Chinese Asylums 12. Le polizie nelle Cine, a protezione di ladroni e ladruncoli come d’altri criminali
by Georg Rukacs
Nello spazio mafioso cinese la polizia non esiste, è a livello di vigili urbani di un paesino italico di 1,000 abitanti. Usano appunto mafie o polizie speciali, maniacal-ossesse inclusi. La polizia esiste improvvisamente solo se il potere ordina epurazioni e stragi, ma, come polizia vera, proprio non esiste.
Certo avere dei poliziotti pacieri che sono lì a frotte, ansiosi solo d’essere chiamati per dire che non possono fare nulla è rassicurante, magari, da taluni punti di vista. A volte sono pure utili, almeno quando possono fare qualcosa, se i contendenti sono entrambi d’accordo ed occorreva dunque far perder tempo ad un terzo pagato dallo Stato locale.
Una volta, nella RPC a Wuhan andai in un posto di polizia a chiedere dove fosse l’ufficio passaporti, visti, permessi soggiono, eccetera, di quella città, città di un 5-6 milioni d’abitanti mi dissero. Panico. C’erano un paio di poliziotti anzianotti, teneri e mansueti che sembravano in pantofole. Il cinese non telefona al superiore, ad un ufficio capo o centrale. Sarebbe redarguito per avere disturbato grandi superiori “in riunione”, insomma a fare i fatti loro.
Per cui, panico. Loro erano in quell’ufficio sonnolento, vicino ad una università ed in zona di università e di mille altre attività, non proprio sperduto tra i monti, ufficio sopravvissuto forse solo perché uno Stato, anche come il maoista senza legge né regole, deve far finta d’avere una polizia. Stavano lì. Avevano l’aria che qualche loro collega di passaggio, non in divisa, avesse mai arrestato un ladro in un mercato, e lo avesse portato lì, loro forse si sarebbero messi a piangere per lo sventurato e, poi, pur di non disturbare le autorità superiori, lo avrebbero lasciato andare. Per quanto anche i loro colleghi in borghese... Se i due in divisa non potevano neppure chiedere a quelli in borghese dove fosse l’ufficio passaporti o se quelli non lo sapevano. Se il livello di quell’ufficio era quello, quelli in borghese, che comparivano di tanto in tanto, forse venivano da casa o da altri fatti loro, così per farsi vedere un attimo e ritornarvi, più che dalle solite perlustrazioni in aree critiche che caratterizzano il poliziotto in borghese. Tra l’altro, l’ufficio aveva una radio, collegata con una qualche centrale operativa, da cui si sentivano voci, ma appunto serviva solo per ricevere. Si fossero mai permessi di chiedere ad una qualche centrale operativa dove fosse l’ufficio passaporti e simili, la polizia amministrativa, per stranieri, chissà che sarebbe successo loro...
Insomma, non sapevano dove fosse l’ufficio passaporti e simili per stranieri della città. Non c’era scritto da nessuna parte. A loro non era mai interssato saperlo. Non potevano chiederlo a nessuno. Alla fine telefonarono all’ufficio dell’università, alla funzionaria che m’aveva in gestione con gli altri stranieri lì, e dissero che io ero lì. Furono rassicurati che lei mi conoscesse. Ma neppure lei disse loro dove l’ufficio passaporti fosse. Lei lo sapeva, ma, appunto, comunicare per telefono un indirizzo d’un ufficio passaporti al posto di polizia poteva forse essere compromettente per almeno lo status di quel “grande” centro del partito. Bastava, altrimenti, i due poliziotti, scoperto l’indirizzo, me lo scrivessero su un foglietto. Avevano fogli e penne.
Alla fine chiamarono un taxi. No, io volevo solo l’indirizzo. Non volevo un taxi. Avessi voluto un taxi, l’avrei chiamato, ne passavano tanti, avrei loro mostrato il mio passaporto ed avrei chiesto dell’ufficio dove s’occupano di quelle cose. Di certo, mi c’avrebbe accompagnato. Poi, infatti, non quel giorno, feci così. Tra l’altro, visto che i tassisti lo sapevano dove fosse la polzia amministrartiva per stranieri, i due poliziotti potevano anche chiedere loro l’indirizzo e scrivermelo. No, era troppo difficile. Così, alla fine, dopo forse più d’un ora, dopo che quei miti poliziotti di quel luogo sonnacchioso in una città ed area per nulla sonnacchiosa le avevano provate tutte, pur senza provar nulla, me ne andai senza l’indirizzo dell’ufficio passaporti, visti, etc. per stranieri della città.
Ah, certo, se il partito li chiamava per ritirarmi il permesso di soggiorno, poliziotti arrivavano subito dall’ufficio centrale e con aria ben agguerrita. Cosa che infatti successe.
A Taiwan, la polizia è egualmente strana, pur con posti di polizia con un’aria moderna. È una polizia, come quella della RPC, di uno Stato, o pseudoStato, mafioso. Nella RPC non si vede, perché il partito è la vera polizia. A Taiwan, è ormai da qualche tempo che il partito unico è stato sostituito dalla congregazione dei partiti. Nella sostanza, non è cambiato nulla, ma, appunto, non c’è più il partito unico ben visibile. C’è la mafia unica, come già prima, che si vede solo se capitano cose per cui la si possa vedere. I cinesi la vedono, inevitabilmente. I foresti o non la vedono o fanno finta di non vederla. Qualcuno che la veda o la vedesse, l’ho incontrato. In genere, anche se l’intuiscono, preferiscono ritirasi in nicchie o per loro preparate o da loro stessi costruitesi.
La prima volta che chiamai la polizia a Taiwan, fu perché stavo preparando i bagagli ma il furbastro canadese presso cui avevo subaffittato non aveva intenzione di darmi davvero indietro la cauzione. Fu solo perché lui se la fece sotto, che io potei dare le chiavi al poliziotto poi assistette al mio impaccare le mie cose mentre lui dette i soldi della cauzione. Sarebbe bastato lui avesse detto che avevo fatto chissà che danni o non avessi pagato lui chissà che spese, che loro si sarebbero ritirati. Fu il suo voler fare il gradasso, ma senza poi dire che non mi dava indietro la cauzione, che permise la transazione equa per me (per lui era invece andata buca la truffa voleva fare).
Già quella volta scoprii che a Taiwan, l’unica vera preoccupazione è tu che conoscenze abbia. La prima cosa chiedono è chi uno conosca, che amici abbia. Io dico sempre che non conosco nessuno. Già dire che sono domande mafiose, ...non capirebbero... ...non capiscono... ...s’offenderbbero senz’avere capito che se uno è lì è lui e c’è un qualche problema legale, che importa poco che conosca il presidente o sia un barbone alcolizzato che vive rovistando bottiglie semivuote per le strade. Nella RPC, è tutto più semplice perché si sa in partenza che non serve a nulla chiamare la polizia. La polizia è il partito loro. A Taiwan, sembra invece che la polizia esista... ...solo se uno è preso sul fatto per strada, forse, oppure per operazioni ordinate forse da qualkche procura, o se uno, un singolo, già non sarei sicuro nel caso di una gang mafiosa, si mette a sparare od accoltellare. Altrimenti, la polizia è una finzione mafiosa. ...“Lei, chi conosce?”... Infatti, quella volta del canadese, lui telefonò a mezzo mondo e li fece pure parlare con loro. Io non telefonai a nessuno e mi misi a guardare la tv che era accesa al posto di polizia. Però, poi, di fronte a loro, che non s’aspettava chiamassi, se la fece sotto e dette loro il deposito mi spettava e poi, loro (il poliziotto restato lì con noi), lo dettero a me quando fui fuori da quella casa.
Un’altra volta, a dicembre 2006, la chiamarono pidocchi smascherati e che tentarono l’ultima. La buttarono sulla stereotipo dello straniero in escandescenze e forse drogato. Non ero in escandescenze né lo ero stato. Quando il poliziotto terrorizzato [dall’aver dovuto, nel caso, intervenire] mi vide prendere un pacchetto di “polvere” bianca era zucchero che mi versai in bocca dal sacchetto. Non ho comunque, mai mai mai, usato droghe, neppure spinelli, né sniffate occasionali. Nulla. Nulla. Nulla. Non che sia contrario in astratto, né che abbia moralismi. Semplicemente, non sono cose per me, fino ad oggi, né ho curiosità o altro da soddisfare. Non mi interessano, fino ad oggi, e forse anche domani ed oltre. Alla fine, i poliziotti chiamati furono utili a protezione mia visto che il pidocchio smascherato e ridicolizzato, ma che si sente comunque coperto, le può davvero tentare tutte. Ma, appunto, fui io che governai loro, loro poliziotti, non loro che svolsero un qualche ruolo loro.
