prestito. Me li presta. Poi quando tento di non restituirli, lui mi dice, anzi
fa l’aria, che tanto ho le mani bucate, per cui stanno meglio nelle tasche loro
che mie.”
- “Ah... E con Roby?”
- “Angelo dice che è giusto che
faccia quel che crede...”
- “Ah... ...Questo devo segnalarlo...
...E con gli altri? ...Come va con gli altri?”
- “No, gli altri sono tutti per fare
il mazzo a Roby. Vorrebbero tutti farlo a pezzi”
- “Ma vedo che li hai messi nella
lista con Angelo...”
- “È solo perché è meglio tenerli
sotto pressione. Non vorrei che Serena...”
- “Per esempio, quando fanno dei
regali a Serena, tu cosa fai?”
- “Se Franka regala dei vestiti che
sono più belli di quelli che regala la mia mamma, io faccio di tutto perché
Serena si metta qualche volta almeno quelli della mia mamma, anche se lei non
vuole. Mentre sono piena di rabbia contro quelli di Franka. Incito Serena a
tagliarli colle forbici e, se lei non vuole, lo faccio io sotto al suo naso...”
- “Ah, bene... E quando Rikkio fa
regali?”
- “Oh, siccome ha soldi, dico a
Serena di farsi comprare le cose più costose, di mettersi a piangere se non lo
fa, e poi disprezzo tutto quello lui le compra...”
- “Ah, ottimo. Vedo che ci sai
fare...”
- “E con i tuoi?”
- “Ah, loro non le comprano mai
nulla. Io, comunque, quando andiamo da mia madre, alla Spezia, prima porto
Serena a salutare i miei, anche se gli altri nonni sono al pian terreno dello
stesso edificio. Solo dopo la porto a salutare loro.”
- “E con Roby?”
- “Faccio lo stesso. Un Natale, lui
le aveva comprato un cubo stereo, con CD, mangianastri, radio, etc, che deve
anche essere costato abbastanza, sul milione. Ho detto a Serena che era uno
schifo e non serviva a nulla. Quando lui la voleva portare a Parigi per fine
anno, la ho fatta impegnare con mia madre, anche se lei era già impegnata con
lui, sì da non mandarla. Mi metto a piagnucolare con Serena, se lei esce con
lui. Faccio il possibile e l’impossibile per non fargliela vedere. E così via.
E picchio Serena senza problemi, perché capisca che lei debba sempre vedersela
con me.”
- “Oh, vedo che ci sai fare... Ma si
deve fare di più... Si deve passare dalla difesa all’attacco, in questi casi.
Sennò, la perdi. ...Mi avevi detto che ti avevano intestato un appartamento?”
- “Sì, di un 100 mq, alla Spezia, ma
poi lo hanno venduto, per cui...”
- “Ed ora non hai più nulla?”
- “Ora, no.”
- “Ecco, lì, avresti dovuto dire che,
per il futuro di Serena... Insomma, dovevi tenertelo. Magari andarci ad abitare
tu. Od affittarlo e dire che i soldi ti servivano per Serena...”
- “Dici che avrei dovuto?”
- “Ma sì, certo!”
- “Se vuoi Serena, devi mostrare di
essere pronta a tutto!”
- “Certo! Certo! Hai ragione! Che
scema che sono stata...”
- “In effetti... Si deve essere duri,
in queste cose. Non farsi problemi. Se tu sai quel che vuoi...”
- “Sì! Sì! Ora lo so! Per Serena,
sono davvero pronta a tutto!”
- “Nikla, se sei davvero pronta a tutto, si devono
trovare delle cose da dire... ...Come dire?! Noi sappiamo che la sostanza è
giusta, perché tu lo fai per il bene di Serena e perché lui, che è il capo del
terrore, va tenuto distante...”
- “Cosa?”
- “Nikla, ti avevo detto di fare una lista di quello
si potesse dire...”
- “Se ne possono dire tante...”
- “Nikla, se non partiamo da qualche parte... Poi,
guarda, è meglio qualche punto su sui concentrarsi. ...Vedi, in queste cose...
...Scusa, non dirlo a nessuno... ...ce lo hanno spiegato anche durante dei
corsi... Se tu incontri qualcuno, parli con un collega, non è che... ...Se dici
troppo la gente non sta a sentire. Si deve dire una cosa sola. Come un colpo di
pistola. Per cui, basta che tu tu abbia, una, due , tre, … non di più, ...una,
due, tre, cose da dire ma che siano, ...come dire?, ...che siano ficcanti. E
vedrai che serve. Serve, eccome!”
- “Non saprei, Fiorella...”
- “Nikla, non mi dire che non hai mai detto nulla...
Dai, Nikla, a volte ti ho sentita io stessa, quando lavoravamo assieme, al
settore contributi, sembravi un fiume in piena, urlettavi, sbraitavi..., tutto
giusto!, è così che si fa!, ...Dai non dirmi che non hai qualcosa che possiamo
esaminare ora. Dai, solo qualche punto chiave. Cose brevi, nette, come un colpo
di pistola. E lo freghiamo pure a questo modo. Tu devi proteggere Serena. Lui
va colpito perché è il capo del terrore che ti vuole portare via Serena”
- “Fiorella, a volta, con la mia mamma, con familiari
e partenti... ...Sai, anche la mia mammina mi diceva che...”
- “Sì, Nikla dimmi!”
- “Quando lui se ne era andato, ...beh qualcuno lo
aveva saputo che... ...lo avevamo dovuto dire... La mia mammina mi aveva detto
che nessuno può permettersi da andarsene da degli Scatizzi... ...La mia mamma,
...oh Fiorella che non si sappia!... ...la mia mammina mi diceva che chi se ne
va da una Scatizzi è morto...”
- “Sì dimmi, Nikla...”
- “La mia mammina mi aveva detto che quando qualche
parente avesse chiesto, ...ecco non è che io potesi dire che se ne fosse andato
perché faceva l’amore con altre...”
- “Sì, sì, continua Nikla...”
- “Una volta, il nostro parente medico, ...oh un vero
luminare della medicina..., mi aveva chiesto, ...eravamo tutti a tavola..., se
se ne fosse andato, ...no anzi, la mia mammina aveva detto loro che lo avevo
sbattuto io fuori di casa... Ecco, sì, mi aveva chiesto se lo avessi sbattuto
fuori ci casa perché fosse impotente, ...finocchio... Io mi ero un po’
vergognata, ma avevo risposto di sì. ...Cosa ne dici, Fiorella, si potrebbe
dire che è impotente...”
- “...Oh, Nikla, se ti può far piacere, certo, puoi
dirlo a chi vuoi, ma non è che serva a noi. Sai, Nikla, è come se si dicesse
che uno ha mal di cuore, od il cancro, non è che lo si colpisca... ...Nikla,
per i fini tuoi, per non perdere Serena, ti occorrono delle cose che lo
colpiscano diritte-diritte nella sua individualità...”
- “Ah, tu dici che va proprio fatto... ...Non so se ho
ben capito...”
- “Nikla si devono dire cose che lo facciano
vergognare..., ...cose che lo demoliscano davvero! ...E che lui non possa
controbattere...”
- “Fiorella, io, una volta, proprio per obbedire alla
mia mammina, avevo provato a dire che lui diceva che Serena non era figlia
sua... A essere sincera, Fiorella, io mi sento come se Serena non fosse figlia
mia. La sento distante. Serena sembra proprio come una copia di Roby. ...Beh,
io non è che possa deludere la mia mammina. A volte ci penso... ...io ero in
anestesia totale. Poi mi hanno detto che era figlia mia... Oh, sempre avuto un
senso di estraneità. ...Fiorella, tu cosa ne pensi.”
- “Nikla, restiamo concentrate... Tu non vuoi deludere
tua madre?”
- “No, mai! Mai!”
- “Tu non vuoi perdere Serena?”
- “No, mai! Sennò cosa dice la mia mammina?! Ed i miei
parenti?! E quelli che mi conoscono?!”
- “Nikla, questa cosa di dire che lui dice che non è
figlia sua... Ecco, questo di potrebbe fare...”
- “Non lo ha mai detto e si vede che è figlia sua.
Assomiglia solo a lui!”
- “Non importa mica, Nikla.”
- “Ma non mi crede nessuno.”
- “Nikla, non funziona così. Guarda, Nikla, tu lo
dici, appena entri in argomento, quando parli con qualcuno, se, per esempio, ti
chiedano di lui, ...insomma non appena divenga possibile dirlo. Tu lo butti
lui. Una cosa del tipo: Oh, quello, dice persino che Serena non è figlia sua!
Per uno o due che restano perplessi, otto di credono. Ed anche i due che hanno
dubbi, hanno comunque registrato che tu lo hai detto. È solo una cosa così...
Solo questo non basta. Vediamo se troviamo altro. Dobbiamo trovare altro.
Prova, intanto, a ripetere questo primo punto.”
- “Dunque, vediamo...: Sai, quello, dice perfino che
Serena non è figlia sua!”
- “Bello! Bene! Colpito! Vediamo ora qualche cosa
d’altro, Nikla.”
- “La mia mammina mi aveva detto di dire che ero stato
io a mandarlo via di casa perché mi picchiava.”
- “Bene, Nikla! E tu lo hai detto?”
- “Ho provato, Fiorella. Ma non sono mica tanto sicura
che...”
- “Perché?!”
- “Beh, se uno picchia la moglie, non è che si faccia
cacciare di casa, ...penso. Si vede anche al cinema che, a volte, è la moglie
picchiata che se ne va, o che chiama la polizia. ...poi...”
- “Poi cosa?!”
- “Nessuno mi ha mai vista con segni, con ferite.”
- “Perché?”
- “Fiorella, ...perché nessuno mi ha picchiata.”
- “Nikla, non importa... Tu vuoi salvare Serena che
deve essere tua e di tua madre?”
- “Certo! Certo! Cosa faccio se Serena non è solo mia,
mia e della mia mammina che pensa sempre a tutti. Già mia madre mi sgridava se
solo intuiva che io gliela avessi fatta vedere a quel Roby. Mi toccava sempre
di fare di quelle scene con Serena, mettermi a piangere e tutte quelle cose
perché lei insisteva di vederlo. ...No! No! Non voglio che la mia mammina mi
sgridi. Non voglio farla soffrire! No, non posso perdere Serena!”
- “Nikla, e chi è che ti allontana da Serena?”
- “Roby! Roby!”
- “Ed allora, vedi, Nikla... È semplice... Lo sai che,
in fondo, sono solo parole. Tu dici che ti picchiava, che ti picchiava sempre,
tutti i giorni...”
- “Fiorella, e come posso dire che lo ho mandato via
di casa... Quando uno picchia la moglie non è che si faccia mandare via...”
- “Nikla, tu devi solo dire a tutti che ti picchiava.
Non devi dire che tu lo hai mandato via.”
- “Fiorella, e come giustifico che se ne è andato?
Quando uno picchia la moglie, è la moglie che, a volte, se ne va. Lo si deve
anche al cinema...”
- “Oh, Nikla, non si deve mai dire troppo. Basta che
tu butti lì che ti picchiava. Vedrai che nessuno ti chiede altro. Se proprio
qualcuno chiede... ...basta che abbassi la voce... ...ti guardi attorno... e
poi dici, veloce, che è andato ad abitare altrove perché è il capo del terrore.
