mashal-075. Non ci stanno davvero colla testa!
by Georg Moshe Rukacs
Rio de Janeiro. Brasile. Un altro pianeta.
...Non del tutto...
João. Sì, il Petrobraslista, da un milione di dollari l’anno, dice lui, e che me
ne prospettò 600'000 l’anno per cooperare al Progetto Nigeria (il gasdotto
Nigeria-Algeria) in cui, in realtà, i brasileiri faranno solo da guardoni, se
mai la cosa partirà davvero.
Incontro João che torna dal bagno, lungo il
corridoio. Saranno le 9:30 del mattino. Io sto imboccando la scala per
scendere. Lui sopraggiunge col solito viso stravolto di chi si è appena alzato
o chissàccosa. Lo guardo. Lui non dice nulla. Neppure io dico nulla.
Lo rincontro pochi giorni dopo, mercoledì
25/09/2013 sera. Lo saluto anche se lui ha la solita aria sconvolta. Soliti
brasileiri profittatori. Poco dopo bussa. Apro. È col portafoglio in mano. Mi
chiede di comprare una confezione di biscotti. Gliela do gratis. Mi vergogno a
chiedere 66 centesimi di real, anche se lui è sempre lì a chiedere una cosa o
l’altra. Non è capace a comprarsene 10 o 20 pacchetti e tenerseli nella propria
stanza?! Troppo difficile per la vita alla giornata del brasileiro medio.
Intanto che io gli do la confezione di biscotti, ecco che lui mi ruba, dalla
mensola della finestra, una confezione del pane della mensa, che io mi metto da
parte per il fine settimana. Incredibile! Che pezzenti di merda!
Intanto, João si inventa un’altra balla alla
brasileira. Mi chiede se io abbia ricevuto una email che mi ha mandato il
giorno stesso, prima. No, non ho ricevuto nulla. Mi dice che la rimanda il
giorno dopo. Se non è capace di scrivere o copiare un indirizzo email... Non
era stato capace a scrivere il proprio, quando me lo scrisse sul computer per
una cosa gli serviva. Il mio lo aveva già nella sua cassetta email. Ma se non
lo usa, non lo copia, o lo copia manualmente e male... Non sa fare ctrl-C,
ctrl-V. Troppo difficile. No, quella della email era una balla.
Gli chiedo che sia. Mi dice che mi aveva
detto che aspettando, con calma, il lavoro arrivava. Come dire che le sue balle
di lavoro assistenza-Europa, e magari pure il Progetto Nigeria, si
stanno concretizzando, per ciò che mi riguarda.
Insisto se non può dirmelo. Mi dice che
giorni prima neppure lo avevo salutato. Neppure lui. Hanno lo stomaco debole?!
Ah, no, sono pure scemi. Non arrivano a capire che senza di me sono dei tali
cialtroni che vanno solo a fare figuracce, sia in Europa che in Nigeria. Con un
tale zoticone... Tale lui, tali quelli sopra di lui.
Dice che quello che mi ha scritto (e che mi
ha accennato essere loro necessità di me per lavoro) lo vedrò dall’email. Lo ho
visto. Giovedì non è arrivata. Venerdì neppure. Sabato neanche.
Ah, mi dice pure, piagnucolando, che il suo
amico e collega Daniel è sparito senza neppure salutarlo. Erano qui in
cooperazione Terrorismo di Stato. Daniel sarà uscito di testa più di quanto già
non lo fosse di suo. E lo dice a me che il suo amichetto di ventura è sparito
senza salutarlo? Non lo hanno il telefonino per chiamarsi?
Lo incontro venerdì mattina. Lui ha la sua
solita aria allucinata da quando si è appena svegliato alle 8 e va a dormire di
nuovo prima di alzarsi più tardi. Lo saluto. Lui mi guarda cogli occhi
sbarrati, come avesse paura. Se non mi hanno chiamato a Petrobras,
dall’ufficio personale, lui è mister nessuno. Non è che possa assumermi lui, a
meno che non siano proprio disperati per il suo giro acquisti in Europa dove
gli avevo chiesto solo 100 euro al giorno e poi me ne sarei restato lì.
Tutte balle. L’agente speciale della Polizia
Segreta, degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira, ha detto
loro che non devo lavorare, e lui lo sa. Recita a soggetto. Mente. Che vadano a
quel paese!