martedì 4 settembre 2007

Chinese Asylums 55. La logica dell’ordine naturale

Chinese Asylums 55. La logica dell’ordine naturale
by Georg Rukacs

Non mentiamo mai, nella sostanza. Sarebbe immorale ed anti-economico. Dobbiamo procedere, nell’esposizione, per tessere e per precisazioni successive, disvelando di volta in volta solo quello che può essere disvelato, per delle ragioni molto semplici. Oramai, l’operazione globale, il processo globale, è tutto irreversibile da tempo. Tuttavia, solo man mano che i vari processi parziali sono assolutamente sviluppati ed immutabili possiamo parlarne in modo sufficientemente preciso. Quando lasciamo delle cose indefinite è solo perché non possono ancora essere dette o dette con precisione. Siccome gli scarafaggi di Stato ci leggono, anche se non capiscono nulla, o poco, per come sono stati ormai messi sotto controllo e condizionati grazie alle tecnologie di quelli dell’astronave, e del tutto asserviti, da decenni ormai, alle esigenze della Profezia di distruzione dello spazio romanozico e cinesozico, forse anche d’altro di cui non possiamo ancora parlare, ci ha fatto e talvolta ci fa ancora comodo creare loro delle illusioni. Dar sicurezza al pidocchio, indurlo ad avventurarsi in iniziative delinquodemenziali che lo distruggono meglio, dar ad esso l’ebbrezza delle sua delinquodemenza, farlo sentire protagonista mentr’esso serve noi e solo noi, è elemento chiave per la realizzazione della Profezia. Più lo scarafaggio, il pidocchio, s’esalta, più disastroso è per esso il tonfo. Non era bene sapessero subito, all’inizio di queste nostre narrazioni, d’essere sono dei pidocchi, degli scarafaggi, esecutori della volontà della Profezia che li distrugge con la loro stessa partecipazione attiva al processo di loro distruzione. Pensate davvero che l’assoluta delinquodemenza dello spazio romanozico e di quello cinesozico, che procedono ormai oltre i decenni, sarebbero stati possibili solo per la spontanea delinquodemenza degli insetti di quegli spazi stessi, se le tecnologie di quelli dell’astronave non si fossero posti al servizio della Profezia? Ma non li vedete ogni giorno?! Ai pidocchi di Stato ci seguono, anzi da cui ci siamo fatti seguire per giocarli meglio, non potevamo far sapere subito d’essere essi solo strumenti della Profezia per la loro stessa distruzione. È bene che il pidocchio, lo scarafaggio, miliardi di pidocchi e di scarafaggi, s’agitino esaltati. Sono delinquodementi che, nostri pupazzetti, facciamo agitare ossessi e per meglio estrarre da essi energia per usarla a nostro beneficio e contro essi stessi. Così vuole l’ordine naturale. Per cui, chi avesse la voglia e la pazienza di leggere delle delinquodemenze di pidocchi, di scarafaggi, che variamente raccontiamo, non si stupisca troppo del carattere evolutivo delle nostre cronache. Non sono un serial scritto in blocco e poi pubblicato a pezzi, a puntate. Sono cronache contingenti che devono essere necessariamente evolutive. Diciamo quel che può esser detto ai vari stadi, nulla più. Un giorno, speriamo presto, queste cronache si fermeranno se passeremo ad altre cose che la cronaca delle demenze pidocchio-scarafaggiche che, davvero, non ci affascinano particolarmente. Oppure si fermeranno, se mai Dio volesse chiamarci ad altre vite od anche al nulla. Il Cielo decide. Noi possiamo pensarci, desiderare, prefiggerci, ma solo Dio vuole e può davvero. Noi siamo qui, a far pure questo, finché i Cieli vogliono. Per ora, continuamo con questi ulteriori tasselli, se ci leggerete.

07 luglio 1972. 07 luglio 2007. x7.x7.xx72-x7.x7.2xx7. L’operazione andava proprio fatta quel giorno. Anche se vale un altro calendario. C’è una differenza di -4 giorni tra il 25 Tamuz 5732 ed il 21 Tamuz 5767. C’è una ragione in quel 4 [ד] di differenza. Inoltre, l’operazione andava fatta nel giorno di riposo, il sabato. Non richiedeva vero lavoro. Era tutto preprogrammato. Era come un atto di preghiera perché il destino si compia. Anche gli anni sono differenti secondo un differente conteggio. 5732-5767. V’è un’altra semplice simmetria e necessità. Il giorno, uno dei giorni era quello. Altri giorni vedranno il compiersi o ci richiederanno di compiere altre azioni. Quando il tempo viene, ogni cosa si compie.

I tempi si stanno compiendo. Nuove azioni erano e sono necessarie. Ciò che prima era celato ora diviene manifesto. Ciò che sembrava strambo acquista un significato. Quello che era sotterraneo può e deve venire in superficie. Altro deve ancora succedere, a cominciare dalla scomparsa di Ariel ormai non lontana. Ora, è solo “addormentato”. È nelle profezie che vi sono eventi decisivi cominceranno a verificarsi solo dopo la sua scomparsa. Proprio mentre Ariel era in sonno e la sua scomparsa totale non è lontana s’è scoperto il Secondo Tempio di Gerusalemme, il Secondo Tempio di Salomone, la cui costruzione è terminata nel –515 (come ricostruzione del Primo Tempio, costruito da Salomone nel –X secolo e distrutto da Nabucodonosor nel -586) e distrutto nel 70 dall’Imperatore romano Tito nella solita furia romanozica contro il Popolo di Dio che nessuno è mai riuscito a sottomettere. I pagani l’hanno chiama “Spianata delle Moschee”. Nel Monte del Tempio, il Monte Moriah, c’è, in realtà, il Secondo Tempio giudaico. Ariel c’era andato in passeggiata pre-elettorale per vincere le elezioni. Poi aveva tradito il voto del Popolo di Dio con dissennati accordi, che continuano, per svendere il Popolo di Dio e le terre esso ha reso prospere e ricche. Il coma irrevrsibile l’ha punito. Ecco che, ora, proprio lì dove s’è sempre saputo esserci stato il Secondo Tempio, esso riemerge. L’islam, nel suo terzo luogo “sacro”, si mostra, come in tutti gli altri, solo come tentativo di distruzione e sovrapposizione, per cancellarla, alla civilizzazione ebraica. Ecco altre delle sue fondamenta, non solo metaforiche, che i delinquodementi fanatici, sanguinari e mentitori s’erano illusi di cancellare, invece che semplicemente loro scomparire dopo avere cercato di pervertire tutto e tutti contro fondamenta, al contrario, sane e sante, che continuano a riemergere dappertutto.

