mercoledì 27 luglio 2011

mashal-015. Non si deve volare se si ha la propensione a strisciare

mashal-015. Non si deve volare se si ha la propensione a strisciare

by Georg Moshe Rukacs

Non si deve mai strisciare quando si ha la propensione a volare.

...Sebbene l’umiltà non sia strisciare, semmai grandezza ulteriore.

Un contadino trovò un aquilotto e lo crebbe assieme al pollame, dunque come tale.

Un passante che fece notare al contadino come quello fosse un’aquila, s’ebbe come risposta che era ormai divenuto un pollo visto che il suo universo era quello, quello di un pollaio, d’altro pollame.

S’accordarono comunque per una prova il mattino seguente su un dirupo che spaziava alto e lontano.

L’aquila fu dapprima meravigliata e confusa. Eppure a poco a poco l’impulso a levarsi alta prevalse e dispiegatasi in volo sparì all’orizzonte.

Un imperatore, una notte, ebbe un improvviso impulso di farsi un caffè e di friggersi delle uova da consumare con del pane soffice. La notte era silenziosa. La temperatura appena fresca ma non fredda. Tutti dormivano. Ebbe il desiderio di provvedere da solo. Scese nelle cucine deserte. Predispose una caffettiera, una di quelle stile napoletano, e si fece un suntuoso caffè d’orzo. Intanto, frisse un certo numero di uova e, col caffe versato in un bicchierone con manico e zuccherato, uova fritte passate in un piatto e del pane, si sedette al tavolo della cucina per consumare il tutto. Cosa che fece tranquillo e soddisfatto. Aggiunse pure dei condimenti che non mancavano ed, al caffè, del latte e del miele (dopo il primo con lo zucchero).

Finito, gli sembrava anti-estetico lasciare il piatto ed il resto sul tavolo. Posò tutto nel lavandino della cucina. Dette una rapida pulita al tavolo. Poi, lavò pure piatti, vasellame, padella, caffettiera, posate, insomma tutto quello che aveva usato. Fece presto. Non fu un’operazione complicata.

Intanto, saranno stati gli odori di quella rapida preparazione, o il tramestio pur lieve ma nella notte silenziossima, qualcuno del personale domestico si svegliò ed allertò gli altri. Quando tutti accorsero, lui aveva finito. Era comunque chiaro che aveva cucinato, mangiato e lavato i piatti e connessi.

Al ché, tutti, servili, cominciarono a starnazzare: “Perché non ci ha chiamato... Non è da un Imperatore fare queste cose...”

Mentre s’incamminava verso la sua stanza si limitò ad un ovvio e pacato: “Non sono mica meno Imperatore perché ho provveduto da solo a ciò che usualmente fa per me il personale della cucina.”