MaximaImmoralia. Gli operai l’han sempre saputo. La balla del “movimento operaio”. 19.08.2007
by Georg Rukacs
I partiti cosiddetti operai nascono perché le rispettive polizie o potenze straniere o entrambe ne hanno bisogno. Ciò si verifica quando, per una qualche ragione, si vogliano tenere segregati gli operai. In realtà, non solo li si vogliono tenere segregati, visto che i “partiti operai” hanno abbondanza di personale d’altra estrazione sociale con la funzione di dominare e contribuire a tenere separati gli operai per qualche loro uso al servizio di interessi, dunque per usarli come massa di manovra. Coloro vogliono tenere segregati gli operai, i lavoratori dipendenti, col mito della contrapposizione di classe, sono interessi industriali e finanziari che li vogliono usare come massa di manovra speculativa. Che è poi quello si può verificare empiricamente. Non è mai esistito un movimento operaio o dei lavoratori antagonistico al capitale. Si è cercato di dire, di convincere e convincersi che così fosse, benché non sia mai esistito. Era ed è solo ideologia. La realtà è sempre stata differente. L’antagonismo è una categoria filosofica. Se il capitale non si combina col lavoro ed il lavoro non si combina col capitale, sia il capitale materiale, che quello manageriale, che quello umano non servono a nulla, deperiscono entrambi. È una contrapposizione solamente filosofica per poi combinarsi, non per restare contrapposti. Nella dialettica esistono opposizioni e sintesi. Nulla a che fare con supposti rivolgimenti o rivoluzioni che non esistono, se non come semplificazioni successive. Bisognava pur raccontarsela e raccontarla agli adepti, nelle osterie. Ecco che ci si inventavano delle fregnacce, fatte elaborare da professori all’uopo pagati, dunque col linguaggio loro ed un qualche imprimatur di assoluta autorevolezza, poi le si diffondevano giù giù fino all’ultimo credulone. Il professore ci si guadagnava lo stipendio. Il credulone restava proletario, che pagava pure i professori, i propagandisti, gli agitatori, i funzionari di partito e sindacato che lo costringevano a restare operaio malpagato in nome del paradiso futuro. Tutta la massa tra il capitale che pagava, coi soldi dei proletari stessi, il professore ed il proletario, in pratica la sbirraglia “socialista”, “comunista”, “cattolica”, od altro, del capitale, ci guadagnava lautamente nel suo lavoro da sbirri e truffatori rispetto ai lavoratori.
Tutto il funzionariato “operaio” assolve, nei vari paesi, le funzioni assegnate dai vari governi e consistenti con la natura dei rispettivi Stati. Ecco che i movimenti sindacali inglesi, ed anglofoni in generale, saranno funzione dello sviluppo capitalistico competitivo, tipico di quelle aree. Il funzionariato “operaio” di Francia, Germania, ed altrove, sarà egualmente funzione dei tipi ora di sviluppo competitivo, ora di sviluppo limitato, ora di sottosviluppo, delle aree in cui opera. Alla fin fine, il funzionariato “operaio”, le organizzazioni del cosiddetto “movimento operaio” sono inevitabilmente intermediari tra padronato, Stati, polizie ed operai e lavoratori. Se un’organizzazione “operaia” è messa fuorilegge, o ha forti sostegni esteri oppure nessuno operaio e lavoratore la segue. Essa è, dunque, sempre funzione degli interessi le permettono di esistere, non della tutela del lavoratore che non è affatto detto sia più tutelato dall’esistenza di partiti e sindacati “operai”, che anzi sono per esso un costo, spesso imposto dal capitale stesso. Alla fine, è una banale legge economica se ci si pensa, il lavoratore è più tutelato dal funzionariato “assistente sociale” che dal funzionariato fintamente antagonista. Quello realmente antagonista semplicemente non è mai esistito. Le tanto deprecate socialdemocrazie o laburismi, con organizzazioni di fatto di assistenti sociali e d’assistenza sociale, hanno sempre tutelato i lavoratori ben di più che il funzionariato, tra l’altro costosissimo (ed i soldi alla fine escono da chi lavora), “comunista”. Non a caso, il sottosviluppo ha bisogno del funzionariato “comunista”, mentre lo sviluppo competitivo di, di fatto, assistenti sociali. I “movimenti” comunisti e comunistoidi, e le relative “culture” comuniste e comunistoidi (incluse quelle camuffate da “’socialiste” [vedi i DS italioti, ma pure i socialisti “a sinistra” italioti], da “cattoliche” [vedi i dossettiani italioti, ma anche oltre quegli ambienti dossettiani più fanatizzati in senso “anticapitalista”], o di destra [vedi AN e l’UDC italiote, e parte di FI], da estrema destra [il neofascismo o neonazismo, in genere; si vedano i programmi concreti], da “verdi”, da vari movimenti regionalisti e localisti), sono complemento di borghesie sottosviluppiste. Non né sono la cura, né l’alternativa. Sono la patologia, assieme alle borghesie sottosviluppiste, al cui servizio sono. Ne sono le milizie e la copertura.
Il movimento socialista o para-socialista italico nasce, nelle varie aree, con le ispirazioni più varie. Rilevanti, almeno da certi momenti, gli influssi delle aree più sviluppate come Francia e Germania, ma anche semplicemente più forti (come pesi statuali, per come sono percepiti [la Russia era comunque una grande potenza, pur con vaste sacche d’arretratezza dunque con ampia produzione di sottoculture anarchiche e “rivoluzionarie” per meglio tenere i lavoratori nell’arretratezza]) sebbene non necessariamente più sviluppate come le Russie. Lo spazio italico, proprio perché arretrato, resta, invero, se si guarda bene, esente dagli influssi del socialismo delle aree trainanti come l’inglese. L’inglese è un socialismo troppo avanzato, troppo poco “socialista”, dato l’orientamento alla soluzione di problemi più che alla fornitura di consolazioni. Gli autori che vengono sbandierati sono solo simbolismi per indicare dipendenze quando non si ha sufficiente sviluppo in loco, dunque sufficienti autori locali. Il socialismo italico, socialismo cattolico a parte di ispirazione di ispirazione vaticana e pretesca (in realtà ben più moderno del socialismo classista, perché orientato alla soluzione di problemi), è in parte di matrice indigena, in parte di ispirazione francese o tedesca o russa (l’anarchismo). Ma è ugualmente connesso al padronato ed allo Stato, in pratica o carabinieri e polizia, senza di cui non esisterebbe davvero come socialismo radicato.
Quando, nel 1921, nasce il Partito Comunista d’Italia, non c’è nessuna differenza vera rispetto allo spirito del socialismo pre-esistente. La differenza è nell’esistenza d’uno Stato, l’Urss, che liquida le precedenti forme di socialismo locale russo per creare un socialismo di Stato definito “comunismo”, al servizio d’uno Stato che si sente in qualche misura rigenerato dunque con una forte valenza imperialista, di lì la creazione di suoi prolungamenti internazionali e mondiali. Il PCd’I nasce come partito russo, coi soldi russi, dipendente in tutto e per tutto dai russi. I suoi funzionari li paga l’Urss. Coloro che l’Urss non paga, coloro che l’Urss non vuole, non sono funzionari del PCd’I. Ideologie, documenti, risoluzioni, sono solo carta straccia per pseudostorici successivi. Gli agenti russi arrivano col portafoglio per comprare e, di conseguenza, ordinare ai loro impiegati esteri. Loro pagano tutto. L’autofinanziamento locale è dappertutto minimo o inesistente. Questo vale dappertutto, dall’Italia alle Cine. I russi pagano e ordinano. Chi non accetta ciò, viene rimosso. Non è mai un problema trovare altri funzionari ossequenti a chi li paga. Man mano che l’Unione Sovietica stabilisce buone relazioni con lo Stato italico, il PCd’I passa alla cooperazione ufficiosa diretta o indiretta con lo Stato manarchico-fascista. Tra l’altro, i casi dei numerosi “comunisti” italici eliminati in Urss sono possibili perche lo Stato italico, come sempre, non se ne frega nulla dei suoi all’estero, soprattutto in quel caso in cui ha ottimi rapporti coi “comunisti” russi, con lo Stato russo-sovietico. Esistono poi relazioni dirette, da sempre, a vari livelli, tra il PCd’I e lo Stato “fascista”. Il “fascismo” non mette naso nei crimini di Togliatti di cui pur è informatissimo, inclusi i crimini contro cittadini italiani. Ma esiste ancora dell’altro. Per esempio, il “caso Silone” non è altro che uno dei tramiti formali che il PCd’I aveva col Ministero dell’Interno. Il PCd’I, non Silone, faceva l’informatore del Ministero dell’Interno Il PCd’I resta una setta, ma non troppo piccola per non rendere meno facile che in organizzazioni di massa l’infiltrazione da parte di carabinieri, polizia ed Ovra. Ma esistono pure i rapporti di tutto il PCd’I, almeno a livello di gruppo dirigente, con lo Stato monarchico-“fascista”. Quando il deputato Gramsci viene arrestato, è un favore del Ministero dell’Interno ai russi ed al gruppo Togliatti, che dal canto suo lo consegna alla polizia. In effetti la polizia “fascista” non avrà mai grande intersse ad arrestare quelli del gruppo Togliatti, ma solo quelli che il gruppo Togliatti ed i russi vorranno arrestati. Lo stesso assassinio di Gramsci viene lasciato fare dalla polizia “fascista” ai russi su incarico di Togliatti, che non può tollerare Gramsci raggiunga Parigi per sputtanarlo come era sua intenzione fare. La leggenda di Gramsci “morto nelle prigioni fasciste”, era anni che era libero, è la balla del PC togliattiano, su suggerimento del Ministero dell’Interno “fascista”, per mascherare il crimine. Gramsci viene fatto avvelenare da un’agente russa il giorno che è finita la libertà condizionale, per cui è in libertà totale e poi può essere cremato su ordine del PC di Togliatti per cancellare le tracce dell’avvelenamento, semmai a qualcuno, in futuro, fosse mai venuto in mente di fare un’autopsia sui resti. La cremazione operata su direttiva di Togliatti-Sraffa cancella le tracce dell’avvvelenamento. Resta tuttavia il rapporto fatto dall’avvelenatrice a Sraffa, se lo si sa leggere. “Il fascismo”, di cui il PCd’I di Togliatti era strumento e cooperatore, non s’è mai preoccupato troppo di smentire le menzogne, già allora, del PCd’I su Gramsci che erano suggerite degli stessi Interni e dalla stessa Ovra.
Anche su Marx ed Engels s’è inventata tutta una liturgia, ad uso e consumo del funzionariato “operaio”, che in aree come quelle latine ha sempre e solo futtuto i lavoratori nell’interesse di un sottosviluppo controllato o di uno sviluppo rallentato per convenienze oligarchiche. In Germania, la terra d’origine di Marx e nella lingua in cui Marx prevalentemente scrive, Marx non ha mai avuto alcun seguito. Come non ne ha avuta in nessun luogo del mondo, se non come icona. Non diciamo ciò per sminuirne la figura che non necessita né di sminuizioni né di esaltazioni. Come storico, Marx ha fatto un lavoro straordinario ne Il Capitale (che è un testo storico). L’impalcatura del Capitale, dunque la sua categorizzazione, è filosofico-hegeliana per cui del tutto incomprensibile ed incompresa se si pretenda di applicare, senz’alcuna mediazione, le categorie dell’astrazione filosofica alla realtà. Il Capitale è l’opera scientifica che Marx scrive coi soldi di Engels, per dimostrare l’ineluttabilità del comunismo ...nelle intenzioni del committente Engels. In realtà, Marx evita accuratamente di “dimostrare” alcunché. È opera scientifico-storica, con cui Marx fotte Engels che lo paga ma che non ha la formazione filosofica per capire che Marx si sta vendicando del suo finanziatore dimostrando un antagonismo solo filosofico tra forza lavoro e capitale e non dimostrando scientificamente nessuna ineluttabilità del comunismo, inteso come una qualche società senza capitale, cosa che non può essere dimostrata. A questa “dimostrazione” penserà Engels in catechismi tanto diffusi quanto di nessun valore scientifico né intellettuale. Di pensiero politico, lì, ne Il Capitale, non ve n’è o, se ve n’è, è proprio nell’assenza. In altri scritti, le considerazioni politiche, o apparentemente politiche abbondando, in Marx ed Engels. Non v’è nulla, tuttavia, d’un qualche valore se non per la storia delle idee e per la storia dei loro tempi. In realtà, il politicante è Engels. Marx si diletta in critica corrosiva, di dimensioni messianico-cabalistiche, di tutto. Quello che è stato usato dai posteri, sia in senso riformista che pseudo-rivoluzionario (in realtà solo per mascherare compradorismi sovietici o cinesi o castristi od altri, o semplicemente vaneggiamenti o trascendenze spirituali), sono spesso invenzioni da loro scritti reattivi oppure da loro illusioni sull’epoca in cui scrivevano o su epoche future. ...Sempre che siano stati minimamente capiti, cosa improbabile. Engels è il catechista che odia la fabbrica in cui è costretto a lavorare. Marx un filosofo che si diverte a giocare. Nella tradizione anticapitalistica sia religiosa che massonico continentale, Engels e Marx sono due disadattati, rispetto allo sviluppo capitalistico del periodo, per cui difendono forme di romanticismo economico che pur rifiutano a livello di formulazioni generali oppure in elaborazioni storico-scientifiche come ne Il Capitale. Non si confondano comunque i due. Marx è un problematico che si sposta nel pensiero tra livelli differenti e con conoscenza spesso profonda di ciò di cui sta trattando. Engels, di cultura decisamente più limitata, è un pratico che deve trovare risposte soddisfacenti e lineari a tutto. Engel è un catechista. Marx un hegeliano impenitente. Marx conserva la passione ebraica della profondità e della problematicità della conoscenza. Nella retorica politica si diletta tra linguaggi ed immagini profetiche. Il vaneggiamento dei contenuti, vaneggiamento dal punto di vista di una qualunque realisticità di ciò di cui stia parlando, non è mai vero vaneggiamento se si vada oltre il livello dell’immediatezza e si colgano le altre sfaccettature di pura ricerca ed esercizio intellettuale, quasi cabalistico, la scrittura marxiana quasi sempre ha. Engels deve darsi e dare risposte. Engels deve scrivere i catechismi. Engels deve condurre le masse a distruggere le officine in cui non voleva lavorare, pur da impiegato, prima che da copadrone. Non potendo far distruggere nulla, deve almeno parlarne male pur dietro la copertura dell’analista e dell’analista per accellenza che ha sotto mano, in gran parte da lui direttamente stipendiato, Marx. Engel è un anticapitalista ed un sottosviluppista che si copre dietro lo sviluppo radioso del futuro e la societa dell’automazione e del pieno sviluppo tecnologico del futuro. In realtà, Engels vuole solo distruggere. Marx è un filosofo, è ricercatore, nel senso vero e davvero hegeliano, hegeliano non capovolto, hegeliano poggiante sulla testa. La filosofia di Marx è puro spirito, il suo socialismo una copertura. Il rovesciamento materialistico resta, in Marx, rovesciamento “materialistico” filosofico. Da Hegel che poggia sulla testa, Marx poggia l’hegelismo sulle gambe, ma non quelle vere. Lo poggia su gambe filosofiche, su realtà che è tale quando si dedica all’analisi storica ma che resta fantasia, pensiero, quando si dedichi a dimostrazioni di “sviluppi necessari” che Marx risolve in visioni profetiche, profetico bibbliche, anche se lui vorrebbe rifiutare a livello cosciente l’ebraismo che invece è e resta in Marx la sua parte migliore e più grande e che lo fa un grande, un grande del pensiero come speculazione e ricerca pure, purissime. Engels è il pratico che sfrutta Marx per creare un autore per “operai” che mai lo leggeranno, come mai lo leggeranno gli intellettuali, neppure quelli “marxisti”. Engels usa Marx come copertura per il proprio lavoro da catechista, da scrittore di catechismi. Marx è quello che “ha dimostrato”, per Engels, quello che lui volgarizzerà poi per operai come verità assolute da seguirsi. ...Cazzate che Engels vuole propinare agli operai perché distruggano “il capitale”. Engels fabbrica, coi soldi, il “Marx ed Engels”. Il giochetto riesce finché fa comodo usare l’Engels catechista coprendolo dietro quel “Marx ed Engels”. Ci vorrà uno spirito religioso, ed un insicuro, come Lenin per pubblicare Marx ed Engels in milioni di copie e per usarli, come icone, sia contro Kautsky (contro cui li ha sempre usati, da quando ha tolto Kautsky dalle proprie icone perché “ha tradito”, col 1914) che contro i veri filosofi sia del menscevismo che del bolscevismo ed altri verso cui lui si sentiva, e spesso era, intellettualmente inferiore, pur intelligentissimo e coltissimo.
Lasciamo stare i coglioni che devono inventarsi un Marx rivoluzionario ed i coglioni che devono inventarsi un Marx riformista. Che bisogno c’è? Che c’entra la politica con Marx?! Politica che poi, in Italiozia, è politica di spiriti gretti e maldestri interessati ai piccoli traffici e che emergono e s’affermano a seconda del servilismo verso i poteri e le polizie. Non l’avete mai notato che sono i “servi di” e gli “spioni di” quelli che di solito vanno su? ...Dai PartitiComunisti alla Lega, con in mezzo tutti gli altri passati e presenti.
Ma vi rendete conto come sono ridotti nello pseudo-PedDé?! Devono crearsi il “Pantheon” di nomi perché sono così insicuri che non hanno una idea loro, e così cialtroni che non hanno un obiettivo da proporre ai pecoroni li seguono. Annò, forse Marx (e pure Engels) non l’ha messo nessuno nel “Pantheon”. Lo avranno messo nel “Pantheon” segreto, quello di “compagni, via Stalin e Togliatti dalle sezioni che dobbiamo far finta d’essere er PedDé ma semo sempre quelli sovietici che si devono mascherare per fottere quelli che ci cascano... ...la tattica dell’adeguarsi alle nuove condizioni oggettive che finalmente ci permettono di realizzare il sogno di Berlinguer-Andreotti-Gelli... ...oh, pardon, di SanMoro!” Ma anche chi se lo mette nel patheon del proprio partito, gruppo o combriccola, non è meno coglione, in genere. Ci sono poi, idem, quelli che se lo mettono nel proprio inferno. Del resto se ti crei i santini devi creati pure i demoni. Italiozia è tutta così... Tanto poi sono tutti daccordo nella comune gestione, speriamo alla fine incontrollata ed incontrollabile, del disastro comune dello spazio italico di cui sono parte.
È chiaro che si sono creati il mito del grande PartitoComunista in Italiozia, ed hanno dovuto crearsi il mito di un grande movimento comunista che attraversa la storia! Beh, glielo hanno creato a Londra, dove è la vera centrale di creazione di di miti. Nascono come leccaculo di Mosca. Diventano partito di massa come leccaculo pure degli angloAmericani e poi pure degli arabi (...le colonie inglesi...) e di chiunque abbia dato solo, magari sotto banco, soldi. Gli arabi glieli mettevano sui tavoli... ...Non “sottobanco”. Non è un mistero. Da sempre. Mattei e pure Valletta erano onesti, onestissimi. Se li compravano pubblicamente e per lo sviluppo accelerato. Mattei avrebbe pure fatto le centrali nucleari. L’hanno ammazzato perché erano tutti, DC e PCI, terrorizzati dallo sviluppo accelerato. Preferivano il sottosviluppo da loro e dalle loro ‘ndranghete, camorre, mafie, controllato. Certo, a livello pubblico, erano e sono contro gli angloAmericani perché rappresentano lo sviluppo che loro detestano mentre sono a favore degli speculatori arabi, con le metafore delle balle dei “palestinesi” e delle “masse oppresse”, perché rappresentano la povertà “ribelle” (lamentoso-camorristica, in realtà) e compradora, oltre che la rendita fondiazia (petrolifera) e pur nell’incapacità a creare vero sviluppo indipendente dall’occasionale rendità fondiaria di cui dispongono e che un giorno finirà. Israele, senza petrolio (c’è in abbondanza, ma profondo e non è stato ancora trovato), ha saputo produrre splendidi prodotti agricoli e tecnologia avanzata ed avanzatissima in tutti i settori. Israele oggi è un’economia terziaria avanzatissima e d’avanguardia. Non possono non volerlo distruggere i “marxisti” e “solidaristi”, da PCI-DC e postumi, e da Quirinale-CC, tutt’ora sopravviventi proprio grazie al sottosviluppismo italiotico che impedisce a tali parassiti maniaci e delinquenti di sparire. Il proletariato ne fa le spese, coi bassi salari e l’assenza di mobilità sociale.
...“Il Manifesto “del PartitoComunista”... ...sapete “noi” esistavamo già nel 1848... Oh, che grande partito che eravano.” Tutte balle. Non contavano nulla e neppure dopo, neppure quando è arrivata Mosca a comprarseli (s’è comprata Bordiga, pur non un venduto, infatti se n’è presto andato, s’è comprata pure la microfrazione di Gramsci, e li ha presto tutti trasformati in dei Togliatti). Ci sono voluti gli angloAmericani ad armarli, arricchirli e spingerli al potere e nel sottopotere. ...Eserciti Alleati con camorristi e Togliatti al seguito... ...Necessità di guerra e di dopoguerra dell’“imperialismo”. Non che sia una colpa, che non contassero nulla, prima. È un fatto. Poi hanno contato quel che contano bagasce corrotte e delinquenziali. Ricchissimi, perché riempiti di soldi dagli Alleati e poi dallo Stato DC-PCI, ma compradori.
