Chinese Asylums 30. Conversazione con la demente media cinesoide ...ed altre cose
by Georg Rukacs
Nelle Cine e spazi limitrofi, più sono giovani, più sono esaltati e fanatizzati da miti nazicomunistoxenofobi e nazicomunistosciovinisti imposti ai locali pidocchi e pidocchietti dallo Stato, dal sistema scolastico, dalla famiglia, dai media, da tutto e da tutti in pratica.
La realtà è sempre molto peggio di come vi possiate immaginare. Sebbene alla fine le persone, ed i pidocchi pure, sono quel che sono. Tutti differenti e tutti eguali, soprattutto se son pidocchi.
Mercoledì, 2 maggio 2007. Che giornata demenziale!
La notte prima m’ero fatto 4 libbre di patate dolci. Non preoccupatevi, solo io posso farmi ‘ste cazzate. ...No, non sono cazzate... ...Le patate dolci sono buone e nutrienti! Credo che il jin sia una libbra. Invece il gongjin è in chilo. ...Il mio vocabolarietto (piccolo ma completo) della RPC dice che un jin è mezzo chilo... Eppure credo che sia una libbra. Boh... ...Comunque... ...o 4 libbre o 4 mezzi chili che sarebbero 2 chili. Eh, costavano 6 taibi (meno di 300 vecchie lire italiche) a jin. Il costo era 24 taibi. 4 jin. O 4 libbre, o 2 chili. Le spelli veloce. Più o meno... ...anche se resta un po’ di pelle qua e là... ...quando sono più o meno ben lavate... Le tagli a pezzi. Le mette in pentola elettrica con olio in fondo cui aggiungi acqua, dato che non ho tempo né voglia di star lì a rimestare per ore mentre si friggono, per cui un semibollita con semifrittura automatica è meglio. Gli butti sopra un po’ di salsa rossa. ...Una parte limitata d’una bottiglietta da un po’ più di mezzo chilo che costa 24 taibi sia al Carrefour che a Rt-Mart. Anche uno soffrisse d’insonnia, dopo metà od anche meno di quelle 4 libbre o due chile gli occhi si chiudono. Infatti mi devo essere fatto, tra profonde dormite, un paio di pasti durante la notte con quelle patate dolci a pezzi cotte. Ah, prima m’ero fatto una confezione, boh sarà stata un mezzo chilo... ...non ho idea, di pomodorini piccoli piccoli, sembrano olivone come dimensioni, che vendono con annessa una bustina salo-dolce di polvere con cui condirli. È lì che ce n’erano alcuni in semiputrefazione, con quelle belle spore che taluni dicono siano antibiotici. Mi sono detto che poi avrei mangiato le patate e che, alla fin fine, gli “antibiotici” naturali chissà se fan male o bene ma uno non è che ci muoia... Allora, appunto, ho mandato tutto giù. Poi, nonostante le patate, quel paio forse di pomodorini avariati mi devono essere fermentati nello stomaco ed hanno cominciato a venirmi su. Nulla di drammatico, a parte quel senso di disgusto che ti producono. Mi sono fatto del riso... ...lo stabilizzatore ideale per il mio stomaco altrimenti produzione automatica di gas tossici anche senza pomodorini avariati. Ah, m’ero fatto pure una decina di uova. No, non confondetevi, mi mancano del tutto le connotazioni del grassone e non ho pancia; appena me ne vedo un inizio digiuno. ...Lo sapete com’è... La confezione di uova qui è di 10, salvo comprarle sfuse a peso, come altrimenti s’usa nelle Cine. Te ne fai cinque a zabaione che sarebbe sbattute con abbondante zucchero. Poi te ne fai altre cinque. Sempre prudente, sarebbe, mangiarci riso prima e dopo, ma non è che qui, in pochissimi metri quadri, abbia una cucina con pentolame. Dopo che ho buttato via un’inutile altra pentola elettrica, ne ho una funzionante bene direi, ma solo una. Chi me lo ‘faffà di vivere così, direte... ...Ho il gusto del “macabro” evidentemente... ...talvolta, ...un po’.
Poi, talvolta arriva con caldo e col sole, a volte col cupo e con la pioggia, ti senti ‘a capa e soprattutto il naso e gli occhi con la rinite allergica che ti volteggia attorno e sti sta prendendo. Beh, con una pastiglia, due in casi proprio drammatici, si blocca tutto per fortuna. Magari, ti dà pure un senso non spiacevole di leggero torpore. Quella notte tra martedì e giovedì, c’era pure ciò. Un rinite allergica che mi volteggiava attorno.
A scuola, oggi [mercoledì, 2 maggio 2007], arrivo... C’è la ragazza, proprio non più giovanissima né giovane, inglese o britannica, una delle poche inglesi o britanniche in questa marea di nordamericani, soprattutto canadesi. Ah, è perché aveva la scatola pranzo, piena di succulento cibo di pesce credo (non è che io abbia proprio ficcato il naso né gli occhi dentro... ...ma ho poi sentito delle sue mezze frasi con un altro, un ragazzotto americano piccolo e grassoccio di qualche setta cristiana militante americana) ...ecco perché oggi è arrivata prima del solito! Dunque… c’era lei ma non c’era il condizionatore acceso. Aveva acceso le luci, in pieno giorno!, ma il condizionatore era lì bello spento e senza controller per accenderselo. Né io, né poi altri, in effetti, sono andato dalla segretaria-padrona a farmelo dare. M’ero pure messo la camicia, la Lacoste sarebbe stata appena più leggera. Dopo un 15 minuti di pedalate in questa stagione ed in quelle condizioni, arrivare in una aula, lì, senza condizioantore acceso significa cominciare a fondersi. Infatti. Lei mangiava quel suo pesce, qualcosa tipo bastoncini fritti forse, guardandosi di tanto in tanto attorno ma io avevano gli occhi suoi miei vocaboli cinesi, non guardavo certo il suo cibo né lei che se l’imboccava!, e scrivevo caratteri dal pinyin per autotestarmi per uno dei due soliti test settimanali (il mercoledì ed il venerdì) di una decina e talvolta dozzina o più di vocaboli mentre nel contempo, appunto, fondevo tutto. Quando arriva la ragazzetta da pochi giorni trentenne che è la nostra insegnante, che poi è andata a prendere il controller ed ha acceso il condizionatore, ero proprio bello e fuso. Mi sono un po’ riavuto giusto per non scivolare sotto il tavolone attorno a cui siamo tutti, insegnante inclusa, e per riuscire a pedalare fino a casa al ritorno senza finire addormentato senza sensi ai bordi della strada.
Due giorni prima, nel primo pomeriggio c’era trambusto nel corridoio e nelle stanze confinanti con la mia sfitte da quando esigenze di tortura bianca hanno imposto ai locali dementi ossessi di liberarle e tenerle sfitte, perché se battono sopra di me battono sopra d’esse. Già li sentono pure gli altri due inquilini, ...ora forse il ragazzetto, credo nullafacente, che il padre o altro veniva a trovare e ad sgridare quotidianamente, o è divenuto invisibile ed insentibile o se ne è andato. A me non ne frega nulla delle demenze quirinalizio-cinesi del toc-toc. Ma se un cinese si sente “battere sopra la testa” non resiste due minuti. Per cui, appunto le stanze affianco restano sfitte, perché loro sopra possano battere da sopra anche se la sensazione d’essere battuti sulla testa la hanno pure gli altri delle altre stanze, sia i due, se ci sono ancora tutti e due, del piano, sia quelli sotto e le varie stanze del padrone sui quattro piani (in effetti, la famigliona del padrone ha stanze sue in tutti i 4 piani, pian terreno incluso). I pidocchi battono ed, in realtà, si battono loro. Appunto, il padrone, 林彥哲 (Lín YànZhé), dopo centinaia di su e giù quotidiani dall’area tortura bianca nella soffitta sopra, dopo un po’ più d’un mese di baldanzoso “lavoro patriottico”, il guardonaggio con toc-toc, se n’è finito in manicomio. Ah, diranno e scriveranno nei fogli matricolari che ogni schiavo cinese ha a Taipei e Pechino che è in missione segreta a fare chissà cosa, ma è in manicomio. Come, virtualmente, tutti gli altri che hanno fatto e stanno facendo questo lavoro di tortura quirinalizia.
Era un po’ che non li guardavo facendo vedere che li guardavo, per cui al trambusto, mi sono detto che era il momento, in aggiunta alla loro demenza che sempre più manifesta sentono pervaderli come frutto del loro “lavoro patriottico”, di far loro risentire l’alito sul collo. Apro la porta proprio mentra la figlia piccola, una diciottenne o ventenne la cui faccia s’è fatta liquida come d’una cinquantenne e sta addirittura sparendo come le facce di tutti i pidocchi che in effetti non hanno faccia, stava chiudendo la porta della stanza affianco nord. La guardo gelido. Mi guarda con un mezzo sorriso imbarazzato come da troia da strada che s’offra clienti di passaggio, ma del tipo “cacchio, perché non mi violenti sbattendomi dentro il tuo cazzone “americano”... ..magari, poi, chiamo la polizia che m’hai violentato ma intanto me la sono ben goduta con un “bianco”.” Ma che cacchio vuoi?! Continuando a guardarla gelido le ho sbattuto la porta sulla faccia.