Romanozia. La distruzione di tutto quello spazio, iniziando dal suo centro già in avanzata putrefazione. S’avvisa sempre prima, perché se c’è qualche probo abbia una via di salvezza. Sono stato avvisati. S’è detta e ripetuta la cosa pubblicamente. In modo discreto, ma pubblico. S’è indicata l’azione da compiere perché noi intervenissimo per salvare chi potesse essere salvato. Un modesto contributo professionale per chi pur potendo salvarsi non possa e non sappia farlo da solo. Hanno irriso. Li abbiamo sentiti e visti intercettandoli coi connessi dei chip bionici costruiti dentro di loro. Non importa. Si sarebbe colpito comunque. Se qualche probo v’è e può e vorrà salvarsi, lo sa quello che deve fare. Se non lo sa, non è probo e non deve salvarsi. S’avvisa per dovere morale. Non è importante che qualcuno accetti poi d’essere salvato. Anzi, è pressoché impossibile, o altamente improbabile, che i distruendi possano capire che forse altri, pochi, magari a loro prossimi, possano essere salvati e lo possano solo da noi. Accecati dalla loro stessa putrefazione non possono neppure intravedere. Non importa.

Si dovevano fare degli interventi in quell’area di Romanozia quel 21 Tamuz 5767. Occorreva interrompere energia elettrica e le comunicazioni che passavano per quelle linea. S’era visto coi satelliti che il punto chiave dei flussi era quello, per quel si doveva fare. Certo, c’era il modo di staccare degli interruttori. Lo si poteva fare anche a distanza. È che poi li avrebbero subito riattaccati. Occorreva un’interruzione più lunga. S’è fatto ben prima del tramonto, dunque prima che iniziasse il 21 Tamuz. Se qualcosa fosse andato storto, si avrebbe avuto il tempo di riintervenire in tutta comodità. Del resto, fatto il danno, sarebbe occorso molto tempo prima che potessero ristabilire tutte le comunicazioni. Andava bene così. S’è fatto il dovuto.

Un pidocchio cinese. Uno dei tanti che entrano illegalmente, senza documenti, con la copertura del servizioSegreto di Centraffrikozia con le sue molteplici attività privato-delinquenziali. Gli avevamo già costruito il chip bionico e connessi. È entrato nel cunicolo. Ha raggiunto il punto voluto. Lì s’è lentamente progressivamente disintegrato bruciando l’area attorno. Uno dei tanti scomparsi, senza che risultasse da nessuna parte. Nessuno ci farà caso. Nessun danno per nessuno. I danni occorrevano a energia e comunicazioni. Così è stato. Gli interventi sono stati fatti, perché il destino si compia. Ora, almeno quello, un banale intervento tecnico, è stato fatto.

Passiamo ad altro.

Lei, Clori (Clorinda), sapeva solo che doveve creare me e Serena. La famiglia di mia nonna era una famiglia giudaica che s’era poi celata simulandosi cristiana, più o meno, e così continua fino ad ora, sebbene di vatican-pretesco non abbiano alcunché. Dalla Spagna avevano raggiunto Napulozia e dintorni. Commercianti e professionisti. Poi, uno dei tantissimi rami, il sud del NordCentraffrikozia.

Clori, nata nel 1890, era un’occultista ed una cabalista. Parlava con gli spiriti, dopo averli evocati. Non una demoniaca. Stava dall’altra parte, la parte del bene. Ebbe uno scontro feroce, durante una seduta spiritica, col demonio che voleva assolutamente portarsela via e distruggerla. Lei resistette e vinse, sebbene da quel giorno evitò d’evocare gli spiriti ulteriormente con altri. Lo fece solo da sola. Non volle rischiare di scontrarsi ulteriormente, lì, in pubblico, con un demonio furioso che voleva comprarla per impedirle di svolgere la sua azione, voluta dalla Profezia, per la distruzione dei demoni. Del resto, per la sua missione, non occorreva ulteriormente che facesse spiritismo con altri. Ciò che i due figli dovevano sapere delle sue attività occulte, non andava oltre la loro occasionale cooperazione per il triangolo nelle sedute spiritiche quando occorreva la loro cooperazione. Non occorreva sapessero altro. Non seppero mai altro. Il destino da compiersi non lo richiedeva. I due figli erano da due padri differenti. Il primo avuto da un cuoco del marito, cuoco che l’aveva ingravidata prima il futuro marito s’offrisse di sposarla.

Lui, Umberto, era d’una famiglia forse di Cohen un paio di millenni prima. Già già tempo s’erano occultati come finti-cristiani. Sebbene non fossero ancora i tempi del furore cattolico, non è vero che gli ebrei fossero oggetto di grande tollenza. C’era apparente tolleranza, anche lì non sempre, nelle aree poi islamiche, fino all’altro giorno, quando gli inglesi si sono inventati “l’islam radicale”. Là sono sempre vissuti in prossimità, non solo fisica. Distinti ma prossimi in moltissimo. Gli islamici non si erano mai curati troppo dei giudei perché erano convinti d’averne preso il posto grazie alla distruzione del loro regno e poi pure dei loro luoghi di culto realizzata da romanozici. La loro finta tolleranza era un modo per irriderli, retaggio vivente preistorico, della loro storia che loro, ingenuamente, credevano La Storia avrebbe un giorno conquistato il mondo. Il petrolio, già, prima, le proccupazioni coloniali, ha indotto gli inglesi a giocare su quelle contrapposizioni e così, in breve, s’è creata, decennio dopo decennio, una contrapposione assoluta, pubblica, aperta. Alla fine, los ingleses distruggeranno sé stessi e lo stesso Islam si distruggerà. Una religione, una civilizzazione, non possono fondarsi sul suicidio. Più s’innalzano, più catastrofico sarà il tonfo. Ora s’esalatano perché coi soldi del petrolio americo-sauditi finanziano imam ed armi per terrore. Il solo terrore non costruisce rispetto. Ora che i tempi si stanno compiendo, viene fuori che perfino la “spianata delle moschee” era una balla. Non c’è nessuna spianata islamica, c’è il Tempio ebraico. Nell’area cristianista le discriminazioni sono sempre state reali. Già prima dell’islam, il cristianismo cerca di distruggere il giudaismo e di prenderne il posto dicendosi loro Popolo di Dio, senza riuscire mai a divenirlo. Dalla crociate alle inquisizioni è un continuo scatenarsi contro il giudaismo non riescono a sopprimere né a rimpiazzare. Del resto, gli inventori della favoletta cristiana, che s’illude d’imitare il giudaismo calunniandolo mentre tutto era già scritto e meglio, sono forze interne al mondo romanico che cercano di porsi come alternativa alla romanità in crisi inventandosi una religione fintamente monoteistica per arruolare masse credulone per distruggere il politeismo romanico e Romanozia stessa per erigerne, su di essa, un’altra riveduta e corretta, ancora più universale. È quello che cercheranno di fare, sostituendo gli eserciti con l’infermo con cui cercheranno di assoggettare, senza riuscirvi, i mille che hanno eserciti o drappelli. Le leggende ideologico-religiose seguono. S’inventano un messia in Romanozia. Siccome non possono dimostrarlo, perché non c’è stato nessun messia, ce ne sono stati tanti ma nessuno vero, s’inventano delle favolette lontane. S’inventano pure un “Giuda”, per calunniare i giudei che non derivano certo da quel “Giuda” della favoletta, dopo essersi inventati che le masse, ma non seguivano entusiaste il messia fino al giorno prima?!, improvvisamente traviate dei rabbini, vogliono il messia morto, sebbene dopo sì lunghe torture e crocefissione, con tanto di lancia che spacca lui il cuore, la tomba sia vuota. Se le raccontano. Poi se le scrivono e le vendono come compimento di ciò, fino ad ora, non s’è ancora compiuto. Non erano i tempi. Costruito uno spazio cristianista, almeno come confuso ed eterogeneo e conflittuale assemblaggio, la religione viene usata sia per i propri scontri interni che per cercare di muovere alla riconquista dell’altra sponda, quella sud del grande lago Mediterranoziko. Finite le crociate che non riconquistano nulla, riinizia la caccia all’ebreo. Chi si sviluppa costruisce navi e flotte e con esse conquista il mondo è il Sud e l’Oriente, e poi pure l’occidente, oltre i mari. Loro danno la caccia al giudeo simbolo, anzi colpevole, della loro corruzione ed inconcludenza. Nel 1290, i giudei sono espulsi dall’Inghilterra, sotto Edoardo I, dopo aperte persecuzioni ed assassinii per derubarli. L’Inghilterra langue nelle corruzione e dell’arretratezza. Fu lui, Edoardo I, ad inventare, o farsi inventare, i distintivi gialli per distinguerli. Quando l’Inghilterra vorrà svilupparsi davvero avrà bisogno di nuovo dei da essa tanto detestati giudei.

