giovedì 15 settembre 2011

mashal-020. Potevano Maria ed Antonio non farsi reclutare?

mashal-020. Potevano Maria ed Antonio non farsi reclutare?   
by Georg Moshe Rukacs

Maria Pissolato ed Antonio Tvoia.
Madre e figlio.

Era ancora alle medie. Lui, Antonio, aveva questo coso turgido e grosso che gli ingombrava nei pantaloni, mentre i compagni di scuola lo canzonavano:
- “Ma tu non te fai delle seghe? Non trombi?”

- “E come si deve fare?”

- “Fai sù e giù, sù e giù, sù e giù e poi sciuuuuuuf... Oh, noi ce la godiamo... ...Ora andiamo al gabinetto a farci una sega. ...Ma davvero tu...”

- “Ho fatto come mi avete detto ma non mi succede nulla. ...Davvero...? ...Poi il coso fa sciuuuuuuf? Siete sicuri?”

- “Antonio, sei ancora un bambino! ...Non sei capace! ...Non sei capace! Sono cose per noi che siamo grandi. ...Magari se ci fai una sega a noi, ti insegnamo come si fa... Ha, ha, ha!!!”

Lui, Antonio, arrivava a casa e correva al gabinetto dove si sbottonava i pantaloni e si tirava fuori questo coso grosso di suo e turgido d’eccitazione, e da cui tuttavia non usciva nulla nonostante facesse e i sù e giù suggeriti dai compagni di scuola. A metterlo dentro a qualche ragazzetta neppure a pensarsi sebbene, avesse potuto, lo avrebbe fatto volentieri. Ma dove trovare una che ci stesse e che ci stesse proprio con lui? I suoi compagni di scuola, parte di essi, i più teppa, si vantavano che quella e quell’altra ci stava ma, appunto, se ci stava ci stava con loro. E che doveva fare, lui? Dove, come, come poteva chiedere ad una? E se poi avesse detto di sì, dove portala? Neppure sapeva bene come si dovesse fare. Anche se aveva visto in TV e sentito chi si vantava. È tutto facile lì. La inviti in macchina. La inviti a cena, a casa. Non aveva ancora l’età da macchina e da tutto il resto.   

Una di quelle prime volte che, dopo scuola, era corso in bagno, a casa, per quelle sperimentazioni col suo coso grosso e turgigo, Maria, la madre, con la sua solita voce gracchiante ed urlando come un’ossessa, davvero maniacalmente eccitata:
“Antò, lo so che cosa stai facendo! Antòooo, ecco te lo tocchi. Ti tocchi Antòooo. Ah, ci dai sotto! Antòooooo...”

Maria era davvero in preda ad un’eccitazione sguaiata, sguaiatissima. Lui era come traumatizzato da questi assalti verbali della madre.

Ancora peggio quando lui usciva dal bagno fingendo, per un attimo, indifferenza. Lei lo riassaliva, tutta scamigliata e rossa in viso, sogghignando, che pure lui arrossiva subito:
“Antò, ci dai sotto?! Ma che ti tocchi, che ti tocchi?! Antò, che ti tocchi?!”

Lei era davvero in preda ad un’eccitazione isterica.

Non che fosse una facile. Anzi, la deve avere data solo al marito, un giorno, in epoca distante e presto finita, per lei.

Lui, il poi marito, era eccitato da questa ragazzetta sui vent’anni, con impiego all’INPS, che se la teneva stretta. Lei glielo disse chiaro: “Te la do solo se mi sposi.”

Lui s’offrì di sposarla ma lei disse che non poteva certo dirlo al padre, per cui si dovevano sposare in segreto. Si sposarono egualmente, con lei che continuava a vivere in casa coi suoi. Ma erano sposati. Il padre lo seppe per caso, un giorno che si presentarono i vigili urbani per qualche formalità burocratica. A quel punto, lei poté andare a vivere col marito. Marito che presto si stufò di quella possessiva isterica ed anche un po’ scema. Scema perché una fikona che ronzava attorno al marito in negozio, e tutta gentile anche con lei Maria, se lo fece. Lei li scoprì in negozio che si sollazzavano. Scena furibonda e se ne tornò dai suoi con Antonio in fasce.

