lunedì 16 ottobre 2006

MaximaImmoralia. Hóngshé Huódòng / 紅蛇活動. Se le vogliono... 16.10.2006

MaximaImmoralia. Hóngshé Huódòng / 紅蛇活動. Se le vogliono... 16.10.2006
by Georg Rukacs

Non oggi. Neppure ieri. Non molto tempo fa. In questa stanza, in DaJinJie, per una delle nostre operazioni a Taichung. Taichung è dove è previsto lo sbarco delle truppe cinesi, se sceglieranno l’opzione dello sbarco in una sola area, dopo le Olimpiadi, nel 2009, o già nel 2008. È nel centro di Taiwan. Da lì possono andare rapidamente a nord, a sud ed a est.

L’operazione in loco, non solo in questa stanza, abbiamo varie altre centrali operative, c’ha permesso di identificare varie altre decine di migliaia di maniaci, pidocchi sfuggiti alle rilevazioni automatiche, da sottoporre al programma di bombardamento di radiazioni per aumentarne le pazzie e portare Cine ed Inghilterre al collasso. Un collasso maniacale. Nessuno ne saprà mai nulla. Qui facciamo solo letteratura... o così è bene si creda. Del resto la nostra non-organizzazione non ha fini di lucro. Non abbiamo veri costi, ma non ci guadagnamo neppure mezza lira. Son quelle cose che si dovevano e si devono fare. Le facciamo.

Non proprio in questa stanza. Qui, sul piano, ne abbiamo un’altra come appoggio. Nessuno lo sa. Neppure lo immaginano. Neppure è od è sempre stata la stessa.

I torturatori cinesi d’appartamento... ...il solito. 24 ore su 24, coi loro strumenti che solo governi e para governi hanno, seguono il [supposto] torturato tra i vari punti della stanza ed il gabinetto [od anche in un vasto appartamento, quando i torturati dispongano d’un vasto appartamento] e battono sulla verticale, od anche altrove talvolta, e masturbano l’acqua “paranoica” [la regolano perché faccia un rumore che per loro è torturante], a seconda di dove uno si muova e più intensamente se uno ha gli occhi chiusi, o pensano abbia gli occhi chiusi. Non in tutte le posizioni del torturato, i pidocchi possono essere sicuri che uno abbia gli occhi chiusi od aperti. Poi, i loro stessi strumenti li conducono a varie forme di follia per cui sanno dove è il corpo del “torturato” ma non sono mai del tutto sicuri sul riconoscimento strumentale dei dettagli facciali.

Ragazzotti e troiette studenti e studentesse, infermiere, maestri e maestre, casalinghe, disoccupati, agenti immobiliari, proprietari, sbirri, ricercatori, informatici, eccetera, eccetera (tali sono coloro, i pidocchi, si susseguono nella squadra di tortura qua sopra), in un mondo normale e se loro fossero esseri umani, anziché pidocchi, si preoccuperebbero solo d’usare la stanza provvidenzialmente loro fornita per scopare. Non i pidocchi. Troie ma vergini fino a trent’anni, e molte pure oltre e per sempre. Grand’uomini ma segaioli o impotenti.

Questa troietta l’avevo incontrata un giorno. Sculettante e con sorrisetto, del tipo: “Ah, ti facciamo tribolare...” In verità, sono sempre più folli e imbottiti di psicofamaci, ed in parte ritiratisi e cambiati perché non reggevano l’affronto che io, noi, fossimo refrattari alle loro “torture”, proprio perché io, noi, ce la ridiamo di queste solo intense battitute e masturbate d’acqua per torturare. Se senti dei pidocchi, che puoi fare se non ridertela? Loro non possono capire. Non importa.

Sapevamo i suoi orari ed abitudini. Un giorno ho inserito, come faccio spesso, il simulatore di presenza e spostamenti, che simula ci sia qualcuno mentre qui nella stanza non c’è nessuno, altre volte mettiamo invece il simulatore d’assenza pure se ci siamo, e le ho fatto la posta. Quando è arrivata all’ascensore furtiva e sfuggente, come vergognosa che chiunque potesse notarla, le ho lasciato premere il bottone. Poi, le ho preso risoluto la mano, con l’altra le ho preso il telefonino, e prima che potesse dire qualcosa me la sono trascinata veloce al mio piano. In ascensore c’è la telecamera di sicurezza, mentre altrove, nonostante vistosi cartelli che è tutto controllato, non ce ne sono o comunque noi possiamo disattivarle facendo apparire le immagini vogliamo.

Era tutta rossa e non sapeva cosa dire. Tentava, ma io la ignoravo. Cercava, con la mano da cui le avevo tolto il telefonino, il telefonino stesso, cui i torturatori sono ossessivamente attaccati. La considerano lo loro vera sicurezza, assieme alle telecamere di sicurezza e ad altri vari sbarramenti che, spaventati dalle loro stesse psicosi, hanno fatto mettere dappetutto qui nell’edificio, che in effetti sembra una prigione che ti permette d’accedere solo al tuo piano e non agli altri.

Per le scale non abbiamo incontrato nessuno, come spesso succede all’ora cui l’ho presa. Solo avessimo incontrato quelli dell’agenzia che sono complici e co-organizzatori del lavoro di tortura, oppure qualcuno dei torturatori, l’avrei lasciata andare e me ne sarei andato indifferente.

