mashal-084. “Io ho pagato!” Ed io no?!
by Georg Moshe Rukacs
“Io ho pagato!”, “Io ho pagato!”, “Io ho pagato!”, continuava a ripetere,
sia a me, sia alla polizia quando l’agente gli ha detto che doveva essere lui
ad andarsene subito, pur immediatamente rimborsato, da casa mia, e non io. Ché
poi ci sono andato piano, delicato e gentile, guardandomi bene dal non abusare
nessuno, cioè, nel caso specifico, il soggetto in oggetto il quale, al
contrario, deve essere nato e cresciuto in quegli ambienti dove li abusano e
dunque gli abusati si fanno a loro volta abusatori, e si deve essere del tutto
uniformato a tale sua matrice originaria. Glielo cominciai a dire moderatamente
dal primo giorno che era arrivato qui. Glielo ho detto e pure scritto, per
email, tanto che restasse e gli restasse traccia. Ma alla fine non è che
potessi passare le giornate a mandare missive. ...Se uno non capisce, o finge
di non capire, o si comporta come se non capisse... I problemi aumentavano e la
sua aggressività egualmente, in modo esponenziale, come di chi si senta sicuro
e pensi che l’altro, perché usa un tono gentile, sia uno che dice e non fa. Era
cresciuto in ambienti di fanfaroni ed era divenuto un fanfarone lui stesso. Per
cui pensava che pure gli altri fossero tali. A me non piace minacciare anche
perché minacciare poi ti vincola a fare quello che hai minacciato. Invece,
meglio sempre tenersi le mani libere. Sempre sperare che tutti si risolva. Ma
nel contempo essere realisti. Basta dire, e pure in modo soft. Poi, se uno proprio
si comporta come se non capisse o proprio non c’è... Pensava di poter
condividere un appartamento di 42mq, per circa 10 euro al giorno, insozzando
dappertutto, rumoreggiando a tutte le ore per il piacere degli altri inquilini
o proprietari degli appartamenti limitrofi [tanto la faccia la mettevo io,
qualcuno si fosse lamentato con
l’amministrazione], urlando ed insultando anche nel cuore della notte e davvero
senza alcun motivo [personalmente lo trovavo divertente, ma si vedeva che lui
stava male, proprio male!], perfino ruttando in continuazione con emissioni
sonore da giungla, in particolare quando mangiava, mangiava vegano diceva lui,
e pure pretendendo che io pulissi per lui oppure mi associassi al suo vivere
nella merda. “Io ho pagato!”, “Io ho pagato!”, “Io ho pagato!”, “Non posso mica
andare in un ostello dove spendo di più e non ho un appartamento tutto per me!
...Eppoi ho troppo bagaglio e mi occorrerebbe tempo per rimpacchettare tutto!
No, non posso proprio andarmene, né ora né mai!” “Io ho pagato! Io ho pagato!
Io ho pagato! Di qui nessuno può mandarmi via! Io ho pagato!”. Pensava di
essere arrivato al Grand’Hotel, ...per circa 10 euro al giorno! Un siciliano
nato a Varese da genitori siciliani [verosimilmente sempre vissuto in porcili -
deve essere pure uscito da un porcile, nel momento in cui nacque] e poi
trasferitosi, colla madre, dopo che il padre se ne era andato, o dopo che la
madre si era sottratta al marito, in Sicilia, ad Erice (TP), ed infine
improvvisatosi giramondo appena finita un’inutile scuola
professionale-culinaria di cinque anni, una di quelle cose per tenerti
parcheggiato buttando via soldi pubblici anziché classificarti formalmente come
già disoccupato. Un truffatore, nella sostanza, ma proprio del tutto
squilibrato e peggio, evidentemente di famiglia di truffatori [no, anzi,
normale, di benpensanti medi, di quelli che il torto è sempre dell’altro se non
si lascia estorcere], di quelli del tutto squilibrati e peggio [no,
equilibratissimi - lo squilibrato è chi non sia del tutto accomodante con loro
porci, sebbene poi loro supposti accomodanti sbraitino in continuazione...], da
ogni punto di vista!
Beh, concediamoci una divagazione introduttiva, prima di arrivare a
KlaudioSciakka [tanto per dare una collocazione sociologica e geografica: nato
l’11/11/1994 a Varese, da sicula e sanremese (ma pure il sanremese aveva
cognome siculo o limitrofo), e con residenza formale ad Erice (TP) = facciamo
così, per spersonalizzare la cosa: nomi e dati anagrafici sono tutti inventati,
io pure non esisto, sono una finzione letteraria, per cui ogni rispondenza nel
reale di quanto narrato la si supponga del tutto casuale], già introdotto e
‘spiegato’ in poche righe nel paragrafo iniziale, uno che il 29 settembre 2015
arriva in casa altrui, la mia, o dove io ero [come affittuario], a Berlino, per
condividerla, sporca alla grande, sì insozza proprio senza ritegno, dappertutto
[nonostante nei “patti contrattuali” - un annuncio online e pure le email
scambiate - fosse chiaramente evidenziato che servizi di pulizia e di
babysitting fossero non inclusi ma a carico del colocatario, per ciò concerneva
quello da lui usato], si comporta da porco e maleducato assoluto, persino del
tutto arrogante, perché lui aveva ‘pagato’ [così diceva in continuazione: “Io
ho pagato!” ...il 50%, per cui io pagavo l’altro 50%, ma lui si immaginava
avrei dovuto fargli da sguattero oppure vivere nella merda come lui amava,
uniformandomi al suo porcile, e pure disturbato da lui che non si curava di
presenze altrui], infine, abituato a fanfaronare e minacciare a vuoto urlando,
pensava che la gentilezza e pacatezza altrui fossero debolezza per cui si è
pure offeso a morte quando, di fronte alla sua rinnovata arroganza, “Perché io
ho pagato!” [così insisteva], no anzi neppure rispose alla pacata richiesta di
consegnarmi le chiavi ed andarsene subito visto il suo rinnovato essere del
tutto fuori di testa, ovviamente rifuso del dovuto, io arrivai colla polizia
perché lui mi restituisse le chiavi [aveva pure detto, nei suoi deliri urlanti
e minaccianti, che ne avrebbe fatto una copia e sarebbe poi tornato ad
ammazzarmi quando lui non fosse più stato qui - non ha fatto in tempo ...ma non
ne era neppure capace, né di farsi duplicare le chiavi né di tutto il resto] e
lo accompagnasse fuori casa, come già detto immediatamente rimborsato del
deposito e della parte non consumata del fitto del mese. Evidentemente tali
suoi metodi avevano funzionato in altre parti del mondo e con altri, seppur non
troppo perché nei ristoranti dove aveva lavorato se ne erano presto stufati
della sua inettitudine, dunque lo avevano tenuto solo per funzioni marginali e
così spinto ad andarsene. Pure nei porcili dove aveva abitato in giro per il
mondo, quando pretendeva che altri porci come lui pulissero, gli dicevano che
lo sapeva dove era arrivato per cui, se qualche aspetto del porcile non gli
piaceva, pulisse lui. E glielo dicevano pure di brutto. Essì, perché pur
vivendo lui di solito con porci ed in porcili, aveva mille manie, che non erano manie di pulizia
ma semplicemente manie all’interno dell’universo-porcile. Un porco assoluto e
pur con esigenze particolari come porco assoluto.
Appunto, ripassiamo un attimo i pochi contatti con italici avuti a Berlino,
non tutti negativi, o non necessariamente o non sempre con aspetti negativi, in
realtà. Di solito evito gli italici. Ma capitano egualmente.
Pier Paolo Greco, classe 1981, da Cernusco del Naviglio, in realtà di
Campobasso come origini etniche, trovò il modo di farsi assalire e rapinare da
due bianchi e due neri a notte fonda nell’area di Warschauer Straße dopo che,
uscito dalla stazione della metropolitana, stava raggiungendo il Sunflower
Hostel. Deve essere stato attorno al 13/04/2014. Boh... Oppure lui non ha colpa
ed è stato davvero aggredito a freddo per motivi misteriosi. Lo vidi senza
soldi e tutto mogio. Gli offro di dargli il necessario per sopravvivere e
rientrare a casa, in Lombardia, col patto che appena arriva a casa mi manda
subito tutto. Quando le persone sono nel bisogno promettono e spromettono. Poi
riprendono il loro andazzo, che è quello che è. Doveva essere abituato come era
abituato. Gli do 150 euro, in tutto. Sembra che da casa gli stiano mettendo
soldi sul conto, ma poi in realtà non gli arriva nulla. Dice, dice, ma da casa
non lo pisciano neppure. Anzi, gli pisciano in bocca. Ha qualche soldo in tasca
solo grazie a me. Il patto è che appena rientra, mi rifonde subito. Prima di
rifondermi fa passare più di due mesi. Rientra a Cernusco del Naviglio la
mattina di venerdì 18 aprile 2014. Ha i soldi della disoccupazione, essendo
stato licenziato. Gli avranno dato qualche liquidazione, o forse no visto che
licenziatolo lo denunciano e gli fanno causa. Comunque controllo e vedo che lui
spende. Va di qua e va di là. Dalla piscina a piccoli viaggi in altre province
e regioni. Dunque soldi se li fa uscire dalle tasche, per diporto non per
necessità come trovare lavoro od altro indilazionabile. Vive in famiglia, per
cui ha le impellenze che a volte può avere chi viva da solo. L’ultima cosa cui
pensa sono i soldi che mi deve. Anzi, dopo l’ultima. Arrivano, sul mio c/c il
23/06/14. E dopo che lo ho messo online come truffatore. Tanto, perderli per
perderli... No, infine li manda, ma col la preghiera di toglierlo da dove lo ho
messo online. Non era un ricatto. Era che se uno fa il furbo, quello è il mio
metodo. E dove uno lo metto, resta. ...Si impara sempre qualcosa. Appunto,
tutti ti leccano quando hanno bisogno, e poi riprendono il loro andazzo al di
là di apparenze gentili ed affabili.
