mashal-039. Se questo è un Rav
by Georg Moshe Rukacs
Purtroppo. ...O senza purtroppo. Le persone sono quel che sono. O come si dice da qualche parte, enigmaticamente, le persone sono che sono.
Se fosse stato solo uno... ...Erano due, con la loro faccia, perché gli altri.... Infatti, non erano neppure solo due, ...perché pure tutti gli altri... Uno può essere un’eccezione. Due pure. Anche tre. Quando sono tutti così, in una certa località, non secondaria, od almeno fu impossibile trovarne uno, tra i rav titolari, che fosse un vero rav, allora si è di fronte ad una regola, regola senza eccezioni, finché qualche eccezione non si manifesterà, se mai si manifesterà.
Sono i rav, i rav titolari, perché, lì quell’agente della FratellanzaGiudaica non ha testato gli altri, i molti che spuntano e si ritirano, ma non titolari né aiuti/vice ufficiali, ufficialissimi, dei titolari.
Per cui, l’agente della FratellanzaGiudaica ha, di fatto, testato i rav titolari ed aiuti/vice ufficiali loro, di Vancouver BC, per un paio d’anni, nel 2008..2010. Un vero disastro! In genere statunitensi, ma non solo. Forse senza alcun indigeno, senza canadesi-canadesi, che non è detto sarebbero stati meglio, per quanto non si possa dire. L’area dell’Impero britannico è ben più totalitaria della già totalitarissima area statunitense. Per cui è ancora più altamente improbabile che rav canadesi sarebbero potuti essere, o siano, di loro, meglio dei rav importati.
Egualmente, nulla si può qui dire sui molti rav che compaiono e scompaiono nelle sinagoghe e durante le cerimonie, soprattutto, ma non solo, nelle ricorrenze calde, caldissime dell’anno, quando le sinagoghe sono strapiene ed alcune (o forse solo una, la meno capiente; senza pareti rimovibili per l’occasione) devono perfino ‘traslocare’ al Jewish Community Centre of Greater Vancouver che, seppur vasto, strabocca egualmente di fedeli. Il cappello fa la persona. Il ruolo fa chi lo riveste. Sarebbero stati come quelli qui tratteggiati, ...o non sarebbero stati.
Comunque, in mancanza di informazioni dirette contro, assumiamo tutti i rav non titolari, o non in carica in ‘uffici’, come santi, santissimi, eccellenti, ottimi. ...Altamente improbabile... Purtroppo vari altri contattati, testati, dall’agente della FratellanzaGiudaica, ovviamente in incognito, vanno dai silenti che semplicemente evitano, a quelli che... ...che proprio non ci sono, non ‘ce stanno’ come si dettaglierà. ...Se quelli sono rav... Ed è un fatto lo siano...
Riandiamo ad Yvette e Gabriela due delle ateniane e degli ateniani di cui si compone (o sarebbe meglio dire, non si compone ...come si vedrà) la FratellanzaGiudaica, un movimento/non-movimento del tutto sotterraneo eppur affollatissimo. Esse sono quelle, di Rio, che chiesero, anni fa, al FratelloViaggiante Naftali, di poter avere qualche esperienza spirituale o para-spirituale stava loro a cuore, al di fuori del giudaismo ateniano. Aten è semplicemente il mono-Dio egizio da cui il giudaismo discende. Naftali le indirizzò in Europa. Dette loro le indicazioni su dove andare. Yvette ebbe un’esperienza con l’OpusDei. Gabriela fece l’esperienza de I Ricostruttori del gesuita Cappelletto ed incappò in Don Bertà, l’abusatore, in gran quantità, di fanciulli lui affidati.
Gli ateniani della FratellanzaGiudaica sono giudei autentici. È solo che non essendo inquadrati dalle strutture ufficiali del Rabbinato e non avendo neppure rapporti diretti, né indiretti, con le sezioni della polizia israeliana, del governo/Stato d’Israele che centralizza tutti i giudei del mondo nei propri archivi, sono invisibili, invisibili alle schedature dell’Impero. Lo sono doppiamente perché non si sa esistano. Forse molti percepiscono che il giudaismo vada oltre, in realtà ben oltre, il gruppetto di giudei ufficialmente riconosciuti nel mondo, conosciuti e riconosciuti dal Rabbinato e dallo Stato di Israele. Ovviamente, non sarà accennarne casualmente in raccontini che li renderà meno invisibili. Né loro vogliono essere meno invisibili.
Quando un giudeo della FratellanzaGiudaica, come qualunque altra persona o di origini giudee o non, ma comunque non ufficialmente conosciuta e riconosciuta, vuole divenire, qualunque ne sia il motivo, ufficialmente giudeo, con classificazione come tale o da parte del Rabbinato o, comunque, da parte dello Stato d’Israele (che, se non altro come schedatura e gerarchia poliziesca, centralizza il giudaismo mondiale) deve passare attraverso la conversione formale.
Per la conversione formale, una persona si rivolge ad una delle congregazioni riconosciute dallo Stato d’Israele, frequenta in genere dei corsi, viene esaminata da un tribunale rabbinico o da struttura equivalente per chi non abbia rabbini (come i Caraiti, che tuttavia hanno sempre un clero, anche se non lo chiamano ‘rabbinico’, e delle gerarchie; ...se non è zuppa, è pan bagnato...), e, previa cerimonia di conversione, diviene giudeo (o ebreo, che ha lo stesso significato) a pieno titolo, ufficiale, e come tale schedato dall’Impero. Se la conversione viene fatta all’estero (d’Israele), deve poi passare in anno prima di essere pienamente riconosciuto dallo Stato d’Israele, per esempio ai fini della Legge del Ritorno, la cosiddetta aliyah (עלייה), ascesa, ascesa a Israele (עלייה לארץ ישראל).
Se la conversione avviene in Israele, il convertendo, il candidato alla conversione (che in pratica inizia a frequentare dei corsi di conversione), viene subito registrato come tale (come convertendo). Per cui la polizia israeliana tiene anche delle liste dei convertendi. In tal caso, a conversione realizzata, una persona è subito giudea/ebrea a tutti gli effetti, non solo religiosi. In realtà, la conversione in Israele richiede varie precondizioni burocratiche come la residenza permanente od autorizzazioni da parte del Ministero dell’Interno israeliano, autorizzazioni piuttosto lunghe ad ottenersi semmai le concedano.
Il senso del processo di conversione che, in Israele, inizia con la registrazione alla polizia come convertendo, è semplice. Se qualche sezione di Polizia Segreta ha ‘problemi’ col convertendo, i rabbini o simili vengono allertati ed il candidato viene in qualche modo, con qualche scusa, impossibilitato dal portare a termine la conversione. La procedura è la stessa all’estero. La sinagoga dove il candidato cerchi di iscriversi contatta immediatamente Israele e le sezioni religiose delle Polizie Segrete locali. O se, dove sono meno organizzati, non lo fanno immediatamente, ciò avviene poco dopo, ma sempre prima delle formalità della conversione.
Ci sono sinagoghe con apparati, impiegati (in genere che, spesso, hanno poco o nulla da fare) e computer collegati coi databases centrali (o con email che oggi sono velocissime, immediate, o via fax). Vi sono sinagoghe senza tali uffici, per cui le comunicazioni anche su queste cose fluiscono più lentamente, od in altri modi.
Comunque, nessuno arriva alla corte rabbinica senza il nulla osta dalla polizia di Israele, che significa senza l’assenza di veti da parte della Polizia Segreta israeliana e delle Polizie Segrete locali. Essendo Israele una provincia USA, e dagli stessi largamente sussidiata, i database della polizia israeliana sono condivisi, anche per cose come queste, con agenzie ed uffici USA. Se il nominativo di un aspirante convertito non sia gradito a qualcuno, sia in Israele, che negli USA, o clienti USA, la sinagoga interessata viene contattata e viene segnalato il veto sul nominativo. Il rabbino o altro si adegua, se si adegua. Se esistono rabbini o altri che sgarrino, sarebbe interessante saperlo. Chissà che fine fanno. Tutte le congregazioni ed ordini religiosi sono strutture burocratico-militari, sopra cui sta sempre lo Stato e gli Stati, qui Israele anche se non solo. Tra l’altro, da quando esiste Israele, o da qualche epoca successiva, oggi è comunque così, per divenire rabbini, non bastano gli studi. Occorre passare, poi, un anno in Israele. Aspetto che non ha alcun vero significato religioso, mentre è essenziale perché il futuro rabbino ben capisca chi paga e dà gli ordini.
Qualcuno si ricorderà o saprà del ComIntern e del ComInform. Oggi esiste, di fatto, l’IsraelIntern. Nulla di male, naturalmente. C’est la vie. Ciò vale anche per cattolici, cristiani non cattolici, e per i vari Islam, oltre che per un po’ tutte le religioni. Sfilate le culture, non poi così differenti tra di loro, lingue a parte, quello che resta è così terribilmente uguale. Non importa. È quel che è.
Il giudaismo nasce ufficialmente con Abramo, precisamente dopo che Abramo è divenuto proconsole egiziano all’Est. Infatti, a cominciare dalla circoncisione, adotta tradizioni egizie. Poi vengono inventate le narrazioni divenute testi sacri di varie gradazione che gli ebrei siano stati creati da Dio. Ogni nazione o gruppo si vuole creato da Dio, ovviamente. Allo stesso tempo, secondo altre parti della Torà, se Dio ha creato gli esseri umani, ecco che tutti dovrebbero essere ebrei. V’è un deciso dualismo nella narrativa biblica. Qualunque religione ha origini semplici che poi si raffinano e si sedimentano in tradizioni e culture complesse. È quello che succede per l’ebraismo, arricchitosi con le diaspore anziché essere annullato con le integrazioni.
Non è neppure vero che l’ebraismo aborrisca il proselitismo. È tutto più semplice, anche qui. Venne vietato agli ebrei della diaspora di cercare di far proseliti. Gli altri, timorosi, lo vietano loro. Parte debole, si adeguarono e se ne fecero una ragione. In pratica, oggi come oggi, i convertiti lo sono spesso solo per opportunismo matrimoniale oppure perché riconosciuti come etnicamente ebrei ma necessitanti di conversione. Al di fuori di ciò, preferiscono evitare. Per i rabbini, meglio opportunisti o opportunitaristi che persone realmente interessate ad aderire anche formalmente alla cultura ebraica. Carne da macello da usare come scudi umani e copertura per lo Stato israeliano base USA in loco ne hanno già a sufficienza, sebbene le organizzazioni sioniste siano sempre alla ricerca di coloni per tali operazioni molto politico-politicantiche e poco o per nulla religiose. La religione, tutte le religioni formali, si mescola in vario modo alle convenienze politico-politicantiche.
