giovedì 4 ottobre 2007

Chinese Asylums 64. Stalking antiebraico dei pallestinisti. Liberazione terroristi-etnici detenuti e santificazione di Barghouti

Chinese Asylums 64. Stalking antiebraico dei pallestinisti. Liberazione terroristi-etnici detenuti e santificazione di Barghouti
by Georg Rukacs

Tra costruzioni propagandistiche varie e liberazioni di terroristi in gran quantità (non è una novità per Israele, tra l’altro ora un suo soldato continua ad essere prigioniero a Gaza ed altri prigionieri altrove, liberare terroristi anti-ebraici in gran quantità per scambi di prigionieri decisamente squilibrati, oltre che per favorire “processi di pace” che non portano mai, né possono portare, ad alcuna pace), per [ri]favorire un’ANP-Fatah [ri]divenuta improvvisamente “moderata” ed “affidabile”, dunque risussidiata sia dagli USA che da Israele, riprende la santificazione di Marwan Barghouti, capo terrorista (nel senso che organizzava stragi finalizzate all’epurazione etnica dell’area dagli ebrei, “i sionisti”), oltre ad essere “rispettato” capo d’Al Fatah ed aree contigue, prima d’essere processato e detenuto in Israele.

Non diverso da Arafat, ora scomparso, anche se ogni “capo” ha le sue peculiarità, Marwan Barghouti è periodicamente conclamato sui media internazionali come l’elemento chiave per “alternative”, “soluzioni”, nuove ere di pace. Il “prestigio”, da quelle parti e dal quel lato, si fonda solo su due fattori: [1] avere ottimi agganci ed appoggi coi Servizi arabi più influenti ed interventisti nell’area (egiziani, sauditi, siriani ed altri), [2] capeggiamento di strutture terroristiche (terroristiche nel senso delle stragi etniche indiscriminate, visto i “problemi” dell’area, cioè l’“entità sionista”, gli ebrei in realtà, ma anche i cristiani non collaborazionisti con l’islam, che deve essere distrutta).

Del resto, i detenuti liberati od in corso di liberazione non è che siano generici “terroristi”. Sono, in genere, protagonisti di stragi, tentate stragi, sparatorie contro passanti israeliani, mille episodi che non fanno notizia tanto sono la normalità, almeno nelle aree più esposte d’Israele che essendo piccolo non è che abbia vere aree d’assoluta sicurezza dalle molteplici attività di stalking armato e terrorista per indurre gli ebrei ad andarsene dall’area. Passa un veicolo con targa israeliana ed ecco che viene fatto oggetto di lancio di bottiglie incendiarie o di colpi d’arma da fuoco. Un ebreo non può entrare in aree dell’ANP (che pur sono territori Israele occupò quando fu aggredito da Stati confinanti) salvo finire linciato. Nessuno, naturalmente, fa l’opposto. I rari gruppi terroristi di tanto in tanto attivi in Israele contro arabi sono subito repressi, sgominanti e severamente puniti. Israele non tollera quello che invece è ragione d’esistenza e di plauso per la già OLP ora ANP. Tra i pallestinisti, è un vanto presentarsi, a folle plaudenti, con le mani insanguinate di ebrei appena sgozzati. È normale, da quel lato. Sgozzi ebrei, sei automaticamente un eroe, ti ammirano, diventi un’autorità, non rischi certo processi per omicidio. Ognuno, ogni specie, ha i suo modi ed occasioni, i suoi oggetti, radicalmente differenti evidentemente, per provare soddisfazioni. I pidocchi sono esseri elementari e con riflessi condizionati elementarissimi, evidentemente. È pubblico, se lo si vuol vedere. Anche se per i media mondiali, che sono a dominazione anglofona, ammazzare ebrei in Israele è presentato come legittimo. Quasi, non se ne parla. In casi “minori” quotidiani non se ne parla del tutto. Ci sono i cattivi che minacciano di tagliare acqua e luce. Ci sono i buoni che hanno il diritto di tirare razzi ammazzando e producendo patologie visto che vivere sotto i razzi che realmente vegono lanciati, cadono ed esplodono, in modo del tutto indiscriminato, per cui possono cadere ovunque, come le stragi, durante le periodiche ondate, non è che favorisca la tranquillità esistenziale, in genere. Un arabo, anche non israeliano, può vedersi dar ragione, contro ebrei, da una corte israeliana. Se avete notizia dell’opposto ditemelo.