Bacé, un tipo vivace ed originale, di Bari, coabita qui per ben 4 mesi, da
aprile a luglio. Fuori casa era uno di quei tipi d’assalto sempre in giro con
amici ed amiche. Invece, in casa, uno che si poteva anche tollerare che
camminasse in lungo e largo colle scarpe, soprattutto prima di uscire perché
doveva specchiarsi per provare che l’abbigliamento fosse confacente ai suoi
gusti trendy, perché poi, alla fin fine, sapeva coabitare urbanamente con
altri, io/me nel caso specifico. E così, io scoprii il mondo di quelli che si
prendono l’indennità di disoccupazione in Italia per un paio d’anni. Con essa
vengono a Berlino dove sia si divertono variamente che lavorano in nero.
Per quindici giorni, a settembre, capitò poi Francesco, credo proveniente
da Milano e con laurea triennale. La sistemazione gliela trova in fretta un
altro. Era dovuto andare improvvisamente via da dove era, sembra non per colpa
sua ma truffato da altro. Pensavo che chi lo avesse aiutato a trovare un’altra
sistemazione gli avesse almeno passato l’annuncio che io avevo messo e cui
hanno risposto. Mai supporre cose che sembrano ovvie. La gente, soprattutto
nella fretta, agisce alla cazzo, cioè nel loro solito. L’annuncio non lo aveva
letto. Coi telefonini non è come coi computer. Si vede quel che si vede. Un
altro gli aveva detto che c’era un posto. Prima mi contatta l’altro. Poi mi
contatta lui. Tutti pensano, o fanno finta di pensare [è che se ne fregano!],
sempre che uno perda tempo a scrivere le cose, tanto per dire. Per lui leggono
che c’è un posto libero e si gettano per accaparrarselo. Pur di carattere
estremamente dolce ed educato, non si curava invece troppo di lasciare tutto
come lo aveva trovato. Il primo giorno fuma in camera. Lascia il tabacco, con
cui si prepara le sigarette, sotto e sopra la tovaglia. Mette le banane
nell’armadietto senza curarsi di mettere qualcosa sotto. Le poggia qua e là e
restano frammenti. Cose del genere. Le persone vivono così, sono evidentemente
sempre vissute così, e sembra loro tutto
normale. Non fece comunque storie quando gli dissi che era meglio che i 15
giorni non divenissero trenta. Uno giovane una stanza la trova se si impegna a
cercarla od a farsela cercare. Infatti la trovò, in pochi giorni. Poi i WG, gli
alloggi condivisi, sono di solito come sono. Uno ha la sua stanza dove tiene
come crede. Le aree comuni sono invece come una stazione ferroviaria dove
nessuno si preoccupa di pulire nulla perché intanto ci penserebbero gli altri a
scoraggiarlo con le loro abitudini ...diciamo... un po’, od un po’ tanto, raffazzonate,
sì da porci in un porcile. Di quelle cose che le stoviglie si accatastano nel
lavello e se uno mangia una mela lascia il torso sul tavolo. E così via. Beh,
non infieriamo. Se qualcuno ha esperienza... Il gabinetto si può immaginare.
Uno si lava tutti i giorni, per cui si ritiene pulito anche se vive nella
merda. Negli spazi comuni c’è la corsa a chi occupa di più. In un po’ tutte le
cittadine universitarie in giro per il mondo, i WG sono porcili, porcili perché
chi vi abita li fa tali e se a qualcuno non piace costui non ha potere rispetto
alla preponderanza dei porci. Lo sapete come è? Sono tutti superuomini e
superdonne, e poi vanno sempre di fretta quando si tratta di riordinare e
pulire. Tali sono gli studenti. Tali sono i non studenti. Il torto è di chi
vorrebbe pulito, perché la normalità è lo stile-porcile. Per cui, chi non ami i
porcili non può neppure dire nulla. Hanno ragione loro, i porci.
KlaudioSciakka, dopo Martinica e Sri Lanka, è ora [fino a verso la fine di
settembre 2015] in Irlanda. Ovunque sia stato ha fatto solo rapide incursioni,
non lunghe permanenze. Cerca ristoranti italiani e dice loro che lui è un gran
cuoco, perché ha “fatto le scuole”. Dappertutto, è la legge della
proliferazione burocratica, hanno complessificato tutto, sviluppato tutto
nell’apparenza perché poi nella sostanza si impara molto meno che in scuole più
‘concentrate’. Hanno fatto divenire le professionali delle scuole quinquennali
per cui uno ha poi un diploma di scuola media superiore. Quello una volta insegnavano
in corsetti e corsi professionali, ora, per molte cose, lo hanno fatto divenire
perfino università triennale. Uno è dottore, magari per fare cose da
infermiere. No, magari non le sa fare. Una volta facevano dei corsi della Croce
Rossa direttamente in ospedali, a
contatto con l’utenza. Ecco che uno si fa cinque anni di scuola media
superiore, ed esce cuoco, od altro, si crede un grande professionista. A volte,
qualcuno te lo dice che, finite le scuole, e trovatosi a lavorare, non sapeva
fare nulla, per cui ha dovuto imparare facendo. Ma molti altri si credono
grandi professionisti per investitura superiore e, per meglio affermarlo,
arrivano sul lavoro con uniformi che sembrano da grandi condottieri più che da
manovali che devono imparare tutto o quasi tutto. Certo, con la proliferazione
scolastica, hanno creato tante materie. Devono pur tenerli occupati per cinque
anni facendo finta che studino. È che non studiano. E non apprendono nulla,
neppure dal punto di vista operativo, perché anche la parte pratica è spesso
carente. Create tante materie devono pure reclutare tanti insegnanti che non è
detto che sappiano la materia dovrebbero, sulla carta, insegnare. Appunto, il
sistema supposto formativo che si complessifica troppo diventa un’altra
burocrazia fuori controllo. Magari uno che abbia iniziato da sguattero, può
anche divenire, in pochi anni, un grande cuoco. Non chi abbia fatto le scuole,
per giunta quinquennali. KlaudioSciakka cerca, all’estero, ristoranti italiani,
dice che lui è un grande cuoco perché ha fatto le scuole. Questi lo assumono.
Poi vedono che non solo non sa fare nulla, ma che crede pure di sapere fare
tutto, per cui pretende, pretende e si offende. Inoltre, convinto di saper fare
tutto, non è aperto ad apprendere. Si offende appena lo collocano in posizioni
per quello lui sappia, magari malamente, fare. Squilibrato, è di quelli che si
esaltano per un nulla e si deprimono altrettanto rapidamente. Per cui, anche in
Irlanda, si è licenziato visto che non lo avevano subito, o dopo poco, promosso
grande cuoco, magari direttore delle cucine, o del ristorante, o dell’hotel, ed
ha deciso di tentare la Germania, Berlino. A settembre 2014, sta cercando una
stanza a Berlino.
Depresso, è ancora più fuori di testa del suo solito. Ha scritto a Renzi,
il capo del governo formale in Italiozia, che lui, lui KlaudioSciakka, ha la
soluzione di tutti i problemi del mondo e di Italiozia: assumi qui, mandi
persone là, fanno questo, fanno quello, e la prosperità universale si apre.
KlaudioSciakka ammira Mussolini. Non gli hanno mai detto che lo ha scelto il Re
per rassettare un’emergenza creata dalla stessa monarchia [la sconfitta bellica
e politica, pur vittoria formale, nella IGM, quando Italiozia avrebbe
guadagnato di più, e senza devastazioni e perdite umane e di risorse, a restare
neutrale - gli inglesi non hanno voluto ed hanno obbligato alla guerra,
iniziata con economia di pace quando sarebbe occorsa quella guerra, e conclusa
con economia di guerra in via di costruzione quando si sarebbe dovuto riconvertire
tutto all’economia di pace, più o meno di pace], che il capo massimo era il Re
e non Mussolini, e che, quando Benito non serviva più, il Re lo ha fatto
caricare su un’ambulanza ed imprigionato. Ignorante, presuntuoso e squilibrato,
KlaudioSciakka crede ai capi risolutivi. Anzi, dopo avere scritto a Renzi, si
vede lui come capo massimo di tutto. Infatti, mostra, legge, a tutti, la
lettera da lui scritta a Renzi e poi dice che, in realtà, vorrebbe lui, lui
KlaudioSciakka, presentarsi alle elezioni e divenire lui il dittatore assoluto.
Chissà perché non prova? Come fa uno a presentarsi alle elezioni? L’ignorante
senza pretese non lo sa, né se ne occupa. Il delirante idem. Solo che il
delirante si convince che ecco lui, ora, “si presenta alle elezioni”. ...Ed
ovviamente lo eleggono. Frustrato dai ristoranti dove non sa far nulla, si
rifiuta di imparare perché è convinto di parere tutto, e dove dunque resta
marginale, sogna di divenire dittatore assoluto di uno Stato. In realtà, il
dittatore assoluto neppure può esistere. Ma lasciamo perdere, qui, queste
discussioni. Dunque, a settembre 2014, KlaudioSciakka sta cercando casa a
Berlino.
KlaudioSciakka legge il mio annuncio in inglese sulla craigslist. Tutti lo
leggono altrove, ma non che questo sia una circostanza rilevante. Non ha
facebook per qualcuna delle sue mille fissazioni. Porco-porco ma con mille
fissazioni su tutto ed a tutti i livelli. Per cui, per le informazioni correnti
viaggia alla cieca. Magari fb non sarà una gran cosa. ...Forse... ...Ma, alla
fin fine, lo è. È una gran cosa perché è utile per mille cose utili. È una gran
cosa, perché su fb si può chiedere.
Magari ti rispondono in tanti a sproposito, ma anche qualcuno a proposito.
