MaximaImmoralia. CarlosAlbertutuRojo, dall’Istituto Pensioni all’AlleanzaNordista. 10.11.2006
by Georg Rukacs
Un posto sperduto di Mediterranea, naturalmente. Città di Tauronia. Istituto Pensioni.
Avrà sessant’anni ora. Chissà se è già andato in pensione oppure se ci andrà tra poco. No, lui non era del luogo. CarlosAlbertutuRojo era nato a Cecinutu nel nord del centro di quello Stato tropicale. Tauronia era invece nel NordOvest. La solita famiglia opportunista che gli aveva aveva dato un nome monarchico non osando dargli un nome apertamente più proprio di sostenitori del passato governo fascista appena, solo una ventina di mesi prima della sua nascita, disfatto da forze esterne superiori. Lui, infatti, in sintonia con l’aria che respirava a casa, casa di fascisti e collaborazionisti di amici dei fascisti non veramente convertitisi ai nuovi credi occidentali ed orientali, era fin da bimbo divenuto fascista.
Fascista opportunista. Uno prima è opportunista. Poi che divenga, o si dica, o si creda, fascista, comunista, lib, lab o chissà cos’altro non è che conti molto. Uno dei tanti che arrivato all’università poi non l’aveva finita, forse neppure veramente fatta almeno un po’. Ah, certo, da studente, era attivissimo a fare il fascista. Andava con la sua banda a fischiare l’uno o l’altro nei luoghi in cui non erano troppo contrastati dagli abbondanti rossi locali. Oppure andavano a schiamazzare addirittura incoraggiati dai rossi locali ad andare loro fascisti a fischiare coloro che i rossi non potevano fischiare apertamente perché a livello di vertice magari ne dipendevano. Allora, in zone rosse rossissime, prime nere nerissime, mandavano i fascisti, cioé i fessi restati fascisti-fascisti invece che divenire fascisti-rossi come erano divenuti tutti gli altri fascisti dell’area. CarlosAlbertutuRojo era uno di questi fascisti scemi che all’università rossissima di città rossissima andava, perché il sui gruppo era spedito dai rossi, a fischiare leader di partiti minori di governo con cui l’opposizione rossa era ben connessa e cui tuttavia avrebbe anelato subentrare nella sudditanza diretta alla cupola della finanza. Lasciamo stare, qui, i perché e gli intrichi della cosa, che sennò si fa tutto troppo ed inutilmente complicato.
CarlosAlbertutuRojo eveva poi lasciato perdere quella inconcludente vita da studente. Aveva trovato il modo d’infilarsi in un imbarcata d’assunzioni fuori ruolo dell’Istituto Pensioni in quella città del NordOvest ed aveva cominciato a lavorare lì. Certo, a tutti raccontava d’essere dottore. Pure taluni dirigenti lo chiamavano dottore, forse per diletto. In realtà non lo era. Aveva altre “benemerenze”, maturate nella sua carriera fascista: il leccaculismo diretto, immediato, servile, del potere. Non ci si fraintenda. Non vogliamo dire che i fascisti siano leccaculi eccetera del potere. Un mio collega di lavoro, un fasciorivoluzionario, diceva che un vero fascista è un puro cavaliere d’altri tempi. In realtà chiunque, se vuole, se ha la tempra, può essere puro cavaliere d’altri tempi. Il punto è essere, o meno, puro cavaliere d’altri tempi od anche dei tempi nostri. Forse, se uno lo è o lo diviene davvero, impara che non occorrono altre etichette che semmai tolgono alla purezza cavalleresca, inquinandola con fanatismi e presunzioni di cui in realtà non s’ha bisogno. Ritornando ai leccaculi del potere, ci sono tranquillamente comunisti o lib o lab o altro che lo sono allo stesso modo e nelle stesse percentuali. Certo, talvolta, ci sono delle differenze procedurali. C’è chi si copre dietro il sindacato ed il partito, chi dietro lo stregone del villaggio o la congregazione degli stregoni, o dietro altre entità pubbliche od occulte. In quello Stato di Mediterranea, dove i fascisti non divenuti comunisti o democratici erano pochi ed isolati, il fascista, se ha la vocazione a fare il quacquaracquà, va e si mette a disposizione del capo, senza tante balle e mediazioni di sindacato, partito, loggia od altro.
Infatti, CarlosAlbertutuRojo aveva subito ricevuto incarichi di fiducia. Non che lo stipendio cambiasse, salvo qualche indennità di nessuna rilevanza. Neppure la carriera. Fosse stato davvero dottore, anche in matematica (come rispondeva rapido ed inverosimile se qualcuno sinceramente curioso gli chiedeva in cosa fosse laureato), avrebbe potuto avere carriere brillanti anche fuori di lì, soprattutto nell’epoca dell’informatizzazione, che non è iniziata oggi, dei luoghi di lavoro. Invece aveva continuato a fare banali lavori amministrativi da impiegato. Usava le posizioni acquisite e l’aurea d’uomo di fiducia di direzione e capi per farsi qualche trombata con qualche collega ruffianetta e per farsi gli affari propri come molti fanno lì, all’Istituto Pensioni, e non solo lì, in quelle insulse e corrotte amministrazioni pubbliche, in realtà ben privatizzate dai singoli burocratelli, di quel surreale Stato di Mediterranea.
Il tempo era passato. Tante cose erano capitate. Anche in quella sperduta Mediterranea, soprattutto in città come Tauronia, c’erano stati movimenti terroristici e simili, con arresti in massa ora centrati, ora meno, ora del tutto scentrati. Anche l’Istituto Pensioni di Tauronia aveva avuto i suoi. I più diversi. Ma, come si sa, media e gente, gentaglia inclusa, generalizzano sempre tutto. Qualcuno era restato fuori. Qualcuno era ritornato a lavorare lì. Arrestato l’uno o l’altro, tutti i confidenti dell’Istituto Pensioni s’erano precipitati a riferire che loro sapevano tutto. Nessuno li aveva ascoltati perché poi, tira tira, non sapevavo nulla di nulla né avevano nulla di utile da riferire a chicchessia. Addirittura confondevano i nomi. Chi credeva che l’uno fosse l’altro. Lo dice la stessa teoria dell’informazione, o banali constatazioni di come vanno le cose in questo campo, che un’informazione, anche solo una voce, una frase, una parola, passando di bocca in bocca al massimo si conserva immutata, sebbene spesso perda la sua forma originaria, dunque il messaggio cambi. Uno dice una cosa. Altri l’ascoltano. Un altro, nel riportarla, aggiunge del suo o capisce male. Alla fine della catena anche un’informazione all’inizio affidabile diviene altra cosa.