Nel 1917, nelle Russie, si chiamano “comunisti”, da “socialdemocratici” s’erano sempre definiti, per distinguersi dal socialismo tedesco di cui quello russo era dipendente. Anzi diciamola tutta. I russi, perseguitati il loco, sono sempre restati d’una qualche consistenza, perché pieni di soldi tedeschi. La Germania aveva interesse a destabilizzare le Russie. I socialdemocratici (una parte, “comunisti” col linguaggio successivo) erano compradori tedeschi. Poi, col controllo d’uno Stato, le già Russie, si sono autonomizzati. Ancora dopo la cosiddetta rivoluzione di febbraio 1917, il “rivoluzionari” russi sono tali coi soldi tedeschi, dato che Germania ed Austria (allora ancora Impero Austro-Ungarico) devono destabilizzare la potenza in guerra contro di loro dal lato “inglese”. Quando saranno poi i finanzieri tedeschi a trovarsi sconfitti e nel bisogno, i russi, poi sovietici, si presteranno e presteranno loro territori pure a necessità delle forze armate delle Germania sconfitta e ufficialmetne disarmata. Saranno allora i russi a destabilizzare la Germania, per distruggere lo Stato “normale”, favorire l’ascesa del nazismo, e, successivamente, dopo accordi per divenire confinanti, preparasi ad occupare tutta l’Europa col beneplacito londinese, preceduti però dal terrificante attacco difensivo tedesco che precede d’una decina di giorni l’occupazione sovietica d’Europa (esistono materiali storici decisivi pubblici e, in parte, pubblicati, non inventiamo nulla). Qualche anno dopo, le Russie occuperanno non più pressoché tutta l’Europa continentale ma solo la sua parte orientale e una frazione decisiva della centrale. Passato qualche anno, appunto dal 1941 al 1945, gli inglesi devono ridurre i loro piani relativamente all’Urss (nel 1939-1941 avevano “regalato” ad essa tutta l’Europa) essendoci pure gli USA tra i protagonisti. ...La storia reale segue interessi. Quelli che hanno l’icona di Marx hanno sempre preferito, non differentemente da altri, seguire etichette e dover essere di comodo. Opportunismi, mascherati dietro grandi princìpi, che non hanno mai avuto. I grandi “comunisti” od i grandi “cattolici”, “solidaristi” o meno, non erano e non sono meno delinquenti e maniaci degli altri.
Allora, 1848 e dintorni, s’usava “partito” nel senso latino. Parte, parte nel senso di comunanza, congrega, associazione. Comunista, come poi nel 1917 è per distinguersi da altri nomi correnti all’epoca per associazioni e comunanze simili ma differenti. Per marcare una differenza, usano un termine corrente in certe correnti politiche francesi (né “marxiste” né “leniniste”... ...è il 1848!) che si chiamano “comuniste”, da comunanza, comunità, Comune (l’ente locale), mettere in comune e simili. Lo stesso termine torna poi in voga dal 1917, quando i socialdemocratici bolschevichi devono trovare una parola li distingua dai socialdemocratici tedeschi ed altri. È dunque uno puro caso che il termine preso dal cosiddetto socialismo o comunismo utipistico da Marx ed Engels si ritrovi dopo il 1917, od è un caso la la parola usata dal 1917 fosse già in Marx ed Engels nel 1848, avendola loro presa, anche lì per necessità contingenti, dal socialismo o comunismo utopistico ed altro francese. Sono balle da bar i discorsi fatti e ripetuti fino a crederci per cui quelli “si definiscono comunisti perché...”, quegli altri “si definiscono socialisti perché...”. Laburisti, socialdemocratici, comunisti, socialisti, etc. sono parole coniate localmente per distinguersi dal socialismo o solidarismo cattolico, da quello opera di industriali, o direttamente di polizie, che spesso non si fanno problemi, nel caso, ad usare gli stessi termini, o semplicemente per distinguersi da altre correnti simili ma con qualche differenza. Così come ogni autore s’inventa qualche peculiarità propria per volontà di marcare qualche differenza dagli altri, se non altro per qualche ambizione di prevalenza anche solo puramente spirituale o di pensiero. Alla fine, le varie etichette sono solo parole create per una qualche necessità di identificazione, dunque di distinzione da altri già esistenti.
Quelli che allora, nel 1848 e dintorni, si chiamavano “comunisti” sono logge massoniche francesi che s'estendono in Germania. Massoni, massoneria, viene da muratori. Si chiamavano così. Vogliono simboleggiare che sono dei costruttori. Loggia ha tanti significati nell’etimologia ma tutti rimandano, in genere, a luoghi di convegno ed eventuamente chiacchiera o discussione. Se siete di quelli che s’eccitano o si deprimono o s’allertano a leggere o sentire “massoneria” e “logge” andate farvi friggere. Siete malati. ...Continuiamo... Queste logge massoniche francesi che s’erano estese alla Germania (che allora era uno spazio, la Germania nasce dopo), acquistano poi una loro consistenza ed autonomia organizzativa rispetto alla matrice originaria francese. Anche allora era come oggi. Lo sapete come funzionano le mode. Non imitate il Benin. Imitate gli USA o la GB. Anche se poi a livello cosciente li detestate... ...perché non potrete mai fare né essere davvero come loro, né ne avete l’ambizione ...di fare ed essere come loro anche se vi piacciono da matti. Allora, la moda era la Francia (o l’Inghilterra, o entrambe) nell’Europa continentale. Aveva occupato l’Europa, pur poi sconfitta... Oppure, erano gli inglesi, a fabbricare, per evidenti ragioni loro, la moda della Francia che loro avevano sempre battuto e che di fatto controllavano in vario modo. Gli inglesi hanno sempre dominato il mondo vendendo le mode giuste per far continuare loro ad essere dominatori pur detestati. Quella che viene chiamata “Lega Comunista” è solo il cambiamento di nome di una di queste radicate logge massoniche. La repressione dopo i moti rivoluzionari germanici, cui la loggia partecipa, porta gli adepti altrove dunque internazionalizza la loggia, o quel che ne resta. Marx ed Engels, che avevano aderito alla Lega Comunista, vengono incaricati di stenderne il Manifesto. È quello che faranno. Il Manifesto è violentemente anti-inglese. Seppur in modo metaforico. Vuole la distruzione del mondo inglese, se lo si legge fuor di metafore. Null'altro. Il resto sono immagini religiose per fessi. ...il futuro radioso e magico... Oppure visioni messianiche che pervadono l’ebreo Marx. Anche qui, se v’eccitate o deprimete o v’allertate a leggere o sentire “ebreo”, andate a farvi friggere. Siete malati. Inutile dirvi o ridirvi in che senso l’usiamo. Anzi ve lo ridiciamo. “Ebreo” proprio come ebreo, o giudeo anche se in italico suona male per pregiudizio cristiano-cattolico. Invece a me piace. Giudeo (che non c’entra nulla col Giuda cristiano-cattolico che era cristiano non giudeo, infatti aderisce, tradisce, poi tradisce pure il proprio tradimento impiccandosi; ...c’avesse ripensato un attimo avrebbe fatto chissà che altro...). Il Manifesto ed altre chiassate servono a cercare di distinguersi, a farsi vedere. L’abbiamo detto che i movimenti “rivoluzionari” esistono perché ci sono Stati e polizie. Il rivoluzionario è, in genere (non io!), uno spione, informatore, agente, provocatore, di polizie. Se i “rivoluzionari” non sono tali, non li segue nessuno. Già loro, come emigrati, banditi dalla Germania (dall’uno o dall’altro Stato germanico poi progressivamente unificatisi in Germania pur restata largamente federale, federale debole non pseudo-federale alla statunitense dove c’è piuttosto un modello regionalista), erano destinati all’estinzione. Ve lo ricordate il CheGuevara, col suo gruppo di sbirri cubani, in Bolivia?! I contadini, era una zona di soddisfacente riforma agraria, lo correvano a denunciare appena lo scorgevano. Invece, nell’Algeria del colpo di Stato anti-islamico e poi del terrorismo “islamico”, appena davate il vostro indirizzo alla polizia, v’arrivava una lettera di minaccia da parte dei “rivoluzionari” islamici cui la polizia aveva data il vostro nome ed indirizzo e che erano, magari, gruppi di poliziotti in orario di lavoro. Appunto, il CheGuevara non aveva agganci con la polizia boliviana, come con nessun altro in Bolivia, dove Castro l’aveva mandato a farsi ammazzare, e così lo denunciavano appena lo vedevano e la polizia (lì, l’esercito) gli davano subito la caccia per farlo fuori. All’epoca, 1848 e dintorni cui qui stiamo accennando, la potenza mondiale erano gli inglesi. Per cui tutti i movimenti rivoluzionari, irlandesi esclusi, dipendevano da loro. Davano ospitalità a tutti, come fanno tutt’ora. Tanto nessuno si sognava di “fare la rivoluzione” lì! ...L’avrebbero denunciato gli operai stessi. Ah, avranno denunciato pure Marx ed amici, ma la polizia inglese, oltre alle chiacchiere astratte non poteva trovare nulla. Dunque, gli inglesi davano ospitalità a tutti i rivoluzionari altrui in esilio, mentre sterminavano i rivoluzionari nel proprio Impero quando si manifestavano. Se serviva qualcosa o qualcuno, avevano sotto mano dove attingere. Il capo internazionalmente noto era Mazzini coi suoi seguaci, che lo seguivano perché investito dall’IntelligenceService britannico. Marx ed Engels, che arrivano lì senza supporti di polizie, cercheranno di distinguersi dai già esistenti, per cui si lanceranno in polemiche frontali contro Mazzini. Ma l’agente dell’IntelligenceService britannico era lui, Mazzini, per cui resterà lui il leader rivoluzionario internazionale. Marx resterà uno sconfitto che nessuno legge e che nessuno segue anche quando altri fingono di convergere sul suo nome. Non era un leader politico. Era altro. I suoi pregi erano altri. Lo abbiamo detto. Come influenza zero. Il grande movimento “comunista” o “marxista” dell’epoca sono balle hanno propinato dopo alle masse (di cui “i comunisti” devono avere avuto un grande disprezzo se hanno sempre propinato balle) per liturgia politicantica. Mazzini è il capo della centrale terroristico-rivoluzionaria internazionale coi soldi inglesi e che promuove gli interessi inglesi. Infatti, gli irlandesi sono esclusi dalla sua lista di popoli o nazioni oppresse. Di lì, dall’IntelligenceService inglese, viene la sua forza di “leader”. Non conta nulla se lui ed i suoi scritti fossero più o meno intelligenti, brillanti, colti, profondi, di quelli di Marx e di Engels. Per esempio, gli inglesi usano Mazzini, oltre che come capo generale, per fottere la penisola italica, oltre che per altre operazioni. Mazzini che è il capo terrorista che organizza operazioni terroristiche nella penisola italica. Gli inglesi hanno sempre controllato i movimenti terroristici mondiali, allora come oggi. Marx, che Engels finanzia come operaio da biblioteca e della penna, forse su commissione di altri interessi europeo-continentali, diverrà poi, solo poi, l’icona, ma solo come nome, neppure davvero teorica, perché nessuno lo legge e nessuno lo conosce. Del resto ha scritto troppo. No, non esiste il troppo nello scrivere, visto che lui era pure un grande studioso. Ma, per esempio, Il Capitale, così come tante cose all’epoca non ancora pubblicate, è cosa da specialisti. È come le opere più spesse di Hegel. Chi le legge? Chi ha letto il Capitale? Facile comprarlo. Già leggerlo... Poi, studiarlo è cosa ancora più improbabile anche perché studiarlo davvero implica interessarsi all’epoca, visto che è un’opera storica pur con un’impalcatura filosofica, non politica e neppure profetica, dato che non si prefigura nessuna società futura. “Il comunismo”, o “il socialismo”, non c’è nel Capitale. Per il resto, in Marx, come in Engels, c’è, metaforizzato, quel “socialismo” anti-inglese, socialismo anti-inglese funzionale alla finanza predatoria europeo-continentale. Non costa nulla fare del nome un’icona, anche qualcuno ne andasse a spulciare gli scritti. Ma non serve davvero leggerlo. Anche chi gli ha dato un’occhiata, non l’ha mai preso sul serio. Se lo mettevano in uno scaffale: “Che cose strane che dice... Oggi è diverso... ...Sono cambiati i tempi... ...I nostri capi lo sapranno loro perché ci dicono che è una delle nostre guide teoriche... ...Sarà per quegli altri libroni che costano troppo e che sono troppo difficili...” Si diventa segretari di sezione perché si fanno i confidenti del superiore, e magari di qualche sbrirro, non perché si sono letti e studiati “i classici”. Non c’è bisogno di grande scienza per raccontarsi che il padrone è il nemico e poi andare, da buoni tedeschi, a lavorare disciplinati ed obbedienti. Per chi scelga altre vie, più consolatorie le idee anarchiche. Quanto ai comuni, a tutta la letteratura anti-“borghese”, riferimenti a paradisi futuri, non c’è neppure bisogno di leggerli. Tutti lo sanno e se ne nutrono, per continuare ad essere schiavi. Se invece non ci si bevano tali scemenze e se ne abbiano le capacità, si sceglie la via della promozione sociale individuale. C’è il nuovo mondo. Pure all’epoca c’è il settore dei servizi, per chi voglia cercare di uscire dai talvolta letali mondi della fabbrica e delle miniere. Se bravi operai, di può magari divenire artigiani. Non esistono solo operai o prostitute. Certo, non tutti gli operai possono riuscire ad elevarsi socialmente. Eppure, ognuno che s’eleva socialmente, li eleva tutti, pur pensando solo a sé. Sono infatti più pagati, non meno, dove c’è mobilità sociale.
Un tempo piuttosto lungo mi dilettai, invero era un esercizio para-cabalistico voluto dalla Profezia, a prendere di punta provocatoriamente e con fare davvero provocatorio vari militonti “marxisti”, “marxisti-leninisti”, o di partiti e movimenti sedicenti “marxisti”, o “marxisti-leninisti”, o d’altre varianti sul tema, proprio in quanto ballisti. Erano i “marxisti”, come tutti i marxisti, senza Marx. Ti stendi il cencio addosso senza neppure avere una vaga idea che cosa sia. Ah, certo, era la moda. Un po’ come dire che eri sovietico, o cinese, o castrista. Un po’ come qualunque cazzata nominasse Gramsci diveniva un’opera d’arte e se invece non lo citasse era “fascista”. Al funzionariato “operaio” più sicuro che il loro potere si fondasse su ben altro ogni tanto c’usciva un “ma che cazzo ce frega.” Un po’ come quei professori occidentali che interrogati dal Kgb alla frontiera che cosa fosse chessò la prasseologia, loro fascistiodi che s’erano inventati un niente di copertura, si mettessero a disquisire col funzionario del Kgb che in fondo la prasseologia era una cosa convergente col marxismo e col leninismo, ed il funzionario del Kgb, più sveglio di loro, si mettesse a sbuffare: “Ma che cazzo che frega a noi del Kgb di marxismo e di leninismo. Vogliamo solo sapere se crei disordini o se sei una spia o se sei magari esperto in qualcosa che possa essere utile a noi per cui, eventualmente, possiamo fare qualche transazione di comune vantaggio!” Mi dedicavo così, in apparanenza, ma era un esercizio parallleo di ben altre cose, a dare degli stronzi e dei cretini ai vari militanti “marxisti”. La Profezia aveva voluto che la cosa mi prendesse anni ed anni. Non è, certo, che ogni momento di quegli anni facessi quello. Era una cosa che facevo, fra le altre cose dell’esistenza. “Far politica”... No, non ho mai fatto politica. Era una copertura per cose varie, tra cui quel tipi d’esercizi. Non facevo del male a nessuno, a parte lo smerdo di chi si sentiva (sbagliando nella percezione e nell’autopercezione) smerdato, e c’erano dei vantaggi dal punto di vista della Profezia. Solo quando sarà compiuta si capiranno i vari passaggi. Non importa ora. Non importerà neppure quando sarà compiuta. Ne parliamo perché c’esce dai tasti... ...avrà qualche attinenza con altro qui proponiamo... Gianpaolo Gianoglio. Un ragazzo geniale. Da impiegatucolo è divenuto programmatore, sempre nella stessa Inps. Programmatoire geniale ma non apprezzato. Se sei geniale, perché te ne stai a fare l’impiegatucolo-programmatore geniale in un porcile. Nei porcili, se sei geniale ti deridono, magari s’appropriano di quello fai, se poi per caso non servi loro perché troppo geniale ti fanno la guerra perché chessò programmi troppo bene e loro non sanno che farsene. Sarà quello sarà capitato a GG, che sarà stato un programmatore geniale e l’avranno deriso perché cercava di mostrare le proprie realizzazioni cui non gliene fregava nulla a nessuno. Deriso e bastonato. Oppure, no. Non è di certo un caso, il capo dei programmatori era il solito camorrista o mafioso sindacalista e che, pur intelligentissimo, non capiva un cazzo di nulla, tanto meno di computer, figuriamoci di programmazione! Comunque, ognuno è quel che è e fa quel che crede. Magari, GG sarà il re degli hackers ed io non l’ho saputo. Eppure ne aveva le qualità. In realtà, non è che lo abbia mai seguito per cui sia addentro ai fatti suoi. Anzi, proprio non lo sono. Non mi impiccio mai nei fatti di nessuno. Me ne manca la vocazione. A volte, mi capitano lì. Prima che trovasse una sua collocazione come programmatore, fu con lui che ebbi una, più d’una, di quelle discussioni senza senso, se non fosse che un senso c’era, in realtà, rispetto alla Profezia, coi “marxisti” immaginari. Erano tutti “marxisti”, ma non lo erano e neppure ne fregava loro alcunché. Demenze dei tempi e dei luoghi. Il bisogno di darsi etichette. Anch’io fingevo di farlo con me stesso. Tanto, alla fine, sei o sembri quello che fai, anzi quello gli altri pensano tu faccia. Gli buttai lì un giorno, e sbagliavo a insistere sempre a parlare di quelle cose a chi non poteva capire, che la concezione leniniana del partito era in realtà già tutta in Marx, per esempio perfino in un testo apparentemente tutto filosofico come l’Ideologia Tedesca. Invero, l’Ideologia Tedesca è apparentemente politico. Non ha una grande profondità filosofica, in apparenza. La ha solo se lo si legga nei differenti livelli, paracabalistici, essa contiene, che non hanno nulla a che fare con la politica, apparenze a parte. Me lo chiese in prestito. Lo lesse. Me lo restituì dicendomi che io ero un ballista perché non c’era nulla di quel io dicevo, la concezione leniniana del partito. Non insistetti. Guardi un bicchiere d’acqua limpida e fresca e dici che non c’è alcun virus né alcuna proteina. E che ne sai? Non puoi vederlo. Appunto, non serve mai discutere. Se non come puro esercizio, se ha un senso farlo. Se parli di quelle cose dovresti pure dare loro il microscopio od altra strumentazione perché vedano quello che tu hai potuto vedere. Ed a che serve?! Appunto, non serve a nulla. Non serviva a nulla discutere. Non serviva a nulla dire. Non serviva a nulla prestare, come prova di ciò si era visto e detto, dare un libro in cui non potevano trovare quello che pur c’era. Tanto meno, serviva controbattere a quell’asserzione categorica sua che quello avevo detto ci fosse non c’era perche lui, letto il libro, non l’aveva trovato. Cos’è la concezione del partito di Lenin? È una serie di metafore ad incastro. È lui, Lenin, destinatario di soldi tedeschi che ne vuole essere il destinatario unico. Siccome è un insicuro, si deve dimostrare, innanzitutto a sé stesso, più tedesco ortodosso degli stessi tedeschi, dunque lui vero unico autentico marxiano. Tanto più che c’è un Kautsky, pure lui un insicuro che, pur ben poco marxiano, si deve coprire dietro l’autorità d’un erudito come Marx. Prima se lo crea e contribuisce a crearlo come autorirà, poi si dice e mostra a tutti che lui Kautsky è il marxista o marxiano vero, verissimo, pressoché l’unico. “Sapete, a Londra ero intimo di Engels... ...e pure di Marx...” Un geniale, detestatissimo da tutti perché dice delle banali verità e pur modernissime, ben oltre le illusioni dei tempi con gli stereotipi di sindacati e cooperative di produzione (che invece lui avversava), è l’ebreo Eduard Bernstein. È uno che pensa con la sua testa e vede ben oltre le illusioni dei vari utopisti, Marx ed Engels inclusi, quando si lanciano in consolatorie prefigurazioni future e poi, nel presente, appoggiano le solite liturgie funzionali alle polizie e, spesso, al sottosviluppo di sindacati e auto-organizzazioni dei produttori. Bernstein ha il torto storico d’aver ragione. Kaustky dà invece una verniciata marxiana al socialismo da caserma fatto di sindacati e costruzione d’una immaginaria nuova società all’interno della vecchia, in realtà solo d’un ghetto para-poliziesco e consolatorio per gli operai. Kautshy usa il classismo marxiano per la difesa del ghetto operaio, dunque contro gli interessi degli operai che semmai hanno interesse a rompere i ghetti. Con tale Kautsky, e per tale marxismo del ghetto ancor più rigido, si batte Lenin, dopo avere a lungo adulato ed esaltato Kautsky stesso, e si rivendica lui vero marxista, salvo poi fottersene di tutto quando, anche grazie ai soldi tedeschi, riesce a sfruttare alcuni manipoli