Lo sanno tutti che quelli hanno loro alloggi, si muovono, non vogliono avere
testimoni, famiglia...”
- “...ehm... ...Geniale, Fiorella! Mi picchiava e mi
picchiava. Poi, il terrore lo ha chiamato e così lui è dovuto andare in una di
quelle case che hanno loro. ...E se non mi credono...”
- “Perché non dovrebbero crederti?!”
- “Te lo ho detto che già quando dicevo che mi
picchiava mi sembrava che non mi credessero. Anche quando dicevo... ...Me lo
aveva detto la mia mammina che noi Scatizzi siamo gente dura, che dobbiamo
sempre far vedere che siamo noi che controlliamo la situazione... Quando io
dicevo, ...oh la mia mammina lo sa sempre cosa dire e cosa fare..., ...quando
io dicevo che lo avevo cacciato di casa mi sembrava che mi credessero ancora
meno.”
- “Nikla, ti sbagli. Tu devi solo dire secca secca,
meglio se con un piantino, che ti picchiava. Basta quello. Non importa se ti
credano sul momento. Il 50% ti crede subito. All’altro 50% insinui il dubbio e
ti crede dopo. 100%, o quasi. Se qualcuno non ti crede, non importa. Roby è
comunque sputtanato.”
- “Sì, Fiorella... ...ma nessuno mi ha mai visto con
ferite, con segni, con contusioni...”
- “E cosa importa, Nikla! Tu lo dici e basta. Se ti
chiedono perché è andato via, dici che lo sanno tutti che è il capo del
terrore.”
- “Sei sicura, Fiorella?”
- “Sicurissima! ...Se invece vuoi perdere Serena,
basta che non fai nulla. L’hai già persa, Se pensi di poter prevalere con le
buone maniere, lo sai che lui, agli occhi di Serena, ha il carisma del... Poi
le bambine preferiscono sempre il padre.”
- “No! No! Cosa mi dice poi la mia mammina?! Sono
disposta a tutto pur di non perdere Serena. Non voglio che la mia mammina stia
male e mi sgridi!”
- “Brava, Nikla! Ripeti con me, e con voce bassa ed
ispirata: dice perfino che Serena non è figlia sua ”
- “Dunque... E poi dice pure che Serena non è figlia
sua.”
- “Brava, Nikla. ...Ora fatti un piantino e dì: Mi
picchiava! Mi picchiava!”
- “Dunque... ...ih, ih, ih, ih, ih, ih, ih, ih, ih,
ih, ih, ih... ...Mi picchiava... ...ih, ih, ih, ih, ih, ih, ih, ih, ih, ih, ih,
ih... ...Mi picchiava...”
- “Ottimo! Ottimo! Ed ora prova a dire: Se ne è andato
perché lo sapete che è uno di quelli del terrore...”
- “Dunque ...Se ne andato perché lo sapete che è uno
del terrore ”
- “Brava, Nikla. Basta dire quello. Non si deve aggiungere altro. Più si cerca di dire, più
ci si sbaglia. È sta tranquilla che lui è distrutto, sputtanato per sempre!”
...Deliri ossesso-paranoico...
Si videro varie volte. La Allakka si
faceva sempre più esplicita, come sempre si fa in questi casi e
situazioni.
- “Guarda Nikla, tu devi usare il
potere che hai, per il fatto stesso di avere Serena e che loro dipendono da te
se la vogliono incontrare. Se Angelo non è manipolabile, gli altri lo sono. Inoltre,
tu abiti a Torino, dove abita Roby. Per cui, tu puoi e devi far loro cadere
dall’alto che tu hai informazioni sicure che... ...Io ti dico, poi. O si fa in
questa maniera, oppure tu te la sogni Serena. Lei ha ora il mito che lui è uno
cogli attributi mentre tu...”
- “Io che?!”
- “Non è colpa tua. È la situazione,
la dinamica interattiva, che si crea in questi casi, come dicono i nostri
compagni professori. Tu, non solo tu, qualunque altra parte... tu appari come
sbiadita...”
Piagnucolando:
- “...Fiorella..., ...dimmi che devo
fare...”
- “Prima di tutto devi decidere che
tu sei disposta a dire qualunque cosa su di lui pur di non perdere Serena...”
- “Certo! Certo!”
- “Nikla, devo consultare i nostri
compagni superiori e il nostro comando delle milizie, ...che loro hanno gli
agganci giusti coi Comandi Militari, coi carabinieri, per sapere...”
In altre occasioni, l’Allakka,
recitando la solita parte per il suo lavoro sporco, e sporco lavoro:
- “Nikla, buone notizie!”
- “Dimmi!”
- “Abbiamo informazioni sicure,
sicurissime, che lui sia il capo del terrore...”
- “Ed io che devo fare?”
- “Quello che hai sempre fatto...
...Ora di più... ...Dire a tutti che ci sono informazioni sicurissime che...”
- “E se non mi credono?”
- “C’è quella cosa... Come si chiamava?
La sindrome dell’identità/differenza
antropologica... Vedrai che ti credono tutti, tutti quelli che possono e
devono crederti... ...Che sono almeno il 90%... Devi dirlo a tutti. Proprio a
tutti! Del resto, considerano te la fonte del sapere perché abiti a Torino,
anche se non hai veri contatti con lui... Guarda, Nikla, perché tu sia sicura,
ti faccio parlare col maggiore dei carabinieri che si occupa di queste cose...”
- “Sì, sì, è la cosa migliore perché
anche io abbia dei punti di riferimento che possono sempre servire...”
Né seguì in incontro tra Nikla in
stato confusionale, come al solito, ed il maggiore della sezione Squadroni
della Morte / pogrom / linciaggi / antisemitismo / persecuzioni Carabinieri
della Cernaia, con lui molto formale. Lo stesso preferì, in futuro, usare
intermediari, a cominciare dalla Allakka, anche se dette il suo telefono
d’ufficio nel caso Nikla avesse avuto bisogno di parlare con lui. Una
formalità...
Il maggiore, di un ufficio
disinformazione, confermò, mentendo, ma era pagato per mentire, cosa che lui
faceva con sudicio cinismo, che avevano informazioni sicure, sicurissime, e
plurime che Roby fosse il capo del terrore.
- “Maggiore, ma se voi avete
informazioni plurime, per cui la cosa la sanno tutti, perché serve che io la
dica in giro? Perché non lo incriminate, e di brutto, sì che il problema sia
risolto alla radice?”
- “Noi, non le abbiamo chiesto
nulla...”
- “Ma la Allakka...”
- “Ah, sì, il PCI-CGIL... Noi, lo
Stato, dobbiamo essere in buone relazioni con tutti... Non siamo come si pensa.
Siamo persone come tutte le altre. Facciamo questo lavoro per tutti.”
- “Ma la Allakka mi ha detto che io
devo dire... Io ho capito che c’è un qualche interesse superiore...”
- “Noi parliamo con tutti, ma non
chiediamo nulla nessuno... Non possiamo sapere che cosa le possano avere
consigliato. Ad essere sinceri, neppure lo vogliamo sapere... Comunque, per
qualunque problema o notizia, ci chiami senza problemi. Se non ci sono io, ci
sono altri militari competenti... Nel nostro ufficio ci sono solo persone molto
qualificate e preparate. ...Anzi... Voglio giocare a carte scoperte con lei...
Qui è una famiglia che... ...Come dire... ...C’è sempre stato qualcosa di
eccessivo. Non tanto quel prete... ...Me lo hanno scritto qui di quel Gasparo
Scaruffi, economista eccelso... Io non capisco di quelle cose. Anche se pure
quello... Un prete che si fa
monetarista, non è un prete, è un giudeo... ...Infatti, qui nel fascicolo sul
caso, noi li abbiamo classificati come giudei, ...perché i commercianti, poi a
Reggio Emilia... ...Così dicono i nostri esperti... Io sono poi solo una
rotella dell’ingranaggio. Faccio quello che mi dicono. Penso quello che mi
dicono di pensare. Per cui, se ora le dico, le dico quello che noi, lo Stato,
pensiamo... ...Io non ho una mia opinione... Chi sono io, ...io, per pensare...
Però, ecco... ...Già quel prete... Un giudeo che si fa prete, hanno scritto
qui, nei nostri dossier... ...Si fa prete per divenire direttore della zecca di
Reggio Emilia, come la Banca d’Italia d’allora della cittadina. Come dire...
Ecco i soliti giudei che si fingono altro per infiltrarsi, dunque rubare i
posti e la gloria a noi cristiani, noi cattolici romani. Loro sentono l’odore
dei soldi, anche quando si fingano
preti, e si fanno direttori della zecca. Oh, questi giudei! ...Ma senza andare
tanto lontano... Ecco, qui, nel nostro fascicolo, quel nonno Umberto da
Ligonchio ma residente poi a Genova. Fa il socialista, certo moderato e
riformista. Del resto lui era un benestante con un albergo. Viene la tessera
obbligatoria... Ai tempi del fascio. Anche noi carabinieri, che dovevamo fare?
Il Re ce lo ha ordinato. In fondo è lui che ha scelto Mussolini finché lo ha
voluto, e noi abbiamo tutti preso la tessera del fascio. Certo che siamo
restati tutti monarchici. Eppure, ci vuole un po’ di disciplina. Ti dicono di
prendere una tessera e la prendi. Invece, quell’Umberto... ...Ecco i soliti
giudei, anche quelli occulti, che si vogliono distinguere, farsi credere
migliori, più bravi, più morali di noi cattolici... Ecco, quell’Umberto non
prende la tessera e si fa chiudere l’albergo. Ma come si fa?! Può uno con la
testa sulle spalle, pure con famiglia, farsi chiudere un albergo perché si
impunta di non prendere una tessera? Ed è riuscito a vivere, in commerci, anche
senza tessera, arrangiandosi seppure onestamente. Ecco, giudei che qualunque
cosa tu faccia loro, loro te la fanno sotto il naso. Poi, il padre. Mai preso
una tessera di partito. Aveva la fonderia. Finché c’è stato il boom economico
ha lavorato. Poi, alla fine, ha dovuto chiudere. Poteva andare a supplicare
partiti. Come pensano di lavorare senza i partiti, senza lo Stato?! Alla Spezia
era tutto pubblico, tutto di Stato e dell’IRI. C’è chi chiede pure a noi, a
volte. No, quell’Angelo, niente! Lavora
finché l’economia tira. Poi chiude e si mette a fare altre cose. Infine questo
Roby. Tutti arraffano nei posti pubblici, lui nulla. Neppure una catenina d’oro
di uno che ti voglia ringraziare perché tu ti sia interessato. I soliti giudei
che ti vogliono far pesare... Ma chi si credono di essere?! Guardi, noi abbiamo
le orecchie lunghe. Ci sono colleghi, all’INPS, ancora furiosi con lui perché,
a volte, lui si è pure messo di mezzo con persone arrivate lì con buste piene
di soldi dicendo loro che non occorre pagare negli uffici pubblici, che non si
devono dare bustarelle. ...I soliti giudei che vogliono darci lezioni di
moralità! Per cui, come vede, magari lei sapeva già tutto e pure di più...