Non importa se non s’è già sentito parlare di Yvette e Gabriela. Basti sapere che entrambe erano originarie di Rio dove avevano casa, anzi atticone e villa. Entrambe si erano consultate, ciascuna per conto suo, col FratelloViaggiante Naftali su esperienze avrebbero voluto fare. Naftali indirizzò Yvette in Svizzera all’OpusDei. Da lì finì a LLN, Belgio, in una casa della stessa. Gabriela fu indirizzata da I Ricostruttori già detti dove incappò nel Bertà proprio mentre stava abusando un bimbo e poi verificò l’omertà del Cappelletto (il fondatore e padrone sella setta) sulla faccenda. E fu lì che se ne andò. Yvette se ne andò invece di suo, per esaurimento dell’esperienza, dopo aver servito ed essersene servita.
Gabriela rientrò prima a Rio. Yvette piuttosto dopo. Siccome erano amiche, si incontrarono e parlarono. Yvette, come sempre, stava più sulle sue. Gabriela, invece, vuotò il sacco sulle porcate in cui era incappata ne I Ricostruttori. Ognuna delle due ne parlò poi con Naftali. In particolare Yvette che, in fondo aveva solo udito quelle cose dall’amica, chiese a Naftali se fosse davvero possibile che i preti fosse usi a quelle cose.
Naftali, un po’ più pratico di cose di mondo, e pure di una certa onestà, rispose che ‘la giustizia’ la si usa come si crede da parte di chi abbia potere, che evidentemente i cattolici erano più ostici di altri al servilismo al potere, nelle aree in cui erano stati ‘smascherati’. Aggiunse anche che non si doveva generalizzare sebbene un ambiente dove fosse proibito il matrimonio era inevitabile che fosse un po’ più ricettacolo di altri di persone con propensioni strane. Disse che, a parte qualcuno che forse poteva sentire un’innata propensione alla castità od all’autoerotismo, uno che s’indirizzasse verso il sacerdozio cattolico, o ordini monastici di altre religioni con voti di castità, o s’arrangiava diversamente in modo etero od era facile che pratiche omo fossero tollerate. Aggiunse pure che, se uno sente un’attrazione irresistibile per bambini e bambine, cerchi forse professioni come il maestro/a, od il prete o religioso di qualunque confessione, ma anche molte altre possano porre in contatto con possibili prede. ...Per quanto uno possa fare il muratore, il contadino, lo scienziato, il burocrate od il governante ed andare egualmente a caccia di chi senta la propensione. Appunto... A pensarci non aveva grande razionalità che proprio i preti cattolici dovessero avere molti più pedofili attivi e violentatori della media. La cosa era ed è stata largamente montata.
Yvette, sotto l’influenza delle propaganda corrente sui preti, insisté che proprio non le pareva possibile che anche gli altri fossero largamente simili. Naftali disse, con un sospiro, che anche chi leggesse la Torà in ebraico non è che per questo avesse poi pulsioni, un po’ in tutti i campi, differenti dagli altri.
Nella sua funzioni di FratelloViaggiante, tornò altre volte. Nella testa di Yvette, rampolla ricchissima e con tempo libero, continuavano a ronzare per la testa quei discorsi. Le comodità stimolano il pensiero. Lei non riusciva a concentrarsi sulle tante cose avrebbe voluto. Tuttavia continuava a riflettere su quei discorso, anche se lei, in quella sua breve esperienza di OpusDei non aveva sperimentato nessuna stranezza. Era semmai lei che aveva violato le regole (facendosi ragazzotti), seppur in segreto e senza far del male a nessuno. Anzi, aveva continuato in quelle pratiche un po’ al limite, dopo che era rientrata a Rio, sfruttando delle situazioni o creandole. In fondo, non faceva del male a nessuno, si diceva, ed era vero, non come quel porco e criminale di cui le aveva riferito Gabriela. Ma, soprattutto, continuava ad essere scettica che altri, ancor meno nelle sinagoghe, seppur non ne avesse esperienza diretta, si dedicassero a pratiche eterodosse ed illegali.
Ritornarono sull’argomento, un po’ ogni volta che il FratelloViaggiante Naftali passava a fare visita a Yvette nei suoi giri.
...I soliti discorsi...
- “Vuoi dire che anche nelle sinagoghe capitino delle cose come qual porco criminale di cui ha riferito Gabriela?”
- “Non necessariamente. Intendo solo dire che, quanto a moralità, non ci sono radicali differenze tra religioni e cleri. È solo questione di circostanze.”
- “E noi della FratellanzaGiudaica?”
- “A parte che noi non esistiamo formalmente, e neppure informalmente, per cui anche quel ‘noi’ è appena abusivo, o impreciso, irrealistico, ...perché ‘noi’ stessi dovremmo essere differenti?”
- “Ma, allora, cosa siamo noi?”
- “Meglio partire da ciò che non siamo. Non siamo ‘noi’. Non siamo una burocrazia. Non siamo una struttura militare. Per cui, siamo i veri monoteisti che non rispondono ad alcuna gerarchia terrena. Anche quelli che si dicono monoteisti sono Statolatri, adorano lo Stato, non Dio, non la propria spiritualità. Le cose più semplici sono le più difficili a capirsi. Pensa al patriottismo, per esempio. ...Il patriottismo è una malattia mentale... Come l’identità quando sia altro che una ricerca di perfezione individuale. Il ‘noi’ è una malattia mentale. È quando l’individuo senta il bisogno di crearsi una personalità altra di convenienza, ...non migliore. Il ‘noi’ è sempre una copertura del male. È la banalità del male che cerca conforto nell’estraniazione dal sé di fronte alla moralità, di fronte a D-o, giustificandosi, rassicurandosi, cogli altri. Si è soli di fronte a D-o. Si è soli di fronte a sé stessi, di fronte a ciò si decide di essere. Lo Stato è il male, una delle forme assunte dal male... ...proprio perché deve sopprimere il singolo, l’individualità.”
- “Ma questa è anarchia...”
- “La stessa ‘anarchia’ come nota è un altra faccia dello Stato. Ci si oppone a ciò si ama, a ciò si agogna. Lo Stato è una delle forme dal male. Ma se mi chiedi quale sia l’alternativa, lo stesso giochetto a-dialettico ed opportunistico delle alternative è robetta da imbroglioni.”
- “Tu chi sei allora.”
- “Se tu mi chiami o mi lasci venire, vengo. Se tu vuoi metterti a fare quel che faccio, od anche cose differenti, in parallelo od in alternativa a me, va bene lo stesso. Puoi farlo. Non sono io quello che ti dica cosa fare. Posso solo invitarti al contatto diretto con Dio. E tu puoi ovviamente farlo con me. Anche le preghiere e cerimonie collettive sono utili se vi sono sinergie. Se divengono solo vuote formalità, od addirittura idolatria del gruppo, sono vanità. Messe ed altri servizi religiosi si sono spesso ridotti a ciò. Eppure, se gruppi le pratichino, non v’è certo nessuno che possa o debba vietarle. Personalmente, in genere, preferisco gestire la mia spiritualità secondo i miei tempi senza dovermi inventare sincronie spirituali con altri. Per culti collettivi, sarebbero meglio luoghi assolutamente circolari, con porte diffuse e regolari, senza entrate principali senza che vi sia un centro altro che di energie, non di persona o persone. È che se poi essi stessi, i luoghi di culto, divengano di fatto simboli idolatrici... Come in tutto, è più facile a dirsi che a farsi. È che se D-o non si fa sentire in prima persona, ...la gente adora le si dica che fare... Noi dovremmo essere differenti. Ma questo ‘dovremmo’ è un auspicio. Non tutti sono uguali è c’è chi ha la propensione a seguire e chi ad essere eventualmente o seguito od anche solo ascoltato... ...Ci sono situazioni in cui si creano sinergie, sia con tre che con migliaia di persone. Vi sono, allo stesso tempo ed in genere, servizi religiosi del tutto irrilevanti. Non si capisce nemmeno perché persone vi vadano. Infatti v’è un proliferare di scenografie e di pastori o preti o altri show-men, per cui il ‘fedele’ va nel luogo di supposto culto come andare al teatro od a fare una passeggiata nel parco. Si creano più sinergie nel cerchio di mani di tre persone per una seria seduta spiritica, che negli show di pastori, preti, rabbini etc, e tanto meno nelle loro routines settimanali o altre. ...Sebbene migliaia di persone che si uniscano in preghiera sincera...”
- “Non posso lo stesso proprio crederci che i nostri cugini distanti rabbini siano come tutti gli altri. ...Se vale solo la parola di D-o e di un solo D-o.”
- “È che è facile dire che c’è un solo D-o e distante. Tutti hanno i D-i prossimi, prossimissimi, che danno loro i soldi e permettono loro di fare i rabbini, a cominciare dagli Stati, cioè dalle Polizie Religiose (Uffici Affari Religiosi delle Polizie formali e reali), cioè delle relative Polizie Segrete. La realtà è sempre differente dalle conclamazioni.”
- “Non posso proprio credere che dei rabbini prendano ordini da delle polizie!”
- “Prendevano pure ordini dai nazi che li stavano sterminando come dagli anti-nazi che non è che li usassero di meno per i loro esclusivi fini statali...”
- “Ma oggi è differente... Non è proprio possibile...”
- “Eppure è proprio quel succede dappertutto. È come sempre. I cleri sono agli ordini degli Stati e delle loro Polizie Segrete, pure su questioni in apparenza religiose come le conversioni.”
- “A questo posso credere ancora meno, cioè proprio nulla-nulla!”
- “Eppure le stesse conversioni sono questioni di Stato, per cui se le polizie e le Polizie Segrete non le accettano, nessun clero le conduce a buon fine, qualunque fosse il punto di vista personale del rabbino che si deve uniformare ai veti delle Polizie Segrete.”
- “Pretendi creda a queste balle colossali...”
- “Non pretendo nulla... È che funziona così. ...Se vuoi provare...”
La conversazione, con variazioni ed integrazioni, poi finiva, ...fino alla volta successiva.
Naftali era uno di coloro che, come Fratelli Viaggianti, coprivano la zona di Rio per la FratellanzaGiudaica. Nei mondi immaginari sono tutti uguali. In quelli reali, le gerarchie sono anche solo spontanee. Sono di potere, di soldi, di conoscenze, di attitudini. C’è chi vuole farsi dire. C’è chi si trova bene ad indirizzare od anche solo ad illuminare gli altri. Od anche il sapiente che non vorrebbe esser riconosciuto come sapiente di alcunché, né superiore ad alcuno, è oggetto ora di invidia, ora di venerazione. Il mondo va a questo modo.
Nella testa di Yvette continuavano a frullare quelle nette dichiarazioni di Naftali che tutto il mondo era paese e che tutti erano alla fin fine uguali. Continuavano a vedersi, compatibilmente con quei viaggi ‘missionari’ dello stesso.
- “Naftali, ma allora noi non siamo gli eletti del Signore?”
- “Tutti sono gli eletti del Signore.”
- “Ma se lui è il Signore degli ebrei, il suo popolo, noi siamo i veri eletti.”
- “Le cose vanno interpretate...”