di armati per rimpiazzare lo zarismo ed il suo epilogo che in pratica si dissolve da solo. Kautsky diviene “il nemico” quando “tradisce” l’“internazionalismo proletario” che, alla prova del fuoco, si dimostra una grande balla che si raccontavano tra intellettuali e cui neppure loro credevano. Appunto, un’astrazione filosofica che, se trasposta tale e quale alla realtà, si rivela una gran balla. Solo Lenin resta “fedele” all’“internazionalismo proletario”, cioè ai soldi tedeschi coi quali pensa d’avere la possibilità di distruggere lo zarismo e di mettersi lui al posto d’esso, ed in effetti riuscirà a farlo. Trovatosi alla testa delle Russie, con la testa confusa da concezioni anti-capitaliste, Lenin contribuisce a creare, tra i massacri, un capitalismo senza i capitalisti dunque più difficile da costruirsi e più foriero di sofferenze per le plebi. Devono loro, “rivoluzionari”, e le pre-esistenti inefficienti e corrotte burocrazie zariste che restano intatte, anzi si ampliano grazie a tali “rivoluzionari”, trasformarsi in kapò della nuova caserma capitalista senza capitalisti che loro “rivoluzionari” creano. Il dogma, tutto ideologico ed asiatico, è che i capitalisti vanno liquidati, anziché, eventualmente, controllatti perché facciano davvvero i capitalisti in nome delle modernizzazione accelerata “marxista”. No, il capitalista diviene il nemico, non il sottosviluppo. Ogni sviluppo diviene buono purché avvenga senza presenza fisica di capitalisti. I burocrati ladroni e delinquenziali saranno la nuova classe che pur funzionale all’economia di guerra sovietica non darà grande felicità alle masse. Le forniture militari abbondano, non i beni di consumo né la loro qualità. Uno Stato forte, non uno Stato debole e sanguinario alla sovietica, avrebbe fatto gli interessi delle masse operaie e contadine. Mannò, il dogma è l’invidia di classe, l’invidia burocratica contro i capitalisti. Tutti poveri pur di eliminare l’aristocrazia ed i capitalisti anche quando avrebbero potuto servire lo sviluppo di tutti. Lenin è troppo occupato a dimostrarsi lui come vero marxista contro il “tradimento” della Seconda Internazionale. Si costruisce da sempre come fedele ad un dogma, in attesa del momento di prendere il potere, e poi come unico restato fedele quando il potere è preso. Intanto, in attesa del potere che non sa se davvero potrà mai conquistare, sebbene lo zarismo sia traballante (e tuttavia tanti regimi traballano senza crollare mai e se crollano non crollano poi necessariamente nel senso voluto), si costruisce una carriera, coi soldi tedeschi, anche nel caso non avesse mai potuto accedere al potere dello Stato russo. Come complemento, si dedica alla costruzione religiosa, religioso-“marxista”, del suo essere un tal tipo di “rivoluzionairo proletario”. A nessuno gleiene frega nulla, né in Germania, né in Russia, che lui, Lenin, sia un vero ortodosso. A tutti interessa solo che potere abbia, anche quando ancora lontano dal 1917, dal controllo dello Stato russo, che nessuno sa sarebbe mai giunto. Ma lui usa il suo metodo. Deve dotarsi d’un apparato religoso. La sua religione è Marx. Certo, poi, ha il potere reale fatto di una qualche organizzazione lui più o meno controlla. Uno si mette sempre in mezzo. Uno ha il controllo dei contatti e dei fondi. È aggressivo coi concorrenti. Ecco un qualche potere fondato su ciò. Per fare cosa? Lui vuole distruggere lo zarismo che è pure quello vogliono i tedeschi. Gli altri sono invece più incerti. Vogliono tante cose, ma alla fine, a loro, lo Zar non disturba come figura simbolica e di potere. Lenin è un insicuro. Non sa bene “lotti” per fare cosa, cazzate libresche a parte, ma lo Zar lo rende insicuro. Non è per ragioni pratiche e razionali che non lo vuole. Proprio perché non sa bene quel che vuole fare, Lenin non deve avere concorrenti d’un qualche carisma popolare. Lui, Lenin, ha Marx che non lo mette in pericolo dato che alla fine sono solo libri che uno abile si rigira come vuole. Ecco che i tedeschi, volendo distruggere Zar e zarismo, alias più che possono le Russie come potenza belligerante contro di loro, appoggiano chi vuole distruggere tutto e por fine alla guerra subito. Dunque, lui Lenin è il partito [auto-]investito da Marx, partito cui occorre solo un gruppo di banditi decisi. Qualcuno per fare un giornaletto lo si trova sempre. All’occorrenza, può scriversi tutti gli articoli lui Lenin, o senza firma o con firme differenti. Siccome Lenin è un insicuro, deve pure produrre letteratura per far vedere che c’è pure lui e far sì che la sua produzione letteraria sembri al livello degli altri “teorici”. Vi sono dei veri specialisti che sono meglio di lui nell’elaborazione, e non a fini gretti “di partito”. Ma Lenin è intelligente e vorace di libri per cui, anche se con tanti altri intelligentoni non riesce a tenere il passo, fa sembrare, agli adepti, che hanno a loro volta il bisogno di coprirsi dietro dei “teorici”, dei sapienti, che lo tenga. Non poi che agli adepti gliene freghi nulla, insicurezze psicologiche a parte. Anche Lenin fosse stato solo un abile manovriero ed avesse poi passato il tempo libero a scopare od a dormine anziché nelle biblioteche e si fosse assunto un impiegato eruditissimo per scrivergli libri, opuscoli ed articoli da pubblicare col suo nome (col nome di Lenin), alla fin fine, per “le masse”, come per i militanti, sarebbe stato lo stesso. Magari Lenin sarebbe stato pure più capace, a potere conquistato. Invece è schiavo, un po’, delle balle che ha sempre scritto. Solo un po’. Solo nel male. Fucilerà i capitalisti, ma non fucilerà i burocrati corrotti e maniaci. Anzi li estende e rafforza facendoli divenire onnipotenti. Fa l’opposto di quello avrebbe dovuto fare. Distruggere davvero lo zarismo avrebbe significato liberare il capitalismo ed i capitalisti dai burocrati corrotti e maniacali. Lui sostituisce allo zarismo dello Zar lo zarismo delle burocrazie corrotte e maniacali estese ed onnipotenti e del Partito Comunista che ne diventa la copertura. Appunto, Lenin lo seguono per altri motivi. Perchè aveva i soldi tedeschi. Stalin, quando lo vede, ne resta negativamente segnato e lo qualifica come una chiavica insignificante. Eppure ne resta subordinato perché è quello che ha il potere. Sì, insomma, è Lenin quello che ha il sostegno tedesco o che fece credere d’averlo o che se l’attribuisce attraverso quell’ossessivo suo affermarsi come più marxiano dei marxiani, dunque come più tedesco dei tedeschi.
In Marx, non solo nell’Ideologia Tedesca (1845-46, pur pubblicato solo nel 1932, in Urss), già nelle Tesi su Feuerbach (marzo 1845,) c’è già la concezione leninista del partito. In esse si rivendica la “attività umana sensibile, come attività pratica, non soggettivamente.” In esse, si rivendica “l'importanza dell'attività "rivoluzionaria", dell'attività pratico-critica.” Gli stessi volontarismo e dirigismo poi leniniani sono costantemente riaffermati: “La dottrina materialistica che gli uomini sono prodotti dell'ambiente e dell'educazione, e che pertanto uomini mutati sono prodotti di un altro ambiente e di una mutata educazione, dimentica che sono proprio gli uomini che modificano l'ambiente e che l'educatore stesso deve essere educato.” Ancora: “La vita sociale è essenzialmente pratica. Tutti i misteri che sviano la teoria verso il misticismo trovano la loro soluzione razionale nella attività pratica umana e nella comprensione di questa attività pratica.” L’“umanita socializzata” è l’organizzazione il partito: “Il punto di vista del vecchio materialismo è la società "borghese"; il punto di vista del nuovo materialismo è la società umana, o l'umanità socializzata.” Il passaggio successivo lo conferma: “I filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi; si tratta però di mutarlo.” Organizzazione militare, manageriale, vista tutta la polemica contro l’idealismo e l’inconcludenza. Che è poi quel che Marx ed Engels cercheranno di fare per quel poco di spazio loro lasciato del mazzinianesimo e s’esalteranno, stupidamente (perché non vanno nella direzione da loro auspicata, ma opposta; ...ragioni psicologiche... ...ed opportunistiche), per i “progressi” tedeschi. Come del resto cercherà di fare Lenin, pur rivendicando un’altra “religione”, un altro spirito nelle cose fatte dal “movimento operaio”, quasi un aumento di paga od una norma avessero valore differente se condite con ideologie differenti. In realtà non è così. Marx, Engels e Lenin hanno visioni del tutto idealistiche che fanno dare loro importanta al detto più che al fatto, all’interpretazione di ciò che si è fatto anziché a ciò che esso è senza abbellimenti né peggioramenti retorici. Sarà Lenin a ordinare di riempire le Russie di busti di Marx anziché lasciare i soliti zaristi. Che gliene frega agli operai, ed a tutti gli altri, di busti di Marx e di bandiere rosse quando la burocrazia era la stessa, o magari peggio, e le polizie segrete composte di macellai e di violentatori di fronte alle ben più bonarie e legalitarie polizie segrete zariste?
L’Ideologia Tedesca si muove sulla stessa linea leniniana, di partito leniniano. Anzi è più radicale, più leniniana, più leninista:
“Anche le immagini nebulose che si formano nel cervello dell’uomo sono necessarie sublimazioni del processo materiale della loro vita, empiricamente constatabile e legato a presupposti materiali. Di conseguenza la morale, la religione, la metafisica e ogni altra forma ideologica, e le forme di coscienza che ad esse corrispondono, non conservano oltre la parvenza dell’autonomia. Esse non hanno storia, non hanno sviluppo, ma gli uomini che sviluppano la loro produzione materiale e le loro relazioni materiali trasformano, insieme con questa loro realtà, anche il loro pensiero e i prodotti del loro pensiero. Non è la coscienza che determina la vita, ma la vita che determina la coscienza. Nel primo modo di giudicare si parte dalla coscienza come individuo vivente, nel secondo modo, che corrisponde alla vita reale, si parte dagli stessi individui reali viventi e si considera la coscienza soltanto come la loro coscienza.”
Non esiste l’individuo che si astrae dalle condizioni concrete d’esistenza sue e sociali. Non esiste l’avanguardia. Non esiste il partito-verità. Sono tutte metafore d’altro.
Il “partito leniniano” non è altro che il partito americano, o quello tedesco, o tutte le altre organizzazioni gestite ora con criteri manageriali, ora meno o per nulla manageriali. Il “partito leniniano” non esiste. Tutte le organizzazioni lo sono. Meglio, esso è come tutte le organizzazioni. Viene reso diverso nella narrazione, nel racconto di sé e su di sé, nel bisogno umani e pidocchi hanno di raccontarsi, di essere raccontati, di sentirsi raccontare. Ecco perché nella “Ideologia Tedesca” c’è Lenin ed il suo partito. Perché esso non esiste. Certo esso c’è. LottaContinua non era diversa. Era certo più leniniana di quegli impiegatucoli d’episcopato mancati di LottaComunista. Le concezioni differenti di partito che si confrontano nelle Russie e che si sono volute trasferire in epoche differenti in altre aree del mondo, non sono differenze tra organizzazioni. Solo solo differenze tra immagini che i dirigenti od i proprietari delle organizzazioni vogliono dare di sé. Sono metafore con cui scontrarsi con altri capi e penne con cui vogliano polemizzare per averne la meglio. Non c’è differenza tra criteri organizzativi dei differenti partiti. Le differenze sono di mezzi, di forme. Si sono visti partiti con abbondanza di mezzi, abbondanza pure di aderenti all’inizio, che si sono poi dissolti in qualche anno nonostante una rigida organizzazione americano-“leninista”. Vedi L’UCIml, alias Servire il Popolo. Non è mai questione solo d’organizzazione. Tutte le organizzazioni rispondono a logiche comuni, oppure non sono. Non è vero che un’organizzazione d’impiegati di partito sia peggio di una fondata sulla fede e basta. La fede senza mezzi si spegne. Lo stipendio crea la fede. Non li avete mai visti né osservati? Ciò che vale per il singolo speciale e differente, se mai esiste, non vale per le organizzazioni né per le comunità d’individui. Il pidocchio obbedisce a chi comanda ed a chi paga.
In fondo per il partito, per qualunque partito, valgono le stesse leggi della divisione del lavoro e della produzione sociale. Continuamo a vedere l’Ideologia Tedesca:
“Questo fissarsi dell’attività sociale, questo consolidarsi del nostro proprio prodotto in un potete obiettivo che ci sovrasta, che cresce fino a sfuggire al nostro controllo, che contraddice le nostre aspettative, che annienta i nostri calcoli, è stato fino ad oggi uno dei momenti principali dello sviluppo storico. Il potere sociale, cioè la forza produttiva moltiplicata che ha origine attraverso la cooperazione dei diversi individui, determinata nella divisione del lavoro, appare a questi individui, poiché la cooperazione stessa non è volontaria ma naturale, non come il loro proprio potere unificato, ma come una potenza estranea, posta al di fuori di essi, della quale essi non sanno donde viene e dove va, che quindi non possono più dominare e che al contrario segue una sua propria successione di fasi e di gradi di sviluppo la quale è indipendente dal volere e dall’agire degli uomini e anzi dirige questo volere e agire.”
Appunto. Avete mai trovato il regno della libertà o del piacere, od almeno dell’eguaglianza, in un partito o gruppo politico, rivoluzionario o meno che fosse? Un partito, qualunque partito, è una struttura sociale con delle funzioni e con una grande divisione del lavoro. Andate in una sezione d’un partito, se mai la trovate aperta, e chiedetevi che relazione abbia davvero col deputato e senatore, coi Ministri, coi consiglieri, assessori sindaci, etc. La sezione è il luogo dei perditempo, o di chi abbia voglia di chiacchierare. Il partito è altrove, e da nessuna parte. Non differente è il “partito leninista” abbia, o meno, in un certo momento, strutture pubbliche ufficiali e rappresentanti nelle istituzioni.
Del resto il “comunismo” come “azione empirica” che lo crea (che crea tale “comunismo” “azione empirica”), ed il “comunismo” (ad un altro livello) come “movimento reale” non è differente dal partito leniniano che indica la via ed assume la testa. Non è questione di “avanguardie”. È banale questione che non c’è movimento né azione senza chi la comandi. Non è “avanguardia”. È direzione, comando. Conoscete partiti e sindacati che non indichino la via, che non prendano la testa, e che non facciano un colpo di Stato se bastino qualche decina di operai o soldati o delinquenti decisi che sfondino l’avversario, assumano il controllo dei centri del potere formale e reale, ed ottengano l’obbedienza delle popolazioni?
“Il comunismo è possibile empiricamente solo come azione dei popoli dominanti tutti in «una volta » e simultaneamente, ciò che presuppone lo sviluppo universale della forza produttiva e le relazioni mondiali che esso comunismo implica.
“Il comunismo noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente.
“D’altronde la massa di semplici operai — forza lavorativa privata in massa del capitale o di qualsiasi limitato soddisfacimento — e quindi anche la perdita non più temporanea di questo stesso lavoro come fonte di esistenza assicurata, presuppone, attraverso la concorrenza, il mercato mondiale. Il proletariato può dunque esistere soltanto sul piano della storia universale, così come il comunismo, che è la sua azione, non può affatto esistere se non come esistenza «storica universale». Esistenza storica universale degli individui, cioè esistenza degli individui che è legata direttamente alla storia universale.”
Dal che si vede come l’“operaio” sia, in Marx, un’astrazione filosofica non meno che “il comunismo”. Vorrebbe esistessero. Ma non esistono o non esistono ancora. L’“operaio” di Marx non esiste tutt’ora. Il partito, alla fine, in un contesto di immaturità rispetto all’ideale filosofico delineato, può non esistere come essere qualunque cosa. Non esistendo ancora l’“operaio” che possa sopprimere l’ordine esistente, il partito “operaio” “rivoluzionario” non può esistere. Se esiste lo stesso è una truffa. Marx, in effetti oscillerà tra quest’operaio filosofico e gli operai ed i loro dirigenti reali che lui avverserà sempre quando se li troverà dinnanzi. Chiuderà gli occhi, per amicizia, sugli “operai” tedeschi. Il “partito leninista” o è impossibile oppure è truffa “che porta la coscienza”. ...Oppure è qualunque partito, qualunque organizzazione. Che è poi la visione abbraccia Marx quando “fa politica”. Il “movimento operaio”, il partito di Marx, è qualcosa che porta la coscienza. Loro, anzi lui, solo lui, sanno quale è la via, quale è il fine, e lo dicono agli operai che devono obbedire. Infatti, i dirigenti concreti “operai”, proprio perché hanno un qualche legame diretto sia con lo Stato-polizia concreti che con operai concreti non possono scrivere vaneggiamenti nei programmi dei “partito operai”, cosa che susciterà sempre le stigmatizzazioni di Marx contro questi dirigenti ed operai che non si conformano al suo ideale filosofico, all’ideale filosofico del Marx filosofo idealista. Alla fine, quando ha a che fare con movimenti reali, lui è spiritualmente altrove. È nelle proprie fantasie, nell’ideologia come pura costruzione del pensiero, ...pensiero che, invero, derivando da essere materiali non è mai solo pensiero come fosse uno spirito astrale di passagio! Marx scrive di movimenti reali cui il vero materialista dialettico deve guardare senza fantasie idealiste. Fa poi l’opposto in nome delle sue fantasie idealiste. Marx è anche in ciò vero leninista, fautore del partito leninista. Lui è la coscienza del proletariato che va imposta, imposto, al proletariato, ...se quello filosofico fosse quello reale, o se quello reale fosse quello filosofico. Fosse stato un russo nel 1917, Marx avrebbe fatto lo stesso di Lenin, salvo che poi la sua genialità ebrico-cabalistica non l’avesse indotto a mandare a quel paese tutti ed a rifugiarsi all’estero, in qualche biblioteca americana, a studiare e scrivere volumoni di chissà cosa, invece che passare le giornate a telefonare per rimediare quantitativi di cibarie o ordinare massacri “rivoluzionari” per restare al potere formale. È quel cerca di fare da Londra, o Engels lo induce a cercare di fare, l’organizzazione di qualcosa. Solo nelle Russie dei tempi di Lenin vi saranno le condizione per organizzare un manipolo che poi approfitta del crollo dello zarismo. Né in Inghilterra, né in Germania, nulla del genere succede o, se qualcosa succede, nessuno avrebbe voluto “capi” alla Marx. Se ne troveranno altri.
E ancora:
“Infine, dalla concezione della storia che abbiamo svolto otteniamo ancora i seguenti risultati:
[...]
“4) che tanto per la produzione in massa di questa coscienza comunista quanto per il successo della cosa stessa è necessaria una trasformazione in massa degli uomini, che può avvenire soltanto in un movimento pratico, in una rivoluzione; che quindi la rivoluzione non è necessaria soltanto perché la classe dominante non può essere abbattuta in nessun’altra maniera, ma anche perché la classe che l’abbatte può riuscire solo in una rivoluzione a levarsi di dosso tutto il vecchio sudiciume e a diventare capace di fondare su basi nuove la società.”
Movimenti, abbattimenti, rivoluzioni. Li si chiami come si vuole, ma senza partiti, gruppi, cosche, logge, chiese, moschee, unità militari, milizie, non è che uno vada per strada e gli altri, per caso facciano la stessa cosa, e poi tutti, casualmente coordinati, spazzino la testa d’un potere statuale per metterne lì un altro. Ogni “partito” pre-organizzato è necesariamente “leninista”, o “americano”, o massonico e comunque si voglia chimare una organizzazione possa occuparsi di queste cose. Sebbene Marx resti al livello delle visioni messianiche col salvatore dal “sudiciume” del presente che è quest’operaio e questa classe operaia filosofica immaginaria. Il presente non piace per nulla a Marx. Cerca Dio che lo liberi da esso, non sapendosene liberare da solo.
“Il comunismo si distingue da tutti i movimenti finora esistiti in quanto rovescia la base di tutti i rapporti di produzione e le forme di relazione finora esistite e per la prima volta tratta coscientemente tutti i presupposti naturali come creazione degli uomini finora esistiti, li spoglia del loro carattere naturale e li assoggetta al potere degli individui uniti. La sua organizzazione è quindi essenzialmente economica, è la creazione materiale delle condizioni di questa unione, essa fa delle condizioni esistenti le condizioni dell’unione.”