Invece che trovare alloggio o lavoro su fb, o su siti specializzati che non
conosce, lui cammina per strada alla ricerca di ristoranti italiani. Per mia
sfortuna, doveva pure rastrellare la craigslist. E così mi trovò. Mi contatta
il 15 settembre 2015 dicendomi che arriverà il 29 settembre a Berlino ed è
interessato all’alloggio in condivisione. Si dichiara pulito e rispettoso. Uno
sporcaccione, che sporca dappertutto, e che sbraita in continuazione contro chi
ha di fronte. Non è neppure capace a salutare. Per cui ti trovi uno in casa che
avrebbe bisogno della servitù per stare dietro alle sue sporcaccionate e poi ti
guarda, spesso neppure ti guarda ma si limita a ringhiare, in cagnesco come se
tu fossi di troppo e fosse meglio che tu ti levassi di mezzo per lasciarlo
padrone esclusivo del campo. ...Per un 10 euro al giorno! Perché, diceva in
continuazione: “Io ho pagato! ...Dunque di qui non mi manda via nessuno!” Ed
io, io-io, non lui, non ho pagato, e pure in anticipo di sei mesi, e non pago?!
A parte che il contratto è a mio nome e che condizioni della coabitazione erano
ben rappresentate nel mio annuncio, per cui non ero io che stessi annoiando lui
con chissà quale fisima improvvisamente apparsa.
Rispondo alla sua email chiedendogli se abbia ben capito l’annuncio e che
deve tenere pulito dove passa e dove usa, perché non ci sono servitori né
babysitters. Aggiungo pure che se uno abbia problemi da questo punto di vista,
ci sono gli ostelli, dove puliscono per te.
Lui legge ‘ostelli’ ed ha un moto
interiore di ribellione, di ripulsa. Costano spesso, non sempre, più di 10 euro
al giorno. Anche se uno può insozzare in libertà, deve coabitare con altri che
magari fanno lo stesso, che dormono nello stesso camerone, che magari
sporcaccionano per la cucina quando lui la vorrebbe tutta per sé (che cucina,
anche se del tutto alla cazzo, tre volte al giorno), che magari rubano le sue
cose dal frigo. Eppoi lui, pur sporcaccione, tra le sue mille fissazione ha
problemi perfino a cambiarsi di fronte ad altri. Ha dunque un impulso di
ribrezzo al solo pensiero che se non frega qualcuno con un appartamento,
finisce in un ostello dove non può spadroneggiare, dove trova
inevitabilmente altri porci ed arroganti
come lui, e magari spende pure di più. Un ostello non è per nulla un luogo orribile.
Vi ho abitato più di un anno consecutivo, qui a Berlino. Vi si può stare anche
piuttosto bene, ed anche per periodi lunghi. Chiaramente uno deve sapere dov’è
ed essere pronto a tutto. Tra tanti che cercano di non
interferire col prossimo, vi sono quelli che si allargano troppo, ed
anche qualche porco-porco. Uno lo sa prima, per cui evita di prendersela.
Invece un porco-porco, e pure del tutto malato di spirito e mente, come il
KlaudioSciakka deve sentirsi padrone del campo. Nell’ostello non può farlo. Ha
avuto qualche esperienza marginale di ostelli, e li sente come luoghi per lui
del tutto avversi, che gli fanno ribrezzo.
Dunque il KlaudioSciakka risponde a sua volta, alla mia nota di risposta,
mentendo su tutta la linea. Tanto non lo conosco, per cui non è che io possa
sognarmi che è uno che non ci sta proprio colla testa, che non ci sta proprio
con nulla. È fuori, fuori su tutto e di tutto! Dice formale, e come ovvio, che
essendo lui è un cuoco è suo dovere lasciare pulito ed ordinato dove passa.
Anzi ribatte affermando che ciò rientra nel suo essere. Avendo io esperienza di
cucine e di cuochi, sorrido. I cuochi sono piuttosto sporcaccioni. Magari non
più della media, ma uno lo nota che, proprio dove occorrerebbe un qualche
igiene anche formale, oltre che sostanziale, quest’igiene non v’è, proprio non
v’è nei ristoranti. Ah, per la notte puliscono tutto perfettamente, a volte. Ma
quando lavorano... Prima cosa che fa un cuoco appena arriva nella ‘sua’ cucina,
in Germania, è insozzare dappertutto. Una cosa davvero impossibile a credere se
non la si è vista. Per cui sorrido alle sue affermazioni su sé stesso, sorrido
e mi dico che sarà ingenuo, che non conosce l’ambiente. Del resto, non
conoscendo io lui, non è che io mi possa immaginare che lui sia uno del tutto
fuori di testa e che reciti magari, da borderline, pure credendoci, credendosi
del tutto differente da come effettivamente sia. O lo sa come è, ma si dice che
la sua è la perfezione per cui chiunque metta in discussione questa sua
perfezione è in torto, non lui, il perfetto, il padrone del mondo.
Aggiunge che ha esperienza di ostelli e che ne ha terrore essendovi strana
gente, assenza di privacy ed essendo gli ostelli luoghi rischiosi. Sì, sì, dice
proprio così. Anche lì sorrido, perché, in fondo in fondo, negli ostelli, ci
sono le persone medie che ci sono un po’ dappertutto, ed io non ne ho poi
un’impressione così orrenda, anche se uno lo sa che non è come avere una casa
tutta per sé. Ma non posso sapere di avere di fronte un giovane fobico,
fobicissimo, non uno davvero traumatizzato dagli ostelli bensì solo uno che
vuole essere libero si estrinsecare la propria sporcaccioneria e le proprie
fobie in tutte libertà, dunque essere padrone esclusivo del campo. È solo per
questo che deve evitare luoghi dove possa trovare atri come lui e, talvolta
pure peggio, o comunque magari più grossi, dunque ‘pericolosi’. Se uno non è
nelle fasce di reddito da potere affittare ville, castelli,od anche solo andare
in hotel, in fondo in un ostello ha per quel che paga, forse pure di più nella
Berlino dove tutto sembra costi meno che in tanti altri luoghi. Non è comunque
che uno possa pretendere chissà cosa per 10 o 20 euro al giorno, e sapendo in
partenza che alloggerà in cameroni con altri. Continua dicendo di essere non
fumatore [lo è divenuto, sul momento, non-fumatore, solo come parte della
retorica vegana del momento - un’altra fissazione che si è creato], abbastanza
riservato, non troppo socievole, che evita le masse [vive con orrore il
pensiero di poter finire in un ostello!]. Dice perfino di occupare poco spazio
e che gli piace giocare a scacchi. Conclude che si abitua in fretta e che non
passa molto tempo a casa. Non posso sapere che è solo paranoico furioso, e che
sta giocando il tutto e per tutto per accaparrarsi un alloggio altrui, il mio,
dove ricrearsi il proprio porcile e spadroneggiare. ...Per 10 euro al giorno.
“Da dove io non me ne vado, ...no, no, no, non me ne vado! ...Non me ne vado...
...perché io ho pagato!” Lui ha pagato... Ed io no? Dovrei servirlo e farmi
insolentire da uno sporcaccione, e pazzo furioso urlante e rumoreggiante con
vicini che magari sentono il suo zompare scimmiesco e sbattere tutto in tutte
le stanze, ruttare come stesse esplodendo una fogna ed urlare?! Lui paga 10
euro al giorno, ma la faccia, se qualche vicino si lamenta, la metto io, la
faccia è la mia, a parte che lui sia fa lo sporcaccione dappertutto ed in ogni
cosa, ed urla pure insulti per ore! Dei suoi insulti continui non me ne importa
nulla. Ho solo il timore, quando urla in ore tarde, che possano sentirlo i
vicini dunque esserne disturbati. I suoi insulti continui, che riflettono il
suo percepirsi inferiore al prossimo, sono così deliranti che mi fanno solo
scumpisciare dal ridere. Magari si offende pure di più, al mio sorridere e
ridere alle sue urla inconsulte. Perché lui insulta ed io, sui suoi insulti,
rido e rido davvero di gusto. Ma trovare immondizia e manate sue dappertutto,
qualunque cosa tocchi, nei punti più incredibili... Devo pulire io per lui o
adattarmi alla sua sporcizia che dissemina e si spande ovunque? No, non ne ho
l’intenzione. Spero che tutto si aggiusti. Ma lo vedo che i giorni passano e
tutto peggiora.
Ha pure un’altra fissazione. Che paga il dovuto ma lo può fare solo
attraverso trasferimento bancario. Gli crea problemi ritirare i soldi dal
bancomat. Oltre le fissazioni, su tutti e su tutto, il nulla, ...anzi
stravaganze, sporcaccionerie e deliri urlanti contro tutto e tutti! Se ad uno
secca pagare le spese di ritiro bancomat, a Berlino, di un conto bancario
irlandese, non poteva ritirare i soldi in Irlanda e metterseli in tasca? Troppo
semplice. Se uno non c’arriva... Eppoi, non è affatto detto che un
trasferimento bancario da una banca irlandese ad una tedesca sia gratuito o
costi meno. Non lo sa. Non si è informato. Si è creato la fissazione che paga
solo via banca. O magari, nella logica della truffa, si dice che per poter poi
dimostrare che ha pagato è meglio un trasferimento da banca a banca. In realtà,
visto che gli faccio ricevute, ai fini dei soldi non fa differenza. S’è creato
la fissazione. Come in tutte le altre cose, non sa, ma deve affermare le sue
fisime. La cauzione sono 600. Io ho pagato 1'200. Il fitto 300 + 10 di spese
comuni, del tipo di saponi lavatrice e piatti, carta igienica, etc. Sono 10
salvo conguaglio. In genere, in media, in qualche mese si spende meno di 10 a
testa a mese. Appunto, non intendo guadagnarci. Anzi quando andò via Bacé, di
spese comuni, 15 di chiave porta [ne avevo ricevuta solo una dall’agenzia] e
scolapiatti inclusi e divisi per due, c’erano più di 40 euro. Avevo
approssimato a 40, per cui ne avevo trattenute 20 della parte di Bacé. Mi aveva
dato 50 in più, rispetto ai 300 al mese, all’inizio. Gli avevo restituito 30 +
i 600 di cauzione. Mi aveva dato le chiavi. Eravamo andati in banca e gli avevo
dato 630. Mi metto a fregare il prossimo e pure per pochi euro?! Figuriamoci...
