lunedì 29 aprile 2013

mashal-065.
“Lavorare veloci”, ...totalmente disorganizzati!

mashal-065. “Lavorare veloci”, ...totalmente disorganizzati!

by Georg Moshe Rukacs

Rio de Janeiro. Brasile. Un altro pianeta. ...Non del tutto...

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“A view shared by all the perspectives on development [...] is that industrial and developing countries are on different production functions and are organized in different ways. Development is no longer seen primarily as a process of capital accumulation but rather as a process of organizational change.”
Karla Hoff and Joseph E. Stiglitz

La permanenza nel sottosviluppo, la sua cronicizzazione, è proprio l’incapacità, qualunque ne siano le ragioni o sragioni, di organizzarsi ed organizzare in modo efficiente.

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Se devono impacchettare delle cose in dei sacchetti, si collocano tutto nel modo più inefficiente, distante e sconfortevole, riempiono un sacchetto, lo pesano, lo etichettano, lo chiudono con la pressa a calore per chiuderlo più o meno ermeticamente. Se dici loro che prima si preparano le confezioni pesate, poi si chiudono, poi si etichettano, ti controbattono che tu fai il lavoro tre volte, che la procedura veloce è preparare una confezione, poi etichettarla, poi chiuderla, e così via una dopo l’altra. Non hanno idea che sia il fordismo, l’organizzazione scientifica del lavoro. Tra l’altro se poi devono fare delle correzioni, per non lasciare resti o per far uscire una confezione in più, dove i pesi suggeriti non siano vincolanti, la cosa è impossibile con tutte le confezioni preparate e già subito chiuse una dopo l’altra anziché alla fine.

Iniziano a fare una cosa, dopo un minuto passano ad un’altra e poi ad un’altra ancora. Ciò anche dove ciò non è per nulla necessario ed abbia come unico risultato di scombinare tutto il lavoro. Una cosa è se devi mettere sul fuoco, in fretta, quattro cose differenti, in una cucina. Altra se stai lavorando a cose che richiedono di essere fatte una dopo l’altra.

Se uno sta usando la bilancia, ecco che invece che dedicarsi ad altre cose, si gettano sulla stessa bilancia così da intralciarsi reciprocamente il lavoro. Se uno sta pesando ed impacchettando fragole, o pasta, o sughi, ecco che si mettono a gettare sulla stessa bilancia fette sanguinolente di carne od altre sozzerie, invece che o fare altro od ad aiutare a finire il lavoro dell’altro per poi dedicarsi efficientemente ad usare la bilancia così liberata. Carni sanguinolente le affiancano ad altri prodotti del tutto incompatibili con esse e volano sopra gli stessi per raggiungere la bilancia.

Non solo non sanno organizzarsi, ma neppure conoscono le regole più elementari di igiene. Sono pieni di mille fissazioni relative alla supposta igiene, ma dell’igiene vera non conoscono nulla. Usano coltellini da cucina per pulirsi le unghie. Lavorano, in cucina, in ciabatte aperte (da spiaggia) senza che nessuno dica loro nulla. Però si mettono tutti subito il copri-testa anche solo per entrare un momento anche in aree dove non vi sia cibo.

Se un tagliere bianco prende del colore, ecco che lo raschiano col coltello sì da rovinarlo e da renderlo più infettivo se poi usato per cibi infettivi. Si introducono dita nel naso e scatarrano senza farsi problemi.  

Il lavoro serve loro solo per dar libero corso alle loro psicosi, non per fare il dovuto bene e con efficienza.

Tale è il sottosviluppo cronico. L’arroganza dell’ignoranza.

domenica 21 aprile 2013

mashal-064.
“Il caffè col sale”

mashal-064. “Il caffè col sale”

by Georg Moshe Rukacs

Rio de Janeiro. Brasile. Un altro pianeta. ...Non del tutto...

Uno dei primi giorni che lavoravo lì, dissi a Humberto che il buon caffè di fa con una presa di sale. Poco, molto poco, un pizzico (in proporzione alla quantità di acqua e di caffè), ovviamente.

Humberto e Janaina, due psicotici sulla stessa lunghezza d’onda, si misero subito ad urlare che il caffè sapeva di sale. Anche quando non ve ne fosse. Bastava che io fossi nei paraggi. Urlavano e, furiosi, gettavano via l’acqua per ribollirne altra.

Non è affatto detto che il pizzico di sale si metta nell’acqua. Si mette tranquillamente nel caffè, sì che quando l’acqua passi si combinino. Troppo cretini ed ossessi per capirlo.