I cinesi sembra non parlino mai, ma si raccontano tutto tra loro. Pochi minuti dopo m’arriva la sorella, aria da bagascia sfatta di un 25 anni, non proprio di fronte alla porta, ma di fianco pronta alla fuga verso le scale, con la sorellina (che è poi la “capa” tortura bianca cino-quirinalizia) che le si nasconde dietro. M’abbozza un sorriso furbetto quanto scemo. La guardo gelido.
“C’è da pagare il fitto.”, mi fa
“Lo so.”
“Dunque...”
“…A tuo padre...”
“...Ma è lo stesso...”
“...A tuo padre.”
E, bang, le sbatto e sbatto loro la porta in faccia.
Ma che cacchio vuoi?! Vai sopra a guardonare ed a fare toc-toc e strush-strush e tutte le altre segate di voi maniaci delinquenziali. Vuoi il fitto?! Prenditi la porta in faccia! Vai da Napolitano, Prodi, Berlusconi e D’Alema e tutti gli altri dementi ossessi delinquenti coi loro militari e sbrirri egualmente dementi ossessi delinquenti, a farti dare il fitto! ...Tanto più che non hai nessun titolo per chiedermelo. Già nel posto di prima, neppure 100 metri più in là, col vostro stesso cognome, e in cooperazione tortura con voi ora, m’hanno rubato la cauzione dicendo che non conoscevano la figlia o nipote che aveva firmato il contratto. Però erano ben presenti quando lei lo firmava come padrona.
Corrono sotto dalla madre, anche lei in rapido involgarimento ulteriore da “lavoro patriottico”, le loro attività ossesso-demenzial-delinquenziali di Stato, dal Quirinale-SISMI-CC maoizzati alle Cine, alla Cina-Taiwan. Ecco che succede a reclutare i carabinieri e gli altri sbrirri tra i camorristi dell’organizzazione delinquenziale del PCI. Ah, no problem, diventano pure, con l’aria da bei fighetti, Presidenti... la camorra “per bene”...
Dunque, la pidocchia madre: “Ve l’ha dato il fitto?”
“Noooooo...”
“Come non ve l’ha dato?”
“Ih, ih, c’ha pure sbattuto la porta in faccia...”
Urla. Schiamazzi.
Due giorni dopo, oggi. La madre è lì che m’aspetta. Arrivo un po’ dopo il solito. Meglio. Ha così aspettato di più in mezzo alla strada, che è poi un vicoletto. Poteva rimediare qualcuno che volesse scopare una volgarotta non proprio più giovane per un centinaio di taibi, meno 5'000 vecchie lire italiotiche. Ma non ha senso degli affari. Aspetta me. Faccio finta di non vederla. Poi la guardo mentre lei già cerca di gesticolare. Non le dita a tondo fa il segno d’un buco. Lei vorrebbe indicare le monete, sebbene a Taiwan si paghi in biglietti, soprattutto il fitto, non in monete che al massimo hanno i taglio da 50, non più di 2'500 vecchie lire italiotiche. Fosse stata una fichetta od una ficazza, a quel segno di buco, c’era da entrare dentro il suo locale al pian terreno, chiuder la porta di vetro, metterle il dito dentro quel buco che lei disegnava con le dita, metterle il dito sulla fica, poi spingerla in cucina, metterle il cazzo nella fica, e poi, mentre si pregustava il godimento da cazzone “americano”, dirle che volevo un 40'000 taibi per farla godere. ...ma non ha proprio neppure i requisiti minimi. E poi è d’un volgare insulso. Non era quella, pidocchia pidocchiosa e stronza, che non sapeva nulla? “Non so nulla, io sono qui solo per prendere le telefonate e telefonare.” Ma che telefoni pidocchia malata?! “Non c’è l’acqua?! Non so nulla!” “Non c’è internet?! Non capisco nulla di computer. Guarda, qui non ci sono computer.” Prima non sai nulla ed ora vuoi il fitto.
Le dico che il fitto lo dò a suo marito. Il contratto scritto è tra me e lui. Per prendere i soldi sono tutti pronti. Poi ti dicono che non si conoscono o che il tale od il tal’altro non è il padrone. Lui lo è, o dovrebbe esserlo. Se firma regolari contratti sui moduli prescritti... ...Lo facciano uscire dal manicomio in permesso per incassare il fitto... Poi imbocco il portoncino e me ne salgo. Volete andare sulle montagne russe? Poi vi avete paura della velocità e delle ebbrezze!
Dopo la scuola, il caldo, e tutte le altre cose precedenti, mentre sento la radio via internet mi addormento di fondo. Sopra battono? Con la musichetta si dorme meglio! Poi mi sveglio. Leggo cose al computer, Scrivo caratteri cinesi, ridormo.
La sera, mi dò una scossa. È tardi, ma non tardissimo. Ah, poi ero tornato dalla pischelletta pure i giorni precedenti. Mi fa venire troppa voglia. A me piace. A lei piace. Sapete com’è...
La madre, appena mi vede, mi guarda male ...perché se fossi andato presto presto, quando la figlia non c’era magari trombavo lei... Se ne esce.
La pischelletta è con un’amica. Le guardo un po’ mentre lei è tutta ansiosa come lo sono le cinesi, senza darlo troppo a vedere, ma si vede. Dopo un po’ che le e la guardo, mi avvicino e delicatissimamente le sfioro con le dita la nuca e con labbra il collo, che è come lo stelo esile d’un fiore... ...d’un bel fiore pieno di nettare pronto per esser preso e che vuole essere riempito di altro nettare differente. Non è vero che le cinesi non vogliano essere baciate in pubblico. Se le baciate in pubblico e gradiscono, ne restano come ipnotizzate e non sanno più dove sono, non vedono più attorno, non sentono più nulla d’altro. Non si preocuupano che altri le possano vedere e guardare.
L’amica è una tra il morboso e l’accidioso, con delle labbra con pieghe ed atteggiamenti che non riescono a mascherare i cattivi sentimenti che trasudano. Se ne esce dalla stanza ma non per andarsene. Si mette di là a vedere la tv, cioè ad origliare in pratica. E si tocca frenetica durante le due lunghe sessioni di ginnastica per organi caldi tra a pischelletta e me.
Quando sto per andarmene se ne esce con un: “Oh, devo andare anch’io... T’accompagno!” Io ce l’ho di nuovo gonfio ma non è proprio la tipa... ...Non m’eccita neppure un po’ e la trovo proprio sul disgustoso. Non ho idea se abbia qualche attrattiva. È che non m’attira come tipa, come atteggiamenti. Anzi, i sentimenti che mi suscita sono negativi, sono di tenerla ben distante. La pischelletta mi guarda. Le cinesi e cinesoidi sono gelosissime. Beh, non solo loro. Ma le cinesi e cinesoidi non si fanno problemi a farlo ben vedere.
Continua a guardare lei ed a guardare me. La tiro da parte, visto che l’amica ha invaso il campo. “Lo so cosa pensi... ...guarda le parlo, se vuol parlare... ...magari se ne va subito in altra direzione... ...ma non ci penso neppure lontanamente...” Continua a guardarmi senza dire nulla. ...È così disarmata e disarmante... La tiro nel bagno. I bagni taiwanesi sono puliti e stranamente non maleodoranti. Sarà per quegli scarichi nel pavimento. Mi rispoglio in un attimo. E tolgo pure a lei le sue poche cose. La tiro su mentre mi s’avvinghia al collo e m’avvolge mentre le entro dentro. Ci facciamo un’altra sessione per organi caldi, lì, in piedi. Io in piedi. Lei sollevata attorno a me. Pistone dentro cilindro. Cilindro attorno al pistone.
In realtà, quando abbiamo finito, continua a guardarmi... Prima di andare, le dico solo: “Dai, lo vedi che tipa è la tua amica... ...succedesse mai qualcosa te lo viene a dire subito... anzi ti accende il telefono in diretta per fare prima... Non succederà proprio nulla. ...Anche perché sei mille volte meglio...” Sorride. ...Anche se non convintissima...
Esco, e lei, l’amica, dietro. Non ho ben capito che volesse. Ah, sì voleva “parlare”. Le solite demenze cinesi e cinesoidi.
Cerco di mandarla subito a stendere: “Se volevi raccontarmi tutte queste cose perché non sei restata nella stanza con noi?”
Arrossisce tutta.
Continuo: “Guarda che... …abbiamo solo parlato del più e del meno... ...certo io avrei voluto far l’amore, ...è così graziosa... ...ma lei è così seria... ...mi dice sempre che quelle cose lì le farà solo quando si sposa... ...oh, mi fa morire... io vorrei... ma lei... è proprio troppo seria...”
Arrossisce ancora di più. È stata tutto il tempo di fronte alla tv a toccarsi pensando a noi due nell’altra stanza a trombare. Resta senza parole.
Allora continuo io: “Scommetto che tu, col tuo ragazzo, fai l’amore tutti i giorni.”
Reagisce come indispettita: “Non ce l’ho il ragazzo ed io quelle cose lì non le faccio! Anch’io sono seria!”