Ecco, che ora, durante quest’ennesimo ciclo politico americano di “pace a portata di mano”, quando basta liberare terroristi-etnici, sussidiarli di soldi ed armi, e poi si ritireranno tutti in pensione od a lavorare, si moltiplicano i consigli di liberare Marwan Barghouti, l’“uomo chiave”. Ecco, lo vedete?! Appena avete sentito Barghouti vi s’è riscandato il cuore: quello buono, giovane, che ha studiato, onesto, popolare, universalmente stimato, il Mandela dei palestinesi. Non c’è bisogno di dire che Goebbels fosse un ignorante, poteva anche essere coltissimo, come non c’è bisogno di dire che Hitler dipingesse male, anzi sembra dipingesse piuttosto bene, tutt’altro che un “pittore fallito”, del resto non han fatto tutto da soli, anzi han fatto tutto gli altri, a livello di liquidazioni, milioni di tedeschi ed austriaci che... ...lasciamo perdere, la storia è sempre complicata e sempre mista alla propaganda ma si sà che alla fine della guerra la presenza ebraica, soprattutto ma non solo all’est e centro-est, era drasticamente diminuita e, emigrati a parte, almeno per una metà (ci sono responsabilità dirette pure russe che s’è preferito celare, anche perche gli stessi inglesi, cui i russi erano alleati, erano ben felici della liquidazioni degli ebrei europei) dei deceduti ed uccisi lo sono stati per responsabilità genocida tedesco-austriaca ed alleati (pur con differenze a livello di governi ufficiali) e cooperanti di varie nazionalità formali (le SS, per esempio, erano multinazionali, ma v’erano pure bande, milizie ed eserciti e polizie local-nazionali). Torniamo a Barghouti. I consigli di liberarlo vengono anche dai settori del governo d’Israele più influenzati dagli USA. “Corrotti”, magari, forse, una parte, solo psicologiciamente, sarebbe più preciso dire, dagli USA che su queste cose sono sotto influenza inglese, anche se gli inglesi hanno la capacità di non apparire mai agli occhi del vasto pubblico. Marwan Barghouti è il nuovo Arafat che basta liberare per avere, appunto, un altro Arafat, anzi meglio, “onesto”, “affidabile”, etc. L’uomo magico che, solo i cattivi continuano a detenere, porterà l’ennesima età dell’oro per Israele.