Alcuni di quegli spofondati nel circuiti inquisitorio e penitenziario poi erano riapprasi ed erano rientrati formalmente immacolati all’Istituto Pensioni. Ma, come si sa, il peccato c’è sempre se lo si vuol vedere, cioè se lo si vuole inventare. Uno era magari stato, almeno a parole, e nell’etica, un’acceso estremista. Se poi rientrava negli ambienti precedenti freddo o scettico ma in piedi e ben eretto, ecco che era facile farlo divenire uno che passato attraverso la scuola della repressione e delle carceri speciali s’è temprato per continuare non so ben cosa, sebbene onestamente non fossero proprio più i tempi, anche se qualche continuista, molti solo a parole, c’era sempre. O abiuri e dai “spiegazioni” o devi essere lo stesso di prima: ecco come ragiona il pidocchio, insetto immutabile.
Fa molto chic, dopo essere stato un “grande” rivoluzionario, cambiati i tempi, infamare tutti e tutti e poi raccontare con pathos che si sono capiti i propri errori, oppure profondersi in autocritiche ed “analisi” per immmerdarsi bene e così mostrare che ci si è redenti. Bisogna essere capici di farsi quelle parti. Bisogna pure essere in sintonia paranoica con chi quelle parti se le beve. In realtà, le persone restano sempre le stesse. Cambiano magari le etichette che si danno. Forse, una maturazione, è cercare almeno di smetterla di darsi etichette. Ciò che sembra onore a volte è solo ottusità. Tuttavia esiste un onore vero che è, senza bisogno di tante parolone e vanteria, elementare rispetto di sé stessi e dunque anche degli altri, almeno fino a prova contraria che l’altro sia solo un pidocchio e dunque che regole di normale umanità sarebbero solo controproducenti.
CarlosAlbertutuRojo aveva partecipato a tutti i “si dice”, anche in quelle cose, anche su costoro del suo ambiente di lavoro. Essendo il lecchino delle direzioni, ed essendo entrato in contatto con tutti i vari (alcuni, non molti) arrestati per “terrorismo” , o cose che sui media o nei “si dice”, erano apparse simili, lì nell’Istituto Pensioni di Tauroinia, era nei circuiti dei pettegolezzi e con ansia di mostrarsi più informato e furbetto di altri e così dunque riferire al capo di contatto del momento. Se uno fa il confidente, deve fornire qualcosa, anche se gli stessi usano o subiscono i confidenti sanno che gran parte delle loro confidenze spesso non vale nulla.
Nel frattempo, si era ormai alla fine anni ‘80 ed inizio anni ’90, era nata, in Mediterranea, nel Nord, l’AlleanzaNordista. In paesi limitrofi, secessioni avevano avuto successo. Era proprio il momento, la situazione avesse espresso un movimento veramente secessionista e dunque deciso a lanciarsi nell’avventura che avrebbe potuto, anche rapidamente, trasformarsi davvero in realtà. Evidentemente, quella perduta Mediterranea non era capace di far nulla sul serio, neppure sparire dopo un’esistenza grama ed oppressiva di tutte le nazioni contenute in quello Stato artificiale frutto del colonialismo, anche se tutti lo facevano passare come fosse Stato da sempre esistito ed un giorno restaturato. Non era proprio mai stato così. Lo Stato di Mediterranea era stato un frutto del colonialismo. Colonie, seppure non formalmente tali, dell’uno o dell’altro, erano state sottratte all’uno ed all’altro e trasformate in sfasciato Stato sottomesso al Grande Impero di Londra. Appunto, questa sfasciata Mediterranea, pur in un momento favorevole, e mentre vicini davano la botta a Stati ormai senza senso secedendone, non era neppure stata capace, nelle sue parti più vitali, di esprimere un movimento davvero secessionista e che si lanciasse dunque verso la secessione immediata. Frattaglie corrotte, ma restate a bocca asciutta, dei partiti tradizionali, s’erano riassemblate nell’AlleanzaNordista, solo ansiose di mangiare anche loro la loro parte di torta.
Lì a Tauronia e regione, la sezione regionale dell’AlleanzaNordista era davvero un bel campione di corruzione. Il capo regionale dell’AlleanzaNordista era un teatrante ignorante ed avvinazzato che più che recitare non sapeva fare, mentre tutti si facevano i fatti loro e solo i fatti loro. Tutti guardavano in cagnesco tutti gli altri. Tutte le confraternite guardavano in cagnesco le altre confraternite. Sì, succede un po’ in tutti i partiti. Ma nell’AlleanzaNordista era tutto più evidente e con un’ansia di mangiare che portava a continui scontri, frammentazioni, espulsioni, e di fatto, ad una rapida contrazione del peso elettorale inizialmente notevole a seguito sia dello sfascio poliziesco-giudiziario degli altri partiti che dell’illusione popolare di secessione od almeno di vere autonomie locali e regionali che cambiassero i soliti andazzi autodistruttivi di Mediterranea e sue parti. Non solo a livello regionale. Anche a livello di Nord andava tutto allo stesso modo, nell’AlleanzaNordista. I leader più in vista venivano subito epurati dal capo dei capi, a meno che non si trasformasseo in dei ligi signorsì occupati a farsi gli affari propri senza mai contraddire il condottiero dell’AlleanzaNordista, un omone furbo ma non astuto, trafficone ma incapace, vanitoso ma servile, bonario ma accidioso.
Proprio perché il periodo era comunque favorevole ad un movimento rivoluzionario secessionista, gli apparati di sicurezza avevano rapidamente asservito a loro tutti i livelli dell’AlleanzaNordista. Appena spuntava un capo o capetto lo convocavano e lo trasformavano in informatore. Le vie del condizionamento e della creazione di canali informativi sono infiniti in un mondo dove tutti amano servire chi sieda dietro una scrivania od esibisca un tesserino da potente.
Nell’AlleanzaNordista, pur in modo più disgregativo, era come dappertutto, in tempi ormai di dissoluzione ed ulteriore degenerazione di quello stravagante Stato di Mediterranea. Se uno andava a mettersi a disposizione, ad offrire servigi, e contemporenamente teneva i rapporti d’infamità con apparati di sicurezza dello Stato, andava tutto bene, era dei loro. Metti il “tuo” posto di lavoro al servizio dei capi di partito e sindacato, ti sottometti alla rete della famiglia domina la città e non solo la città, te la fai con qualche ufficiale od anche solo sottufficiale degli apparati di sicurezza della polizia civile e di quelle militari ed ecco che sei nell’ordine naturale delle cose. Sei amico di tutti e tutti ti sono amici, salvo poi scannarsi per mazzette da spartirsi od altri malaffari. Ma c’è comunque una base comune. Se sei al di fuori di questo giro infame ed insensato, magari hai un vero interesse od anche solo curiosità intellettuale per quello che quel o altro movimento dice di essere, ed ecco che vieni vissuto con ansia. Tutti si chiedono, in primo luogo i capi, che mai vorrà questo che viene lì e non vuole nulla per sé.