La famiglia di Umberto arriva nel sud di NordCentraffrikozia da nord, dallo spazio germanico. Siccome il cognome allora avevano (avevano già cambiato il cognome originario) risente di una qualche origine germanica, ed erano discriminati in quanto commercianti percepiti come non cristiani, o non sicuramente cristiani, lo cambiano ancora, un otto o nove secoli fa, in un cognome mutato dai luoghi emilici. Siccome davano loro dei ruvidi, dato il carattere schietto e netto, non accomodante con le ipocrisie cattoCentraffrikozike, di gente che manteneva una certa separatezza, prendono una parola che nel dialetto dei luoghi significava “rozzi”, “ruvidi”, ed, appena un po’ adattata, se la danno come cognome. Quasi a seguire gli stereotipi cattolici, quando uno diventerà personaggio pubblico, s’occuperà di questioni monetario-finanziarie ed avrà attività professionali di Stato proprio in quel campo. Tesoriere del Comune, prima. Poi, direttore della zecca e teorico, propose una moneta comune. Gli altri sono commercianti e professionisti.

Lui, Umberto, di uno degli ultimi decenni del XIX secolo, farà l’albergatore e poi, quando gli chiusero l’albergo per rifiuto suo di prendere la tessera del pane (alias del Fascio), farà il produttore agricolo e commerciante forse un po’ in nero. Produceva olio. Cosa che non poteva essere impedita neppure ad un non tesserato dato che aveva, od aveva trovato il modo di disporre di, dei terreni con ulivi. Ulivi, olive, olio. Poi, l’olio se lo vendeva, in quantitativi medi, a famiglie. Non gli occorrrevano né licenze per il commercio all’ingrosso, né avere il negozietto per venderlo in bottiglia o, “sfuso”, a peso. Senza tessera del fascio che, invece, tutti avevano, non poteva fare altrimenti. Ne vendeva damigiane o barilotti o bottiglioni a famiglie che ne apprezzavano la qualità. Siccome vendeva a stronzi conformisti, mescolava l’olio d’oliva con dell’olio di semi. Lo apprezzavano ancor di più, quell’olio così genuino ma più leggero e gradevole del solito olio d’oliva. Fregati e contenti. E lui si rifaceva un po’ dell’albergo espropriato in quelle terre di pidocchi pecoroni corrotti esaltati in camicia nera e poi pronti a mettersene qualunque altra fosse offerta loro dalle convenienze del momento.

La famiglia, l’ultima (non la famiglia “storica”, nei millenni), da cui veniva Umberto era con una decina di figli. Anzi, figlie ed un figlio, lui. Dopo che eran nato lui, il padre e la madre avevano provato e riprovato ad avere qualche altro figlio maschio, ma uscivano solo femmine. Lui non era cresciuto intimidito da quell’avere solo sorelle. Anzi, era divenuto un gran trombatore. Si trombava, quando riusciva, pure un po’ tutte le amiche e conoscenti femminili delle sorelle. Uno di quelli che non si sarebbe mai sposato, mentre felice si sollazzava pur in epoca di costumi per nulla liberi. Era uno di quelli che si creano la nomea e cui tutti le donne guardano come uno “pericoloso”, da far finta evitare, in pubblico, e cui pararsi dinnanzi in privato sicure che le avrebbe subito spogliate e trombate se minimamente appetibili. Era proprio così. L’attività di albergatore faceva proprio per lui. Aveva sempre sotto mano una stanza ed un letto su cui sospingerle e trombarle lontano da genitori, familiari, mariti, quelle sue prede e senza che nessun dipendente suo mettesse naso dato che il proprietario dell’albergo era lui, Umberto. Inoltre, lo sapevano tutti che era uno così. Se una non voleva correre il rischio d’esserne trombata, doveva solo starne distante.

Clori, pur caldissima, era di famiglia piuttosto tradizionalista. Inoltre, non aveva subito sentito grandi trasposti per Umberto, il padrone dell’albergo in cui s’era trovata a vivere con la famiglia che aveva raggiunto Genovozia, essendo il padre divenuto responsabile del locale porto o sua parte. Era un ufficiale della marina mercantile. Per qualche ragione, era finito lì e con responsabilità di quel genere, di terra, pur trattandosi d’un porto, terra con mare annesso o mare con terra annessa. Né Clori aveva grandi attrattive che suscitassero l’interesse di Umberto. Neppure era più una ragazzetta essendo ormai attorno ai trenta. Aria severa, ma sul brutto. Neppure con grandi forme. Anzi, sul rinsecchito che poi diventerà sformato con gli anni. La madre l’aveva iniziata ai segreti dell’occultismo e della cabala. Per il poco che frequentasse, Clori aveva quel genere di frequentazioni. Non faceva altro. Una sorella stava divenendo maestra. Un fratello era finito o stava finendo ardente fascista rivoluzionario. Un altro sarebbe divenuto commerciante d’articoli industriali vari. Sorelle erano finite o stavano finendo in America coi mariti. Lei era lì. Oramai, verso o sui trent’anni. Caldissima, quando non era occupata in occultismi e cabalismi, od anche quando lo era ma era sola, si toccava, si toccava, si toccava, si toccava. Chiedeva agli spiriti di prenderla...

