lunedì 20 agosto 2007

Chinese Asylums 49. Effetti radiazioni bioniche. Nicla al mare. Che spettacolo!

Chinese Asylums 49. Effetti radiazioni bioniche. Nicla al mare. Che spettacolo!
by Georg Rukacs

In realtà le radiazioni bioniche hanno poco effetto qui. Il caso della pidocchia era già disperato. Difficilmente possiamo averlo peggiorato.

Descriverla come una botticella sarebbe un’offesa alla botticelle. È più simile ad un tappo di sughero che si regge su due stuzzicadenti. Sì, insomma, una scarafaggia.

Due gambette neppure rette ma coi piedi in fuori e continuamente flesse e mosse da papera che spuntano da un ventre gonfio e tozzo. Non veramente grasso. Gonfio. Le spalle strette e ricurve dentro cui s’infossa una testona. Una testona vuota, resa ancora più grossa da capellastri arruffati come già usava portarli la madre Mina. Come costruirsi una torre od uno spaparazzo su una testona, insaccata in spallocchie piccole e ricurve, piantate non sono sicuro su un qualche torace tozzo che esce da un ventre gonfio e tondo che sembra un salvagente di carne di porco.

Pelle non davvero delicata. Bianchiccia malato che il sole non fa scura ma rossastra scottata, coma passaggio di pollo spennato sul fuoco per arrostirlo.

Ecco che la mattina della giornata in spiaggia o sugli scogli si sveglia. Tardi naturalmente. Si sveglia sempre tardi. Tutto lo fa sempre tardi. Anzi, tutto non lo fa mai e non lo fa tardi. Tardi, puzza. Puzzerebbe pure presto. Non può farsi un bagno né una doccia che le prenderebbe ore ed ore senza pulirila né profumarla. Se nasci sporca e puzzolente dentro e fuori la resti, nonostante saponi e profumi. Ecco, è tardi. È sempre tardi. Si passa allora un deodorante disgustoso fra i mille tutti disgustosi che s’accatastano in bagno e nelle stanze.

Già tardi, è ora ancor più tardi. Oh, quanto tempo è occorso per trovare quel deodorante disgustoso con cui restare disgustosa mentre una s’affanna tra mille nulla che fanno passare altro tempo per nulla. Cosa mi metto? Eccola rovistare tra mille straccetti tutti di nessun valore, tutti brutti, orrendi, comuni, ordinari, banali per coprire un corpo che nudo o coperto fa comunque schifo. Alla fine se ne mette uno. Si guarda allo specchio. Oh, che schifo! Se lo cambia decine di volte, quando, alla fine, esausta, prota il più squallido ed orrendo e se lo lascia indosso. Oh, che importanza ha, tanto poi me lo tolgo. Il costume è il solito. Una schifezza tra mille schifezze, ma l’unico in cui entri. Così la scelta è stata facile tra le mille cianfusaglie di costumi ha, uno peggio dell’altro. I sandali o le ciabatte da mare e da spiaggia. A decine s’affastellano nel ripostiglio e nella scarpiera all’ingresso. Alla fine un paio le resta appiccicato ai piedi.

Oh, cosa mangio al mare? Apre il frigo. Metà si rovescia sul pavimento. È pieno di mille porcherie comprate in epoche differenti, tra cui si trova di tutto, anche avariato dai mesi o dagli anni che è lì a deperire. Ammucchiate, ogni volta che apre il frigo, mille cibarie cadono sul pavimento. Oh, devo comprarmi un altro frigo, così apro poi solo quello nuovo! Troppe cose che non si sa neppure più che ci sia. È solo sicura ci sia di tutto. No, non prendo nulla. Più semplice comprare qualcosa per strada. In qualche modo, no, anzi, al solito modo, tra mille porcherie, agitazioni, incertezze, seleziona un asciugamano, degli asciugamani, da mare. Un po’ sporchi... ...Non c’è di meglio...

Ecco esce. No, sta uscendo. No, non esce ancora. Torna indietro. Devo portarmi qualcosa da leggere. Oh, quanti libri che ho! Non ne ho letto mai uno. Ma, oh, quanti ne ho comprati! Neppure iniziati. Chissà che c’è dentro. Oh, come sono colta! Compro tantissimi libri. Ho pure pile di giornali e riviste Anni. Mai li ho neppure iniziati. Mai li inizierò. Oh, sono così colta. Compro, compro. Perché vorrei leggere. È che ho sempre così tanto da fare. Non importa, anche se sono anni, decenni, da sempre, più o meno, che non leggo nulla, sono così intelligente e così colta. Ma certo, io sono la meglio... Sono proprio tanti. Non posso portarmeli tutti al mare. Ma che importa. Mi compro qualche quotidiano e pure qualche rivista e qualche libro dal giornalaio. Io sì che sono colta. Perché preoccuparmi dei vecchi libri che un giorno, forse quando sarò in pensione, leggerò, anzi penserò di leggere, anzi di studiare a fondo, quando ora posso comprarmene altri. Sì è meglio. Quelli sono vecchi. O come sono aggiornata! È meglio mi compri delle cose nuove, dei nuovi giornali, riviste, libri. Dal giornalaio, di sicuro, trovo quello che fa per me al mare.