- “Siamo o non siamo i veri eletti, il suo popolo?”
- “Certo... È che pure tutti gli altri sono il popolo di D-o.”
- “Ma allora...”
- “Va interpretato. Il ritenersi popolo di D-o non è una superiorità acquisita per razza-etnia o per chissà cos’altro... È un impegno.”
- “Come sarebbe a dire?”
- “Sarebbe a dire che il ritenersi popolo di D-o è un progetto, un impegno ad essere migliori. ...Oppure è sloganistica per altri fini... Non è che si abbia un bollino di superiorità. Le superiorità si costruiscono essendo migliori, migliori nel senso della spiritualità. ...La cosa riguarda il singolo, i singoli, non i gruppi.”
- “Ma, allora, la vera religione...”
- “La vera religione non esiste. Tutte sono basicamente eguali per quanto diano nomi, etichette, etc. diversi alle simbologie essenzialmente uguali tra le varie religioni.”
- “La Torà non ci fa differenti e prescelti?”
- “Prescelti per che? Differenti da chi? Ma non lo vedi che la Torà è un guazzabuglio di contraddizioni, la si prendesse alla lettera... Se la si interpreta, ecco diviene quel che si vuole... Vi sono parti di pregio letterario e filosofico, come in tutti i libroni e collezioni di libroni. Le parti prescrittive... Ma se nasce tutto con Abramo che è fatto governatore all’est, dal faraone, dopo esserselo ingraziato dandogli la moglie da scopare ed ingravidare! ...e poi riprendendosela indietro, col figlio del faraone, dopo che questi, svanita l’eccitazione del primo sesso con lei, s’è stufato d’una ribelle selvaggia dell’est! Ecco che Abramo, fatto, come ricompensa, governatore ad est, crea la sua famiglia, si circoncide secondo l’uso egizio e se la mena come fondatore d’una nuova etnia con religione annessa e, per il momento, senza libri o libri ufficiali visto che essi vengono convenzionalmente fatti scaturire dal Mosè del Sinai.
“La religione del libro, una delle tante religioni del libro, ecco che nasce dall’Egitto faraonico, come sua costola del tutto senza libri apparenti, per tutto un tratto per nulla breve. ...Il popolo del libro senza libri e frutto della benevolenza, comprata da Abramo con la propria moglie ed altri servigi, di un faraone...
“Il libro se lo inventano quando, in movimento e disperati, qualcuno decide di dotare i nomadi di testi scritti.”
- “È per questo che dici che gli stessi rabbini non sono differenti, né meglio di tutti gli altri?”
- “Ah, no! Le mie sono valutazioni storiche ed empiriche. Se si conosce la storia, anche quella corrente...”
Yvette era sempre più assillata da quel realismo, o nichilismo totale, di Naftali. Sentiva che lui aveva ragione in quel suo apparentemente banalizzare tutto e guardare le cose come erano, scarne e semplici. Eppure continuava a contraddirlo e le sarebbe piaciuto smontare, od almeno creare delle eccezioni, in quella visione disincantata della realtà.
Alla fine, dopo a avere a lungo rimuginato, Yvette gli andò sotto.
- “...Voglio che mi mandi in missione presso i rabbini. Come ci hai mandate tra preti, deve essere facile mandarmi in ambienti rabbinici ed in un contesto dove si possa verificare se siano come gli altri.”
- “Possibile, sì, ...certo. Ma per nulla facile.”
- “Basterebbe poter andare a dei corsi di conversione...”
- “Appunto... Questo puoi farlo pure a Rio. Vai e ti iscrivi e dei corsi di conversione. Siccome sei straricca, sarebbero ben felici, probabilmente, di averti come nuova adepta. È solo che per testare come siano agli ordini delle Polizie Segrete, si dovrebbe creare un qualche ostacolo alla conversione.”
- “Che ostacolo?”
- “Nulla di serio. Basterebbe un normale inserimento del tuo nominativo in una lista di proscrizione.”
- “Perché esistono liste di proscrizione nel nostro mondo libero?”
- “È proprio il tuo ‘mondo libero’ che le ha inventate. Quelle del mondo socialista, quando esisteva, erano solo pallide copie. Il totalitarismo è anglofono! Loro hanno perfezionato la tecnica. Loro hanno meccanismi di persecuzione di massa, terrorismo interno ed internazionale, persecuzioni anche senza ragioni razionali, senza neppure ragioni perverse, con pseudo-‘ragioni’ del tutto irragionevoli, come strumento di terrorismo interno permanente.”
- “Non posso proprio crederci! ...Prima mi dici che i rabbini sono come tutti gli altri. Ora mi dici che il nostro mondo libero è perfino peggio delle dittature...”
- “Proprio perché è una dittatura ben più totalitaria, sanguinaria e senza vere regole di qualunque altra.”
- “Sei un agente comunista?! Non puoi continuare a raccontarmi tutti queste frottole e pretendere che ti creda. Devi mandarmi in missione speciale dove possa poi dimostrati che ti eri del tutto sbagliato.”
- “Fossi un ‘agente comunista’, od un qualunque altro ‘agente’, con qualunque aggettivazione, lavorerei per loro, per l’Impero e gli Imperi che sono poi essenzialmente due, quello Britannico e quello Statunitense, visto che tutti gli altri, o pretendenti altri, o supposti altri, continuano ad essere loro appendici.”
- “Smettila di dirmi queste cose! Mandami in missione e a verificare che su questo ti sbagli! Devi avere delle ragioni tue per sputtanarli a questo modo, ...e proprio con me che sai essere una che non ha frottole per la testa... ”
- “E dove vuoi che ti mandi in missione?”
- “Mandami dove vuoi.”
- “Ti mando in Congo...”
- “Dai, non scherzare...”
- “Perché, pensi che il Congo sia peggio dell’Inghilterra o degli USA?”
- “Mandami nel Canada liberale.”
- “Il Canada è tutto totalitario e devastato dalle Polizia Segrete dalla Corona Britannica...”
- “Mandami in British Columbia, a Vancouver, ché tutte le riviste descrivono come città ricca e di benessere, come una delle più vivibili del mondo.”
- “Ottimo!”
- “Ma se sei ricca e non sei in nessuna lista governativa di proscrizione, stai tranquilla che nessuno di rompe le scatole.”
- “Ed allora inseriscimi in un a lista di proscrizione, e così potrai smentire la mia credenza che non esistano oppure mostrare che ti sbagli quando tu dici esistano.”
- “Sei pronta a trovarti una lista di targets, di bersagli, dello State/government-organized stalking, in genere definito con la formula ingannevole di ‘gang stalking’?”
- “Che è?”
- “Sono liste di persone sottoposte a persecuzione sistematica, cui, in pratica, non è permesso, di lavorare, studiare, vivere. Una persecuzione totale senza ragione. Anzi, con la ‘ragione’ di usare miliziani di Stato, teppaglia di ogni classe sociale e livello culturale, pidocchi pervertiti e delinquenziali pronti ad attuare qualunque demenza e crimine purché su ordine superiore, di Stato, di regime.”
Yvette consultò rapidamente internet, col suo laptop:
- “Non so cosa sia, ma vedo che c’è un’ampia letteratura... Se come State/government-organized stalking non ci sono neppure cento ricorrenze e di solo un paio di autori, come ‘gang stalking’ ve ne sono più di trecentomila! ...È pure su facebook!”
- “...Se è pure su facebook deve proprio essere vero...”, ribatté sarcasticamente Naftali, che continuò: “In realtà c’è molta mistificazione, perché gli stessi hanno creato e gestiscono lo State/government-organized stalking, hanno creato molta confusione sullo stesso per tentare di dipingere come una banda di inaffidabili spostati coloro che ne parlano e li hanno pure dotati di linguaggi mistificatori come la stessa etichetta di ‘gang-stalking’ che cela la natura di Stato, di regime, e con vaste cooperazioni pressoché mondiali, dello stalking totale contro specifici bersagli. È il solito giochetto di trasformare banali terrorismi e crimini-insanità di Stato in opera di ‘forze occulte’ non identificabili o rappresentate con etichette discreditano gli stessi le evocano.”
- “Che c’entro io con queste cose?”, ribatté Yvette.
- “Beh, se vuoi andare in missione ‘per smentirmi’, bisogna trovare il modo di inserirti nelle liste di terrorismo sociale di Stato, nelle liste, dello State/government-organized stalking, poi inviarti in Canada e lì tentare di andare attraverso il processo di conversione. Vedrai, allora, come i rabbini siano solo dei parastatali delle Polizie Segrete. La religione è solo copertura di altro. ...Qui, dal fornire carne da macello per la base militare israelica degli USA, e far da cassa di risonanza propagandistica ad essa, al terrorismo sociale interno. Null’altro! Sei pronta?”
- “Posso andare anche subito!”
- “In realtà, occorre qualche mese perché devo procurarti un’altra identità e poi farti inserire nelle liste di proscrizione con effetto retroattivo ed inventare un curriculum come già stalkizzata di Stato da tempo ed a livello NATO. Non puoi andare come brasiliana. Devo farti divenire di uno Stato della NATO e darti documenti consistenti con ciò. Non è una cosa fattibile da un giorno all’altro.”
- “Ottimo, sono impaziente, impazientissima!!”
Naftali si attivò subito. La cosa non fu semplice. Non riuscì in Portogallo. Fu più semplice trovarle un passaporto italiano, come Carla Belloncino. Con l’aiuto di fratelli italici nelle FFAA e nei CC riuscì a farla inserire nelle liste di stalking di Stato dei CC come ex-moglie di un caramba, ora da liquidare in modo non convenzionale perché in rotta con marito ed al corrente di pseudo-segreti di Stato. La persecuzione venne retrodatata di alcuni decenni e ‘documentata’. In realtà, qualunque cosa scritta viene considerata come documentazione inoppugnabile e nessuno controlla poi nulla. Per farla inserire come perseguitata a livello NATO, dovette poi trovare un CC a Bruxelles che la facesse figurare, e con effetto retroattivo di alcuni anni, come sottoposta alle strutture di State/government-organized stalking presso l’Université Catholique de Louvain a Louvain-La-Neuve, Belgio francofono, dove i rettori, i vice-rettori, e relativi uffici, gestiscono vari stalking di Stato su mandato di Polizie Segrete belghe. La fecero figurare, nello specifico accademico, come affidata alle cure del prof. Frognier del Dipartimento di Sociologia e Politica e di suoi fidi cagnolazzi e troiazze. Da Italia e Belgio, la fecero volare a Vancouver. Anzi, sarebbe dovuta volare a Vancouver, visto che a qual punto si trattava di passare i documenti come Carla Belloncino, documenti di un’altra persona a Yvette, e farle impersonare il ruolo della già stalkizzata di Stato-NATO. Il punto era farla volare a Bruxelles come Yvette e, da Bruxelles a Vancouver BC come Carla Belloncino. Come fare perché a Vancouver BC fosse subito notata e presa in carico dalle strutture del terrorismo di Stato canadese se mai non fosse partita l’attivazione dal Belgio o per un qualche disguido non fosse stata notata arrivata in Canada?