Questo stesso concetto di “potere di individui uniti” non è qualcosa che scaturisca spontaneo senza necessità di essere, al contrario, prodotto attraverso una qualche organizzazione manageriale, dunque un “partito leninista” o “americano” o altro. A parte ciò, Eduard Bernstein glielo aveva detto che il rovesciamento e la rivoluzione erano vaneggamenti. Lui insisteva. Si può vedere chi avesse visto giusto. Il Capitale è un’opera storica. Mentre il lavorio politico di Marx, per quel poco che poteva e voleva fare, erano vaneggamenti senza connessione col suo lavoro storico-filosofico. Se non erano vaneggiamenti erano predicazioni messianiche senza messia, esercizi spirituali. Non “politica”. Chi fa il dirigente ed il rappresentante operaio è Bernstein. Marx fa il filosofo indipendente o, comunque, non accademico. Lavoro ottimo, ma senza connessione vera con “movimenti operai” che erano, quelli reali, ghetti voluti dal capitale e della polizie. Il “movimento operaio” nel senso marxiano, o “comunista”, specificamente quello dato a bere dal “movimento comunista”, è uno strumento di Stati per loro regimi da campo di concentramento interni e per fini imperialisti. È dunque balla ed imbroglio per altri fini.
Nell’Ideologia Tedesca, ci si interessa alla costruzione retorica, oltre che alla fondazione filosofica, del materialismo, del “comunismo”. Che il partito debba essere “partito leninista” [sì lo sappiamo che Влади́мир Ильи́ч Улья́нов non era neppure nato] è così ovvio che neppure se ne occupano. Si veda a che leghe o gruppi o gruppetti aderiranno poi, o già allora, lui e loro (l’Ideologia Tedesca è del solo Marx, ma consideriamo pure qualche affine a quella corrente di pensiero, e ve n’erano). Erano tutti partiti leninisti. Se cesseranno sarà per altre contingenze. Del resto anche la fluida frazione bolscevica diverrà nota e famosa a seguito della conquista del potere. Il 1917 si fosse risolto in una rivoluzione liberale, Trotsky (che è quello davvero prende il potere, lì per lì) non fosse stato pure lui un esaltato che sognava solo di fucilare capitalisti e popolo (quello che effettivamente farà, spianando, lui boia, la via all’onnipotenza delle burocrazie inefficienti, corrotte e maniacali), il bolscevismo si sarebbe magari dissolto e sarebbe scomparso senza lasciare traccia. Con l’ottobre o novembre 1917 “boscevico”, i vincitori la contano poi come vogliono. Prima, la frazione boscevica non era nota per particolari virtù interne e innovazioni politico-manageriali. C’è Lenin che se la conta e la conta per farsi notare rispetto agli altri istruiti, quelli che scrivono, dell’antizarismo. È vaneggiamento per creduloni, per lettori di fumetti, o neppure quelli, che l’ottobre o novembre 1917 sia possibile perché c’è un gruppo che s’è selezionato in lunghi anni di lotta e di preparazione. Alla fine, il potere glielo conquista Trotsky, che non è pressoché mai stato un bolscevico. Gli altri, anche si fossero appena conosciuti, purché fossero stati d’accordo nella conquista del potere e nel fare Lenin o altro capo dei capi, almeno per il momento, sarebbe stato lo stesso. Le gerarchie si creano pure lì per lì. Nel 1917, era pieno di partiti si erano “selezionati” in anni di “lotta” e di “preparazione”. Vincono quelli che hanno i soldi ed il sostegno tedesco. Semplice! Gli operai “che hanno preso il potere”, sono pidocchi che ad ogni decisione dei soviet la sottopongono prima a Lenin, il nuovo zar (finché non viene fatto fuori da Stalin), che spazientito cerca di spiegare loro, inutilmente, che il potere sono loro. Appunto, Lenin era l’uomo dei tedeschi che, seppur stavano perdendo la guerra, l’avevano vinta contro i russi. Poi, a potere consolidato, Stalin sarà il più bravo a giocarselo tra le strutture burocratiche e dunque ad emergere ed a restare sempre in emersione, mai “dittatore”, ma sempre colui che riuscendo a manovrare tra uffici e regole viene accettato dagli altri. Preso il potere, appunto, se la contano e la contano come vogliono. A potere conquistato, all’autoretorica degli opuscoletti leniniani (s’abbonderà poi in retoriche di ogni genere di prezzolati), anche Statin, spirito e penna religiosi, darà un contributo decisivo. Edificherà San Lenin (sebbene da vivo lo detestasse dal loro primo incontro, pur essendo ossequioso verso chi aveva il potere come mandatario tedesco tra i rivoluzionair russi) e San Bolscevismo. Il nuovo capo deve, appunto, farsi carico anche della coreografia. Nelle Russie divenute sovietiche, mentre affamavano il proletariato ed i contadini costruivano abbondanza d’armamenti e di ideologie. Ti senti Stato debole, ti devi costantemente giustificare con un’autorappresentazione ufficiale da imporre, e ben si vede che la impone in modo organizzato, a tutto il mondo. Stati forti trasmettono ideologie, fiumi di ideologie, ma con la naturalezza di letterature, produzioni audio e video, stili di vita e mode che soggiogano senza la pretesa di imporsi pur essendo agognate ed accettate. Hanno una forza interna che agli Stati deboli (pur d’una qualche potenza militare), come il russo sovietico, manca.
Il proletariato, come tutte le altre classi o categorie, è fatto di pidocchi che si sottomettono felici a chi è più spietato. Questo vale contro lo zarismo come contro la “borghesia” tedesca o francese. Quella inglese era già più spietata, ed anche più democratica e con mobilità sociale, di qualunque rivoluzione leniniana e del confuso, corrotto, inefficiente, pauperista, sanguinario ordine burocratico instaura. La Corona britannica tiene sempre egregiamente testa a tutti i disordini che magari essa stessa provoca ed integra come sua forza sviluppata attraverso dinamiche evolutive ed autoevolutive. Se in Inghilterra avevi la vocazione del rivoluzionario, potevi fare il soldato od il poliziotto nelle colonie d’altra etnia. Oppure, se proprio non sopportavi la Corona, te ne potevi andare nei nuovi mondi colonizzati dagli inglesi. In patria, i rivoluzionari erano solo gli irlandesi, non gli inglesi se proprio non affetti da qualche turba incurabile che li conduceva in manicomio o sulla forca senza clamori. Dove i poteri sono sempre stati deboli, magari dietro la maschera del fintamente spietati (vedi la Bastiglia che poi era vuota, o lo zarismo dove poi la gran pena per i rivoluzionari era la vacanza Siberia, o il fascismo dove il sovversivo si trovava assegnato a lunghe vacanze su qualche isola senza sbarre), ecco che “i rivoluzionari” ed i movimenti di massa fioriscono. Sono banali leggi fisiche di flussi d’energia. C’è chi, forte, li funzionalizza alla propria forza ulteriore, c’è chi, debole, li lascia liberi di disperdersi incontrollati e di far danni. Se poi tali rivoluzionari conquistano il potere, fanno peggio di quelli avevano soppiantato senza far stare meglio nessuno, profittatori del nuovo regime a parte.
Ecco che in Marx si trova già tutto il “partito leninista”, perfino nel Marx ancora giovane, anche nell’Ideologia Tedesca. Per fare cosa? Per fare cosa non importa. Del “partito leninista”, o del “partito amercicano”, o del “partito nazionista”, o comunque lo si voglia chiamare, si può fare tutto o nulla. Infatti, per fare cosa, neppure Marx lo sa. Neppure il tanto citato e discusso a sproposito “Da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni!” della Critica del Programma di Gotha significa nulla. È stato dipinto come fosse stato “da ciascuno secondo la sua volontà” eppur è scritto “da ciascuno secondo le sue capacità”. È differente. Se uno non dà secondo le sue capacità, la coercizione diviene legittima perché dia secondo le sue capacità. Lo stesso “a ciascuno secondo i suoi bisogni” non significa “a ciascuno secondo quel che vuole”. Basta sia stabilito quali siano i bisogni di ciascuno oppure dell’uno o dell’altro. Il famoso “regno della libertà” dipinto da tale dichiarazione teorica c’è nell’immaginazione, non in quello realmente scritto che si presta ad ogni interpretazione non necesariamente libertaria, contrariamente a quello sempre detto. La società americana, pur così vituperata dai “marxisti”, è basata sul: “Da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni!” Nessuno che possa dimostrare che non è vero?! Ah, no, scusate, il vero italiota odia l’“America” come odia Israele proprio perché lì hanno fatto quello che loro italioti hanno proclamato senza mai fare. In “America” ed in Israele sono veri socialisti e veri comunisti, mentre in Italiozia hanno costruito uno spazio maniacal-delinquenziale con bassi salari per operai e rendite per tutti i nullafecenti, corrotti e delinquenti. Ah, già, scusate, per l’italiota conta non quello che si fa, ma le vanvere a vuoto con la coreografia desiderata, rossa o nera o verde o bianca o altra a seconda dell’apparato coreografico in cui ci si inserisce. Gli stessi si dichiarano o “americani”, o “israeliani”, oppure “americani ed israeliani” lo fanno per adesione paradigmatica, ma li disprezzano come tutti gli altri. Mai fidarsi di maniacal-delinquenziali d’uno Stato maniacal-delinquenziale d’uno spazio maniacal-delinquenziale. Sennò, davvero, una persona, e soprattutto una persona minimamente normale, che bisogno avrebbe di dichiarasi “americana”, o “israeliana”, oppure “americana ed israeliana”. Idem vale per “sovietici”, “cinesi”, “libici”, “castristi”, “svedesi”, “tedeschi”. Appunto, sono patologie. Patologia. La patologia dell’etichetta. La patologia della bandiera. C’era il dottor tal dei tali che lavorava alla Provincia, un chimico “dottore” in Provincia, che quando era del Psiup si proclamava fervente luxemburghiano. Beh, che fosse strambo, ma lo erano un po’ tutti in un modo o nell’altro, già era chiaro quando dichiarava che scopare con la moglie “compagna” era ben una cosa da sogno perché scopare tra compagni (“compagno” con “compagna”) era proprio un’altra cosa che una banale scopata tra uno e una. Chissà che ha pensato il giorno che avrà trovato la moglie mentre godeva di gran gusto sotto un altro, magari un cattolico, un qualunquista, un “fascio”, un berlusconiano?! Comunque... ...Fervente luxemburghiano. Poi il Psiup conflui nel Pci dopo una sconfitta elettorale. Lo riincontraii. Mi dichiarò d’essere un fervente marxista-leninista e che il Pci era un partito marxista-leninista. Sì, insomma, gli avessero dato un posto i Repubblicani americani e lo avessero messo in un qualche direttivo o club od altro di qualche loro associazione, sarebbe divenuto un fervente Repubblicano USA. Per essere coglionastri non c’è limite. E questi erano e sono “gli intellettuali” del proletariato. Fuguremoce i proletari, se ce ne sono!
Il mondo reale degli italioti è quello che è. Se la contano... Inevitabile per un non paese dove si inventano regni, regni-fascisti, regni-fascisti-imperi, repubbliche, prime repubbliche, seconde repubbliche, repubbliche uno&mezzo, repubbliche non seconde ma non prime. Ve l’immaginate la Gran Bretagna, con primo Regno, secondo Regno, n-simo Regno? E gli USA, prima Repubblica, seconda Repubblica, Repubblica n-sima? Ve li immaginate la GB e gli USA, ora perfetti ora “regime”? Mannò quelle sono cose per Voi stronzi. Voi passate da un “regime” all’altro, voi avete il bisogno di cambiare il nome a tutto ogni qualche anno, voi avete bisogno di “riformare” sempre tutto per peggiorare tutto.
Ecco, appena usciti dal carabiniere o dal commissario cui ve la cantate, o dal capo o dal padrone, eccovi a disquisire di comunismi, fascismi, “democrazie”, d’“applicazione dei marxismo”, o d’“applicazione del vangelo”, o d’“applicazione del liberalismo”... ...ah, no, sono passati quegli anni di GrandePurga rovente, il 1992-93 e dintorni, quando qualunque delinquente para-scalfaviano diceva “semo libberisti e federalisti”. Invero, lo dicevano tutti con un ghigno come dire, “avemo imparato la formuletta e semo riusciti a ripeterla”. Certo, siete sempre dalla parte giusta... Il carabiniere ed il commissario “giusti” quando ve la cantate con l’autorità che poi sono stronzi deboli e complessati, delinquenti e dementi, esattamente come Voi anche se Voi vedere in loro “lo Stato” e se loro s’atteggiano a “Stato”. Quando c’era il “fascismo”, che era poi un governo con strutture parallele del solito Regno che era già un Regno sindacale, per cui il sindacato carabinieri non aveva piacere a mettersi contro i sudditi, sicché trovarono più “geniale”, imboscarsi, restare in seconda linea, anzi terza, per cui ai carabinieri ed alla polizia se ne aggiunse, pagandola, una terza, la milizia..., ...già allora, italioti veri! Dunque, allora, pure i poi “comunisti” erano tutti fascisti o manarchico-fascisti. Quelli che non lo erano, qualche eccezione a parte (c’era per intelligenza, per onore, o per ottusità, qualche antifascista vero; si poteva comunque essere intelligenti ed onorevoli anche se fascisti... ...non lo scarafaggio voltagabbana italiota medio che è sempre pidocchio), è perché facevano porcate per il governo sovietico, vedi i massacri togliattiani in Spagna ed altrove. Siccome il governo sovietico era in ottimi rapporti col “fascismo”, “i comunisti”, i togliattiani, cooperavano con l’Ovra ed altre polizie politiche contro i veri antifascisti che erano pochissimi, quelli di GL e poc’altro, i “terroristi” dell’epoca che il PCd’I denunciava all’Ovra o che diffamava su indicazioni dell’Ovra. Non è mai cambiato nulla. Nessun glorioso passato è mai esistito e nessun promettente futuro. Sempre la stessa feccia con turbinoso cambio d’etichette tipico d’Italiozia. Naturalmente nessuno s’è mai chiesto come mai il “caso Silone” non sia stato sfruttato dal PCd’I e dal PCI. Chiaro! Perché hanno sempre saputo tutto, anche quello che a voi non hanno detto. Il “caso Silone” era il “caso Togliatti”, il “caso PCd’I”. Silone, ai vertici del PCd’I, era uno dei link ufficiali del PCd’I con gli Interni. Togliatti aveva anche altri canali suoi personali, non del Centro di Parigi, attraverso l’Ambasciata Russa a Roma, così come attraverso l’IntelligenceService-Sraffa. Perché c’era chi poteva girare l’Europa in tempi lampo e senza che nessuno si curasse d’intercettarlo? Non certo e non solo perché Togliatti s’era protetto dietro la cittadinanza sovietica, rinunciando all’italica. Il PCd’I di Togliatti e gli Interni e l’Ovra italiche cooperavano. Il PCd’I denunciava antifascisti, oltre a “comunisti” voleva scaricare. I “fascisti” segnalavano al PCd’I chi volevano fosse diffamato e calunniato magari per indurlo a divenire informatore, o magari chi volevano fosse ammazzato da loro, dai “rossi”. Sono comportamenti tipici di polizie che sono possibili perché vi sono queste cooperazioni delinquenziali con entità “sociali” e “politiche”, con partiti, sindacati, associazioni, anche formalmente irriducibilmente contro, anche in clandestinità. Questi giochi li hanno fatti pure coi gruppi terroristi rossi e neri. Sì, lo so. A voi, al cinema, vi fanno vedere nobili combattenti contro il demonio. Balle, inventate per Voi. Avessero rispetto di Voi, oltre che di loro stessi, vi direbbero le cose come stanno. Impossibile! Gli scarafaggi si vergognano, pur esaltandosene in privato e tra di loro, d’essere scarafaggi. Silone, quando si stufa di fare il tramite e l’infame tra PCd’I ed Interni-Ovra se ne va dal PCd’I che non infierisce proprio perché se Silone parla... Gli altri ch erestano nel PCd’I sono invece felici di continuare a fare i grandi “comunisti” dell’Urss e dell’Ovra. Del resto pure l’IntelligenceService e peggio, con Sfraffa ed in altro modo, aveva delle connessioni dirette con Togliatti. Tra l’altro quando gli inglesi ed i russi mandano in Italiozia, di comune accordo, un garante della spartizione realizzata a Teheran ed a Yalta, mandano Togliatti. Luridi mandano un lurido. Uno pulito non si sarebbe prestato. Togliatti viene mandato come agente doppio, non solo russo. Ah, poi, prodigi delle mani sullo Stato da parte di Alleati-Massoneria-Vaticano-DC-PCI, Togliatti ridiviene, per prodigio, cittadino italico senza che le masse ne sappiano nulla della sua rinuncia e delle sue parole di disprezzo precedenti. Non che ci sia nulla di male a disprezzare Italiozia ed a cambiare cittadinanza. Ma se è una cosa improvvisamente così vergognosa da doverla poi nascondere, allora c’è dell’altro. L’altro sono avventurieri al servizio di chi li paga. Togliatti è uno di quelli, lautamente pagato dai sovietici ed ancor più dagli inglesi, inglesi che gli creano il PCI, il “partito nuovo”, appunto con enormi fondi che ottiene grazie agli occupanti inglesi. Il PCI, partito-sbirro contro i lavoratori, non s’è mai fatto problemi di sfruttare le sue connessioni organiche sempre avute con polizia, carabinieri ed altri polizie e corpi repressivi. Certo, c’era poi il gioco, e non solo il gioco, di controllarlo e reprimerlo nel caso. Ma ai margini. Più che il PCI, reprimevano i lavoratori quando debordavano. Nessuno, dopo la guerra, l’ha mai messo fuori legge perché partito sovietico, proprio perché era il partito di tutti, degli Allleati come degli Interni e dei Carabinieri. Il PCI era una delle facce dello Stato ed era parte delle sue strutture repressive, da sempre fino ad oggi e per il fururo, nei suoi vari pezzi e coi suoi nomi in continuo cambiamento. Ed è al servizio del sottosviluppo e dei bassi salari degli strati bassi dei lavoratori. Non certo al servizio del benessere diffuso e per tutti, come le non meno poliziesche socialdemocrazie di altre aree d’Europa. Ma almeno, appunto, quelle garantiscono il benessere e l’ordine per tutti, non il sottosviluppo ed i bassi salari come garantiscono i “comunisti” italioti. Devono fare fuori Mussolini, per lo stesso motivo che fanno fuori Gentile in cooperazione col fascismo estremista. Perché il neofascismo del dopoguerra è il PCI. Mussolini come Gentile sanno delle connessioni d’ogni genere del PCI col fascismo. Il neofascismo del PCI può continuare tranquillo solo senza loro. Immaginatevi Mussolini semplicemente pensionato e Gentile chessò a continuare a fare il professore, sempre che avesse prestato il giuramento alla Repubblica previsto. Mannò, non sono cose da Italiozia! Eppoi come avrebbe fatto il PCI che era il vero partito fascista estremista del dopoguerra voluto dagli inglesi? È il solito “cambiare tutto” senza cambiare nulla all’italiota, cioè per cambiare in peggio. Così come PCI e DC devono far fuori il Re, nel 1946 c’è un vero colpo di Stato a risultati incerti del Referendum, per esaltare la RepubblicaMonarchica dei Carabinieri che divengono la vera e ben più forte monarchia del dopoguerra disponibili ad ogni crimine e strage serva al potere politico DC-PCI e poi, col 1992, quirinalizio. Anche lì è l’eliminazione del Re per continuare con la ben peggiore MonarchiaRepubblicana dove il Presidente pretende di governare in modo occulto coi CC e Procure. Un monarca assoluto, coi Carabinieri con Procure annesse che sono i suoi pretoriani. Anche lì, il “cambiare tutto” per non cambiare nulla, se non in peggio.
Che c’entrano i lavoratori con tutto questo?! Nell’ordine Alleato-Vaticano, alias DC-PCI-Carabinieri, i lavoratori sono considerati solo degli stronzi malpagati da fottere per mantenerci vaste burocrazie corrotte in espansione come conseguenza del patto sottosviluppista su cui fu crata Italiozia nella seconda metà del XIX secolo. Dopo le divagazioni del mussolinismo che qualche successo nell’economia lo realizza, il patto sottosviluppista viene reimposto dagli inglesi sia direttamente che con la mediazione vaticana e russa, dunque con Mediobanca, la DC, il PCI. In quest’ordine sottosviluppista, i lavoratori italioti non possono certo essere i lavoratori tedeschi, base benpagata della floridità tedesca. Idem, tutti i lavoratori del nordEuropa, come della stessa Inghilterra, dove il proletario diffuso e generalizzato a puri livelli di sussistenza se lo inventa quell’idiota di Engels. Già Marx parla di aristocrazia operaia, quando parla di operai inglesi concreti.
Gli operai tutto ciò l’han sempre saputo. Tuttavia non avendo voce, nello spietato regime Mediobanca-DC-PCI-Carbinieri, non han potuto che continuare a fare gli schiavi fottuti e derisi, derisi con la balla del “grande movimento operaio”. Grandi e ricchissimi sono i sindacati ed i partiti “di sinistra” che l’hanno sempre fottuto e lo fottono.
“La soluzione”? Non credo alle soluzioni che sono sempre balle per dire qualcosa. Le cose cessano o continuano da sole. Non occorrono “soluzioni”. Quando “gli operai”, “i proletari”, si saranno dissolti, negandosi, uno per uno, innanzitutto a coloro li hanno fottuti e derisi, dissolvendo così il regime DC-PCI-Carabinieri che continua ora (dal 1992, col golpe Presidenziale) sotto altro nome e che sul loro fottimento si fonda... ...Inutile aspettare... Italiozia sparirà prima vittima di sé stessa. Non lo vedere?! Sta scritto già in qualche Profezia dell’era che sta arrivando.