L’ho portata non nella stanza dove avevo attivato il simulatore di presenza, che è quella dove ufficialmente abito. L’ho portata nell’altra. Non è controllata dai pidocchi. In essa teniamo tuttavia attivato un simulatore d’assenza. Anche quando siamo lì, mai qualcuno controllasse risulta non ci sia nessuno. L’ho sbattuta sul letto. Stando a cavalcioni su di lei, con del nastro le ho subito tappato la bocca e poi pure gli occhi. L’ho spogliata. Glielo ho messo da dietro senza tanti preliminari, solo attento a non farmi male io, al mio prezioso uccello. Ecco era la solita vergine. Troia, stronzetta, maniaca, e pure illibata! Male, avessi voluto solo trombarla. In quel cosa, meglio una già fatta. Ottimo, invece, per quello che volevo fare.

Per evitare di lasciare tracce di sanguinamenti sul letto, l’ho portata nel gabinetto-doccia. Sono piccoli ma si riesce a starci di lungo. Nelle Cine hanno lo scolo sul pavimento. Per cui è facile tenerli puliti. I cinesi, i pidocchi soprattutto, li tengono luridi lo stesso perché hanno l’ossessione d’usare l’acqua. Io, noi, li teniamo puliti.

L’ho sbattuta sul pavimento, prona, con la testa sua in un angolo del piccolo locale, stando solo attento a che non le restassero segni sul corpo. Le ho aperto il culo e glielo ho sbattuto nella fica. Un colpo secco, stando attento a non danneggiare il mio coso, ma per farle male. Sverginamento brutale. Sebbene nelle Cine, seppur represse e spesso astinenti, sono caldissime per cui magari poi godono lo stesso, per come sono storicamente abituate e dei cazzetti spesso mollicci di cinesi che puntano solo a farsi una sborrata in mezzo minuto. Moltissime sposate e più in vezzo di confidenze si lamentano della [im]potenza dei loro maschi e confessano che “fanno l’amore da sole”, si masturbano, insomma. La “solida” famiglia cinese è fondata sul dito delle mogli e sui bordelli per i mariti quando non lavorino di mano.

Le ho dato un colpo alla testa (piace così tanto, loro, battere sul pavimento da sopra come metafora del colpire la testa!), me tale da non lasciarle segni, e sono andato nella stanza [affianco al gabinetto-doccia] a prendere e mettermi un preservativo. Tornato, glielo ho rimesso dentro, mentre con le dita le ho preso il clitoride e glielo ho strizzato in continuazione da farle male, mentre la montavo per venire veloce. Appunto, non doveva godere, ma solo starci male, possibilmente con danni permanenti nel campo. Temevo godesse, nonostante il colpo iniziale ed il dolore intenso che le procuravo al clotoride, per cui sono uscito e glielo ho messo nel culo. Anche lì, in malo modo, attento solo a non danneggiarmi io, e continuanzo a strizzarle il più dolorosamente possibile il cliroride. Il preservativo s’è rotto. Sono andato a mettermene un altro. Le ho gettato dell’olio da cucina sull’ano ed ho finito l’opra continuando a strizzarle il clitoride e con colpi veloci ma profondi per venire presto io e far male a lei, cui premevo pure sulla nuca per tenerle pressata la testa contro il mavimento ed il muro.

Visto che eravamo già sotto la doccia, l’ho aperta. A lei ho passato nella fica e sull’anno, un po’ anche dentro con le dita, del sapone caustico da bucato. Io mi sono lavato normalmente. Io mi sono asciugato. Lei l’ho lasciata così, tanto lì ci s’asciuga da soli con la temperatura che c’è sempre, e l’ho lasciata lì nel gabinetto-doccia. Ho asciugato il pavimento. Mi sono vestito, anche se l’avevo ancora di nuovo duro. Ho preso una sostanza narcotizzante naturale che estraiamo da piante e radici e gliela ho hatta inalare. Gliene ho messo anche qualche goccia in prossimità e dentro le narici. Produce forme di sonnolenza ed allucinazioni limitate che tuttavia non ostacolano, anzi favoriscono, una particolare varietà d’ipnosi. Le ho strappato il nastro dagli occhi. La ho ipnotizzata. In ipnosi, le ho creato condizionamenti vari e rimosso la memoria, almeno a livello cosciente, di quello che era appena successo, sebbene non si possa mai essere del tutto sicuri del successo di tali rimozioni. Non c’era da temere egualmente di polizie e simili, e neppure che lei l’andasse a raccontare in giro.

L’ho rivestita. Ho aspettato che l’anziana che s’occupa d’immondizie (separa immondizie varie e vende il riciclabile) fosse in cortile per il suo solito lavorio. È l’unica che si potesse incontrare nel corridoio a quell’ora. In genere, non c’è nessuna delle 8 persone o coppie o famiglie per piano di queste stanzette, quando sono tutte occupate da inquilini o proprietari. Ho pure controllato con nostri apparecchi, che pur usiamo raramente, che non ci fossero movimenti d’umanoidi sul piano e nell’area, a parte i torturatori del piano di sopra e la loro pidocchia avevo lì con me. Le ho strappato il nastro dalla bocca. L’ho portata fuori dalla porta del piano, sulle scale. Le ho dato un sonoro ceffone, e l’ho lasciata lì, lasciando che la porta si richiudesse e bloccasse alle mie spalle.

Se le vogliono! Se a loro piace...

Servizio simile ad altre pidocchie delle squadre di torturatori. Sia qui, che in altri luoghi dove operiamo sul campo. Servizi d’altro genere per i pidocchi.