Ed io: “E che c’entra... ...Anche se una ragazza è seria è una buona cosa fare l’amore. ...Se una ha voglia... ...Se è innamorata... ...Ma anche solo se una vuoleha voglia... ...mi sembra una buona cosa far l’amore... ...non posso crederci che non ti piace. ...Eppure sembri così bella... ...Sei, così bella e così calda... ....una vera femmina... ”
È ancora piu rossa ed accalorata del rosso e dell’accaloramento che già aveva.
La butta sul: “Ce l’hai un po’ di tempo? Vorrei portarti un po’ a vedere la città... ...ti posso raccontare della nostra cultura.”
Ecco, è la mania tipica della nazicomunista media, in pratica di tutti i pidocchi cinesoidi che vengono a contatto con lo straniero. Raccontare allo straniero la “loro cultura”. Sì, insomma, le balle che si raccontano tra loro, che raccontano loro a scuola e dappertutto su ciò che loro sarebbero, la “loro cultura”. Ed ecco che sono ansiosi di spiegare allo straniero cosa sono. Non che lo sappiano. Per cui alla fine, che ti portino a bere coca-cola od a mangiare spaghetti cinesi quella è “la loro cultura”. Ma ve l’immaginate un europeo che racconti la “nostra cultura”? Giusto giusto la mena qualche xenofobo quando contano in giro che lo straniero “deve sottomettersi al nostro modo di vivere, ai nostri costumi”. Se poi chiedi loro quale sia quel “nostro modo di vivere”, quei “nostri costumi”, non lo sa nessuno. Giusto uno sloganetto per cercare di vendere la propria xenofobia. Idem, nelle Cine. No, anzi, nelle Cine lo sanno. Lo hanno spiegato loro a scuola. No, no, non lo sanno lo stesso. Sanno lo slogan: “Ti posso spiegare la nostra cultura.”
Poi, come tutti del resto, la butta sul convenzionale: “Quanti anni hai?”
Ed io: “Un centinaio.”
Lei: “Ed io 150.”
“Ah, allora possiamo diventare subito amanti!”
E lei di nuovo rossissima ed accalorata e senza parole.
Io subito: “No, no, scusa, anche se sei bellissima proprio non posso... ...anche se lei, la tua amica, è così... ...è troppo seriosa, mi fa proprio disperare... ...anche se lei è così seriosa, sono innamorato della tua amica... ...non posso proprio tradirla con te, anche se tu sei così bella e così calda...”
Eccola che subito si riprende: “No, scherzavo... ...non ho 150 anni, ne ho 17, come la mia amica. ...Ma tu sei sposato?”
Io: “No, attualmente non lo sono. ...Ah, pensi che sia uno che tradisca o voglia tradire sua moglie?”
Lei: “Come sarebbe a dire...”
Io: “Se credi sia sposato...”
Lei: “Ah, no, lasci intendere che hai una certa età... ...sai da noi a una certa età si è sposati....”
Io: “Stereotipi...”
Lei: “Come?!”
Io: “Appunto, ...non importa... ...ah, ho capito, vuoi fuggire un Europa con me... ...ma allora vuoi che diveniamo amanti...”
Lei: “No, no, no, non posso, non posso, non possiamo!”
E di nuovo rossissima ed accaloratissima.
Appunto. Non possono. Non vogliono. Ma pensano solo al cazzo. Infatti in tv ci sono grandi pubblicità di vibratori. Evidentemente, dita e mani a parte, anche il mercato degli oggetti “meccanici” tira forte a Taiwan e nelle Cine.
Io: “Oh, scusami... ...sono proprio un diavolo... ...no, anzi, lo sai che mi occupo di magia? Leggo nei tuoi pensieri...”
Lei: “Davvero?! Mi dai lezioni di magia?”
Io: “Te l’ho detto che leggo nei tuoi pensieri...”
Lei: “E cosa ci leggi?”
Io: “...Che stai pensando solo a far l’amore...”
Lei di nuovo rossissima ed accaloratissima.
Io, ancora: “Ma te l’ho detto che sono un ragazzo serio. Amo solo la tua amica ...anche se lei è così inibita che non ha ancora mai voluto far l’amore, nemmeno con me che la amo.”
Lei: “Se dici che lei è inibita, perché non te ne trovi un’altra...”
Io: “Ecco vuoi far l’amore con me... ...te l’ho detto che amo solo lei... ...certo, tu sei bellissima, ma lo sai quando si ama una... ...io sono davvero un ragazzo serio... ...non è che posso mettermi a far l’amore con tutte le ragazze bellissime che magari vorrebbero.”
Mi stava proprio sul cazzo, a dire vero, come già detto. Far quel gioco d’eccitarla, senza avere io alcuna intenzione d’altro, era un modo per tormentarla. Sì, perché era proprio la tipa che se lo meritava d’essere trattata a quel modo.
Riarrossendo, intanto, mi fa salire sul suo scooter: “Sai volevo mostrati la nostra città e la nostra cultura...”
Me lo dice in un modo... ...Sperava di sentirsi almeno il cazzo duro contro le sue chiappe e la sua schiena oppure di trovarselo poi in qualche modo a sguazzare dentro, anche se “non voleva fare certe cose”.
Io: “Ok, ma restiamo da queste parti... ...ci sono tante cose da vedere anche qui attorno, eppoi per raccontarmi non importa andar troppo lontano. ...È così bello avere incontrato te che vuoi piegarmi tutto!” Volevo restare nei pressi, dato che mia bici era lì e poi abitavo nei pressi. Avendo intenzione di giocarla ed andarmene quanto prima, non volevo trovarmi chissà quanto distante da lì.
Sul suo scooter le ho messo la mano appena appena a contatto con la pelle del suo ventre scoperto e facendogliela percepire come insinuosa per farle venire ancor più voglia:
“Oh, scusami..., non farci caso..., è che ho paura di cadere, se non mi tengo a te...”
Lei sembrava quasi che si muovesse impercettibilmente, ma non del tutto, desiderando di trovarsi almeno un dito sulla fica, sebbene non è che tra il ventre e la passera si passi per caso dall’uno all’altra, salvo, appunto, farlo con intenzione.
Ansimando per quella voglia di cazzo che le montava dentro “Cosa ne pensi dei taiwanesi?”
Io: “ A parte la tua amica e la madre, e forse, talvolta, qualche altra persona..., ...a essere sincero cinesi, cinesoidi, taiwanesi, ...sì, insomma, mi sembrano decisamente piò dementi della media mondiale. Dei veri maniaci ossessi, in genere.”
Lei, subito con voce alteratissima: “Perché parli di maniaci?!”
Io: “Mi hai chiesto... ...Se incontro quasi solo maniaci ossessi, pidocchi pazzi, che posso farci?! O sono io che sono sfortunato, o in questa area del mondo sono un po’ tutti davvero dei maniaci ossessi... ...o magari mi sbaglierò. ...Ma tu sei differente, sembri così bella e così generosa...”
Lei: “Ma certo che ti sbagli! Come fai a dire che siamo maniaci ossessi... ...da voi siete tutti perfetti?!”
Io: “Lo sai quale è la differenza tra l’Europa e qui? Che se in Europa lo Stato chiede delle demenze c’è sempre chi dice di no. Qui dite tutti, o quasi tutti, di sì. Ecco, questo è un modo di fare da pidocchi dementi ossessi. Se uno si vergogna, se qui vi vergognate, d’essere dementi ossessi, basta non esserlo. Invece lo siete, per quel che ho visto io. ...Sai, sono più di tre anni che sono a Taiwan, e quasi cinque che sono nelle Cine... ...Ne ho viste di cose e di gente... ...Ma tu sei differente, sembri così bella e così generosa... Se tu mi sposassi subiti e fuggissi con me in Europa... no, no, come farei con la tua amica... ...ma se tu mi rapissi e mi portassi in Europa subito...”
La mano sul suo ventre (la pelle sua era tenera anche se non avevo propria alcuna intenzione di provare a farmela, ma tutte le intenzioni di giocarmela e giocarla) la avevo impercettibilmente, ma lei lo percepiva, messa in movimento e spostata virtualmente verso le sue gambe e la sua fica. Lei presa tra la nevrosi di quell’eccitazione voluta ma proibita e la nevrosi della contrarietà che le procuravano quei discorsi su “loro”: “È davvero strano che tu dica queste cose...”
Intanto s’era fermata, con le gambe aperte a tese per sostenere lo scooter fermo. Invero, sognando che la mia mano, metafora d’un cazzo che quanto prima la sostituisse, le raggiungesse la fica.
Io, che continuavo a starle dietro sullo scooter, ero sceso ancora con le dita. Non proprio sul suo clitoride, ma sospingendo la sua carne attorno che glielo stava così, su sullecitazione mia, eccitando. E, tuttavia, con aria indifferente a quell’eccitazione erotico-sessuale che le procuravo, le risposi: “Sai, non è strano che io le dica. È strano che qui, ed in questa zona del mondo, si comportino un po’ tutti a quel modo. Ma tu sei differente, dai...”
Lei pur presa da quel desiderio di godere e di cazzo, sentiva la rabbia montarle dentro, sentendosi messa in discussione dalle mie valutazioni su quello che per lei era un po’ come lei stessa, il “suo” gruppo etnico.
Se ne sbottò così in un: “Come?! Se pensi che i taiwanesi sia tutti maniaci, devi andartene subito via da qui!”