Quando evocavano gli spiriti, alle sedute partecipava il cuoco dell’albergo. Un giorno avevano interrogato gli spiriti sul futuro di lei, Clori. Uno spirito aveva solennemente annunciato che lei era stata scelta. Scelta per dare alla luce chi avrebbe poi, con lei, dato alla luce uno e poi con l’uno una, scelti per due ulteriori missioni. Lei non aveva ben capito. Infatti, la cosa era piuttosto oscura. Era però chiaro che avrebbe dovuto fare qualcosa scritto nel destino. Chiesero ad altri spiriti. Stesso responso, ed egualmente ermetico. Chiesero quando. Le dissero che avrebbe dato alla luce lo strumento dell’ulteriore missione nel 1924. Cercarono di sapere che sarebbe successo prima. Le dissero che aspettasse e l’avrebbe saputo. Il cuoco cominciò a guardarla con occhi differenti. Lei, con la madre, s’occupava anche di cabala. Lui, il cuoco, era solo uno che partecipava a quegli spiritismi. Era uno di quelli un po’ mandrilli, che fanno le cose sperando di cavarne qualcosa. Cominciò a ronzare attorno a Clori. Pensò che poteva andare sul sicuro, tanto se era destino che partorisse nel 1924, poteva stare tranquillo. S’era un mezzo decennio prima. Anche lei dovette pensare la stessa cosa. In realtà, gli spiriti non avevano menzionato quello che sarebbe successo prima. La miglior cosa per far succeedere ciò che deve, è che i predestinati non sappiano mai tutto. Talvolta, anzi, è addirittura meglio non sappiano nulla. Ma lì occorreva una qualche partecipazione attiva di Clori in alcuni passi del compimento di aspetti della Profezia.

Un giorno che lei era lì sola ed aveva passato la giornata a toccarsi, il cuoco trovò il modo di portarla nella sua stanza, con lei ben felice di farcisi portare, e le fece la festa con lei che se la godette ancor più di lui. Si innamorarono subito, ben oltre quell’occasionale scopata. Lei caldissima. Lui pure col coso forte e sempre in cerca di risollazzarsi e di risollazzarla. Passarono dei giorni e delle settimane in cui si cercavano in continuazione. Lo vedevano tutti che erano cambiati e tutti lo capirono e lo seppere ben presto perché. Qualcuno li sentì pure. Di certo, Umberto, il padrone dell’albergo, che eccitato da lei, Clori, che se la godeva col cuoco cominciò a guardarla con occhi differenti ed a provare un po’ di gelosia per il cuoco, sebbene Clori fosse lungi dall’essere un gran fica e Umberto continuasse coi suoi sollazzi da donnaiolo abituale. Era il destino che lavorava e se li lavorava per i suoi fini.

Clori restò quasi subito incinta. Lei non ne fu per nulla dispiaciuta e sognò subito di sposarsi col cuoco. Pure lui, nell’entusiamo di quell’innamoramento da godute frenetiche, pensò che fosse un’ottima cosa legarsela per sempre. La famiglia non era molto entusiata da quello che era successo così all’improvviso e pure con solo un cuoco, sebbene non fosse poi una famiglia particolarmente oppressiva. Conservatrice, rigida, ma non una famiglia di pazzi né d’ossessi. Anzi, gente piuttosto seria, d’intima e pubblica moralità, dalle molteplici qualità, coltivati seppur nessuno fosse un grande scenziato o simili. Clori consultò gli spiriti ed il responso fu netto. Non doveva assolutamente sposare il cuoco. Avrebbe sposato Umberto. Chiedettero, richiedettero ed il risultato fu sempre lo stesso. Da Umberto avrebbe avuto, a fine 1924, il figlio che sarebbe stato strumento per un ulteriore destino, dissero gli spiriti unanimi. Gli spiriti minacciarono gravi conseguenze se avesse mai sposato il cuoco.

Ne furono tutti davvero sconvolti, a cominciare da Clori e dal cuoco. Lui se ne andò. Sempre innamoratissimi, si rivedranno occasionalmente con Clori dopo che lei si separò da Umberto che poco dopo sposò. Infatti, Umberto gli chiese di sposarla, dopo aver cercato vanamente di farsela mentre lei gli disse che era incinta e che non voleva diventare la donna di tutti, per cui se lui aveva intenzioni serie che la sposasse oppure che non insistesse a cercare solo di trombarsela come faceva con tutte. Lui eccitatissimo, le rispose, che non gli importava che fosse incinta da un altro. Le chiese di sposarlo e le disse che avrebbe finto il figlio fosse figlio suo. Così fu. Lei, memore delle godute col cuoco di cui restava innamorata, lo chiamò poi Fausto. Del marito ebbe sempre un grande rispetto e considerazione, ma mai un folle amore. Poi si separeranno perché lui insisteva a non voler prendere le tessera del pane (del Fascio) ed era disposto a sopportarne tutte le conseguenze. Lei aveva interessi esoterici e preferiva non scontrarsi contro il granito delle discriminazioni antifasciste. La famiglia d’Umberto era invece abituata a scontarsi col granito senz’esserne distrutta e magari a spuntarla. In realtà, infatti, Umberto se la caverà pure da afascista né in galera, né espatriato. Non aveva del resto commesso alcuna illegalità. “La tessera?! Ero socialista. Ora i socialisti sono fuorilegge come tutti. In cuor mio resto socialista. Non intendo fingere d’essere divenuto fascista. Per cui, la tessera del PNF non la prendo.” Intollerabile per i pidocchi d’Italiozia. Espropri, discriminazioni, manganellate non basteranno a piegarlo. I pidocchi sono sempre gli stessi. Prima mafio-monarco-“liberali”, poi fascisti, poi democristiani, comunisti, “laici”, ora “post”-tutto. Stessa delinquodemenza, stessi delinquodementi.

A fine 1924, nel giorno indicato dal destino tramite gli spiriti, nacque il figlio di Clori e Umberto. Lei lo volle chiamare Angelo, a significare che era inviato dai cieli per il compiersi d’un qualche destino divino. Così fu. Non c’era nessun particolare destino per Angelo, se non generare il primo figlio nel 1951, cui erano stati assegnati compiti particolari. Clori lo capirà dopo cosa significava che lui avrebbe generato un figlio con lei. Nulla di fisico, non nel senso di alcuna congiunzione sessuale tra lei ed il bimbo, poi cresciuto. Le diranno tutti gli spiriti, a suo tempo, e lei cooperarerà per il compiersi del destino. Angelo non saprà mai nulla, né fu mai iniziato a cabale od altre scienze od esoterismo. Anzi resterà un discolo da strada, lontano da scienze libresche. Angelo cooperò solo a qualche seduta spiritica con la madre Clori. Era del resto un tipo da Bronx, da Piazza Brin nella città in cui andranno poi a vivere, dalla nativa Genovozia. Uno cresciuto nella strada. Assolutamente non il tipo del delinquenze. Ma uno cresciuto nella strada ed al bar, in un quartiere sostanzialmente operaio e di piccoli impiegati d’una cittadina operaia e di statali, essendosi costruita attorno ad una base della marina militare e ad industrie militari e simili.