Non deve più averla data a nessuno, pur convintissima che, appena lei compaia, gli uomini si eccitino. È una convinzione sua. Se le crea nella testa. O magari sarà vero, anche se altri non lo vedono. ...Non importa. Restiamo e lasciamo il lettore col dubbio. L’importante è che si capisca il tipo.       

Quando (forse il 1993; ...si dovrebbe chiedere all’INPS per la precisione) RoScar arrivò lì, all’INPS di Mirafiori Sud, che poi era alla Crocetta, ad un tiro di schioppo dalla sede provinciale in centro-centrissimo, i sindacati furono informati che era arrivato il capo delle nuoveBR. L’unico a non saperlo era lui, RoScar che non s’occupava di nulla, anzi curiosò per qualche tempo alla Lega Nord. Solo per il federalismo, non per le fisse xenofobe di parte di quelli... Null’altro. Non aveva grandi interessi politici, tanto meno estremisti. Semmai gli piacevano i grandi spazi le praterie, anche americane.

Gli si fece sotto subito, a RoScar, Anna, una troia triestina (puzzolente secondo un giovane ed alto calabrese che lei di tanto in tanto abbracciava pur non corrisposta) che si faceva scopare da dirigenti e direttori di cui diveniva informatrice e provocatrice per vocazione. Era di famiglia. Già la madre, a Trieste, durante la guerra, si faceva scopare da soldati tedeschi che tenevano in braccio lei Anna, piccolina, in attesa si addormentasse per poi scoparsi la madre il cui marito era in guerra. Era cosa di famiglia, darla a chi sembri l’autorità, per questa squallida Anna. S’era offerta di trovargli casa, a CheccoPapa, appena era stato nominato nuovo direttore della sede. Poi lo aveva trascinato sul letto e s’era fatta trombare. Siccome all’INPS è l’ambiente che è (altrove è lo stesso), CheccoPapa confermò, di fronte ad un integruppo sindacale, che l’aveva scopacchiata ma si giustificò dicendo che le aveva fatto un favore del momento dato che l’Anna aveva un marito anziano. Non che lei fosse giovane. Se CheccoPapa era nato attorno al 1950, l’Anna era nata attorno al 1940. Un dieci anni di differenza, quando un direttore, all’INPS, può trovare fica ben più fresca. Lei, invece, era vissuta nella memoria di quella forse unica scopata e poi gli andava a riferire su quel che poteva sperando che lui la scopasse ancora, cosa che non succedeva. Se direttori o dirigenti non la scopavano, rimediava con periodiche crociere da sola, crociere per offrirla a tutti e qualcuno, alla fine, glielo sbatteva dentro. Una volta andò, tutta allarmata, a dire a CheccoPapa che RoScar sognava di sgozzarlo. Chissà come se l’era inventato...  

Maria, sindacalista UIL, saputo che era arrivato il capo delle nuoveBR chiese a Chiomento, un veneto che da fattorino era divenuto ottavo livello, grazie alla tessera PSDI e UIL. Chiomento, che non contraddiva mai l’autorità, le rispose che se il direttore CheccoPapa le aveva detto che RoScar era il capo della nuove BR doveva essere vero. Dato che Maria, sicula ‘furbissima’, se le beveva tutte, purché provenissero da una fonte d’autorità formale...

Chiomento era anche lui uno originale. Aveva sposato una belloccia ma, non contento, aveva un localino dove portava ragazze per trombarle. Dato che abitava in case INPS, un bel giorno, molto molto tempo dopo, quando lui non aveva più né localini né avventure parallele, qualcuno deve averlo detto alla moglie che quel santarellino di suo marito scopava come un forsennato quando erano ancora freschi di matrimonio. Lei ne uscì pazza.     