Una condivisione d’alloggio fatta per ridurre le spese, non è un business per
averne un profitto. Anche uno ci rimettesse qualcosa, ci ha sempre guadagnato
per le minori spese sostenute di fitto. Non è un commercio dove uno compra a
100 e deve vendere a qualcosa di più, od anche a molto in più, per non
rimetterci.
KlaudioSciakka arriva qui il 29/09. Gli ripeto le condizioni. Dice che va
tutto bene. Per cui resta qui. I bagagli li ha in aeroporto dove va a prenderli
il giorno dopo. Va due volte perché si dimentica qui la chiave di dove ha il
bagaglio. Il 29/09 sera è stanco, dice, per fare il trasferimento bancario col
mio computer. Il giorno dopo non riesce a farlo. Appunto, si crea le fissazioni
ma poi non sa o non può fare le cose. A quel punto deve ricorrere al bancomat.
Anche lì ha fissazioni. Dice che può ritirare fino a 500 al giorno ma che non
gli piace per cui ritira meno. Fisime che si crea... su tutto! Alla fine, mi dà
300 l’1/10, 300 il 3/09 e 310 il 4/10. Lascio perdere il 29 e 30 settembre,
sempre che resti almeno un mese. Ma vedo subito che non ci siamo. Gli dico.
Corregge qualcosa, solo qualcosina, ma si vede che gli pesa. Gli pesa ed
aggiunge subito altri disastri. Non riesce proprio a non fare lo sporcaccione e
lo zoticone. Per cui, tanto perché abbia una traccia scritto-formale, oltre a
quello che gli dico a voce, gli mando una email, prima ancora che abbia pagato
tutto, dicendogli che l’annuncio era chiaro, che, se ha bisogno dei servizi
pulizie e babysitter, è meglio che si trovi quanto prima un altro posto.
Non cambia nulla. Io gli dico, gli faccio notare, usando tatto estremo per
evitare che si offenda, ma proprio non ce la fa. Anzi, a comincia peggiorare
tutto. Chessò, se invece che lasciare briciole e sporco sulla tovaglia, poi
sotto la tovaglia quando gli dico di scostarla, passa quella specie di
spugne-straccetti per pulire [no, prima usava l’asciugamano sporco della
cucina, dopo che gli avevo detto di non lasciare tutto sporco dove aveva
mangiato] che fa?! Quelle che era sul tavolo lo fa finire sul pavimento. ...Non
è proprio capace! Ogni cosa la fa alla cazzo. Per far finta di correggere una
cosa, fa altri danni. Per pulire, e neppure bene, un tavolo fa finire tutto sul
pavimento dove poi si guarda bene dal pulire. E con le ciabatte si trascina lo
sporco dappertutto. E non pulisce poi nulla.
Per l’Anmledung al comune, che serve per lavorare per tutto in Germania, si
deve prendere l’appuntamento anche un paio di mesi prima che ci sia un buco
libero. Lo prendo. Ed intano gli dico, dato che ha urgenza, che c’è anche chi
cerca di ottenerlo o comprarlo o fb, o che c’è anche chi va negli uffici e
glielo fanno subito, magari dopo avere tentato qualche giorno. Insomma, gli
dico onestamente tutte le possibilità, che spesso ogni impiegato ed ogni
ufficio, qualunque siano le regole formale, fa poi come crede.
Già dopo pochi giorni, pure prima, sono proprio stufo. Non ho voglia di
stare dietro ad un povero sporcaccione, deficiente e delirante. Non ho tempo.
Devo concentrarmi su altre cose. Stare dietro a lui non vale i circa dieci euro
al giorno che incasso. Sono così stufo che il 2/10 disdico l’appuntamento al
comune, gli ridico che non ho voglia né di fargli lo sguattero né il
babysitter, che dunque l’appuntamento al comune se lo prenda lui perché sono
proprio stufo dell’andazzo, che ho da fare, non da stare dietro a lui, ché
tanto per quando avrà l’appuntamento al comune non sarà più qui. Parlando, poi,
gli ridico che ci sono le regole che gli uffici statuiscono ma che poi può
anche essere che riesca a fare l’Anmeldung al comune anche solo andando lì, che
deve solo provare direttamente. Una cosa è quel che si legge, o l’esperienza
diretta di altri. Ma che alla fin fine, solo andando direttamente si può vedere
quel si riesce a fare.
Il 3 ottobre fa la sua prima lavatrice, separata perché dice che non può
mescolare cose sue con quelle altrui (un’altra fissazione). Ovviamente non
getta nella lavatrice neppure gli stracci da cucina che lui in pratica usa per
passarli nel pentolame ancora sporco e per far finta di pulire fornelli ed
altro. Non è capace ad usare spugnette e cose simili lavabili. Usa stracci.
Così faceva a casa ed altrove. Usa stracci che poi restano belli sozzi e che
sono sono tecniche di occultamento dello sporco, che è la sua metodologia in
materia, occultare invece di lavare e pulire. ...E gli fa schifo mescolarli
alle cose sue, in lavatrice!
Fatta la lavatrice [senza centrifuga, un’altra fissazione!, per cui poi
sgocciola dappertutto], non sa dove stendere i panni. Tutti usano senza
problemi il radiatore e la spalla della sedia. Qualcuno pure il letto. Si
asciuga tutto in poche ore. Ma lui è speciale. Dice che gli occorre uno
stendipanni. Gli dico di non provare neppure anche solo a comprarselo con soldi
suoi, perché lo spazio e limitato e poi, con uno come lui che ha bisogno della
servitù, finisce che lo stendipanni con le sue cose resta ad ingombrare o il
balcone o l’interno della stanza. Così è spaziosa. Con lo stendipanni diviene
piccola ed ingombrata. Non ci riesce. Non è capace. Alla fine lo fa, ma si vede
che soffre. Eppure il termosifone, od anche sedia e letto, permettono di
asciugare tutto davvero in poche ore. Ma lui non ha fatto la centrifuga. Dice
che non può farla perché le sue cose sono speciali, si stropicciano.
Fissazioni! Sgocciola dappertutto e troverò poi il lurido attorno al suo letto
quando se ne sarà andato. Lo sgocciolio si mescola allo sporco che lui spande
dappertutto. Si asciuga, col passare delle ore, ma resta lo sporco e lui non
può certo passare lo straccio. Dopo avere asciugato le cose sue sul termosifone
deve stirare, stirare col ferro da stiro, stirare i jeans. Davvero non ci sta
colla testa. È solo pieno di fissazioni. Ah, alcune cose le aveva messe ad
asciugare dentro l’armadio e pure attaccate alle mie cose ovviamente asciutte.
Stendendo ed usando l’armadio con la barra per appendere abiti, riesce a
romperla. Bacé l’aveva rotta e riparata. Lui non riesce. La rirompe, ma non sa
riparla. Ora finalmente, senza deficienti per casa, la ho riparata io in modo
stabile. Sono di quelle barre coi due cosini, uno per lato. Da un lato si era
rotto e Bacé aveva supplito con uno dei pirolini che servono a reggere il piano
del mobile, che aveva usato per fermare la barra da un lato. Stava tutta
inclinata ma più o meno reggeva. Io mi sono procurato un altro di quei pirolini
metallici e lo ho ficcato, col fuoco [scaldato, più che scaldato, sul fornello
elettrico e poi ficcato nel coso di plastica con delle pinze, sì che il
pirolino metallico ha ora sostituito i due di plastica che avevano ceduto e
dunque non v’erano più - i pirolini di plastica servono a fissare i cosi
reggitubo ai lati del mobile dove vi è, per ogni lato, come una linea o staffa
verticale bucherellata per quest’uso], dentro al coso di plastica [che dunque
ora ho ricollocato nel mobile dove per il momento regge] che regge la barra cui
si appendono i vestiti.
Dunque il KlaudioSciakka non sa neppure arrangiarsi a stendersi i panni ad
asciugare. Infatti, prima che gli dicessi, li aveva lasciati in lavatrice e mi
aveva inviato una email per chiedermi che dovesse mai fare. Poi, quando gli
avevo detto di stenderli sul termosifone e sulla sedia che usa lui, alcuni li
aveva messi lì ed altri appesi nel mobile, come già aveva fatto il milanese che
dopo 15 giorni era poi andato via. Non sanno fare le cose. Se uno vuole
appendere dei panni ad una qualche barra, con la gruccia, ecco che c’è semmai
la barra che regge la tenda della vasca. Non c’arrivano. Neppure il
KlaudioSciakka che aveva a pretesa di capire le situazioni e che era convinto
di avere delle spiegazioni razionali, in realtà solo spiegazioni del cazzo ed
errate, per tutto ed in tempo reale, c’arrivava. Troppo difficile usare quello
che si ha, tanto più che, essendo una casa calda, tutto si asciuga in fretta.
...Beh, se si usa la centrifuga. Se uno tira fuori i panni sgocciolanti e
sgocciola pure dappertutto...
Ha riempito di merda ovunque sia passato, perfino nei punti in apparenza
più impossibili. Non era capace di fare nulla. Neppure ci provava. Se tentava
faceva altri danni.