La chiamarono poi, giorni fa, i pidocchi ultimi (ora sono in un altro posto, da un giorno, e fino ad ora i rumori sono del tutto normali, sembrerebbe, per cui non ho ragione, fino a questo momento, di poter dire vi siano dei pidocchi, qui; più tardi od in futuro non so; anche la nostra strumentazione non segnala nulla fino a questo momento; oltre vedremo), perché dopo avermela menata che un danneggiamento da loro scoperto in una stanza cui io non avevo accesso dovevo averlo fatto io, dissi loro che chiamassero la polizia. La polizia, quel poliziotto quel giorno col suo collega, controllò, chiese e sentenziò che c’era una legge. Era un’eccezione che si riferissero alla legge. Già altri, sullo stesso fatto, poi risollevato dai pidocchi, altri poliziotti ebbero atteggiamenti differenti. ...Sebbene, quando i pidocchi di lì presentarono come prova che io avessi rotto, il 24 febbraio 2007, qualcosa in una stanza non avevo accesso, un video del 26 febbraio 2007, dunque 2 giorni dopo, di me che facevo ginnastica nel corridoio deserto e con stanze attorno deserte, anche i poliziotti più a loro favorevoli, dopo aver sentito che stessi facendo nell’uno o nell’altro punto del video [ben lo sapevo che c’erano le telecamere!], si convinsero intimamente che i pidocchi avevano raccontato loro un sacco di balle per giustificare le loro pretese di danni da me. ...Poi, i pidocchi di lì mi ruberanno il deposito cauzionario, con quella scusa.
Il giorno dopo la chiamai io, domenica 25 febbraio 2007, alle 18:30, non come “vendetta” perché l’avessero chiamata loro. È semplicemente che dal giorno prima avevano intenzionalmente chiuso la mia acqua calda che dipendeva da loro e che io pagavo. Un abuso, per provocare chissà che cosa dopo il fallimento e smascheramento delle loro operazioni pidocchiesche di tortura-linciaggio bianchi. Feci loro vedere che l’acqua non c’era. Feci loro vedere il tubo mio. Da dove veniva o dove andava. Detti la targa del pidocchio-capo era stato chiamato per chiuderlo, Mitsubishi2000GLX_7Q-7802. Feci presente che dopo quell’abuso, non casulamente avessero messo un lucchetto e l’avessero chiuso, al posto del lucchetto aperto che c’era prima, alla botola che va al sottotetto. Chiesi loro di farla riaprire o di andare loro sopra a controllare. Bastava si facessero aprire la botola, andassero sopra, e vedessero se c’era un qualche rubinetto per il mio tubo, e se era stato davvero chiuso, oppure se mi fossi inventato tutto. Certo, i padroni potevano rifiutarsi, ma pure loro poliziotti potevano trasmettere la segnalazione alla procura di un qualche abuso o truffa in atto. Invece nulla. Mi dissero che loro non potevano fare nulla e che, il giorno dopo, mi rivolgessi alla polizia per stranieri. Ed anche loro, come già tutti in precedenza, giù a chiedere chi conoscessi, un mio insegante o segreteria od altro da contattare. Era un abanale questione di chiedere che venisse aperta una botola e di verificare se il mio tubo, che avevo fatto vedere e ben visibile tra gli altri, fosse davvero stato chiuso. O l’hanno chiuso per una qualche ragione tecnica od è un abuso che ha implicazioni penali. Tra l’altro, i poliziotti non volevano assolutamente prendere il numero di targa avevo dato loro, Mitsubishi2000GLX_7Q-7802. Volevano il nome. Non l’avrebbero preso lo stesso l’avessi dato. Ci restarono male, quando dissi che scoprire un nome, od un posssibile nome, da un targa è mestiere loro. Non posso certo io farmi dare il nome da uno viene lì. Posso però prendere una targa. Alla fine lo detti loro quel numero di targa e loro lo tennero, lì per lì, quel biglietto con un numero di targa e sotto cui avevo scritto “mafia”. Lo avranno buttato via dopo.
Alla polizia per stranieri andai poi ieri, martedì 27 febbraio 2007, perché i proprietari non volevano il fitto sebbene avessi una proroga scritta di 3 mesi (tuttavia, scritta sull’unico foglio i proprietari mi avevano dato, non su copia del contratto che non mi avevano data). Anche lì, erano più interessati a chi conoscessi, che “amici” avessi. Alla fine mi dissero che era una questione personale, non giudiziaria. È vero, in realtà. Tuttavia l’acqua calda abusivamente ed intenzionalmente tagliata non è solo una questione personale. È come se uno paga un rifornimento di benzina e poi non gli danno la benzina. Non è proprio una questione personale. Dissi loro, allora, dell’acqua calda tagliata. Nulla. Fecero finta di non sentire. Accennai anche che dal giorno che ero arrivato avevano organizzato, [anche] in quell’ultimo posto, battiture ossesse di muri. A quel punto vidi loro far finta di non avere sentito e gli occhi deviare per guardare in altre direzioni. Ah, lì capii. Poi controllammo col satellite. Tutti quelli di quell’ufficio avevano fatto tirocinio a trattare con stranieri attraverso la tortura da camera come miliziani nazimaoisti paralleli. Dopo, avevano vinto il concorso andare in polizia. Ecco, dunque, che un contratto è una questione personale, anzi alla polizia per stranieri mi dissero che poteva esserci processo ed arresto se uno fosse restato in una proprietà altrui oltre il contratto (per cui non era più questione personale ma giudiziaria penale, non giudiziaria civile, per proteggere taiwanesi!), però arrassi come il tagliarti l’acqua calda oppure turture bianche sono cose su cui preferiscono non mettere naso. Poi, proprio perché era vero che, pur potesse avere la rilevanza del contratto una proproga su un foglio, a Taiwan i contratti di locazione vengono fatti su moduli particolari ed io non avevo neppure copia dell’originario (i delinquenti-pidocchi non me l’avevano data!), decisi di andarmene come m’era stato chiesto. Trovai, in poche ore, un altro posto vicinissimo
Mercoledì 28 febbraio, sono andato alla polizia normale, al commissariato di quartiere o zona. La disgustosa madre o zia o non so cosa della paurosa Lin m’aveva arrogantemente chiesto le chiavi dicendomi che non mi avrebbero dato indietro la cauzione perché avrebbero prima dovuto far riparare il danno, che ad ogni modo non dipendeva da me, ma che loro dicevano dovesse dipendere da me, nel bagno di altra stanza. Nella mia non c’erano danni. Ho dato le chiavi alla polizia, dicendo che i proprietari non mi volevano dare indietro la cauzione. 2 ore di discussione con differenti poliziotti. Alla fine, siccome i poliziotti, sebbene qualcuno simpatizzasse apertamente per loro in quanto connazionali, anzi co-tribali, co-cinesoidi o co-est-asiatici, glielo avevano detto che non c’entrava nulla che ci fosse stato un danno in altra stanza su cui non c’era nessuna prova, neppure indizio, l’avessi fatto io, i proprietari se ne uscirono che avevano la prova decisiva, le riprese delle telecamere di sicurezza installate due giorni prima. Invece, all’epoca o del fatto o della loro chiassosa scoperta dl fatto [il il 24 febbraio 2007], non c’era nessuna telecamera di sicurezza. La stanza era sfitta da 24 giorni o forse da prima dato che l’avevano usata solo come supporto-svincolo della tortura bianca affianco a me [iniziata il 31 dicembre 2006 o l’1 gennaio 2007]. Era una stanza senza neppure il materasso!
Ah, natalmente anche lì insistevano che dicessi loro che “amici” avessi. Insomma, volevano dei taiwanesi cui far riferimento. Dissi che non ho amici. Poi, dissi pure, che non avevo insegnante. Ho una insegnante-insegnante, non una insegnante baby-sitter o polizia parallela [per fottere stranieri]!!! Se gliene parlerò, forse, sarà per altri motivi non perché faccia telefonate inutili ai proprietari che intanto la loro truffa l’hanno fatta e sono ben determinati a persistere in essa. Poi, insegnanti ed università sono nel giro attivo della tortura bianca e delle milizie nazimaoiste, ...a difesa super-xenofoba della “razza” del pidocchio che si sente inferiore a tutto ed a tutti e lo vuole far ben sentire...