Quando il direttore CheccoPapa, su indicazioni della Direzione Generale (e gerarchicamente a scendere, delle altre direzioni) e dalla delegata dei CC-PCI-CGIL all’INPS regionale del Piemonte FiorellAllakka, si lanciò in un forsennato mobbing da ufficio, come voluto dai CC terroristi che, in cambio, lo spinsero su, fino a direttore centrale e, di conseguenza, riepito di soldi sebbene il CheccoPapa fosse obiettivamente un idiota, anche professionalmente, lo stesso poggiava le sue iniziative psicotico-delinquenziali, in contro CC terroristi, sul consenso dei sindacati.

Maria, come sindacalista UIL, andò a difendere RoScaru a Roma da una procedura, perentoniamente richiesta dal Comando Centrale dei CC, di sospensione quando lo stesso si era già licenziato, nel 1995. Tuttavia, in loco, a Torino, ed all’INPS di Torino-MirafioriSud, non è che Maria si fosse mai sognata di denunciare la e le direzioni per mobbing. Anche quando a Roma sentì dire “era quello che volevamo che RoScar si licenziasse”, non è che si interrogò o disse nulla sù e contro quel lungo (5 anni!) mobbing. Tutto normale. Omertà totale! Un po’ non c’arrivava. Un po’ erano corruzione e omertà ambientale e caratteriale.

Per far scannare i cani, si deve gettare loro un osso.
Per far ribollire la merda, basta dare una rimestata.

Fine inverno-primavera 2008. Era quello che occorreva. Un osso. Una rimestata. Prima che RoScaru andasse via dalle Cine, da Taiwan specificatamente, per le Americhe.

Fu perché la FratellanzaGiudaica mise le varie possibilità nel computer galattico ed uscirono Maria ed figlio Antonio. Già e pur cliente d’area ex-PCI, per qualche scherzo del destino MariaPissolato era divenuta Segretaria Provinciale Funzione Pubblica UIL. Sempre per qualche scherzo del destino, AntonioTvoia, il figlio, si era ritrovato studente in legge, pur senza grande vocazione per quello specifico ramo di studi. Castrato dalla madre? ...Non importa. Corso Regina Margherita 87 (dove RoScar aveva casa) è lì vicino, vicino sia a Palazzo Nuovo, che a Corso Sam Maurizio, che a via Po, dove gravitano la facoltà ed il dipartimento di giurisprudenza.  

 Da Taiwan, RoScar scrisse due righe a Maria, che non ha grande confidenza con le tecnologie contemporanee né con lo scrivere, e si fece ‘vedere’ da Antonio. Ci sono sistemi semplici perché, su fb, uno compaia ‘casualmente’ sulla pagina di un altro. C’è pure il modo di scomparire, non solo di comparire. Le disse che aveva un appartamento di cui non sapeva che farsene e che intendeva regalarglielo. Unico problema, le disse, è che lui, RoSCar, per il momento non poteva fare un atto presso una qualche autorità italiana per cui che trovassero un’altra via. Le scrisse pure che sarebbero stati sicuri finché non si fossero fatti entrare in casa la proprietaria formale, nonostante lui RoScar avesse una procura. Glielo disse che quella e quelli lì li avrebbero trascinati nella merda.

Nulla come l’avidità eccita gli istinti. Tuttavia, quando si ha la propensione ad immerdarsi, si agogna di farsi immerdare.

Maria ed Antonio risposero entusiasti. Lei dettava. Lui intepretava liberamente facendo finta che fosse lei a scrivere. Altre volte, lui Antonio scriveva direttamente. Il rampollo, ben sussidiato dal nonno pugliese, o coi soldi del nonno pugliese, aveva tutto ma un appartamento nell’area dell’Università sarebbe stato ottimo. Eppoi, trovarsi un appartamento gratis nel semicentro di Torino, e di cui divenire proprietari, non è che faccia schifo a nessuno.

RoScar mandò le chiavi e fece loro trovare la procura che si aggiungeva alla righe da lui scritte a mano dove si manifestava la sua volontà. Ma loro, lei soprattutto, volevano immerdarsi. Ovviamente, RoScar, pur donando loro l’appartamento, lo sapeva che loro si sarebbero immerdati. Dai carciofi non è puoi estrarre profumo di rose. Ciò nonostante furono messi sull’avviso da RoScar su come evitarlo. Ovviamente, inutile. Fai quel che devi, succeda ciò inevitabilmente succederà.