...Una famiglia anch’essa deviante quegli Scaruffi, tutti devianti rispetto
all’andazzo. Ma chi si credono di essere?! Ma cosa si credono di fare?! Oh, ho
parlato troppo... Non avrei dovuto dirle tutte queste cose...”
Nikla era sconvolta. Da un lato, si
sentiva un pezzo di merda, quale in effetti era. A quello era abituata.
Dall’altro, l’agitazione le cresceva:
- “Ma, allora, quello mi porta via
Serena?! Proprio non c’è speranza?! No! No!”
- “Guardi, Signora... ...noi siamo lo
Stato e le dovevamo dire queste cose, ...come dire?!, per correttezza d’ufficio
verso una cittadina dello Stato. Le abbiamo detto pure troppo. Questioni
familiari è meglio le veda con persone a lei prossime. ...Magari avrà già
chiesto consiglio... Non è che noi possiamo...”
Il maggiore si fece squillare il
telefono. Finse una breve conversazione telefonica. Ed a quel modo la liquidò:
- “Mi scusi ma mi chiamano. Abbiamo
sempre mille cose da fare...”
Il maggiore della Cernaia chiamò
subito la Allakka:
- “Ma ha detto qualcosa a quella
Scattozza...? Quella mi sembra una poco lucida, una di quelle che se poi
l’umore gira storto vanno a raccontare tutto in giro...”
- “No, la ho indirizzata come da
procedure standard...”
- “Ah, perché sembrava che avesse
capito... Forse...”
- “Mannò. È una tutta fuori di
testa... È solo ossessa per la figlia, verso la quale ha uno
pseudo-attaccamento del tutto morboso. Ne possiamo fare quello che vogliamo, di
quella...”
- “Perché parlava come se sapesse che
noi...”
- “Stava bluffando. ...Le vede al
cinema... È una pasticciona. Voleva darsi della arie... Farnetica.”
- “Lo avevo pensato. È comunque
meglio che si allontani ogni sospetto che noi...”
- “Va bene. Applicherò le
procedure...”
Anche Nikla chiamò, dopo un po’, tutta
eccitata, la Allakka:
- “Fiorella, il maggiore mi ha detto
che per loro fa lo stesso che io dica o meno di Roby...”
- “Ma certo. Che vuoi che interessi
loro...”
- “Ma tu mi avevi detto...”
- “Cosa?!”
- “Ah, pensavo di poter divenire come
una agente segreta che prende ordini dai militari...”
- “Mannò. A noi, a loro, interessa
solo la verità, la sicurezza.”
- “In effetti, mi sembrava un
impiegato, uno di noi...”
- “Allora Nikla, che cosa vuoi fare
ora?”
- “Lo sai che io non ho alcun
problema ad agire contro Roby. È solo che, quando dico le cose, molti mi
guardano come fossi scema e non mi credessero. Ho un po’ di timore a continuare
a contare frottole. Forse non sono troppo convincente. Già quando dico cose
vere non mi crede nessuno. Quando dico frottole mi sembra che gli altri ridano
di me ancora di più... È da quando sono piccola che mi sento derisa da tutti...
O mi ignorano, per cui neppure mi vedono, oppure mi deridono...”
La Allakka, livida, se la
sghignazzava tra sé e sé:
- “Nikla, tu, in realtà, hai già
rinunciato a Serena... La stai perdendo... ...perché la vuoi perdere!”
- “No! Nooo! Mai! Maaai!”
- “Ed allora perché ti fai tutti
questi problemi?”
- “È che mi sento sputtanata...”
- “Anzi, proprio usando il fatto che
tu puoi o meno far vedere Serena ai parenti, tu puoi dire loro quello che vuoi.
E loro, almeno quelli che sono come noi, ti credono, qualunque cosa tu dica.”
- “Ma Angelo non mi crede...”
- “È l’unico. Tutti gli altri
aspettano solo argomenti per le loro invidie, i loro rancori, contro Roby. Tu
devi solo fornirli loro. ...Se sappiamo di sicuro che lui è il capo del
terrore... ...In fondo, noi diciamo solo la verità...”
- “Certo! Ceeerto! Lo dico a tutti!”
- “Brava! È così che si deve fare!”
Nikla, nonostante quelle ‘spinte’,
non è che fosse meno fuori di testa. Per cui; per essere riassicurata, chiamava
la Allakka, un po’ sempre per le stesse cose e per fare, più o meno, sempre gli
stessi discorsi.
- “Fiorella, posso incontrarti...
...sento che sto perdendo Serena...”
- “Dimmi...”
- “Sento che la sto perdendo...”
- “Guarda, Nikla, ho parlato coi
nostri compagni professori...”
- “Ed allora? Ed allora? Dimmi...”
- “Aspettavo a dirtelo... Ma ora
proprio devo... Una delle cose da fare è che tu devi apparire come unica
genitrice...”
- “E come faccio?”
- “Nikla, quelle cose che abbiamo già
visto. Tu le dici, quando capita... Se non giochi sporco tu la perdi... È
questo che vuoi?”
- “Mai! Mai! Serena è mia e deve
essere solo mia!”
- “Allora non ti resta che fare a
questo modo...”
- “E se non mi credono?”
- “Guarda, ne abbiamo già parlato e
mi sembrava che avessi ben capito... Anzi, ne sono sicura, dai, ti ricordi
bene..., hai ben capito quello che ti avevo detto... Guarda, le persone
equilibrate... ...cioè volevo dire... Insomma... ...Ci sono persone, poche
dicono i nostri esperti, o comunque ininfluenti, che non ti starebbero a
sentire comunque. Invece, la stragrande maggioranza delle persone è come noi,
cioè se le beve... Tra di noi, tra quelli che sono come noi, viene spontaneo
credersi e sostenersi. ...Insomma... volevo dire... La maggior parte delle
persone, e sopratutto quelle che contano, cioè che lo raccontano ad altri, che
diffondono le voci, ...dicono i nostri esperti che sono come noi, cioè... In
particolare il compagno professor Kantarotti mi ha detto che c’è una cosa
strana... Dice che il professor Roberto Scaruffi, ma mi sembra strano... ...che
sia lui?! No, non è possibile... Deve essere un altro... Dice che c’è un certo
Roberto Scaruffi, o professor Roberto Scaruffi, o non so cosa, forse un
ricercatore, o solo un esperto, ...o un esperto e ricercatore..., sembra
dall’America, ...avrà scritto qualcosa su qualche pubblicazione scientifica...,
che dice c’è una cosa, è come una teoria, una nuova teoria, ...suppongo che si
chiami..., che si chiamerebbe la sindrome
dell’identità/differenza antropologica [[- syndrome of anthropological
identity / difference -]]. ...Dai, Nikla, mi sembra di avertene già
accentato, forse più di una volta... Secondo questa roba qui, questa sindrome dell’identità/differenza
antropologica [[- syndrome of anthropological identity / difference
-]], entriamo in spontanea simpatia, intesa, con ciò e coloro che sentiamo
simili a noi, mentre ci chiudiamo rispetto a ciò ed a coloro che percepiamo
come differenti. Questi nostri compagni professori, questi nostri specialisti
di queste cose, anche i compagni carabinieri che ne hanno esperienza quotidiana
sul campo, dicono che la maggior parte delle persone sarebbe come noi, come me
e te, per cui, se tu dici che Roby dice che Serena non è figlia sua, non
pensano alla cosa in sé, ma si sentono vicini a te, a noi, e accettano quello
che tu dici, qualunque cosa sia...”
- “Davvero? ...Sei sicura?”
- “Ma certo! ...Pensaci... Loro sono
solo alla ricerca che si mettano loro cose in bocca contro Roby... ...Più le
spariamo grosse, più sembreranno a tutti verosimili. Del resto, noi abbiamo un
fine buono, sano: proteggere Serena, e portarla e tenerla dalla nostra parte!
...E perseguire il nobile fine della tranquillità collettiva distruggendo il
capo del terrore!”
- “Oh, Fiorella, come le spieghi bene
tu le cose... ...Si, si, deve essere così! ...È davvero l’unica cosa che posso
fare per non perdere Serena.”
Malate e delinquenti... Nikla era nel
suo. Faceva solo scene per trovarsi giustificazioni plausibili qualora qualcuno
le avesse chiesto. Ma lei non aveva dubbi. Insicura, psicolabile e sicura allo
stesso tempo. L’infamia era sua regola di vita, e la era da generazioni e
generazioni. La madre, Mina, era una piattola del male.
La vita di Nikla scatisciava.
Dormiva. Si semisvegliava. Si trascinava. Si gettava di qua e di là. Mangiava.
Scatticchiava. Riscatticchiava. Aveva l’impulso a fare una cosa ma ne faceva
un’altra. Apriva il frigorifero. Cadevano le cose a terra da quanto era pieno
di cibarie disordinate ed accatastate. Si diceva doveva mancare qualcosa in
quel suo repertorio di tutto, ed anche un po’ puzzolente e putrescente perché
vi erano in continuazione rimasugli che andavano a male. Usciva per andare al
supermercato, od al negozietto sotto casa, e si riempiva di tutto quello
vedeva. Se aveva voglia di qualcosa, non doveva mancare nulla in frigo! Non si
ricordava quello vi fosse con esattezza. Per cui, meglio comprare e comprare.
Comprava libri, giornali e riviste, ...che neppure apriva né avrebbe mai
aperto! Le comprava solo per darsi delle arie di fronte a sé stessa. Quando
prendeva in mano, solo in mano, un libro od un giornale, si diceva che lei era
coltissima... Oh, se solo ne avesse
avuto tempo. Appena presa in mano della carta stampata, si accorgeva che aveva
qualcos’altro da fare. Agitarsi più che altro, perché viveva tra sozzume e
disordine. Metteva qualcosa sul fuoco. Poi se la dimenticava. “Oh, il destino
ce l’ha con me.” Allora a preparare qualche cos’altro. “Oh, si è sporcato di
nuovo il fornello. Se solo potessi pagarmi una donna di servizio.” Lasciava
tutto sozzo. “Lo farò domani, ora ho altro da fare.” Passava la vita a dirsi
che aveva altro da fare, per cui tralasciava sempre di fare anche le cose più
elementari. Come ‘cultura’, era un po’ come il padre, peggio del padre (che in
fondo era un tipo passivo e rassegnato), che sognava una vita di avventure, e
si era ridotto a puttane puzzolenti, e poi a Mina, ed all’INAM per dodici ore
al giorno. Avrebbe voluto. “Ora non ho tempo. Lo farò, farò tutto appena sono
in pensione”. Per il resto, era come la madre, peggio ché quella almeno non si
dava arie da istruita ma solo da rabbiosa mafiosetta di paesucolo, che non
aveva mai aperto un libro in vita sua “perché una donna deve occuparsi della
casa, della casa e dei familiari, controllarli per il loro bene”.