Io: “Perché devono andaremene io? Sono semmai i maniaci che devono andarsene... Io, qui , ci sto ottimamente!”
Lei, che pur si sentiva montare dentro il godimento di quel toccamento indiretto di clitoride, tutta alterata da quella obiezione razionale e ragionevole ad una delle tanti frasi fatte locali, se ne esplose con un isterico: “Non criticare mai, mai!, non permetterti mai, mai!, mai!, mai!, di criticare un taiwanese! Mai!”
Le sprofondai il dito verso il clitoride e glielo ruotai attorno, sopra, attorno.... Esaurita da quell’esplosione isterica nazimaoxenofobosciovinista demente-ossessa come sono dementi-ossessi tutti i “nazionalismi”, che non sono altro che gravissime turbe mentali talvolta utili al cosiddetto potere, spesso neppure ad esso, si abbandonò verso di me ad un orgasmo che le montava velocissimo dentro e le sarebbe presto arrivato, ...se avessi continuato. A quel punto balzai giù dallo scooter con lei costretta a riaversi da quell’abbandono per non cadere a terra, e con lei tutto lo scooter, e semplicemente me ne andazi senza dire nulla.
Sarebbe di certo andata dalla sua amica, la pischelletta, a dirle chissà cosa. Meglio prevenirla. Del resto dovevo andare a recuperare la mia bicicletta. Essa, e con essa la casa della pischelletta, non erano distanti. Andai. Arrivai. Salii. Venne di cosa lei ad aprire. Le dissi diretto: “Perché ti stavi toccando?” Lei, di rimando ed arrossendo un pò: “Come facevi a saperlo?”
C’era la madre che mi guardò tra il male e l’interrogativo. Le dissi solo: “Domani mattina passo un attimo...” E mi diressi verso la stanza della figlia, con la figlia che era lì con me, mentre lei, la madre, si chiudeva la porta ed alzava il volume della tv. “Perché hai detto alla mamma che passi domani mattina? Cosa devi dirle?” La verità non viene mai creduta. Così gliela dissi mentre mi e la spogliavo accarezzandola: “Ogni sette volte che faccio l’amore con te, devo farlo una volta con la tua mamma... ...Così anche lei è contenta, è contenta che ti faccio contenta e non fa storie... ...Non fare la gelosa perché io penso sempre solo a te... Poi, in fondo, è la tua mamma... ...Non dirle nulla, né far trasparire nulla di quanto t’ho ora detto... ...Eppoi, se fai storie, guarda ammazzo te, ammazzo la tua mamma e vado a fare l’amore con un’altra.”
Non le detti il tempo di rispondere e farmi domante. Le fui sopra e dentro per un’altra sostenuta sessione per organi caldi. Finito, la lascia abbandonata ed anch’io abbandonato me te tornai a casa. Le dissi solo: “Ah, la tua amica è proprio una gran porcona. Si faceva toccare... ...Poi, magari, ti verrà a dire chissà cosa... ...L’hai visto che avevo solo voglia di te. Se ti dice delle cose per metterti contro di me e magari per poi cercare farsi fare da me, non starle a dar retta... ...Non mi piace neppure un po’. Amo e voglio solo te.”
Era ormai troppo tardi. L’avevo di nuovo che mi si gonfiava e col cappellone che sfrigolava. Ma dovevo far altre cose.
Giovedì, 3 aprile 2007.
Il giorno dopo, giovedì 3 aprile 2007, al mattino, prima della scuola mia, sono poi passato dalla madre. Il solito. In fondo s’era comportata bene. Glielo dovevo. Una bella goduta le era dovuta ed anch’io me la sono goduta con lei.
Qui, dove abito, tra le 22 e le 22:30 hanno ristaccato sia l’acqua che internet, e pure l’elettricità. L’elettricità me la sono riattaccata da solo, dato che l’interruttore è qui, mentre la demente, una delle due figlie, che aveva staccato l’elettricità, si nascondeva dietro una colonna sul pianerotolo, dopo che io la avevo guardata tranquillo senza dire nulla e poi mi riconnettevo i due interruttori, luce e condizionatore suppongo.
Verso le 23:45, si presenta un figuro di quelli sopra in servizio tortura bianca con la figlia maggiore del padrone, credo, alle spalle, figuro che mi chiede di pagare il fitto. Gli dico che lui non è il padrone. Mentre la figlia ha un’esplosione isterica, gli batto la porta in faccia. Ribussa. Oppure è la figlia al seguito, resa ancor più isterica e demente da quei due mesi di tortura bianca che hanno distrutto ancor di più le loro già labili e malate teste. Non apro. Se ne vanno.
Qualcuno di quei due s’erano presenttai, od altri ad origliare fuori vista, se ne va sopra. Altri poi andranno per altri turni. Ormai malati persi non riescono a non ticchettare, disturbando non me bensì altri pidocchi come loro oltre a loro stessi. Son vittime di loro stessi. Del resto non possono non ticchettare. Sono gli ordini. Il pidocchio obbedisce agli ordini. Gli ordini sono per i pidocchi. I pidocchi vivono per gli ordini... ...dati da altri pidocchi dementi ossessi come loro. Lo strumento di guardonaggio-tortura che usano ha caratteristiche sado-maso. Decisamente più maso quando si trova confrontato ad umani che loro non riescono a sadizzare. Non appena l’obiettivo apre gli occhi, lo strumento di guardonaggio inizia a lampeggiare. I pidocchi di servizio in quel momento devono battere. Appena l’umano chiude gli occhi, lo strumento di guardonaggio inizia a lampeggiare. I pidocchi di servizio in quel momento devono battere. Sono schiavi dello strumento di guardonaggio e dell’obiettivo della tortura loro ordinata. Lo strumento di guardonaggio procura loro crescenti ansie e devastazioni delle loro teste vuote già geneticamente devastate.
Quirinale e governo italioti, con relativa sbirraglia corrotta, usano, per le loro demenze ossesse delinquenziali, dei governi locali con relativo personale mercenario-puttanesco e “patriottico” locale davvero geniali. Degli autentici professionisti! Ha! Ha! Ha! Ha! Ha! Ha! Ha! Hanno pure dato loro della strumentazione veramente geniale! Ha! Ha! Ha! Ha! Ha! Ha! Ha! Al loro livello... ...Dei dementi ossessi che la danno e di quelli che la usano...
FiorellAllocca con suo Pci-Cgil-sucios e gli sbirri di cui è pupazzetta demente scema e loro padroni scemi se usano tali scemetti e dementi ossessi, l’altra demente ossessa Nikla, gli altri dementi ossessi di merda, Franka e Riki, il Presidente della Repubblica (se fa finta di non sapere, a questo punto, sono delinquenze e demenze sue...) ed i suoi pidocchi-collaboratori del Quirinale, governi coi loro sbirroni e sbirretti, lo Stato italiota cui suoi funzionarini e funzionarioni, sbirragliona e sbirraglietta, sono tutti lì, sono tutti qui, in servizio sopra, coi loro grugni dementi ossessi e rabbiosi. Ha! Ha! Ha! Ha! Ha! Ha! Ha! Andate a vederli! Venite a vedereli! Mandate altri a vederli! Della serie, rabbiosi dementi ossessi da toc-toc. Così spendono i vostri sodi e devastano le vostre libertà!
Dino Sorrentino, del para-consolato di Taipei, “vice rappresentante” d’Italia, dunque, suppongo, referente Sismi in loco, che voi pagate coi vostri soldi, mi disse a fine febbraio 2007: “Non si preoccupi. Va tutto ottimamente così! ...A proposito..., ...quando rientra in Italia?” Un “napoletano” verace!
Il Quirinale ed il governo formale italiota pagano. Ancor più si intascano i loro funzionari e sbrirraglia corrotti. I dementi ossessi di governi e Stati esteri intascano ed eseguono. Nessuno, pur pidocchio demente ossesso estero, si sognerebbe di fare tali operazioni delinquenziali, malate ed autodistruttive di sua iniziativa. Distruggono loro stessi. Distruggono i committenti. Distruggono i complici. E nulla e nessun altro. ...Oltre a tutti voi.
Il Quirinale ed il governo formale italiota premono perché quello (Io) “deve essere obbligato a tornare in Italiozia dove abbiamo ben altri programmi per lui oppure, meglio, distrutto in loco se non vuol rientrare perché dobbiamo giustificare più di sette anni di demenze, attività delinquenziali con relativi costi e ruberie. Allora gli si devono tagliare l’acqua, l’internet, e magari l’elettricità.” Avanti delinquenti e dementi ossessi d’Italiozia, delle Cine e del mondo!
Tortura bianca con taglio di acqua, luce ed internet, su ordine della sbrirraglia demente ossessa del Quirinale-governo d’Italiozia!
Ha! Ha! Ha! Ha! Ha! Ha! Ha!
Nessuno che faccia risuonare, nei palazzi della demenza quirinalizio-italiotica, sfondandoli, e poi chiudendoli per sempre, quel vecchio rap?!
Dei delinquenti come Presidenti...
Se sorridevan eran più fetenti...
Dementi dietro dei visori...
A guardonar per far toc-toc sui muri...
La chiamano Italiozia...
