venerdì 2 marzo 2007

Chinese Asylums 13. Ambasciate all’italiota nei manicomi cinesi

Chinese Asylums 13. Ambasciate all’italiota nei manicomi cinesi
by Georg Rukacs

Non vogliamo togliere nulla a nessuno. Sarà demenziale pure il livello di tutte le altre Ambasciate italiote nel mondo, non solo di quelle nei manicomi cinesi. I meccanismi di reclutamento del personale pubblico sono quelli che sono, in Italiozia. Che non è un’attenuante. È semmai un’aggravante. Perché se si sa che si recluta male e la gente sbagliata, è demenziale insistere con tali meccanismi di reclutamento, ora formal burocratici, ora col formalismo burocratico che serve solo a coprire scelte clientelari già organizzate in precedenza ed al di fuori dei concorsi formali. Del resto, tutte le varie posizioni pubbliche sono, in Italiozia, funzione del burocrate, non del servizio.

Nelle Ambasciate o Delegazioni italiote nello spazio cinese, non troverete personale biligue. Troverete, almeno per i servizi di sportello, ma gli stessi lavorano anche nelle retrovie, cinesi truccati da non cinesi, forse con plastiche facciali che ne correggono appena le caratteristiche somatiche. Ma, siccome il bilinguismo non è creabile con un intervento chirurgico, vedrete le cinesi, ed eventuali cinesi maschi, parlare un perfetto cinese mentre il loro italiano, pur ottimo, è seconda lingua. E si sente. In pratica, tutto il personale cinese e che sa il cinese è composto da spie dei vari governi cinesi ed altri. Se li guardate bene, dopo averli sentiti e sentite, lo vedete che sono ritoccate e ritoccati. I caratteri somatici cinesi sono stati appena corretti. Se sono cinesi, sono spie. È automatico, per chi conosca come i cinesi vivano ed operino, e come operino i governi delle varie Cine.

Gli “interessi italiani” nelle Cine in mano a spie dei governi cinesi...

Quando alla Swcnu di Beibei (Chongqing) i capi pidocchi maos del luogo ebbero il sospetto che potessi lamentarmi della tortura-linciaggio bianchi con l’Ambasciata italiana a Pechino [non ci pensavo neanche lontanamente, dato che avevamo già le informazioni precise che la cosa era stata montata in Italiozia, verosimilmente sotto i governo D’Alema], chiesero ai loro magnaccia ingleses che davano la strumentazione da guardonaggio e la copertura [gli italioti montano i casi, ma poi le cose le fanno fare a chi può...] se fossero sicuri che non sarebbe nato qualche caso internazionale [avevo chiesto loro un’intervista coi capi pidocchi da tortura-linciaggio bianchi del luogo da pubblicare su fonte d’informazione internazionale] furono rassicurati: “È proprio la sua Ambasciata che lo vuole torturato-linciato perché bisogna obbligarlo a tornare in Italia!” Infatti, senza avessi detto loro nulla, se ne uscirono con un: “Contatti pure la sua Ambasciata!” Che “mia” ambasciata?! Italioti corrotti e dementi che usano dementi ossessi nazimaoisti sadomaso dopo aver passato qualche codice menzognero a los ingleses?!

Alla Whut di Wuhan, invece, mi feci la parte con l’Ambasciata, via email. Dissi loro che ero, in pratica, stato sequestrato per mezz’ora dalla sicurezza dell’università che mi bloccò per far arrivare la polizia a prendere, altra illegalità, il mio permesso di soggiorno. Era una pressione perché chiedessi la conversione in visto normale, preludio dell’andarmene. Non l’ho mai chiesta. L’hanno poi fatta loro d’ufficio, quando mi sono perfino rifiutato di firmare i fogli da loro compilati affrendo i miei polsi a manette che non m’hanno messo. Del tutto illegale quel ritiro, perché se te lo ritirato e l’annullano è una cosa, ma se lo prendono per farci nulla, è illegale: ...troppo difficile, per dei dementi ossessi cinesi e per dei corrotti e dementi italioti!

Dall’Ambasciata, a me non riposero mai. Si spanciarono dal ridere e poi telefonarono a un caporione della polizia di Wuhan per dire che procedeva tutto benissimo, che non si preoccupassero della tortura-linciaggio bianchi che avevano tutto il loro apprezzamento, e che ora mi si doveva obbligare, ma senza che capissi che era quello volevano dall’Italia, ad andarmene dalla Cina. Il caporione della polizia lo disse al Partito dell’Università che se lo disse tra loro: “È dalla sua Ambasciata che l’hanno voluto fottere.” Finsi di non avere capito nulla e mandai una seconda email all’Ambasciata per ringraziali del loro grandioso intervento. In realtà, avevamo intercettato, come già in precedenza, ed in futuro, tutte le loro comunicazioni. No, anzi, noi non abbiamo intercettato nulla. Attingiamo direttamente a chi intercentta tutto, nel mondo.