Nikla pensava di leggere un libro e
subito si gettava su una bottiglia per farsi una tracannata di vino ed altri
alcolici. Ed ecco che si lanciava su dei pezzi di cibo. Scavava nel frigo dove
si stratificavano cibarie che si deterioravano. Gettava alimenti sui fornelli,
ovviamente luridi ché lei era troppo occupata ad agitarsi, pensando ad un
qualche grande piatto. Quando serviva in tavola usava il cucchiaio ed il
mestolo come fossero state delle cazzuole sì che si schizzava tutta e schizzava
tutti, se serviva altri. Era come stesse buttando il cibo nei piatti con una
cazzuola. Uno spettacolo! Allora correva a prendere del talco, dell’acqua, dei
panni, del sapone. Meglio andare in tuta da officina, se invitati a mangiare da
lei. Si rigettava sul cibo. Sbocconcellava. Era incapace perfino di mangiare
con calma perché subito l’ingordigia di riempirsi la pancia si combinava alle
altre mille cose sentiva l’impulso di fare, di fare e non-fare. E poi, beveva e
beveva, vini ed altri alcolici. Usciva per scorricchiare, coi suoi passetti
nervosi e cialtroneschi, al supermercato a comprare altro cibo, e vini e
superalcolici. Intanto pensava ad un altro libro da non iniziare. Stava per
inizialo ma evitava di prenderlo, o se l’aveva appena preso lo buttava subito
da qualche parte, e correva al telefono per fare inviti a cena. Anche a pranzo,
quando alla fine si pensionerà. Disgustati e disgustate si negavano. Eppure
talune, di tanto in tanto, accettavano. Se non accettavano era comunque
l’occasione per una telefonata di nullità e di infamie. Periodicamente, senza
periodicità, solo ricorsività confusa a scatisciata, chiamava tutti.
Ossesso-compulsiva.
Eleonora era passata dalla sacrestie,
dove sognava di farsi scopare durante escursioni col prete, a toccare l’uccello
ai maschi della scuola, ai maschi da cui avrebbe voluto farsi chiavare. Bastava
che una sua compagna di scuola dicesse: “Che fiko quello”, che lei sentiva il
bisogno di andargli a toccare l’uccello per dirgli che lei avrebbe voluto
farselo. Dunque passò dal cattolicesimo sociale al sinistrismo pseudo-operaio.
Sacrestie o gruppi, purché si cucchi! Non che gliene fregasse nulla. Era un
modo di esibirsi mentre sognava solo il cazzo sebbene poi avesse degli orgasmi
strozzati, nevrotico-ossessivo-invidiosi. Sì, si diceva che doveva godere
perché le altre godevano, per indivia, perché doveva privare le altre,
considerate tutte concorrenti, del cazzo che doveva cuccarsi solo lei. E godeva
in modo del tutto nevrotico, non con seri, profondi e sinceri orgasmi
liberatòri. Se li forzava in gola [una cosa tutta di testa, “perché così
facevano tutte”, si diceva] senza sentire il godimento che le scuotesse e
travolgesse il bacino, dove infatti la pancia si gonfiava di quell’energia
accumulata e che non si liberava. Una volta, uno con cui chiavava le aveva
detto, compiacendosene, ed anche come critica sottile a lei rivolta, che una
con cui era appena stato non solo aveva avuto dei veri orgasmi naturali e
completi ma anche, alla fine, una vera sborrata acquosa, come in effetti alcune
donne hanno. Lei aveva cominciato a rodersi su queste sborrate acquose. Piena
di invidia per queste sborrate acquose di figa, era poi riuscita lei stessa,
una o due volte ad averle pure lei. Intanto una amica la aveva rassicurata che
non è affatto indispensabile avere delle sborrate acquose di fica, per cui
questa fissazione le era passata. La stabilità, un’auto-assicurazione ed
identità in realtà, l’aveva trovata nella sua professione di maestrina, una
piccola ascesa sociale venendo da famiglia operaia, visto che aveva subito
sfruttato il diploma, senza farsi fretta nell’università come tutti iniziata,
come tutti in pratica abbandonata. La finirà solo quando non se ne farà più
nulla e neppure ne avrà un reale salto culturale. Aveva trovato qualche cazzo
che l’aveva laureata a forza vedendola divorata dall’indivia di conoscenti che
lei, rodendosi, vedeva laureati. Aveva raffazzonato una tesi quando ormai il
pezzo di carta non le serviva più e non è che avesse interessi di vero
approfondimento culturale. Non li aveva mai avuti. Viveva in un mondo di pure
apparenze, dove il sembrare sostituiva il comprendere ed il sapere. Anche
l’università l’aveva iniziata e portata avanti perché era uno dei luoghi dove
si poteva rimediare del cazzo, cazzo da poi raccontare alle ‘amiche’ e di cui
con esse vantarsi.
Un viso evanescente su un culo che
aveva le sue forme e seni piccoli su un ventre che cominciava a gonfiarsi, ed a
restarlo, sebbene non avesse figli. Gli sforzi della non-maternità alla fine
rovinano più che la maternità. Che pena vederla infine in foto, ormai sulla
soglia dei sessant’anni... Tanto che su facebook (con cui non ha grande
confidenza, giudicando lei l’informatica cosa da cretini [diseducava i suoi
stessi alunni delle elementari raccontando loro che la programmazione era una
cosa per deficienti, che piuttosto leggessero fumetti, meglio se comunisti,
...o si organizzassero per protestare – quello sì che era ‘progressista’!], per
cui è lei che infine ne è restata analfabeta) come facce sue pubblica foto di altri.
È solo che di fike o decenti sue non ne ha. Ne dovrebbe mettere di decenni
prima... Quando metterà una foto di lei bambinetta, si vedrà già,
nell’espressione, quella sua aria da stronzetta. ...Ecco che ne spunta, ma nei
pochi ‘aggiornamenti’ che ha pubblicato, una sua, di lei, di lei ora o quasi.
Che pena... Lei, ormai prossimissima ai sessanta, che sembra un rozzo omaccio
peloso e barbuta come non era. Ma ora... Collo gonfio. Viso come peloso... Che
ha fatto?! Come ha fatto?! Ventre gonfio. Di anticoncezionali? Eppure si
nutriva si insalatine... No, sono quegli orgasmi nevrotici ed un po’ finti,
inespressi e strozzati. Cosce gonfie. Sorriso ebete, di sempre. Gli orgasmi che
non fluiscono gonfiano le gambe e la pancia... Anche le chiappe diventano adipose
e l’adipe scende sulle cosce. Quattro capelli, sempre quelli. Figurerebbe di
più con la chiorba rasata a zero. Non le dà certo grazia una maglietta del
Salone del Libro. Un’altra che compra libri e poi li lascia lì. Comunque
Eleonora si dà almeno un contegno. Se li mette sul tavolo dove ‘studia’ (dove
corregge o correggeva i compiti degli alunni, e ne scriveva la valutazioni) ed
arriva a dare una scorsa alle presentazioni in copertina ed a volte pure a
qualche pagina qua e là. Il libro come mito, come mistero inaccessibile. La
cultura dell’esteriorità. In un cucinino lindo-lindo. Sì, è sempre stata una,
pur non maniaca, ma che le sue cose (anche la sua vita di finzioni) se le
curava da maestrina modello, secondo la doppia vita dei piemontesi, violentatori
sui campi di battaglia ma poi con maniacalità da caserma. De Amicis per un
popolo corrotto e di corrotti. E poi, buon per lei, lei che, ecco perché ha
messo la foto!, la solita esibizionista!, tende la manina, con un gesto
delicato del tutto contraddicente la sua figura in cui uno stenta a
riconoscerla, ma in segno di possesso, o di cuccata, almeno occasionale, ad un
tizio decisamente più giovane, sembrerebbe, seppur non ragazzino, che se ne sta
matronesco e come del tutto assente, dentro un accappatoio, seduto, in cucina,
come chiuso in sé stesso, assolutamente inespressivo, come si vergognasse ad
essere fotografato con quelle simbologie. Non gli è piaciuto? È a disagio?
Cortesia per cui non si sottrae alla foto, forse in autoscatto, ma assume
un’aria di assoluta non partecipazione? Lui, con quella sua aria
statuario-inespressiva, sembra uscito da un film di Nanni Moretti. È solo che
le foto sono del 2010... Ma dovreste vederla, cinque anni dopo, con
abbigliamento Noene, in campo da golf e con la mazza in aria... Le avevano
detto le amiche e gli amici al bar che verso i 65 anni fa trendy fare quelle
cose e con quell’abbigliamento di quella specifica marca!!! Che spettacolo!
Non che sia per nulla obbligatorio
usare facebook. C’è chi lo usi per informazioni, come complemento di
informazione, per cui può avere una qualche utilità. La stragrande maggioranza
lo usa solo per esibizionismo e per perdere tempo. Costoro sono egualmente
utilissimi, ...a chi cerchi informazioni su di loro! Lei ha sempre avuto problemi
coi computers. Devono averla obbligata ad usarne occasionalmente uno dicendole,
al bar, che non lo si può proprio non avere. Glielo avranno regalato da qualche
rinnovo di uffici. Preferisce scrivere a mano, se deve mai scrivere qualcosa.
Non ha idea come si faccia ricerca, né ne fa su nulla, tanto meno usando
computers. Diseducava gli alunni, sulle tecnologie, perché è lei stessa
un’oscurantista fuori dal mondo. Sono i veleni delle inculture
fascisto-sinistroidi. È apparsa su facebook a seguito di chiacchiere da bar.
Qualcuno le ha detto che per essere alla moda si debba essere su facebook, per
cui che doveva usarlo. Lei non riesce egualmente ad usarlo, anche perché ha
avversione per tutto ciò faciliti la conoscenza, ed internet decisamente la
facilita. Lei evita di essere online. Non le serve a nulla per i suoi
disinteressi. Tuttavia si sforza, di tanto in tanto, di usare il suo
facebook, ...perché glielo hanno detto
le sue amicizie da bar.
La vera pena è lei, ora pensionata.
Come ha fatto a ridursi, fisicamente, a quel modo? Ma anche la psiche... I miti
pseudo-femministi e pseudo-politici che la hanno portata a chissà che missione
in Senegal dove, “solidarietà internazionalista e femminaiola”, ora pure
pseudo-ecologica, hanno regalato dei pannelli solari alla donne di un qualche
villaggio. Cacchio! Naturalmente, loro viaggio per il contatto diretto! Urka!!!
La cosa non sembra averla grandemente coinvolta, a parte il richiamo formale.
Dedica qualche frase stereotipata alla faccenda. Se pubblica cose appena più
letterarie, su altro o su nulla, sono citazioni altrui. Si aspettavano di
andare il loco e di cuccarsi sostanziosi e sporporzionati cazzi dei luoghi . Se
ne deduce che le donne del villaggio, oltre alla loro età non giovanissima
seppur di razza bianca, abbiano fatto sì che non abbiano cuccato proprio nulla.
Neppure qualche cameriere ed inserviente di hotel in cambio di laute mance? Che
mondo! Ingrati, questi negroni o negretti! I pannelli solari se li saranno
usati come assi per lavare la biancheria non appena la missione di “solidarietà
internazionalista e femminaiola” sia ripartita. Chissà se almeno si facciano
mandare dei soldi con la scusa della manutenzione dei pannelli?
Inizio anni ’90. Nikla, che ne ha
sempre avuto il complesso, la chiama:
- “Oh, Eleonora, come va... Era solo
tanto per sentirci.”
Eleonora annoiata e seccata:
- “Grazie, bene, che piacere
sentirvi, Nikla...”