Quando Barghouti fu ufficialmente accusato, si sostenne che, dal 2000 al momento dell’arresto (15 aprile 2002), si era reso responsabile di attività terroristiche (omicidi e stragi) attraverso la direzione ed il finanziamento delle Brigate dei Martiti di al-Aqsa ed altre strutture terroristiche di Al Fatah. Venne processato da un tribunale civile israeliano e ritenuto responsabile di 5 omicidi e di una tentata strage con azione suicida tramite un’auto esplosiva. Per ciò, è stato condannato a 5 ergastoli più 40 anni di prigione. Venne invece assolto per 21 accuse d’omicidio durante 33 attacchi. Si ritenne che fosse moralmente ma non legalmente responsabile per gran parte della sua attività di direzione delle strutture terroristiche dell’ANP-Fatah. La verità giudiziaria non è mai verità storica, per cui non vogliamo “coprirci” dietro sentenze. Certo, Barghouti potrebbe anche essere un santo od un intellettuale puro, innocente da tutte le accuse, ma allora non si capirebbe da dove, in qual contesto, deriverebbe il suo prestigio e seguito popolare. La situazione sociologica dei pallestinisti è di tipo camorristico. Sei capo se, oltre ad essere ben agganciato a chi dà soldi ed armi, operi come capo terrorista. Il camorrista rispettato è uno che ha agganci col potere (lì essendo tutti e solo camorristi, i poteri superiori sono le potenze d’area e del mondo) e che è lui steso un camorrista, un boss di camorristi. Abbas, un bel giorno pompato come nuovo capo dell’ANP, che è, o sembra, più un “civile”, sebbene abbia finanziato, certo non con soldi suoi, il massacro di Monaco, alle Olimpiadi del 1972, proprio perché non era un capo organizzatore quotidiano di terrorismo stragista-etnico (la tesi per il dottorato in Russia, sulla cooperazione segreta nazisti-sionisti, se l’è fatta scrivere a pagamento, per cui, se mai fosse un vero intellettuale, almeno a quel tempo, la tesi di dottorato è del 1982, avrà avuto altro da fare, forse, oppure non era capace a fare la ricerca da solo o del tutto da solo), non ha il “prestigio” di Hamas né quello, sembrerebbe, di Barghouti. Hamas lo ha battuto ai voti. Barghouti viene ora “pompato” proprio perché Abbas non solo pensa solo al magna-magna (a quello pensava pure Arafat che non ha mai brillato per onestà né intellettuale né materiale) ma non ha “prestigio” di fronte ad Hamas. Appunto non diventi capo, capo vero, di “prestigio”, nelle biblioteche o nelle preghiera. Qualche “santone” (ce ne fu almeno uno eliminato su esecuzione amministrativa israeliana) era anche altro che santone, sennò non sarebbe stato capo di nulla, sebbene nessuno sia mai arrivato al livello di Barghouti che divenne antagonista diretto ed alternativa ad Arafat, anche se l’arresto israeliano ne blocco forse l’ascesa, o magari gli salvò la vita (nel 2001 era stato oggetto di esecuzione amministrativa israeliana, ma lì si salvò), visto che Arafat non era il santerello sorridente che si mostrava alle folle o tra statisti occidentali. Se Israele arresta e processa Barghouti, che alla fine non aveva più responsabilità terroristiche di Arafat di cui era strettissimo collaboratore, lo fa per salvare politicamente Arafat e altri da un antagonista. Qualcuno che poteva lo deve aver chiesto ad Israele, a chi in quel momento era “al comando”, e deve pure aver chiesto di arrestarlo semplicemente, se Barghouti era già stato oggetto di un tentativo di liquidazione amministrativa. Chi viene messo in lista di liquidazione amministrativa è responsabile di organizzazione di stragi, non in modo generico, ma nel senso che ha organizzato stragi riuscite e continuerà a farlo. Del resto, la situazione è di guerra-etnica (dal lato pallestinista contro gli ebrei) e non sarebbe dissuasivo un semplice arresto con successiva detenzione. Poi, con le periodiche liberazioni, per le paci che mai non arrivano, gli ergastolani escono e ritornano a fare il loro mestiere di omicidi e stragisti. Che è quello succede davvero in continuazione in quell’area. Le liquidazioni amministrative sono un limitatissimo “occhio per occhio, dente per dente” contro capi stragisti.

Barghouti dirigeva dunque le strutture propriamente terroristiche di Al Fatah e da lì derivava e deriva il suo “prestigio”. Non a caso è “rispettato” da Hamas e con essa strettamente connesso sebbene lui fosse di Al Fatah prima di promuoverne una scissione, forse concorrenziale sia con Al Fatah che con Hamas, forse per transitare sé stesso e transitare consensi di Al Fatah verso Hamas.

Eccolo ora divenuto l’uomo chiave, dicono, del momento che per la nuova, l’ennnesima, svolta storica inventata a Washington, ma con appoggi anche in Israele, che deve essere liberato per rafforzare Al Fatah e per ricondurre Hamas nell’ANP, in un’ANP “responsabile” diretta da lui invece che da Hamas prima della scissione tra Gaza-Hamas e Cisgiordania-Fatah. L’ANP-Fatah ha paura di perdere pure la Cisgiordania dato che Abbas s’era troppo sbilanciato dal lato americano ed israeliano, almeno come finanziamenti e forniture di armi per un colpo di Stato non è poi riuscito ad attuare. In realtà, senza il bisogno di Barghouti, Hamas ed Al Fatah sono già in trattativa in Egitto per risolvere il presente contenzioso. Tra camorristi, i capi sono quelli sul terreno. Chi è in prigione non ha più vero potere. A qualcuno fa comodo dire che Barghouti l’abbia. Spesso, i “capi” usciti di prigione sono ammazzati da altri camorristi quando tentano di riprendersi il posto occupato prima dell’arresto ed inevitabilmente occupato da altri che non vogliono poi cederlo. I camorristi sono in continuo litigio ma pure in affari comuni. Ciò vale pure le ora super-antagoniste Hamas e Fatah. Soprattutto, lì, hanno il nemico comune, dunque una causa comune, la liquidazione d’Israele. È del tutto normale siano in colloqui “segreti” tra di loro e coi servizi egiziani per riprendere la lotta comune, i massacri etnici (per quel che possono, visto che Israele si difende e protegge), per liquidare Israele, mentre succhiano soldi da tutto il mondo che fa finta di non sapere sta finanziando un massacro etnico (almeno nelle intenzioni) unilaterale.