In effetti Vasco era uno del genere. Quando s’era iscritto alla sezione centro di Tauronia dell’AlleanzaNordista, il segretario RobèTaurinès era stato apparentemente gentilissimo ma s’era subito rivelato un viscido. RobèTaurinès era un ragazzotto affascinato da quei soldi sul tavolo che anonimi sottoscrittori gli lasciavano, senza voler ricevuta, per l’AlleanzaNordista ed il suo solo sogno era potervi mettere le mani sopra senz’essere scoperto perché la politica era per lui un gran bell’affare per chi sapesse profittarne. Figlio di commercianti viscidi e servili, sebbene non ricchissimi, voleva di più e più rapidamente. Era felicissimo di quelli funzionali alla sua visione, i comuni cittadini che davano il voto od, appunto, magari, mazzette di soldi, e null’altro, mentre viveva con ansi tutti gli altri, i perdigiorno o perdiserate, i collaboratori di altri d’altre frazioni differenti dalla sua ed ancor di più chi non fosse chiaramente indentificabile pur mostrandosi interessato ed ansioso di fare qualcosa.
CarlosAlbertutuRojo, quando si era fatto trasferire alla nuova dell’Istituto Pensioni di TauroniaNord era entrato in contatto con attivisti fascisti che s’erano subito distinti per assalti vari, contro cose più che contro persone, ai compagnuzzi del luogo. Da ambienti costoro frequentavano era nata l’idea di infiltrare l’AlleanzaNordista usando proprio lui, CarlosAlbertutuRojo. “Vai lì. Li tieni d’occhio. E ci riferisci, se c’è qualcosa meriti d’essere riferito.” Fu così che CarlosAlbertutuRojo, il fascistissimo e lecchino, divenne attivista dell’AlleanzaNordista e del suo sindacato, puntando subito a posizioni di potere, o che comunque a lui apparissero come tali. Non che col suo accento non proprio suddico ma tutt’altro che nordico potesse fare gran carriera politica, se non sfruttando la su posizione di impiegato dell’Istituto Pensioni. Dunque razzolò per i ristretti ambienti del sindacatino dell’AlleanzaNordista e, quando riuscì ad essere eletto, quelli gli permetteva d’accedere il modesto posto di consigliere di circoscrizione. Come sindacalista dell’AlleanzaNordista la sua posizione era un po’ originale. Il “sindacalista” lo faceva già per sé dando informazioni su tutti ai capi e capetti ed essendo il loro ruffianetto. Più che l’iscritto unico non poteva fare. Faceva allora, una volta la settimana, il “consulente pensonistico” presso il sindacato l’AlleanzaNordista. In pratica, dava informazioni che utenti ansiosi avrebbero potuto e dovuto avere da qualunque sportello dall’Istituto Pensioni e poi li invitava a lasciare eventuali offerte alla segretaria mentre uscivano. In realtà, sindacati veri, hanno gli Enti di Patronato che sono finanziati dallo stesso Istituto Pensioni oltre che da normali tesseramenti, se gli utenti di tali Enti ritengono di tesserarsi. Forse, avendo la faccia per chiedere soldi per sé, si ha pure la faccia per dire di lasciarli, all’uscita, alla segretaria del sindacato dell’AlleanzaNordista. Quell’attività presso il sindacato dell’AlleanzaNordista era in realtà complementare e strumentale ad analoga attività per sé. Comunque nello Stato di Mediterranea molti si dedicano a tali traffichii...
Appena a CarlosAlbertutuRojo era stato chiesto, o non so si fosse offerto lui stesso, di fornire notizie di Vasco, disse che era tuttora un pericoloso terrorista e dunque di stare attenti. Al che, l’allarme corse per tutti i parnaoici dell’AlleanzaNordista. Passò di bocca in bocca che Vasco si fosse infiltrato chissà per quale fine. Appunto, non erano i tempi. S’era quasi ormai al primo, breve, governo con l’AlleanzaNordista. È comunque incredibile, eppur corrente, come tra pidocchi vi sia sempre una spontanea intesa. Quella voce era così corsa inarrestabile. Vasco non fece nessuna provocazione, nessun discorso strano o non in sintonia col discorrere di federalismo (discorrere comune in quegli ambienti ed anche in altri allora sebbene quasi nessuno sapesse di che parlasse davvero), nessuna tresca segreta per reclutare chissacchi a chissaccosa. Era tuttavia il “terrorista rosso” “infiltratosi”.
Ah, al sindacato dell’AlleanzaNordista gli offrirono di prendere il posto di CarlosAlbertutuRojo. Lo fecero sia per convenienza, e per abitudine a metter tutti contro tutti, che per costume alla doppia faccia. Vasco capì, sapeva del resto delle voci messe in circolazione da CarlosAlbertutuRojo e cui tutti avevano creduto, e rispose che non era lì per soffiare il posto a nessuno. Allora, più apertamente, gli chiesero di fare lui il consulente pensioni presso la sede del sindacato dell’AlleanzaNordista. Vasco non disse loro esplicitamente che era illegale quel chieder soldi, di fatto bustarelle. Si limitò a far presente che per fare quel tipo d’attività occorre creare un ente di patronato e che, comunque, un utente voglia quel genere di informazioni deve andare o direttamente all’Istituto Pensioni oppure, appunto, da un patronato. Del resto, per un tempo limitato, Vasco aveva fatto in altro luogo, un luogo appena eretico rispetto all’AlleanzaNordista ufficiale, senza tuttavia che né lui né altri chiedessero soldi per generiche informazioni pensionistiche. L’aveva fatto del tutto gratis, anche dal punto di vista dell’utente che non dava né doveva dare assolutamente nulla a chicchessia. Nessuna “offerta” per sindacato o partito.
Dunque Vasco era divenuto il “terrorista rosso” “infiltratosi”, anche se stupiva quel non far nulla avrebbe fatto uno davvero tale. Non chiedeva i fatti altrui. Non proponeva stravaganze. Non cercava di farsi strada. Ah, certo, andava benissimo se interveniva per animare le riunioni o se andava, occasionalmente, ad attaccare manifesti. Una volta, forse per vedere che tipo fosse partecipò pure la moglie del capo regionale dell’AlleanzaNordista ad un attacchinaggio elettorale. Poi, generosa, affrì qualcosa da bere. Si dichiarò stupita quando il “terrorista rosso” chiese una cioccolata in tazza. Chissà che bevanda è la bevanda giusta, nel cuore di una notte non calda o di fine inverno o di fine primavera, dopo avere attaccato manifesti negli spazi regolari, per un “terrorista rosso” “infiltrato”.