- “Nora, perché non vieni qui una di
queste sere, a cena...”
Eleonora che pensa che lì non ci
siano cazzi da cuccare e che poi non gliene frega niente di quella seccatrice
appiccicosa e del tutto fuori dai suoi giri tra cazzi (che cogli anni si sono
prosciugati), scuola e Marisa [una troiazza divenuta sua amica del cuore perché
potevano vantarsi in tutta libertà e con reciproca soddisfazione delle
rispettive cuccate]:
- “Oh, Nikla sono così occupata... La
scuola... E poi faccio pure delle cose con Marisa...”
- “Venite tutte e due...”
- “Oh, che bello! Ma magari un’altra
volta, più in là...”
- “Lo hai saputo di Roby...”
- “Cosa è successo?”
- “È stato assolto!”
- “Davvero?! Bene!”
- “Come bene?! L’ha fatta franca.”
- “E cosa fa ora?”
- “Oh, è sempre lì, in quelle cose...
Siamo tutti sicurissimi che sia lui il capo del terrore!”
- “Davvero?!”
- “Sì, sì, siamo sicurissimi che sia
di nuovo il capo del terrore.”
- “Grazie, Nikla. Semmai avvisami se
dovesse venire a fare qualche strage nelle zone mie.”
Eleonora sospettosa, soprattutto ora
che è cerca di darsi un contegno dopo essere stata riattirata nell’ottica di un
romano faccendiere della già ultrasinistra che ha tutte le caratteristiche di
un caso patologico incurabile. Lo sapete come è nei gruppetti, più piccoli
siano?! Semplice! Anche nel caso una, od uno, sia un’oca, ogni militonto in più
fa numero, numero pesante... Il partito o gruppo grosso non si fa problemi coi
minchioni, perché alla fine contano i voti. Al contrario, la setta va ne va a
caccia... Beh, non importa... Stavamo venendo a parlare di un caso patologico
incurabile, ...un genio...
Lellino, giovanissimo, appena
ventenne, eppur già grande, grandissimo, intellettuale che fa ricerca e scrive,
nel 1966 ritorna a Roma da una breve ma intensissima permanenza da un kampo in
un kibbutz dove, a margine, quelli del Mossad gli hanno assicurato tutta la
loro cooperazione se si fosse dedicato, come sembrava fermamente intenzionato a
fare, a spandere ignoranza populistico-fascio-sinistroide in Italiozia. Israele
ha ovvio interesse, per succhiare soldi USA ed altro, che vi sia più caos
possibile nella propria area sia immediata che larga: “Guarda, Lellino, tu puoi
fare davvero tutto quello che vuoi, anche l’antisionista di facciata, del resto
un buon mercante deve sempre adattarsi ai mercati!, a noi non interessa!,
...basta che ci teniamo in contatto, che ci intendiamo sui nostri comuni valori
comunitari, sulla nostra profonda etica e, diremmo,
anche sul nostro spirito libertario di liberi coloni che tu hai potuto ben
apprezzare al kibbutz. Eppoi, lo sai... noi siamo noi, i gentili gentili...
Questo è quel che conti, non le forme...”
Intanto, Lellino si
autonomina, se già non lo aveva fatto prima, nuovo Lenin. Dopo transiti vari ed
intensi, tutto in lui è sempre così intenso!, negli ambienti intellettuali più
differenti, ma sempre a sinistra, o supposti tali, e con finanziamenti e soldi
sinistri, si è lanciato o ripiegato a fare l’editore. Si è poi gettato,
rigettato! [quando Lellino si lancia in qualcosa, si scopre inevitabilmente che
vi era già passato – oh che vita intensa, frenetica, sempre di eccellenza e di
frontiera!], su Cuba e sul castrismo [sì, quello della CIA-SIS!, ...per tenere
Cuba nel sottosviluppo assicurato per un altro mezzo secolo ed oltre; i Castro,
da mafia di piccoli latifondisti, sono divenuti mafia proprietaria in esclusiva
di tutta Cuba che hanno impoverito mentre loro sono divenuti miliardari!], e
produce cartastraccia fascio-comunista, neppure particolarmente originale e
neppure con qualche sofisticheria culturale o para-culturale. Proprio rozzezza
da kibbutz dei tempi duri, innaffiato coi soldi di famiglia, da vini in
abbondanza per destreggiarsi nelle depressioni e ad esse sopravvivere, e da
finanziamenti bancario-comunisti. Quando le banche o chiudono o devono essere
sussidiate coi soldi Vostri, o quando titoli fatti acquistare a piccoli
investitori si rivelino cartastraccia, dove pensate siano andati i soldi? In
gran parte vanno a finanziare attività propagandistiche e ‘politiche’. Tra
l’altro lui, sempre con la fortuna appiccicata, ha realizzato anche dei
successi editoriali dove avrà ben fatto cassa, supponiamo! ...Fossero solo
quelle le opere del Lellino... Dopo avere prestato la moglie ad un
milano-torinese perché gliela disinibisse ulteriormente (a volte la mandava da
dei romani – “Lella devi liberarti”, ma lei si trovava a disagio a darla occasionale),
e dunque avergliela lasciata per vari anni, non appena il suo tracciato di
autobiografia (Lellino, appena nato, ha buttato giù una scaletta per la propria
autobiografia ed ha cominciato a raccogliere foto sue per illustrarla: Lellino
da piccolo, Lellino che cresce, Lellino a scuola, Lellino nel kibbuz, Lellino
alla scrivania, Lellino futuro Lenin, Lellino già divenuto sia Lenin, che
Trotsky, che Fidel, che Guevara, Lellino grande editore ed intellettuale di
fama mondiale etc. etc.) arrivò alla data delle attività preparatorie per il
primo figlio, siamo nel 1984 (infatti nella scaletta della sua autobiografia,
aveva programmato di avere un figlio per il 1985, prima di raggiungere i 40
anni), la richiamò a Roma. Intanto Lella si era fatta una donnona con delle
gambone piene. Beh, ha ben altre virtù. Un genio non si fa mai del tutto da solo. Essenziale chi gli
stia a fianco. Beh non sempre... ...Ci sono pure dei geni in sé e per sé... Sta
di fatto che Lella, di studi matematici, fosse un pochino annoiato-scettica...
Come dire?! Una presenza stabilizzante e
rassicurante a fianco ad un genio vulcanico in permanente eruzione e sempre in
movimento. Lei, più matura di lui, non credeva a nulla. Quel che faceva, lo
faceva per assecondarlo e rassicurarlo. “Lella tu sei la moglie del capo della
rivoluzione mondiale”: lei non osava contraddirlo. Beh, il momento venne...,
...il momento del primo figlio:
- “Lellina mia, il momento è
venuto... ...Ora che ti sei ben liberata, ed io pure, devi ricongiungerti a me
ché è venuto il momento del primo figlio.”
- “E come facciamo con Dany?”
- “Oh, con lui è semplice. Si è fatto
ancora più bello maturando. Tu gli metti una ragazzetta od una ragazzotta nel
letto, se già non..., e, poi, senza fare sceneggiate, gli dici, tranquilla-tranquilla,
che rientri a Roma. Intanto è un compagno fedele. Continuo a farlo scrivere per
la rivoluzione. Mi è e mi resta fedele. Lo sai che mi adora. Cedergli te, per
qualche tempo, è stato per lui un onore. Oh, mia cara, ho fatto solo come fece Abramo
col Faraone, anche se qui sia Abramo che il Faraone sono io e la mia Sara la
metto incinta io, non un altro come successe con Isacco. Qui sono io il Faraone
che ti ingraviderà! ...Vieni non appena ti iniziano le mestruazioni, che non
voglio sorprese!”
- “Va bene Lellino. Lo sai che sono
una moglie obbediente. Vedo di sistemare il nostro compagno Dany e torno a Roma
quanto prima, ed a mestruazioni che stiano per iniziare.”
C’è da dire che Lellino era un
seduttore nato. Alle donne, alla ‘compagne’, chiedeva la fica: “Ti faccio
scrivere. Ti faccio vedere come si lavora per la rivoluzione. Voglio
valorizzarti e già ti valorizzo. Dai vieni con me... A far l’amore, dico...
...Sai, mi sono sempre detto che tu eri speciale...” Agli uomini chiedeva il
culo: “Sai, tu hai delle attitudini... ...Potresti farmi...”, “Mi piace come
scrivi su... ...Avrei pensato che tu potresti occuparti della tale rubrica nel
nostro nuovo giornale”, “Ho visto come ti esprimi... Hai dei titoli di studio e
sei colto... Ti vedrei beni come nostro delegato del settore internazionale,
oltre che a scrivere per il nostro giornale.” Etc. Etc. Ecco il Lellino era un
vero organizzatore culturale, un capo, un leader, dall’alto della sua
posizione. Vedeva tutto. Pensava a tutto ed a tutti.
Più in là sedusse pure Eleonora che
già era stata ed era restata nella sua area. Sapete, il Lellino aveva creato
una grande frazione internazionale che combatteva sul fronte della rivoluzione
mondiale. La ha ancora, ancora più grande ora, ma mimetizzata dietro Fondazioni,
Case Editrici, reti facenti capo alla sua persona, che ora si infilano ora
fuoriescono da Fronti Sinistro-elettorali del momento. Lellino ha pure già
pensato al futuro. Ora lui è il centro da vivo. Poi la sarà da scomparso. Ora
c’è Lellino. Domani ci sarà la Fondazione Lellino, come holding e garanzia
della sua rete commerciale e di marketing ora esistente. Tutto quello ora c’è
con lui, domani continuerà senza di lui. Lo sapete che i geni non scompaiono
mai. Sono eterni.
I soldi non gli sono mai mancati.
Quando i soldi a fondo perduto del sistema finanziario avessero incontrato
ostruzioni sulla via verso le sue tasche, a lui bastava e basta emettere un
comunicato, che ritirava e ritira il giorno dopo, dove anche solo accenni che
un Bertinotto od una Sbrodolina abbiano tradito il proletariato, ed ecco che,
temendo pistoleri del Mossad, il flusso subito riprendeva e riprende. Beh,
baciato dalla Fortuna, da Tiche e da Gad [non ve lo potreste mai immaginare
sotto S/G-OS-M – il Mossad non lo permetterebbe mai!], ha anche realizzato
successi editoriali di suo, come detto. Comunque, il Lellino è del resto uno
che ben sa come usare le parole. Se lo sbattono fuori da qualche parte, dice
che è lui che se ne andato di scelta sua. Beh, non in politica quando debba
enfatizzare che i cattivi lo abbiano espulso con la sua frazione. Se una sua
azienda chiude per bancarotta, dice che ha esaurito i fondi. Se si affaccia ad
un’assemblea vi assicura che ha partecipato ad un movimento. Se partecipa ad
un’occupazione di un edificio, vi garantisce che lui è il Lellino di punta di
lotte durissime. Piazzista di alto livello, trasforma in oro tutto ciò tocchi.