La Repubblichetta, corrotta dal petrolio inglés-saudita, crollerà non appena esso brucerà. Presto.
by Georg Rukacs
I partiti cosiddetti operai nascono perché le rispettive polizie o potenze straniere o entrambe ne hanno bisogno. Ciò si verifica quando, per una qualche ragione, si vogliano tenere segregati gli operai. In realtà, non solo li si vogliono tenere segregati, visto che i “partiti operai” hanno abbondanza di personale d’altra estrazione sociale con la funzione di dominare e contribuire a tenere separati gli operai per qualche loro uso al servizio di interessi, dunque per usarli come massa di manovra. Coloro vogliono tenere segregati gli operai, i lavoratori dipendenti, col mito della contrapposizione di classe, sono interessi industriali e finanziari che li vogliono usare come massa di manovra speculativa. Che è poi quello si può verificare empiricamente. Non è mai esistito un movimento operaio o dei lavoratori antagonistico al capitale. Si è cercato di dire, di convincere e convincersi che così fosse, benché non sia mai esistito. Era ed è solo ideologia. La realtà è sempre stata differente. L’antagonismo è una categoria filosofica. Se il capitale non si combina col lavoro ed il lavoro non si combina col capitale, sia il capitale materiale, che quello manageriale, che quello umano non servono a nulla, deperiscono entrambi. È una contrapposizione solamente filosofica per poi combinarsi, non per restare contrapposti. Nella dialettica esistono opposizioni e sintesi. Nulla a che fare con supposti rivolgimenti o rivoluzioni che non esistono, se non come semplificazioni successive. Bisognava pur raccontarsela e raccontarla agli adepti, nelle osterie. Ecco che ci si inventavano delle fregnacce, fatte elaborare da professori all’uopo pagati, dunque col linguaggio loro ed un qualche imprimatur di assoluta autorevolezza, poi le si diffondevano giù giù fino all’ultimo credulone. Il professore ci si guadagnava lo stipendio. Il credulone restava proletario, che pagava pure i professori, i propagandisti, gli agitatori, i funzionari di partito e sindacato che lo costringevano a restare operaio malpagato in nome del paradiso futuro. Tutta la massa tra il capitale che pagava, coi soldi dei proletari stessi, il professore ed il proletario, in pratica la sbirraglia “socialista”, “comunista”, “cattolica”, od altro, del capitale, ci guadagnava lautamente nel suo lavoro da sbirri e truffatori rispetto ai lavoratori.
Tutto il funzionariato “operaio” assolve, nei vari paesi, le funzioni assegnate dai vari governi e consistenti con la natura dei rispettivi Stati. Ecco che i movimenti sindacali inglesi, ed anglofoni in generale, saranno funzione dello sviluppo capitalistico competitivo, tipico di quelle aree. Il funzionariato “operaio” di Francia, Germania, ed altrove, sarà egualmente funzione dei tipi ora di sviluppo competitivo, ora di sviluppo limitato, ora di sottosviluppo, delle aree in cui opera. Alla fin fine, il funzionariato “operaio”, le organizzazioni del cosiddetto “movimento operaio” sono inevitabilmente intermediari tra padronato, Stati, polizie ed operai e lavoratori. Se un’organizzazione “operaia” è messa fuorilegge, o ha forti sostegni esteri oppure nessuno operaio e lavoratore la segue. Essa è, dunque, sempre funzione degli interessi le permettono di esistere, non della tutela del lavoratore che non è affatto detto sia più tutelato dall’esistenza di partiti e sindacati “operai”, che anzi sono per esso un costo, spesso imposto dal capitale stesso. Alla fine, è una banale legge economica se ci si pensa, il lavoratore è più tutelato dal funzionariato “assistente sociale” che dal funzionariato fintamente antagonista. Quello realmente antagonista semplicemente non è mai esistito. Le tanto deprecate socialdemocrazie o laburismi, con organizzazioni di fatto di assistenti sociali e d’assistenza sociale, hanno sempre tutelato i lavoratori ben di più che il funzionariato, tra l’altro costosissimo (ed i soldi alla fine escono da chi lavora), “comunista”. Non a caso, il sottosviluppo ha bisogno del funzionariato “comunista”, mentre lo sviluppo competitivo di, di fatto, assistenti sociali. I “movimenti” comunisti e comunistoidi, e le relative “culture” comuniste e comunistoidi (incluse quelle camuffate da “’socialiste” [vedi i DS italioti, ma pure i socialisti “a sinistra” italioti], da “cattoliche” [vedi i dossettiani italioti, ma anche oltre quegli ambienti dossettiani più fanatizzati in senso “anticapitalista”], o di destra [vedi AN e l’UDC italiote, e parte di FI], da estrema destra [il neofascismo o neonazismo, in genere; si vedano i programmi concreti], da “verdi”, da vari movimenti regionalisti e localisti), sono complemento di borghesie sottosviluppiste. Non né sono la cura, né l’alternativa. Sono la patologia, assieme alle borghesie sottosviluppiste, al cui servizio sono. Ne sono le milizie e la copertura.
Il movimento socialista o para-socialista italico nasce, nelle varie aree, con le ispirazioni più varie. Rilevanti, almeno da certi momenti, gli influssi delle aree più sviluppate come Francia e Germania, ma anche semplicemente più forti (come pesi statuali, per come sono percepiti [la Russia era comunque una grande potenza, pur con vaste sacche d’arretratezza dunque con ampia produzione di sottoculture anarchiche e “rivoluzionarie” per meglio tenere i lavoratori nell’arretratezza]) sebbene non necessariamente più sviluppate come le Russie. Lo spazio italico, proprio perché arretrato, resta, invero, se si guarda bene, esente dagli influssi del socialismo delle aree trainanti come l’inglese. L’inglese è un socialismo troppo avanzato, troppo poco “socialista”, dato l’orientamento alla soluzione di problemi più che alla fornitura di consolazioni. Gli autori che vengono sbandierati sono solo simbolismi per indicare dipendenze quando non si ha sufficiente sviluppo in loco, dunque sufficienti autori locali. Il socialismo italico, socialismo cattolico a parte di ispirazione di ispirazione vaticana e pretesca (in realtà ben più moderno del socialismo classista, perché orientato alla soluzione di problemi), è in parte di matrice indigena, in parte di ispirazione francese o tedesca o russa (l’anarchismo). Ma è ugualmente connesso al padronato ed allo Stato, in pratica o carabinieri e polizia, senza di cui non esisterebbe davvero come socialismo radicato.
Quando, nel 1921, nasce il Partito Comunista d’Italia, non c’è nessuna differenza vera rispetto allo spirito del socialismo pre-esistente. La differenza è nell’esistenza d’uno Stato, l’Urss, che liquida le precedenti forme di socialismo locale russo per creare un socialismo di Stato definito “comunismo”, al servizio d’uno Stato che si sente in qualche misura rigenerato dunque con una forte valenza imperialista, di lì la creazione di suoi prolungamenti internazionali e mondiali. Il PCd’I nasce come partito russo, coi soldi russi, dipendente in tutto e per tutto dai russi. I suoi funzionari li paga l’Urss. Coloro che l’Urss non paga, coloro che l’Urss non vuole, non sono funzionari del PCd’I. Ideologie, documenti, risoluzioni, sono solo carta straccia per pseudostorici successivi. Gli agenti russi arrivano col portafoglio per comprare e, di conseguenza, ordinare ai loro impiegati esteri. Loro pagano tutto. L’autofinanziamento locale è dappertutto minimo o inesistente. Questo vale dappertutto, dall’Italia alle Cine. I russi pagano e ordinano. Chi non accetta ciò, viene rimosso. Non è mai un problema trovare altri funzionari ossequenti a chi li paga. Man mano che l’Unione Sovietica stabilisce buone relazioni con lo Stato italico, il PCd’I passa alla cooperazione ufficiosa diretta o indiretta con lo Stato manarchico-fascista. Tra l’altro, i casi dei numerosi “comunisti” italici eliminati in Urss sono possibili perche lo Stato italico, come sempre, non se ne frega nulla dei suoi all’estero, soprattutto in quel caso in cui ha ottimi rapporti coi “comunisti” russi, con lo Stato russo-sovietico. Esistono poi relazioni dirette, da sempre, a vari livelli, tra il PCd’I e lo Stato “fascista”. Il “fascismo” non mette naso nei crimini di Togliatti di cui pur è informatissimo, inclusi i crimini contro cittadini italiani. Ma esiste ancora dell’altro. Per esempio, il “caso Silone” non è altro che uno dei tramiti formali che il PCd’I aveva col Ministero dell’Interno. Il PCd’I, non Silone, faceva l’informatore del Ministero dell’Interno Il PCd’I resta una setta, ma non troppo piccola per non rendere meno facile che in organizzazioni di massa l’infiltrazione da parte di carabinieri, polizia ed Ovra. Ma esistono pure i rapporti di tutto il PCd’I, almeno a livello di gruppo dirigente, con lo Stato monarchico-“fascista”. Quando il deputato Gramsci viene arrestato, è un favore del Ministero dell’Interno ai russi ed al gruppo Togliatti, che dal canto suo lo consegna alla polizia. In effetti la polizia “fascista” non avrà mai grande intersse ad arrestare quelli del gruppo Togliatti, ma solo quelli che il gruppo Togliatti ed i russi vorranno arrestati. Lo stesso assassinio di Gramsci viene lasciato fare dalla polizia “fascista” ai russi su incarico di Togliatti, che non può tollerare Gramsci raggiunga Parigi per sputtanarlo come era sua intenzione fare. La leggenda di Gramsci “morto nelle prigioni fasciste”, era anni che era libero, è la balla del PC togliattiano, su suggerimento del Ministero dell’Interno “fascista”, per mascherare il crimine. Gramsci viene fatto avvelenare da un’agente russa il giorno che è finita la libertà condizionale, per cui è in libertà totale e poi può essere cremato su ordine del PC di Togliatti per cancellare le tracce dell’avvelenamento, semmai a qualcuno, in futuro, fosse mai venuto in mente di fare un’autopsia sui resti. La cremazione operata su direttiva di Togliatti-Sraffa cancella le tracce dell’avvvelenamento. Resta tuttavia il rapporto fatto dall’avvelenatrice a Sraffa, se lo si sa leggere. “Il fascismo”, di cui il PCd’I di Togliatti era strumento e cooperatore, non s’è mai preoccupato troppo di smentire le menzogne, già allora, del PCd’I su Gramsci che erano suggerite degli stessi Interni e dalla stessa Ovra.
Anche su Marx ed Engels s’è inventata tutta una liturgia, ad uso e consumo del funzionariato “operaio”, che in aree come quelle latine ha sempre e solo futtuto i lavoratori nell’interesse di un sottosviluppo controllato o di uno sviluppo rallentato per convenienze oligarchiche. In Germania, la terra d’origine di Marx e nella lingua in cui Marx prevalentemente scrive, Marx non ha mai avuto alcun seguito. Come non ne ha avuta in nessun luogo del mondo, se non come icona. Non diciamo ciò per sminuirne la figura che non necessita né di sminuizioni né di esaltazioni. Come storico, Marx ha fatto un lavoro straordinario ne Il Capitale (che è un testo storico). L’impalcatura del Capitale, dunque la sua categorizzazione, è filosofico-hegeliana per cui del tutto incomprensibile ed incompresa se si pretenda di applicare, senz’alcuna mediazione, le categorie dell’astrazione filosofica alla realtà. Il Capitale è l’opera scientifica che Marx scrive coi soldi di Engels, per dimostrare l’ineluttabilità del comunismo ...nelle intenzioni del committente Engels. In realtà, Marx evita accuratamente di “dimostrare” alcunché. È opera scientifico-storica, con cui Marx fotte Engels che lo paga ma che non ha la formazione filosofica per capire che Marx si sta vendicando del suo finanziatore dimostrando un antagonismo solo filosofico tra forza lavoro e capitale e non dimostrando scientificamente nessuna ineluttabilità del comunismo, inteso come una qualche società senza capitale, cosa che non può essere dimostrata. A questa “dimostrazione” penserà Engels in catechismi tanto diffusi quanto di nessun valore scientifico né intellettuale. Di pensiero politico, lì, ne Il Capitale, non ve n’è o, se ve n’è, è proprio nell’assenza. In altri scritti, le considerazioni politiche, o apparentemente politiche abbondando, in Marx ed Engels. Non v’è nulla, tuttavia, d’un qualche valore se non per la storia delle idee e per la storia dei loro tempi. In realtà, il politicante è Engels. Marx si diletta in critica corrosiva, di dimensioni messianico-cabalistiche, di tutto. Quello che è stato usato dai posteri, sia in senso riformista che pseudo-rivoluzionario (in realtà solo per mascherare compradorismi sovietici o cinesi o castristi od altri, o semplicemente vaneggiamenti o trascendenze spirituali), sono spesso invenzioni da loro scritti reattivi oppure da loro illusioni sull’epoca in cui scrivevano o su epoche future. ...Sempre che siano stati minimamente capiti, cosa improbabile. Engels è il catechista che odia la fabbrica in cui è costretto a lavorare. Marx un filosofo che si diverte a giocare. Nella tradizione anticapitalistica sia religiosa che massonico continentale, Engels e Marx sono due disadattati, rispetto allo sviluppo capitalistico del periodo, per cui difendono forme di romanticismo economico che pur rifiutano a livello di formulazioni generali oppure in elaborazioni storico-scientifiche come ne Il Capitale. Non si confondano comunque i due. Marx è un problematico che si sposta nel pensiero tra livelli differenti e con conoscenza spesso profonda di ciò di cui sta trattando. Engels, di cultura decisamente più limitata, è un pratico che deve trovare risposte soddisfacenti e lineari a tutto. Engel è un catechista. Marx un hegeliano impenitente. Marx conserva la passione ebraica della profondità e della problematicità della conoscenza. Nella retorica politica si diletta tra linguaggi ed immagini profetiche. Il vaneggiamento dei contenuti, vaneggiamento dal punto di vista di una qualunque realisticità di ciò di cui stia parlando, non è mai vero vaneggiamento se si vada oltre il livello dell’immediatezza e si colgano le altre sfaccettature di pura ricerca ed esercizio intellettuale, quasi cabalistico, la scrittura marxiana quasi sempre ha. Engels deve darsi e dare risposte. Engels deve scrivere i catechismi. Engels deve condurre le masse a distruggere le officine in cui non voleva lavorare, pur da impiegato, prima che da copadrone. Non potendo far distruggere nulla, deve almeno parlarne male pur dietro la copertura dell’analista e dell’analista per accellenza che ha sotto mano, in gran parte da lui direttamente stipendiato, Marx. Engel è un anticapitalista ed un sottosviluppista che si copre dietro lo sviluppo radioso del futuro e la societa dell’automazione e del pieno sviluppo tecnologico del futuro. In realtà, Engels vuole solo distruggere. Marx è un filosofo, è ricercatore, nel senso vero e davvero hegeliano, hegeliano non capovolto, hegeliano poggiante sulla testa. La filosofia di Marx è puro spirito, il suo socialismo una copertura. Il rovesciamento materialistico resta, in Marx, rovesciamento “materialistico” filosofico. Da Hegel che poggia sulla testa, Marx poggia l’hegelismo sulle gambe, ma non quelle vere. Lo poggia su gambe filosofiche, su realtà che è tale quando si dedica all’analisi storica ma che resta fantasia, pensiero, quando si dedichi a dimostrazioni di “sviluppi necessari” che Marx risolve in visioni profetiche, profetico bibbliche, anche se lui vorrebbe rifiutare a livello cosciente l’ebraismo che invece è e resta in Marx la sua parte migliore e più grande e che lo fa un grande, un grande del pensiero come speculazione e ricerca pure, purissime. Engels è il pratico che sfrutta Marx per creare un autore per “operai” che mai lo leggeranno, come mai lo leggeranno gli intellettuali, neppure quelli “marxisti”. Engels usa Marx come copertura per il proprio lavoro da catechista, da scrittore di catechismi. Marx è quello che “ha dimostrato”, per Engels, quello che lui volgarizzerà poi per operai come verità assolute da seguirsi. ...Cazzate che Engels vuole propinare agli operai perché distruggano “il capitale”. Engels fabbrica, coi soldi, il “Marx ed Engels”. Il giochetto riesce finché fa comodo usare l’Engels catechista coprendolo dietro quel “Marx ed Engels”. Ci vorrà uno spirito religioso, ed un insicuro, come Lenin per pubblicare Marx ed Engels in milioni di copie e per usarli, come icone, sia contro Kautsky (contro cui li ha sempre usati, da quando ha tolto Kautsky dalle proprie icone perché “ha tradito”, col 1914) che contro i veri filosofi sia del menscevismo che del bolscevismo ed altri verso cui lui si sentiva, e spesso era, intellettualmente inferiore, pur intelligentissimo e coltissimo.
Lasciamo stare i coglioni che devono inventarsi un Marx rivoluzionario ed i coglioni che devono inventarsi un Marx riformista. Che bisogno c’è? Che c’entra la politica con Marx?! Politica che poi, in Italiozia, è politica di spiriti gretti e maldestri interessati ai piccoli traffici e che emergono e s’affermano a seconda del servilismo verso i poteri e le polizie. Non l’avete mai notato che sono i “servi di” e gli “spioni di” quelli che di solito vanno su? ...Dai PartitiComunisti alla Lega, con in mezzo tutti gli altri passati e presenti.
Ma vi rendete conto come sono ridotti nello pseudo-PedDé?! Devono crearsi il “Pantheon” di nomi perché sono così insicuri che non hanno una idea loro, e così cialtroni che non hanno un obiettivo da proporre ai pecoroni li seguono. Annò, forse Marx (e pure Engels) non l’ha messo nessuno nel “Pantheon”. Lo avranno messo nel “Pantheon” segreto, quello di “compagni, via Stalin e Togliatti dalle sezioni che dobbiamo far finta d’essere er PedDé ma semo sempre quelli sovietici che si devono mascherare per fottere quelli che ci cascano... ...la tattica dell’adeguarsi alle nuove condizioni oggettive che finalmente ci permettono di realizzare il sogno di Berlinguer-Andreotti-Gelli... ...oh, pardon, di SanMoro!” Ma anche chi se lo mette nel patheon del proprio partito, gruppo o combriccola, non è meno coglione, in genere. Ci sono poi, idem, quelli che se lo mettono nel proprio inferno. Del resto se ti crei i santini devi creati pure i demoni. Italiozia è tutta così... Tanto poi sono tutti daccordo nella comune gestione, speriamo alla fine incontrollata ed incontrollabile, del disastro comune dello spazio italico di cui sono parte.
È chiaro che si sono creati il mito del grande PartitoComunista in Italiozia, ed hanno dovuto crearsi il mito di un grande movimento comunista che attraversa la storia! Beh, glielo hanno creato a Londra, dove è la vera centrale di creazione di di miti. Nascono come leccaculo di Mosca. Diventano partito di massa come leccaculo pure degli angloAmericani e poi pure degli arabi (...le colonie inglesi...) e di chiunque abbia dato solo, magari sotto banco, soldi. Gli arabi glieli mettevano sui tavoli... ...Non “sottobanco”. Non è un mistero. Da sempre. Mattei e pure Valletta erano onesti, onestissimi. Se li compravano pubblicamente e per lo sviluppo accelerato. Mattei avrebbe pure fatto le centrali nucleari. L’hanno ammazzato perché erano tutti, DC e PCI, terrorizzati dallo sviluppo accelerato. Preferivano il sottosviluppo da loro e dalle loro ‘ndranghete, camorre, mafie, controllato. Certo, a livello pubblico, erano e sono contro gli angloAmericani perché rappresentano lo sviluppo che loro detestano mentre sono a favore degli speculatori arabi, con le metafore delle balle dei “palestinesi” e delle “masse oppresse”, perché rappresentano la povertà “ribelle” (lamentoso-camorristica, in realtà) e compradora, oltre che la rendita fondiazia (petrolifera) e pur nell’incapacità a creare vero sviluppo indipendente dall’occasionale rendità fondiaria di cui dispongono e che un giorno finirà. Israele, senza petrolio (c’è in abbondanza, ma profondo e non è stato ancora trovato), ha saputo produrre splendidi prodotti agricoli e tecnologia avanzata ed avanzatissima in tutti i settori. Israele oggi è un’economia terziaria avanzatissima e d’avanguardia. Non possono non volerlo distruggere i “marxisti” e “solidaristi”, da PCI-DC e postumi, e da Quirinale-CC, tutt’ora sopravviventi proprio grazie al sottosviluppismo italiotico che impedisce a tali parassiti maniaci e delinquenti di sparire. Il proletariato ne fa le spese, coi bassi salari e l’assenza di mobilità sociale.
...“Il Manifesto “del PartitoComunista”... ...sapete “noi” esistavamo già nel 1848... Oh, che grande partito che eravano.” Tutte balle. Non contavano nulla e neppure dopo, neppure quando è arrivata Mosca a comprarseli (s’è comprata Bordiga, pur non un venduto, infatti se n’è presto andato, s’è comprata pure la microfrazione di Gramsci, e li ha presto tutti trasformati in dei Togliatti). Ci sono voluti gli angloAmericani ad armarli, arricchirli e spingerli al potere e nel sottopotere. ...Eserciti Alleati con camorristi e Togliatti al seguito... ...Necessità di guerra e di dopoguerra dell’“imperialismo”. Non che sia una colpa, che non contassero nulla, prima. È un fatto. Poi hanno contato quel che contano bagasce corrotte e delinquenziali. Ricchissimi, perché riempiti di soldi dagli Alleati e poi dallo Stato DC-PCI, ma compradori.