Le riprese delle tecamere di sicurezza, a parte che non c’entravano nulla col fatto pretestuosamente sollevato per non darmi indietro la cauzione, erano d’una cominca unica. ...Io ben lo sapevo che c’erano le telecamere di sicurezza...
Io al piano di sotto che riaccendo le luci:
- “Cosa facevi lì?”
- “...Appunto, hanno dato le chiavi ad un sacco di gentaglia per la tortura bianca, gentaglia che poi, allo sbando per l’insuccesso, fa pure danneggiamenti... Semplice, che facessi lì, al piano di sotto, ad accendere le luci! I loro camerati che da due mesi battono le pareti come ossessi dovevano far arrivare loro altri camerati, magari le stesse Lin [i proprietari], per le loro battiture e tonfi ossessi. Per non farli vedere dalle telecamere di sicurezza avevano spento le luci [le telecamere hanno ben ripreso la 徐瑋君 che spegneva le luci, e poi col telefono che telefonava che io le riaccendevo, rendendo possibile l’arrivo d’altri pidocchi nella sua stanza] Io le ho riaccese. Infatti, poi, hanno [徐瑋君] telefonato ai loro camerati [magari le stesse Lin] di non venire perché le telecamere li avrebbero ripresi.”
Al mio piano:
- “Che facevi lì a quella finestra ad aprila o chiuderla, guardavi nelle stanze d’altri? [gliel’avevano detto i Lin, loro peeping tom/guardoni-origliatori [che poi hanno visto ed origliato solo quello che i nostri similatori hanno fatto vedere e sentire loro!] e torturatori bianchi che io avrei guardatoi in stanze altrui]”
- “La finesta dà sull’esterno anche se è in parte cieca. Quando fa caldo la apro. Quando fa freddo, la chiudo.”
- “Ecco e laggiù nel corridoi che facevi al buio?”
[Sbrirro che simpatizzava per loro, sgomento da tale banale verità!]
- “Non c’era nessuno al piano. Le finestre laggiù danno su Taichung e verso SoGo. Erò lì a guardar fiuori, a guardare la città.”
[Sbrirro che simpatizzava per loro, ancor più sgomento da tale banale verità! ...Visto che non c’è stata nessuna forzatura di porte né danneggiamento all’epoca ed al tempo delle registrazioni delle telecamere, che dovevo fare in un corridoio buio e con due finestre apribili che danno verso l’esterno con panorama solo e solissimo sulla città ed in direzione di SoGo, ed in assenza di altri inquilini?! Anche uno fosse un origliatore, che fa, origlia il silenzio di chi non c’è?!]
Poi c’erano tutte le mie riprese dove facevo ginnastica, esercizi vari, mi appendevo con le mani alla botola chiusa che va sul sottotetto, etc. Ce ne sarà stata pure una di me un attimo al piano di sotto, a parte quelle di quando riaccendevoi le luci. C’erano problemi di acqua e tubazioni da alcuni giorni, con strani rumori d’acqua, ed avevo dato un’attimo un’occhiata in prossimità di stanze vuote, senza nessun affittuario né presente né assente, proprio vuote-vuote, sfitte. Avevo un’attimo dato un occhiata al piano subito sotto, in prossimità d’una stanza vuota-vuotissima, sfitta [una stanza senza finestre esterne]. Da quando loro avevano chiuso la mia acqua calda, una maledizione contro di loro!, erano iniziati questi problemi d’acqua. Il 27 febbraio 2007, i proprietari hanno pure spento l’acqua calda dell’edificio. Appunto, c’era qualche problema tecnico. Il giorno sono andato via, pure un tubo affianco alla mia stanza [ben inquadrato dalle telecamere, per fortuna!] s’è messo a perdere, a sgocciolare. Il 26 febbraio forse, avevo sentito un rumore d’acqua che si rovesciava (forse era in realtà la caldaia attaccata alla mia stanza od un serbatoio dell’acqua ad un metro dal muro esterno all’altezza ed in prossimità della mia stanza), e visto che ero lì avevo dato un occhiata. Ma anche avessi gironzolato per stravaganza personale, non v’era nessun reato, nessuna violazione “condominiale”, nessun disturbo altrui, nessuna perversione, nessuna mania. I peeping tom/guardoni, gli origliatori, i pervertiti ossessi erano e sono solo le milizie nazimaoiste che avevano reclutato i proprietari e gli inquilini, oltre che mandato pure loro pidocchi nell’edificio per il loro “lavoro” ossesso di tortura bianca. Perfino le telcamzere di sicurezza appena installate erano divenute pe rla purosa Lin elemento di nuovo guardonaggio ed ossessioni. S’era annotata tutte le volte in cui comparivo. Non so se si toccasse pure, visto che le dicevo in continuazione che l’amavo, pur con lei che si ritraeva dicendomi che non erano cose per lei [che vuol restare pidocchia al servizio della “famiglia” che per ora la vuole, come le sorelle o sorellastre, illibatissima, ...a far l’inserviente e la guardonatrice con tortura annessa] ...e poi con me, “il nemico!”, ma era chiaramente turbata da tutte quelle mie uscite nel corridoio con conseguenti comparse nelle loro telecamere. Sono lì che studio o scrivo. L’ambiente è piccolo. Nel corridoio non si da noia a nessuno, visto che non c’è mai nessuno ora che i pidocchi s’erano trasferiti sotto. L’unico inconveniente è che è lurido. Comunque, con le scarpe appena infilate è un attimo far dieci passi, od anche qualche esercizio di ginnastica. Quando il poliziotto, ormai disilluso da quei suoi co-tribali imbecilli ed ossesi, oltre che mentitori, aveva detto, sentito le mie naturalissime spiegazioni [l’avevo pur invitato a farsi accompagnare su a vedere dal vero i luoghi e dove danno le finestre che aprivo-chiudevo da cui, da due, non dalla terza quasi cieca, guardavo il panorama della città], che non gliene fotteva più una pippa di continuare a perder tempo con quelle inutili “prove”, proprio la paurosa Lin agitatissima se n’era uscita con: “Ma ce ne sono tante altreeeeeeeee...” ...Io che facevo ginnastica per qualche secondo o minuto, e, di tanto in tanto, di nuovo...
Ma a quel punto, pur il poliziotto che pur parteggiava per loro era proprio sconsolato. La paurosa Lin diceva che ne aveva una marea d’altri punti del video come quelli. ...appunto, io che facevo ginnastica nel corridoio. Nessun reato. Nessuna violazione “condominiale”. Pure, nessuna mia stravanza. Mi vedevano a far ginnastica ed anche qualche cerimoniale vario a mani giunte. Null’altro. ...La Lin agitatissima mentre io la guardavo gelido, ed anche che scoppiavo dal ridere dentro di me, ed un po’ si doveva notare. Il poliziotto ormai sfatto da quella visione inutile della camere di sicurezza. La madre e la stessa Lin che avevano raccontato che andavo nelle stanze altrui per spaccare non so cosa e per controllare il prossimo che poi, dopo essersi offerti di documentare il tutto, come suggerito dal loro capo pidocchio demente-ossesso, il maestrino con la Mitsubishi2000GLX_7Q-7802, avevano sottoposto a dei poliziotti, pur cinesi o taiwanesi, delle cose senza senso.
A quel punto, il poliziotto sfatto, con meno di nulla, con l’altro che aveva aspettato fuori, si accingono ad andarsene e mi dicono che comunque le chiavi avevo dato alla polizia, loro non le tengono. E ci mancava me le riprendesi indietro! ...Dopo che m’hanno fatto presente, alla polizia per stranieri, che è un reato gravissimo restare in una proprietà altrui oltre il contrtato regolare... ...e se poi, tra l’altro avevo già tutto traslocato, si combinavano qualche disastro e dicevano che svicolnado tra le telecamere di sicurezza, l’avevo fatto io con le chiavi? Il poliziotto parteggiava per loro, non aveva il coraggio di dire a loro che mi dessero i soldi o che avrebbe trasmesso la cosa alla procura, come sarebbe stato suo dovere.