Poi, quelle elezioni politiche furono vinte dal fronte un po’ raccogliticcio coi partecipava l’AlleanzaNordista che dunque andò al governo fino a che, dopo pochi mesi, non tradì del tutto su mandato di poteri vari se la comprarono e sfasciò quella breve speranza d’un governo democratico. C’erano allora delle periodiche adunate a Pontidutu, un luogo d’una antica scazzottata assunta a simbolo storico di quella AlleanzaNordista di fanfaroni. Lui andò, curioso di vedersi dal vivo quel “popolo” dell’AlleanzaNordista e d’assistere alla presentazione di eletti, Ministri ed altri.
Andarono su una corriera organizzata dalla sezione centro di Tauronia. Fu in quell’occasione che Vasco ebbe modo d’“apprezzare” tutto il viscidume di quel apparentemente gentile e capace segretario di sezione RobèTaurinès. Vasco s’era portato qualche libro per il viaggio. E dunque se la leggeva gustandosi le musiche, evitandosi le solite chiacchiere vane di altri partecipanti, e guardando fuori dal finestrino. Organizzato da RobèTaurinès, era stato messo in prossimità di dov’era seduto Vasco, con affianco una con cui apparentemente chiacchierava, un individuo con aria ed eloquio sbraitanti ed incarogniti che raccontava, con urletta isteriche, di un “eroico” cugino miliziano fascista il cui “eroismo” (un compagnuzzo, od altro avrebbe fatto lo stesso; non c’è da stupirsi!) consisteva nel collaborare con occupanti del momento cui ora denunciava conoscenti ora ricorreva per salvarne di forse “ingiustamente” arrestati. Avendo poi vinto l’altra parte, i “comunisti”, così diceva lo sbraitante, avrebbero ucciso l’“eroico” cugino. E lo ripeteva e lo ripeteva, dicendo che i comunisti erano e sono dei vermi o non sò cos’altro peggio di vermi. Ogni volta cercava di caricare di più disgusto che poteva quello sbraitare ripetitivo. Lo sbraitio continuò per tutta l’andata e per tutto il ritorno. Vasco se ne stava tranquillo a leggere. Non solo senza fare nessun commento. Del resto lo sbraitante sembrava così accorato, che evidentemente era o poteva essere sincero in quel tormentato ricordo d’un parente vittima di cose ormai lontane di mezzo secolo. Ma Vasco neppure sembrava turbato minimanente da quell’insistente sbraitare contro i comunisti. Se uno si sente di sbraitare... Anzi, credo Vasco ne fosse piuttosto divertito. Sapete, come lo sbraitare d’un cane non può distrubarvi da un piacere a da un riposo, perché mai lo dovrebbe uno sbraitare, magari soggettivamente giustificato (invece, oggettivamente, tutto è sempre relativo, pur in diversa dimensione da quella soggettiva, e con pro e contro che derivano dalla prospettiva), per furia “politica”.
In realtà, era tutto stato organizzato, appunto, dal segretario di sezione RobèTaurinès. Aveva informato il fascistissimo, pur allora nell’AlleanzaNordista, della presenza del pericolosissimo “terrorista rosso” “infiltrato”. Una battuta sul “dai, facciamogliela vedere lui che si crede così astuto da essere venuto a metter il naso tra noi grandi federalisti... ...perché non attacchi bottone con lui... ...o ti metti a parlare in modo che lui possa sentirti ...vedrai, è uno che s’appassiona alle discussioni... ...di certo interviene se ti sente...” Ed il resto era venuto da solo. Seppi poi che ne avevano concluso che Vasco doveva essere realmente un super “terrorista rosso” “infiltrato”, se se ne era restato così freddo di fronte ad una tale “super-provocazione” che era così urtante (ma per Vasco divertente!) anche solo per quella cantilena ripetitiva ed incarognita, che aveva disturbato un po’ tutti gli altri occupanti della corriera. Ma non Vasco, che evidentemente aveva una percezione differente. Sorrideva, tra sé e sé, di piacere per quella pubblica provocazione contro qualcuno che non era presente, visto che lui non era la persona evidentemente era stata presa di mira.
A Vasco capitarono anche delle stranezze, le poche volte che incontrò CarlosAlbertutuRojo, l’infiltrato fascista (questo sì infiltrato vero ed attivissimo, essendo uno di natura spontanemante sanguigna ed agitata). CarlosAlbertutuRojo, che non riusciva a non fingere d’essere fascista ed informatore d’un po’ tutti da quel lato là e dal lato del potere, continuava a sbraitare con Vasco che nel tale posto sperduto (posto dove Vasco aveva per qualche tempo lavorato) della regione la cui capitale era ed è Tauronia c’era un pericoloso terrorista condannato eppur riassunto all’Istituto Pensioni. In realtà non era vero. Era successa un’altra cosa. Qualcuno aveva detto a CarlosAlbertutuRojo che in quel luogo era stato riassunto in servizio Pluto, un “terrorista” di Tauronia condannato per talune (o per una sola) operazioni sanguinose pur non letali. In realtà, là, era stato ingiustamente mandato Vasco, che era stato assolto da ogni accusa precedente. CarlosAlbertutuRojo chiamava dunque Pluto Vasco, o Vasco Pluto, e poi s’infuriava con Vasco che, pur avendo ancor di recente, lavorato lassù diceva di non avere visto né sapere di Pluto. Pluto non c’era mai stato là. Pluto neppure era mai più tornato all’Istituto Pensioni. Appunto, nel circuito dei chiacchieroni e dei confidenti, s’erano passate le informazioni sbagliate oppure un’eventuale informazione giusta e senza scandalo (se non l’ingiustizia contro Vasco mandato in luogo sperduto senza motivo se non puro mobbing) era sta deformata fino a farla diventare errata e di cosa su cui i fasci ed altri malpensanti dei luoghi potessero scandalizzarsi.
Intanto, CarlosAlbertutuRojo se ne continuava coi suoi traffici da dipendente pubblico disinvolto tra “affari” privati, consulenze pensioni presso il sindacato dell’AlleanzaNordista (collaborazione poi interrotta e cessata, forse perché era solo un modo per farsi conoscere in nuovi ambienti con nuovi potenziali “clienti”) e altre attività come consigliere di circoscrizione dell’AlleanzaNordista, anche lì ben posizionato per avere file di clienti fuori dalla porta dell’ufficio circoscrizionale.
Con l’AlleanzaNordista organicamente comprata da parte dei poteri parassitari e relativi apparati di sicurezza, dunque non più necessitante di quell’ulteriore inflitrato fascista, oltre che in declino di consensi, per cui molto meno interessante per potervi fare gli affari propri, CarlosAlbertutuRojo avrà poi potuto dedicarsi ai fatti suoi sotto etichette più confacenti con la sua antica fede, sempre che non l’abbiano infiltrato da qualche altra parte. E sempre che sia ancora vivo ed in salute. Le vie del destino sono infinite. Chissà... ...È tanto ormai che manco da quei luoghi perduti e decadenti.
by Georg Rukacs
Un posto sperduto di Mediterranea, naturalmente. Città di Tauronia. Istituto Pensioni.