Passato dalla Cina a Taiwan, persisteva la richiesta itaoliota a los ingleses e de los ingleses [via una loro centrale in Giappone ed altre Taiwan] ai locali. Dovevo essere essere obbligato a tornare in Italiozia, dunque, in primo luogo ad andarmene delle Cine, visto che ero lì. Tortura-linciaggio bianchi da continuare subito!

Lunedì 26 febbraio 2007, sono andato alla Delegazione Italiana di Taipei, la paraAmbasciata con paraConsolato per un nuovo passaporto, essendo quello vecchio prossimo alla scadenza. Ho chiesto poi che mi facessero parlare, per cose mie, con un ufficiale di polizia giudiziaria. Mi occorreva uno sbirro con terminale collegato con l’Italia cui chiedere che mi dicesse, se voleva e poteva, se c’era qualche codice speciale in corrispondenza del mio nome e visibile internazionalmente. Sappiamo che c’è e su creazione dall’Italia. Volevo solo vedere la faccia d’uno sbirro italico all’estero di fronte a tale situazione.

Nell’ufficio consolare, ci sono, in quel momento, solo le tre cinesi taroccate da italiche. Quella che mi serve e cui, finite le questioni del passaporto, chiedo della cosa, mi dice d’aspettare che “è in riunione”. Sì, insomma, è a farsi i fatti suoi, o, magari, ancora a casa a dormire. Nulla di male. Se lì non aveva nulla da fare... Gli stessi quotidiani esteri ricevuti nel suo ufficio sono in arretrato di visionatura. Nulla di male. Non sarà curioso di dare un occhiata ai quotidiani, o a quei quotidiani, o, se la dà, la darà altrove o su internet.

Comparso, il non-sbirro, mi dice che lui è solo del personale del Consolato-delegazione, un dirigente direi dal biglietto da visita che mi dà, il massimo presente verosimilmente. In genere, c’è il capo formale, il diplomatico che rappresenta lo Stato od il governo, è c’è un vice che è tutto il resto. Ecco, è quello ...il vice, od un vice. O del Sismi, o informatore o contatto del Sismi, visto che è quello il servizio che opera all’estero. Che non abbiano nessuno, pur nella lontana Taiwan, è inverosimile. Mi dice che il suo computer è un normale computer, da cui non può vedere nulla. Italiozia è quella che è... ...In un’Ambasciata USA, uno ti dice senza problemi: “Sono della CIA.” In un’Ambasciata o paraAmbasciata italiota ti compare il solito “napoletano” che ti dice che passava di lì per caso.

Mi dice comunque di raccontarli tutto. Gli dico che volevo sapere che problema ci fosse sul mio nome perché che mi pratichino la tortura bianca ovunque vado è cosa che non sta né in cielo né in terra. Mi dice di non preoccuparmi e di lasciare tranquillo che mi pratichino ossessive battiture da sopra e d’affianco. Surreale! È un ragazzone con l’aria aperta, astuta ed equilibrata, di quelli che dopo un quarto d’ora di tortura-linciaggio bianchi sarebbe in piena crisi isterica, dopo qualche ora ricoverato, dopo qualche giorno deceduto. Poi, mi dice pure perché non me ne torni in Italia quanto prima, dato che gli avevo accennato, così, tanto per dire qualcosa, visto che mi aveva chiesto del mio lavoro precedente, che ero [anche] lì coi soldi della liquidazione che comunque stavano finendo e che dopo, o in Italia od altrove, avrei dovuto rilavorare. Sconcertante, tanta apprensione per le mie finanze, su cui non m’ha chiesto dettagli ma solo incoraggiato a tornamene in Italia. Che ne sa lui?

Poi, ha deviato una sua qualche agitazione, chissà di che origine, sul mio passaporto. Che non c’entrava nulla, nè io gli avevo chiesto nulla, dato che tanto era ormai nelle loro mani [cosa originale; altrove non si prendono, o non si prendevano (saran cambiate le procedure!), il vecchio prima di darti il nuovo] per averne uno nuovo e che tutto dipendeva dal nulla osta della Questura della città dove ho la residenza.

Straordinari gli italioti! Montano le tragedie dal nulla. Poi, se ne occupano los ingleses e bagasce locali agli ordini de los ingleses. Le loro Ambasciate in aree critiche sono in mano a spie straniere e loro, gli italioti che le dirigono, sembrano passare di lì per caso. Tanto, i veri sono los ingleses, i loro padroni. Gli italioti sono finti. Reali solo per far danni contro connazionali [nazionalità formale, non essendo Italiozia una nazione, ma solo uno staterello artificialmente raffazzonato un secolo e mezzo fa su decisione da Londra].