Quando reincontra dei suoi vecchi amori, la mafia dei Castro, è un vero
orgasmo. Il genio Lellino, in pochi giorni diventa autorità mondiale su Che
Guevara, quello che la mafia dei Castro assassina come arrogante argentino
[prima i Castro lo usano per i massacri, pure per gli assassinii dei moderati
della ‘rivoluzione’, poi fanno fuori pure lui oramai arrogante ed ingombrante
fuori di testa – un classico!], assieme al governo boliviano ed alla CIA, e poi
santifica [un altro classico - mafie e
governi li usano da vivi e, a volte, li santificano da liquidati]. Operazioni
di potere [l’assassinio] e di marketing [la santificazione]. Lì davvero fa i
soldi. Nel marketing il Lellino davvero eccelle. Dai lui la linea e lui ci
ricama sopra. Un vero agiografo, agiografo nel significato basso del termine.
Lui è comunque un genio e può dunque abbassarsi all’agiografia, nel senso basso.
La mafia dei Castro dà la linea. Lui ci ricama sopra come solo lui sa fare.
Solo un genio potrebbe farlo. Alla mafia dei Castro non piacciono “i compagni
che sbagliano”. Se sgarri, soldi, viaggi e puttane in camera svaniscono, e, se
davvero si arrabbiano, possono anche farti finire mortalmente fuori strada a
Cuba od altrove, ovviamente previo assenso dei CC e del Mossad, in questo caso.
C’è da dire che Lellino, che ha poco tempo, ovviamente, per leggere [sebbene
scorra tutto], è troppo occupato a parlare e, di tanto in tanto, a scrivere
(scrive veloce, velocissimo e sciolto – può sciorinarti un romanzo di mille
pagine in una settimana e, forse, un saggio di termodinamica, o di enologia, in
quindici giorni, chiavate incluse perché è uno sempre in erezione! – si fa
inviare autentico maca peruviano ed
argentino ...che non usa, ovviamente, non ne ha bisogno!), ha una vera passione
per l’avanguardia, ed anche per vecchi autori profondi e significativi ma poco
noti. Quando, nel 2013, dà alle stampe il Principe del Machiavelli, finalmente
il mondo conosce le pisciate inutili del fiorentino, da tutti ritenuto lo
sfondatore della pollitologia. Ovviamente, Lellino conosce le regole ferree
della cospirazione. La sua rete rivoluzionaria mondiale è sempre sotto il suo
illuminato ed attento controllo. Con l’Eleonora era stato categorico: “Al Roby
non devi dire nulla. Clandestinità assoluta. Ché quel giudeo,
giudeo-cabalistico, è un avversario politico, un nemico, il nemico. Non deve
neppure pensare che tu sia ancora... Noi abbiamo progetti speciali per te, per
te che ti batti sul fronte della scuola elementare!”
Un giorno la chiamò:
- “Eleonora, il momento è venuto. Tu
hai il DNA della femminista. Noi ti chiediamo di dedicarci un po’ del tuo tempo
preziosissimo, dedicato a darla in giro per affermare la dignità delle donne,
...cacchio se le donne non si liberano..., e di stendere un’opera per le nostre
collane.”
- “Ma io non so se ne troverò il
tempo, se ne sarò capace...”
- “Dai, Noretta nostra, non
sottovalutarti. Nel caso, avessi mai bisogno di qualche orientamento od aiuto
politico, c’è sempre la nostra filiale locale, il Dany che ha tutta la nostra
fiducia.”
Così sedottala, il Lellino le ha
fatto scribacchiare un infimo libretto e glielo ha pubblicato. Quelle cose che
non legge nessuno, non perché intimiditi dalla qualità eccelsa dell’opera, ma
perché il mercato editoriale vive di marketing. Ti dicono, tramite i loro
stessi media, che il tale titolo è il bestseller del momento, e se ne vendono
un milione di copie in pochi giorni. Stampi 500 copie di uno dei soliti libri
che metti in quattro librerie, tanto anche ne avessi stampate 2000 e
distribuite dappertutto sarebbe tornato indietro invenduto lo stesso. Se hai
una casa editrice devi pur far figurare che produci qualcosa. Possono anche
essere cose eccelse, ti restano in magazzini di cui non è che tu possa disporre
gratuitamente. Paghi la pubblicazione ed hai ulteriori spese per tenerla in
giacenza. Poi, ora, per esempio, io ho 100’000 testi sul mio computer e non ne
ho pagato nemmeno uno. Dalle scienze alla letteratura, non ho tutto, bensì solo
un’infima parte dell’esistente ma se qualcosa mi occorre, di solito, non
sempre, o la ho già o la trovo da qualche parte, a volte anche se si tratti di
pezzi appena pubblicati. Altrimenti uso surrogati, che non è detto siano peggio
di ciò di stia cercando o si fosse cercato. O se proprio uno volesse, e se
volesse proprio uno specifico-specificissimo titolo, si trovano edizioni
digitali per pochi euro. Pagano i diritti d’autore, una frazione per il
servizio editoriale. Non occorrono costose stampe, né magazzini che
incrementano ulteriormente i costi. Lo staff di correttori [un po’ tutti i
libri di narrativa sono variamente riscritti, di solito – dicono che lo fanno
per migliorarli e vendere di più mentre, di solito, chi li riscriva deve
giustificare i proprio salari] a volte fa solo danni con la pretesa di
giustificare i propri stipendi.
Beh, il cartaceo e l’elettronico sono
due mondi differenti. Chiaramente, il Lellino genio non ha avuto tempo per
concentrarsi mai sulle nuove tecnologie (neppure sulle vecchie...), sennò non
avrebbe ragione di affannarsi perché la sua stanzetta con tutto Guevara è
strapiena. Basterebbe mettere tutto online, con qualche coscienzioso volontario
che si facesse carico della scannerizzazione del cartaceo. Troppo difficile
...per un genio!
Quelle cose lì, del libretto che non
soddisfa chi lo ha scritto né serve a nessuno sono... ...Sì in quel caso erano
tecniche di adescamento o di consolidamento di un adescamento... A volte, gli
editori devono riempire cataloghi, o pensano debbano. Può essere un po’ di
narcisismo sul momento per chi si trovi pubblicato, ma poi è quel che è. Può
anche essere un ottimo, o meno, inizio. Magari una avrà poi pubblicato migliaia,
od anche più, di pagine online che non abbiamo trovato, o saranno sotto
pseudonimo. Intanto, mentre oramai l’editoria cartacea scema ed il digitale le
subentra, l’Eleonora diventa una grande scrittrice, scrittrice su carta. È pure
un ritorno alle origini. Nel 2001, la casa editrice dei salesiani, in una
collana per la scuola elementare, le pubblica una cosetta. Scrivi quattro
pagine, può essere pure due o meno. Le pubblicano ben larghe, per riempire gli
spazi lasciati liberi da disegni, e sfornano una novantina di pagine. Pubblichi
un libretto per, se usato, spandere ignoranza [sono balle che la percezione, le
sensazioni, fondino la conoscenza – del resto tutto ciò viene dalla
oscurantista che conclamava che la programmazione per computer fosse una cosa per
scemi] tra bimbi e maestre delle elementari. Beh, le maestre delle elementari
sono spesso già sufficientemente ignoranti ed oscurantiste di proprio. Da
generazioni di fuori di testa, ed universalmente apprezzate come fuori di
testa, non è che possa uscire personale formativo di grande livello,
soprattutto ai livelli più bassi del sistema scolastico. È la logica del
sottosviluppo e del sottosviluppismo coscientemente perseguito. In quel caso,
sono di quei libretti pubblicati solo per essere venduti a biblioteche
scolastiche che sperperino soldi in materiale inutile e dannoso. Il titolo del
libretto... Non è vero che col dito si senta il vento. Lo senti solo se già sai
essere vento. Altrimenti potrebbe essere varie altre cose. La sola percezione
non è strumento di conoscenza. Sono solo balle oscurantiste. Poi dicono ai
bimbi che le scienze e le tecniche non servono a nulla o sono del tutto
secondarie. Non lo dicono apertamente, ma la filosofia è quella. Chi venga da
famiglia ‘attrezzata’ guarda tali maestrine con compatimento. Gli altri si
bevono che sia meglio e più produttivo leggere romanzetti che studiare, per
esempio, Artificial Intelligence. Poi vanno a svolgere mansioni
dequalificate, e tra un paio d’anni saranno rimpiazzati dai robots, che già
oggi possono svolgere anche anche molte funzioni considerate qualificate. Pure
gli insegnanti potrebbero subito essere produttivamente tagliati di un buon 95%
degli effettivi. C’è di meglio, anche se se lo negano.
Beh, non ci interessa, qui, rimestare
su storie che esulino troppo da quello andiamo narrando...
Tutto questo era solo per
sottolineare che dunque, lei, l’Eleonora, che si sente parte, pur del tutto
insoddisfatta, di altri ed alti giri, si dà un contegno [chiamiamolo così!],
per cui, non ha dato molta corda a Nikla... ...Non molta, sebbene, un po’...
No, no, riindugiamo un attimo ancora
sul genio, sul Lellino. A dire il vero, sebbene noi si insista con questo virus
della la sindrome dell’identità/differenza antropologica
[[- syndrome of anthropological identity / difference -]], esso non è
l’unico. Soprattutto quando si parli di geni, sebbene non sia per nulla loro
monopolio, vi è un altro virus non meno devastante, dal punto di vista del
pensiero analitico: il virus della ‘virtù’ paranoica della coerenza. Sì,
sì, non solo l’obbedienza, pure la coerenza non è una virtù. Non lo è da nessun
punto di vista. Condizionato da precedenti convinzioni, ti neghi errori, ti
barcameni. Lo stesso Lellino, alla ricerca di sindromi nel militante, si deve
perfino negare le sindromi esistano in tutti. Lui stesso, quando revisiona,
revisiona errori non potrebbe mai superare scoprendo vie migliori e differenti.
Il virus della ‘virtù’ paranoica della coerenza lo blocca. Si dice che
se riesaminasse tutto, mai ne fosse capace, come potrebbe mai non buttare via
tutte le scemenze tra cui ha sguazzato, e che ne sarebbe mai, dunque, della sua
stessa autobiografia la cui scaletta lui si era tratteggiata già alla nascita.
No, no, proprio non può. “Devo rappresentare la coerenza rivoluzionaria della
mia vita e consegnarla a qualche mausoleo la accolga e la immortali”, si dice.
No, stai solo immortalando la tua coerenza paranoica, Lellino! Per cui ti
barcameni facendo il critico solo su quello è troppo evidente! Anzi, vai
perfino più avanti, in apparenza, ma proprio per meglio preservare tutto il
merdume da cui neppure sapresti come liberarti. Del resto, se il sistema ti
paga proprio per quello... Chissà perché il sistema non perseguiti mai tali
rivoluzionari bensì altri... ...altri che non siano neppure ‘rivoluzionari’...
Noi lo sappiamo. Semplice! Perché il sistema ha bisogno di tali
‘rivoluzionari’. Quello loro chiamano ‘capitale’ non potrebbe farne proprio a
meno! Il Lellino si barcamena. È sempre lo stesso. Pure il il suo ‘pensiero’.
Se la conta e ve la conta. Ve lo sintetizziamo, per ciò noi si possa:
“Amici e non amici, ma non nemici sennò è meglio ve ne andiate!, compagni e
non compagni, è tutti finito e superato! Noi non siamo, non siamo più. Io,
genio!, non lo ero mai stato. Ora lo posso dichiarare che siamo libertari,
etici e comunitari. Ecco, non siamo, superiamo, ma, lasciatemelo dire, una
piccola triade, una mezza stella a sei punte, la debbo pur avere pure. Io!