Avrà sessant’anni ora. Chissà se è già andato in pensione oppure se ci andrà tra poco. No, lui non era del luogo. CarlosAlbertutuRojo era nato a Cecinutu nel nord del centro di quello Stato tropicale. Tauronia era invece nel NordOvest. La solita famiglia opportunista che gli aveva aveva dato un nome monarchico non osando dargli un nome apertamente più proprio di sostenitori del passato governo fascista appena, solo una ventina di mesi prima della sua nascita, disfatto da forze esterne superiori. Lui, infatti, in sintonia con l’aria che respirava a casa, casa di fascisti e collaborazionisti di amici dei fascisti non veramente convertitisi ai nuovi credi occidentali ed orientali, era fin da bimbo divenuto fascista.
Fascista opportunista. Uno prima è opportunista. Poi che divenga, o si dica, o si creda, fascista, comunista, lib, lab o chissà cos’altro non è che conti molto. Uno dei tanti che arrivato all’università poi non l’aveva finita, forse neppure veramente fatta almeno un po’. Ah, certo, da studente, era attivissimo a fare il fascista. Andava con la sua banda a fischiare l’uno o l’altro nei luoghi in cui non erano troppo contrastati dagli abbondanti rossi locali. Oppure andavano a schiamazzare addirittura incoraggiati dai rossi locali ad andare loro fascisti a fischiare coloro che i rossi non potevano fischiare apertamente perché a livello di vertice magari ne dipendevano. Allora, in zone rosse rossissime, prime nere nerissime, mandavano i fascisti, cioé i fessi restati fascisti-fascisti invece che divenire fascisti-rossi come erano divenuti tutti gli altri fascisti dell’area. CarlosAlbertutuRojo era uno di questi fascisti scemi che all’università rossissima di città rossissima andava, perché il sui gruppo era spedito dai rossi, a fischiare leader di partiti minori di governo con cui l’opposizione rossa era ben connessa e cui tuttavia avrebbe anelato subentrare nella sudditanza diretta alla cupola della finanza. Lasciamo stare, qui, i perché e gli intrichi della cosa, che sennò si fa tutto troppo ed inutilmente complicato.
CarlosAlbertutuRojo eveva poi lasciato perdere quella inconcludente vita da studente. Aveva trovato il modo d’infilarsi in un imbarcata d’assunzioni fuori ruolo dell’Istituto Pensioni in quella città del NordOvest ed aveva cominciato a lavorare lì. Certo, a tutti raccontava d’essere dottore. Pure taluni dirigenti lo chiamavano dottore, forse per diletto. In realtà non lo era. Aveva altre “benemerenze”, maturate nella sua carriera fascista: il leccaculismo diretto, immediato, servile, del potere. Non ci si fraintenda. Non vogliamo dire che i fascisti siano leccaculi eccetera del potere. Un mio collega di lavoro, un fasciorivoluzionario, diceva che un vero fascista è un puro cavaliere d’altri tempi. In realtà chiunque, se vuole, se ha la tempra, può essere puro cavaliere d’altri tempi. Il punto è essere, o meno, puro cavaliere d’altri tempi od anche dei tempi nostri. Forse, se uno lo è o lo diviene davvero, impara che non occorrono altre etichette che semmai tolgono alla purezza cavalleresca, inquinandola con fanatismi e presunzioni di cui in realtà non s’ha bisogno. Ritornando ai leccaculi del potere, ci sono tranquillamente comunisti o lib o lab o altro che lo sono allo stesso modo e nelle stesse percentuali. Certo, talvolta, ci sono delle differenze procedurali. C’è chi si copre dietro il sindacato ed il partito, chi dietro lo stregone del villaggio o la congregazione degli stregoni, o dietro altre entità pubbliche od occulte. In quello Stato di Mediterranea, dove i fascisti non divenuti comunisti o democratici erano pochi ed isolati, il fascista, se ha la vocazione a fare il quacquaracquà, va e si mette a disposizione del capo, senza tante balle e mediazioni di sindacato, partito, loggia od altro.
Infatti, CarlosAlbertutuRojo aveva subito ricevuto incarichi di fiducia. Non che lo stipendio cambiasse, salvo qualche indennità di nessuna rilevanza. Neppure la carriera. Fosse stato davvero dottore, anche in matematica (come rispondeva rapido ed inverosimile se qualcuno sinceramente curioso gli chiedeva in cosa fosse laureato), avrebbe potuto avere carriere brillanti anche fuori di lì, soprattutto nell’epoca dell’informatizzazione, che non è iniziata oggi, dei luoghi di lavoro. Invece aveva continuato a fare banali lavori amministrativi da impiegato. Usava le posizioni acquisite e l’aurea d’uomo di fiducia di direzione e capi per farsi qualche trombata con qualche collega ruffianetta e per farsi gli affari propri come molti fanno lì, all’Istituto Pensioni, e non solo lì, in quelle insulse e corrotte amministrazioni pubbliche, in realtà ben privatizzate dai singoli burocratelli, di quel surreale Stato di Mediterranea.
Il tempo era passato. Tante cose erano capitate. Anche in quella sperduta Mediterranea, soprattutto in città come Tauronia, c’erano stati movimenti terroristici e simili, con arresti in massa ora centrati, ora meno, ora del tutto scentrati. Anche l’Istituto Pensioni di Tauronia aveva avuto i suoi. I più diversi. Ma, come si sa, media e gente, gentaglia inclusa, generalizzano sempre tutto. Qualcuno era restato fuori. Qualcuno era ritornato a lavorare lì. Arrestato l’uno o l’altro, tutti i confidenti dell’Istituto Pensioni s’erano precipitati a riferire che loro sapevano tutto. Nessuno li aveva ascoltati perché poi, tira tira, non sapevavo nulla di nulla né avevano nulla di utile da riferire a chicchessia. Addirittura confondevano i nomi. Chi credeva che l’uno fosse l’altro. Lo dice la stessa teoria dell’informazione, o banali constatazioni di come vanno le cose in questo campo, che un’informazione, anche solo una voce, una frase, una parola, passando di bocca in bocca al massimo si conserva immutata, sebbene spesso perda la sua forma originaria, dunque il messaggio cambi. Uno dice una cosa. Altri l’ascoltano. Un altro, nel riportarla, aggiunge del suo o capisce male. Alla fine della catena anche un’informazione all’inizio affidabile diviene altra cosa.