L’immondizia invece che buttarla nel sacco dell’immondizia riusciva a
collocarla fuori di esso. Sì, fuori! Lo sapete quando un sacco dell’immondizia
grande lo si colloca a terra, ben sotto il suo naso, perché non era capace di
raggiungerlo dietro alla porta dove stava di solito, lo si ripiega su se stesso
per far sì che in qualche modo resti chiuso e non escano dunque possibili
odori? Ecco lui non riusciva ad aprilo per gettare l’immondizia dentro di esso,
ma la gettava sopra di esso, ...sullo stesso chiuso! Invece il sacchetto
piccolo, pur non piccolissimo, lo avevo messo nel secchio, un secchio di
dimensioni ridotte, dunque da usare per cose piccole e secche, dato che per il
resto vi era quello grande. Questo sacchetto più piccolo lo avevo messo nel
secchio ma coi bordi che ben uscivano da esso e raggiungevano perfino terra, sì
che le cose buttate in esso si collocassero bene nel sacchetto senza sporcare
il secchio stesso od altro. Ecco, lui era riuscito a ripiegare questo sacchetto
ben dentro il secchio e poi, come già faceva col grande, a gettare immondizia
deperibile sopra di esso, sì da sporcare non solo l’esterno del sacchetto ma pure
il secchio prima ben protetto dal sacchetto. Ora, dopo il suo passaggio
sporcaccione e devastante, anche nel secchio vi era il sacchetto semivuoto e,
sopra ed attorno ad esso, l’immondizia, immondizia deperibile, non secca né
pulita. Naturalmente non si curava di pulire minimamente quest’immondizia che
spargeva in giro, né i sacchetti, né di ritirali [a parte che non erano pieni
ma semivuoti dato che lui gettava l’immondizia fuori di essi], né di pulire
dove insozzava sul pavimento, né né dentro né fuori dal secchio. Quando glielo
ho detto, ché visibilmente c’era il sacchetto grosso con tutta l’immondizia
sopra di esso anziché dentro ed il secchio piccolo con sacchetto che lui aveva
ripiegato dentro di esso e poi vi aveva gettato immondizia deperibile sopra e
che, dunque doveva pulire il disastro che aveva combinato, oltre che
correggersi, e dunque farlo, più rimediare a tutto quel disastro davvero da
fuori di testa, non ha fatto nulla. Ha lasciato tutto lì in bella vista. A quel
punto, o se n’andava o se n’andava, come è poi avvenuto presente la polizia...
Non sapeva fare nulla e non faceva nulla, disastri ed insozzare a parte.
...Ed urlare furioso e ruttare da gorilla. Però cucinava. Cucinava perché era
convinto di esser un grande cuoco, uno che aveva fatto le scuole come si diceva
e diceva. È quello il problema della scuola estesa, dilatata, e che non insegna
nulla o quasi. Senza scuole, uno magari imparerebbe le cose. Invece, con le
scuole, uno non solo non impara nulla, ma ha poi la presunzione di sapere
perché è andato a scuola. A volte, lo diceva pure qualche accademico, decenni
fa. Non so adesso. Diceva che con le cosiddette 150 ore [ci sono ancora?], in
pratica corsetti per operai, od anche coi corsi formali e completi, di chi
otteneva poi lauree per esempio in discipline economiche, le persone non
sapevano nulla o proprio poco poco ma, avendo frequentato dei corsi, o
completato dei programmi di studio, erano poi convinti di sapere tutto. Senza
studi sarebbero restati ignoranti ma senza la convinzione di sapere. Invece,
con una qualche infarinatura, od avendo orecchiato delle cose, erano egualmente
ignoranti ma con la convinzione di avere compreso tutto. Vi è anche il
meccanismo delle aspettative, per cui si creano delle aspettative che poi si
rivelano solo fumo. Ciò provoca delusioni e sbandamenti, frustrazioni anche di
massa. Succede quando sistemi formativi non formano per delle professioni ma
distribuiscono solo titoli, e pure che senza chi li ottiene abbia una visione
realistica del mercato del lavoro. A quel punto, le aziende sono senza parte
delle qualificazioni necessiterebbero mentre chi ha titoli non trova lavori
perché vorrebbe chissà cosa, senza avere le spinte di cui necessiterebbe. Essì,
perché chi abbia già delle carriere assicurate è indifferente che sappia o non sappia fare.
Mentre chi ha solo aspettative ma senza o sapersi far largo a gomitate o senza
nessuno, la famiglia magari, che lo spinga, resta parcheggiato tra supplenze e
concorsi pubblici, ...concorsi pubblici per lavori inutili. V’è anche chi
avanzi per suoi altissimi meriti, ma ciò non vale per la massa che esca dai
processi supposti formativi. Va notato che vi sono magari anche esami
(universitari ed altri) difficilissimi e con valanghe di libri da memorizzare.
Ma a ciò non è detto corrisponda qualcosa di qualche utilità sul mercato del
lavoro e delle professioni. V’è anche un altro problema, con la proliferazione
delle scuole e dei corsi. Si devono riempire le caselle degli insegnanti. Dato
che alla fine qualcuno va assunto per divenire titolare di vari corsi, si
assume chi si assume. Ah, sulla carta va tutto bene. Vi sono percorsi
formativi, corsi, materie, e titolari delle varie cattedre. Anche gli studenti,
che studino o meno, vanno promossi perché sennò una scuola si crea una
‘cattiva’ fama, gli studenti la evitano, e pure gli insegnanti della stessa
restano senza lavoro. Ma quello che poi venga prodotto, come risultato finale,
è tutt’altra cosa. Distribuisci pezzi di carta cui non corrispondono conoscenze
né capacità reali. Però v’è spesso la prosopopea di chi, convinto di sapere
tutto, abbia poi aspirazioni del tutto irrealistiche quando si collochi sul
mercato del lavoro e delle professioni.
Il KlaudioSciakka cucinava... Aveva fatto le scuole, lui! ...Cucinava patate.
Le bolliva, a volte con altri vegetali, e riusciva ad insozzare tutto attorno e
per terra anche solo a bollire patate e vegetali. Sì, credeva di esser un
grande cuoco perché bolliva le patate, ma non sapeva bollire neppure quelle.
Invece che collocarle in una pentola, c’era, delle dimensioni del fornello e
che avrebbe potuto coprire, così sia consumando meno energia che risparmiando
di lavoro e sozzume sparso attorno, usava un pentolino piccolo, più piccolo del
fornello e basso, dunque non copribile se pieno e col fornello elettrico al
massimo. Ribolliva e schizzava tutto, sia attorno sui fornelli e sul mobile,
che per terra. Ovviamente, non puliva, se non, a volte, parzialmente, passando
collo straccio già sozzo dalla prima volta che lo aveva usato per ‘pulire’
pentolame da lui insozzato. ‘Puliva’, con esso, spargendo lo sporco altrove.
Ah, lo aveva usato per pulire nientemeno che la padella aveva usato per
friggere. Dato era troppo sforzo, per lui, lavare e sciacquare una padella unta
in cui aveva fritto con l’olio, ecco che aveva dato ad essa una sciacquata
sommaria con l’acqua, e poi vi aveva passato lo straccio. Per lui bastava che
le cose, non tutte, in qual caso la padella, sembrassero più o meno pulite. Poi
le collocava a contatto con cose pulite (pulite se le avevo lavate e pulite
io!) che ovviamente, a quel modo, si sporcavano. Era la ‘logica’ di
KlaudioSciakka del nascondere [quando lo nascondeva! ...lo lasciava pure sparso
in giro!] lo sporco invece che rimuoverlo pulendo. Il tempo che occorre è lo
stesso. La differenza è tra il saper far le cose ed il non saperle, né volerle,
fare.
Una volta che gli feci notare che aveva sparso lo sozzume dappertutto, sui
vari fornelli, bollendo le cose alla cazzo col fornello al massimo, si offese e
tentò di dire che erano residui di uova mie... No, no, e glielo feci vedere,
erano le bucce dei chicchi delle sue pannocchie che, nella bollitura eruttante,
erano schizzate dappertutto e lui poi non aveva rimosso lo sporco aveva sparso.
Avrà passato, se lo aveva passato, lo straccio sporco a spandere. Per cui, già
sparsi frammenti vari colla bollitura alla cazzo, li aveva sparsi ulteriormente colla pulitura alla
cazzo!
Dunque, bolliva le patate. Un vegano
e “grande cuoco” che mangia poi?! Mangia patate lesse! Bollitele doveva
sbucciarle. Io non ne ho bisogno. Ma lui era un aristocratico, o tale si
credeva. Per cui, poi, delicato, le patate doveva spellarle. Per rimuovere la
buccia ormai bollita, e che si sarebbe potuta mangiare senza problemi, spargeva
bucce dappertutto. Non era capace di pulire dove le aveva sparse, o non del
tutto. Io le trovavo poi attaccate al tagliere (anche quello faceva finta di
pulirlo ed era sempre sporco di quello vi aveva tagliato, pur collocato da lui
tra le cose pulite che dunque sporcava) od in mezzo ai piatti puliti dello
scolapiatti affianco al bacino del lavello. Prima che lui arrivasse era tutto
pulito. Poi era tutto lurido, dopo appena 11/12 giorni. ...Già dopo un paio di
giorni che lui era qui, aveva già immerdato tutto. Neppure le mani era capace a
lavarsele. Cucinava. Sporcava. E pure le mani se le teneva sporche. Magari
passava pure quelle, ma neppure troppo, nello straccio lurido che usava come
pseudo-pulitore universale. Colle mani pieni di merda, anche se magari lui, merdoso,
credeva di avere pulite, toccava poi le cose più varie. Le tende rosso scuro,
in tela pesante, della camera non riusciva a chiuderle. Era semplicissimo. Ma
lui non riusciva a tirarle propriamente. Era troppo difficile per lui. Però
tirava sempre la parte di tenda in prossimità del suo letto, dato che dietro ad
essa si vestiva, per cui usava la tenda per nascondere le proprie ‘grazie’.
Beh, quando uno è maniaco, non c’è limite... Ecco, dove lui toccava la tenda,
con le mani sozze, per tirala, si era ricoperto, in pochi giorni, di decine di
chiazze sul biancastro [le tende sono scure] di visibile sporco. Per cui tirava
la parte di tenda che usava, e per farlo adoperava le mani sporche! Cucinava e
poi non sapeva pulire né quello che aveva usato né le proprie mani! Anche dove
mangiava tre volte al giorno, sul tavolo della camera da letto e soggiorno,
insozzava la tovaglia. Poi, dopo che gli avevo detto di spostarla, dato che
continuava a rovesciare cibo e liquidi su di essa, insozzava il tavolo e lo ha
pure variamente rigato dato che strusciava e sbatteva in continuazione su di
esso piatti e tazze di coccio. Dopo che gli avevo detto che non era troppo
difficile passare quei panni a sugna umida, lo faceva, ma non sempre. Anche
quando lo faceva, o lasciava egualmente sporco sul tavolo e, comunque, quello
che rimuoveva dal tavolo, lo gettava per terra dove, in pochi giorni, sia dove
mangiava, che in cucina, che dappertutto, si era ricoperto di uno strato delle
cibarie di cui aveva ricoperto il pavimento e che, con le ciabatte, spandeva
dappertutto. Sul pavimento dell’area dove mangiava, tre volte al giorno, al
tavolo, in camera, si era ricoperto sia dello sozzume delle proprie ciabatte
con cui si trasportava in giro per tutto l’appartamento lo sozzume di cui riempiva
la cucina, sia di quello che spazzava dal tavolo dopo aver passato lo
straccetto quando lo passava, sia di ancor più visibili macchie solide sul
pavimento, evidentemente di cibarie che aveva schizzato mentre mangiava.
