mashal-027. Francesc’anal
by Georg Moshe Rukacs
Francesca quando si sedeva sul water per pisciare o per defecare cominiciava a sentire un insolito sfrigolio alla passera. Sarà stato l’essere lì aperta, ed il fresco dell’acqua che faceva fluire per eliminare subito gli odori... Ma ciò che più la sconvolgeva e l’eccitava era il sogno ad occhi aperti che con sempre maggiore insistenza faceva. Immaginava che una forza oscura, un braccio con una mano chiusa a pugno, un serpente enorme e spaventoso, uno spirito maligno, salisse sù con forza inarrestabile, uscisse fragorosamente dallo scarico, le entrasse dentro l’ano, le afferrasse petto e budella, e la trascinasse da dove era venuto. E provava un sentimento di timorosa attesa e di piacere, a pensare che questo stesse per accadere, mentre la posizione offriva l’ano a questa cosa paventata e voluta nello stesso tempo.
Cosi quando Oreste un giorno, per l’ennesima volta, mentre la limonava, provò a vedere se aveva deciso di starci, lei lo portò verso le sue chiappe, se le fece accarezzare, si fece leccare l’ano mentre non resisteva più ad immaginarsi di farselo penetrare, ed infine lo condusse a sbatterglelo proprio lì, bloccando e deviando ogni sua differente velleità. Lui, pur in preda all’eccitazione, quasi esitava a penetrare l’ano che cercava di aprire per introdurvi la punta del pene. Allora lei, che intanto, con le mani, si apriva le chiappe, non appena sentì che lui, durissimo, era nel punto giusto, gli si spinse contro aprendo la bocca e la gola in una profonda espirazione di emozione e di stupore per l’intenso piacere che finalmente provava. Lui, entratogli tutto, cominciò a dimenarlo con lunghi e veloci colpi con un’intensa ansia di venire. Mentre in lei crescevano gli orgasmi, che in pochissimo la fecero quasi mancare e la sconvolsero in vagiti gutturali lunghi e forti, lui, con spinte sempre più potenti, cominciò a sborrarla dentro e, come incapace di fermarsi, continuava voglioso di penetrarla fino all’impossibile, finché non le piombò addosso sfinito e soddisfatto, ancora turgido ma svuotato e goduto all’inverosimile.
Francesca mancò per un attimo. Quando si riebbe, con lui addosso, sentì che l’orrendo diavolo le aveva finalmente divorato l’anima lasciandola esausta e felice. Cercò allora di stringerlo sì che non potesse più uscire e tenerselo per sempre dentro, lavorandolo lentamente di fianchi e di natiche per gustarselo ancora.