Alcuni di quegli spofondati nel circuiti inquisitorio e penitenziario poi erano riapprasi ed erano rientrati formalmente immacolati all’Istituto Pensioni. Ma, come si sa, il peccato c’è sempre se lo si vuol vedere, cioè se lo si vuole inventare. Uno era magari stato, almeno a parole, e nell’etica, un’acceso estremista. Se poi rientrava negli ambienti precedenti freddo o scettico ma in piedi e ben eretto, ecco che era facile farlo divenire uno che passato attraverso la scuola della repressione e delle carceri speciali s’è temprato per continuare non so ben cosa, sebbene onestamente non fossero proprio più i tempi, anche se qualche continuista, molti solo a parole, c’era sempre. O abiuri e dai “spiegazioni” o devi essere lo stesso di prima: ecco come ragiona il pidocchio, insetto immutabile.
Fa molto chic, dopo essere stato un “grande” rivoluzionario, cambiati i tempi, infamare tutti e tutti e poi raccontare con pathos che si sono capiti i propri errori, oppure profondersi in autocritiche ed “analisi” per immmerdarsi bene e così mostrare che ci si è redenti. Bisogna essere capici di farsi quelle parti. Bisogna pure essere in sintonia paranoica con chi quelle parti se le beve. In realtà, le persone restano sempre le stesse. Cambiano magari le etichette che si danno. Forse, una maturazione, è cercare almeno di smetterla di darsi etichette. Ciò che sembra onore a volte è solo ottusità. Tuttavia esiste un onore vero che è, senza bisogno di tante parolone e vanteria, elementare rispetto di sé stessi e dunque anche degli altri, almeno fino a prova contraria che l’altro sia solo un pidocchio e dunque che regole di normale umanità sarebbero solo controproducenti.
CarlosAlbertutuRojo aveva partecipato a tutti i “si dice”, anche in quelle cose, anche su costoro del suo ambiente di lavoro. Essendo il lecchino delle direzioni, ed essendo entrato in contatto con tutti i vari (alcuni, non molti) arrestati per “terrorismo” , o cose che sui media o nei “si dice”, erano apparse simili, lì nell’Istituto Pensioni di Tauroinia, era nei circuiti dei pettegolezzi e con ansia di mostrarsi più informato e furbetto di altri e così dunque riferire al capo di contatto del momento. Se uno fa il confidente, deve fornire qualcosa, anche se gli stessi usano o subiscono i confidenti sanno che gran parte delle loro confidenze spesso non vale nulla.
Nel frattempo, si era ormai alla fine anni ‘80 ed inizio anni ’90, era nata, in Mediterranea, nel Nord, l’AlleanzaNordista. In paesi limitrofi, secessioni avevano avuto successo. Era proprio il momento, la situazione avesse espresso un movimento veramente secessionista e dunque deciso a lanciarsi nell’avventura che avrebbe potuto, anche rapidamente, trasformarsi davvero in realtà. Evidentemente, quella perduta Mediterranea non era capace di far nulla sul serio, neppure sparire dopo un’esistenza grama ed oppressiva di tutte le nazioni contenute in quello Stato artificiale frutto del colonialismo, anche se tutti lo facevano passare come fosse Stato da sempre esistito ed un giorno restaturato. Non era proprio mai stato così. Lo Stato di Mediterranea era stato un frutto del colonialismo. Colonie, seppure non formalmente tali, dell’uno o dell’altro, erano state sottratte all’uno ed all’altro e trasformate in sfasciato Stato sottomesso al Grande Impero di Londra. Appunto, questa sfasciata Mediterranea, pur in un momento favorevole, e mentre vicini davano la botta a Stati ormai senza senso secedendone, non era neppure stata capace, nelle sue parti più vitali, di esprimere un movimento davvero secessionista e che si lanciasse dunque verso la secessione immediata. Frattaglie corrotte, ma restate a bocca asciutta, dei partiti tradizionali, s’erano riassemblate nell’AlleanzaNordista, solo ansiose di mangiare anche loro la loro parte di torta.
Lì a Tauronia e regione, la sezione regionale dell’AlleanzaNordista era davvero un bel campione di corruzione. Il capo regionale dell’AlleanzaNordista era un teatrante ignorante ed avvinazzato che più che recitare non sapeva fare, mentre tutti si facevano i fatti loro e solo i fatti loro. Tutti guardavano in cagnesco tutti gli altri. Tutte le confraternite guardavano in cagnesco le altre confraternite. Sì, succede un po’ in tutti i partiti. Ma nell’AlleanzaNordista era tutto più evidente e con un’ansia di mangiare che portava a continui scontri, frammentazioni, espulsioni, e di fatto, ad una rapida contrazione del peso elettorale inizialmente notevole a seguito sia dello sfascio poliziesco-giudiziario degli altri partiti che dell’illusione popolare di secessione od almeno di vere autonomie locali e regionali che cambiassero i soliti andazzi autodistruttivi di Mediterranea e sue parti. Non solo a livello regionale. Anche a livello di Nord andava tutto allo stesso modo, nell’AlleanzaNordista. I leader più in vista venivano subito epurati dal capo dei capi, a meno che non si trasformasseo in dei ligi signorsì occupati a farsi gli affari propri senza mai contraddire il condottiero dell’AlleanzaNordista, un omone furbo ma non astuto, trafficone ma incapace, vanitoso ma servile, bonario ma accidioso.
Proprio perché il periodo era comunque favorevole ad un movimento rivoluzionario secessionista, gli apparati di sicurezza avevano rapidamente asservito a loro tutti i livelli dell’AlleanzaNordista. Appena spuntava un capo o capetto lo convocavano e lo trasformavano in informatore. Le vie del condizionamento e della creazione di canali informativi sono infiniti in un mondo dove tutti amano servire chi sieda dietro una scrivania od esibisca un tesserino da potente.
Nell’AlleanzaNordista, pur in modo più disgregativo, era come dappertutto, in tempi ormai di dissoluzione ed ulteriore degenerazione di quello stravagante Stato di Mediterranea. Se uno andava a mettersi a disposizione, ad offrire servigi, e contemporenamente teneva i rapporti d’infamità con apparati di sicurezza dello Stato, andava tutto bene, era dei loro. Metti il “tuo” posto di lavoro al servizio dei capi di partito e sindacato, ti sottometti alla rete della famiglia domina la città e non solo la città, te la fai con qualche ufficiale od anche solo sottufficiale degli apparati di sicurezza della polizia civile e di quelle militari ed ecco che sei nell’ordine naturale delle cose. Sei amico di tutti e tutti ti sono amici, salvo poi scannarsi per mazzette da spartirsi od altri malaffari. Ma c’è comunque una base comune. Se sei al di fuori di questo giro infame ed insensato, magari hai un vero interesse od anche solo curiosità intellettuale per quello che quel o altro movimento dice di essere, ed ecco che vieni vissuto con ansia. Tutti si chiedono, in primo luogo i capi, che mai vorrà questo che viene lì e non vuole nulla per sé.
