martedì 15 luglio 2008

MaximaImmoralia. La sindrome dell’identità antropologica. 15.07.2008

MaximaImmoralia. La sindrome dell’identità antropologica. 15.07.2008
by Georg Rukacs

È una sindrome da scarafaggi. Lo scarafaggio si riconosce nell’altro scarafaggio, gli crede, lo giustifica, lo sente proprio. Per questo vi si indentifica, vi si proietta, immediatamente.

L’umano è differente. Valuta tutto e tutti alla ricerca di elementi di verità, per quanto possible. L’umano cerca Dio.

Lo scarafaggio, al contrario, prende subito le parti dell’altro scarafaggio. Vi si trova a proprio agio.

- “Perché dovrebbero mai fare questo?!” Lo fanno...
- “Ti inventi tutto!” Si indaghi e veloci, visto che è tutto pressoché pubblico... Anzi, proprio il fatto non indaghino...
- “Lo fanno a fin di bene.” Proprio non sembrerebbe...
- “Ma che vuoi gliene freghi!” Sono psicotici furiosi... È pubblico!
- “Ma non t’hanno neppure ammazzato!” Il fatto che io sia meglio da ogni punto di vista non è la dimostrazione che loro non siano pazzoidi furiosi e delinquenti irredimibili. Quelli che loro ammazzano o sfondano non possono poi venire a contarlo perché gli scarafaggi direbbero che sono tarati o bollati o marchiati dunque non credibili.
- “Non ho capito i termini della questione.” Essendo evidentissimi, vi farà comodo fingere di non capirli.
...E così via...
Sono gli stessi vi raccontavano e vi raccontano che i centri di sterminio servivano e servono per disinfezione e redenzione... ...oppure che vi e si travisano ogni cosa a seconda del colore devono difendere sul momento.

Appunto, lo scarafaggio si identifica sempre con l’altro scarafaggio e deve negare sia scarafaggio. Deve far finta di non essere scarafaggio.

Fortuna vuole che la strumentazione dataci dai galattici per il compimento della Profezia permetta la manipolazione degli scarafaggi per la loro autodistruzione di massa, anche sfruttandone queste loro sindromi. La “psicologia delle masse”, il seguire il capo o “l’autorità”, etc. derivano proprio dalla natura scarafaggica. L’umano non ha bisogno di sentirsi coperto, né del consenso altrui. Per l’umano, conta solo Dio.