Ecco, che, allora, l’altro poliziotto mi mette le chiavi in mano. Le metto per terra i loro piedi. Non è che potessi mettermi a fare violenza fisica a dei poliziotti, neppur mettendo delle chiavi non volute nelle loro tasche. Posso però metterle ai loro piedi. Le diano loro ai Lin o siano loro i testimoni che i Lin le raccattano. Poi vado a sedermi per terra dall’altra parte della via. Qualche secondo e torno lì un attimo per dire che devono darmi i mei soldi, e lo faccio in modo un po’ teatrale, sì che il vicinato veda, forse senta, di sicuro intuisca, che sto dicendo loro che mi stanno rubando i miei soldi. Poi, mi vado a risedere dall’altro lato della strada. Il poliziotto parteggiava per loro, ma distrutto ora da quel CD-Rom delle telecamere di sicurezza che le smerda, mi viene ad urlare non so cosa. Io mi scanso divertito, ma in verità aveva in mano un foglio arrotolato, non un manganello, e poi non è che me lo stesse dando addosso. Mi dicono che il giorno dopo devo andare dalla mia insegnante, per quella cosa, che loro non possono fare nulla. Ecché, può fare qualcosa “la mia insegnante”?! Dico che non ho insegnanti. Reagiscono stizzitti. Devono aver dato le chiavi alle Lin, o le Lin se le devono essere prese. Fanno per andarsene. Piuttosto divertito, prendo anch’io la mia bicicletta, che era affianco alla loro auto, e me ne vado proprio davanti a loro, sì che vedano che non sono restato lì. Se poi le pidocchie sono decedute, od è esploso il caseggiato, non è a causa mia.
La mia maledizione contro i pidocchi deve solo, la mattina del 28 febbraio 2007, aver fatto spaccare un tubo (controllato dalla camera di sicurezza, dunque è chiaro che io non l’ho neppure toccato) che s’è improvvisamente messo a sgocciolare, con laghetto per terra, affianco alla mia stanza. Il rilascio d’energia per la mia fuorioscita dal luogo è evidente che è alterato il già precario equilibrio di quella struttura strana [piena di stanze cieche] e piuttosto raffazzonata, per via di ristrutturazioni un po’ alla cartapesta. Magari crollerà tutto. E pure il già precario squilibrio ossesso dei pidocchi del luogo diverrà ancora più squilibrato. Ossessionati dall’insuccesso della tortura-bianca hanno speso qualche decina di migliaia di taibi per le telecamere di sicurezza per fregarmi. Neppure un sospetto. Visto che le loro fantasia sono smentite dalle registrazioni non appena mi si chieda conto di quel che si vede. Certo, se si “spiega” che una finesta in cui guardo dà chessò su una riserva di lingotto invece che sulla città, come in verità dà... ...Appunto si deve guardare il fatto, chiedere a me se nella ripresa ci sono io, anche ad altri se si crede, e poi guardare le strutture dal vero, come sono, non come i pidocchi raccontano siano. Se una finestra dà all’esterno, o su nulla o sulla città [neppure in case altrui in quel caso], certo si può dire che uno guardi chissacchi/cosa, ma è semplicemente una balla. Appunto, i maniaci sono solo i pidocchi! E pur bugiardi.
Quella delle telecamere di sicurezza, che poi non dicono nulla di quel vorrebbero, ma anzi svelano la loro demenza, è un classico della sezione di Taichung delle milizie dei pervertiti ossessi delle milizie nazimaoiste da tortura-linciaggio bianchi. Quando al 20, 大聖街, 16 maggio 2004..16 giugno 2005, i miliziani da tortura-linciaggio bianchi supplicarono la padrona di non rinnovarmi il contratto, perché dopo 13 mesi di tortura-linciaggio bianchi d’affianco (la famiglia d’un direttore di scuola) e da sopra (squadre di studenti, disoccupati, prostitute, infermiere, secondine, etc. dementi ossessi) avevano solo rovinato se stessi ed i propri figli in fasce, oltre che tutto il palazzo, usarono egualmente una telecamera di sicurezza. I pidocchi avevano oscurato la finestra delle scale del mio piano con dei giornali. Io avevo tolto i giornali. Si avete capito bene! Perché per il pidocchio è normale oscurare una finestra coi giornali mentre è strambo togliere i giornali perché la luce illumini le scale... Ecco, avevano usato la foto di me che, in pratica, pulivo la finestra dai loro giornali abusivamente messi (infatti, dopo che me ne sono andato li hanno rimossi: è a tiro di vista dalla mia scuola, posso controllare quando voglio, ed i giornali oscuranti sono poi stati tolti e non sono stati rimessi, dopo che sono andato via), per fare un manifesto [con foto che tolgo i giornali oscuranti dalla finestra] contro di me appeso nell’ascensore dai pidocchi della ditta di sicurezza (che cooperavano coi pidocchi della tortura-linciaggio bianchi) e per chiedere alla padrona che non mi rinnovasse il contratto. Lei mi aveva detto che voleva vendere l’alloggio, e che non poteva dunque rinnovare il contratto. Non l’ha mai messo in vendita. Tale è la “razionalità” dei pidocchi xenofobi dementi-ossessi naziamoisti ed anche la loro solidarietà etnica.
Dunque, qui, in 篤行路85號, m’hanno fregato 4,000 taibi, meno 400 che comunque avrebbero trattenuto, per contratto, per pulire la stanza (la tassa pulizie da dare forse come mancetta alle figlie/nipoti della famiglia Lin che puliscono materialmente le stanze di tanto in tanto liberate), meno l’elettricità, che sarà stata sui 200 o 300. In pratica m’hanno fregato 3,300-3,400 taibi. Al cambio convenzionale di 40 per un euro e di 2,000 l’euro, un 165-170,000 vecchie lire italiane.
Il problema del cinese e cinesoide è che si sente inferiore. Attravero torture-linciaggi bianchi ed attraverso truffe crede di farsi superiore al “pollo” che ha colpito e truffato. È lo stesso meccanismo di chi in Italia od in Europa od altrove faccia le stesse cose, o talune di queste cose, contro stranieri soprattutto. Ti senti inferiore. Allora ti proclami superiore con l’abuso. Personalmente, non mi sento abusato sebbene i crimini di questi criminali e ladruncoli, e pur di chi li manda e li arma con strumenti da guardonaggio, siano gravissimi. Sono certo, che loro, alla fine, si sentano ancora più inferiori. Di certo, lo si sentano o meno, lo sono. Sono più inferiori di quanto fossero prima di fare queste cose. Per cui continuano con maggior accanimento e demenza ossessa a far le stesse cose. Assalti allo straniero e truffe. Fino all’autodistruzione.
Ah, ho subito scritto alla paurosa Lin una email di congratulazioni. Della serie, ecco lo vedi che siete solo dei ladruncoli e dei pidocchietti con copertura di Stato. Ecco tale è la vostra vita. Auguri. Non capità. Non importa. L’ho detto a me stesso.
Nelle Cine e Cinesoiderie, tutti, sennò o non sono mai stati cinesi-cinesoidi od hanno cessato d’esserlo, non hanno rispetto di sé stessi. Non che avendo il rispetto di sé stessi e degli altri non si possano fare cose terribili. Ma le si fanno sapendo quel che si fa ed il perché, anche le ragioni fossero del tutto irrazionali ed incontrollabili. Altrimenti, se si fanno le cose “perché ordinato”, “perché così fan tutti”, “per la difesa del nostro modo di vivere”, s’è, anche altrove nel mondo, come i cinesi-cinesoidi. Tra l’altro, proprio sfruttando le bassezze ossesso-pidocchiesche, si realizzano grossi crimini e grosse distruzioni come durante la cosidetta Rivoluzione Culturale maoista, un pogrom, tipicamente cinese-cinesoide, contro l’umanità e contro loro stessi.
In compenso, i poliziotti una cosa l’hanno fatta. Hanno dato alle Lin il mio nuovo indirizzo e loro l’avranno dato ai loro pidocchi-capi e -miliziani. Manderanno qualcuno dei loro magnaccia e dei loro mignotti/e-pidocchi pure qui e ne recluteranno in loco. Il vantaggio del posto dove sono ora è tuttavia che, se uno si mette a battere e ticchettare, oppure se tali cose si verificano anche senza uno le faccia con intenzione ed in modo sistematico, si sente in tutti i 4 piani (terreno incluso) di questo luogo ed in stanze distanti come uno lo stesse facendo contro una stanza anche distante dal teatro d’operazioni. Vedremo, se iniziano pure qui, come forse inevitabile, visto l’accanimento fino ad oggi, sempre che il padrone non dica di no, ...sempre che possa. Fino a questo momento, notte tra il 28 febbraio e l’1 marzo 2007, la seconda notte ora, nessuna battitura ossessa, nessuna battitura specifica quando uno vada al gabinetto, né quando si posizioni in un punto o l’altro della piccola stanza. Solo normali o non normali rumorii da edificio e da qualche nottambulo o mattutino che fa non so cosa. Il futuro è sempre incerto. Se inizieranno tra un minuto, nonostante i loro continui rovesci contro di me, non posso saperlo.
by Georg Rukacs
Nello spazio mafioso cinese la polizia non esiste, è a livello di vigili urbani di un paesino italico di 1,000 abitanti. Usano appunto mafie o polizie speciali, maniacal-ossesse inclusi. La polizia esiste improvvisamente solo se il potere ordina epurazioni e stragi, ma, come polizia vera, proprio non esiste.