Già l’avvicinamento tra Israele ed Arafat ha prodotto altre 1'500 uccisioni di israeliani e la trasformazione dei cisgiornadi e gaziani nei più fanatici islamici e para-islamici stragisti e pro-stragisti etnico-religiosi del mondo. Il tutto con appoggio dell’Unione Europea, ma pure anglo-americano, all’indottrinamento al fanatismo ed allo stragismo etnico-religioso innnazitutto anti-ebraico, indottrinamento che plasma le teste vuote di tutti gli arabi, fin da piccolissimi, con contagio che arriva fino agli arabi cittadini d’Israele. Le necessità dei cicli politici degli USA non hanno prodotto la “pace” sempre a portata di mano, dicono periodicamente, ma anzi hanno solo aggravato le condizioni dell’area. La stessa città natale di Barghouti, Ramallah, votò massicciamente per Hamas, alle elezioni del genneaio 2006, sebbene lì Barghouti, allora, capeggiasse (pur lui in prigione) la lista dei candidati di Al Fatah. Magari, se fosse stato libero avrebbero votato per lui, fosse stato giudicato, lo è visto chi era, al livello di Hamas o pure peggio dunque, nel caso, più votato. O, libero, sarebbe stato pure lui con Hamas.

La nuova “soluzione” americana per Israele e l’ANP è una nuova ondata di terrorismo sotto la direzione di Barghouti anziché lo scomparso Arafat, se Barghouti fosse davvero liberato e divenisse capo d’un’ANP che reincludesse Gaza. Del resto, i sussidi di tutto il mondo all’ANP sono sempre andati e vanno per quello ha davvero fatto e fa, non per le chiacchiere su soluzioni durevoli che mai arrivano. Il suo programma, il programma dell’ANP (anche se ufficialmente fanno giochetti verbali, per il mondo, in cambio dei soldi americani), è la rimozione dell’“entità sionista”, secondo una concezione xenofobo-paranoico di terra per cui le terre sono proprie per un qualche diritto naturale (le discussioni sui “diritti naturali” non portano a nulla anche perché l’ebraismo è precedente a tutto ciò esiste ora in quell’area, anche se poi altre cose sono successe) e non invece di chiunque le acquisisca (gli ebrei le hanno sempre pagate, magari pure più del dovuto), ci viva e le faccia fruttare creando benessere per tutti. Israele, pur senza petrolio, là garantisce la libertà ed il benessere di tutti e li garantirebbe ancor di più non dovesse subire accerchiamento e guerra. I fanatici sanguinari che vorrebbero, di fatto, rendere etnicamente “pura” l’area non garantiscono libertà e progresso neppure per i propri sostenitori. Non sembrano neppure psicologicamente particolarmente solidi e stabili essendo fatti tirare in un infinito conflitto etnico da interessi coloniali inglesi e progressivamente acuito fino alle vette odierne.

L’ampliamento della presenza ebraica in Palestina arricchiva ed ha arricchito tutti. Non gli inglesi che hanno dovuto sloggiare ed hanno creato la guerra etnica quando hanno capito che avrebbero dovuto sloggiare. Gli arabi si son trovati a fare ed hanno accettato di fare i burattini degli inglesi. Ora ci rimediano pure lo stipendio, visto che sono sussidiati proprio sul business “distruzione d’Israele”. Certo, c’è chi manovra e sussidia pure i governi d’Israele, e li condiziona soprattutto facendoli pensare in piccolo. A pensare e ad agire in piccolo c’è solo la guerra etnica infinita. Barghouti non è la soluzione di nulla. Neppure l’ANP o lo “Stato Palestinese” sono la soluzione di nulla. Sono invenzioni anglo-americane per fini loro. Lo Stato palestinese c’è già. È Israele. In parte, pure Giordania, Egitto, Siria, Libano. Le terre “bibbliche” sono ancora più vaste dei nominati.