La guerra. Angelo, Clori lo sapeva, non aveva granché da preoccuparsi. Se era stato scelto per un destino. Ne sarebbe comunque uscito incolume. Certo, lei si preoccupò di farlo andare militare vicino a casa, nelle contraerea della Rsi. Maturava gli anni per la chiamata proprio quando il Re era fuggito e tutto s’era sbandato, nell’Italiozia della disorganizzazione e dell’arruffa-arruffa. Una cosa surreale, il suo servizio militare in guerra nella Rsi. Era con austriaci e tedeschi che sparavano e facevano sparare dopo che gli aerei Alleati erano passati. Dovevano essere d’accordo, almeno lì, per una guerra sceneggiata. Angelo era un antimilitarista ed un insubordinato, militare della Rsi solo perché il fratello, già ufficiale regio, era in campo di concentramento in Germanozia. Alla fine, disperati, mandarono Angelo al fronte, sulla linea gotica in punizione, per farlo ammazzare, in pratica. Lo manderanno a farsi ammazzare, altri parenti, parenti acquisiti, che erano lì, ufficiali fascistissimi, dove lui era soldato semplice, semplicissimo. Sulla linea gotica gli altri morivano. Non lui. Lui chiudeva gli occhi ad ogni fischio di colpi di mortaio in arrivo. Quando li riapriva, qualcuno affianco a lui non c’era più. Lui neppure una scalfitura. Anche quando gli Alleati sfondarono la linea gotica ed occuparono tutto il nord, Angelo forse chiuse gli occhi e quando li riaprì, non c’era nessuno, solo una stronzone di Brescia tremolante che aveva troppa paura a raggiungere casa da solo tra Alleati e partigiani e finti partigiani insorti. Angelo, di natura altruista e generoso, invece che andarsene a casa, lì vicino, se ne salì con lo stronzone fifone fino a Brescia accompagandolo a casa. Poi se ne tornò giù, in Ligurozia. Era protetto dalla Profezia anche se lui non lo sapeva. Quando era ancora operaio o fattorino al Cantiere navale, prima d’andare militare, non gli avevano fatto nulla alcune bande delle più forsennate della X che spadroneggiavano nella zona e che l’avevano quasi sfiorato. A percorrere a piedi centinaia di chilometri, prima fino al bresciano poi al ritorno in Ligurozia, con la divisa della Rsi, nessun partigiano né bandito gli farà nulla a guerra ormai finita, seppur con animi ancora ben eccitati. ...Con tutti quei già fascisti che ora si fingevano resistenti ed ammazzavano per convincersi e convincere gli altri che loro erano sempre stati antifascisti... Tornò così indenne a casa ed al cantiere navale, il Cantiere di Portovenere.

Quando s’avvicinò la data del destino, quegli inizi di 1951, per tempo, gli spiriti, con cui Clori era in continuo dialogo, premettero perché il figlio Angelo fosse indirizzato verso una che potesse fungere da tramite per la Profezia. Clori, per il tipi di spiritismo che praticava, quando doveva fare delle operazioni esosteriche su corpi altrui, aveva una spiccata preferenza per pazze. Lei diceva “nervose”. Clori sosteneva che i suoi esoterismi riuscivano se l’altro era “nervoso”. Le occorrevano dei pazzi e delle pazze, insomma. Nel nostro caso delle pazze, un paio, cui far avere figli con magia sì che loro fossero solo corpo d’ovuli che venivano d’altrove. Fu quello venne fatto da Clori, cui suoi esoterismi, su Franca e poi su Nicla. Furono, del resto, gli spiriti che dissero a Clori quello che doveva fare. E gli spiriti, la Profezia, avevano bisogno di due pazze forsennate. Ne avevano bisogno sia come contenitrici di ovuli avrebbero generato prima lui poi lei, sia perché due pazze erano quello serviva alla Profezia per fottere i delinquodementi di Stato d’Italiozia e d’altrove. Il delinquodemente di Stato ha delle procedure che noi conosciamo perfettamente, sebbene sua caratteristica di fondo sia di non capirci nulla nel proprio mestiere di sbirro e di macellaio. I delinquodementi di Stato, pure quelli in operazioni speciali, specialissime, non sanno valutare le informazioni. Sono dunque, per noi, ottimi pidocchi da manipolare per il compimento della Profezia. Per le cose di cui stamo trattando, grazie alle due delinquodementi ossesse da usarsi come pseudomadri, in realtà solo come involucri, così come grazie ad altre ed altri delinquodementi essesse ed ossessi, abbiamo potuto manipolare senza tema d’errore, burocrati delinquodementi chiave di Stati sono nelle aree che la Profezia ha destinato alla rovina ed alla distruzione.


“Or io sono il Signore Iddio tuo, fin dal paese di Egitto; e tu non devi riconoscere altro Dio che me; e non vi è Salvatore alcuno fuori che me.” (Osea 13:4)
“Ed egli dimorٍ nel deserto di Paran; e sua madre gli prese una moglie del paese di Egitto.” (Genesi 21:21)
“Or la moglie di Lot riguardò di dietro a lui, e divenne una statua di sale.” (Genesi 19:26)
“Meglio abitare sul canto d’un tetto, che una gran casa con una moglie rissosa.” (Proverbi 21:9)
“Meglio abitare in un deserto, che con una donna rissosa e stizzosa.” (Proverbi 21:19)

Andiamo per tappe. Clori doveva dunque “trovare” una pazza per il figlio Angelo. Lui era fattorino in un quartiere navale. Lì c’erano quasi esclusivamente maschi, per cui lì non si poteva, pur con gli spiriti, “trovare” nulla. Angelo frequentava intensamente i casini, egualmente luoghi non per trovare una moglie e tanto meno una moglie pazza. Il bar neppure andava bene. Nel quartiere, per Angelo, bimbo e poi ragazzo da strada, non c’era egualmente granché, almeno per l’area Angelo, che pur conosceva un po’ tutti, potesse raggiungere. Comunque, Angelo non sapeva nulla di quello la Profezia aveva pianificato per lui. Nel quartiere c’era fauna di vari tipi. C’erano sia troie trombate fin da piccole dai familiari e che la davano a tutti per qualche caramella, così come c’erano quelle che se la tenevano ben stretta. Angelo non ne conosceva altre. Frequentava, con gli amici, di quelle che se la tenevano stretta. Poi, quando loro maschi l’avevano duro da quelle serie, andavano al casino. Così facevano tutti, quasi. C’era, anche allora, qualcuno che trombava le serie. Ma in genere, facevano come Angelo. Prima con quelle che non la davano e poi al casino “a scaricarsi”. Tra quelle che conosceva lui, né nei ditorni a tiro di Clori, non c’era nessuna pidocchia pazza persa che facesse al caso della necessità contingente della Profezia. Sì c’era qualcuna che era innamorata di Angelo e che l’avrebbe volentieri sposato, ma erano tutte troppo normali. Non andavano bene per la Profezia. Clori, consultati intensivamente gli spiriti, individuò una pazza d’una famiglia di calabresi, una famiglia di pazze e di pazzi, che abitava tuttavia dall’altra parte delle città. Lei lavorava in centro. Lui doveva passare per il centro per andare a casa, dato che lavorava dalla parte opposta. Con gli spiriti, combinarono che Angelo e Franca si conoscessero casualmente. Lei era impiegata in un ente già di guerra, la sepral, che s’occupava, o s’era occupato (la guerra era finita già da un po’, ormai), di razionamento. Lui la vide mentre lei con le amiche, in realtà delle colleghe, prendeva l’autobus, dato che abitava in periferia dalla parte opposta della città. Lui, anche se non era abituato a farsi quelle parti, si fece sotto. Era uno estroverso e apparentemente spavaldo. In realtà non rimorchiava per strada. Non era capace a far quelle cose. Lì, invece, spinto dagli spiriti, dalla Profezia, si fece la parte. La agganciò. Lei, pure, era di quelle che se uno cercava d’attaccare bottone scappava via. Lì, fu tutto cambiato dagli spiriti, dalla Profezia. Lui l’agganciò. Lei si fece agganciare. Uscirono poi assieme, in gruppo con amiche di lei ed amici di lui. A fine del 1949 si sposarono.