Certo avere dei poliziotti pacieri che sono lì a frotte, ansiosi solo d’essere chiamati per dire che non possono fare nulla è rassicurante, magari, da taluni punti di vista. A volte sono pure utili, almeno quando possono fare qualcosa, se i contendenti sono entrambi d’accordo ed occorreva dunque far perder tempo ad un terzo pagato dallo Stato locale.
Una volta, nella RPC a Wuhan andai in un posto di polizia a chiedere dove fosse l’ufficio passaporti, visti, permessi soggiono, eccetera, di quella città, città di un 5-6 milioni d’abitanti mi dissero. Panico. C’erano un paio di poliziotti anzianotti, teneri e mansueti che sembravano in pantofole. Il cinese non telefona al superiore, ad un ufficio capo o centrale. Sarebbe redarguito per avere disturbato grandi superiori “in riunione”, insomma a fare i fatti loro.
Per cui, panico. Loro erano in quell’ufficio sonnolento, vicino ad una università ed in zona di università e di mille altre attività, non proprio sperduto tra i monti, ufficio sopravvissuto forse solo perché uno Stato, anche come il maoista senza legge né regole, deve far finta d’avere una polizia. Stavano lì. Avevano l’aria che qualche loro collega di passaggio, non in divisa, avesse mai arrestato un ladro in un mercato, e lo avesse portato lì, loro forse si sarebbero messi a piangere per lo sventurato e, poi, pur di non disturbare le autorità superiori, lo avrebbero lasciato andare. Per quanto anche i loro colleghi in borghese... Se i due in divisa non potevano neppure chiedere a quelli in borghese dove fosse l’ufficio passaporti o se quelli non lo sapevano. Se il livello di quell’ufficio era quello, quelli in borghese, che comparivano di tanto in tanto, forse venivano da casa o da altri fatti loro, così per farsi vedere un attimo e ritornarvi, più che dalle solite perlustrazioni in aree critiche che caratterizzano il poliziotto in borghese. Tra l’altro, l’ufficio aveva una radio, collegata con una qualche centrale operativa, da cui si sentivano voci, ma appunto serviva solo per ricevere. Si fossero mai permessi di chiedere ad una qualche centrale operativa dove fosse l’ufficio passaporti e simili, la polizia amministrativa, per stranieri, chissà che sarebbe successo loro...
Insomma, non sapevano dove fosse l’ufficio passaporti e simili per stranieri della città. Non c’era scritto da nessuna parte. A loro non era mai interssato saperlo. Non potevano chiederlo a nessuno. Alla fine telefonarono all’ufficio dell’università, alla funzionaria che m’aveva in gestione con gli altri stranieri lì, e dissero che io ero lì. Furono rassicurati che lei mi conoscesse. Ma neppure lei disse loro dove l’ufficio passaporti fosse. Lei lo sapeva, ma, appunto, comunicare per telefono un indirizzo d’un ufficio passaporti al posto di polizia poteva forse essere compromettente per almeno lo status di quel “grande” centro del partito. Bastava, altrimenti, i due poliziotti, scoperto l’indirizzo, me lo scrivessero su un foglietto. Avevano fogli e penne.
Alla fine chiamarono un taxi. No, io volevo solo l’indirizzo. Non volevo un taxi. Avessi voluto un taxi, l’avrei chiamato, ne passavano tanti, avrei loro mostrato il mio passaporto ed avrei chiesto dell’ufficio dove s’occupano di quelle cose. Di certo, mi c’avrebbe accompagnato. Poi, infatti, non quel giorno, feci così. Tra l’altro, visto che i tassisti lo sapevano dove fosse la polzia amministrartiva per stranieri, i due poliziotti potevano anche chiedere loro l’indirizzo e scrivermelo. No, era troppo difficile. Così, alla fine, dopo forse più d’un ora, dopo che quei miti poliziotti di quel luogo sonnacchioso in una città ed area per nulla sonnacchiosa le avevano provate tutte, pur senza provar nulla, me ne andai senza l’indirizzo dell’ufficio passaporti, visti, etc. per stranieri della città.
Ah, certo, se il partito li chiamava per ritirarmi il permesso di soggiorno, poliziotti arrivavano subito dall’ufficio centrale e con aria ben agguerrita. Cosa che infatti successe.
A Taiwan, la polizia è egualmente strana, pur con posti di polizia con un’aria moderna. È una polizia, come quella della RPC, di uno Stato, o pseudoStato, mafioso. Nella RPC non si vede, perché il partito è la vera polizia. A Taiwan, è ormai da qualche tempo che il partito unico è stato sostituito dalla congregazione dei partiti. Nella sostanza, non è cambiato nulla, ma, appunto, non c’è più il partito unico ben visibile. C’è la mafia unica, come già prima, che si vede solo se capitano cose per cui la si possa vedere. I cinesi la vedono, inevitabilmente. I foresti o non la vedono o fanno finta di non vederla. Qualcuno che la veda o la vedesse, l’ho incontrato. In genere, anche se l’intuiscono, preferiscono ritirasi in nicchie o per loro preparate o da loro stessi costruitesi.
La prima volta che chiamai la polizia a Taiwan, fu perché stavo preparando i bagagli ma il furbastro canadese presso cui avevo subaffittato non aveva intenzione di darmi davvero indietro la cauzione. Fu solo perché lui se la fece sotto, che io potei dare le chiavi al poliziotto poi assistette al mio impaccare le mie cose mentre lui dette i soldi della cauzione. Sarebbe bastato lui avesse detto che avevo fatto chissà che danni o non avessi pagato lui chissà che spese, che loro si sarebbero ritirati. Fu il suo voler fare il gradasso, ma senza poi dire che non mi dava indietro la cauzione, che permise la transazione equa per me (per lui era invece andata buca la truffa voleva fare).
Già quella volta scoprii che a Taiwan, l’unica vera preoccupazione è tu che conoscenze abbia. La prima cosa chiedono è chi uno conosca, che amici abbia. Io dico sempre che non conosco nessuno. Già dire che sono domande mafiose, ...non capirebbero... ...non capiscono... ...s’offenderbbero senz’avere capito che se uno è lì è lui e c’è un qualche problema legale, che importa poco che conosca il presidente o sia un barbone alcolizzato che vive rovistando bottiglie semivuote per le strade. Nella RPC, è tutto più semplice perché si sa in partenza che non serve a nulla chiamare la polizia. La polizia è il partito loro. A Taiwan, sembra invece che la polizia esista... ...solo se uno è preso sul fatto per strada, forse, oppure per operazioni ordinate forse da qualkche procura, o se uno, un singolo, già non sarei sicuro nel caso di una gang mafiosa, si mette a sparare od accoltellare. Altrimenti, la polizia è una finzione mafiosa. ...“Lei, chi conosce?”... Infatti, quella volta del canadese, lui telefonò a mezzo mondo e li fece pure parlare con loro. Io non telefonai a nessuno e mi misi a guardare la tv che era accesa al posto di polizia. Però, poi, di fronte a loro, che non s’aspettava chiamassi, se la fece sotto e dette loro il deposito mi spettava e poi, loro (il poliziotto restato lì con noi), lo dettero a me quando fui fuori da quella casa.
Un’altra volta, a dicembre 2006, la chiamarono pidocchi smascherati e che tentarono l’ultima. La buttarono sulla stereotipo dello straniero in escandescenze e forse drogato. Non ero in escandescenze né lo ero stato. Quando il poliziotto terrorizzato [dall’aver dovuto, nel caso, intervenire] mi vide prendere un pacchetto di “polvere” bianca era zucchero che mi versai in bocca dal sacchetto. Non ho comunque, mai mai mai, usato droghe, neppure spinelli, né sniffate occasionali. Nulla. Nulla. Nulla. Non che sia contrario in astratto, né che abbia moralismi. Semplicemente, non sono cose per me, fino ad oggi, né ho curiosità o altro da soddisfare. Non mi interessano, fino ad oggi, e forse anche domani ed oltre. Alla fine, i poliziotti chiamati furono utili a protezione mia visto che il pidocchio smascherato e ridicolizzato, ma che si sente comunque coperto, le può davvero tentare tutte. Ma, appunto, fui io che governai loro, loro poliziotti, non loro che svolsero un qualche ruolo loro.