Per non dir chiaro che è Merdozia...
by Georg Rukacs
Nelle Cine e spazi limitrofi, più sono giovani, più sono esaltati e fanatizzati da miti nazicomunistoxenofobi e nazicomunistosciovinisti imposti ai locali pidocchi e pidocchietti dallo Stato, dal sistema scolastico, dalla famiglia, dai media, da tutto e da tutti in pratica.
La realtà è sempre molto peggio di come vi possiate immaginare. Sebbene alla fine le persone, ed i pidocchi pure, sono quel che sono. Tutti differenti e tutti eguali, soprattutto se son pidocchi.
Mercoledì, 2 maggio 2007. Che giornata demenziale!
La notte prima m’ero fatto 4 libbre di patate dolci. Non preoccupatevi, solo io posso farmi ‘ste cazzate. ...No, non sono cazzate... ...Le patate dolci sono buone e nutrienti! Credo che il jin sia una libbra. Invece il gongjin è in chilo. ...Il mio vocabolarietto (piccolo ma completo) della RPC dice che un jin è mezzo chilo... Eppure credo che sia una libbra. Boh... ...Comunque... ...o 4 libbre o 4 mezzi chili che sarebbero 2 chili. Eh, costavano 6 taibi (meno di 300 vecchie lire italiche) a jin. Il costo era 24 taibi. 4 jin. O 4 libbre, o 2 chili. Le spelli veloce. Più o meno... ...anche se resta un po’ di pelle qua e là... ...quando sono più o meno ben lavate... Le tagli a pezzi. Le mette in pentola elettrica con olio in fondo cui aggiungi acqua, dato che non ho tempo né voglia di star lì a rimestare per ore mentre si friggono, per cui un semibollita con semifrittura automatica è meglio. Gli butti sopra un po’ di salsa rossa. ...Una parte limitata d’una bottiglietta da un po’ più di mezzo chilo che costa 24 taibi sia al Carrefour che a Rt-Mart. Anche uno soffrisse d’insonnia, dopo metà od anche meno di quelle 4 libbre o due chile gli occhi si chiudono. Infatti mi devo essere fatto, tra profonde dormite, un paio di pasti durante la notte con quelle patate dolci a pezzi cotte. Ah, prima m’ero fatto una confezione, boh sarà stata un mezzo chilo... ...non ho idea, di pomodorini piccoli piccoli, sembrano olivone come dimensioni, che vendono con annessa una bustina salo-dolce di polvere con cui condirli. È lì che ce n’erano alcuni in semiputrefazione, con quelle belle spore che taluni dicono siano antibiotici. Mi sono detto che poi avrei mangiato le patate e che, alla fin fine, gli “antibiotici” naturali chissà se fan male o bene ma uno non è che ci muoia... Allora, appunto, ho mandato tutto giù. Poi, nonostante le patate, quel paio forse di pomodorini avariati mi devono essere fermentati nello stomaco ed hanno cominciato a venirmi su. Nulla di drammatico, a parte quel senso di disgusto che ti producono. Mi sono fatto del riso... ...lo stabilizzatore ideale per il mio stomaco altrimenti produzione automatica di gas tossici anche senza pomodorini avariati. Ah, m’ero fatto pure una decina di uova. No, non confondetevi, mi mancano del tutto le connotazioni del grassone e non ho pancia; appena me ne vedo un inizio digiuno. ...Lo sapete com’è... La confezione di uova qui è di 10, salvo comprarle sfuse a peso, come altrimenti s’usa nelle Cine. Te ne fai cinque a zabaione che sarebbe sbattute con abbondante zucchero. Poi te ne fai altre cinque. Sempre prudente, sarebbe, mangiarci riso prima e dopo, ma non è che qui, in pochissimi metri quadri, abbia una cucina con pentolame. Dopo che ho buttato via un’inutile altra pentola elettrica, ne ho una funzionante bene direi, ma solo una. Chi me lo ‘faffà di vivere così, direte... ...Ho il gusto del “macabro” evidentemente... ...talvolta, ...un po’.
Poi, talvolta arriva con caldo e col sole, a volte col cupo e con la pioggia, ti senti ‘a capa e soprattutto il naso e gli occhi con la rinite allergica che ti volteggia attorno e sti sta prendendo. Beh, con una pastiglia, due in casi proprio drammatici, si blocca tutto per fortuna. Magari, ti dà pure un senso non spiacevole di leggero torpore. Quella notte tra martedì e giovedì, c’era pure ciò. Un rinite allergica che mi volteggiava attorno.
A scuola, oggi [mercoledì, 2 maggio 2007], arrivo... C’è la ragazza, proprio non più giovanissima né giovane, inglese o britannica, una delle poche inglesi o britanniche in questa marea di nordamericani, soprattutto canadesi. Ah, è perché aveva la scatola pranzo, piena di succulento cibo di pesce credo (non è che io abbia proprio ficcato il naso né gli occhi dentro... ...ma ho poi sentito delle sue mezze frasi con un altro, un ragazzotto americano piccolo e grassoccio di qualche setta cristiana militante americana) ...ecco perché oggi è arrivata prima del solito! Dunque… c’era lei ma non c’era il condizionatore acceso. Aveva acceso le luci, in pieno giorno!, ma il condizionatore era lì bello spento e senza controller per accenderselo. Né io, né poi altri, in effetti, sono andato dalla segretaria-padrona a farmelo dare. M’ero pure messo la camicia, la Lacoste sarebbe stata appena più leggera. Dopo un 15 minuti di pedalate in questa stagione ed in quelle condizioni, arrivare in una aula, lì, senza condizioantore acceso significa cominciare a fondersi. Infatti. Lei mangiava quel suo pesce, qualcosa tipo bastoncini fritti forse, guardandosi di tanto in tanto attorno ma io avevano gli occhi suoi miei vocaboli cinesi, non guardavo certo il suo cibo né lei che se l’imboccava!, e scrivevo caratteri dal pinyin per autotestarmi per uno dei due soliti test settimanali (il mercoledì ed il venerdì) di una decina e talvolta dozzina o più di vocaboli mentre nel contempo, appunto, fondevo tutto. Quando arriva la ragazzetta da pochi giorni trentenne che è la nostra insegnante, che poi è andata a prendere il controller ed ha acceso il condizionatore, ero proprio bello e fuso. Mi sono un po’ riavuto giusto per non scivolare sotto il tavolone attorno a cui siamo tutti, insegnante inclusa, e per riuscire a pedalare fino a casa al ritorno senza finire addormentato senza sensi ai bordi della strada.
Due giorni prima, nel primo pomeriggio c’era trambusto nel corridoio e nelle stanze confinanti con la mia sfitte da quando esigenze di tortura bianca hanno imposto ai locali dementi ossessi di liberarle e tenerle sfitte, perché se battono sopra di me battono sopra d’esse. Già li sentono pure gli altri due inquilini, ...ora forse il ragazzetto, credo nullafacente, che il padre o altro veniva a trovare e ad sgridare quotidianamente, o è divenuto invisibile ed insentibile o se ne è andato. A me non ne frega nulla delle demenze quirinalizio-cinesi del toc-toc. Ma se un cinese si sente “battere sopra la testa” non resiste due minuti. Per cui, appunto le stanze affianco restano sfitte, perché loro sopra possano battere da sopra anche se la sensazione d’essere battuti sulla testa la hanno pure gli altri delle altre stanze, sia i due, se ci sono ancora tutti e due, del piano, sia quelli sotto e le varie stanze del padrone sui quattro piani (in effetti, la famigliona del padrone ha stanze sue in tutti i 4 piani, pian terreno incluso). I pidocchi battono ed, in realtà, si battono loro. Appunto, il padrone, 林彥哲 (Lín YànZhé), dopo centinaia di su e giù quotidiani dall’area tortura bianca nella soffitta sopra, dopo un po’ più d’un mese di baldanzoso “lavoro patriottico”, il guardonaggio con toc-toc, se n’è finito in manicomio. Ah, diranno e scriveranno nei fogli matricolari che ogni schiavo cinese ha a Taipei e Pechino che è in missione segreta a fare chissà cosa, ma è in manicomio. Come, virtualmente, tutti gli altri che hanno fatto e stanno facendo questo lavoro di tortura quirinalizia.
Era un po’ che non li guardavo facendo vedere che li guardavo, per cui al trambusto, mi sono detto che era il momento, in aggiunta alla loro demenza che sempre più manifesta sentono pervaderli come frutto del loro “lavoro patriottico”, di far loro risentire l’alito sul collo. Apro la porta proprio mentra la figlia piccola, una diciottenne o ventenne la cui faccia s’è fatta liquida come d’una cinquantenne e sta addirittura sparendo come le facce di tutti i pidocchi che in effetti non hanno faccia, stava chiudendo la porta della stanza affianco nord. La guardo gelido. Mi guarda con un mezzo sorriso imbarazzato come da troia da strada che s’offra clienti di passaggio, ma del tipo “cacchio, perché non mi violenti sbattendomi dentro il tuo cazzone “americano”... ..magari, poi, chiamo la polizia che m’hai violentato ma intanto me la sono ben goduta con un “bianco”.” Ma che cacchio vuoi?! Continuando a guardarla gelido le ho sbattuto la porta sulla faccia.