RoScar scrisse, in risposta ad email di Antonio, del gang-stalking ossessivo di Stato-CC di cui, se Maria non se lo fosse negato già ai tempi dell’INPS, avrebbe ben dovuto essere al corrente. RoScar lo fornì come informazione per loro per non farsi fottere. Non v’erano altre ragioni. Erano e sono cose che RoScar deve vedersi da solo e con la sua FratelanzaGiudaica, non certo cose per pirla d’accatto ed occasionali. Scrisse del gang-stlaking e scrisse che era assolutamente certo che i CC terroristi avrebbero mandato Franka e Ricchio per chiedere la loro cooperazione su demenze e solo per montare cose, come facevano in continuazione, per fottere RoScar.

Antonio, d’intelligenza sveglia e coltivata, nonostante gli assalti castratori materni, mostrò subito un interesse entusiatico ed aperto a cose udiva per la prima volta. Maria reagì in modo isterico contro di lui e contro RoScar. 

- “Antonio, ma figurati! Quelle sono cose che non esitono! Viviamo nel migliore dei mondi possibili!. Quello si inventa tutto! Chissà perché ora vuole farsi di quelle parti. Smettila Antonio! Sono tutte frottole! Maddai! Come fai a non renderti conto che sono fantasie deliranti!”

Ottimo! Erano pronti a prenderselo nel culo con soddisfazione dai CC terroristi e dai loro pidocchi.

Castrato sulla cruda realtà, Antonio ripiegò sulle fantasie magalonico-paranoie. Antonio-Maria cominciarono colla lunga serie dei deliri.

- “Ora andiamo da un grande amico avvocato che...”

- “OK, ditemi.”    

- “Il grande avvocato grande amico dice che...”
   
- “OK, ditemi che scrivere.”    

- “Ora ti mandiamo quello che dovresti scrivere...”
   
- “OK”
    
- “Appena ce lo dice, te lo mandiamo...”
    
- “OK”
   
- “Ora dobbiamo risentirlo e...”

E così all’infinito    

Deliri. Mai dissero che cosa occorreva. Confondevano le loro fantasie per la realtà. Borderline acuto.

Invece che simulare lo scenario dei pidocchi che arrivavano mandati dai CC terroristi e dire loro che non potevano entrare in casa, Maria-Antonio erano pronti ad accoglierli, a cooperare coi CC contro RoScar e farsi loro stessi fottere.

I CC terroristi, appena seppero che RoScar aveva donato l’appartamento, allertarono Nikla, Franka e Ricchio e li mandarono per il solito linciaggio sociale. La prima volta si presentarono Franka e Nikla. Antonio le fece entrare e le mise in contatto con Maria.

- “Vorremmo sapere... Lei che ha la fiducia di RoScar ci deve dire... Se lei coopera, Vi lasciamo l’alloggio...”

Invece che dire lei e loro se non fosse stato loro sufficiente aver fatto mobbizzare RoScar all’INPS ed avergli fottuto un dottorato in Belgio, ed invitarli a non farsi più vedere, Maria disse che avrebbe cooperato ed iniziò a rivolgere a RoScar le solite domande demenziali e senza senso da pidocchi dei CC.

Intanto, Franka andò subito da un avvocato per revocare la procura. Poi, esaltata demente come sempre ed eccitata dalla malvagità, tornò da Maria-Antonio:
- “Se ci trovate qualcosa che ci permetta di infognarlo più di quanto non si sia già fatto, vi lasciamo restare qui.”

Non ricevendo nulla (non v’era nulla da ‘scoprire’!), ma anche avessero ricevuto qualcosa non sarebbe cambiato nulla, Franka-Ricchio continuarono con l’avvocato per la procedura di riacquisizione dell’alloggio, cioè per sbatterli fuori di casa. Era una forma ulteriore di pressione ordinata anch’essa dal colonnello dei CC stragisti a Ricchio ed a Franka
   
- “Certo, che siamo andati da un avvocato per tutelarci. Però se ci date delle cose che ci permettano di infognare ulteriormente RoScar, Vi lasciamo restare nell’allogggio.”
   