La chiamarono poi, giorni fa, i pidocchi ultimi (ora sono in un altro posto, da un giorno, e fino ad ora i rumori sono del tutto normali, sembrerebbe, per cui non ho ragione, fino a questo momento, di poter dire vi siano dei pidocchi, qui; più tardi od in futuro non so; anche la nostra strumentazione non segnala nulla fino a questo momento; oltre vedremo), perché dopo avermela menata che un danneggiamento da loro scoperto in una stanza cui io non avevo accesso dovevo averlo fatto io, dissi loro che chiamassero la polizia. La polizia, quel poliziotto quel giorno col suo collega, controllò, chiese e sentenziò che c’era una legge. Era un’eccezione che si riferissero alla legge. Già altri, sullo stesso fatto, poi risollevato dai pidocchi, altri poliziotti ebbero atteggiamenti differenti. ...Sebbene, quando i pidocchi di lì presentarono come prova che io avessi rotto, il 24 febbraio 2007, qualcosa in una stanza non avevo accesso, un video del 26 febbraio 2007, dunque 2 giorni dopo, di me che facevo ginnastica nel corridoio deserto e con stanze attorno deserte, anche i poliziotti più a loro favorevoli, dopo aver sentito che stessi facendo nell’uno o nell’altro punto del video [ben lo sapevo che c’erano le telecamere!], si convinsero intimamente che i pidocchi avevano raccontato loro un sacco di balle per giustificare le loro pretese di danni da me. ...Poi, i pidocchi di lì mi ruberanno il deposito cauzionario, con quella scusa.
Il giorno dopo la chiamai io, domenica 25 febbraio 2007, alle 18:30, non come “vendetta” perché l’avessero chiamata loro. È semplicemente che dal giorno prima avevano intenzionalmente chiuso la mia acqua calda che dipendeva da loro e che io pagavo. Un abuso, per provocare chissà che cosa dopo il fallimento e smascheramento delle loro operazioni pidocchiesche di tortura-linciaggio bianchi. Feci loro vedere che l’acqua non c’era. Feci loro vedere il tubo mio. Da dove veniva o dove andava. Detti la targa del pidocchio-capo era stato chiamato per chiuderlo, Mitsubishi2000GLX_7Q-7802. Feci presente che dopo quell’abuso, non casulamente avessero messo un lucchetto e l’avessero chiuso, al posto del lucchetto aperto che c’era prima, alla botola che va al sottotetto. Chiesi loro di farla riaprire o di andare loro sopra a controllare. Bastava si facessero aprire la botola, andassero sopra, e vedessero se c’era un qualche rubinetto per il mio tubo, e se era stato davvero chiuso, oppure se mi fossi inventato tutto. Certo, i padroni potevano rifiutarsi, ma pure loro poliziotti potevano trasmettere la segnalazione alla procura di un qualche abuso o truffa in atto. Invece nulla. Mi dissero che loro non potevano fare nulla e che, il giorno dopo, mi rivolgessi alla polizia per stranieri. Ed anche loro, come già tutti in precedenza, giù a chiedere chi conoscessi, un mio insegante o segreteria od altro da contattare. Era un abanale questione di chiedere che venisse aperta una botola e di verificare se il mio tubo, che avevo fatto vedere e ben visibile tra gli altri, fosse davvero stato chiuso. O l’hanno chiuso per una qualche ragione tecnica od è un abuso che ha implicazioni penali. Tra l’altro, i poliziotti non volevano assolutamente prendere il numero di targa avevo dato loro, Mitsubishi2000GLX_7Q-7802. Volevano il nome. Non l’avrebbero preso lo stesso l’avessi dato. Ci restarono male, quando dissi che scoprire un nome, od un posssibile nome, da un targa è mestiere loro. Non posso certo io farmi dare il nome da uno viene lì. Posso però prendere una targa. Alla fine lo detti loro quel numero di targa e loro lo tennero, lì per lì, quel biglietto con un numero di targa e sotto cui avevo scritto “mafia”. Lo avranno buttato via dopo.
Alla polizia per stranieri andai poi ieri, martedì 27 febbraio 2007, perché i proprietari non volevano il fitto sebbene avessi una proroga scritta di 3 mesi (tuttavia, scritta sull’unico foglio i proprietari mi avevano dato, non su copia del contratto che non mi avevano data). Anche lì, erano più interessati a chi conoscessi, che “amici” avessi. Alla fine mi dissero che era una questione personale, non giudiziaria. È vero, in realtà. Tuttavia l’acqua calda abusivamente ed intenzionalmente tagliata non è solo una questione personale. È come se uno paga un rifornimento di benzina e poi non gli danno la benzina. Non è proprio una questione personale. Dissi loro, allora, dell’acqua calda tagliata. Nulla. Fecero finta di non sentire. Accennai anche che dal giorno che ero arrivato avevano organizzato, [anche] in quell’ultimo posto, battiture ossesse di muri. A quel punto vidi loro far finta di non avere sentito e gli occhi deviare per guardare in altre direzioni. Ah, lì capii. Poi controllammo col satellite. Tutti quelli di quell’ufficio avevano fatto tirocinio a trattare con stranieri attraverso la tortura da camera come miliziani nazimaoisti paralleli. Dopo, avevano vinto il concorso andare in polizia. Ecco, dunque, che un contratto è una questione personale, anzi alla polizia per stranieri mi dissero che poteva esserci processo ed arresto se uno fosse restato in una proprietà altrui oltre il contratto (per cui non era più questione personale ma giudiziaria penale, non giudiziaria civile, per proteggere taiwanesi!), però arrassi come il tagliarti l’acqua calda oppure turture bianche sono cose su cui preferiscono non mettere naso. Poi, proprio perché era vero che, pur potesse avere la rilevanza del contratto una proproga su un foglio, a Taiwan i contratti di locazione vengono fatti su moduli particolari ed io non avevo neppure copia dell’originario (i delinquenti-pidocchi non me l’avevano data!), decisi di andarmene come m’era stato chiesto. Trovai, in poche ore, un altro posto vicinissimo
Mercoledì 28 febbraio, sono andato alla polizia normale, al commissariato di quartiere o zona. La disgustosa madre o zia o non so cosa della paurosa Lin m’aveva arrogantemente chiesto le chiavi dicendomi che non mi avrebbero dato indietro la cauzione perché avrebbero prima dovuto far riparare il danno, che ad ogni modo non dipendeva da me, ma che loro dicevano dovesse dipendere da me, nel bagno di altra stanza. Nella mia non c’erano danni. Ho dato le chiavi alla polizia, dicendo che i proprietari non mi volevano dare indietro la cauzione. 2 ore di discussione con differenti poliziotti. Alla fine, siccome i poliziotti, sebbene qualcuno simpatizzasse apertamente per loro in quanto connazionali, anzi co-tribali, co-cinesoidi o co-est-asiatici, glielo avevano detto che non c’entrava nulla che ci fosse stato un danno in altra stanza su cui non c’era nessuna prova, neppure indizio, l’avessi fatto io, i proprietari se ne uscirono che avevano la prova decisiva, le riprese delle telecamere di sicurezza installate due giorni prima. Invece, all’epoca o del fatto o della loro chiassosa scoperta dl fatto [il il 24 febbraio 2007], non c’era nessuna telecamera di sicurezza. La stanza era sfitta da 24 giorni o forse da prima dato che l’avevano usata solo come supporto-svincolo della tortura bianca affianco a me [iniziata il 31 dicembre 2006 o l’1 gennaio 2007]. Era una stanza senza neppure il materasso!
Ah, natalmente anche lì insistevano che dicessi loro che “amici” avessi. Insomma, volevano dei taiwanesi cui far riferimento. Dissi che non ho amici. Poi, dissi pure, che non avevo insegnante. Ho una insegnante-insegnante, non una insegnante baby-sitter o polizia parallela [per fottere stranieri]!!! Se gliene parlerò, forse, sarà per altri motivi non perché faccia telefonate inutili ai proprietari che intanto la loro truffa l’hanno fatta e sono ben determinati a persistere in essa. Poi, insegnanti ed università sono nel giro attivo della tortura bianca e delle milizie nazimaoiste, ...a difesa super-xenofoba della “razza” del pidocchio che si sente inferiore a tutto ed a tutti e lo vuole far ben sentire...
