MaximaImmoralia. L’odore delle cose. 08.06.2007
by Georg Rukacs
Le sensazioni hanno odore. L’odore del già vissuto, spesso. Ogni volta uguale. Ogni volta differente.
L’odore del caldo pesante. L’odore del fresco d’un condizionatore d’aria. Diverso se il condizionatore è differente. L’odore dei colori del cielo, che da cupo diviene afoso pesante e poi grigio piovoso. L’odore dei monti pur essendo in pianura. L’odore del continente, pur in prossimità del mare. L’odore del rompiballe, pur simpaticissimo: ...cazzo, quanto parla sempre quel canadese con l’insegnante cinese durante le lezioni. Che odore da campagnola urbanizzata la ficazza polacca gnè-gnè, che fa la voce cupa per sembrare cinese e gutturale quando vuol sembrare americana. Che odore da gattina sciocca che ha l’insegnante ormai trentenne che fa finta d’essere insegnante mentre chiacchiera, chiacchiera, chiacchiera con aria forzatamente arguta e così riempie le lezioni. L’odore delle domande. Oh, quante domande che fanno tutti per far vedere che seguono e partecipano, a scuola. L’odore dei soldi. No, quello è il titolo d’uno scritto di due stronzi. L’odore delle banconote. Le banconote usate in realtà puzzano però è bello spenderle, magari in moneta elettronica così se ne evita il puzzo, se puzzano, e se ne apprezza l’utilità. Profumano solo, o pur senza profumo, hanno l’odore del bello e del fresco scintillante, i soldi nuovi di stampa e di conio.
In effetti, non è la cattiveria il punto. La bontà è sempre un po’ vana. Il punto, se esistono dei punti, è semmai l’assenza di spiritualità e di moralità. Sì, è troppo difficile. Se ne avete capite. Se non capite, non importa. Non serve.
by Georg Rukacs
Le sensazioni hanno odore. L’odore del già vissuto, spesso. Ogni volta uguale. Ogni volta differente.
L’odore del caldo pesante. L’odore del fresco d’un condizionatore d’aria. Diverso se il condizionatore è differente. L’odore dei colori del cielo, che da cupo diviene afoso pesante e poi grigio piovoso. L’odore dei monti pur essendo in pianura. L’odore del continente, pur in prossimità del mare. L’odore del rompiballe, pur simpaticissimo: ...cazzo, quanto parla sempre quel canadese con l’insegnante cinese durante le lezioni. Che odore da campagnola urbanizzata la ficazza polacca gnè-gnè, che fa la voce cupa per sembrare cinese e gutturale quando vuol sembrare americana. Che odore da gattina sciocca che ha l’insegnante ormai trentenne che fa finta d’essere insegnante mentre chiacchiera, chiacchiera, chiacchiera con aria forzatamente arguta e così riempie le lezioni. L’odore delle domande. Oh, quante domande che fanno tutti per far vedere che seguono e partecipano, a scuola. L’odore dei soldi. No, quello è il titolo d’uno scritto di due stronzi. L’odore delle banconote. Le banconote usate in realtà puzzano però è bello spenderle, magari in moneta elettronica così se ne evita il puzzo, se puzzano, e se ne apprezza l’utilità. Profumano solo, o pur senza profumo, hanno l’odore del bello e del fresco scintillante, i soldi nuovi di stampa e di conio.
In effetti, non è la cattiveria il punto. La bontà è sempre un po’ vana. Il punto, se esistono dei punti, è semmai l’assenza di spiritualità e di moralità. Sì, è troppo difficile. Se ne avete capite. Se non capite, non importa. Non serve.