Dove ha appoggiato le proprie cose e cibarie in cucina ha lasciato sozzume,
bucce e terriccio dappertutto. C’erano delle scatole libere, sopra i mobili,
che gli avevo detto avrebbe potuto usare senza problemi. Ma lui non poteva
certo mettere cipolle e patate dentro di esse. Le ha invece appoggiate lì,
dentro uno scaffale, sul piano dello stesso, e poi, ovviamente, lasciato tutto
lo sporco ed i frammenti, bucce e terriccio da essi prodotte. Il tutto
mescolato a sacchetti puliti che erano già lì e per lui era troppo difficile
collocarli altrove pur necessitando lui di quello spazio. Idem, in frigo, dove
metteva i propri ortaggi senza protezioni, anche solo un piatto, ma lui era
troppo difficile, per non sporcare dove li aveva collocati. Li appoggiava lì.
Né poi puliva. Era abituato a vivere nella merda, per cui ricoprire tutto di
merda che non rimuoveva faceva parte della sua natura di sporcaccione.
Nel lavello ed area, prima pulitissimi, disseminava di sozzume che poi
nascondeva dietro e sotto a spugnette e stracci che appoggiava sopra o davanti.
Troppo difficile pulire. Di quelli mettono lo sozzume sotto il tappeto, sotto
il letto, negli angoli. Una volta che ha fatto finta di pulire sotto il suo
letto, più che altro sbatteva le parti solide della scopa sul pavimento,
rigando lo stesso, ma senza rimuovere nulla. È la parte ‘molle’ della scopa che
pulisce, non battere di costa sul pavimento. Troppo difficile, impossibile, per
lui! I ‘geni’ vanno sempre di corsa, un modo per dire che non sanno far nulla.
Altre volte faceva finta di scopare e poi accumulava in angoli il poco aveva
rimosso, o restata attaccato alla scopa che si guardava bene dal pulire per cui
poi ricadeva. Quello che sembrava avere scopato nella sua area, lo si ritrovava
in altri punti della casa. Non riusciva a buttare la polvere o nel gabinetto o
nei sacchi dell’immondizia che non riusciva ad usare propriamente. Anche questi
ultimi, faceva finta di usarli.
Ah, non riusciva neppure a lavare completamente stoviglie, piatti, pentole,
tagliere, tazze e bicchieri che usava.
Tutto ciò che aveva lavato lui conservava sempre frammenti di cibarie. Non ci
riusciva. Beh, tazze e bicchieri li accumulava, sporchi, pure con bustine del
tè, affianco al suo letto.
Quando mangiava ruttava rumorosamente, combinando ciò con urla non-liberatore,
infatti non lo liberavano di nulla, dato che restava agitatissimo. Dei rutti
urlati animaleschi e davvero volgari!
Camminava con passo scimmiesco e sbattendo le ciabatte solide sul pavimento
anche nel cuore della notte. Beh, sbatteva tutto. Quando era in cucina sbatteva
in continuazione gli sportelli e tutto il resto. La notte accendeva in
continuazione la luce e gli cadevano in continuazione sue cose, rigide e dunque
rumorose, sul pavimento. Gli ho ripetutamente detto che sotto c’erano ospiti, o
forse gli stessi proprietari, da prima che arrivassi io. Inutile. Non era
capace a non sbattere ed a non rovesciare rumorosamente sue cose sul pavimento
ed altrove, sia di giorno che di notte. Se qualcuno si fosse lamentato, od
anche se ne fosse avuto a male senza dirlo ad altri, la brutta figura la facevo
io!
Il bagno lo inondava, quando faceva la doccia. Gli avevo fatto vedere che
col flusso dell’acqua più moderato avrebbe avuto un continuum di acqua calda,
mentre con l’acqua al massimo passava dal troppo bollente al freddo. Gli avevo
pure spiegato che se l’acqua andava contro al muro poi da questo andava sul
pavimento. Tale era la conformazione strutturale. Del resto, per lavarsi,
l’acqua deve scorrere sulla propria pelle, senza bisogno di schizzare dappertutto.
Io vi riuscivo. Lui no. Lui doveva schizzare dappertutto dunque inondando per
terra. Da terra, l’acqua passava poi fuori dal bagno dove il pavimento in legno
del corridoietto si stava arricciando. Se si rompeva, camminando, erano poi
fior di quattrini, che alla fine lui non avrebbe pagato. Si dovesse rompere, lo
devo pagare io. In bagno, ovviamente, insozzava tutto. Pisciava fuori. Lasciava
sporco il lavandino. Vasca e tenda non le ha mai pulite. Beh, gli facevano
schifo le spugnette e simili. In cucina aveva tentato di metterle tutte via
sotto al lavello. Tanto lui non puliva. Lasciava tutto sporco. Poi passava lo
straccio-asciugamano universale, sempre il solito, con coi ‘puliva’ dalla
padella unta a tutto il resto. Per cui, in bagno, allo sporco che lasciava
anche sul pavimento, si aggiungeva che sia il tappetino che per terra era tutto
bagnato, pure per ore, e puzzava, dopo che era passato lui. Dopo che glielo
dissi si era inventato di metter per terra un asciugamano quando faceva la
doccia. In realtà, l’acqua e lo sporco restavano. A ciò si era aggiunto
l’asciugamano. Prima lo aveva lasciato appeso dove vi era la tenda della
doccia. Sporco, perché era stato sul pavimento, penzolante dove vi era la tenda
della vasca e della doccia... Poi aveva preso a metterlo penzolante dal
bancone, sulla sponda, per cui si sporcava dello sporco del muro, oltre al
fatto che, in un edificio commerciale (dato che in gran parte erano
appartamenti affittati a giornata da una grande immobiliare), far penzolare un
asciugamano sulla strada... Neppure negli edifici dei turchi. Poi qualcuno
avesse trovato da ridire, tanto la figura del buzzurro l’avrei fatta io! Non ci
stava colla testa. Non sapeva fare nulla. Neppure sapeva inventarsi soluzioni
sensate. Era però convinto, come già detto, di capire subito le situazioni e le
ragioni di ogni cosa. ...E non sapeva
neppure non inondare il bagno dove ci si lavava con una doccia a telefono che
si doveva tenere in mano, dato che l’anello per agganciarla era rotta! Per cui,
il flusso dell’acqua lo si controllava al 100%. E lui, con la tenda tirata, se
la tirava veramente, inondava il pavimento!
Teneva tutto sempre tutto aperto, anche con basse temperature e di notte,
perché senza la corrente d’aria diceva che non poteva mangiare e dormire. Anche
la porta della cucina diceva che non la poteva chiudere, dunque la teneva
sempre aperta, diceva di sentirsi soffocare, per cui impuzziva dappertutto,
soprattutto quando il gran cuoco bruciacchiava gli alimenti che preparava.
Stava affianco ai fornelli, mentre preparava i suoi tre pasti quotidiani. E
riusciva pure a bruciacchiare le poche cose che preparava, col puzzo
supplementare che poi restava per giorni. Gli avevo detto di cucinare con la
porta della cucina chiusa e di mangiare in cucina. No, lui non poteva. Uno,
lui, avrebbe bisogno di un appartamento privato nell’attico di un Grand’Hotel.
E lo risolve con un 10 euro al giorno appropriandosi, o cercando di
appropriarsi, d’un appartamento altrui! Ah, spalancava tutto col riscaldamento
che lasciava acceso! Diceva che lui era vegano e che risparmiava energia. Però,
quello che faceva, era l’opposto.
Dopo la porta dell’ingresso vi era uno svincolo, più che uno svincolo un
piccolissimo vano, di un metro circa, giusto per lasciare le scarpe, e poi una
porta da tenere chiusa. Non riusciva a chiuderla. Il KlaudioSciakka non
riusciva neppure a togliersi le scarpe lì, perché, per mettersele e per
togliersele che faceva? Metteva prima una scarpa e poi l’altra sul bordo del
letto, sulla sponda, come fosse stato un paracarro in mezzo alla strada che uno
usa per allacciarsi le stringe. No, lui usava il bordo del letto! ...Per
appoggiarvi la suola delle scarpe!
In cucina vi era un bollitore, di quelli che si usano per l’acqua per il
caffè o il tè. Lui doveva buttare via l’acqua restata ogni volta che lo usava.
Un’altra sua fisima. Lo riempiva. Sprecava un mucchio di energia per far
raggiungere la bollitura. Poi buttava via l’acqua di troppo. Dopo averlo usato,
ovviamente, non lo riempiva per esempio al livelli di un mezzo litro di acqua.
Anche l’avesse riempito avrebbe poi buttato via l’acqua prima di usarlo, né si
preoccupava che lo usassi pure io.
Dopo due giorni che era qui, avrebbe voluto portare una (andata via dalla
casa dello zio che l’aveva picchiata, disse lui, e che diceva di aver
conosciuto in un ristorante cui aveva chiesto un posto) a dormire qui. Lui
disse per un paio di giorni. Ma poi uno che fa, manda via una che è già qui?