Per lei non fu un matrimonio felice, ma perché era demente ossessa di famiglia di dementi ossessi. Si sarebbe trovata male con chiunque. Era, comunque, la tipa ideale per le operazioni di Clori e della Profezia. Di solito una resta incita subito, tanto più che Angelo ci dava sotto. Poco importa lei, sessuofoba di famiglia sessuofoba, fosse terrorizzata del matrimonio come sesso. Una resta incinta anche senza il proprio gradimento. È solo che io dovevo nascere l’11 marzo di due anni dopo e non da lei. Clori, con gli spiriti, le bloccò dunque ogni ovulazione feconda. Franca era disperata, non tanto perché gliene fregasse qualcosa d’avere figli, bensì perché la sua famiglia d’ossessi la tormentava con dei per lei letali “Ci sono novità?!” Fu l’11 giugno che Clori organizzò un sabba di spiriti. Angelo non ne sapeva nulla né doveva saperne nulla della cosa. Lui era solo strumento, per la parte sua. Gli spiriti la ovularono, ovularono Franca, d’un ovulo particolare, che passò da Clori a Franca, senza alcun intervento materiale. L’oper azione fu squisitamente esoterica, non chirurgica. Quando Angelo la chiavò, chiavò Franca, ora ovulata e poi aperta alla fecondazione dalla Profezia, la fecondò subito. Infatti, non ho la minima somiglianza, né fisica né caratteriale con Franca che fu solo una povera scema, una pidocchia demente ossessa, che serviva a Clori ed agli spiriti per quell’operazione e poi come ulteriore strumento, sempre più demente ossessa, per cooperare a fottere pidocchi demente ossessi di Stato dello spazio romanozico ed altri perché si compisse la Profezia contro di loro. Dunque, nessuna prossimità con lei, solo involucro del Grande Disegno. L’altro, Richi, le somiglia tutto, nel fisico e come nelle pazzie ossesse anche se appena mascherate dietro una facciata da paranoico medio che si preoccupa di quel dicono e pensano “gli altri”, e di far quel che fan tutti, che sono tipiche ossessioni da pidocchi dementi paranoici.

Clori cercò, poi, pur senza insistere troppo, di far separare Angelo, infelice con una tale pazza ossessa. Ma Angelo era uno pigro in quelle cose. Non importava. La vita era sua. Quello che doveva fare l’aveva fatto.

Andavo spesso da Clori, che fin da piccolo mi iniziò alla cabala magica e ad una lingua di comunicazione astrale. Nel sonno, mi sentivano parlare la notte. Era una lingua strana, che nessuno capiva. Non era la lingua naturale che i bimbi hanno e poi superano. No, era proprio la lingua astrale che mi veniva insegnata da Clori. Era una lingua con una fonetica e delle espresioni che richiamano l’aramaico. Appunto, una lingua che per tutti era al di fuori delle lingue conosciute e perfino immaginabili. Nel sonno facevo esercizi di quello che Clori mi insegnava quando ci incontravamo e dei materiali che mi dava del tutti celati dentro altri sì che nessuno potesse vederli. Le metodologie cabalistiche erano utilissime anche in quello, per avere libri che, pur d’apparenza del tutto normale, avessero celati degli altri testi che io potevo così studiare e ripassare anche a casa. Infatti, non stavo molto dietro, anzi nulla, ai libri di scuola, verso cui ho sempre avuto allergia, mentre mi vedevano sempre con altri libri ed altre cose. “Ma com’è studioso” si dicevano, sebbene non studiassi nulla e non fossi per nulla una cima a scuola. Perfino, mai parlavo. Ero troppo occupato a ripassare mentalmente varie versioni dei testi che dovevo studiare per il programma di Clori. “Ha sempre la testa tra le nuvole”, “Pensa troppo”, si dicevano. In effetti, avevo sempre la testa altrove ma tutt’altro che vagante nel vuoto o nel nulla, bensì concentrata su cose loro non dovevano sapere. Siccome, Franca era di quelle maniache malate perse che frugavano tutto dappertuttio e facevano mille domande su quello che uno aveva fatto, Clori, come maschera, mi dave delle carte-figurine. Ci servivano come copertura. “Che t’ha detto?” “Che avete fatto?” “Ah, mi ha dato quelle carte magiche.” Erano delle carte per creduloni, che lei, Clori, si trovava lì e cui non teneva dato che non servivano a nulla. Me ne dava qualcuna quando andavo lì. Io le portavo a casa. Franca le rubava e le buttava via perché aveva paura di Clori e si credeva di star meglio buttando via le carte. Tipico delle pazze, che non hanno rispetto di sé stesse, fissarsi su cose insignificanti, e “combattere” contro cose insignificanti ...Stanno poi male come e più di prima. Quando crebbi, ci si inventarono, con Clori, della altre cose, per poter continuare nel più assoluto segreto quegli studi e pratiche. Ci inventammo la politica. Erano gli anni dell’estremismo rosso. Dicevo che andava “a riunioni”. Invece, andavo ad occuparmi di studi esoterici. Solo occasionalmente di quelle scemenze “rosse” per cui fingevo tuttavia grande e passionale interesse. Era un’ottima copertura ed anche un utile esercizio di conoscenza. Tanto nessuno poteva sapere dove fossi andato davvero. C’era tutta una rete, attorno a Clori, che la assisteva a cooperava in quelle cose. Potevo fare i vari studi ed esercizi nell’uno o l’altro luogo. In una piccola città, ci si sposta facilmente e si raggiungono facilmente i vari luoghi. Più tutto quello che potevo poi fare quando ero da solo od anche con altri. Chi lo sa mai quello che c’è nella testa altrui, nella mia in quel caso? Solo le teste vuote sono così controllabili e prevedibili! Infatti, nessuno sapeva cosa fecessi nella mia testa e con la mia testa.

Si avvicinava intanto la data fatidica per l’altra parte della Profezia. Il 7.7.1972. Si doveva trovare un’altra pazza ossessa che fungesse da corpo occasionale, senz’esserne tuttavia la vera madre, per la bimba doveva divenire, senza che lei stessa lo sapesse, cabalista contemplativo-estatica, e che lo è divenuta, anche se lei non è cosciente (non occorre lo sia), e che ben altre cose deve ancora fare. Non importa lo sappia. Non è questa una pubblica comunicazione programmatica.