Eccola: libertarismo, etica e comunitarismo!
“No ai programmi ed alle linee politiche. Ora abbiamo
le questioni di principio che riassumiamo in sei frasette, sei come la stella a sei punte. Tutto è superato!
Beh, di qualcosa ha pur bisogno la nostra specie: le sei frasette! Non saremo
più avanguardia ma ci sarà sempre qualcuno meglio degli altri. ...Io! Qualcosa
dovrà pur distinguere chi abbia capito tutto, o comunque più delle masse. Ecco,
perché le sei frasette. La specie quasi intera, nelle sue parti consapevoli,
cosa sarebbe senza di essa?! O le sei frasette o la barbarie e la distruzione!
“Importante è
riaffermare chi sia il nemico, su cui non abbiamo dubbi: il capitale! O
la specie o il capitale, su questo non si discute!
“No agli apparati! Oh quanto mi costerebbero con tutti
che vogliono posizioni e soldi... Ma sì al sindacalismo. Capitemi! Io i soldi
li voglio, li pretendo. ...Ed i volontari! Viva i volontari. Se volete lavorare
per me, dovete farlo gratis. ...Beh se proprio devo... ...ma volontari è
meglio! Voi lavorate, io incasso. Io vi do l’onore, non chiedetemi pure i
soldi. Quelli mi servono! Non sono mica un’opera pia. Oh con tutti i costi che
ho!
“Eppoi la psicopolitica. Ovvio che le devianze si
riflettano in tutto quello uno faccia, dallo studio, al lavoro alle altre
attività. Anche io che (...beh, sono all’antica e non entrerò ormai mai nella
modernità e contemporaneità dei computer ed oltre...) non do neppure
un’occhiata occasionale ai ‘dibattiti’, anzi alle furie e psicopatologie
diffuse online, mi dicono su facebbok, ho intuito che... ...sì ho alla fine
capito che gli psicopatici ci circondino!
Dai, non ditelo a me che sono nato nuovo Lenin, ...credevo..., prima di
capire che io lo sopravanzavo di spanne e di universi, io che mi sono
programmato nascita e morte, e che aggiorno costantemente la mia autobiografia
inframezzata da mie foto tutte accuratamente preparate... Ma io sono un genio,
diamine! Sssssss... ...tutti gli altri sono pazzi, soprattutto quelli che non
capiscono che io, ...io..., sono il genio
che sovrasta la specie! ...Ma che umanità ed umanità! Di umani ci saremo io e
famiglia... ...Sssssss, gli altri sono solo la specie! ...Sssssss, ...Sssssss,
...noi ed i gentili, la specie!
“Compagni ed amici, chi milita ha problemi patologici. Beh li ha anche chi
non militi! Non io, naturalmente, che sono sempre stato capo e che ora non
milito. Non milito, ma... Vedete non riesco proprio a staccarmi dalla
‘politica’, gruppi, reti, congreghe. No, ma per me non è una malattia. Io sono
il benefattore umano di voi specie. ...Cosa ci posso fare se tutti mi
riconoscono come genio! Ecco, io sono un generoso! Ma voi, comuni mortali della
specie... Se anche voi, ora, volete militare senza militare, seguite me. Basta
che siate sottomessi ed umili vi certificherò che voi siete sani di mente.
...Ma non contradditemi che quell’ansia di sembrare meglio è già madre-padre di
patologie...
“Ve lo diciamo sinceramente che è tutto superato. Noi lo avevamo sempre
intuito e saputo, ed oggi siamo la punta di lancia di chi lo dichiari. Prima
non potevamo. Anche l’avanguardia è superata. Ma perché perché negare che io
Lellino sono sempre stato e sono innanzi a tutti voi specie. Per cui, sia
benvenuta la Quinta Internazionale di cui io sono inevitabilmente il...
...il... ...il... ...diciamo: il luminare. Non sono avanguardia di nulla. Sono
sopra tutto e tutti, io. Come le stelle lassù. Voi non siete dietro a me. Ma
dovrete pur ammettere quanto siate in basso, amici e compagni miei! ...No, no,
non ammettetelo... Basta che constatiate come io sia in alto!!!
“Lo ripeto. I malati siete voi, a
parte chi mi riconosca nella mia giusta eccelsa posizione nella storia
universale.
“Io, Lelleino, cosa ci posso fare se sono un genio che sovrasta tutti i
comuni elementi della specie?! Io o il capitale che vi opprime! ...Dateli a me,
i capitali, che so che farne!”
Ecco, sì, ben capire che una Eleonora
che anche solo abbia sfiorato, più che sfiorato perché lei è stata pubblicata,
...è oramai una “autrice riconosciuta!”..., le attività editoriali e politiche
di un tale genio, non possa dare, o fingere di dare, molta corda ad una Nikla
notoriamente fuori di testa... Eppure c’è sempre quel visus in agguato, il
virus mortifero e devastante della la sindrome
dell’identità/differenza antropologica [[- syndrome of anthropological
identity / difference -]].
Per cui, Eleonora, pur sussiegosa e distaccata, in apparenza, un po’ di
credito lo dette a quei soliti deliri di Nikla. Basta una mezza frase con
qualcuno.
Lo sapete come sono le mezze frasi? Il messaggio scarno è semplice è sempre
quello di maggiore impatto, anche se il destinatario capisca quel capisca.
Lunghe ed articolate spiegazioni le afferrano, a volte, solo rare mente
analitiche. Invece, su una mezza frase buttata lì, il destinatario della stessa
ci costruisce di suo, e quel che vuole. ...Anche lì lavora quel solito virus
mortifero e devastante della sindrome dell’identità/differenza antropologica
[[- syndrome of anthropological identity / difference -]].
“Sai, xxx, è venuta quella a dirmi che quello è ancora il capo del terrore.”
...E basta. E tu pensi, se riesci a pensare, o comunque ti dici: “Me lo ha
detto perché è così”, “Avrà voluto farmelo sapere”, “Dovrò stare attenta se lo
incontro.”, “Ma allora siamo in pericolo!”, “Oddio siamo perduti!”, “È
incacchiata che non glielo dà.”, “Lo dicevo che quello...”, “Che uomo!”, “Che
scemo!” Voi lanciate una pallina in una roulette ...e ne esce quel che ne
doveva uscire. Piaccia o non piaccia, funziona così.
Roby, poteva essere il 1991-92,
quando andava a Milano per un corso di analisi finanziari dell’AIAF. Incrocia
Marisa, l’amica di Eleonora, da quando si incrociarono [Marisa ed Eleonora] per
casi di scuola nella prima metà degli ‘80, e subito fraternizzarono perché
potevano parlare e vantarsi liberamente di cazzi l’una con l’altra. Marisa è al
giorno d’oggi una che si è solo rinsecchita ma è restata globalmente la stessa.
Le sue ansie e paure, come già la sua madre pazza, sono solo più visibili, nei
tratti della vecchiaia. Una troiazza, pur senza avere particolari attrattive,
oltre appunto alla morbosità del darla a tutti. Allora era ancora giovane.
Lei e Roby si incrociano in stazione,
A Milano Centrale. Lei era con altre. Fanno finta di non conoscersi. Poi lei
dice alle amiche o conoscenti: “Quello è un clandestino del terrore...” Anche
all’Eleonora: “L’ho incontrato a Milano. Era in giacca e cravatta...È proprio
come dici tu... Di sicuro era in qualche missione speciale””
Roby lavorava all’INPS.
Roby la riincoccia, non oltre il
1995, forse nell’inverno 1994-95, una sera su un autobus da Porta Susa a Via
Pò. Lui stava andando a casa, di ritorno da qualche biblioteca o simili. Marisa
era col ‘fidanzato’ storico, un medico, uno con cui scopava la notte tra il
venerdì ed il sabato, prima di telefonare, la mattina, ad Eleonora con aria
finto-estasiata per dirle che il rituale del venerdì-sabato si era
positivamente consumato. Invece, durante la settimana, Marisa cercava di darla
in giro a chiunque si facesse sotto.
Marisa fa subito al ‘fidanzato’:
“Quello è Roby, ...il capo del terrore...”
Lui, il ‘fidanzato’, del tutto fuori
di testa eppur come inibito, comincia a girare attorno a Roby che, con cappotto
e borsa coi libri, stava in prossimità alla porta del bus visto che il tratto
che doveva fare sul bus era breve, solo di poche fermate. Roby lo guarda gelido
ed inespressivo. Lui sembra voler dire qualcosa ma non dice nulla. Roby li
squadra con occhiate veloci e del tutto calmo. Dentro si sé se la rideva. Ma
non lo lasciava trasparire.
Naturalmente, Marisa, quando incontrò
Eleonora...: “Roby era, in Via Cernaia - Via Pò, sul bus. Di sicuro in qualche missione a
Torino...”
...Deliri...
Una, Eleonora, fa ora la maestrina
pensionata, del tutto inacidita nel carattere e disillusa. L’altra, dando la
fika in giro, e inginocchiandosi e leccando a sinistra, s’è fatta
architetta-capetta (si dilettava a disegnare...) che vive di appalti pubblici.
L’una tozza e che si vergogna di rappresentarsi in foto. In quella raccontata
sopra non ha saputo resistere, solita esibizionista, a farsi vedere col cazzo
appena cuccato, pur lui vergognandosene. Idem in talune altre. L’altra,
rinsecchita e, ora, col viso di una nevrotico-apprensiva. Già la madre era
sotto lunghe cure per fobie ricorrenti. La figlia, Marisa, non si è curata né
liberata a cuccare cazzi ed a prostrarsi servile. La madre era fissata che il
padre avesse amanti. La figlia si era detta che è meglio prevenire i tradimenti
maschili diventando essere stesse troie. Non per questo è meno malata della
madre.
...Infettate pur dai microbi Nikla-Allakkache
si spandevano...
Ma passiamo ad altro, pur connesso.
Cosa non successe quando Serena ebbe
il suo primo ed unico ragazzo... Siamo oltre la metà degli anni ‘90...
Serena era raggiante. Se la godeva
davvero e stava benissimo. Nikla, Franka e Mina erano in depressione
nero-invidiosa assoluta. Invidia totale e devastante a vedere quella ragazzina
(...non proprio -ina, era già a fine università...) felice, felicissima,
radiosa. Dovevano distruggere tutto proprio perché la vedevano troppo felice.
Mina era furente:
- “Nikla ma quella Serena, col
ragazzo...”
- “Mamma, sono disperata...”
- “In effetti, mi sembra proprio
troppo contenta... Una ragazza seria non dovrebbe...”
Franka lo faceva pure vedere:
- “Nikla, dobbiamo fare qualcosa...”
- “Oh, Franka... dobbiamo trovare una
soluzione... ...Mi deve aiutare, invece che permetterle pure di venire a
Moneglia a fare sporcaccionate con quel bellimbusto torinese...”
Franka, torcendosi dall’invidia,
viscida, pur malamente fingendosi serio-mielosa:
- “Serena, ma con quel ragazzo hai un
futuro?!”