Oh, finalmente, dopo mille trambusti con l’auto, prenderla, arruffare tutte le cose che s’era portata, fermarsi per strada per cibarie e dal giornalaio, parcheggiarla, trascinare le sue cose fino alla spiaggia od agli scolgi, scegliersi un posto dove mettersi più o meno tranquilla, eccola in spiaggia o sugli scogli. Ecco, mi metto qui. Oh, guarda che troiette che ci sono laggiù Oh, che viriloni lì. Ma io sono seria e poi, alla mia età, sono qui solo a prendere il sole perché fabbene al mio spendido fisico. Oh, che caldo. Oh, che sole. Mi scotto se restò così esposta ai raggi. Anche all’ombra ci sono i raggi di riflesso. Dov’è la crema solare? Eccola. Con le dita e le mani come rivolte, ricurve, verso l’esterno, quasi avesse schifo a toccarsi, si balzella sulla pelle e si spalma, più o meno, questa crema. Oh, ne ho pure delle altre. Degli olii. Delle altre cose ancora. Massì, devo proteggermi da questo sole schifoso. Mi spalmo pure quelle. Sempre con quelle dita piccole e ritorte che non aderiscono mai davvero alla pelle, ma balzellano senza accarezzarla. Si fa schifo, si capisce si fa schifo, oltre a fare schifo, anche se si dice sempre “oh, come sono bella, si vede, che sono bella, io lo so, sono gli altri che non se ne accorgono, di sicuro li abbaglio in modo tale che non mi vedono”.

Suda, puzza, le creme, gli olii, colano col sudore. Ma che importa. È colpa del caldo, del sole, non c’è vento. Perché sono venuta al mare? Ma perché fa bene. Ma che caldo che fa. Eppoi, finalmente, un momento di riposo. Posso leggere. Cosa leggo? Quel libretto, quell’altro, Repubblica, l’Espresso? Oh, ma guarda ‘sti calabresi. Meno male che ci siano noi, lo Stato, che sappiamo cosa fare. Ora mandano lì uno dei nostri procuratori giusti che scopre la verità e ce la racconta. Oh, guarda il PidDì, finalmente c’abbiamo il nostro grande partito, gliela facciamo vedere noi a quel... ...o che rabbia solo a pensarci a quel demone, oh che rabbia, un imprenditore, delinquente, ma cosa vuole in politica a farci disperare dal 1994! Nel 1996 l’ho firmata anch’io quella petizione: “Porco imprenditore non passerai!” Dovremmo farle ogni anno, ogni mese, quelle petizioni contro il pericolo Berluska. Ecco, ora leggo Repubblica e poi l’Espresso. O leggo l’Espresso e poi Repubblica. Ma lo sa già quello che dicono. Sono al mare. Non è tempo di approfondimenti. Ho già visto i titoloni delle prime pagine. Approfondisco dopo, con calma, quando ho tempo. Ora non c’è tempo. Guarda quella là che culetto. Deve proprio essere una troietta. Certo che da noi in parroccia ai miei tempi... Egguarda quell’altro, che muscoli, che coso grosso che ha sotto il costume. Ma che porco. Si mettesse almeno dei calzocini o se ne stese a casa. Qui ci sono dei bambini. Cosa pensano se vedono quel cazzone pur sotto al costume? Che indecenza! Che mondo!

Oh, dove ho messo il telefonino? Ah, eccolo! Perché non mi chiama nessuno? Ora, li chiamo io, i parenti, le amiche, i conoscenti. Chissà che staranno facendo. ...Mi arrivano sempre di quelle bollette... Ma che me ne frega. Sennò come lo spendo lo stipendio. Tanto se ne va via subito lo stesso. Chiederò un prestito alla banca. Fortuna che c’è lo scoperto del c/c.

....Qualche ora di telefonate...