Humberto e Janaina leccavano l’acqua. Sentenziavano che vi dovesse essere del sale. Si mettevano ad urlare, ad imprecare. E la gettavano via per bollirne altra.

Li invitai ad informarsi, magari in rete. Troppo ignoranti, tutti, lì, per fare una normale ricerchina in google.com.

Ovviamente, con tipica alterazione paranoica, i due lo dissero, drammatizzando, a tutti, inclusi direttori e loro leccaculi, che io facevo “il caffè col sale”. Per ciò, la direzione obbligò la cuoca per il personale a iniziare a lavorare alle 7:30, specificatamente per preparare il caffè, anziché alle 9:00 come tradizionalmente. Chiara sindrome dell’identità antropologica.

Un paio di sabati fa, il 13/04/2013, arrivai, come al solito, prima delle otto e mi diressi alla cucina. Il sabato, non c’è la cuoca della cucina dipendenti. Per me è ottimo il caffè vecchio. Ma lì son tutti grandi signori...

Germano, il kapó, mi disse di preparare il caffè ed aggiunse, con un sorrisetto, “senza sale”. Al che, lo preparai subito col sale. Chiaramente, non ne possono avere la percezione. Lui salì silenzioso per sorprendermi a fare qualcosa di criticabile... Ma io lo so che è nei suoi schemi mentali di ladrone pensare che tutti cerchino di sottrarre cose, nonostante e telecamere dappertutto...

Lì, voleva pure sorprendermi a metter il sale. Lo avevo già messo nell’acqua. Poi, si gustò, con un sorrisetto di compiacimento, il caffè. Pensava: “A me non la fa nessuno.” Lo prese senza zucchero per essere sicuro che non vi fosse sale. Ed invece si gustò un magnifico “caffè col sale”.

Anche Humberto, quando arrivò. Prima mi disse che il caffè era ottimo. Quando gli dissi che c’era il sale cominciò ad urlare che lui lo sapeva che era salato. Mentiva. Lo sfidai a prelevare un campione per farlo analizzare. Non lo fece. Chiesi a tutti, in sua presenza, e nessuno aveva percepito “il caffè col sale”, od “il sale nel caffè”. Infatti non lo si deve percepire. 

Infine, lo ridicolizzai dicendogli che io gli avevo indotto la suggestione che ci fosse del sale, come già avevo fatto a suo tempo con lui, e lui aveva contagiato la contagiabile e contagiosa Janaina, ed, assieme, tutti i pazzi avevano dato loro corda.

Restò rabbioso per giorni per quella storia del “caffè col sale” e pure per altre cose. I pazzi ossessi se le creano da soli, anche senza induzioni esterne supplementari.

sabato 13 aprile 2013

mashal-063.
Psicosi al computer. Liberio ed il PC ‘deconfigurato’

mashal-063. Psicosi al computer. Liberio ed il PC ‘deconfigurato’

by Georg Moshe Rukacs

Rio de Janeiro. Brasile. Un altro pianeta. ...Non del tutto...

Liberio mi dice che sul suo computer non compare nulla. Gli dico che sul mio, pur ora con internet lentissima, facebook compare per cui dovrebbe comparire pure sul suo.

Gli faccio notare che il proprietario, il demente Faustino, ha sostituito il vecchio wireless, se l’ha sostituito davvero (dopo aver contato per due mesi balle su tecnici che aveva chiamato... ...ma non comparivano; aveva solo alterato i parametri del wireless sì che la connessione non fosse più possibile), con uno ancora più vecchio o che magari ha solo riconfigurato, ora, sì da bloccare tutto e da farlo rilanciare in continuazione, lo stesso router di sempre. Nelle caratteristiche tecniche dello stesso spunta un 802.11g, come radio signaling. Oggi come oggi, chiunque dovrebbe avere almeno un 802.11n.

Gli chiedo di dare un’occhiata al suo PC. Gli sostituisco il suo Avira gratuito con un AVG piratato per cui ora lui si trova, gratis, un ottimo antivirus con ‘regolare’ registrazione. Quando faccio per aggiornarlo scopro che il suo computer era settato al 2009. Oh, con tanti grandi specialisti di cui si avvale, visto che piagnucola sempre con tutti... Marcelo che si limita a fissare lo schermo del suo [di Liberio] PC senza fare nulla (non ci capisce un cazzo), o il negoziante che gli spilla soldi solo per ricordarsi la password di Liberio, o altri che a volte chiama nella sua stanza per problemi col suo PC...