Le riprese delle tecamere di sicurezza, a parte che non c’entravano nulla col fatto pretestuosamente sollevato per non darmi indietro la cauzione, erano d’una cominca unica. ...Io ben lo sapevo che c’erano le telecamere di sicurezza...
Io al piano di sotto che riaccendo le luci:
- “Cosa facevi lì?”
- “...Appunto, hanno dato le chiavi ad un sacco di gentaglia per la tortura bianca, gentaglia che poi, allo sbando per l’insuccesso, fa pure danneggiamenti... Semplice, che facessi lì, al piano di sotto, ad accendere le luci! I loro camerati che da due mesi battono le pareti come ossessi dovevano far arrivare loro altri camerati, magari le stesse Lin [i proprietari], per le loro battiture e tonfi ossessi. Per non farli vedere dalle telecamere di sicurezza avevano spento le luci [le telecamere hanno ben ripreso la 徐瑋君 che spegneva le luci, e poi col telefono che telefonava che io le riaccendevo, rendendo possibile l’arrivo d’altri pidocchi nella sua stanza] Io le ho riaccese. Infatti, poi, hanno [徐瑋君] telefonato ai loro camerati [magari le stesse Lin] di non venire perché le telecamere li avrebbero ripresi.”
Al mio piano:
- “Che facevi lì a quella finestra ad aprila o chiuderla, guardavi nelle stanze d’altri? [gliel’avevano detto i Lin, loro peeping tom/guardoni-origliatori [che poi hanno visto ed origliato solo quello che i nostri similatori hanno fatto vedere e sentire loro!] e torturatori bianchi che io avrei guardatoi in stanze altrui]”
- “La finesta dà sull’esterno anche se è in parte cieca. Quando fa caldo la apro. Quando fa freddo, la chiudo.”
- “Ecco e laggiù nel corridoi che facevi al buio?”
[Sbrirro che simpatizzava per loro, sgomento da tale banale verità!]
- “Non c’era nessuno al piano. Le finestre laggiù danno su Taichung e verso SoGo. Erò lì a guardar fiuori, a guardare la città.”
[Sbrirro che simpatizzava per loro, ancor più sgomento da tale banale verità! ...Visto che non c’è stata nessuna forzatura di porte né danneggiamento all’epoca ed al tempo delle registrazioni delle telecamere, che dovevo fare in un corridoio buio e con due finestre apribili che danno verso l’esterno con panorama solo e solissimo sulla città ed in direzione di SoGo, ed in assenza di altri inquilini?! Anche uno fosse un origliatore, che fa, origlia il silenzio di chi non c’è?!]
Poi c’erano tutte le mie riprese dove facevo ginnastica, esercizi vari, mi appendevo con le mani alla botola chiusa che va sul sottotetto, etc. Ce ne sarà stata pure una di me un attimo al piano di sotto, a parte quelle di quando riaccendevoi le luci. C’erano problemi di acqua e tubazioni da alcuni giorni, con strani rumori d’acqua, ed avevo dato un’attimo un’occhiata in prossimità di stanze vuote, senza nessun affittuario né presente né assente, proprio vuote-vuote, sfitte. Avevo un’attimo dato un occhiata al piano subito sotto, in prossimità d’una stanza vuota-vuotissima, sfitta [una stanza senza finestre esterne]. Da quando loro avevano chiuso la mia acqua calda, una maledizione contro di loro!, erano iniziati questi problemi d’acqua. Il 27 febbraio 2007, i proprietari hanno pure spento l’acqua calda dell’edificio. Appunto, c’era qualche problema tecnico. Il giorno sono andato via, pure un tubo affianco alla mia stanza [ben inquadrato dalle telecamere, per fortuna!] s’è messo a perdere, a sgocciolare. Il 26 febbraio forse, avevo sentito un rumore d’acqua che si rovesciava (forse era in realtà la caldaia attaccata alla mia stanza od un serbatoio dell’acqua ad un metro dal muro esterno all’altezza ed in prossimità della mia stanza), e visto che ero lì avevo dato un occhiata. Ma anche avessi gironzolato per stravaganza personale, non v’era nessun reato, nessuna violazione “condominiale”, nessun disturbo altrui, nessuna perversione, nessuna mania. I peeping tom/guardoni, gli origliatori, i pervertiti ossessi erano e sono solo le milizie nazimaoiste che avevano reclutato i proprietari e gli inquilini, oltre che mandato pure loro pidocchi nell’edificio per il loro “lavoro” ossesso di tortura bianca. Perfino le telcamzere di sicurezza appena installate erano divenute pe rla purosa Lin elemento di nuovo guardonaggio ed ossessioni. S’era annotata tutte le volte in cui comparivo. Non so se si toccasse pure, visto che le dicevo in continuazione che l’amavo, pur con lei che si ritraeva dicendomi che non erano cose per lei [che vuol restare pidocchia al servizio della “famiglia” che per ora la vuole, come le sorelle o sorellastre, illibatissima, ...a far l’inserviente e la guardonatrice con tortura annessa] ...e poi con me, “il nemico!”, ma era chiaramente turbata da tutte quelle mie uscite nel corridoio con conseguenti comparse nelle loro telecamere. Sono lì che studio o scrivo. L’ambiente è piccolo. Nel corridoio non si da noia a nessuno, visto che non c’è mai nessuno ora che i pidocchi s’erano trasferiti sotto. L’unico inconveniente è che è lurido. Comunque, con le scarpe appena infilate è un attimo far dieci passi, od anche qualche esercizio di ginnastica. Quando il poliziotto, ormai disilluso da quei suoi co-tribali imbecilli ed ossesi, oltre che mentitori, aveva detto, sentito le mie naturalissime spiegazioni [l’avevo pur invitato a farsi accompagnare su a vedere dal vero i luoghi e dove danno le finestre che aprivo-chiudevo da cui, da due, non dalla terza quasi cieca, guardavo il panorama della città], che non gliene fotteva più una pippa di continuare a perder tempo con quelle inutili “prove”, proprio la paurosa Lin agitatissima se n’era uscita con: “Ma ce ne sono tante altreeeeeeeee...” ...Io che facevo ginnastica per qualche secondo o minuto, e, di tanto in tanto, di nuovo...
Ma a quel punto, pur il poliziotto che pur parteggiava per loro era proprio sconsolato. La paurosa Lin diceva che ne aveva una marea d’altri punti del video come quelli. ...appunto, io che facevo ginnastica nel corridoio. Nessun reato. Nessuna violazione “condominiale”. Pure, nessuna mia stravanza. Mi vedevano a far ginnastica ed anche qualche cerimoniale vario a mani giunte. Null’altro. ...La Lin agitatissima mentre io la guardavo gelido, ed anche che scoppiavo dal ridere dentro di me, ed un po’ si doveva notare. Il poliziotto ormai sfatto da quella visione inutile della camere di sicurezza. La madre e la stessa Lin che avevano raccontato che andavo nelle stanze altrui per spaccare non so cosa e per controllare il prossimo che poi, dopo essersi offerti di documentare il tutto, come suggerito dal loro capo pidocchio demente-ossesso, il maestrino con la Mitsubishi2000GLX_7Q-7802, avevano sottoposto a dei poliziotti, pur cinesi o taiwanesi, delle cose senza senso.
A quel punto, il poliziotto sfatto, con meno di nulla, con l’altro che aveva aspettato fuori, si accingono ad andarsene e mi dicono che comunque le chiavi avevo dato alla polizia, loro non le tengono. E ci mancava me le riprendesi indietro! ...Dopo che m’hanno fatto presente, alla polizia per stranieri, che è un reato gravissimo restare in una proprietà altrui oltre il contrtato regolare... ...e se poi, tra l’altro avevo già tutto traslocato, si combinavano qualche disastro e dicevano che svicolnado tra le telecamere di sicurezza, l’avevo fatto io con le chiavi? Il poliziotto parteggiava per loro, non aveva il coraggio di dire a loro che mi dessero i soldi o che avrebbe trasmesso la cosa alla procura, come sarebbe stato suo dovere.