Nel 1917, nelle Russie, si chiamano “comunisti”, da “socialdemocratici” s’erano sempre definiti, per distinguersi dal socialismo tedesco di cui quello russo era dipendente. Anzi diciamola tutta. I russi, perseguitati il loco, sono sempre restati d’una qualche consistenza, perché pieni di soldi tedeschi. La Germania aveva interesse a destabilizzare le Russie. I socialdemocratici (una parte, “comunisti” col linguaggio successivo) erano compradori tedeschi. Poi, col controllo d’uno Stato, le già Russie, si sono autonomizzati. Ancora dopo la cosiddetta rivoluzione di febbraio 1917, il “rivoluzionari” russi sono tali coi soldi tedeschi, dato che Germania ed Austria (allora ancora Impero Austro-Ungarico) devono destabilizzare la potenza in guerra contro di loro dal lato “inglese”. Quando saranno poi i finanzieri tedeschi a trovarsi sconfitti e nel bisogno, i russi, poi sovietici, si presteranno e presteranno loro territori pure a necessità delle forze armate delle Germania sconfitta e ufficialmetne disarmata. Saranno allora i russi a destabilizzare la Germania, per distruggere lo Stato “normale”, favorire l’ascesa del nazismo, e, successivamente, dopo accordi per divenire confinanti, preparasi ad occupare tutta l’Europa col beneplacito londinese, preceduti però dal terrificante attacco difensivo tedesco che precede d’una decina di giorni l’occupazione sovietica d’Europa (esistono materiali storici decisivi pubblici e, in parte, pubblicati, non inventiamo nulla). Qualche anno dopo, le Russie occuperanno non più pressoché tutta l’Europa continentale ma solo la sua parte orientale e una frazione decisiva della centrale. Passato qualche anno, appunto dal 1941 al 1945, gli inglesi devono ridurre i loro piani relativamente all’Urss (nel 1939-1941 avevano “regalato” ad essa tutta l’Europa) essendoci pure gli USA tra i protagonisti. ...La storia reale segue interessi. Quelli che hanno l’icona di Marx hanno sempre preferito, non differentemente da altri, seguire etichette e dover essere di comodo. Opportunismi, mascherati dietro grandi princìpi, che non hanno mai avuto. I grandi “comunisti” od i grandi “cattolici”, “solidaristi” o meno, non erano e non sono meno delinquenti e maniaci degli altri.
Allora, 1848 e dintorni, s’usava “partito” nel senso latino. Parte, parte nel senso di comunanza, congrega, associazione. Comunista, come poi nel 1917 è per distinguersi da altri nomi correnti all’epoca per associazioni e comunanze simili ma differenti. Per marcare una differenza, usano un termine corrente in certe correnti politiche francesi (né “marxiste” né “leniniste”... ...è il 1848!) che si chiamano “comuniste”, da comunanza, comunità, Comune (l’ente locale), mettere in comune e simili. Lo stesso termine torna poi in voga dal 1917, quando i socialdemocratici bolschevichi devono trovare una parola li distingua dai socialdemocratici tedeschi ed altri. È dunque uno puro caso che il termine preso dal cosiddetto socialismo o comunismo utipistico da Marx ed Engels si ritrovi dopo il 1917, od è un caso la la parola usata dal 1917 fosse già in Marx ed Engels nel 1848, avendola loro presa, anche lì per necessità contingenti, dal socialismo o comunismo utopistico ed altro francese. Sono balle da bar i discorsi fatti e ripetuti fino a crederci per cui quelli “si definiscono comunisti perché...”, quegli altri “si definiscono socialisti perché...”. Laburisti, socialdemocratici, comunisti, socialisti, etc. sono parole coniate localmente per distinguersi dal socialismo o solidarismo cattolico, da quello opera di industriali, o direttamente di polizie, che spesso non si fanno problemi, nel caso, ad usare gli stessi termini, o semplicemente per distinguersi da altre correnti simili ma con qualche differenza. Così come ogni autore s’inventa qualche peculiarità propria per volontà di marcare qualche differenza dagli altri, se non altro per qualche ambizione di prevalenza anche solo puramente spirituale o di pensiero. Alla fine, le varie etichette sono solo parole create per una qualche necessità di identificazione, dunque di distinzione da altri già esistenti.
Quelli che allora, nel 1848 e dintorni, si chiamavano “comunisti” sono logge massoniche francesi che s'estendono in Germania. Massoni, massoneria, viene da muratori. Si chiamavano così. Vogliono simboleggiare che sono dei costruttori. Loggia ha tanti significati nell’etimologia ma tutti rimandano, in genere, a luoghi di convegno ed eventuamente chiacchiera o discussione. Se siete di quelli che s’eccitano o si deprimono o s’allertano a leggere o sentire “massoneria” e “logge” andate farvi friggere. Siete malati. ...Continuiamo... Queste logge massoniche francesi che s’erano estese alla Germania (che allora era uno spazio, la Germania nasce dopo), acquistano poi una loro consistenza ed autonomia organizzativa rispetto alla matrice originaria francese. Anche allora era come oggi. Lo sapete come funzionano le mode. Non imitate il Benin. Imitate gli USA o la GB. Anche se poi a livello cosciente li detestate... ...perché non potrete mai fare né essere davvero come loro, né ne avete l’ambizione ...di fare ed essere come loro anche se vi piacciono da matti. Allora, la moda era la Francia (o l’Inghilterra, o entrambe) nell’Europa continentale. Aveva occupato l’Europa, pur poi sconfitta... Oppure, erano gli inglesi, a fabbricare, per evidenti ragioni loro, la moda della Francia che loro avevano sempre battuto e che di fatto controllavano in vario modo. Gli inglesi hanno sempre dominato il mondo vendendo le mode giuste per far continuare loro ad essere dominatori pur detestati. Quella che viene chiamata “Lega Comunista” è solo il cambiamento di nome di una di queste radicate logge massoniche. La repressione dopo i moti rivoluzionari germanici, cui la loggia partecipa, porta gli adepti altrove dunque internazionalizza la loggia, o quel che ne resta. Marx ed Engels, che avevano aderito alla Lega Comunista, vengono incaricati di stenderne il Manifesto. È quello che faranno. Il Manifesto è violentemente anti-inglese. Seppur in modo metaforico. Vuole la distruzione del mondo inglese, se lo si legge fuor di metafore. Null'altro. Il resto sono immagini religiose per fessi. ...il futuro radioso e magico... Oppure visioni messianiche che pervadono l’ebreo Marx. Anche qui, se v’eccitate o deprimete o v’allertate a leggere o sentire “ebreo”, andate a farvi friggere. Siete malati. Inutile dirvi o ridirvi in che senso l’usiamo. Anzi ve lo ridiciamo. “Ebreo” proprio come ebreo, o giudeo anche se in italico suona male per pregiudizio cristiano-cattolico. Invece a me piace. Giudeo (che non c’entra nulla col Giuda cristiano-cattolico che era cristiano non giudeo, infatti aderisce, tradisce, poi tradisce pure il proprio tradimento impiccandosi; ...c’avesse ripensato un attimo avrebbe fatto chissà che altro...). Il Manifesto ed altre chiassate servono a cercare di distinguersi, a farsi vedere. L’abbiamo detto che i movimenti “rivoluzionari” esistono perché ci sono Stati e polizie. Il rivoluzionario è, in genere (non io!), uno spione, informatore, agente, provocatore, di polizie. Se i “rivoluzionari” non sono tali, non li segue nessuno. Già loro, come emigrati, banditi dalla Germania (dall’uno o dall’altro Stato germanico poi progressivamente unificatisi in Germania pur restata largamente federale, federale debole non pseudo-federale alla statunitense dove c’è piuttosto un modello regionalista), erano destinati all’estinzione. Ve lo ricordate il CheGuevara, col suo gruppo di sbirri cubani, in Bolivia?! I contadini, era una zona di soddisfacente riforma agraria, lo correvano a denunciare appena lo scorgevano. Invece, nell’Algeria del colpo di Stato anti-islamico e poi del terrorismo “islamico”, appena davate il vostro indirizzo alla polizia, v’arrivava una lettera di minaccia da parte dei “rivoluzionari” islamici cui la polizia aveva data il vostro nome ed indirizzo e che erano, magari, gruppi di poliziotti in orario di lavoro. Appunto, il CheGuevara non aveva agganci con la polizia boliviana, come con nessun altro in Bolivia, dove Castro l’aveva mandato a farsi ammazzare, e così lo denunciavano appena lo vedevano e la polizia (lì, l’esercito) gli davano subito la caccia per farlo fuori. All’epoca, 1848 e dintorni cui qui stiamo accennando, la potenza mondiale erano gli inglesi. Per cui tutti i movimenti rivoluzionari, irlandesi esclusi, dipendevano da loro. Davano ospitalità a tutti, come fanno tutt’ora. Tanto nessuno si sognava di “fare la rivoluzione” lì! ...L’avrebbero denunciato gli operai stessi. Ah, avranno denunciato pure Marx ed amici, ma la polizia inglese, oltre alle chiacchiere astratte non poteva trovare nulla. Dunque, gli inglesi davano ospitalità a tutti i rivoluzionari altrui in esilio, mentre sterminavano i rivoluzionari nel proprio Impero quando si manifestavano. Se serviva qualcosa o qualcuno, avevano sotto mano dove attingere. Il capo internazionalmente noto era Mazzini coi suoi seguaci, che lo seguivano perché investito dall’IntelligenceService britannico. Marx ed Engels, che arrivano lì senza supporti di polizie, cercheranno di distinguersi dai già esistenti, per cui si lanceranno in polemiche frontali contro Mazzini. Ma l’agente dell’IntelligenceService britannico era lui, Mazzini, per cui resterà lui il leader rivoluzionario internazionale. Marx resterà uno sconfitto che nessuno legge e che nessuno segue anche quando altri fingono di convergere sul suo nome. Non era un leader politico. Era altro. I suoi pregi erano altri. Lo abbiamo detto. Come influenza zero. Il grande movimento “comunista” o “marxista” dell’epoca sono balle hanno propinato dopo alle masse (di cui “i comunisti” devono avere avuto un grande disprezzo se hanno sempre propinato balle) per liturgia politicantica. Mazzini è il capo della centrale terroristico-rivoluzionaria internazionale coi soldi inglesi e che promuove gli interessi inglesi. Infatti, gli irlandesi sono esclusi dalla sua lista di popoli o nazioni oppresse. Di lì, dall’IntelligenceService inglese, viene la sua forza di “leader”. Non conta nulla se lui ed i suoi scritti fossero più o meno intelligenti, brillanti, colti, profondi, di quelli di Marx e di Engels. Per esempio, gli inglesi usano Mazzini, oltre che come capo generale, per fottere la penisola italica, oltre che per altre operazioni. Mazzini che è il capo terrorista che organizza operazioni terroristiche nella penisola italica. Gli inglesi hanno sempre controllato i movimenti terroristici mondiali, allora come oggi. Marx, che Engels finanzia come operaio da biblioteca e della penna, forse su commissione di altri interessi europeo-continentali, diverrà poi, solo poi, l’icona, ma solo come nome, neppure davvero teorica, perché nessuno lo legge e nessuno lo conosce. Del resto ha scritto troppo. No, non esiste il troppo nello scrivere, visto che lui era pure un grande studioso. Ma, per esempio, Il Capitale, così come tante cose all’epoca non ancora pubblicate, è cosa da specialisti. È come le opere più spesse di Hegel. Chi le legge? Chi ha letto il Capitale? Facile comprarlo. Già leggerlo... Poi, studiarlo è cosa ancora più improbabile anche perché studiarlo davvero implica interessarsi all’epoca, visto che è un’opera storica pur con un’impalcatura filosofica, non politica e neppure profetica, dato che non si prefigura nessuna società futura. “Il comunismo”, o “il socialismo”, non c’è nel Capitale. Per il resto, in Marx, come in Engels, c’è, metaforizzato, quel “socialismo” anti-inglese, socialismo anti-inglese funzionale alla finanza predatoria europeo-continentale. Non costa nulla fare del nome un’icona, anche qualcuno ne andasse a spulciare gli scritti. Ma non serve davvero leggerlo. Anche chi gli ha dato un’occhiata, non l’ha mai preso sul serio. Se lo mettevano in uno scaffale: “Che cose strane che dice... Oggi è diverso... ...Sono cambiati i tempi... ...I nostri capi lo sapranno loro perché ci dicono che è una delle nostre guide teoriche... ...Sarà per quegli altri libroni che costano troppo e che sono troppo difficili...” Si diventa segretari di sezione perché si fanno i confidenti del superiore, e magari di qualche sbrirro, non perché si sono letti e studiati “i classici”. Non c’è bisogno di grande scienza per raccontarsi che il padrone è il nemico e poi andare, da buoni tedeschi, a lavorare disciplinati ed obbedienti. Per chi scelga altre vie, più consolatorie le idee anarchiche. Quanto ai comuni, a tutta la letteratura anti-“borghese”, riferimenti a paradisi futuri, non c’è neppure bisogno di leggerli. Tutti lo sanno e se ne nutrono, per continuare ad essere schiavi. Se invece non ci si bevano tali scemenze e se ne abbiano le capacità, si sceglie la via della promozione sociale individuale. C’è il nuovo mondo. Pure all’epoca c’è il settore dei servizi, per chi voglia cercare di uscire dai talvolta letali mondi della fabbrica e delle miniere. Se bravi operai, di può magari divenire artigiani. Non esistono solo operai o prostitute. Certo, non tutti gli operai possono riuscire ad elevarsi socialmente. Eppure, ognuno che s’eleva socialmente, li eleva tutti, pur pensando solo a sé. Sono infatti più pagati, non meno, dove c’è mobilità sociale.
Un tempo piuttosto lungo mi dilettai, invero era un esercizio para-cabalistico voluto dalla Profezia, a prendere di punta provocatoriamente e con fare davvero provocatorio vari militonti “marxisti”, “marxisti-leninisti”, o di partiti e movimenti sedicenti “marxisti”, o “marxisti-leninisti”, o d’altre varianti sul tema, proprio in quanto ballisti. Erano i “marxisti”, come tutti i marxisti, senza Marx. Ti stendi il cencio addosso senza neppure avere una vaga idea che cosa sia. Ah, certo, era la moda. Un po’ come dire che eri sovietico, o cinese, o castrista. Un po’ come qualunque cazzata nominasse Gramsci diveniva un’opera d’arte e se invece non lo citasse era “fascista”. Al funzionariato “operaio” più sicuro che il loro potere si fondasse su ben altro ogni tanto c’usciva un “ma che cazzo ce frega.” Un po’ come quei professori occidentali che interrogati dal Kgb alla frontiera che cosa fosse chessò la prasseologia, loro fascistiodi che s’erano inventati un niente di copertura, si mettessero a disquisire col funzionario del Kgb che in fondo la prasseologia era una cosa convergente col marxismo e col leninismo, ed il funzionario del Kgb, più sveglio di loro, si mettesse a sbuffare: “Ma che cazzo che frega a noi del Kgb di marxismo e di leninismo. Vogliamo solo sapere se crei disordini o se sei una spia o se sei magari esperto in qualcosa che possa essere utile a noi per cui, eventualmente, possiamo fare qualche transazione di comune vantaggio!” Mi dedicavo così, in apparanenza, ma era un esercizio parallleo di ben altre cose, a dare degli stronzi e dei cretini ai vari militanti “marxisti”. La Profezia aveva voluto che la cosa mi prendesse anni ed anni. Non è, certo, che ogni momento di quegli anni facessi quello. Era una cosa che facevo, fra le altre cose dell’esistenza. “Far politica”... No, non ho mai fatto politica. Era una copertura per cose varie, tra cui quel tipi d’esercizi. Non facevo del male a nessuno, a parte lo smerdo di chi si sentiva (sbagliando nella percezione e nell’autopercezione) smerdato, e c’erano dei vantaggi dal punto di vista della Profezia. Solo quando sarà compiuta si capiranno i vari passaggi. Non importa ora. Non importerà neppure quando sarà compiuta. Ne parliamo perché c’esce dai tasti... ...avrà qualche attinenza con altro qui proponiamo... Gianpaolo Gianoglio. Un ragazzo geniale. Da impiegatucolo è divenuto programmatore, sempre nella stessa Inps. Programmatoire geniale ma non apprezzato. Se sei geniale, perché te ne stai a fare l’impiegatucolo-programmatore geniale in un porcile. Nei porcili, se sei geniale ti deridono, magari s’appropriano di quello fai, se poi per caso non servi loro perché troppo geniale ti fanno la guerra perché chessò programmi troppo bene e loro non sanno che farsene. Sarà quello sarà capitato a GG, che sarà stato un programmatore geniale e l’avranno deriso perché cercava di mostrare le proprie realizzazioni cui non gliene fregava nulla a nessuno. Deriso e bastonato. Oppure, no. Non è di certo un caso, il capo dei programmatori era il solito camorrista o mafioso sindacalista e che, pur intelligentissimo, non capiva un cazzo di nulla, tanto meno di computer, figuriamoci di programmazione! Comunque, ognuno è quel che è e fa quel che crede. Magari, GG sarà il re degli hackers ed io non l’ho saputo. Eppure ne aveva le qualità. In realtà, non è che lo abbia mai seguito per cui sia addentro ai fatti suoi. Anzi, proprio non lo sono. Non mi impiccio mai nei fatti di nessuno. Me ne manca la vocazione. A volte, mi capitano lì. Prima che trovasse una sua collocazione come programmatore, fu con lui che ebbi una, più d’una, di quelle discussioni senza senso, se non fosse che un senso c’era, in realtà, rispetto alla Profezia, coi “marxisti” immaginari. Erano tutti “marxisti”, ma non lo erano e neppure ne fregava loro alcunché. Demenze dei tempi e dei luoghi. Il bisogno di darsi etichette. Anch’io fingevo di farlo con me stesso. Tanto, alla fine, sei o sembri quello che fai, anzi quello gli altri pensano tu faccia. Gli buttai lì un giorno, e sbagliavo a insistere sempre a parlare di quelle cose a chi non poteva capire, che la concezione leniniana del partito era in realtà già tutta in Marx, per esempio perfino in un testo apparentemente tutto filosofico come l’Ideologia Tedesca. Invero, l’Ideologia Tedesca è apparentemente politico. Non ha una grande profondità filosofica, in apparenza. La ha solo se lo si legga nei differenti livelli, paracabalistici, essa contiene, che non hanno nulla a che fare con la politica, apparenze a parte. Me lo chiese in prestito. Lo lesse. Me lo restituì dicendomi che io ero un ballista perché non c’era nulla di quel io dicevo, la concezione leniniana del partito. Non insistetti. Guardi un bicchiere d’acqua limpida e fresca e dici che non c’è alcun virus né alcuna proteina. E che ne sai? Non puoi vederlo. Appunto, non serve mai discutere. Se non come puro esercizio, se ha un senso farlo. Se parli di quelle cose dovresti pure dare loro il microscopio od altra strumentazione perché vedano quello che tu hai potuto vedere. Ed a che serve?! Appunto, non serve a nulla. Non serviva a nulla discutere. Non serviva a nulla dire. Non serviva a nulla prestare, come prova di ciò si era visto e detto, dare un libro in cui non potevano trovare quello che pur c’era. Tanto meno, serviva controbattere a quell’asserzione categorica sua che quello avevo detto ci fosse non c’era perche lui, letto il libro, non l’aveva trovato. Cos’è la concezione del partito di Lenin? È una serie di metafore ad incastro. È lui, Lenin, destinatario di soldi tedeschi che ne vuole essere il destinatario unico. Siccome è un insicuro, si deve dimostrare, innanzitutto a sé stesso, più tedesco ortodosso degli stessi tedeschi, dunque lui vero unico autentico marxiano. Tanto più che c’è un Kautsky, pure lui un insicuro che, pur ben poco marxiano, si deve coprire dietro l’autorità d’un erudito come Marx. Prima se lo crea e contribuisce a crearlo come autorirà, poi si dice e mostra a tutti che lui Kautsky è il marxista o marxiano vero, verissimo, pressoché l’unico. “Sapete, a Londra ero intimo di Engels... ...e pure di Marx...” Un geniale, detestatissimo da tutti perché dice delle banali verità e pur modernissime, ben oltre le illusioni dei tempi con gli stereotipi di sindacati e cooperative di produzione (che invece lui avversava), è l’ebreo Eduard Bernstein. È uno che pensa con la sua testa e vede ben oltre le illusioni dei vari utopisti, Marx ed Engels inclusi, quando si lanciano in consolatorie prefigurazioni future e poi, nel presente, appoggiano le solite liturgie funzionali alle polizie e, spesso, al sottosviluppo di sindacati e auto-organizzazioni dei produttori. Bernstein ha il torto storico d’aver ragione. Kaustky dà invece una verniciata marxiana al socialismo da caserma fatto di sindacati e costruzione d’una immaginaria nuova società all’interno della vecchia, in realtà solo d’un ghetto para-poliziesco e consolatorio per gli operai. Kautshy usa il classismo marxiano per la difesa del ghetto operaio, dunque contro gli interessi degli operai che semmai hanno interesse a rompere i ghetti. Con tale Kautsky, e per tale marxismo del ghetto ancor più rigido, si batte Lenin, dopo avere a lungo adulato ed esaltato Kautsky stesso, e si rivendica lui vero marxista, salvo poi fottersene di tutto quando, anche grazie ai soldi tedeschi, riesce a sfruttare alcuni manipoli