Intanto gli cancello alcune cazzate come barre varie che possono sottrarre memoria e introdurre virus o trojans. In pratica, lui usa il PC solo per facebook, per comunicare con la figlia negli USA, per studiare un po’ d’inglese on-line e poco altro.

All’improvviso scopre che dalla sua pagina dei link di Google Chrome sono scomparse le foto degli stessi. Controllo. Ah, sì, deve fare il sign in. Idem con Facebook. Deve fare il log in. Gli dico che io esco dalla stanza, ché non voglio vedere nulla, e di scrivere la sua email e la password. Mi dice che non le conosce e comincia ad urlare che gli ho deconfigurato il PC, che ora deve riandare dal suo caro negoziante a farselo rimettere a posto. Chi quello che non gli ha caricato nulla, neppure Acrobat Reader, che gli ha lasciato una data del 2009, e che neppure gli ha spiegato che deve ricordarsi la email dei login e la password?! In pratica, con la data del 2009, il sistema operativo non si aggiornava e l’antivirus neppure.

Lui lo adora, quel suo negoziante-‘papà’. Normale. I brasilici adorano solo quelli che li fregano.

È furioso, ma con me. I giorni successivi mi evita, nero.

Non conosce email e password dei suoi log in. Deve esser colpa mia, per lui. Ché gli ho ‘deconfigurato’ il suo PC. Internet, censurata per me dal governo brasilico etc (su richiesta estera), tramite il demente e delinquente FaustinoRF, continua a non funzionare (o piuttosto male), dunque neppure per lui ed altri. È di certo colpa mia, anche se lui urla che me lo invento quando gli dico che la stanno censurando a me o per me. Sennò le internet, bene o male, devono funzionare, non rilanciarsi ogni 2 minuti o restare staccate (ma solo la Wi-Fi; la terrestre del ‘proprietario’ ben funzionava e funziona) per due mesi etc.

giovedì 11 aprile 2013

mashal-062.
Psicosi in cucina. Purché non bolla

mashal-062. Psicosi in cucina. Purché non bolla

by Georg Moshe Rukacs

Rio de Janeiro. Brasile. Un altro pianeta. ...Non del tutto...

Humberto non tollera che l’acqua bolla e che le pentole siano coperte. Infatti, per il possibile, non cuoce le cose (né champignons, né gamberetti, per esempio). Si limita ad amalgamarle alla meglio con gli ingredienti, evitando sale ed aceto. Questi ultimi li usa solo per le uova sole. Il sale perché prescritto. L'aceto, abbondantissimo, perché sennò le pentole si ‘sporcano’. Per varie cose non cucina come si dovrebbe perché sennò “si sporcano” pentole e fornelli!

Quando scorge coperchi, si avvicina e, disgustato, dà ad essi manate rabbiose. Ultimamente ha capito che ad un po’ servono. Tuttavia, non appena scorge un poco di vapore li rimuove. ...Sennò “si sporcano” i fornelli!

L’altro giorno, rimosso il coperchio alle uova da far sode, imprecava ansioso perché l’acqua non bollisse almeno un poco, quasi-quasi. Oggi mi ha diligentemente spiegato che se l’acqua bolle, bolle realmente, con sopra il coperchio, le uova poi si deteriorano, “per via della pressione”. Sono coperchi di alluminio per pentole dello stesso metallo. 

Non ho capito. È pazzo tra pazzi che lo sostengono nelle sue follie.

mashal-061.
L’ArKaeda cinese. Meglio tacere

mashal-061. L’ArKaeda cinese. Meglio tacere

by Georg Moshe Rukacs

Rio de Janeiro. Brasile. Un altro pianeta. ...Non del tutto...

Nell’ora di intervallo, dopo aver abbondantemente e rapidissimamente mangiato, stavo esercitandomi in caratteri cinesi. Mauricio (lo spione e factotum della direzione) si avvicina, mi va di spalle, come sempre fa un po’ con tutti (...invero, con altri non serve; nessuno legge mai nulla), per curiosare a che mi stessi dedicando.

Stupefacentemente esclama: “Cinese?!” Di solito pensano tutti che sia giapponese. Ignoranza brasilica...

L’azzecca! Ma subito si corregge:
- “È arabo! È arabo! Sei un terrorista di ArKaeda! Sei un terrorista di ArKaeda!”

Appunto. Non risposi nulla né alla prima asserzione, né alla seconda. E che vuoi rispondere...