Sarebbe restata qui. ...Per lui, ovviamente! Magari sarei dovuto uscire perché
potessero farsi delle scopate tranquilli. O così si immaginava lui, nelle sue
fantasie deliranti. Si diceva: “La faccio venire qui e poi lei me la deve
dare!” Visto che questa lavorava, poteva andare in qualunque ostello, “per un
paio di giorni”. Poi continuava ad insistere che avrebbe voluto portare qui
delle prostitute. “Ho pagato! Porto qui chi voglio!”, diceva lui. In effetti,
sembrava avere un occhio particolare per le prostitute, a quel che raccontava.
Diceva che le riconosceva ovunque, le fissava, loro gli facevano dei cenni, lui
chiedeva i prezzi e loro immancabilmente gli chiedevano sugli 80 euro. Troppo
per lui. In Sicilia, diceva che le trovava sui 50. Andò in qualche discoteca
dove tutti trovano facilmente da farsi una scopata senza pagare nulla. Ma lì
non riuscì a combinare. Lui voleva una prostituta da pagare, magari pure da
picchiare ed insultare, e così sentirsi un grande dominatore, ...perché pagava!
Venerdì 9 ottobre 2015, di mattina, fa un salto all’ufficio del comune qui
vicino. Glielo avevo detto io, dopo avergli spiegato mille volte le procedure
ufficiali, che poi ogni ufficio fa quel che vuole, per cui magari l’impossibile
diviene possibile. Gli avevo pure detto che una volta, in certi uffici, uno
andava lì, diceva che abitava in un certo posto, e lo registravano, gli
facevano l’Anmeldung.
Va nell’ufficio del comune qui vicino, dove c’è scritto e strascritto che
non si può andare senza appuntamento e dove non c’è neppure un servizio
portineria, come c’è invece in taluni altri uffici, dove si possa prendere un
appuntamento personalmente. Caso vuole che riesca ad entrare in un ufficio
anche senza appuntamento, gli impiegati non lo sbattano fuori come talvolta
succede, anzi lo ascoltino e gli facciano subito l’Anmeldung. Quando torna a a
casa è tra l’esalato ed il furioso. Chiaramente fuori di senno, beh lo era
sempre, mi fa vedere il certificato di Anmeldung, me lo butta lì, e comincia ad
urlare che io sono una chiavica, che non capisco nulla, che non servo a nulla,
perché lui è bastato andasse al comune e gli hanno fatto l’Anmledung subito
senza appuntamento e pure senza moduli. Va avanti per una mezz’ora ad urlare.
Urla contro tutto e tutti. Compresi sbraiti antisemiti che Hitler avrebbe
dovuto sterminare tutti gli ebrei della terra. Ah, sì, aveva udito dei miei
files in ebraico, che a volte ascoltavo. Per cui, alle sue urla ed imprecazioni
solite aggiunge pure quello. Io mi spancio dal ridere. Deve averla presa male,
peggio del solito, perché insozza ancora di più e si comporta, su tutto, in
modo ancora più arrogante, come se ci fosse solo lui e lui fosse il padrone
assoluto. Prende pure il coltello più tagliente della cucina, quello che si usa
per esempio per tagliare e tagliuzzare verdure e pure altro, mi viene vicino, dice
che mi sgozza. Si mette poi al tavolo
col coltello affianco mentre, continuando ad urlare che mi ammazza, guarda un
modulo di documenti da preparare che gli ha dato un ristorante per poter farlo
iniziare a lavorare. Continua ad urlare che mi sgozza e che, se non mi sgozza
subito, ritorna quando non abiterà più qui, entrerà con una copia della chiave
che si sarà fatto, e mi sgozzerà allora. Per nulla intimorito, prendo la
macchina fotografica per fotografarlo col coltello in mano e sul tavolo mentre legge
il suo foglio con la lista dei documenti per lavorare. Appena vede che sto
fotografandolo, nasconde il coltello. Poi, scemo, lo butta a terra. Per cui lo
posso fotografare col coltello vicino ai suoi piedi. Poi metto le foto online e
glielo dico. Lo avesse invece tenuto nascosto, non avrei potuto. Per uno che
capisce al volo ed esattamente le situazioni, come il KlaudioSciakka crede di
saper fare...
Appunto, non capisce le situazioni. Anche il giorno dopo, quando poi chiamo
la polizia perché non mi dà le chiavi che gli chiedo pacatamente ed una sola
volta. Ah, diceva sempre, in continuazione, che lui aveva capito tutto, che
capisce tutto, che afferra al volo tutto. Una volta gli feci notare che, se
lavorava in ristoranti... Si deve essere offeso. Anzi, si mise pure ad urlare,
in una delle sue esplosioni, che ero un pazzo perché alla mia età pretendevo di
apprendere la programmazione e matematiche superiori. Così aveva creduto lui,
perché forse aveva intravisto delle cose che stavo facendo e dei video che
stavo visionando ed ascoltando al computer. Non ebbi voglia di dirgli che
conoscevo quelle cose da una trentina
d’anni. È che sono campi vasti ed in espansione. Non sono cose che uno
sappia una volta per tutte. Quando uno ignora, ignora davvero tutto, ignorante
o sapientissimo che si ritenga, inutile imbarcarsi in discussioni, od in
battute-battibecchi sulle conoscenze e su quello uno studi o continui a
studiare e frequentare, con un ignorante e pure visibilmente fuori di testa.
Siccome si riteneva astutissimo, intelligentissimo, sapientissimo e di
quelli che afferrano al volo l’essenza delle cose, in pratica un super-manager
ammesso che esistano e come dovrebbero davvero essere se esistessero, il
KlaudioSciakka continuava ad insistere che lui voleva divenire capo del governo
o dittatore unico. Diceva che bastava spendere più soldi pubblici e fare tutti
dipendenti pubblici, poi dislocare personale qui e personale là, e si poteva
facilmente risolvere qualunque problema. Sosteneva che bastava lui si presentasse
sulle piazze e dicesse che lui sapeva risolvere tutto, e tutti lo avrebbero
spinto su, fino a farlo divenire capo unico. Diceva di ammirare Mussolini
[ignorantissimo non sapeva che l’unico ‘Mussolini’ esistito era quello del Re,
che lo fece caricare su una ambulanza, per simboleggiare che aveva usato un
fuori di testa, quando non serviva più] e pure Hitler [ignorante non poteva
sapere che era stato un’invenzione delle oligarchie militariste inglesi, e pure
di quelle tedesche dei settori-guerra, per un nuovo grande macello per
distruggere la Germana guadagnandoci], e che tutti gli ebrei avrebbero dovuto
essere stati da tempo integralmente sterminati. Appunto, aveva sentito che
ascoltavo cose in ebraico... Beh, che non ci stesse colla testa su queste cose
non era alla fin fine drammatico. Molti, anche politicanti, non capiscono le
basi delle questioni di Stato, né storiche. Lui poi, neppure guardava né
leggeva la notizie, o supposte tali, in TV od online! Per cui, più che pensare
a ‘grande’ questioni, pensava solo come affermare le propria megalomania ed
altre sue patologie. Come molti che vorrebbero pensare ai problemi del mondo, o
simulare di farlo, non sapeva neppure passare uno straccio umido dove aveva
appena tagliato un panino o mangiato. Beh, anche chi non pensa a ‘grandi’
questioni può essere un gran sozzone. Anche un genio può essere un perfetto
sporcaccione. Non è questione di tempo, perché non è che poi occorra passarci
le giornate, e neppure ore, ad evitare di insozzare ed a dare una rapida pulita
a quello si usi. È una banale questione di saper inserire il cervello e di non
avere la patologia dell’essere-servito, o la patologia di sentirsi grandi a
lasciare tutto sozzo.
Ah, un giorno mi chiese che ne pensassi di quei suoi deliri di voler divenire
il prossimo Mussolini, o capo del governo, o cose del genere. Provai a dirgli
che la lettera che aveva mandato a Renzi la aveva letta qualcuno del
sotto-staff, che ne aveva fatto un suntino e passata a qualcuno superiore, in
gerarchia, che aveva ordinato di archiviarla. Gli dissi che di lettere ne
ricevono a centinaia o migliaia, ogni giorno, che non le leggono i destinatari,
e che neppure avrebbe senso le leggessero. Quanto alla sua intenzione di
candidarsi a capo del governo, tentai di dirgli che non è che uno vada in mezzo
alla strada e dica: “Eccomi!”. Ci sono sempre poteri che ti scelgono, che si
vedano o che non si vedano. Uno che esca
dal nulla non ha alcuna possibilità, a meno che per qualche caso del destino
sia notato, ma non mi sembrava che nel caso specifico ci fosse mai qualche
ragione né possibilità. Aggiunsi pure che uno, dall’esterno, si crede un capo
del governo, od un ministro, od un Presidente, abbiano poteri che in realtà non
hanno, che il potere non è da nessuna parte. Non è come si credono quelli che
non sanno le cose, cioè la gente comune. Si deve essere offeso. Era il tipo che
passava ore ed ore a rimuginare in modo ossessivo su tutto. Appunto, il tipo
che si offende appena si senta anche solo minimamente contrariato o non assecondato.
Rimuginava. Rimuginava. Si diceva che lui aveva capito tutto, per cui
voleva divenire capo del governo o dittatore unico. Diceva che bastava spendere
più soldi pubblici e, fatto tutti dipendenti pubblici e dislocando personale
qui e personale là, si poteva facilmente risolvere qualunque problema. Si
vedeva dare ordini e dunque ad affermare sé stesso. Sosteneva che bastava lui
si presentasse sulle piazze e detto che lui sapeva risolvere tutto, e tutti lo
avrebbero acclamato e spinto su, fino a divenire capo unico. Ma, certo, perché
era lui e lui era nato per grandi cose, cioè per essere riconosciuto ed
obbedito da tutti. Si vedeva già in TV e su tutti i media. Diceva di ammirare
Mussolini [ignorantissimo non sapeva che l’unico ‘Mussolini’ esistito era
quello del Re, che poteva far disperdere la cosiddetta Marcia su Roma in
qualunque momento, ma invece gli fece poi comodo, in coordinamento con la
Corona Britannica che gestiva l’Italiozia da essa stessa inventata e voluta dal
1860-61, far finta di nulla e sfruttarla, e che fece caricare Benito su una
ambulanza, per simboleggiare che aveva usato uno scemotto liquidabile in
qualunque momento, quando non serviva più]. Ignorante ed esaltato, diceva di
ammirare pure Hitler [ignorante non poteva sapere che era stato un’invenzione
delle oligarchie inglesi, e pure di quelle tedesche dei settori bellici, per un
nuovo grande macello per distruggere la Germana per sempre e pure traendone grandi profitti]. Ed
aggiungeva che tutti gli ebrei avrebbero dovuto essere stati da tempo
integralmente sterminati. Già, perché chiunque non gli mettesse a disposizione
una casa dove insozzare o spadroneggiare, magari andandosene per lasciargli ii
campo libero, era divenuto, nella sua testa vuota delirante, un ebreo da
sterminare, anzi che non doveva neppure essere mai esistito. Beh, che non ci
stesse colla testa su queste cose non era alla fin fine drammatico. Molti,
anche politicanti, non capiscono le basi delle questioni di Stato, né storiche.