di armati per rimpiazzare lo zarismo ed il suo epilogo che in pratica si dissolve da solo. Kautsky diviene “il nemico” quando “tradisce” l’“internazionalismo proletario” che, alla prova del fuoco, si dimostra una grande balla che si raccontavano tra intellettuali e cui neppure loro credevano. Appunto, un’astrazione filosofica che, se trasposta tale e quale alla realtà, si rivela una gran balla. Solo Lenin resta “fedele” all’“internazionalismo proletario”, cioè ai soldi tedeschi coi quali pensa d’avere la possibilità di distruggere lo zarismo e di mettersi lui al posto d’esso, ed in effetti riuscirà a farlo. Trovatosi alla testa delle Russie, con la testa confusa da concezioni anti-capitaliste, Lenin contribuisce a creare, tra i massacri, un capitalismo senza i capitalisti dunque più difficile da costruirsi e più foriero di sofferenze per le plebi. Devono loro, “rivoluzionari”, e le pre-esistenti inefficienti e corrotte burocrazie zariste che restano intatte, anzi si ampliano grazie a tali “rivoluzionari”, trasformarsi in kapò della nuova caserma capitalista senza capitalisti che loro “rivoluzionari” creano. Il dogma, tutto ideologico ed asiatico, è che i capitalisti vanno liquidati, anziché, eventualmente, controllatti perché facciano davvvero i capitalisti in nome delle modernizzazione accelerata “marxista”. No, il capitalista diviene il nemico, non il sottosviluppo. Ogni sviluppo diviene buono purché avvenga senza presenza fisica di capitalisti. I burocrati ladroni e delinquenziali saranno la nuova classe che pur funzionale all’economia di guerra sovietica non darà grande felicità alle masse. Le forniture militari abbondano, non i beni di consumo né la loro qualità. Uno Stato forte, non uno Stato debole e sanguinario alla sovietica, avrebbe fatto gli interessi delle masse operaie e contadine. Mannò, il dogma è l’invidia di classe, l’invidia burocratica contro i capitalisti. Tutti poveri pur di eliminare l’aristocrazia ed i capitalisti anche quando avrebbero potuto servire lo sviluppo di tutti. Lenin è troppo occupato a dimostrarsi lui come vero marxista contro il “tradimento” della Seconda Internazionale. Si costruisce da sempre come fedele ad un dogma, in attesa del momento di prendere il potere, e poi come unico restato fedele quando il potere è preso. Intanto, in attesa del potere che non sa se davvero potrà mai conquistare, sebbene lo zarismo sia traballante (e tuttavia tanti regimi traballano senza crollare mai e se crollano non crollano poi necessariamente nel senso voluto), si costruisce una carriera, coi soldi tedeschi, anche nel caso non avesse mai potuto accedere al potere dello Stato russo. Come complemento, si dedica alla costruzione religiosa, religioso-“marxista”, del suo essere un tal tipo di “rivoluzionairo proletario”. A nessuno gleiene frega nulla, né in Germania, né in Russia, che lui, Lenin, sia un vero ortodosso. A tutti interessa solo che potere abbia, anche quando ancora lontano dal 1917, dal controllo dello Stato russo, che nessuno sa sarebbe mai giunto. Ma lui usa il suo metodo. Deve dotarsi d’un apparato religoso. La sua religione è Marx. Certo, poi, ha il potere reale fatto di una qualche organizzazione lui più o meno controlla. Uno si mette sempre in mezzo. Uno ha il controllo dei contatti e dei fondi. È aggressivo coi concorrenti. Ecco un qualche potere fondato su ciò. Per fare cosa? Lui vuole distruggere lo zarismo che è pure quello vogliono i tedeschi. Gli altri sono invece più incerti. Vogliono tante cose, ma alla fine, a loro, lo Zar non disturba come figura simbolica e di potere. Lenin è un insicuro. Non sa bene “lotti” per fare cosa, cazzate libresche a parte, ma lo Zar lo rende insicuro. Non è per ragioni pratiche e razionali che non lo vuole. Proprio perché non sa bene quel che vuole fare, Lenin non deve avere concorrenti d’un qualche carisma popolare. Lui, Lenin, ha Marx che non lo mette in pericolo dato che alla fine sono solo libri che uno abile si rigira come vuole. Ecco che i tedeschi, volendo distruggere Zar e zarismo, alias più che possono le Russie come potenza belligerante contro di loro, appoggiano chi vuole distruggere tutto e por fine alla guerra subito. Dunque, lui Lenin è il partito [auto-]investito da Marx, partito cui occorre solo un gruppo di banditi decisi. Qualcuno per fare un giornaletto lo si trova sempre. All’occorrenza, può scriversi tutti gli articoli lui Lenin, o senza firma o con firme differenti. Siccome Lenin è un insicuro, deve pure produrre letteratura per far vedere che c’è pure lui e far sì che la sua produzione letteraria sembri al livello degli altri “teorici”. Vi sono dei veri specialisti che sono meglio di lui nell’elaborazione, e non a fini gretti “di partito”. Ma Lenin è intelligente e vorace di libri per cui, anche se con tanti altri intelligentoni non riesce a tenere il passo, fa sembrare, agli adepti, che hanno a loro volta il bisogno di coprirsi dietro dei “teorici”, dei sapienti, che lo tenga. Non poi che agli adepti gliene freghi nulla, insicurezze psicologiche a parte. Anche Lenin fosse stato solo un abile manovriero ed avesse poi passato il tempo libero a scopare od a dormine anziché nelle biblioteche e si fosse assunto un impiegato eruditissimo per scrivergli libri, opuscoli ed articoli da pubblicare col suo nome (col nome di Lenin), alla fin fine, per “le masse”, come per i militanti, sarebbe stato lo stesso. Magari Lenin sarebbe stato pure più capace, a potere conquistato. Invece è schiavo, un po’, delle balle che ha sempre scritto. Solo un po’. Solo nel male. Fucilerà i capitalisti, ma non fucilerà i burocrati corrotti e maniaci. Anzi li estende e rafforza facendoli divenire onnipotenti. Fa l’opposto di quello avrebbe dovuto fare. Distruggere davvero lo zarismo avrebbe significato liberare il capitalismo ed i capitalisti dai burocrati corrotti e maniacali. Lui sostituisce allo zarismo dello Zar lo zarismo delle burocrazie corrotte e maniacali estese ed onnipotenti e del Partito Comunista che ne diventa la copertura. Appunto, Lenin lo seguono per altri motivi. Perchè aveva i soldi tedeschi. Stalin, quando lo vede, ne resta negativamente segnato e lo qualifica come una chiavica insignificante. Eppure ne resta subordinato perché è quello che ha il potere. Sì, insomma, è Lenin quello che ha il sostegno tedesco o che fece credere d’averlo o che se l’attribuisce attraverso quell’ossessivo suo affermarsi come più marxiano dei marxiani, dunque come più tedesco dei tedeschi.
In Marx, non solo nell’Ideologia Tedesca (1845-46, pur pubblicato solo nel 1932, in Urss), già nelle Tesi su Feuerbach (marzo 1845,) c’è già la concezione leninista del partito. In esse si rivendica la “attività umana sensibile, come attività pratica, non soggettivamente.” In esse, si rivendica “l'importanza dell'attività "rivoluzionaria", dell'attività pratico-critica.” Gli stessi volontarismo e dirigismo poi leniniani sono costantemente riaffermati: “La dottrina materialistica che gli uomini sono prodotti dell'ambiente e dell'educazione, e che pertanto uomini mutati sono prodotti di un altro ambiente e di una mutata educazione, dimentica che sono proprio gli uomini che modificano l'ambiente e che l'educatore stesso deve essere educato.” Ancora: “La vita sociale è essenzialmente pratica. Tutti i misteri che sviano la teoria verso il misticismo trovano la loro soluzione razionale nella attività pratica umana e nella comprensione di questa attività pratica.” L’“umanita socializzata” è l’organizzazione il partito: “Il punto di vista del vecchio materialismo è la società "borghese"; il punto di vista del nuovo materialismo è la società umana, o l'umanità socializzata.” Il passaggio successivo lo conferma: “I filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi; si tratta però di mutarlo.” Organizzazione militare, manageriale, vista tutta la polemica contro l’idealismo e l’inconcludenza. Che è poi quel che Marx ed Engels cercheranno di fare per quel poco di spazio loro lasciato del mazzinianesimo e s’esalteranno, stupidamente (perché non vanno nella direzione da loro auspicata, ma opposta; ...ragioni psicologiche... ...ed opportunistiche), per i “progressi” tedeschi. Come del resto cercherà di fare Lenin, pur rivendicando un’altra “religione”, un altro spirito nelle cose fatte dal “movimento operaio”, quasi un aumento di paga od una norma avessero valore differente se condite con ideologie differenti. In realtà non è così. Marx, Engels e Lenin hanno visioni del tutto idealistiche che fanno dare loro importanta al detto più che al fatto, all’interpretazione di ciò che si è fatto anziché a ciò che esso è senza abbellimenti né peggioramenti retorici. Sarà Lenin a ordinare di riempire le Russie di busti di Marx anziché lasciare i soliti zaristi. Che gliene frega agli operai, ed a tutti gli altri, di busti di Marx e di bandiere rosse quando la burocrazia era la stessa, o magari peggio, e le polizie segrete composte di macellai e di violentatori di fronte alle ben più bonarie e legalitarie polizie segrete zariste?
L’Ideologia Tedesca si muove sulla stessa linea leniniana, di partito leniniano. Anzi è più radicale, più leniniana, più leninista:
“Anche le immagini nebulose che si formano nel cervello dell’uomo sono necessarie sublimazioni del processo materiale della loro vita, empiricamente constatabile e legato a presupposti materiali. Di conseguenza la morale, la religione, la metafisica e ogni altra forma ideologica, e le forme di coscienza che ad esse corrispondono, non conservano oltre la parvenza dell’autonomia. Esse non hanno storia, non hanno sviluppo, ma gli uomini che sviluppano la loro produzione materiale e le loro relazioni materiali trasformano, insieme con questa loro realtà, anche il loro pensiero e i prodotti del loro pensiero. Non è la coscienza che determina la vita, ma la vita che determina la coscienza. Nel primo modo di giudicare si parte dalla coscienza come individuo vivente, nel secondo modo, che corrisponde alla vita reale, si parte dagli stessi individui reali viventi e si considera la coscienza soltanto come la loro coscienza.”
Non esiste l’individuo che si astrae dalle condizioni concrete d’esistenza sue e sociali. Non esiste l’avanguardia. Non esiste il partito-verità. Sono tutte metafore d’altro.
Il “partito leniniano” non è altro che il partito americano, o quello tedesco, o tutte le altre organizzazioni gestite ora con criteri manageriali, ora meno o per nulla manageriali. Il “partito leniniano” non esiste. Tutte le organizzazioni lo sono. Meglio, esso è come tutte le organizzazioni. Viene reso diverso nella narrazione, nel racconto di sé e su di sé, nel bisogno umani e pidocchi hanno di raccontarsi, di essere raccontati, di sentirsi raccontare. Ecco perché nella “Ideologia Tedesca” c’è Lenin ed il suo partito. Perché esso non esiste. Certo esso c’è. LottaContinua non era diversa. Era certo più leniniana di quegli impiegatucoli d’episcopato mancati di LottaComunista. Le concezioni differenti di partito che si confrontano nelle Russie e che si sono volute trasferire in epoche differenti in altre aree del mondo, non sono differenze tra organizzazioni. Solo solo differenze tra immagini che i dirigenti od i proprietari delle organizzazioni vogliono dare di sé. Sono metafore con cui scontrarsi con altri capi e penne con cui vogliano polemizzare per averne la meglio. Non c’è differenza tra criteri organizzativi dei differenti partiti. Le differenze sono di mezzi, di forme. Si sono visti partiti con abbondanza di mezzi, abbondanza pure di aderenti all’inizio, che si sono poi dissolti in qualche anno nonostante una rigida organizzazione americano-“leninista”. Vedi L’UCIml, alias Servire il Popolo. Non è mai questione solo d’organizzazione. Tutte le organizzazioni rispondono a logiche comuni, oppure non sono. Non è vero che un’organizzazione d’impiegati di partito sia peggio di una fondata sulla fede e basta. La fede senza mezzi si spegne. Lo stipendio crea la fede. Non li avete mai visti né osservati? Ciò che vale per il singolo speciale e differente, se mai esiste, non vale per le organizzazioni né per le comunità d’individui. Il pidocchio obbedisce a chi comanda ed a chi paga.
In fondo per il partito, per qualunque partito, valgono le stesse leggi della divisione del lavoro e della produzione sociale. Continuamo a vedere l’Ideologia Tedesca:
“Questo fissarsi dell’attività sociale, questo consolidarsi del nostro proprio prodotto in un potete obiettivo che ci sovrasta, che cresce fino a sfuggire al nostro controllo, che contraddice le nostre aspettative, che annienta i nostri calcoli, è stato fino ad oggi uno dei momenti principali dello sviluppo storico. Il potere sociale, cioè la forza produttiva moltiplicata che ha origine attraverso la cooperazione dei diversi individui, determinata nella divisione del lavoro, appare a questi individui, poiché la cooperazione stessa non è volontaria ma naturale, non come il loro proprio potere unificato, ma come una potenza estranea, posta al di fuori di essi, della quale essi non sanno donde viene e dove va, che quindi non possono più dominare e che al contrario segue una sua propria successione di fasi e di gradi di sviluppo la quale è indipendente dal volere e dall’agire degli uomini e anzi dirige questo volere e agire.”
Appunto. Avete mai trovato il regno della libertà o del piacere, od almeno dell’eguaglianza, in un partito o gruppo politico, rivoluzionario o meno che fosse? Un partito, qualunque partito, è una struttura sociale con delle funzioni e con una grande divisione del lavoro. Andate in una sezione d’un partito, se mai la trovate aperta, e chiedetevi che relazione abbia davvero col deputato e senatore, coi Ministri, coi consiglieri, assessori sindaci, etc. La sezione è il luogo dei perditempo, o di chi abbia voglia di chiacchierare. Il partito è altrove, e da nessuna parte. Non differente è il “partito leninista” abbia, o meno, in un certo momento, strutture pubbliche ufficiali e rappresentanti nelle istituzioni.
Del resto il “comunismo” come “azione empirica” che lo crea (che crea tale “comunismo” “azione empirica”), ed il “comunismo” (ad un altro livello) come “movimento reale” non è differente dal partito leniniano che indica la via ed assume la testa. Non è questione di “avanguardie”. È banale questione che non c’è movimento né azione senza chi la comandi. Non è “avanguardia”. È direzione, comando. Conoscete partiti e sindacati che non indichino la via, che non prendano la testa, e che non facciano un colpo di Stato se bastino qualche decina di operai o soldati o delinquenti decisi che sfondino l’avversario, assumano il controllo dei centri del potere formale e reale, ed ottengano l’obbedienza delle popolazioni?
“Il comunismo è possibile empiricamente solo come azione dei popoli dominanti tutti in «una volta » e simultaneamente, ciò che presuppone lo sviluppo universale della forza produttiva e le relazioni mondiali che esso comunismo implica.
“Il comunismo noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente.
“D’altronde la massa di semplici operai — forza lavorativa privata in massa del capitale o di qualsiasi limitato soddisfacimento — e quindi anche la perdita non più temporanea di questo stesso lavoro come fonte di esistenza assicurata, presuppone, attraverso la concorrenza, il mercato mondiale. Il proletariato può dunque esistere soltanto sul piano della storia universale, così come il comunismo, che è la sua azione, non può affatto esistere se non come esistenza «storica universale». Esistenza storica universale degli individui, cioè esistenza degli individui che è legata direttamente alla storia universale.”
Dal che si vede come l’“operaio” sia, in Marx, un’astrazione filosofica non meno che “il comunismo”. Vorrebbe esistessero. Ma non esistono o non esistono ancora. L’“operaio” di Marx non esiste tutt’ora. Il partito, alla fine, in un contesto di immaturità rispetto all’ideale filosofico delineato, può non esistere come essere qualunque cosa. Non esistendo ancora l’“operaio” che possa sopprimere l’ordine esistente, il partito “operaio” “rivoluzionario” non può esistere. Se esiste lo stesso è una truffa. Marx, in effetti oscillerà tra quest’operaio filosofico e gli operai ed i loro dirigenti reali che lui avverserà sempre quando se li troverà dinnanzi. Chiuderà gli occhi, per amicizia, sugli “operai” tedeschi. Il “partito leninista” o è impossibile oppure è truffa “che porta la coscienza”. ...Oppure è qualunque partito, qualunque organizzazione. Che è poi la visione abbraccia Marx quando “fa politica”. Il “movimento operaio”, il partito di Marx, è qualcosa che porta la coscienza. Loro, anzi lui, solo lui, sanno quale è la via, quale è il fine, e lo dicono agli operai che devono obbedire. Infatti, i dirigenti concreti “operai”, proprio perché hanno un qualche legame diretto sia con lo Stato-polizia concreti che con operai concreti non possono scrivere vaneggiamenti nei programmi dei “partito operai”, cosa che susciterà sempre le stigmatizzazioni di Marx contro questi dirigenti ed operai che non si conformano al suo ideale filosofico, all’ideale filosofico del Marx filosofo idealista. Alla fine, quando ha a che fare con movimenti reali, lui è spiritualmente altrove. È nelle proprie fantasie, nell’ideologia come pura costruzione del pensiero, ...pensiero che, invero, derivando da essere materiali non è mai solo pensiero come fosse uno spirito astrale di passagio! Marx scrive di movimenti reali cui il vero materialista dialettico deve guardare senza fantasie idealiste. Fa poi l’opposto in nome delle sue fantasie idealiste. Marx è anche in ciò vero leninista, fautore del partito leninista. Lui è la coscienza del proletariato che va imposta, imposto, al proletariato, ...se quello filosofico fosse quello reale, o se quello reale fosse quello filosofico. Fosse stato un russo nel 1917, Marx avrebbe fatto lo stesso di Lenin, salvo che poi la sua genialità ebrico-cabalistica non l’avesse indotto a mandare a quel paese tutti ed a rifugiarsi all’estero, in qualche biblioteca americana, a studiare e scrivere volumoni di chissà cosa, invece che passare le giornate a telefonare per rimediare quantitativi di cibarie o ordinare massacri “rivoluzionari” per restare al potere formale. È quel cerca di fare da Londra, o Engels lo induce a cercare di fare, l’organizzazione di qualcosa. Solo nelle Russie dei tempi di Lenin vi saranno le condizione per organizzare un manipolo che poi approfitta del crollo dello zarismo. Né in Inghilterra, né in Germania, nulla del genere succede o, se qualcosa succede, nessuno avrebbe voluto “capi” alla Marx. Se ne troveranno altri.
E ancora:
“Infine, dalla concezione della storia che abbiamo svolto otteniamo ancora i seguenti risultati:
[...]
“4) che tanto per la produzione in massa di questa coscienza comunista quanto per il successo della cosa stessa è necessaria una trasformazione in massa degli uomini, che può avvenire soltanto in un movimento pratico, in una rivoluzione; che quindi la rivoluzione non è necessaria soltanto perché la classe dominante non può essere abbattuta in nessun’altra maniera, ma anche perché la classe che l’abbatte può riuscire solo in una rivoluzione a levarsi di dosso tutto il vecchio sudiciume e a diventare capace di fondare su basi nuove la società.”
Movimenti, abbattimenti, rivoluzioni. Li si chiami come si vuole, ma senza partiti, gruppi, cosche, logge, chiese, moschee, unità militari, milizie, non è che uno vada per strada e gli altri, per caso facciano la stessa cosa, e poi tutti, casualmente coordinati, spazzino la testa d’un potere statuale per metterne lì un altro. Ogni “partito” pre-organizzato è necesariamente “leninista”, o “americano”, o massonico e comunque si voglia chimare una organizzazione possa occuparsi di queste cose. Sebbene Marx resti al livello delle visioni messianiche col salvatore dal “sudiciume” del presente che è quest’operaio e questa classe operaia filosofica immaginaria. Il presente non piace per nulla a Marx. Cerca Dio che lo liberi da esso, non sapendosene liberare da solo.
“Il comunismo si distingue da tutti i movimenti finora esistiti in quanto rovescia la base di tutti i rapporti di produzione e le forme di relazione finora esistite e per la prima volta tratta coscientemente tutti i presupposti naturali come creazione degli uomini finora esistiti, li spoglia del loro carattere naturale e li assoggetta al potere degli individui uniti. La sua organizzazione è quindi essenzialmente economica, è la creazione materiale delle condizioni di questa unione, essa fa delle condizioni esistenti le condizioni dell’unione.”