Ecco, che, allora, l’altro poliziotto mi mette le chiavi in mano. Le metto per terra i loro piedi. Non è che potessi mettermi a fare violenza fisica a dei poliziotti, neppur mettendo delle chiavi non volute nelle loro tasche. Posso però metterle ai loro piedi. Le diano loro ai Lin o siano loro i testimoni che i Lin le raccattano. Poi vado a sedermi per terra dall’altra parte della via. Qualche secondo e torno lì un attimo per dire che devono darmi i mei soldi, e lo faccio in modo un po’ teatrale, sì che il vicinato veda, forse senta, di sicuro intuisca, che sto dicendo loro che mi stanno rubando i miei soldi. Poi, mi vado a risedere dall’altro lato della strada. Il poliziotto parteggiava per loro, ma distrutto ora da quel CD-Rom delle telecamere di sicurezza che le smerda, mi viene ad urlare non so cosa. Io mi scanso divertito, ma in verità aveva in mano un foglio arrotolato, non un manganello, e poi non è che me lo stesse dando addosso. Mi dicono che il giorno dopo devo andare dalla mia insegnante, per quella cosa, che loro non possono fare nulla. Ecché, può fare qualcosa “la mia insegnante”?! Dico che non ho insegnanti. Reagiscono stizzitti. Devono aver dato le chiavi alle Lin, o le Lin se le devono essere prese. Fanno per andarsene. Piuttosto divertito, prendo anch’io la mia bicicletta, che era affianco alla loro auto, e me ne vado proprio davanti a loro, sì che vedano che non sono restato lì. Se poi le pidocchie sono decedute, od è esploso il caseggiato, non è a causa mia.
La mia maledizione contro i pidocchi deve solo, la mattina del 28 febbraio 2007, aver fatto spaccare un tubo (controllato dalla camera di sicurezza, dunque è chiaro che io non l’ho neppure toccato) che s’è improvvisamente messo a sgocciolare, con laghetto per terra, affianco alla mia stanza. Il rilascio d’energia per la mia fuorioscita dal luogo è evidente che è alterato il già precario equilibrio di quella struttura strana [piena di stanze cieche] e piuttosto raffazzonata, per via di ristrutturazioni un po’ alla cartapesta. Magari crollerà tutto. E pure il già precario squilibrio ossesso dei pidocchi del luogo diverrà ancora più squilibrato. Ossessionati dall’insuccesso della tortura-bianca hanno speso qualche decina di migliaia di taibi per le telecamere di sicurezza per fregarmi. Neppure un sospetto. Visto che le loro fantasia sono smentite dalle registrazioni non appena mi si chieda conto di quel che si vede. Certo, se si “spiega” che una finesta in cui guardo dà chessò su una riserva di lingotto invece che sulla città, come in verità dà... ...Appunto si deve guardare il fatto, chiedere a me se nella ripresa ci sono io, anche ad altri se si crede, e poi guardare le strutture dal vero, come sono, non come i pidocchi raccontano siano. Se una finestra dà all’esterno, o su nulla o sulla città [neppure in case altrui in quel caso], certo si può dire che uno guardi chissacchi/cosa, ma è semplicemente una balla. Appunto, i maniaci sono solo i pidocchi! E pur bugiardi.
Quella delle telecamere di sicurezza, che poi non dicono nulla di quel vorrebbero, ma anzi svelano la loro demenza, è un classico della sezione di Taichung delle milizie dei pervertiti ossessi delle milizie nazimaoiste da tortura-linciaggio bianchi. Quando al 20, 大聖街, 16 maggio 2004..16 giugno 2005, i miliziani da tortura-linciaggio bianchi supplicarono la padrona di non rinnovarmi il contratto, perché dopo 13 mesi di tortura-linciaggio bianchi d’affianco (la famiglia d’un direttore di scuola) e da sopra (squadre di studenti, disoccupati, prostitute, infermiere, secondine, etc. dementi ossessi) avevano solo rovinato se stessi ed i propri figli in fasce, oltre che tutto il palazzo, usarono egualmente una telecamera di sicurezza. I pidocchi avevano oscurato la finestra delle scale del mio piano con dei giornali. Io avevo tolto i giornali. Si avete capito bene! Perché per il pidocchio è normale oscurare una finestra coi giornali mentre è strambo togliere i giornali perché la luce illumini le scale... Ecco, avevano usato la foto di me che, in pratica, pulivo la finestra dai loro giornali abusivamente messi (infatti, dopo che me ne sono andato li hanno rimossi: è a tiro di vista dalla mia scuola, posso controllare quando voglio, ed i giornali oscuranti sono poi stati tolti e non sono stati rimessi, dopo che sono andato via), per fare un manifesto [con foto che tolgo i giornali oscuranti dalla finestra] contro di me appeso nell’ascensore dai pidocchi della ditta di sicurezza (che cooperavano coi pidocchi della tortura-linciaggio bianchi) e per chiedere alla padrona che non mi rinnovasse il contratto. Lei mi aveva detto che voleva vendere l’alloggio, e che non poteva dunque rinnovare il contratto. Non l’ha mai messo in vendita. Tale è la “razionalità” dei pidocchi xenofobi dementi-ossessi naziamoisti ed anche la loro solidarietà etnica.
Dunque, qui, in 篤行路85號, m’hanno fregato 4,000 taibi, meno 400 che comunque avrebbero trattenuto, per contratto, per pulire la stanza (la tassa pulizie da dare forse come mancetta alle figlie/nipoti della famiglia Lin che puliscono materialmente le stanze di tanto in tanto liberate), meno l’elettricità, che sarà stata sui 200 o 300. In pratica m’hanno fregato 3,300-3,400 taibi. Al cambio convenzionale di 40 per un euro e di 2,000 l’euro, un 165-170,000 vecchie lire italiane.
Il problema del cinese e cinesoide è che si sente inferiore. Attravero torture-linciaggi bianchi ed attraverso truffe crede di farsi superiore al “pollo” che ha colpito e truffato. È lo stesso meccanismo di chi in Italia od in Europa od altrove faccia le stesse cose, o talune di queste cose, contro stranieri soprattutto. Ti senti inferiore. Allora ti proclami superiore con l’abuso. Personalmente, non mi sento abusato sebbene i crimini di questi criminali e ladruncoli, e pur di chi li manda e li arma con strumenti da guardonaggio, siano gravissimi. Sono certo, che loro, alla fine, si sentano ancora più inferiori. Di certo, lo si sentano o meno, lo sono. Sono più inferiori di quanto fossero prima di fare queste cose. Per cui continuano con maggior accanimento e demenza ossessa a far le stesse cose. Assalti allo straniero e truffe. Fino all’autodistruzione.
Ah, ho subito scritto alla paurosa Lin una email di congratulazioni. Della serie, ecco lo vedi che siete solo dei ladruncoli e dei pidocchietti con copertura di Stato. Ecco tale è la vostra vita. Auguri. Non capità. Non importa. L’ho detto a me stesso.
Nelle Cine e Cinesoiderie, tutti, sennò o non sono mai stati cinesi-cinesoidi od hanno cessato d’esserlo, non hanno rispetto di sé stessi. Non che avendo il rispetto di sé stessi e degli altri non si possano fare cose terribili. Ma le si fanno sapendo quel che si fa ed il perché, anche le ragioni fossero del tutto irrazionali ed incontrollabili. Altrimenti, se si fanno le cose “perché ordinato”, “perché così fan tutti”, “per la difesa del nostro modo di vivere”, s’è, anche altrove nel mondo, come i cinesi-cinesoidi. Tra l’altro, proprio sfruttando le bassezze ossesso-pidocchiesche, si realizzano grossi crimini e grosse distruzioni come durante la cosidetta Rivoluzione Culturale maoista, un pogrom, tipicamente cinese-cinesoide, contro l’umanità e contro loro stessi.
In compenso, i poliziotti una cosa l’hanno fatta. Hanno dato alle Lin il mio nuovo indirizzo e loro l’avranno dato ai loro pidocchi-capi e -miliziani. Manderanno qualcuno dei loro magnaccia e dei loro mignotti/e-pidocchi pure qui e ne recluteranno in loco. Il vantaggio del posto dove sono ora è tuttavia che, se uno si mette a battere e ticchettare, oppure se tali cose si verificano anche senza uno le faccia con intenzione ed in modo sistematico, si sente in tutti i 4 piani (terreno incluso) di questo luogo ed in stanze distanti come uno lo stesse facendo contro una stanza anche distante dal teatro d’operazioni. Vedremo, se iniziano pure qui, come forse inevitabile, visto l’accanimento fino ad oggi, sempre che il padrone non dica di no, ...sempre che possa. Fino a questo momento, notte tra il 28 febbraio e l’1 marzo 2007, la seconda notte ora, nessuna battitura ossessa, nessuna battitura specifica quando uno vada al gabinetto, né quando si posizioni in un punto o l’altro della piccola stanza. Solo normali o non normali rumorii da edificio e da qualche nottambulo o mattutino che fa non so cosa. Il futuro è sempre incerto. Se inizieranno tra un minuto, nonostante i loro continui rovesci contro di me, non posso saperlo.