Da tempo, pur d’apparenza timidissima e solitaria, scopavo intensamente con una coetanea che abitava poco sopra noi in Via Manzoni, quando andammo ad abitare lì. Era lei che mi aveva fatto. Mi aspettava quando tornavo a casa e faceva il possibile e l’impossibile per agganciarmi e cercare sempre di fare quei discorsi. Un giorno se ne uscii con un, mentre mi faceva scivolare la sua mano attorno al mio braccio come a prendemri sotto braccio, in realtà per farmi sentire la sua pelle tenere e vellutata: “...Lo sia che mi piaci proprio. Perché non mi insegni come si fa l’amore?” Io diventai tutto rosso e scappai via. Quando la rividi arrossii. Era proprio graziosa, più che graziosa, ...ma per strada, davanti a scuola, con tutta quella gente... Non m’è mai piaciuto esibirmi. A scuola qualcuno mi venne sotto: “Ma è vero?! Le amiche di quella c’hanno detto che quella ha detto loro che vai a letto con lei e che ci dai proprio sotto...” Non risposi, anzi arrossii ancora. “Dai, diccelo... A noi puoi dirlo...” Poco dopo lei mi si riavvicinò. “Ho capito. Non ti piaccio.” Io non dissi nulla. “Dai dimmi che non ti piaccio...” Io continuai a non dire nulla. E lei, ancora, quasi materna: “Cosa ne dici se ci vediamo... ...sono sempre sola a casa... ...i miei lavorano sempre... ...la casa è grande... ...magari viene a fare i compiti da me al pomeriggio. Ti spiace?” “No” le dissi. “No, cosa...” “No, non mi spiace... ...se vuoi...” E lei tutta gioiosa: “Oh, che bello! Davvero vieni da me a fare i compiti al pomeriggio, od anche la sera... ...i miei fino a mezzanotte non arrivano mai, mi tocca pure sempre mangiare sa sola...” “Certo!” dissi. Dicevo che uscivo per andare a far due passi od a qualche riunione ed andavo da lei. Abitava sopra, quando andammo ad abitare da quelle parti, verso la collina. Quando anche noi abitammo lì, ai piedi della zona della collina della città, facevo finta di andare giù verso il centro della città, poi risalivo da un’altra scala, ed andavo da lei. Nessuno l’ha mai saputo. Era in un luogo tranquillo. Un grande appartamento. Più che grande, vasto, vastissimo. Anche fossero arrivati i suoi, era abbastanza segmentato. Lei seppur ancora una ragazzetta poteva essere abbastanza indipendente. Qualcuna andava a far le pulizie ed a far da cuoca ma quando lei era a scuola. In pratica, quando lei tornava a casa, non c’era mai nessuno. I suoi avevano una attività loro. Stavano sempre fuori casa. Anche il sabato e la domenica. Tornavano giusto per dormire lì la notte. Non che avessero sempre fatto così, ma tale era la situazione allora. Una fortunata coincidenza, per me. Pure per lei. Naturalmente, appena comincia ad andare lì, lei cominciò a rifare quei discorsi e, naturalmente, cominciammo a fare l’amore tutti i giorni a tutte le ore. A casa, come dappertutto, è sempre una fortuna avera a che fare con pidocchi dementi ossessi. La pseudomadre, Franca, era sempre lì a controllare tutto. Un giorno (no, molto dopo iniziai quella storia d’amore e di sesso con la ragazzetta), mi mi un bel preservativo, un hatù preso a mio padre, nel portafoglio. Lei, la pseudomadre, lo controllava ogni giorno. Invidiosissima di quello che facevano tutti e ultrasessuofoba, era tranquilla, almeno in quello, sebbene fosse agitatissima ossessa in tutto. Il preservativo che tenevo nel portafoglio era sempre lo stesso. Con la ragazzetta, li usavamo solo nei giorni fatidici (è sempre meglio far l’amore senza quelle cose, al naturale), e ne avevamo comunque a scatole acquistate in un negozio di sanitari, proprio prima di Via Prione, che li vendeva appunto a scatole, in gran quantità, non singoli od in piccole serie o strisce.

Poi, finita la scuola, iniziai a lavorare. Continuavamo a vederci intensamente con la ragazzetta sebbene mi toccasse spesso stare in ufficio tutta la giornata. Ecco che Clori mi ritornò sotto con la data fatidica, 7.7.1972, di cui m’aveva già parlato da tempo. Le accennai, Clori lo sapeva già di lei (uno della sua rete glielo aveva detto; mi vedeva sempre andare lì), perché la Profezia non potesse avere il suo corso con quella ragazzetta. “Faccio in modo da farla restare incinta...” Clori mi disse che proprio non era possibile. La ragazzetta era una troppo normale. C’occorreva una pazza ossessa, sia per il trasferimento esoterico dell’ovulo che io avrei dovuto fecondare e così pazza ossessa che poi fosse la pidocchia giusta per infinocchiare e farci sterminare i pidocchi ossessi di Stato e, con loro, il loro Stato e Stati, come da necessità della Profezia. Io, insistetti. Clori, consultò gli spiriti. Anch’io lo feci. In effetti, il responso degli spiriti fu che la ragazzetta proprio non andava bene per le nostre operazioni. Mi dissero pure, gli spiriti, che, nel caso, l’avrebbero fatta morire, se io avessi cercato di resistere alle esigenze della Profezia. Destino volle poi che, prima che mi sposassi con Nicla, i genitori della ragazzetta la mandassero negli Stati Uniti a studiare medicina. Aveva finito la scuola media superiore e poi s’era messa a preparare gli esami d’ammissione in una università degli USA. Aveva terminato tutto ed era partita proprio per quell’inizio dell’anno. Doveva proprio andare. Generosamente, mi fece conoscere una sua amica che doveva tenere costantemente al corrente dei dettagli della nostra continua storia di sesso e che, eccitatissima, non si fece problemi a farmi da amante senza troppe domande nonostante quell’improvviso matrimonio. Le dissi che era una cosa imposta dalle famiglie per qualche antico impegno e che non facevo mai l’amore con la moglie. Stato di necessità. Non potevo proprio raccontarle la storia vera. Non fece mai troppe domande. Poi, cambiai città, perché la Profezia voleva che raggiungessi una città satanica più a nord, città che finirà distrutta nell’ignominia forse peggio della stessa Italiozia e dello spazio romanozico. È una città pagana, idolatrica, e nel contempo gretta e malefica. Appena la Profezia ha voluto me ne andassi, la abbandonai subito, purtroppo solo molto tempo dopo. È una città malata. Invero, tutto lo spazio romanozico è malato.

Oh, siamo corsi troppo avanti. Non importa dilungarci su dettagli personali collaterali che non c’entrano davvero con la presente cronaca. Torniamo indietro alla preparazione per quel fatidico 7.7.1972.

Io non ne avevo voglia, ma Clori stava organizzando quel 7.7.1972. Mi chiese se sul lavoro ci fosse nessuna. Le dissi di no. Lei continuò a consultare gli spiriti che le dissero che una c’era. Io le riconfermai che mi sembrava non ci fosse proprio nessuna. Clori continuò con le sue ricerche in consultazione con gli spiriti e un giorno se ne uscì tutta entusiasta: “Ecco l’abbiamo trovata. È ottima! È ottimo! Una vera pazza che fa al caso nostro. Nicla. È nata pure un giorno infame, il 14 luglio, l’anniversario della pubblicazione dell’infame, e pure idiota, Manifesto Razzista Fascista che fu il prodromo dell’operazione delinquenziale e demenziale Leggi Razziste. Come involucro per i nostri ovuli è sempre ottimo usare dei corpi di merdacchie. Cattolico-comunista, antisemita, rimbambita e pazza, e noi la usiamo per la Profezia che li distruggerà tutti e tutte! È lì che aspetta solo che tu le faccia la festa. Poi facciamo il trasferimento esoterico dell’ovulo della Profezia e la fecondi. È davvero ottimo. È quello gli spiriti vogliono. Nata un infame 14 luglio. Un 25 luglio è la data del comunicato del PNF sulla razza. Cinque anni dopo, quel cialtrone di Mussolini sarà rimosso con colpo di Palazzo. Ottimo! Ottimo! Devi trovare il modo di farglielo cuccare mentre ci pensiamo noi a impiantarle l’ovulo per la Serena della Profezia. Poi ti diciamo noi quando è il momento di ingravidarla.” E continuò a trafficare quotidianamente con gli spiriti per il raggiungimento dell’obiettivo con tanto di sabba per l’ingravidazione.