- “Yvette, ora, per l’operazione speciale che abbiamo combinato, come da tua richiesta, devi andare a Bruxelles. A Bruxelles divieni un’altra e, con la nuova identità, voli in Canada dove chiedi asilo para-politico, motivandoli con un lungo stalking di Stato di cui ti diamo tutti i dettagli da memorizzare bene prima di imbarcati per il Canada. La storia deve tenere. Non importa se, ovviamente, ti rifiuteranno l’asilo, visto che tra boia di Stato... Dovrai studiare e fare esercizi per alcune settimane per entrare nella nuova identità devi impersonare senza errori. Ti affido ad un fratello di Louvain-La-Neuve pratico di queste cose...”
- “E che mi succede appena arrivo in Canada?”
- “Ovviamente, in Canada, ti sottopongono subito a stalking di Stato, appena chiedi asilo all’aeroporto... Nel frattempo, contatti le sinagoghe che ti indicheremo (od anche altre, se vuoi e se ne trovi) per la conversione. Non possiamo sapere, solo immaginare, quel che faranno o non faranno.”
Yvette fu istruita a dovere, dato che si trattava di cose non semplici. Innanzitutto, le fu spiegato come ragionino le burocrazie. Appreso quello, non erano poi cose impossibili. Vi era il dettaglio che veniva ora fornita di documenti italiani. Era una delle lingue di famiglia con cui aveva avuto confidenza diretta. Per cui, poteva simulare di essere di madrelingua italiana, nel caso fosse venuta a contatto con italiani-italiani.
Arrivata a Vancouver, ora come Carla Belloncino, chiese asilo all’aeroporto, prima della linea dei passaporti. Era fine agosto 2008. Come prima cosa attivano le Polizie Segrete per vedere chi sia il soggetto. Videro che era sottoposta a stalking di Stato totale e con piena assistenza NATO, per cui il Canada attivò subito il dipartimento di Polizia Segreta dell’Immigrazione per sottoporla a stalking di Stato totale immediatamente ed in contatto con gli uffici di Polizia Segreta del CSIS e della RCMP. Il primo obiettivo fu di impedirle di restare in Canada. Cercarono ossessivamente se avesse medicine per poterla accusare di essere fuori di testa ed espellerla dal Canada senza considerare la richiesta di asilo. Fallirono. Cercarono di arguire che non potesse mettere piede sul suol canadese. Né l’avvocato di Stato, né il giudice, per quanto del tutto prostituiti a qualunque ordine delle Polizie Segrete, riuscirono a reggere la parte, dato che sarebbe stato il primo caso in Canada per una persona contro di cui non c’era ufficialmente nulla né il cui comportamento potesse dar adito a tali conclamazioni.
In Canada, fu subito sottoposta a persecuzione totale, nel luogo di abitazione e nel processo di collocazione lavorativa che passa, per chi chieda asilo, attraverso l’assistenza sociale in attesa che arrivi il permesso di lavoro. Cercarono di non darle il permesso di lavoro, fingendo di aver dimenticato il blocco di pratiche dove c’era la sua domanda. Li smascherò con una energica email a Primo Ministro e Governatore, per cui le fecero poi avere, seppure con qualche ritardo, il permesso di lavoro. Cercarono di non darle il dovuto all’assistenza sociale. Gliela pagarono meno che dimezzata. Denunciò la cosa e poi ebbe quello che, solo nel suo caso, avevano tralasciato su richiesta di agenti della Polizia Segreta dell’Immigrazione. Caso unico, su richiesta della Polizia Segreta dell’Immigrazione, non le dettero l’avvocato d’ufficio. Per cui, andò attraverso il processo di asilo senza assistenza legale. Dove alloggiava organizzarono team che battevano muri, pavimenti e soffitti a seconda di dove lei su muovesse e di cosa facesse. Nelle scuole dove la mandò l’assistenza sociale, vietarono di darle i certificati di studio e, contrariamente a tutti gli altri ‘assistiti’, di cooperare a trovarle un lavoro decente. Con l’assistenza della rete della FratellanzaGiudaica, Yvette/Carla si mosse egualmente. Lì ebbe veramente un crollo di tutte le sue illusioni sul ‘mondo libero’, visto che neppure immaginava la realtà e le dimensioni dello stalking totale di Stato.
Sperava che almeno il contatto col rabbinume smentisse Naftali.
L’1/11/2008, 19:02, scrisse un’email a info@jewishvancouver.com chiedendo che dovesse fare per passare attraverso il processo di conversione. Il 3/11/2008, 15:40, judys@shalombc.org le rispose di contattare Beth Israel Synagogue – Conservative (604-731-4161), Schara Tzedeck – Orthodox (604-736-7607) e Temple Sholom – Reform (604-266-7190), per decidere chi si confacesse di più al suo modo di essere.
Il 3/11/2008, 16:40, scrisse a info@scharatzedeck.com . L’email fu letta 4/11/2008, 9:38, da gabriella@scharatzedeck.com . Nessuno le rispose.
Il 10/11/2008, 22:55, scrisse a rabbiinfeld@bethisrael.ca che le rispose subito, alle 23:40, di chiamarlo la settimana prossima, dato che era via fino al 18/11. Le riscrisse il 19/11/2008, 22:09. Il 20/11/2008, 15:30, gli rispose la segretaria maryanne@bethisrael.ca . Combinarono per giovedì 4 dicembre 2008, 16:00, in 4350 Oak Street.
Jonathan, con genitori germanici, ha tutta l’apparenza del rav nuovo, con giacca a cravatta, che tiene a dichiararsi liberal, ma non su questioni di fede, con atteggiamenti da commesso viaggiatore che deve gestire una congregazione ricchissima e dove le donazioni dei frequentatori annuali (coloro che vanno in sinagoga una volta l’anno e per alcune altre ricorrenze chiave) non devono flettere, ma anzi incrementarsi, sotto la sua gestione. Dunque deve avere l’atteggiamento di chi compiace tutti, tutti coloro abbiano soldi, sebbene i frequentatori abituali, settimanali o più che settimanali, della sinagoga siano quelli con meno soldi, non i ricchissimi che hanno da far soldi od altro, non tempo per la sinagoga.
Non deve essere uno molto sicuro di sé e lo fa vedere, dato che cita sempre la scuola rabbinica, dunque alla ricerca di autorità esterne a sé stesso od a suoi studi ulteriori che magari non ha. Il tempo è quel che è, per rabbini con famiglia e tesi alla concorrenza con gli altri rabbini, per le offerte dei fedeli. Tra rabbini sul campo, v’è come una gara all'affettazione, al compiacimento formale del cliente. Anche tra molti rabbini, una cosa è l’aspirazione allo studio, altra lo studiare veramente.
La conversazione con Yvette/Carla fu standard per convertendi. Lì, Jonathan se la cavò con un classico ‘mañana’. Disse a Yvette/Carla che era tutto OK, che poteva frequentare il corso di conversione l’anno seguente poiché il corrente era già iniziato, e che, nel frattempo, non c’erano problemi a che lei frequentasse i servizi religiosi della sinagoga, a cominciare da quelli standard del venerdì sera e del sabato mattina.
Yvette/Carla frequentò la sinagoga il venerdì od il sabato, e in altre ricorrenze, a volte tutte le settimane, a volte alternando, ma comunque con una certa continuità. Dato che le sembrava di mangiare a sbafo, evitò di fermarsi per i talvolta sontuosissimi pranzi dopo il servizio domenicale. Alle insistenze del rabbino, a volte mangiò qualcosa simbolicamente (degli antipasti) prima di andarsene. C’erano quelli che andavano in sinagoga, e sul tardi, proprio per mangiare le leccornie, ed abbondanti, servite dopo il servizio. La sinagoga giudaico-conservatrice era particolarmente ricca. Non si preoccupavano di risparmiare. Yvette/Carla, che quando mangiava era sul vorace, non voleva ci fosse neppure il sospetto che andasse lì per mangiare. Jonathan, che era un magnone, cercava di tragediare che Yvette/Carla avesse delle oscure ragioni per non fermarsi a mangiare dopo il servizio del sabato.
Arrivata l’estate, e dunque avvicinandosi il momento del nuovo corso di conversione, Yvette/Carla si fece sotto. E fu lì che successe il patatrac inevitabile.
“Caro Rav Infeld,
“settembre si avvicina.
“Si ricordi di me per il corso di conversione.
“…Come e quando registrarsi etc.
“Grazie
“Shalom
“Carla.”
La risposta del rav fu ovvia.
rabbiinfeld@bethisrael.ca , 26/07/2009, 19:28:
“Cara Carla,
“Registrati senza problemi con Maryanne nell’ufficio.
“Rabbi Infeld”
Appunto. Il problema era l’‘ufficio’, …e tutto il resto.
Dopo essersi informata degli orari dell’ufficio, Yvette/Carla andò, il 28/07/2009, e si registrò. Impiegate che non avevano un cazzo da fare. Chiaramente una sinagoga troppo ricca. Una cinquantina di frequentatori settimanali normali. Ma altri frequentatori, o solo registrati, o solo usufruttuari occasionali, che la riempivano di soldi, soldi pesanti.
Yvette/Carla compilò il formulario coi suoi dati e pagò 1’000 dollari canadesi. Pagò tutto subito, sebbene i suoi redditi canadesi fossero infimi, mentre v’era la possibilità di rateizzare.
Appena Maryanne, la segretaria del rabbino, inserì il nome di Yvette/Carla nel sistema (in connessione ShinBet/Shabak e CSIS e connessi) suonò l’allarme e Maryanne vide in tempo reale che Yvette/Carla non doveva essere accettata per conversioni e simili. Infatti quando Yvette/Carla chiese quando fosse il primo incontro, che tra l’altro era pubblico, Maryanne rispose sbrigativamente a Yvette/Carla di parlare col rabbino, con Jonathan.
Al che, Maryanne allertò il rabbino che c’era un veto sul nome di Carla. Non era motivato. Non v’erano problemi di sicurezza od altro, Comunque, pure per motivi non dicibili e non realmente esistenti (se non per una pura persecuzione), Yvette/Carla non doveva passare attraverso il processo di conversione. Non doveva neppure essere accettata per il corso, corso che non è la conversione e da cui non discende, almeno formalmente, nessuna conversione necessaria, nessun diritto alla conversione. Il rabbino, Jonathan cercò di sapere, ma non c’era nulla da sapere. Del resto, lui lo sapeva che Yvette/Carla aveva chiesto asilo. Questa era semmai una conferma ulteriore che v’era una vera ed occulta persecuzione contro Carla. Ad ogni modo, l’ordine di Stato, delle Polizie Segrete, era che Yvette/Carla non doveva passare per alcuna conversione. Lui, solo un rabbino, doveva semplicemente adeguarsi. Non poteva farci nulla. Le questioni religiose dipendono dagli ordini, o dall’assenza di ordini ostativi, di Stato. Lui era solo un rabbinucolo. Poteva rischiare posto, stipendio etc per non obbedire ad ordini di Stato?