I cinesi sembra non parlino mai, ma si raccontano tutto tra loro. Pochi minuti dopo m’arriva la sorella, aria da bagascia sfatta di un 25 anni, non proprio di fronte alla porta, ma di fianco pronta alla fuga verso le scale, con la sorellina (che è poi la “capa” tortura bianca cino-quirinalizia) che le si nasconde dietro. M’abbozza un sorriso furbetto quanto scemo. La guardo gelido.
“C’è da pagare il fitto.”, mi fa
“Lo so.”
“Dunque...”
“…A tuo padre...”
“...Ma è lo stesso...”
“...A tuo padre.”
E, bang, le sbatto e sbatto loro la porta in faccia.
Ma che cacchio vuoi?! Vai sopra a guardonare ed a fare toc-toc e strush-strush e tutte le altre segate di voi maniaci delinquenziali. Vuoi il fitto?! Prenditi la porta in faccia! Vai da Napolitano, Prodi, Berlusconi e D’Alema e tutti gli altri dementi ossessi delinquenti coi loro militari e sbrirri egualmente dementi ossessi delinquenti, a farti dare il fitto! ...Tanto più che non hai nessun titolo per chiedermelo. Già nel posto di prima, neppure 100 metri più in là, col vostro stesso cognome, e in cooperazione tortura con voi ora, m’hanno rubato la cauzione dicendo che non conoscevano la figlia o nipote che aveva firmato il contratto. Però erano ben presenti quando lei lo firmava come padrona.
Corrono sotto dalla madre, anche lei in rapido involgarimento ulteriore da “lavoro patriottico”, le loro attività ossesso-demenzial-delinquenziali di Stato, dal Quirinale-SISMI-CC maoizzati alle Cine, alla Cina-Taiwan. Ecco che succede a reclutare i carabinieri e gli altri sbrirri tra i camorristi dell’organizzazione delinquenziale del PCI. Ah, no problem, diventano pure, con l’aria da bei fighetti, Presidenti... la camorra “per bene”...
Dunque, la pidocchia madre: “Ve l’ha dato il fitto?”
“Noooooo...”
“Come non ve l’ha dato?”
“Ih, ih, c’ha pure sbattuto la porta in faccia...”
Urla. Schiamazzi.
Due giorni dopo, oggi. La madre è lì che m’aspetta. Arrivo un po’ dopo il solito. Meglio. Ha così aspettato di più in mezzo alla strada, che è poi un vicoletto. Poteva rimediare qualcuno che volesse scopare una volgarotta non proprio più giovane per un centinaio di taibi, meno 5'000 vecchie lire italiotiche. Ma non ha senso degli affari. Aspetta me. Faccio finta di non vederla. Poi la guardo mentre lei già cerca di gesticolare. Non le dita a tondo fa il segno d’un buco. Lei vorrebbe indicare le monete, sebbene a Taiwan si paghi in biglietti, soprattutto il fitto, non in monete che al massimo hanno i taglio da 50, non più di 2'500 vecchie lire italiotiche. Fosse stata una fichetta od una ficazza, a quel segno di buco, c’era da entrare dentro il suo locale al pian terreno, chiuder la porta di vetro, metterle il dito dentro quel buco che lei disegnava con le dita, metterle il dito sulla fica, poi spingerla in cucina, metterle il cazzo nella fica, e poi, mentre si pregustava il godimento da cazzone “americano”, dirle che volevo un 40'000 taibi per farla godere. ...ma non ha proprio neppure i requisiti minimi. E poi è d’un volgare insulso. Non era quella, pidocchia pidocchiosa e stronza, che non sapeva nulla? “Non so nulla, io sono qui solo per prendere le telefonate e telefonare.” Ma che telefoni pidocchia malata?! “Non c’è l’acqua?! Non so nulla!” “Non c’è internet?! Non capisco nulla di computer. Guarda, qui non ci sono computer.” Prima non sai nulla ed ora vuoi il fitto.
Le dico che il fitto lo dò a suo marito. Il contratto scritto è tra me e lui. Per prendere i soldi sono tutti pronti. Poi ti dicono che non si conoscono o che il tale od il tal’altro non è il padrone. Lui lo è, o dovrebbe esserlo. Se firma regolari contratti sui moduli prescritti... ...Lo facciano uscire dal manicomio in permesso per incassare il fitto... Poi imbocco il portoncino e me ne salgo. Volete andare sulle montagne russe? Poi vi avete paura della velocità e delle ebbrezze!
Dopo la scuola, il caldo, e tutte le altre cose precedenti, mentre sento la radio via internet mi addormento di fondo. Sopra battono? Con la musichetta si dorme meglio! Poi mi sveglio. Leggo cose al computer, Scrivo caratteri cinesi, ridormo.
La sera, mi dò una scossa. È tardi, ma non tardissimo. Ah, poi ero tornato dalla pischelletta pure i giorni precedenti. Mi fa venire troppa voglia. A me piace. A lei piace. Sapete com’è...
La madre, appena mi vede, mi guarda male ...perché se fossi andato presto presto, quando la figlia non c’era magari trombavo lei... Se ne esce.
La pischelletta è con un’amica. Le guardo un po’ mentre lei è tutta ansiosa come lo sono le cinesi, senza darlo troppo a vedere, ma si vede. Dopo un po’ che le e la guardo, mi avvicino e delicatissimamente le sfioro con le dita la nuca e con labbra il collo, che è come lo stelo esile d’un fiore... ...d’un bel fiore pieno di nettare pronto per esser preso e che vuole essere riempito di altro nettare differente. Non è vero che le cinesi non vogliano essere baciate in pubblico. Se le baciate in pubblico e gradiscono, ne restano come ipnotizzate e non sanno più dove sono, non vedono più attorno, non sentono più nulla d’altro. Non si preocuupano che altri le possano vedere e guardare.
L’amica è una tra il morboso e l’accidioso, con delle labbra con pieghe ed atteggiamenti che non riescono a mascherare i cattivi sentimenti che trasudano. Se ne esce dalla stanza ma non per andarsene. Si mette di là a vedere la tv, cioè ad origliare in pratica. E si tocca frenetica durante le due lunghe sessioni di ginnastica per organi caldi tra a pischelletta e me.
Quando sto per andarmene se ne esce con un: “Oh, devo andare anch’io... T’accompagno!” Io ce l’ho di nuovo gonfio ma non è proprio la tipa... ...Non m’eccita neppure un po’ e la trovo proprio sul disgustoso. Non ho idea se abbia qualche attrattiva. È che non m’attira come tipa, come atteggiamenti. Anzi, i sentimenti che mi suscita sono negativi, sono di tenerla ben distante. La pischelletta mi guarda. Le cinesi e cinesoidi sono gelosissime. Beh, non solo loro. Ma le cinesi e cinesoidi non si fanno problemi a farlo ben vedere.
Continua a guardare lei ed a guardare me. La tiro da parte, visto che l’amica ha invaso il campo. “Lo so cosa pensi... ...guarda le parlo, se vuol parlare... ...magari se ne va subito in altra direzione... ...ma non ci penso neppure lontanamente...” Continua a guardarmi senza dire nulla. ...È così disarmata e disarmante... La tiro nel bagno. I bagni taiwanesi sono puliti e stranamente non maleodoranti. Sarà per quegli scarichi nel pavimento. Mi rispoglio in un attimo. E tolgo pure a lei le sue poche cose. La tiro su mentre mi s’avvinghia al collo e m’avvolge mentre le entro dentro. Ci facciamo un’altra sessione per organi caldi, lì, in piedi. Io in piedi. Lei sollevata attorno a me. Pistone dentro cilindro. Cilindro attorno al pistone.
In realtà, quando abbiamo finito, continua a guardarmi... Prima di andare, le dico solo: “Dai, lo vedi che tipa è la tua amica... ...succedesse mai qualcosa te lo viene a dire subito... anzi ti accende il telefono in diretta per fare prima... Non succederà proprio nulla. ...Anche perché sei mille volte meglio...” Sorride. ...Anche se non convintissima...
Esco, e lei, l’amica, dietro. Non ho ben capito che volesse. Ah, sì voleva “parlare”. Le solite demenze cinesi e cinesoidi.
Cerco di mandarla subito a stendere: “Se volevi raccontarmi tutte queste cose perché non sei restata nella stanza con noi?”
Arrossisce tutta.
Continuo: “Guarda che... …abbiamo solo parlato del più e del meno... ...certo io avrei voluto far l’amore, ...è così graziosa... ...ma lei è così seria... ...mi dice sempre che quelle cose lì le farà solo quando si sposa... ...oh, mi fa morire... io vorrei... ma lei... è proprio troppo seria...”
Arrossisce ancora di più. È stata tutto il tempo di fronte alla tv a toccarsi pensando a noi due nell’altra stanza a trombare. Resta senza parole.
Allora continuo io: “Scommetto che tu, col tuo ragazzo, fai l’amore tutti i giorni.”
Reagisce come indispettita: “Non ce l’ho il ragazzo ed io quelle cose lì non le faccio! Anch’io sono seria!”
