venerdì 4 ottobre 2013

mashal-075.
Non ci stanno davvero colla testa!

mashal-075. Non ci stanno davvero colla testa!

by Georg Moshe Rukacs


Rio de Janeiro. Brasile. Un altro pianeta. ...Non del tutto...

João. Sì, il Petrobraslista, da un milione di dollari l’anno, dice lui, e che me ne prospettò 600'000 l’anno per cooperare al Progetto Nigeria (il gasdotto Nigeria-Algeria) in cui, in realtà, i brasileiri faranno solo da guardoni, se mai la cosa partirà davvero. 

Incontro João che torna dal bagno, lungo il corridoio. Saranno le 9:30 del mattino. Io sto imboccando la scala per scendere. Lui sopraggiunge col solito viso stravolto di chi si è appena alzato o chissàccosa. Lo guardo. Lui non dice nulla. Neppure io dico nulla.

Lo rincontro pochi giorni dopo, mercoledì 25/09/2013 sera. Lo saluto anche se lui ha la solita aria sconvolta. Soliti brasileiri profittatori. Poco dopo bussa. Apro. È col portafoglio in mano. Mi chiede di comprare una confezione di biscotti. Gliela do gratis. Mi vergogno a chiedere 66 centesimi di real, anche se lui è sempre lì a chiedere una cosa o l’altra. Non è capace a comprarsene 10 o 20 pacchetti e tenerseli nella propria stanza?! Troppo difficile per la vita alla giornata del brasileiro medio. Intanto che io gli do la confezione di biscotti, ecco che lui mi ruba, dalla mensola della finestra, una confezione del pane della mensa, che io mi metto da parte per il fine settimana. Incredibile! Che pezzenti di merda!

Intanto, João si inventa un’altra balla alla brasileira. Mi chiede se io abbia ricevuto una email che mi ha mandato il giorno stesso, prima. No, non ho ricevuto nulla. Mi dice che la rimanda il giorno dopo. Se non è capace di scrivere o copiare un indirizzo email... Non era stato capace a scrivere il proprio, quando me lo scrisse sul computer per una cosa gli serviva. Il mio lo aveva già nella sua cassetta email. Ma se non lo usa, non lo copia, o lo copia manualmente e male... Non sa fare ctrl-C, ctrl-V. Troppo difficile. No, quella della email era una balla.

Gli chiedo che sia. Mi dice che mi aveva detto che aspettando, con calma, il lavoro arrivava. Come dire che le sue balle di lavoro assistenza-Europa, e magari pure il Progetto Nigeria, si stanno concretizzando, per ciò che mi riguarda.

Insisto se non può dirmelo. Mi dice che giorni prima neppure lo avevo salutato. Neppure lui. Hanno lo stomaco debole?! Ah, no, sono pure scemi. Non arrivano a capire che senza di me sono dei tali cialtroni che vanno solo a fare figuracce, sia in Europa che in Nigeria. Con un tale zoticone... Tale lui, tali quelli sopra di lui.

Dice che quello che mi ha scritto (e che mi ha accennato essere loro necessità di me per lavoro) lo vedrò dall’email. Lo ho visto. Giovedì non è arrivata. Venerdì neppure. Sabato neanche.

Ah, mi dice pure, piagnucolando, che il suo amico e collega Daniel è sparito senza neppure salutarlo. Erano qui in cooperazione Terrorismo di Stato. Daniel sarà uscito di testa più di quanto già non lo fosse di suo. E lo dice a me che il suo amichetto di ventura è sparito senza salutarlo? Non lo hanno il telefonino per chiamarsi?

Lo incontro venerdì mattina. Lui ha la sua solita aria allucinata da quando si è appena svegliato alle 8 e va a dormire di nuovo prima di alzarsi più tardi. Lo saluto. Lui mi guarda cogli occhi sbarrati, come avesse paura. Se non mi hanno chiamato a Petrobras, dall’ufficio personale, lui è mister nessuno. Non è che possa assumermi lui, a meno che non siano proprio disperati per il suo giro acquisti in Europa dove gli avevo chiesto solo 100 euro al giorno e poi me ne sarei restato lì.

Tutte balle. L’agente speciale della Polizia Segreta, degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira, ha detto loro che non devo lavorare, e lui lo sa. Recita a soggetto. Mente. Che vadano a quel paese!