mashal-064. “Il caffè col sale”
by Georg Moshe Rukacs
Rio de Janeiro. Brasile. Un altro pianeta.
...Non del tutto...
Uno dei primi giorni che lavoravo lì, dissi a
Humberto che il buon caffè di fa con una presa di sale. Poco, molto poco, un
pizzico (in proporzione alla quantità di acqua e di caffè), ovviamente.
Humberto e Janaina, due psicotici sulla
stessa lunghezza d’onda, si misero subito ad urlare che il caffè sapeva di
sale. Anche quando non ve ne fosse. Bastava che io fossi nei paraggi. Urlavano
e, furiosi, gettavano via l’acqua per ribollirne altra.
Non è affatto detto che il pizzico di sale si
metta nell’acqua. Si mette tranquillamente nel caffè, sì che quando l’acqua
passi si combinino. Troppo cretini ed ossessi per capirlo.
Humberto e Janaina leccavano l’acqua.
Sentenziavano che vi dovesse essere del sale. Si mettevano ad urlare, ad
imprecare. E la gettavano via per bollirne altra.
Li invitai ad informarsi, magari in rete.
Troppo ignoranti, tutti, lì, per fare una normale ricerchina in google.com.
Ovviamente, con tipica alterazione paranoica,
i due lo dissero, drammatizzando, a tutti, inclusi direttori e loro leccaculi,
che io facevo “il caffè col sale”. Per ciò, la direzione obbligò la cuoca per
il personale a iniziare a lavorare alle 7:30, specificatamente per preparare il
caffè, anziché alle 9:00 come tradizionalmente. Chiara sindrome dell’identità
antropologica.
Un paio di sabati fa, il 13/04/2013, arrivai,
come al solito, prima delle otto e mi diressi alla cucina. Il sabato, non c’è la
cuoca della cucina dipendenti. Per me è ottimo il caffè vecchio. Ma lì son
tutti grandi signori...
Germano, il kapó, mi disse di preparare il
caffè ed aggiunse, con un sorrisetto, “senza sale”. Al che, lo preparai subito
col sale. Chiaramente, non ne possono avere la percezione. Lui salì silenzioso
per sorprendermi a fare qualcosa di criticabile... Ma io lo so che è nei suoi
schemi mentali di ladrone pensare che tutti cerchino di sottrarre cose,
nonostante e telecamere dappertutto...
Lì, voleva pure sorprendermi a metter il sale.
Lo avevo già messo nell’acqua. Poi, si gustò, con un sorrisetto di
compiacimento, il caffè. Pensava: “A me non la fa nessuno.” Lo prese senza
zucchero per essere sicuro che non vi fosse sale. Ed invece si gustò un
magnifico “caffè col sale”.
Anche Humberto, quando arrivò. Prima mi disse
che il caffè era ottimo. Quando gli dissi che c’era il sale cominciò ad urlare
che lui lo sapeva che era salato. Mentiva. Lo sfidai a prelevare un campione
per farlo analizzare. Non lo fece. Chiesi a tutti, in sua presenza, e nessuno
aveva percepito “il caffè col sale”, od “il sale nel caffè”. Infatti non lo si
deve percepire.
Infine, lo ridicolizzai dicendogli che io gli
avevo indotto la suggestione che ci fosse del sale, come già avevo fatto a suo
tempo con lui, e lui aveva contagiato la contagiabile e contagiosa Janaina, ed,
assieme, tutti i pazzi avevano dato loro corda.
Restò rabbioso per giorni per quella storia
del “caffè col sale” e pure per altre cose. I pazzi ossessi se le creano da
soli, anche senza induzioni esterne supplementari.