La batteria è quasi scarica! Il sole sta tramontando. No, non proprio ora. C’è ancora tempo. Ecco, leggo. No, come sono stanca; Quanti parenti ed amici che ho. Oh, quanto ho parlato al telefono. Ora dormo un po’. Come sono stanca. Ma non riesco a dormire. Ho con me i sonniferi... E se poi mi derubano mentre dormo? ...Qualche delinquente. Oh, quanti delinquenti. I nostri eroici procuratori li hanno arrestati tutti. Hanno arrestato tutti i mafiosi. Ma queli sono come un’idra. Rinascono e colpiscono. Lo sanno, lo capiscono che io sono contro. Mi vendono in spiaggia. Mi derubnao di tutto, se dormo. No, l’arabo è buono. Certo che se un mafioso lo corrompe, lo droga e lo manda qui a derubarmi, se dormo... Poi con quel Berluska ed i sionisti. È tutta colpa loro. Chiaro che questi marukin se ne vanno in giro a rubare. Sono buoni. Ma quei delinquenti li manovrano e li costringono. Li ingannano. No, non posso dormire. Ecco chiudo solo gli occhi per abbronzarmi. Oh, ma guarda, sono tutta scottata. Ecco, mi spalmo altre creme ed oli. Ma guarda come mi sono scottata tutta. La fronte, il naso, sono tutti rossi. E che rosso! Ma no, sono bellissima lo stesso. E poi che mi interesse. Sono seria io, mica come quelle troiette che pensano solo a quelle così lì. Che sporcaccione che sono! Che mondo di sporcaccioni. Quasi quasi mi faccio monaca ora che vado in pensione. Suor Nicla. Magari mi fanno superiora. Oh, di certo mi fanno superiora! Lo capiscono che io merito. Ho pure firmato l’appello contro quel Berluska nel 1996. Non passerete. Difenderemo noi questa nostra Italia di tutti! Non arretreremo d’un passo. Noi siamo solidali. Non siamo egoisti come voi capitalisti mafiosi. Certo, però, che potrei farmi monaca davvero! Mi prendono subito. Una come me sarebbero onorate di averla. Vediamo... ...in che ordine posso andare. Quale sarà l’ordine più esclusivo... ...di quelli che viene pure l’Espresso a intervistarti o qualcuno dei compagni comunisti nelle istituzioni più alte in ritiro spirituale od almeno in visita...

Ma come sono rossa. Questi oli e queste creme non bastano. I libri, giornali, riviste... ...li posso mettere via, qui c’è troppo rumore, troppa gente attorno. Semrba che legga solo per farmi vedere. Guarda laggìù quei due. E quegli altri; Che puttane. Farsi limonare a quel modo dinnanzi a tutti. Guarda, guarda, si toccano pure, ci manca che facciano le porcellate porcellate di fronte a tutti. Non c’è più religione. Con quei bimbi. Neppure li guardano. Meno male non se ne sono accorti. Però, loro che danno scandalo... Se quei bimbi li guardano, che trauma!

Meno male che ho telefonato a tutti e glielo ho ridetto. L’hanno capito tutti che sono una signora indipendente che se va al mare da sola e che è felice perché è in pace con sé stessa e con tutti. ...Ma guarda pure quegli altri là. Lui le ha messo la mano sotto... ...e lei... Porco coso! Ma come possono, così di fronte a tutti. Mi fanno andare il sangue alla testa. Certo che ci fosse qualche signore serio, non dei porcelli come questi qui, che s’interessasse a me... ...No, lo so, nessuno si accorge di me, perché sono troppo seria. La moralità è moralità, c’è poco da dire. Ma guardali quelli là. Che bestie! Mi vergogno io per loro. Mi sento tutta a disagio. No, non è per me. Ci sono dei bambini... Se li vedono... Ma guardali quei bimbi. Giocano, giocano e neppure vedono quelli che fanno le porcellate. Che mondo! Si preparano anche loro quando crescono ad essere come quelli, puttane e porci. No, non è possibile! Ora glielo vado a dire che se ne vadano almeno dove non li vede nessuno... ...Mannò, sembra che sia una di quella maniache che... ...Speriamo che qualcuno gliela vada a cantare. E quegli altri ancora. Sono troppi. Ma che postaccio. Non ci vengo più qui. Che postaccio! Qui aspettano la sera e diventa tutto un porcellaio. Che immoralità! Devo proprio andarmene. Non è posto per me. Qualcuno mi vede qui, pensa che anch’io...

Oh, quante cose che mi sono portata! E balzellando su quegli stecchetti insicuri e paperi, che fa orripilante definire gambe, con quella specie di corpo che ondeggiava qua e là, davanti e dietro, si trascinò e trascinò le sue cose fino all’auto e rincasò. La giornata al mare.