Il giorno dopo, Jonathan la prese alla distante. Doveva simulare che fosse una cosa normale. Del resto gli ordini erano chiari chiarissimi. “Carla non può ricevere alcuna conversione, ma non deve neppure sospettare che ciò sia per ordini superiori, per ordini di Stato.” Il rabbinucolo doveva solo adeguarsi.
rabbiinfeld@bethisrael.ca , 29/07/2009, 13:52:
“Cara Carla,
“Come va?
“Mi hanno detto che ieri ti sei registrata per il corso. È ottimo. Bisogna che ci si incontri, durante l’estate, per vedere come tutto proceda. Per cui sarebbe ottimo se prendessi accordi con Maryanne per fissare un appuntamento. Grazie.
“Rabbi Infeld”
Ipocrisia pura.
Yvette/Carla contattò subito Maryanne per un appuntamento con Jonathan.
Yvette/Carla lo capì subito che vi erano intoppi molto probabilmente irrisolvibili. Era stata ben istruita, oltre che vederlo sul campo in Canada, su come funzionasse lo State/government-organized stalking. Ma la speranza è sempre l’ultima a morire. Comunque, contattò Jonathan, gli disse che aveva scritto a Maryanne e che aspettava una risposta. Poi, prendendo spunto da quel “per vedere come tutto proceda”, gli disse delle sue condizioni di vita sottoproletarie, lì in Canada, e della procedura di asilo, ancora non definita e come la persecuzione, per cui aveva chiesto asilo in Canada, procedesse con grande sostegno di Stato pure in Canada. Aggiunse di non avere paura di nulla e di nessuno, e di star sputtanando pubblicamente tutte quelle pazzie e delinquenze di Stato e di Stati, e chi vi partecipava a tutti i livelli. .
…Jonathan era solo un rabbinucolo con ordini, veti lì, di Stato.
A significare che non gliene fregasse un cazzo di questioni del genere, ma che fosse solo attaccato al suo stipendio e ruolo, Jonathan rispose il 30/07/2009, 18:56, dicendogli che era stato contento di averla vista al servizio del giorno prima e che attendeva con impazienza il loro incontro nel giorno ed ora definite da Maryanne. Tutto lì. Un classico impulso a confessare, del tipo: “Dimmi che cazzo te frega, ma io ho ordini superiori, di Stato e di Stati, e non posso fare altrimenti.”
...Anch’io, anzi io ho gli ‘ordini’ di D-o, ed è un piacere raccontare di che pasta sia e siano fatti quelli, o parte o alcuni di loro, parlano in suo nome.
L’incontro col rabbino fu fissato per il 12 agosto 2009 alle 16:30. Maryanne lo spostò poi alle 17:00 per via di un funerale cui lo stesso doveva partecipare.
L’incontro tra Yvette/Carla ed il rabbino Jonathan fu piuttosto squallido. Lui obbedì gli ordini del CSIS-RCMP-ImmigrazioneCanadese: “Non possiamo permettere una conversione di Carla Belloncino al giudaismo. Ma la cosa deve apparire come dovuta a cause religiose, di procedure vostre. Lei saprà sicuramente come fare. Naturalmente stiamo cercando di accelerare al massimo la procedura di asilo, che ovviamente sarà rifiutato, e di farle poi lasciare il Canada. ...Per cui basta che Lei prenda tempo...”
Per cui, Jonathan esordì goffamente che riteneva che Carla non fosse ancora pronta per la conversione e che prima voleva vederla definitivamente stabilita in Canada. Appunto, la Polizia Segreta gli aveva detto che ciò non sarebbe mai avvenuto.
Era di nuovo l’impulso a confessare. Avrebbe potuto cavarsela dicendo che le procedure correnti prevedevano la conversione solo per chi avesse la residenza permanente e che la cosa gli era sfuggita, ...e poteva darle una busta coi mille dollari dunque indebitamente versati. Ridicolo ma plausibile nel mondo burocratizzato odierno. Invece, Jonathan era sconvolto, eppur succube, agli ordini della Polizia Segreta canadese. Per cui, sentì il bisogno di confessare di essere quel che era, recitando una parte inverosimile.
Yvette/Carla commentò sarcasticamente che se gli ebrei si fossero preoccupati delle residenze permanente dei luoghi di loro transito nel mondo per ‘operazioni’ religiose... Jonathan in corso circuito mentale sbottò in un: “Io non sono Abramo...” Non c’entrava un cazzo. ...Stava male...
Jonathan aveva il cervello troppo occupato dalla parte stava facendosi, dall’abuso gli era stato ordinato di commettere. Era troppo preso della sua goffaggine e dall’impulso a confessare la sua compartecipazione alle operazioni delle Polizie Segrete dello stesso sistema imperiale di cui Israele è prostituta sul campo. La madre era emigrata negli USA, dalla Germania, prima della guerra. Il padre dopo la stessa ed il campo di concentramento. Chissà se faceva il kapò, o cose simili o peggiori, per essere sopravvissuto...
Per cui, il rabbino insistette nella parte di agente di Polizie Segrete e collaboratore delle stesse nella persecuzione contro Yvette/Carla. Non solo garantì a Yvette/Carla che i 1’000 dollari dell’iscrizione al corso le sarebbero stati subito restituiti. Insistette ad offrirle soldi, sotto forma di buoni acquisto. Un modo per comprometterla. Yvette/Carla lo mandò affanculo non accettando soldi sotto nessuna forma.
Anzi, poi lo mando ulteriormente affanculo sul punto:
“Shalom!
“Per favore signora,
...dica alla cassiera che non passerò a ritirare i 1’000 dollari.
“Per cui, incassate i tre assegni. Altrimenti, sarebbero comunque persi.
“Molte grazie, Maryanne.
“Shalom!
“Carla”
Ovviamente, Maryanne riferì subito al rabbino, che non disse nulla. Né v’era nulla da dire. Sia era uno affettato di suo, sia aveva ricevuto l’ordine imperativo dalla Polizia Segreta di simulare che non fosse successo e non stesse succedendo nulla.
Una cosa che si può dire con certezza è che il rabbino, Janathan, se la giocò male. Inutile la lista di quello che avrebbe potuto fare o non fare. Riassumiamo: una Polizia Segreta dà un ordine ad una persona del clero di una confessione religiosa di non compiere un atto religioso normale e forse importante per il richiedente. Neppure gli giustificano la cosa con balle fantasiose. Lui, ‘il chierico’, semplicemente si uniforma ed in modo goffo relativamente al richiedente, qui una richiedente.
Un altro/a avrebbe potuto non uniformarsi all’ordine di Stato, cambiare mestiere o chissà cos’altro. Sempre artificioso dire “Io avrei fatto...”, finché uno/a non si trovi davvero in una situazione vera. Sempre a favore, o non a sfavore totale, del rabbi Jonathan si può dire che non se ne fece una ragione. Capì che stava facendo una porcata, pur obbligato a farla. Non fece come quelli che si convincono di essere nel giusto, per cui si fanno una ragione di essere boia contro una certa persona. Almeno questo lui lo evitò.
Non che non fosse stato ligio boia. Quando Yvette/Carla gli disse che, ovviamente, avrebbe immediatamente cercato un altro corso di conversione, l’Infeld attivò scagnozzi suoi per localizzarla quanto prima e riferire alla Polizia Segreta canadese lo aveva reclutato per l’operazione contro Yvette/Carla.
Si può introdurre che al peggio non v’è limite, per cui se lui fu goffo, altri (un’altra specificatamente, una rabbina) fu peggio, come si vedrà. Essere subdoli, subdole, è peggio che goffo. Le Polizie Segrete dei regimi, i vari Stati/‘governi’, sguazzano proprio nel peggio.
A quel punto, Yvette/Carla scrisse ad altri chiedendo dei programmi-corsi di conversione e con una sua breve presentazione dicendo pure che, dopo che si era già iscritta al corso (e pagatolo interamente) presso la sinagoga giudaico-conservatrice, e con la previa autorizzazione del rabbino stesso, il rabbino aveva avuto un’improvvisa crisi esistenziale ed aveva annullato l’iscrizione. Era il vero. ...Metaforicamente... Non poteva certo mettersi a scrivere esplicitamente di Polizie Segrete in un email ‘pubblica’. È solo che dato che poi un nuovo rabbino volenteroso avrebbe chiesto, era meglio mettere le mani avanti. Altrimenti sarebbe sembrato che lei, Carla, volesse celare delle cose per cui avrebbe portato acqua ai porci delle Polizie Segrete agli ordini di regime.
Il 15/08/2009, 23:57, Yvette/Carla scrisse a rabbi@bethhamidrash.com , rabbi Ilan Acoca. Costui lesse il messaggio il 17/08/2009 08:49. …Apparentemente... Le risultanze di ricevute di ritorno di email, et similia, sono largamente imprecise dato che dipendono da vari fattori. Possono essere precise come non esserlo. Inutile considerarle un’autorità indiscutibile. Le riportiamo qui solo per ‘precisione burocratica’.
rabbi@bethhamidrash.com , rabbi Ilan Acoca rispose il 17/08/2009, 17:36. Se la cavò con un richiamo a supposte procedure burocratiche. Scrisse che, sfortunatamente, la procedura era che, per iscriversi ai corsi di conversione, uno/a dovesse avere “legal status in Canada”. Per cui, lei non poteva iscriversi finché non lo avesse. Una balla colossale.
Yvette/Carla ribatté, alle 20:24 dello stesso giorno, domandando cosa intendesse dire. Chiese se intendesse dire che una dovesse avere la residenza permanente. Perché altrimenti non v’era nulla di illegale nella posizione giuridica di richiedente asilo. Chiese se quella fosse la procedura della sua congregazione o quella dell’intera comunità ebraica dei luoghi. ...Procedure di Polizia Segreta... per cui non potevano parlarne in modo completo.
Non rispose. Si può inferire che, ricevuta la email del mattino, si fosse informato sul caso e gli avessero detto che Carla Belloncino non poteva divenire formalmente giudea, lì in Canada. Ordini di Stato. Si era uniformato all’ordine e se l’era cavata con un richiamo a supposte procedure. Ridicolo che una congregazione religiosa chieda documenti ufficiali, dato che, per l’iscrizione ai corsi, in realtà non chiedono nulla a nessuno. Chiedono solo di riempire un formulario semplice e breve coi dati personali, e pagare, e null’altro. C’è solo un colloquio formale col rabbino per verificare che si tratti di persone più o meno normali, sebbene, per la lezione introduttiva, non sia imperativo neppure quello.