In effetti Vasco era uno del genere. Quando s’era iscritto alla sezione centro di Tauronia dell’AlleanzaNordista, il segretario RobèTaurinès era stato apparentemente gentilissimo ma s’era subito rivelato un viscido. RobèTaurinès era un ragazzotto affascinato da quei soldi sul tavolo che anonimi sottoscrittori gli lasciavano, senza voler ricevuta, per l’AlleanzaNordista ed il suo solo sogno era potervi mettere le mani sopra senz’essere scoperto perché la politica era per lui un gran bell’affare per chi sapesse profittarne. Figlio di commercianti viscidi e servili, sebbene non ricchissimi, voleva di più e più rapidamente. Era felicissimo di quelli funzionali alla sua visione, i comuni cittadini che davano il voto od, appunto, magari, mazzette di soldi, e null’altro, mentre viveva con ansi tutti gli altri, i perdigiorno o perdiserate, i collaboratori di altri d’altre frazioni differenti dalla sua ed ancor di più chi non fosse chiaramente indentificabile pur mostrandosi interessato ed ansioso di fare qualcosa.
CarlosAlbertutuRojo, quando si era fatto trasferire alla nuova dell’Istituto Pensioni di TauroniaNord era entrato in contatto con attivisti fascisti che s’erano subito distinti per assalti vari, contro cose più che contro persone, ai compagnuzzi del luogo. Da ambienti costoro frequentavano era nata l’idea di infiltrare l’AlleanzaNordista usando proprio lui, CarlosAlbertutuRojo. “Vai lì. Li tieni d’occhio. E ci riferisci, se c’è qualcosa meriti d’essere riferito.” Fu così che CarlosAlbertutuRojo, il fascistissimo e lecchino, divenne attivista dell’AlleanzaNordista e del suo sindacato, puntando subito a posizioni di potere, o che comunque a lui apparissero come tali. Non che col suo accento non proprio suddico ma tutt’altro che nordico potesse fare gran carriera politica, se non sfruttando la su posizione di impiegato dell’Istituto Pensioni. Dunque razzolò per i ristretti ambienti del sindacatino dell’AlleanzaNordista e, quando riuscì ad essere eletto, quelli gli permetteva d’accedere il modesto posto di consigliere di circoscrizione. Come sindacalista dell’AlleanzaNordista la sua posizione era un po’ originale. Il “sindacalista” lo faceva già per sé dando informazioni su tutti ai capi e capetti ed essendo il loro ruffianetto. Più che l’iscritto unico non poteva fare. Faceva allora, una volta la settimana, il “consulente pensonistico” presso il sindacato l’AlleanzaNordista. In pratica, dava informazioni che utenti ansiosi avrebbero potuto e dovuto avere da qualunque sportello dall’Istituto Pensioni e poi li invitava a lasciare eventuali offerte alla segretaria mentre uscivano. In realtà, sindacati veri, hanno gli Enti di Patronato che sono finanziati dallo stesso Istituto Pensioni oltre che da normali tesseramenti, se gli utenti di tali Enti ritengono di tesserarsi. Forse, avendo la faccia per chiedere soldi per sé, si ha pure la faccia per dire di lasciarli, all’uscita, alla segretaria del sindacato dell’AlleanzaNordista. Quell’attività presso il sindacato dell’AlleanzaNordista era in realtà complementare e strumentale ad analoga attività per sé. Comunque nello Stato di Mediterranea molti si dedicano a tali traffichii...
Appena a CarlosAlbertutuRojo era stato chiesto, o non so si fosse offerto lui stesso, di fornire notizie di Vasco, disse che era tuttora un pericoloso terrorista e dunque di stare attenti. Al che, l’allarme corse per tutti i parnaoici dell’AlleanzaNordista. Passò di bocca in bocca che Vasco si fosse infiltrato chissà per quale fine. Appunto, non erano i tempi. S’era quasi ormai al primo, breve, governo con l’AlleanzaNordista. È comunque incredibile, eppur corrente, come tra pidocchi vi sia sempre una spontanea intesa. Quella voce era così corsa inarrestabile. Vasco non fece nessuna provocazione, nessun discorso strano o non in sintonia col discorrere di federalismo (discorrere comune in quegli ambienti ed anche in altri allora sebbene quasi nessuno sapesse di che parlasse davvero), nessuna tresca segreta per reclutare chissacchi a chissaccosa. Era tuttavia il “terrorista rosso” “infiltratosi”.
Ah, al sindacato dell’AlleanzaNordista gli offrirono di prendere il posto di CarlosAlbertutuRojo. Lo fecero sia per convenienza, e per abitudine a metter tutti contro tutti, che per costume alla doppia faccia. Vasco capì, sapeva del resto delle voci messe in circolazione da CarlosAlbertutuRojo e cui tutti avevano creduto, e rispose che non era lì per soffiare il posto a nessuno. Allora, più apertamente, gli chiesero di fare lui il consulente pensioni presso la sede del sindacato dell’AlleanzaNordista. Vasco non disse loro esplicitamente che era illegale quel chieder soldi, di fatto bustarelle. Si limitò a far presente che per fare quel tipo d’attività occorre creare un ente di patronato e che, comunque, un utente voglia quel genere di informazioni deve andare o direttamente all’Istituto Pensioni oppure, appunto, da un patronato. Del resto, per un tempo limitato, Vasco aveva fatto in altro luogo, un luogo appena eretico rispetto all’AlleanzaNordista ufficiale, senza tuttavia che né lui né altri chiedessero soldi per generiche informazioni pensionistiche. L’aveva fatto del tutto gratis, anche dal punto di vista dell’utente che non dava né doveva dare assolutamente nulla a chicchessia. Nessuna “offerta” per sindacato o partito.
Dunque Vasco era divenuto il “terrorista rosso” “infiltratosi”, anche se stupiva quel non far nulla avrebbe fatto uno davvero tale. Non chiedeva i fatti altrui. Non proponeva stravaganze. Non cercava di farsi strada. Ah, certo, andava benissimo se interveniva per animare le riunioni o se andava, occasionalmente, ad attaccare manifesti. Una volta, forse per vedere che tipo fosse partecipò pure la moglie del capo regionale dell’AlleanzaNordista ad un attacchinaggio elettorale. Poi, generosa, affrì qualcosa da bere. Si dichiarò stupita quando il “terrorista rosso” chiese una cioccolata in tazza. Chissà che bevanda è la bevanda giusta, nel cuore di una notte non calda o di fine inverno o di fine primavera, dopo avere attaccato manifesti negli spazi regolari, per un “terrorista rosso” “infiltrato”.