- “Che cosa vuoi dire, nonna?”
- “Mi sembri troppo felice...”
- “Ed allora?”
- “Ma avete un futuro voi due, ...tu
e quel ragazzo?!”
- “Cosa vuoi dire, nonna?”
- “Beh, sì, come dicono, avete un
futuro...?!”
Franka se le sentiva alla radio ed in
TV e le ripeteva, per quel e come poteva...
Ovviamente, la chiamava pure la
sorella da Casalbuttano:
- “Franka, come sta Serena?”
- “Oh, Angela, ...è tutta presa col
suo ragazzo...”
- “Come?!”
- “Ecco, ora mi criticano tutti...
Che ne posso io?!”
- “Certo, Franka, una ragazza seria
non dovrebbe... Ma si sposano?”
- “Angela, non dirmene pure tu... Che
cosa possiamo fare?”
Franka:
- “Nikla dobbiamo fare qualcosa...”
- “Certo, Franka, che dobbiamo fare
qualcosa!”
- “Nikla, dobbiamo farla
ragionare...”
- “Sì, sì, dobbiamo trovare il modo
di farla ragionare... ...Non può continuare a spassarsela. È sempre con quel
ragazzo e quasi non mi parla più... ...Ormai, non la vedo mai... Bisogna
che...”
Mina:
- “Nikla, non si può continuare
così...”
- “Mamma, certo, non dormo più a
pensare che Serena con quel ragazzo... Sporcaccione! Sporcaccione! Lei è
un’ingenua e lui uno sporcaccione che pensa solo a divertirsi, che se ne
approfitta!!! Sporcaccione! Sozzone! Col mio fiorellino! Porco! Porco!”
- “Già c’è Sara che tutti, qui, nel
quartiere, dicono che è una poco di buono...”
- “Come sarebbe a dire, mamma?”
- “Sì dicono che è una leggera, una
leggerotta... ...che va coi ragazzi... Dicono che è una che ci sta, che lo
cucca da tutti, dicono loro con quel loro linguaggio... Ora pure Serena.”
- “Mamma, Serena solo con uno.”
- “Lo so, Nikla... Ma noi siamo
all’antica... Ma... ...le si dovrebbe parlare...”
Nikla, disperata:
- “Fiorella, devi aiutarmi!”
- “Che c’è?”
- “Sto perdendo Serena...”
- “Di nuovo Roby?!”
- “Peggio... Serena s’è innamorata di
un ragazzo. Sono sempre assieme. È troppo felice. Parla solo con lui. Non mi
considera più.”
- “Con Roby, le abbiamo provate
tutte... Ma contro uno... ...Ora te ne esci con un’altra... È normale che
Serena pensi al futuro, che...”
- “Oh, certo, Fiorella, ti ci metti
pure più. E se lei va a vivere con lui, si sposa, io resto sola.”
- “Queste sono cose normali...”
- “Ma io ti avevo, vi avevo, aiutato
contro Roby...”
- “Come, contro?! Noi non siamo mai
contro nessuno. Noi operiamo per la collettività, per la pace e la prosperità.
Sei tu che mi avevi supplicato di ...”
- “Non importa! Non importa! Se
interessava al PCI-CGIL ed ai Carabinieri era perché... ...perché...”
- “Cosa vuoi dire, Nikla?”
- “Io ho cooperato con voi, con
l’organizzazione...”
- “Che organizzazione?”
- “Come la chiamate voi al partito ed
al sindacato?”
- “Nikla, io ti ho aiutata perché sei
una collega, un’amica, una compagna...”
- “Ed ora mi lasci sola perché non
c’è di mezzo Roby, ma solo un ragazzo...”
- “Ma non è una questione di
sicurezza...”
- “Ah, ecco, mi avevi aiutata solo
perché era contro Roby...”
- “Ma cosa dici?! Ti ho già detto che
noi non siamo contro nessuno, non nel senso credi tu. Non sei lucida. Questa
cosa di Serena ti sta stressando...”
- “Cosa vuoi dire, che pure tu mi
scarichi?”
- “Ma no... Se ti abbiamo aiutata
prima, perché non ti si dovrebbe aiutare ora...”
- “Oh, Fiorella! Ma allora mi aiuti?”
- “Ma certo, io sono qui per aiutare
tutti, tutte...”
- “Ah, scusa, mi era sembrato...”
- “Figurati. Ti capisco. Era solo per
inquadrare bene la questione...”
- “Dimmi cosa devo fare.”
- “Raccontami tutti i dettagli e poi
devo sentire i nostri compagni specialisti, come già avevo faccio e come faccio
sempre...”
Dopo un po’. Giusto il tempo perché
la Allakka chiedesse agli Squadroni della Morte dei Carabinieri.
- “Allora, Fiorella?!”
- “Serena ed il ragazzo, continuano?”
- “Ma certo! Lei è sempre più
innamorata. Mi dice che vuole sposarlo subito. Ed io resto sola! Resto sooola!
Come posso faaare? Non posso vivere senza Serena...”
- “Ma se si vuole sposare... Tanto
prima o poi si sposano un po’ tutti...”
- “Nooo! Nooo! Ed io come faccio?!
Come faccio a vivere, da sooola?! Ecco, anche tu mi scarichi...”
- “Ma che dici...”
- “Non avevi detto che chiedevi al
partito...”
- “Ho chiesto.”
- “E che ti hanno detto?”
- “Mi hanno detto che queste sono
cose un poco personali. Non è che lo Stato possa...”
- “Ecco, Fiorella, quando vi servivo
e vi servo... Ora pure voi mi scaricate...”
- “...Io son qui per aiutare tutte le
colleghe, le amiche, le compagne...”
- “Ma ora mi scarichi!”
- “Questo no, Nikla. Come fai a
dirlo?!”
- “Allora, potete fare qualcosa per
questa povera madre che si è sempre sacrificata e si sacrifica per il bene
della figlia?”
- “Certo! Più che qualcosa, per una
grande amica, collega e compagna come te! ...Anzi, voglio essere più precisa...
...Io, ...noi..., lo Stato stesso, possiamo tutti aiutarti. ...Solo bisogna
che... ...Come già le altre volte, sei tu che ti aiuti. Aiutandoti, hai pure
l’aiuto nostro ed un sicuro successo per le tue azioni benemerite. Quando le
intenzioni sono buone, si trovano sempre delle ottime soluzioni.”
La stavano ripuntando. Si fa per
dire, naturalmente. I carabinieri, ed altri militari e sbirri, ci sguazzano tra
malati di mente e delinquenti. Non li perdono mai di vista per il loro [di loro
burocrati, militari e sbirri] delinquere e psicotizzare di Stato. Sono nel
loro. Usano chi raccattano. E se non raccattano nessuno... Impossibile! Se non
raccattano una od uno, o talune o taluni, ne raccattano altri ed altre... Se
poi, casualmente, non raccattano nessuno per un certa operazione, se le
inventano.
Loro funzione istituzionale è montare
casi, creare e gestire mafie e terrorismi. Come, non importa loro. I
carabinieri sono impiegati dello Stato che fanno quello viene loro ordinato ed,
in cambio, rubano e delinquono per loro stessi protetti, impuniti, impunibili.
Quando sembra becchino qualche caramba perché delinqueva, è solo perché volevano
scaricarlo, dunque non era più protetto, coperto. Chi delinque da scemo lo
scartano. Devono saper delinquere, sennò che caramba sono! Appunto, lì, come in
tutti i corpi dello Stato e pubblici, i delinquenti sono protetti,
super-protetti. Quando sembra ne colpiscano e scartino qualcuno, serve per dire
sui media: vedete che noi colpiamo pure i nostri. Balle. Idem la GdF e gli
altri corpi armati. Idem tutte le burocrazie. Non si pensi a spiriti di corpo e
simili. Sono balle. Ogni ufficio ha suoi interessi privati, pur nelle rivalità
personali, attutite dal comune delinquere e pazzoidare al servizio del potere,
di chi ha il potere di dare ordini, governo e NATO, con ovvia priorità della
NATO, che poi sta per inglesi ed americani, soprattutto. Più gli inglesi, visto
che Italiozia è una loro creazione. Dunque, interessi dei singoli e dei vari
uffici, alias cricche e cosche. Poi, in subordine, tra delinquenti e
pazzi tendono a coprirsi reciprocamente. Non è spirito di corpo. È che, se
sguazzi nella merda, tendi a preservare la merda in cui sguazzi, cioè gli altri
simili a te. Taglieggiano imprenditori, come taglieggiano gli altri sudditi. Si
taglieggiano anche tra burocrati, ma solo in subordine. Rubano su tutto e su
tutti. E nessuno può fare loro nulla perché loro sono “lo Stato”, sono loro che
sottopongono o non sottopongono casi alle procure. Pensate che i procuratori
vadano per strada a cercare delinquenti e delitti? Mannò, arrivano o non
arrivano dossier sui loro tavoli. La gran massa delle denunce finisce
semplicemente con un timbro, ora una nota in un computer, “caso insussistente”,
e finisce tutto archiviato. Degli stessi casi che proprio non possono non
arrivare sui loro tavoli, ma che si vogliono coprire, basta che le “indagini”
vadano per le lunghe, cioè che non si faccia nulla, per cui un giorno si
archivia tutto o perché non sono arrivati elementi o perché tanto oramai
sarebbe tutto prescritto. CC e GdF governano il tutto. Il tutto poi frazionato
ed lottizzato tra uffici e sotto-uffici. Io
faccio un piacere a te. Tu fai un piacere a me. ...Dato che sono due corpi
distinti. La PS la supervisionano i CC, per cui... Certo, un procuratore (anche
altri) può ordinare indagini su una certa ipotesi di reato e su certe persone.
Basta non arrivi nulla. O magari, nel caso opposto, basta che arrivino “prove”
fabbricate. Non è che gli stessi magistrati siano fuori dal giro. C’è chi
magari fa il tranquillo impiegato. Ma c’è pure chi condanna senza prove, od
assolve pur con inequivocabili prove contro, solo perché i CC o la GdF hanno
detto loro che hanno “informazioni sicurissime”, di informatori non si possono
esibire, che... Che pensiate facciano ufficiali ed alti ufficiali nelle aule
dei tribunali, e che entrano pure a parlare coi giudici? No, quando Roby fu infine
assolto, nel 1990, tutti questi alti gradi dei CC in divisa non c’erano. Non
c’era nessuno. Neppure pubblico. Invece usualmente vedete tutti questi in
divisone. Stanno li per manipolare i meccanismi giudiziari pure in sede di
processo. Sennò che ci farebbero a perdere tempo durante gli stessi, se non per
dire e far vedere a tutti che il giudiziario lo controllano loro. Un giudice
può anche far quel che vuole. Ma poi la paga. E coi tre gradi di giudizio, CC e
GdF possono rimediare come loro gradiscano, di solito, se qualcosa sia sfuggita
loro. Anche se in fondo sono solo inefficienti e corrotti burocrati. Non è che
riescano sempre a stare dietro a tutto ed a tutti. Una cosa sono le intenzioni,
poi quello riescano a fare, anche se di solito riescono. Dipende dal tipo di
operazioni che hanno o non hanno in corso in un certo momento ed, un po’ ,
anche da contingenze e dal caso.
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