Appunto. Ilan Acoca ballisteggiava. Avendo comunque chiuso la questione senza neppure aprirla, aveva almeno seguito un approccio manageriale. “Gli ordini di Stato non di discutono.” Lui non si era fatto particolari problemi, né creato strascichi. Non male, anzi terribile ed infame, per chi rivendichi il monoteismo, la subordinazione solo a D-o, ...mentre poi, nella pratica il Dio-Stato venga anteposto a tutto. ...Dio-Stato, alias il proprio stipendio, ...super-stipendio come rabbino! ...Caso tipico, come si sta vedendo...
Alle 21:19, del 17/08/2009, Yvette/Carla scrisse a rabbi@templesholom.ca e rabbimikelberg@templesholom.ca .
rabbi@templesholom.ca , rabbi Bregman, rispose alle 15:26 del 18/08/2009. Risposta disponibile ma di chi vuole veder chiaro sulle difficoltà insorte col locale ‘Conservative Judaism’, Beth Israel. “Carla, grazie per la nota. Ma prima di procedere vorrei sapere con che rabbino e sinagoga eri in contatto. Devo prima parlare col rabbino sulla tua situazione. Saluti. Rabbi Philip Bregman”
Yvette/Carla rispose alle 19:39 del 18/08/2009, coi dati richiesti e con talune integrazioni ma ormai era una cosa persa, dato che era chiaro quello che sarebbe avvenuto.
Il 18/08/2009, 20:02, Bregman ringraziò per le informazioni ricevute. Poi chiamò Infeld che riferì in via riservatissima che v’era uno strano interessamento, un’opposizione assoluta, un veto, da parte delle Polizie Segrete canadesi... La cosa finì lì. Yvette/Carla non ebbe più alcuna risposta dal Bregman. Non che Infeld non ne avesse già parlato con altri. Aveva già immediatamente riferito della situazione al comitato, al soviet, o comunque al circolo ristretto e riservato, della sua sinagoga-comunità. Era un modo per deresponsabilizzarsi, tipico del giudaismo e non solo, oltre che di chiedere cooperazioni ulteriori per l’assalto a Yvette/Carla. ...Così fan tutti!
Il 26/08/2009, 20:12, Yvette/Carla scrisse a info@scharatzedeck.com , il giudaismo ortodosso. Non risposero. Tipico, lì a Vancouver.
Lo stesso 26/08/2009, 20:55, inviò il solito testo standard a reblaura@telus.net , Rabbi Laura Duhan-Kaplan, di Or Shalom.
“Cara Carla, ero occupatissima e scusami se rispondo solo ora.
“Possiamo incontrarci mercoledì 16 settembre alle 16:30, a Or Shalom.
“Se poi sarai ancora intenzionato a frequentare il nostro corso (esplorazione del giudaismo), puoi venire alla seconda lezione, quando molti altri verranno per la prima volta, il 22 settembre.
“Molte grazie
“Laura”
Il corso non era sufficientemente affollato, per cui aveva risposto ad altri cui non aveva risposto prima...
Il personaggio è enigmatico. Liberal-sinistra, in realtà ultra-sionista estremista (che non è in contraddizione con l’essere o reputarsi una leftist), pur dietro un atteggiamento eternamente affettato, non senza lampi di buio ben discernibili benché celati.
All’incontro con Yvette/Carla era come in difficoltà. Forse era l’atteggiamento solito con tutti. O poteva anche essere che Yvette/Carla avesse l’aria di una che ti guardava, taceva e ti giudicava; ...o forse non aveva tale aria ma a talune tipologie umanoidi sembrava l’avesse.
L’atteggiamento di rabbi Laura era tipico di chi si finge molto aperto pur non essendolo ma non volendo mostrarlo. Quasi irrise (senza il quasi; irrise e lo irrise con un ghigno) rabbi Jonathan per aver opposto l’argomento che non ammetteva al corso Yvette/Carla perché non si era ancora definitivamente stabilita in Canada. “...I’d like to see you settled, before...”: quello aveva in effetti arguito l’Infeld pur senza parlare esplicitamente di residenza permanente né alludendo a divieti di Stato. Lei, ostentatamente ultra-liberal (con lo stesso marito con l’aria da vecchio fricchettone), farà poi di peggio. Tanto Jonathan aveva sempre un’aria distesa e formalmente cordiale, quanto lei, affettatamente cordiale, era in realtà sempre tesa, sempre tesa un po’ con tutti. Da un lato forse è meglio essere un poco distanti, ma lì si trattava, nel caso di rabbi Laura, di una permanente tensione. Si potrebbe aggiungere, come complemento, che aveva sempre l’atteggiamento di una in cerca permanente di cazzo, pur evitandolo, sarebbe sembrato, perché non confacente con quel suo ruolo tardo di rabbina. Prima, aveva seguito una carriera accademica statunitense per un paio di decenni. Poi, si era come rifugiata nel rabbinato pur continuando attività accademiche anche a Vancouver BC. In pratica, si era tolta altro tempo agli studi, per cui non doveva avere una grande passione. In molte persone v’è del resto un’ostentazione di cultura che in realtà non hanno e non cercano di sviluppare. Come un vivere di rendita su vecchie letture e neppure troppo intense, o su vecchi studi poi di fatto abbandonati.
Fare il prete o la prete ‘da parrocchia’, è una cosa molto interessante dal punto di vista sociologico. Come molti altri mestieri, del resto. Richiede tuttavia un grande spirito di servizio ed un autentico eroismo se fatta per un lungo periodo od addirittura per tutta la vita. Oppure una grande vocazione e passione per questa specifica attività.
Non stranamente per quelle lezioni settimanali, ben meno intense di altri programmi di conversione di altre sinagoghe, rabbi Laura si faceva accompagnare da una convertita, Barbara, convertita per ragioni matrimoniali, non meno tesa e sospettosa di lei. Tra l’altro, era una che sosteneva in continuazione che proprio per evitare che i giudei fossero sospettati di estraneità ed infedeltà ai legittimi poteri, essi dovevano essere ben subordinati al potere. “Per non alimentare quello che si dice sui giudei, dobbiamo mostrare una fedeltà assoluta al potere”: ecco quello che in pratica affermava. In realtà, lei stava proiettando un suo precedente antisemitismo in quel suo essersi convertita giudea. Vedeva i giudei come prima che anche lei si dichiarasse tale. Stereotipi inglesi nel campo. ...Un’antisemita, fattasi ‘ebrea’ pur restando antisemita sebbene ignorando/negandosi di essere tale. ...Tipicamente inglese ed anglo-canadese!
Non a caso, quella ‘esplorazione del giudaismo’ di rabbi Laura invitava a frequentare, di proprio, altri corsi presso il Centro Giudaico di Vancouver. Era un modo per organizzare un corso all’acqua di rose. Altri corsi di altre sinagoghe si preoccupavano pure di ebraico biblico, che in effetti non è per nulla inutile per chi voglia entrare in confidenza vera con la cultura ebraica. Lì era ancora più una finzione che altrove, una cosetta per aspiranti mariti e mogli di ebrei che intendevano creare una famiglia ebraica e non mista, per cui l’aspirante coniuge non ebreo si ‘convertiva’. Serviva solo perché i figli potessero avere il bollino di ‘ebrei’. Mentre i matrimoni misti sottraevano seguaci e soldi all’ebraismo. La conversione superava l’ostacolo.
Delle tre religioni monoteistiche mediterranee, l’unica dove il singolo abbia un rapporto diretto con Dio, anche nella conversione sembrerebbe l’Islam. Per convertirsi, basta che uno si reciti una formula in privato. Altra cosa è poi registrarsi o meno presso congregazioni esistenti, degli orientamenti più differenti. Il cristianesimo necessita invece di una qualche certificazione di battesimo, per cui v’è, come nell’ebraismo, intermediazione umana, religioso-gerarchica. Naturalmente sono tutte e tre variamente subordinate a vari Stati guida ed ai regimi locali.
Il corso si trascinò simpaticamente fino all’estate, con incontri settimanali leggeri dove uno poteva sia studiare intensamente che fregarsene, con convertendi ed ‘ebrei di nascita’ che accompagnavano fidanzati e fidanzate pronti a raggiungere la religione del futuro coniuge ebreo, ...che era la condizione per divenire futuro coniuge di quella persona di ‘fede’ esotica.
Alle lezioni si portava a turno il cibo per l’intervallo. Lo scantinato della sinagoga era in apparenza un asilo o scuola diurno che ospitava di notte quei corsi, ed in altre occasioni conferenze. Yvette/Carla andò ad un paio di esse, dove i partecipanti non erano differenti dalle beghine e dai curiosi di chiese cattoliche, e dove la rabbina non sembrava più colta di un medio prete latino ma semmai meno. Appunto. Quando si scenda dalle eleganti e sofisticate pubblicità, o costruzioni mediatiche, è tutto differente. Sul terreno, tutto il mondo è paese, e più banale e disadorno di quello potesse sembrare sulla base di illusioni e pregiudizi.
A Yvette/Carla, un mondo immaginario stava svanendo. La realtà era quella che era. Non era tanto questione di Naftali che era talmente privo di arroganza che non avrebbe certo deriso Yvette/Carla per aver lui avuto ragione mentre lei testardamente insisteva nel non credergli. Yvette realmente credeva che esistesse un mondo differente, migliore, di cui anche l’ebraismo ufficiale fosse parte. Stava verificando come tutte quelle illusioni fossero fondate sul nulla, né poteva essere altrimenti.
In pratica, col maggio 2010, il corso presso Or Shalom era concluso. Il 15/06/2010, 15:32, rabbi Laura mandò un’email in cui annunciava di essere in vacanza fino al 9 agosto ed inviò varie informazioni sulla conversione. Si doveva preparare un testo, poi passare attraverso una corte rabbinica, infine, se accettati, vi era la cerimonia di conversione con immersione in acqua, orazioni etc.
Yvette/Carla inviò un’email a rabbi Laura, il 12/08/2010, 00:52. Disse che intendeva andare avanti con la conversione ed inviò un testo preparato, conforme alle richieste. Ciò che chiedeva rabbi Laura nella email del del 15/6 era di mettere per iscritto: [1] Che ruolo gioca nella vostra vita dichiararsi ebreo? [2] Quale è stata la tua formazione giudaica? [3] Quale è la tua corrente pratica giudaica? [4] Quale è il significato del tuo nome ebraico?
Yvette/Carla raccontò, pur senza nominare la FratellanzaGiudaica, che fin da bimba aveva ricevuto una formazione giudaica, che aveva sempre seguito l’etica giudaica e che la conversione era solo un rendere ciò pubblico. Disse che come nome giudaico sceglieva ora Yvette (lì era nota come Carla Belloncino) che era una variante francofona di João/Yekokhanan che significa “Dio è misericordioso”. Voleva solo essere una semplice ed essenziale forma di riaffermazione monoteistica.