Questo stesso concetto di “potere di individui uniti” non è qualcosa che scaturisca spontaneo senza necessità di essere, al contrario, prodotto attraverso una qualche organizzazione manageriale, dunque un “partito leninista” o “americano” o altro. A parte ciò, Eduard Bernstein glielo aveva detto che il rovesciamento e la rivoluzione erano vaneggamenti. Lui insisteva. Si può vedere chi avesse visto giusto. Il Capitale è un’opera storica. Mentre il lavorio politico di Marx, per quel poco che poteva e voleva fare, erano vaneggamenti senza connessione col suo lavoro storico-filosofico. Se non erano vaneggiamenti erano predicazioni messianiche senza messia, esercizi spirituali. Non “politica”. Chi fa il dirigente ed il rappresentante operaio è Bernstein. Marx fa il filosofo indipendente o, comunque, non accademico. Lavoro ottimo, ma senza connessione vera con “movimenti operai” che erano, quelli reali, ghetti voluti dal capitale e della polizie. Il “movimento operaio” nel senso marxiano, o “comunista”, specificamente quello dato a bere dal “movimento comunista”, è uno strumento di Stati per loro regimi da campo di concentramento interni e per fini imperialisti. È dunque balla ed imbroglio per altri fini.
Nell’Ideologia Tedesca, ci si interessa alla costruzione retorica, oltre che alla fondazione filosofica, del materialismo, del “comunismo”. Che il partito debba essere “partito leninista” [sì lo sappiamo che Влади́мир Ильи́ч Улья́нов non era neppure nato] è così ovvio che neppure se ne occupano. Si veda a che leghe o gruppi o gruppetti aderiranno poi, o già allora, lui e loro (l’Ideologia Tedesca è del solo Marx, ma consideriamo pure qualche affine a quella corrente di pensiero, e ve n’erano). Erano tutti partiti leninisti. Se cesseranno sarà per altre contingenze. Del resto anche la fluida frazione bolscevica diverrà nota e famosa a seguito della conquista del potere. Il 1917 si fosse risolto in una rivoluzione liberale, Trotsky (che è quello davvero prende il potere, lì per lì) non fosse stato pure lui un esaltato che sognava solo di fucilare capitalisti e popolo (quello che effettivamente farà, spianando, lui boia, la via all’onnipotenza delle burocrazie inefficienti, corrotte e maniacali), il bolscevismo si sarebbe magari dissolto e sarebbe scomparso senza lasciare traccia. Con l’ottobre o novembre 1917 “boscevico”, i vincitori la contano poi come vogliono. Prima, la frazione boscevica non era nota per particolari virtù interne e innovazioni politico-manageriali. C’è Lenin che se la conta e la conta per farsi notare rispetto agli altri istruiti, quelli che scrivono, dell’antizarismo. È vaneggiamento per creduloni, per lettori di fumetti, o neppure quelli, che l’ottobre o novembre 1917 sia possibile perché c’è un gruppo che s’è selezionato in lunghi anni di lotta e di preparazione. Alla fine, il potere glielo conquista Trotsky, che non è pressoché mai stato un bolscevico. Gli altri, anche si fossero appena conosciuti, purché fossero stati d’accordo nella conquista del potere e nel fare Lenin o altro capo dei capi, almeno per il momento, sarebbe stato lo stesso. Le gerarchie si creano pure lì per lì. Nel 1917, era pieno di partiti si erano “selezionati” in anni di “lotta” e di “preparazione”. Vincono quelli che hanno i soldi ed il sostegno tedesco. Semplice! Gli operai “che hanno preso il potere”, sono pidocchi che ad ogni decisione dei soviet la sottopongono prima a Lenin, il nuovo zar (finché non viene fatto fuori da Stalin), che spazientito cerca di spiegare loro, inutilmente, che il potere sono loro. Appunto, Lenin era l’uomo dei tedeschi che, seppur stavano perdendo la guerra, l’avevano vinta contro i russi. Poi, a potere consolidato, Stalin sarà il più bravo a giocarselo tra le strutture burocratiche e dunque ad emergere ed a restare sempre in emersione, mai “dittatore”, ma sempre colui che riuscendo a manovrare tra uffici e regole viene accettato dagli altri. Preso il potere, appunto, se la contano e la contano come vogliono. A potere conquistato, all’autoretorica degli opuscoletti leniniani (s’abbonderà poi in retoriche di ogni genere di prezzolati), anche Statin, spirito e penna religiosi, darà un contributo decisivo. Edificherà San Lenin (sebbene da vivo lo detestasse dal loro primo incontro, pur essendo ossequioso verso chi aveva il potere come mandatario tedesco tra i rivoluzionair russi) e San Bolscevismo. Il nuovo capo deve, appunto, farsi carico anche della coreografia. Nelle Russie divenute sovietiche, mentre affamavano il proletariato ed i contadini costruivano abbondanza d’armamenti e di ideologie. Ti senti Stato debole, ti devi costantemente giustificare con un’autorappresentazione ufficiale da imporre, e ben si vede che la impone in modo organizzato, a tutto il mondo. Stati forti trasmettono ideologie, fiumi di ideologie, ma con la naturalezza di letterature, produzioni audio e video, stili di vita e mode che soggiogano senza la pretesa di imporsi pur essendo agognate ed accettate. Hanno una forza interna che agli Stati deboli (pur d’una qualche potenza militare), come il russo sovietico, manca.
Il proletariato, come tutte le altre classi o categorie, è fatto di pidocchi che si sottomettono felici a chi è più spietato. Questo vale contro lo zarismo come contro la “borghesia” tedesca o francese. Quella inglese era già più spietata, ed anche più democratica e con mobilità sociale, di qualunque rivoluzione leniniana e del confuso, corrotto, inefficiente, pauperista, sanguinario ordine burocratico instaura. La Corona britannica tiene sempre egregiamente testa a tutti i disordini che magari essa stessa provoca ed integra come sua forza sviluppata attraverso dinamiche evolutive ed autoevolutive. Se in Inghilterra avevi la vocazione del rivoluzionario, potevi fare il soldato od il poliziotto nelle colonie d’altra etnia. Oppure, se proprio non sopportavi la Corona, te ne potevi andare nei nuovi mondi colonizzati dagli inglesi. In patria, i rivoluzionari erano solo gli irlandesi, non gli inglesi se proprio non affetti da qualche turba incurabile che li conduceva in manicomio o sulla forca senza clamori. Dove i poteri sono sempre stati deboli, magari dietro la maschera del fintamente spietati (vedi la Bastiglia che poi era vuota, o lo zarismo dove poi la gran pena per i rivoluzionari era la vacanza Siberia, o il fascismo dove il sovversivo si trovava assegnato a lunghe vacanze su qualche isola senza sbarre), ecco che “i rivoluzionari” ed i movimenti di massa fioriscono. Sono banali leggi fisiche di flussi d’energia. C’è chi, forte, li funzionalizza alla propria forza ulteriore, c’è chi, debole, li lascia liberi di disperdersi incontrollati e di far danni. Se poi tali rivoluzionari conquistano il potere, fanno peggio di quelli avevano soppiantato senza far stare meglio nessuno, profittatori del nuovo regime a parte.
Ecco che in Marx si trova già tutto il “partito leninista”, perfino nel Marx ancora giovane, anche nell’Ideologia Tedesca. Per fare cosa? Per fare cosa non importa. Del “partito leninista”, o del “partito amercicano”, o del “partito nazionista”, o comunque lo si voglia chiamare, si può fare tutto o nulla. Infatti, per fare cosa, neppure Marx lo sa. Neppure il tanto citato e discusso a sproposito “Da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni!” della Critica del Programma di Gotha significa nulla. È stato dipinto come fosse stato “da ciascuno secondo la sua volontà” eppur è scritto “da ciascuno secondo le sue capacità”. È differente. Se uno non dà secondo le sue capacità, la coercizione diviene legittima perché dia secondo le sue capacità. Lo stesso “a ciascuno secondo i suoi bisogni” non significa “a ciascuno secondo quel che vuole”. Basta sia stabilito quali siano i bisogni di ciascuno oppure dell’uno o dell’altro. Il famoso “regno della libertà” dipinto da tale dichiarazione teorica c’è nell’immaginazione, non in quello realmente scritto che si presta ad ogni interpretazione non necesariamente libertaria, contrariamente a quello sempre detto. La società americana, pur così vituperata dai “marxisti”, è basata sul: “Da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni!” Nessuno che possa dimostrare che non è vero?! Ah, no, scusate, il vero italiota odia l’“America” come odia Israele proprio perché lì hanno fatto quello che loro italioti hanno proclamato senza mai fare. In “America” ed in Israele sono veri socialisti e veri comunisti, mentre in Italiozia hanno costruito uno spazio maniacal-delinquenziale con bassi salari per operai e rendite per tutti i nullafecenti, corrotti e delinquenti. Ah, già, scusate, per l’italiota conta non quello che si fa, ma le vanvere a vuoto con la coreografia desiderata, rossa o nera o verde o bianca o altra a seconda dell’apparato coreografico in cui ci si inserisce. Gli stessi si dichiarano o “americani”, o “israeliani”, oppure “americani ed israeliani” lo fanno per adesione paradigmatica, ma li disprezzano come tutti gli altri. Mai fidarsi di maniacal-delinquenziali d’uno Stato maniacal-delinquenziale d’uno spazio maniacal-delinquenziale. Sennò, davvero, una persona, e soprattutto una persona minimamente normale, che bisogno avrebbe di dichiarasi “americana”, o “israeliana”, oppure “americana ed israeliana”. Idem vale per “sovietici”, “cinesi”, “libici”, “castristi”, “svedesi”, “tedeschi”. Appunto, sono patologie. Patologia. La patologia dell’etichetta. La patologia della bandiera. C’era il dottor tal dei tali che lavorava alla Provincia, un chimico “dottore” in Provincia, che quando era del Psiup si proclamava fervente luxemburghiano. Beh, che fosse strambo, ma lo erano un po’ tutti in un modo o nell’altro, già era chiaro quando dichiarava che scopare con la moglie “compagna” era ben una cosa da sogno perché scopare tra compagni (“compagno” con “compagna”) era proprio un’altra cosa che una banale scopata tra uno e una. Chissà che ha pensato il giorno che avrà trovato la moglie mentre godeva di gran gusto sotto un altro, magari un cattolico, un qualunquista, un “fascio”, un berlusconiano?! Comunque... ...Fervente luxemburghiano. Poi il Psiup conflui nel Pci dopo una sconfitta elettorale. Lo riincontraii. Mi dichiarò d’essere un fervente marxista-leninista e che il Pci era un partito marxista-leninista. Sì, insomma, gli avessero dato un posto i Repubblicani americani e lo avessero messo in un qualche direttivo o club od altro di qualche loro associazione, sarebbe divenuto un fervente Repubblicano USA. Per essere coglionastri non c’è limite. E questi erano e sono “gli intellettuali” del proletariato. Fuguremoce i proletari, se ce ne sono!
Il mondo reale degli italioti è quello che è. Se la contano... Inevitabile per un non paese dove si inventano regni, regni-fascisti, regni-fascisti-imperi, repubbliche, prime repubbliche, seconde repubbliche, repubbliche uno&mezzo, repubbliche non seconde ma non prime. Ve l’immaginate la Gran Bretagna, con primo Regno, secondo Regno, n-simo Regno? E gli USA, prima Repubblica, seconda Repubblica, Repubblica n-sima? Ve li immaginate la GB e gli USA, ora perfetti ora “regime”? Mannò quelle sono cose per Voi stronzi. Voi passate da un “regime” all’altro, voi avete il bisogno di cambiare il nome a tutto ogni qualche anno, voi avete bisogno di “riformare” sempre tutto per peggiorare tutto.
Ecco, appena usciti dal carabiniere o dal commissario cui ve la cantate, o dal capo o dal padrone, eccovi a disquisire di comunismi, fascismi, “democrazie”, d’“applicazione dei marxismo”, o d’“applicazione del vangelo”, o d’“applicazione del liberalismo”... ...ah, no, sono passati quegli anni di GrandePurga rovente, il 1992-93 e dintorni, quando qualunque delinquente para-scalfaviano diceva “semo libberisti e federalisti”. Invero, lo dicevano tutti con un ghigno come dire, “avemo imparato la formuletta e semo riusciti a ripeterla”. Certo, siete sempre dalla parte giusta... Il carabiniere ed il commissario “giusti” quando ve la cantate con l’autorità che poi sono stronzi deboli e complessati, delinquenti e dementi, esattamente come Voi anche se Voi vedere in loro “lo Stato” e se loro s’atteggiano a “Stato”. Quando c’era il “fascismo”, che era poi un governo con strutture parallele del solito Regno che era già un Regno sindacale, per cui il sindacato carabinieri non aveva piacere a mettersi contro i sudditi, sicché trovarono più “geniale”, imboscarsi, restare in seconda linea, anzi terza, per cui ai carabinieri ed alla polizia se ne aggiunse, pagandola, una terza, la milizia..., ...già allora, italioti veri! Dunque, allora, pure i poi “comunisti” erano tutti fascisti o manarchico-fascisti. Quelli che non lo erano, qualche eccezione a parte (c’era per intelligenza, per onore, o per ottusità, qualche antifascista vero; si poteva comunque essere intelligenti ed onorevoli anche se fascisti... ...non lo scarafaggio voltagabbana italiota medio che è sempre pidocchio), è perché facevano porcate per il governo sovietico, vedi i massacri togliattiani in Spagna ed altrove. Siccome il governo sovietico era in ottimi rapporti col “fascismo”, “i comunisti”, i togliattiani, cooperavano con l’Ovra ed altre polizie politiche contro i veri antifascisti che erano pochissimi, quelli di GL e poc’altro, i “terroristi” dell’epoca che il PCd’I denunciava all’Ovra o che diffamava su indicazioni dell’Ovra. Non è mai cambiato nulla. Nessun glorioso passato è mai esistito e nessun promettente futuro. Sempre la stessa feccia con turbinoso cambio d’etichette tipico d’Italiozia. Naturalmente nessuno s’è mai chiesto come mai il “caso Silone” non sia stato sfruttato dal PCd’I e dal PCI. Chiaro! Perché hanno sempre saputo tutto, anche quello che a voi non hanno detto. Il “caso Silone” era il “caso Togliatti”, il “caso PCd’I”. Silone, ai vertici del PCd’I, era uno dei link ufficiali del PCd’I con gli Interni. Togliatti aveva anche altri canali suoi personali, non del Centro di Parigi, attraverso l’Ambasciata Russa a Roma, così come attraverso l’IntelligenceService-Sraffa. Perché c’era chi poteva girare l’Europa in tempi lampo e senza che nessuno si curasse d’intercettarlo? Non certo e non solo perché Togliatti s’era protetto dietro la cittadinanza sovietica, rinunciando all’italica. Il PCd’I di Togliatti e gli Interni e l’Ovra italiche cooperavano. Il PCd’I denunciava antifascisti, oltre a “comunisti” voleva scaricare. I “fascisti” segnalavano al PCd’I chi volevano fosse diffamato e calunniato magari per indurlo a divenire informatore, o magari chi volevano fosse ammazzato da loro, dai “rossi”. Sono comportamenti tipici di polizie che sono possibili perché vi sono queste cooperazioni delinquenziali con entità “sociali” e “politiche”, con partiti, sindacati, associazioni, anche formalmente irriducibilmente contro, anche in clandestinità. Questi giochi li hanno fatti pure coi gruppi terroristi rossi e neri. Sì, lo so. A voi, al cinema, vi fanno vedere nobili combattenti contro il demonio. Balle, inventate per Voi. Avessero rispetto di Voi, oltre che di loro stessi, vi direbbero le cose come stanno. Impossibile! Gli scarafaggi si vergognano, pur esaltandosene in privato e tra di loro, d’essere scarafaggi. Silone, quando si stufa di fare il tramite e l’infame tra PCd’I ed Interni-Ovra se ne va dal PCd’I che non infierisce proprio perché se Silone parla... Gli altri ch erestano nel PCd’I sono invece felici di continuare a fare i grandi “comunisti” dell’Urss e dell’Ovra. Del resto pure l’IntelligenceService e peggio, con Sfraffa ed in altro modo, aveva delle connessioni dirette con Togliatti. Tra l’altro quando gli inglesi ed i russi mandano in Italiozia, di comune accordo, un garante della spartizione realizzata a Teheran ed a Yalta, mandano Togliatti. Luridi mandano un lurido. Uno pulito non si sarebbe prestato. Togliatti viene mandato come agente doppio, non solo russo. Ah, poi, prodigi delle mani sullo Stato da parte di Alleati-Massoneria-Vaticano-DC-PCI, Togliatti ridiviene, per prodigio, cittadino italico senza che le masse ne sappiano nulla della sua rinuncia e delle sue parole di disprezzo precedenti. Non che ci sia nulla di male a disprezzare Italiozia ed a cambiare cittadinanza. Ma se è una cosa improvvisamente così vergognosa da doverla poi nascondere, allora c’è dell’altro. L’altro sono avventurieri al servizio di chi li paga. Togliatti è uno di quelli, lautamente pagato dai sovietici ed ancor più dagli inglesi, inglesi che gli creano il PCI, il “partito nuovo”, appunto con enormi fondi che ottiene grazie agli occupanti inglesi. Il PCI, partito-sbirro contro i lavoratori, non s’è mai fatto problemi di sfruttare le sue connessioni organiche sempre avute con polizia, carabinieri ed altri polizie e corpi repressivi. Certo, c’era poi il gioco, e non solo il gioco, di controllarlo e reprimerlo nel caso. Ma ai margini. Più che il PCI, reprimevano i lavoratori quando debordavano. Nessuno, dopo la guerra, l’ha mai messo fuori legge perché partito sovietico, proprio perché era il partito di tutti, degli Allleati come degli Interni e dei Carabinieri. Il PCI era una delle facce dello Stato ed era parte delle sue strutture repressive, da sempre fino ad oggi e per il fururo, nei suoi vari pezzi e coi suoi nomi in continuo cambiamento. Ed è al servizio del sottosviluppo e dei bassi salari degli strati bassi dei lavoratori. Non certo al servizio del benessere diffuso e per tutti, come le non meno poliziesche socialdemocrazie di altre aree d’Europa. Ma almeno, appunto, quelle garantiscono il benessere e l’ordine per tutti, non il sottosviluppo ed i bassi salari come garantiscono i “comunisti” italioti. Devono fare fuori Mussolini, per lo stesso motivo che fanno fuori Gentile in cooperazione col fascismo estremista. Perché il neofascismo del dopoguerra è il PCI. Mussolini come Gentile sanno delle connessioni d’ogni genere del PCI col fascismo. Il neofascismo del PCI può continuare tranquillo solo senza loro. Immaginatevi Mussolini semplicemente pensionato e Gentile chessò a continuare a fare il professore, sempre che avesse prestato il giuramento alla Repubblica previsto. Mannò, non sono cose da Italiozia! Eppoi come avrebbe fatto il PCI che era il vero partito fascista estremista del dopoguerra voluto dagli inglesi? È il solito “cambiare tutto” senza cambiare nulla all’italiota, cioè per cambiare in peggio. Così come PCI e DC devono far fuori il Re, nel 1946 c’è un vero colpo di Stato a risultati incerti del Referendum, per esaltare la RepubblicaMonarchica dei Carabinieri che divengono la vera e ben più forte monarchia del dopoguerra disponibili ad ogni crimine e strage serva al potere politico DC-PCI e poi, col 1992, quirinalizio. Anche lì è l’eliminazione del Re per continuare con la ben peggiore MonarchiaRepubblicana dove il Presidente pretende di governare in modo occulto coi CC e Procure. Un monarca assoluto, coi Carabinieri con Procure annesse che sono i suoi pretoriani. Anche lì, il “cambiare tutto” per non cambiare nulla, se non in peggio.
Che c’entrano i lavoratori con tutto questo?! Nell’ordine Alleato-Vaticano, alias DC-PCI-Carabinieri, i lavoratori sono considerati solo degli stronzi malpagati da fottere per mantenerci vaste burocrazie corrotte in espansione come conseguenza del patto sottosviluppista su cui fu crata Italiozia nella seconda metà del XIX secolo. Dopo le divagazioni del mussolinismo che qualche successo nell’economia lo realizza, il patto sottosviluppista viene reimposto dagli inglesi sia direttamente che con la mediazione vaticana e russa, dunque con Mediobanca, la DC, il PCI. In quest’ordine sottosviluppista, i lavoratori italioti non possono certo essere i lavoratori tedeschi, base benpagata della floridità tedesca. Idem, tutti i lavoratori del nordEuropa, come della stessa Inghilterra, dove il proletario diffuso e generalizzato a puri livelli di sussistenza se lo inventa quell’idiota di Engels. Già Marx parla di aristocrazia operaia, quando parla di operai inglesi concreti.
Gli operai tutto ciò l’han sempre saputo. Tuttavia non avendo voce, nello spietato regime Mediobanca-DC-PCI-Carbinieri, non han potuto che continuare a fare gli schiavi fottuti e derisi, derisi con la balla del “grande movimento operaio”. Grandi e ricchissimi sono i sindacati ed i partiti “di sinistra” che l’hanno sempre fottuto e lo fottono.
“La soluzione”? Non credo alle soluzioni che sono sempre balle per dire qualcosa. Le cose cessano o continuano da sole. Non occorrono “soluzioni”. Quando “gli operai”, “i proletari”, si saranno dissolti, negandosi, uno per uno, innanzitutto a coloro li hanno fottuti e derisi, dissolvendo così il regime DC-PCI-Carabinieri che continua ora (dal 1992, col golpe Presidenziale) sotto altro nome e che sul loro fottimento si fonda... ...Inutile aspettare... Italiozia sparirà prima vittima di sé stessa. Non lo vedere?! Sta scritto già in qualche Profezia dell’era che sta arrivando.
La Repubblichetta, corrotta dal petrolio inglés-saudita, crollerà non appena esso brucerà. Presto.