- “Va bene. Cooperiamo. Facciamo il possibile e l’impossibile.”    

Deliri da pidocchi dei CC.

Maria-Antonio continuarono con la sceneggiata:
- “RoScar, ci devi dire quando è l’ultima volta che sei venuto qui.”
    
- “Guardare, minchioncelli, dovete trovare uno Scaparone, se esiste ancora, e iniziare un’azione penale. Di azione civile avete già perso. Basta usiate i miei abbondanti scritti che sono tutti pubblicati. Bastano ed avanzano per un’azione penale contro quelli.”
   
- “Ora di azione penale e civile, andiamo all’assalto di chi ci vuol prendere l’alloggio...”

- “Lo so che state vaneggiando. Di difesa civile avete già perso tutto... Aspettando pure.”

- “Ora cerchiamo un grande amico che...”
   
- “OK”    

- “Ora ti diciamo cosa devi scriverci...”     

- “OK”    

- “Ora te lo diciamo...”
   
- “OK, ma ditemelo davvero...”    

- “Ora le lo diciamo...”
    
- “Aspetto che me lo diciate.”    

E così all’infinito.

- “Ora ci stanno sfrattando. È colpa tua perché non ti sei fatto vivo. Dovevi venire qui come ordinato dal colonnello dei CC a Franka e Ricchio, e da loro a noi, e farti ammazzare. Ecco, non hai voluto aiutarci! Ci hai tormentato facendoci andare da avvocati dopo che Franka-Ricchio ci hanno fatto causa di sfratto.” 

S’erano fatti tutto da soli. Mentivano ancor più perché, già da tempo, Antonio si era trovato un altro alloggio, appena passato Via Rossini. Corso Regina 91. Li controllavamo coi chip bionici...

Inoltre, avevano riiniziato con le solite megalomaie paranoiche:
  
- “Ma certo, ora li freghiamo con causa penale e civile! ...Ora li fottiamo. Facciamo proprio come hai detto. Il grande amico avvocato ora ci dice come fare”

Una cosa penosa.

Non contenti cercarono di mobilitare la cognata, la moglie del primogeniro dei Pissolato, Filippo, la SerenaBettrame:

- “Tu che te fai coi medici e che sei così furba, devi trovarci qualche cosa per fottere RoScar perché, solo se lo fottiamo, i CC ci lasciano l’alloggio... Ecco, scrivigli, vedrai che ti risponde, ...attiiia!”

Figuremosce... 

RoScar gliel’aveva detto all’inizio. Invece, loro hanno fatto il possibile per fottersi da soli pur di fottere lui (RoScar, bersaglio di terrorismo di Stato, di gang-stalking dei CC terroristi e NATO) che aveva regato loro un alloggio non han saputo tenersi.    

...Eppure, RoScar aveva scritto loro tutto.

Hanno conosciuto l’impasticcato e paranoide furioso Ricchio quando in una seduta manicomiale con con Franka-Ricchio ed il loro avvocato, loro chiamavano Ricchio “il signore” mentre l’avvocato dello stesso urlava viscido: “Ma è ingegneeeeeeeeeeere...”

Maria-Antonio non hanno saputo sfruttare un atto di volontà di chi aveva una procura totale e che regalava loro un appartamento. Hanno fatto entrare chi in casa chi era stato loro detto li avrebbe fotturi. Dagli stessi si sono fatti mettere in contatto coi CC stragisti per fottere chi aveva regalato loro l’appartamento. Non hanno ovviamente concluso nulla contro RoScar aveva regalato loro l’appartamento (e contro cui si erano fatti mobilitare per terrorismo di Stato dei CC stragisti). Si sono fatti soffiare l’appartamento era stato loro regalato.

Infine, per mostrate d’essere malati, deliquenti e corrotti, si sono scatenati rabbiosi contro RoScar reo di non essersi fatto distruggere come voluto dai CC avevano reclutato anche Maria-Antonio per le loro folli operazioni di gang-stalking totale.

QED
Quod Erat Demonstrandum

Si lamentano del pulsa n’dura?!
Facciano pure. Lamentarsi non li salverà!