Le stetti un po’ dietro. Le feci la festa. Clori fece poi l’operazione magica perché entrasse nel suo corpo, senza che nessuno s’accorgesse di nulla, l’ovulo da fecondare. Infatti, Nicla cominciò ad uscire visibilmente di testa. Beh, era nata fuori di testa. Ma al peggio non c’è mai limite. Poi diventerà ogni giorno peggio fino ad ora che da tempo vive o sopravvive come in uno stato di trance permanente così visibile da far pena. Ma era nata così. Non possiamo rovinare nessuno che non sia già pidocchio ossesso, dunque da essere distrutto per la rigenerazione dell’umanità, per quel che ci sono umani su questa terra stradominata per troppo tempo da pidocchi ossessi. Del resto, Nicla c’occorreva così. L’abbiamo usata per spingere i delinquodementi di Stato a fare ciò c’occorreva ci fosse fatto. Tra pidocchi delinquodementi si credono e si sostengono sempre. È una banale legge di psicologi sociale. Dunque è facile manipolarli.

Quando venne il momento dell’ingravidazione, gli spiriti fecero sì che Nicla, dopo un periodo che aveva fatto sceneggiate, accettasse il mio invito ad uscire. Glielo misi dentro e la fecondai nell’auto, in un picoclo spiazzo in un boschetto, mentre attorno, da lei non visto e neppure immaginato, c’era un gigantesco ma silente sabba organizzato da Clori con la sua rete magica. Poi, fu d’obbligo un po’ di sceneggiata mia perché la messa incinta sembrasse del tutto casuale, non voluta. Il 7.7.1972 nacque dunque Serena. Il giorno preciso voluto dalla Profezia.

Io, poi, me ne andai. Occorrevo in altri luogi e con altri. Non potevo certo passare la vita in prossimità di una Nicla pidocchia delinquodemente ossessa. Necessità di Profezia avevano obbligato a quella temporanea prossimità.

A lei, Serena, non occorreva dire nulla sulla sua origine vera e sulla Profezia. Infatti non sa nulla. Nessuno sa nulla. Non occorre. Ne parliamo ora perché solo ora possiamo e dobbiamo. Sono solo piccoli elementi di cronaca. Nulla di più. Serena non ha neppure idea che siano cabale e Profezia. Tuttavia s’è avviata sulla via della cabala contemplativa ed estatica, la kabbalah iyunit. Abbiamo dato a Serena una luce particolare che non la lascia mai. Se ne accorgono tutti che ha qualcosa di differente, di meglio, anche se nessuno riesce a razionalizzare, neppure ad immaginare, che sia. È la Profezia. Che l’ha mascherata dietro le vesti di suora. Oggi non occorre più il segreto. Lei ci sta male come suora. Non capisce il perché. Non importa. Lei aspira ad un universo di spiritualità. Non a caso, non è a suo agio sotto quelle vesti e con quelle costrizioni del già-gesuita miliardario con la sua accolita di delinquodementi speculatori di religioni. Bisogna pur conoscere il mondo per muoversi in esso. Gleilo abbiamo fatto conoscere. Sarà, ad ogni modo, la Profezia a decidere i passi o meno successivi.

“Quando giunsi alla terza notte, ed era passata la mezzanotte, mi appisolai con il calamo in mano e la carta sulle ginocchia; notai che la candela stava per spegnersi, mi apprestai a sistemarla, e la spensi come fa spesso uno che è sveglio. Allora vidi che la luce persisteva, e fui preso da un grande stupore. Guardando più attentamente, vidi che essa proveniva da me stesso. Dissi tra me: "Non ci credo". Cominciai a girare per tutta la casa, essa [la luce] si muoveva con me. Mi infilai nel giaciglio e mi coprii, ed ecco, quella si muoveva puntualmente con me. Dissi tra me: "Questo cui ho assistito è certamente un grande segno e un nuovo evento."”
Ecco, Serena ha una luce di quel tipo. Lei non sa bene quel che fa. Crede di avere una qualche regola e che lei sappia quale sia. In realtà, è semplicemente guidata da una luce che sente senza vedere e senza sapere d’avere. Si sente a disagio nei panni di suora che solo sfrutta per quello nessuno sa e nessuno può comprendere. Non sono i cenci che fanno l’animo degli eletti. Sì, suora, perché abbiamo voluto tenerla celata, anche a sé stessa, almeno fino ad oggi. Oggi ne scriviamo dunque, teoricamente, non è più celato. Le abbiamo messo sulla sua strada un già gesuita. Un ebreo invero camuffato da prete, da gesuita, poi da ex-gesuita, con la “passione” dell’Oriente, trasformatosi in affarista inquieto, già inquieto quando semplice prete e gesuita. Costui, un bel giorno, ha creato una sua Comunità, in pratica una confessione religiosa, un Ordine. Una cosa molto profana, dietro la maschera religiosa, dato che è una macchina per fare soldi. Non importa. A noi interessava Serena. Attraverso quella macchina per fare soldi e dietro la copertura di suora attraverso, di fatto, quell’Ordine, s’è dedicata alla kabbalah iyunit. Non importa si sappia ora quel che seguirà e la funzione esatta, logica, che ciò dovrà avere rispetto alla Profezia. Forse, non si dovrà mai sapere. Se occorrerà lo racconteremo quando verrà il momento di poterlo raccontare.

In effetti, Serena, è anche lei pervasa da una coscienza d’alterità, d’essere altra. Ciò sebbene non sappia nulla di quello che è successo. Uno schifo epidermico, naturale, pur razionalmente negato e rifiutato, la pervade nei confronti della pseudomadre. Lei non sa perché, ma la sente estranea. Tuttavia, se lo nega. Finge, vorrebbe affermare, amore filiale, che pur voluto per spontaneo bontà di sentimenti, non riesce proprio a provare. In effetti, è figlia della Profezia. Non della pseudomadre. Per qualche scherzo del destino, la cosa veniva generalmente percepita. Tutti, ancora Serena piccola, piccolissima, vedendola, affermavano come fosse un caso in cui la paternità fosse certa, ma non la maternità. Idem, crescendo. Che verità che dicevano, pur credendo di far finta di scherzare per rendere una percezione evidentemente un po’ tutti avevano!

L’ordine naturale ha sempre della ragioni semplici e naturali, anche se il pidocchio medio preferisce inventarsi grandi complicazioni che spesso non ci sono. È tutto lì, che si svolge secondo una qualche volontà divina, neppure particolarmente misteriosa.

È tutto, per ora.