Ed io: “E che c’entra... ...Anche se una ragazza è seria è una buona cosa fare l’amore. ...Se una ha voglia... ...Se è innamorata... ...Ma anche solo se una vuoleha voglia... ...mi sembra una buona cosa far l’amore... ...non posso crederci che non ti piace. ...Eppure sembri così bella... ...Sei, così bella e così calda... ....una vera femmina... ”
È ancora piu rossa ed accalorata del rosso e dell’accaloramento che già aveva.
La butta sul: “Ce l’hai un po’ di tempo? Vorrei portarti un po’ a vedere la città... ...ti posso raccontare della nostra cultura.”
Ecco, è la mania tipica della nazicomunista media, in pratica di tutti i pidocchi cinesoidi che vengono a contatto con lo straniero. Raccontare allo straniero la “loro cultura”. Sì, insomma, le balle che si raccontano tra loro, che raccontano loro a scuola e dappertutto su ciò che loro sarebbero, la “loro cultura”. Ed ecco che sono ansiosi di spiegare allo straniero cosa sono. Non che lo sappiano. Per cui alla fine, che ti portino a bere coca-cola od a mangiare spaghetti cinesi quella è “la loro cultura”. Ma ve l’immaginate un europeo che racconti la “nostra cultura”? Giusto giusto la mena qualche xenofobo quando contano in giro che lo straniero “deve sottomettersi al nostro modo di vivere, ai nostri costumi”. Se poi chiedi loro quale sia quel “nostro modo di vivere”, quei “nostri costumi”, non lo sa nessuno. Giusto uno sloganetto per cercare di vendere la propria xenofobia. Idem, nelle Cine. No, anzi, nelle Cine lo sanno. Lo hanno spiegato loro a scuola. No, no, non lo sanno lo stesso. Sanno lo slogan: “Ti posso spiegare la nostra cultura.”
Poi, come tutti del resto, la butta sul convenzionale: “Quanti anni hai?”
Ed io: “Un centinaio.”
Lei: “Ed io 150.”
“Ah, allora possiamo diventare subito amanti!”
E lei di nuovo rossissima ed accalorata e senza parole.
Io subito: “No, no, scusa, anche se sei bellissima proprio non posso... ...anche se lei, la tua amica, è così... ...è troppo seriosa, mi fa proprio disperare... ...anche se lei è così seriosa, sono innamorato della tua amica... ...non posso proprio tradirla con te, anche se tu sei così bella e così calda...”
Eccola che subito si riprende: “No, scherzavo... ...non ho 150 anni, ne ho 17, come la mia amica. ...Ma tu sei sposato?”
Io: “No, attualmente non lo sono. ...Ah, pensi che sia uno che tradisca o voglia tradire sua moglie?”
Lei: “Come sarebbe a dire...”
Io: “Se credi sia sposato...”
Lei: “Ah, no, lasci intendere che hai una certa età... ...sai da noi a una certa età si è sposati....”
Io: “Stereotipi...”
Lei: “Come?!”
Io: “Appunto, ...non importa... ...ah, ho capito, vuoi fuggire un Europa con me... ...ma allora vuoi che diveniamo amanti...”
Lei: “No, no, no, non posso, non posso, non possiamo!”
E di nuovo rossissima ed accaloratissima.
Appunto. Non possono. Non vogliono. Ma pensano solo al cazzo. Infatti in tv ci sono grandi pubblicità di vibratori. Evidentemente, dita e mani a parte, anche il mercato degli oggetti “meccanici” tira forte a Taiwan e nelle Cine.
Io: “Oh, scusami... ...sono proprio un diavolo... ...no, anzi, lo sai che mi occupo di magia? Leggo nei tuoi pensieri...”
Lei: “Davvero?! Mi dai lezioni di magia?”
Io: “Te l’ho detto che leggo nei tuoi pensieri...”
Lei: “E cosa ci leggi?”
Io: “...Che stai pensando solo a far l’amore...”
Lei di nuovo rossissima ed accaloratissima.
Io, ancora: “Ma te l’ho detto che sono un ragazzo serio. Amo solo la tua amica ...anche se lei è così inibita che non ha ancora mai voluto far l’amore, nemmeno con me che la amo.”
Lei: “Se dici che lei è inibita, perché non te ne trovi un’altra...”
Io: “Ecco vuoi far l’amore con me... ...te l’ho detto che amo solo lei... ...certo, tu sei bellissima, ma lo sai quando si ama una... ...io sono davvero un ragazzo serio... ...non è che posso mettermi a far l’amore con tutte le ragazze bellissime che magari vorrebbero.”
Mi stava proprio sul cazzo, a dire vero, come già detto. Far quel gioco d’eccitarla, senza avere io alcuna intenzione d’altro, era un modo per tormentarla. Sì, perché era proprio la tipa che se lo meritava d’essere trattata a quel modo.
Riarrossendo, intanto, mi fa salire sul suo scooter: “Sai volevo mostrati la nostra città e la nostra cultura...”
Me lo dice in un modo... ...Sperava di sentirsi almeno il cazzo duro contro le sue chiappe e la sua schiena oppure di trovarselo poi in qualche modo a sguazzare dentro, anche se “non voleva fare certe cose”.
Io: “Ok, ma restiamo da queste parti... ...ci sono tante cose da vedere anche qui attorno, eppoi per raccontarmi non importa andar troppo lontano. ...È così bello avere incontrato te che vuoi piegarmi tutto!” Volevo restare nei pressi, dato che mia bici era lì e poi abitavo nei pressi. Avendo intenzione di giocarla ed andarmene quanto prima, non volevo trovarmi chissà quanto distante da lì.
Sul suo scooter le ho messo la mano appena appena a contatto con la pelle del suo ventre scoperto e facendogliela percepire come insinuosa per farle venire ancor più voglia:
“Oh, scusami..., non farci caso..., è che ho paura di cadere, se non mi tengo a te...”
Lei sembrava quasi che si muovesse impercettibilmente, ma non del tutto, desiderando di trovarsi almeno un dito sulla fica, sebbene non è che tra il ventre e la passera si passi per caso dall’uno all’altra, salvo, appunto, farlo con intenzione.
Ansimando per quella voglia di cazzo che le montava dentro “Cosa ne pensi dei taiwanesi?”
Io: “ A parte la tua amica e la madre, e forse, talvolta, qualche altra persona..., ...a essere sincero cinesi, cinesoidi, taiwanesi, ...sì, insomma, mi sembrano decisamente piò dementi della media mondiale. Dei veri maniaci ossessi, in genere.”
Lei, subito con voce alteratissima: “Perché parli di maniaci?!”
Io: “Mi hai chiesto... ...Se incontro quasi solo maniaci ossessi, pidocchi pazzi, che posso farci?! O sono io che sono sfortunato, o in questa area del mondo sono un po’ tutti davvero dei maniaci ossessi... ...o magari mi sbaglierò. ...Ma tu sei differente, sembri così bella e così generosa...”
Lei: “Ma certo che ti sbagli! Come fai a dire che siamo maniaci ossessi... ...da voi siete tutti perfetti?!”
Io: “Lo sai quale è la differenza tra l’Europa e qui? Che se in Europa lo Stato chiede delle demenze c’è sempre chi dice di no. Qui dite tutti, o quasi tutti, di sì. Ecco, questo è un modo di fare da pidocchi dementi ossessi. Se uno si vergogna, se qui vi vergognate, d’essere dementi ossessi, basta non esserlo. Invece lo siete, per quel che ho visto io. ...Sai, sono più di tre anni che sono a Taiwan, e quasi cinque che sono nelle Cine... ...Ne ho viste di cose e di gente... ...Ma tu sei differente, sembri così bella e così generosa... Se tu mi sposassi subiti e fuggissi con me in Europa... no, no, come farei con la tua amica... ...ma se tu mi rapissi e mi portassi in Europa subito...”
La mano sul suo ventre (la pelle sua era tenera anche se non avevo propria alcuna intenzione di provare a farmela, ma tutte le intenzioni di giocarmela e giocarla) la avevo impercettibilmente, ma lei lo percepiva, messa in movimento e spostata virtualmente verso le sue gambe e la sua fica. Lei presa tra la nevrosi di quell’eccitazione voluta ma proibita e la nevrosi della contrarietà che le procuravano quei discorsi su “loro”: “È davvero strano che tu dica queste cose...”
Intanto s’era fermata, con le gambe aperte a tese per sostenere lo scooter fermo. Invero, sognando che la mia mano, metafora d’un cazzo che quanto prima la sostituisse, le raggiungesse la fica.
Io, che continuavo a starle dietro sullo scooter, ero sceso ancora con le dita. Non proprio sul suo clitoride, ma sospingendo la sua carne attorno che glielo stava così, su sullecitazione mia, eccitando. E, tuttavia, con aria indifferente a quell’eccitazione erotico-sessuale che le procuravo, le risposi: “Sai, non è strano che io le dica. È strano che qui, ed in questa zona del mondo, si comportino un po’ tutti a quel modo. Ma tu sei differente, dai...”
Lei pur presa da quel desiderio di godere e di cazzo, sentiva la rabbia montarle dentro, sentendosi messa in discussione dalle mie valutazioni su quello che per lei era un po’ come lei stessa, il “suo” gruppo etnico.
Se ne sbottò così in un: “Come?! Se pensi che i taiwanesi sia tutti maniaci, devi andartene subito via da qui!”
