giovedì 4 ottobre 2007

Chinese Asylums 62. Stalking antiebraico dei pallestinisti. Invenzione d’assassinii

Chinese Asylums 62. Stalking antiebraico dei pallestinisti. Invenzione d’assassinii
by Georg Rukacs

Nell’ambito dello stalking ossessivo contro gli ebrei, oltre le aggressioni, assassini e stragi solite, che procedono con ritmo quotidiano anche se non fanno notizia, Fatah deve ora accreditarsi come affidabile per averne, come al solito, ulteriori benefici contingenti per continuare, come al solito, nel suo programma strategico di genocidio contro la presenza ebraica in Palestina. Gli americani sono di nuovo ben disposti così come il “venduto” di turno, Olmert e chi, come lui, coopera con gli interessi [anglo-]americani che vanno contro gli interessi israeliani. Non avendo, neppure Fatah, alcuna affidabilità o credibilità, non secondo criteri umani, devono inventarsela come sanno e possono.

Sabato, Khaled Abu Toameh, corrispondente per gli affari palestinesi presso il Jerusalem Post, è stato convocato presso il quartiere generale dei servizi d’informazione dell’ANP a Ramallah, controllati da Fatah. Lì, gli è stato consegnato un “grande” scoop, l’assassinio, per delitto d’onore, di una sedicenne, barbaramente linciata, lapidata a morte a Gaza, nella Gaza ora controllata dalla sola Hamas. Dell’omidicido venivano forniti la registrazione video ed i numeri di telefono dei due testimoni oculari.

I due testimoni oculari erano in realta dei miliziani di Fatah a Gaza, subito “spariti” non appena la notizia si e rivelata una montatura. Chi chiamava i loro numeri di telefono si sentiva rispondere che non corrispondevano ai nomi cercati. “Non, non sono io.” La registrazione video era stata fatta ad aprile in Iraq. Si trattava d’un delitto d’onore della setta Yazidi in Iraq, area Curda. Il fatto era realmente avvenuto. Ma altrove. Distante da quello Stato e connessi.

Il Jerusalem Post ha inizialmente pubblicato la storia sul proprio sito, con relativa “documentazione”, immagini dal video, credendola vera. La ha poi subito rimossa quando si è rivelata falsa. Alcuni che l’hanno vista l’hanno giudicata del tutto inverosimile. Le foto danno sempre mille informazioni all’occhio attento. Hanno fatto ricerche. Hanno presto scoperto dove e quando la cosa era avvenuta. Prodigi dei nuovi media! L’hanno subito comunicato al JP. Il Jerusalem Post, che era il bidonato, l’ha subito rimossa. L’avversione israeliana ad Hamas, che come ordine pubblico ed altro è certo meglio di Fatah, ha ben più solide radici. Non ha bisogno di calunnie, né di calunnie di quel tipo. Hamas, come Fatah, è un’organizzazione di terroristi etnico-religiosi con finalità di genocidio (o almeno di rimozione dall’area). Non occorrono calunnie per mostrarne un’ulteriore barbarie o una qualche incapacità a garantire l’ordine pubblico. La calunnia era stata infatta montata dall’ANP-Fatah, che ha pure mostrato come sia leale con Israele che pur, col suo governo Olmert, la sta riempendo di soldi, armi e buona propaganda. L’ANP-Fatah, [ri-]accreditata come “affidabile”, continua a fabbricare menzogne ed a diffonderle. Non sanno trattenersi. Non sanno mascherarsi. Non sanno controllarsi.

I giornalisti israeliani non potevano entrare a Gaza dopo la sua presa di possesso da parte di Hamas. L’ANP di Fatah, per calunniare Hamas, ha confezionato il falso e lo ha fatto, di fatto, diffondere internazionalmente tramite il giornalista ed il giornale israeliani cui il bidone è stato rifilato.

I servizi di informazione dell’ANP-Fatah avevano appena confezionando un altro falso, una finta scoperta di finti razzi, per dimostrare che loro erano affidabili mentre solo Hamas, non anche loro, non lo era. Beh, è il loro mestiere quello di produrre falsi. Lo fanno in continuazione. Lo facevano prima. Lo fanno ora. Lo faranno domani.