“Carla,
“grazie per avermi scritto. Grazie per essere proattiva. Ho dato un’occhiata a ciò hai scritto ed è molto commovente. Ora tutti sono occupatissimi con la prossime festività (Rosh haShana a Yom Kippur). Molto probabilmente il beit din (tribunale rabbinico) e mikvah (mikveh, il bagno o immersione della conversione) avranno luogo tra ottobre e dicembre. Sarà necessario fissare un incontro preliminare per parlare della cosa. LauraR. mi aiuterà a combinare gli appuntamenti. Ti contatterà lei per definire un incontro con me a Or Shalom.
“Molte grazie
“Laura”
Yvette/Carla notò quel “Ho dato un’occhiata a ciò hai scritto ed è molto commovente.” e si disse che poteva significare: “È una cosa ben messa ma tanto ho avuto ordini precisi per cui non passerai mai. ...Nessuna conversione per te!” Inoltre quel ottobre-dicembre erano troppo lontani. Come se una banale corte rabbinica per una dozzina di candidati e il relativo bagno rituale fossero chissà quale impegno gravoso. Anche un aiuto, che poteva essere la stessa rabbina Laura sotto altro nome, per combinare una dozzina di appuntamenti per una piccola conversazione formale sapeva di balla. Yvette/Carla si disse che era facile, dietro la copertura di un programma di colloqui scaricare una indesiderata da veto di Polizie Segrete canadesi-NATO. Bastava aspettare e vedere. In fondo era stata la rabbina Laura che dalla conclusione del corso aveva fatto slittare tutto all’autunno-inverno. La cosa poteva anche essere risolta a maggio-giugno. Per non più di una dozzina di persone...
laurarosenthal@hotmail.com si fece viva il 17/08/2010, 14:38:
“Salve!
“In questo periodo indaffarato sto aiutando Reb Laura per definire i suoi appuntamenti. Qui vi sono alcuni giorni ed orari possibili. Quali andrebbero bene per te? Sto contattando altri per lo stesso motivo, per cui confermerò il tuo appuntamento appena possibile.”
Seguiva una lista di 8 giorni ed orari. Per cui, o altri li aveva già definiti in colloqui precedenti, oppure non vi erano più di otto candidati alla conversione. 8, non 50 o 200!
laurarosenthal@hotmail.com riscrisse alle 18:49 dicendo che erano restate tre possibili caselle.
Yvette /Carla rispose alle 20:18 prenotandosi per una di queste tre caselle.
Alle 20:25, laurarosenthal@hotmail.com rispose che la casella era già stata occupata. Chiese se non potesse prenotarsi per una delle altre due. E che, se non, avrebbe dovuto attendere dopo le ricorrenze ebraiche del periodo quando gli impegni della rabbina sarebbero stati meno pressanti.
Yvette /Carla rispose, alle 20:32, che lavorava per cui non poteva essere alla sinagoga alle 14-14:30.
laurarosenthal@hotmail.com scrisse alle 20:43 del 17/08/2010, chiudendo, dicendo che avrebbe riferito a Reb Laura.
Naturalmente rabbi Laura non si fece mai più sentire. Per Yvette/Carla era stata una mascherata. Rabbi Laura era stata contattata già da tempo da una Polizia Segreta canadese e le era stato detto che Carla Belloncino non doveva essere convertita. ...Ragioni di Stato. E la rabbi s’era adeguata.
È che rabbi Laura, estremista sinistra (tale si riteneva lei), era di quelle che se ne facevano una ragione. Era di quelle che di fonte ad un problema si diceva che la colpa doveva essere della vittima, del bersaglio. “Se quello della Polizia Segreta mi ha dato tale ordine, deve essere colpa di Carla... ...Lo saprà lei quel che ha fatto perché noi ora si sia obbligati a fare ciò!”
Per Rosh haShana 2010, Yvette/Carla andò al Centro Giudaico di Vancouver dove Or Shalom si trasferisce per le grandi cerimonie dato che la sinagoga è troppo piccola per la grande affluenza di pubblico per grandi ricorrenze e connessi. Yvette/Carla andò ovviamente nell’orario di un servizio religioso.
Per la grandi ricorrenze, ma in parte anche nella vita quotidiana della sinagoga (asili, scuole etc), compaiono frotte di personaggi che mai partecipano ai servizi religiosi settimanali. L’intera organizzazione delle grande ricorrenze passa nelle mani di tali frotte di personaggi. Che sia un modo per mostrarsi. La stessa assistente, la convertita, di rabbi Laura per il corso ‘esplorazione del giudaismo’, non partecipava ai servizi della sinagoga. Compariva solo al corso. Non so altrove, ma lì a Vancouver, le sinagoghe, o talune sinagoghe, od il paio frequentate da Yvette/Carla, e relative comunità, sarà forse così pure per altre religioni e congregazioni, erano come combinazioni più o meno casuali di vari mondi non necessariamente paralleli.
Rabbi Laura era resa ansiosa dal poter mai lì incontrare Yvette/Carla e che la stessa potesse chiederle qualche cosa sulla conversione. “Ma perché questa maledetta continua ad essere qua? Che cosa vuole? Perché non se ne va? La Polizia Segreta mi aveva garantito che la avrebbero rimossa quanto prima dal Canada... Proprio a me doveva capitare questa grana. Che vuole quella. Noi siamo in guerra. Le Polizie Segrete nord-americane sono nostre amiche. Non possiamo certo mettercele contro o contraddirle per una povera cretina che, non si sa perché, si è fatta venire per la testa questa storia della conversione. ...Dice che è già di cultura ebraica, un’ebrea in pratica... Che cacchio vuole ancora? Che vuole da me?! Che vogliono tutti da me?!!!”: ecco ciò che la rabbi continuava a rimuginarsi.
Laura, per quelle festività e celebrazioni di quel 2008, evitò i soliti giri per salutare chi fosse intervenuto. Non voleva incappare in Yvette/Carla. In genere, per quanto siano globalmente affollati, i servizi iniziano con non grandissima partecipazione per poi gonfiarsi e stragonfiarsi di ritardatari. Del resto, sono servizi che durano ore ed ore, anche intere giornate. Ed è una tradizione che un po’ tutti ritardino e straritardino. L’importante è passare dal servizio religioso ed eventualmente essere presenti nei momenti più significativi, senza defatiganti ore di preliminari. Solo pochi assidui hanno la resistenza e l’interesse per ore ed ore e giornate. La stessa rabbina, gli stessi rabbini, si alternano con altri, tanto più rabbi Laura che è ben felice di essere rabbina ma non altrettanto di tutti i mille doveri e della presenza costante.
Rabbi Laura, ai servizi, fa di tutto per ridurre il suo tempo di permanenza sul ‘palcoscenico’, riservandosi i momenti centrali e delegando più che possibile ad altri. Tanto più che Or Shalom si definisce una congregazione egualitaria, dove tanti possono ricoprire i vari ruoli. In fondo, un po’ tutto il giudaismo è largamente democratico, ed il rabbino non è un sacerdote. V’è, pur non essendo né centrale né essenziale. O è centrale ma senza essere davvero essenziale. In fondo, il rabbino è oramai il commissario politico dello Stato di Israele e degli Stati locali. È una figura gerarchica, gerarchica ufficiale. Se si sfila, od anche se è assente, i servizi possono svolgersi egualmente. Dai cantori a semplici adepti possono sostituirlo, seguendo lo schema o schemi semplificati di servizi religiosi soliti.
Quando rabbi Laura fu informata che Yvette/Carla era arrivata nella sala del servizio, lo spazio che fungeva da grande sinagoga, entrò in agitazione. Yvette/Carla si era seduta tranquilla, in posizione marginale nel salone del servizio, dando un’occhiata ad alcuni dépliant e fogli con preghiere ed informazioni. Obiettivamente, nulla di sospettò. Rabbi Laura disse alla ‘direttrice’ o della pseudo-sicurezza, o della coreografia, o ad una direttrice, una delle tante e tanti direttrici e direttori di qualcosa, secondo il principio di dare tanti incarichi a tanti per farli sentire importanti: “Toglimela dai piedi. Non voglio proprio incontrala.”
Per cui la capetta, o capona, o kapò, si fece sotto. Si avvicinò con aria sostanzialmente arrogante a Yvette/Carla per chiederle chi fosse. Yvette/Carla la guardò fredda e con l’aria di “Ma TU, chi sei?” e le disse che frequentava la sinagoga e che rabbi Laura la conosceva. Dopo aver detto una cosa che suonava: “...Ben sò che ti conosce...”, la kapò tento di continuare quella surreale conversazione. Yvette/Carla andò avanti tranquilla a dirle che frequentava un po’ tutte le settimane per servizi ed altre cose la sinagoga Or Shalom e che... ...come dire: “In effetti né ai servizi, né in altre occasioni, ti ho mai vista ed ora vieni a chiedere a me chi io sia.” Siccome quelle occasioni, le grandi festività ebraiche, in realtà sono occasioni per incontrarsi e spettegolare, un po’ tutti, o tanti dei primi arrivati, dell’ondata iniziale, si assemblavano in crocchi o per salutare conoscenti, od erano semplicemente crocchi familiari e di famiglie allargate che si ritrovavano in quella occasione. Intanto si era avvicinata una certa Mary, una delle abituali dei servizi della sinagoga, che salutò Yvette/Carla e ne fu salutata. La kapò la squadrò con l’aria di ‘ma tu la conosci?’ e ne ricevette un cenno cogli occhi che certo la conosceva. Allora, la kapò la buttò sul: “Ma unisciti ad altri, se conosci qualcuno.” Yvette/Carla la guardò come con un: “Ma che cacchio te frega se mi piace stare qui seduta ad aspettare il prossimo inizio del servizio.”
Appunto. Senza il solito giro di saluti, rabbi Laura comparve nel centro dell’assemblea per le solite orazioni e cerimonie. Dopo qualche ora, semplicemente Yvette/Carla se ne andò. Non è che avesse nulla da chiedere a rabbi Laura. Era chiaro che una Polizia Segreta canadese la aveva contattata (agenti della Polizia Segreta dell’Immigrazione mettevano la faccia, quando indispensabile, per la persecuzione totale contro Yvette/Carla), che infine l’avevano informata che il loro programma di persecuzione escludeva tassativamente che Carla Belloncino potesse ricevere attestati, benefici e potenziali benefici, tanto meno una qualsiasi conversione formale al giudaismo, e che dunque v’era un veto totale su ciò e che, ovviamente, qualunque rabbino/a non potesse che adeguarsi salvo essere, eventualmente, esso od essa stessa, a sua volta, sottoposto/a a programmi di liquidazione, a State/government-organized stalking od avere altri danni sostanziali. Mentre a non ostacolare ed a cooperare con persecuzioni di Polizia Segreta, di Stato-regime, non poteva che avere vantaggi e protezioni, all’occorrenza. Già, non avere danni, basta al pidocchio medio.
Verso la metà di ottobre, la vita canadese di Yvette/Carla volse alla fine. Fu illegalmente deportata a Roma. Da lì, col soccorso di locali emissari della FratellanzaGiudaica, rientrò nella sua identità di Yvette e, come tale, tornò subito a Rio, ansiosa di incontrare, appena possibile, Naftali.