Io: “Perché devono andaremene io? Sono semmai i maniaci che devono andarsene... Io, qui , ci sto ottimamente!”
Lei, che pur si sentiva montare dentro il godimento di quel toccamento indiretto di clitoride, tutta alterata da quella obiezione razionale e ragionevole ad una delle tanti frasi fatte locali, se ne esplose con un isterico: “Non criticare mai, mai!, non permetterti mai, mai!, mai!, mai!, di criticare un taiwanese! Mai!”
Le sprofondai il dito verso il clitoride e glielo ruotai attorno, sopra, attorno.... Esaurita da quell’esplosione isterica nazimaoxenofobosciovinista demente-ossessa come sono dementi-ossessi tutti i “nazionalismi”, che non sono altro che gravissime turbe mentali talvolta utili al cosiddetto potere, spesso neppure ad esso, si abbandonò verso di me ad un orgasmo che le montava velocissimo dentro e le sarebbe presto arrivato, ...se avessi continuato. A quel punto balzai giù dallo scooter con lei costretta a riaversi da quell’abbandono per non cadere a terra, e con lei tutto lo scooter, e semplicemente me ne andazi senza dire nulla.
Sarebbe di certo andata dalla sua amica, la pischelletta, a dirle chissà cosa. Meglio prevenirla. Del resto dovevo andare a recuperare la mia bicicletta. Essa, e con essa la casa della pischelletta, non erano distanti. Andai. Arrivai. Salii. Venne di cosa lei ad aprire. Le dissi diretto: “Perché ti stavi toccando?” Lei, di rimando ed arrossendo un pò: “Come facevi a saperlo?”
C’era la madre che mi guardò tra il male e l’interrogativo. Le dissi solo: “Domani mattina passo un attimo...” E mi diressi verso la stanza della figlia, con la figlia che era lì con me, mentre lei, la madre, si chiudeva la porta ed alzava il volume della tv. “Perché hai detto alla mamma che passi domani mattina? Cosa devi dirle?” La verità non viene mai creduta. Così gliela dissi mentre mi e la spogliavo accarezzandola: “Ogni sette volte che faccio l’amore con te, devo farlo una volta con la tua mamma... ...Così anche lei è contenta, è contenta che ti faccio contenta e non fa storie... ...Non fare la gelosa perché io penso sempre solo a te... Poi, in fondo, è la tua mamma... ...Non dirle nulla, né far trasparire nulla di quanto t’ho ora detto... ...Eppoi, se fai storie, guarda ammazzo te, ammazzo la tua mamma e vado a fare l’amore con un’altra.”
Non le detti il tempo di rispondere e farmi domante. Le fui sopra e dentro per un’altra sostenuta sessione per organi caldi. Finito, la lascia abbandonata ed anch’io abbandonato me te tornai a casa. Le dissi solo: “Ah, la tua amica è proprio una gran porcona. Si faceva toccare... ...Poi, magari, ti verrà a dire chissà cosa... ...L’hai visto che avevo solo voglia di te. Se ti dice delle cose per metterti contro di me e magari per poi cercare farsi fare da me, non starle a dar retta... ...Non mi piace neppure un po’. Amo e voglio solo te.”
Era ormai troppo tardi. L’avevo di nuovo che mi si gonfiava e col cappellone che sfrigolava. Ma dovevo far altre cose.
Giovedì, 3 aprile 2007.
Il giorno dopo, giovedì 3 aprile 2007, al mattino, prima della scuola mia, sono poi passato dalla madre. Il solito. In fondo s’era comportata bene. Glielo dovevo. Una bella goduta le era dovuta ed anch’io me la sono goduta con lei.
Qui, dove abito, tra le 22 e le 22:30 hanno ristaccato sia l’acqua che internet, e pure l’elettricità. L’elettricità me la sono riattaccata da solo, dato che l’interruttore è qui, mentre la demente, una delle due figlie, che aveva staccato l’elettricità, si nascondeva dietro una colonna sul pianerotolo, dopo che io la avevo guardata tranquillo senza dire nulla e poi mi riconnettevo i due interruttori, luce e condizionatore suppongo.
Verso le 23:45, si presenta un figuro di quelli sopra in servizio tortura bianca con la figlia maggiore del padrone, credo, alle spalle, figuro che mi chiede di pagare il fitto. Gli dico che lui non è il padrone. Mentre la figlia ha un’esplosione isterica, gli batto la porta in faccia. Ribussa. Oppure è la figlia al seguito, resa ancor più isterica e demente da quei due mesi di tortura bianca che hanno distrutto ancor di più le loro già labili e malate teste. Non apro. Se ne vanno.
Qualcuno di quei due s’erano presenttai, od altri ad origliare fuori vista, se ne va sopra. Altri poi andranno per altri turni. Ormai malati persi non riescono a non ticchettare, disturbando non me bensì altri pidocchi come loro oltre a loro stessi. Son vittime di loro stessi. Del resto non possono non ticchettare. Sono gli ordini. Il pidocchio obbedisce agli ordini. Gli ordini sono per i pidocchi. I pidocchi vivono per gli ordini... ...dati da altri pidocchi dementi ossessi come loro. Lo strumento di guardonaggio-tortura che usano ha caratteristiche sado-maso. Decisamente più maso quando si trova confrontato ad umani che loro non riescono a sadizzare. Non appena l’obiettivo apre gli occhi, lo strumento di guardonaggio inizia a lampeggiare. I pidocchi di servizio in quel momento devono battere. Appena l’umano chiude gli occhi, lo strumento di guardonaggio inizia a lampeggiare. I pidocchi di servizio in quel momento devono battere. Sono schiavi dello strumento di guardonaggio e dell’obiettivo della tortura loro ordinata. Lo strumento di guardonaggio procura loro crescenti ansie e devastazioni delle loro teste vuote già geneticamente devastate.
Quirinale e governo italioti, con relativa sbirraglia corrotta, usano, per le loro demenze ossesse delinquenziali, dei governi locali con relativo personale mercenario-puttanesco e “patriottico” locale davvero geniali. Degli autentici professionisti! Ha! Ha! Ha! Ha! Ha! Ha! Ha! Hanno pure dato loro della strumentazione veramente geniale! Ha! Ha! Ha! Ha! Ha! Ha! Ha! Al loro livello... ...Dei dementi ossessi che la danno e di quelli che la usano...
FiorellAllocca con suo Pci-Cgil-sucios e gli sbirri di cui è pupazzetta demente scema e loro padroni scemi se usano tali scemetti e dementi ossessi, l’altra demente ossessa Nikla, gli altri dementi ossessi di merda, Franka e Riki, il Presidente della Repubblica (se fa finta di non sapere, a questo punto, sono delinquenze e demenze sue...) ed i suoi pidocchi-collaboratori del Quirinale, governi coi loro sbirroni e sbirretti, lo Stato italiota cui suoi funzionarini e funzionarioni, sbirragliona e sbirraglietta, sono tutti lì, sono tutti qui, in servizio sopra, coi loro grugni dementi ossessi e rabbiosi. Ha! Ha! Ha! Ha! Ha! Ha! Ha! Andate a vederli! Venite a vedereli! Mandate altri a vederli! Della serie, rabbiosi dementi ossessi da toc-toc. Così spendono i vostri sodi e devastano le vostre libertà!
Dino Sorrentino, del para-consolato di Taipei, “vice rappresentante” d’Italia, dunque, suppongo, referente Sismi in loco, che voi pagate coi vostri soldi, mi disse a fine febbraio 2007: “Non si preoccupi. Va tutto ottimamente così! ...A proposito..., ...quando rientra in Italia?” Un “napoletano” verace!
Il Quirinale ed il governo formale italiota pagano. Ancor più si intascano i loro funzionari e sbrirraglia corrotti. I dementi ossessi di governi e Stati esteri intascano ed eseguono. Nessuno, pur pidocchio demente ossesso estero, si sognerebbe di fare tali operazioni delinquenziali, malate ed autodistruttive di sua iniziativa. Distruggono loro stessi. Distruggono i committenti. Distruggono i complici. E nulla e nessun altro. ...Oltre a tutti voi.
Il Quirinale ed il governo formale italiota premono perché quello (Io) “deve essere obbligato a tornare in Italiozia dove abbiamo ben altri programmi per lui oppure, meglio, distrutto in loco se non vuol rientrare perché dobbiamo giustificare più di sette anni di demenze, attività delinquenziali con relativi costi e ruberie. Allora gli si devono tagliare l’acqua, l’internet, e magari l’elettricità.” Avanti delinquenti e dementi ossessi d’Italiozia, delle Cine e del mondo!
Tortura bianca con taglio di acqua, luce ed internet, su ordine della sbrirraglia demente ossessa del Quirinale-governo d’Italiozia!
Ha! Ha! Ha! Ha! Ha! Ha! Ha!
Nessuno che faccia risuonare, nei palazzi della demenza quirinalizio-italiotica, sfondandoli, e poi chiudendoli per sempre, quel vecchio rap?!
Dei delinquenti come Presidenti...
Se sorridevan eran più fetenti...
Dementi dietro dei visori...
A guardonar per far toc-toc sui muri...
La chiamano Italiozia...
Per non dir chiaro che è Merdozia...