Poi, quelle elezioni politiche furono vinte dal fronte un po’ raccogliticcio coi partecipava l’AlleanzaNordista che dunque andò al governo fino a che, dopo pochi mesi, non tradì del tutto su mandato di poteri vari se la comprarono e sfasciò quella breve speranza d’un governo democratico. C’erano allora delle periodiche adunate a Pontidutu, un luogo d’una antica scazzottata assunta a simbolo storico di quella AlleanzaNordista di fanfaroni. Lui andò, curioso di vedersi dal vivo quel “popolo” dell’AlleanzaNordista e d’assistere alla presentazione di eletti, Ministri ed altri.
Andarono su una corriera organizzata dalla sezione centro di Tauronia. Fu in quell’occasione che Vasco ebbe modo d’“apprezzare” tutto il viscidume di quel apparentemente gentile e capace segretario di sezione RobèTaurinès. Vasco s’era portato qualche libro per il viaggio. E dunque se la leggeva gustandosi le musiche, evitandosi le solite chiacchiere vane di altri partecipanti, e guardando fuori dal finestrino. Organizzato da RobèTaurinès, era stato messo in prossimità di dov’era seduto Vasco, con affianco una con cui apparentemente chiacchierava, un individuo con aria ed eloquio sbraitanti ed incarogniti che raccontava, con urletta isteriche, di un “eroico” cugino miliziano fascista il cui “eroismo” (un compagnuzzo, od altro avrebbe fatto lo stesso; non c’è da stupirsi!) consisteva nel collaborare con occupanti del momento cui ora denunciava conoscenti ora ricorreva per salvarne di forse “ingiustamente” arrestati. Avendo poi vinto l’altra parte, i “comunisti”, così diceva lo sbraitante, avrebbero ucciso l’“eroico” cugino. E lo ripeteva e lo ripeteva, dicendo che i comunisti erano e sono dei vermi o non sò cos’altro peggio di vermi. Ogni volta cercava di caricare di più disgusto che poteva quello sbraitare ripetitivo. Lo sbraitio continuò per tutta l’andata e per tutto il ritorno. Vasco se ne stava tranquillo a leggere. Non solo senza fare nessun commento. Del resto lo sbraitante sembrava così accorato, che evidentemente era o poteva essere sincero in quel tormentato ricordo d’un parente vittima di cose ormai lontane di mezzo secolo. Ma Vasco neppure sembrava turbato minimanente da quell’insistente sbraitare contro i comunisti. Se uno si sente di sbraitare... Anzi, credo Vasco ne fosse piuttosto divertito. Sapete, come lo sbraitare d’un cane non può distrubarvi da un piacere a da un riposo, perché mai lo dovrebbe uno sbraitare, magari soggettivamente giustificato (invece, oggettivamente, tutto è sempre relativo, pur in diversa dimensione da quella soggettiva, e con pro e contro che derivano dalla prospettiva), per furia “politica”.
In realtà, era tutto stato organizzato, appunto, dal segretario di sezione RobèTaurinès. Aveva informato il fascistissimo, pur allora nell’AlleanzaNordista, della presenza del pericolosissimo “terrorista rosso” “infiltrato”. Una battuta sul “dai, facciamogliela vedere lui che si crede così astuto da essere venuto a metter il naso tra noi grandi federalisti... ...perché non attacchi bottone con lui... ...o ti metti a parlare in modo che lui possa sentirti ...vedrai, è uno che s’appassiona alle discussioni... ...di certo interviene se ti sente...” Ed il resto era venuto da solo. Seppi poi che ne avevano concluso che Vasco doveva essere realmente un super “terrorista rosso” “infiltrato”, se se ne era restato così freddo di fronte ad una tale “super-provocazione” che era così urtante (ma per Vasco divertente!) anche solo per quella cantilena ripetitiva ed incarognita, che aveva disturbato un po’ tutti gli altri occupanti della corriera. Ma non Vasco, che evidentemente aveva una percezione differente. Sorrideva, tra sé e sé, di piacere per quella pubblica provocazione contro qualcuno che non era presente, visto che lui non era la persona evidentemente era stata presa di mira.
A Vasco capitarono anche delle stranezze, le poche volte che incontrò CarlosAlbertutuRojo, l’infiltrato fascista (questo sì infiltrato vero ed attivissimo, essendo uno di natura spontanemante sanguigna ed agitata). CarlosAlbertutuRojo, che non riusciva a non fingere d’essere fascista ed informatore d’un po’ tutti da quel lato là e dal lato del potere, continuava a sbraitare con Vasco che nel tale posto sperduto (posto dove Vasco aveva per qualche tempo lavorato) della regione la cui capitale era ed è Tauronia c’era un pericoloso terrorista condannato eppur riassunto all’Istituto Pensioni. In realtà non era vero. Era successa un’altra cosa. Qualcuno aveva detto a CarlosAlbertutuRojo che in quel luogo era stato riassunto in servizio Pluto, un “terrorista” di Tauronia condannato per talune (o per una sola) operazioni sanguinose pur non letali. In realtà, là, era stato ingiustamente mandato Vasco, che era stato assolto da ogni accusa precedente. CarlosAlbertutuRojo chiamava dunque Pluto Vasco, o Vasco Pluto, e poi s’infuriava con Vasco che, pur avendo ancor di recente, lavorato lassù diceva di non avere visto né sapere di Pluto. Pluto non c’era mai stato là. Pluto neppure era mai più tornato all’Istituto Pensioni. Appunto, nel circuito dei chiacchieroni e dei confidenti, s’erano passate le informazioni sbagliate oppure un’eventuale informazione giusta e senza scandalo (se non l’ingiustizia contro Vasco mandato in luogo sperduto senza motivo se non puro mobbing) era sta deformata fino a farla diventare errata e di cosa su cui i fasci ed altri malpensanti dei luoghi potessero scandalizzarsi.
Intanto, CarlosAlbertutuRojo se ne continuava coi suoi traffici da dipendente pubblico disinvolto tra “affari” privati, consulenze pensioni presso il sindacato dell’AlleanzaNordista (collaborazione poi interrotta e cessata, forse perché era solo un modo per farsi conoscere in nuovi ambienti con nuovi potenziali “clienti”) e altre attività come consigliere di circoscrizione dell’AlleanzaNordista, anche lì ben posizionato per avere file di clienti fuori dalla porta dell’ufficio circoscrizionale.
Con l’AlleanzaNordista organicamente comprata da parte dei poteri parassitari e relativi apparati di sicurezza, dunque non più necessitante di quell’ulteriore inflitrato fascista, oltre che in declino di consensi, per cui molto meno interessante per potervi fare gli affari propri, CarlosAlbertutuRojo avrà poi potuto dedicarsi ai fatti suoi sotto etichette più confacenti con la sua antica fede, sempre che non l’abbiano infiltrato da qualche altra parte. E sempre che sia ancora vivo ed in salute. Le vie del destino sono infinite. Chissà... ...È tanto ormai che manco da quei luoghi perduti e decadenti.