Passò un po’ di tempo. Naftali era occupato con altre aree e persone, oltre che col proprio lavoro e la propria famiglia. Del resto, era perfettamente informato, tramite la rete informale della FratellanzaGiudaica, di tutta la vicenda canadese di Yvette, che aveva seguito passo passo.
Quando finalmente di incontrarono, nella casa di Yvette, la stessa era imbarazzatissima. Naftali non disse nulla, né alluse alla cosa. Parlò di altro, delle solite cose strettamente religiose, finché Yvette non sbottò:
- “Davvero una cosa terribile. Il giudaismo non esiste!”
- “Mannò...”, ribatté Naftali, “...è solo che tutto ciò che esiste, è quello che è... È quando carichiamo le cose, tutte le cose, le persone pure, di un eccesso di investimento affettivo-emozionale, poi subentrano le inevitabili delusioni. Un normale cinismo, od apparente cinismo, aiuta...”
- “Ma lo sai quello che mi hanno fatto, o tentato di fare sia i governi, con quella cosa dello State/government-organized stalking, che mi ha preso tempo a comprendere in tutte le sue implicazioni più ripugnanti, almeno per quello che ho capito e che hanno tentato di farmi e fatto (nelle intenzioni loro), che quei rabbini statunitensi a Vancouver BC cui il caso mi ha messo in mano per quella faccenda della conversione? ...Forse è meglio che ti dettagli tutto quello che ho passato e che è successo...”
- “Cara Yvette, ti ho seguito passo passo. Sono informato di tutto, anche perché abbiamo personale all’interno di tutte le loro strutture. Ed, anzi, abbiamo cercato, per quel che abbiamo potuto, di alleviare la cosa dello State/government-organized stalking, per quanto le burocrazie abbiano una logica illogica criminale e malata cui è inutile opporsi. Del resto, una volta inserita nelle liste di proscrizione dello State/government-organized stalking, non è che potessimo rimuoverti dalle stesse, visto che, per testare i rabbini e connessi, il programma di State/government-organized stalking contro di te era parte costitutiva della nostra operazione. ...Per cui, sono stato informato in tempo reale di tutto. Devi considerare che le varie diramazioni ed attività dello State/government-organized stalking si traducono in rapporti quotidiani, settimanali, mensili e di altre periodicità che finiscono in sistemi computerizzati centrali cui noi abbiamo accesso. Per cui, tutte le informazioni passavano dai databases canadesi e NATO al mio computer. In realtà, erano cazzate stereotipate. Tutto lo State/government-organized stalking è una cosa dove malati di mente, criminali, pervertiti, di governi, parlamenti, università, strutture militari e civili, gentaglia raccattato in loco, sui luoghi e siti di operazione, interagiscono come pidocchi obbedienti a riflessi condizionati innati...”
- “Ho visto... ...Quel che non ho capito è l’ossessione furiosa che una persona non possa convertirsi ad un altra religione.”
- “La cosa è appena complessa... Si può semplificare in un paio di aspetti, uno interno alla logica dello State/government-organized stalking, un altro attinente ai processi di autorizzazione del programma stesso. Uno è un aspetto di consistenza del programma di liquidazione bianca ed eventualmente etero-direzione del bersaglio, l’altro un aspetto di autorizzazioni burocratico-sociali...”
- “Andiamo sul difficile. Capisco che lo State/government-organized stalking è per liquidare persone, anche se non capisco bene come... Non arrivo a comprendere il sistema di autorizzazioni, anche perché se mi avete inserito voi nelle liste...”
- “Sì e no, è una questione di liquidazione. Anche qui tutti si complica. Devono distruggere la vita di una persona per usarla per fini loro. Fosse solo per liquidare, per ammazzare, una persona, esisterebbero vie più rapide. Devono rendere impossibile la vita corrente, normale, di una persona, per usare la persona per fini loro, per terrorismo di Stato, per etero-direzione della persona stessa.”
- “Per reclutare loro agenti?”
- “No. Il reclutamento di agenti diretti avviene in altri modi ed, in genere, salvo finte esercitazioni, ma stragi vere, relativamente a cui poi conclamare responsabilità altre (vedi 11/9, ed equivalenti altrove come a Londra etc, dove loro agenti non principali sono sacrificati e poi, da morti, sono contrabbandati come terroristi altrui), loro agenti, terroristi al soldo loro, infiltrati o meno, sono ben protetti, salvati, fatti espatriare, fatto loro ottenere asilo, soldi e carriere di gran successo materiale. Lo State/government-organized stalking, invece, spinge persone via dalla loro vita normale, verso forme di clandestinità per poi manipolarle per fini di Stato e liquidarle quando non servano più. O le fanno finire in galere lunghe oppure possono anche ammazzarle, eventualmente, se ciò sia più utile ai loro fini perversi di Stato. Ti abbiamo fatta passare per cittadina italiana e messa in liste NATO dei CC, proprio perché lì le Polizie Segrete CC, anche altre, si occupano di creare terrorismi interni sia veri che immaginari o per tirare giù giuslavoristi o per montare processi contro inesistenti colonne ‘eroicamente’ scoperte. Ai CC occorrono sia clandestini che estremizzati vari. Facendo loro perdere posti di lavoro, bloccando studi, impedendo di vivere e dormire normalmente, isolandoli in uno specifico pseudo ambiente stereotipato (e manovrato!) si illudono di creare od alimentare quell’area. Usano lo State/government-organized stalking pure per produrre altri terrorismi e criminalità organizzate quando la produzione autogena sia insufficiente. È una tecnica universale. Spingi uno in una gabbia e poi lo manovri nella gabbia per quello che ti serva e fino a che ti serva. Lui pensa tutto sia casuale e di scegliere lui il suo destino, ...nelle circostanze date. È che appunto le circostanze sono create. Nel caso della conversione... Siccome nel programma c’è il divieto di conseguire certificati di studi di istruzione formale ed evoluzioni di carriera, di poter lavorare e vivere, un eventuale ‘passaggio’ al giudaismo fa parte di questa categoria. ...Certificati formali, nuovi titoli, opportunità, lavoro, vite differenti da quella programmata per il bersaglio: tutto ciò deve essere forsennatamente ostruito.”
- “Questo lo capisco, anche se dovrei verificare meglio se la cosa sia possibile... Come è invece quella cosa del sistema di autorizzazioni?”
- “Qui andiamo non sul difficile ma sull’ancora più incredibile. ...Il punto è che esistono procedure burocratiche in un mondo che funziona largamente, o pressoché totalmente, su basi corporativo-feudali, anche se esistono sistemi complessi di ideologie per negarlo dando a bere libertà, opportunità ed altre fantasie... Per lo State/government-organized stalking, per i fini detti che vanno dalla creazione a vari livelli e vari scopi di terrorismi e mafie, tutti sotto stretto controllo militar-statale, occorrono sistemi complessi di autorizzazioni, autorizzazioni dall’alto ed autorizzazioni dal basso. Le autorizzazioni dell’alto sono politiche. Governi, ministri, presidenti e case reali, e parlamenti. Senza le loro firme, nessuna Polizia Segreta si lancia in State/government-organized stalking contro un certo individuo Le autorizzazioni dal basso sono tutte le strutture di appartenenza del bersaglio e mobilitate contro lo stesso. Famiglia/e, chiese o congregazioni ed altre centrali od istituzioni di identità. Possono anche essere bypassate quando vi siano le autorizzazioni dall’alto, per quanto le Polizie Segrete facciano il possibile per averle, in una visione feudal-corporativa dell’individuo visto come pidocchio. In pratica, i pidocchi dello Stato e dei suoi apparati militari e burocratici, anche segreti, hanno una visione pidocchiesca dei loro potenziali bersagli. Per cui, si procurano le autorizzazioni delle entità di appartenenza del bersaglio, per quanto possibile.”
- “Questo è davvero incredibile!”
- “No, se ci pensi...”
- “In effetti...”, aggiunse Yvette, memore di quando credeva impossibile che tutto il mondo fosse paese e che il rabbinume... “In realtà, in molti contesti non deve essere difficile mobilitare uno od entrambi i genitori, fratelli e sorelle, coniugi od ex-coniugi, cugini ed altri della famiglia sia stretta che allargata... ...Per quanto ovviamente non sia sempre possibile...”
- “Appunto. Ed è quello che realmente fanno... Abbiamo visionato le loro istruzioni operative, i loro manuali, i loro ordini di servizio. Se il bersaglio non è scaricato da coloro reputati (secondo criteri militar-burocratici) più prossimi, progetti di State/government-organized stalking vengono accantonati. Per ciò, si usano ambizioni di carriera, associazioni partitiche e massoniche di fratelli e sorelle, di genitori e di altri parenti. ...Anche di pastori, preti, rabbini ed altri possano influire sul bersaglio...”
- “A me, che avere fatto figurare nel fascicolo avete costruito per il Canada?”
- “Madre e fratello attivamente coinvolti, così come un ex-marito, zii, zie e cugini. Padre ammazzato per via farmacologica perché aveva scoperto tutto ed era sempre più riluttante di tutto quel parentume in associazione psicopatico-delinquenziale. ...Cose simili, copiate da casi veri...”
- “Ed a me per chi mi avete fatto passare?”
- “Per una ex-moglie di un caramba, al corrente di pseudo-segreti di Stato, che poi la Polizia Segreta della Pastrenko ed altre avevano selezionato per divenire la capa teorica di una banda di ammazza giuslavoristi e consulenti i CC-StatoReale volevano liquidati, destinata poi alla galera per poter meglio studiare scemenze e scrivere volumi di cazzate dato che i CC sono a corto di cazzaroli per il loro terrorismo rosso eterodiretto. Ma che tu, per nulla intenzionata ad uniformarti, eri, dopo intensa mobbizzazione in patria, andata all’estero dove l’operazione era intensissimamente continuata con appoggio NATO e ben oltre, cioè anglo-americano ed appendici nel mondo, fino alla richiesta di asilo para-politico in Canada, con conseguente State/government-organized stalking canadese e poi deportazioni finale perché doveva ‘essere obbligata a tornare in Italia’. ...Una cosa facile-facile, e per quelli abbastanza corrente, anche se sembra ‘grandiosa’ a concentrarla in poche parole.”
- “Ed ora?”
- “Ora che sei ritornata Yvette, loro sono eccitatissimi perché Carla Belloncino è sparita, dunque suppostamente in clandestinità, ed al contempo preoccupati perché non riescono più a localizzarti.”
- “Non mi chiedi che cosa io pensi, ora, del giudaismo ufficiale?”
- “No. Anche perché è, alla fine, questione di individui. Quando crediamo vi siano categorie migliori o peggiori, ci sbagliamo sempre. Ci sono solo i singoli, ...che son quel che sono, in genere. Inoltre noi, per quanto sia un noi improprio come già detto, non siamo in concorrenza con nessuno. Non abbiamo alcuna ossessione per quelli. Non abbiamo ossessioni per nessuno.”