Lui poi, neppure guardava né leggeva la notizie, o supposte tali, in TV od
online! Tanto meno libri. Per cui, più che pensare a ‘grande’ questioni,
pensava ossessivamente, rimuginava, solo come affermare la propria megalomania
ed altre sue patologie. Molti che vorrebbero pensare e provvedere ai problemi
del mondo, o simulare di farlo, non sanno neppure passare uno straccio umido
dove hanno appena tagliato un panino o mangiato. Beh, anche chi non pensa a
‘grandi’ questioni può essere un gran sozzone. Non è questione di tempo, perché
non è che poi occorra passarci le giornate, e neppure ore, ad evitare di
insozzare. È una banale questione di saper inserire il cervello e di saper fare
le cose, senza sentirsene sminuito.
Rimuginava. Rimuginava. Ed intanto pensava al solito ristorante italiano che
lo avrebbe assunto. Alla fin fine, che uno si senta un grande professionista,
sono 8.5 lordi l’ora o poco di più, in Germania. Diceva che era impossibile che
loro cuochi, lui in particolare, potessero essere sostituiti da macchine e
robot, perché, diceva lui, “la sapienza di un cuoco italiano” non può essere
rimpiazzata ma macchine. Luoghi comuni. Cucinare è assemblare e combinare degli
ingredienti. Qualunque macchina o robot lo può fare meglio e con più precisione
di qualunque “grande cuoco”. Basta programmarlo. Addirittura, con
l’intelligenza artificiale ed i meccanismi di autoapprendimento, oltre che
indovinare [con forme di lettura della personalità e del pensiero, dunque della
preferenze] i gusti e desideri del cliente, un robot o sistema automatizzato
potrà fornire un servizio migliore di qualunque cameriere, barista e cuoco. Non
le avete mai viste le cucine di un ristorante? Cuochi che si leccano le dita,
che con le stesse mettono gli alimenti nei piatti dei clienti, cibi troppo
salati o troppo poco, pasta magari restata fredda all’interno perché era
semicotta in frigo e non è stata poi bollita a sufficienza, cibi insapori o coi
sapori sbagliati. Tra igiene, sostanze, sapori ed apparenze, i ristoranti vanno
bene solo per chi vi vada ad occhi chiusi, giusto per il gusto di essere
servito. I cibi sono quel che sono. E nessuno se ne preoccupa.
Il KlaudioSciakka rimuginava, rimuginava. Intanto, avuto il certificato
dell’Anmeldung se ne era uscito con quella esplosione di insulti e di urla che
mi aveva fatto scumpisciare dal ridere. Poi, si era messo a studiare il foglio
che gli aveva dato il ristorante lo avrebbe assunto, il foglio con la lista dei
documenti. Ah, già mi aveva urlato in varie occasioni che a lui la Rote Karte
non serviva “perché io ho fatto le scuole!” La Rote Karte è un certificato del
piffero, nel senso che paghi, ti fanno assistere ad un video, dichiari che hai
capito tutto, e poi te la danno. È una specie di certificato che conosci le
procedure sanitarie di base per trattare alimenti. In paesi anglofoni, ti danno
il Food Safe Certificate che è una cosa appena più seria perché ti fanno fare
un corsetto di una giornata e poi devi superare un esame, un questionario a
risposte multiple, per dimostrare di aver capito. Il KlaudioSciakka fissava
questo foglio, una banale lista di documenti da presentare al datore di lavoro,
per poter cominciare a lavorare, e rimuginava. La sua attenzione era stata
attratta da quella “Rote Karte”, di cui gli avevo detto, e senza la quale non
si lavora in ristoranti in Germania. Guardava quel “Rote Karte” e rimuginava.
“Ma io ho fatto le scuole!”, “Ma io ho fatto le scuole!”, si ripeteva e
rimuginava. Io già gli avevo detto, per cui non osava chiedere di nuovo. Era
anche inutile che chiedesse a me. Doveva semmai chiedere al datore di lavoro,
per cui rimuginava che lui aveva fatto le scuole, ...ma se quel certificato era
lì nella lista dei documenti essenziali, allora doveva essere vero che senza di
esso non si lavorava, pensava e rimuginava. Ed era ancora più furioso con me.
Era furioso perché glielo avevo detto. Glielo avevo detto e dunque contraddetto
quando lui insisteva che aveva lavorato ovunque senza. ...Ma se in Germania è
obbligatorio! Io glielo avevo solo detto, in fondo. Gli avevo pure detto di
altri documenti che occorrevano. Ed ora, dopo avermi dato della chiavica perché
lui l’Anmeldung lo aveva poi ottenuto senza appuntamento e senza documentazione
[come già riferito, io glielo avevo detto che c’era anche chi lo aveva avuto
così, al volo!, qualunque fossero le procedure statuite ed usualmente seguite],
si vedeva gli altri documenti, a cominciare dal conto in banca. Già per la Rote
Karte panicava perché non sapeva dove andare. Ci sono poi uffici che se parli
in inglesi ti capiscono e rispondono. Ce ne sono invece altri, tanti altri,
dove devi trattare in tedesco. Non osava chiedermi, ovviamente. Era solo
furioso perché glielo avevo detto in precedenza ed, ora, nella sua mente
paranoica diveniva colpa mia che lui dovesse procurasi un certo numero, una
lista, non poi lunghissima, di documenti vari. L’Anmeldung è la base, come gli
avevo già detto. Gli avevo pure detto del conto in banca e della “Rote Karte”.
Così come gli avevo detto che poi gli altri si fanno anche solo in una mezza
giornata se uno sa organizzarsi. Lui guardava quella lista e panicava. Non
sapeva da dove cominciare. Non sapeva dove andare. Non conosceva i dettagli di
quello di cui poteva avere bisogno per l’uno o l’altro documento. Non è che
potesse chiedere al padrone del ristorante dove lo avrebbe preso a lavorare, né
farseli fare dallo stesso. Doveva iscriversi ad una Cassa Mutua. Gli occorreva
il codice fiscale. Doveva chiedere un codice alla Previdenza Sociale. Guardava
questa lista. Panicava. Non osava chiedermi. Non sapeva a chi chiedere. Era
furioso con me perché gli avevo già accennato che, come un po’ in tutte le
cose, ci sono procedure burocratiche. Nella sua testa vuota e malata era dunque
colpa mia. Per giunta, era venerdì, per quanto ci fosse ancora qualche ora
utile. Il sabato alcuni uffici sono aperti, mezza giornata, se uno si alza
presto. Ma dopo la valanga di urla e di insulti, non osava chiedermi. Non osava
ed era furioso contro di me, come fosse stata colpa mia che ci fossero delle
procedure burocratiche. Io glielo avevo solo detto. Ed ora si trovava tutto sul
foglio datogli dal ristorante. Dopo aver fissato a lungo il foglio, ed avere
rimuginato ossesso, cupo, era infine uscito lasciandosi dietro merda
dappertutto. Ovviamente, da buzzurro che si sentiva oramai padrone del campo,
non aveva neppure salutato né detto alcunché. Beh, aveva già sbraitato troppo
in precedenza.
La sera, anzi la notte, quando lui non era rientrato, mi ero detto che era
il momento di dare un taglio al tutto, perché, nonostante le mie precise
richieste ‘contrattuali’, le sue rassicurazioni, e dopo il suo menefreghismo
offeso a qualunque cosa gli dicessi nel modo più moderato e delicato possibile,
continuava ad allargarsi invece che capire che non era questo il luogo dove
ricrearsi il suo solito porcile. Non erano questi i patti. Dopo avere terminato
le mie cose al computer, erano oramai le prime ore del mattino, avevo
precauzionalmente preparato una comunicazione a lui, e per conoscenza alla
polizia, dove gli dicevo che doveva andarsene martedì 13/10 mattina entro le
11, che se fosse stato ancora lì a quell’ora avrei cambiato la serratura a sue
spese. Aveva tre giorni. In passato aveva detto che nel caso avessi voluto
andasse via dovevo dirglielo un tre giorni prima. Anche se poi aveva detto con
violenza, urlando, che lui aveva pagato, aveva troppi bagagli, per cui di lì
non se ne andava. Beh, aveva pagato fino a fine mese. Ma poi a fine mese
avrebbe detto che aveva troppi bagagli, che in fondo lui nel porcile aveva
creato si trovava bene, e che semmai me ne dovevo andare via io. Pur
dicendogli, nella comunicazione che avevo preparato, che doveva andarsene il 13
mattina, avevo aggiunto che se avesse continuato con lo sozzume solito, e con
le sue altre pratiche strambe [che potevano disturbare i vicini - poi la
figuraccia la facevo io], se ne sarebbe dovuto andare via subito.
Sabato 10/10, rientra alle 5 del mattino. Sbatte di qua. Sbatte di là.
Accende e spegne le luci, quando con l’illuminazione a giorno dall’esterno [ci
sono i lampioni accesi della strada subito fuori le finestre] non è che
occorra, a parte che per bimbi fuori di testa che debbano confermarsi e far
vedere di esistere. In cucina, riempie la lavatrice e la fa partire senza
neppure chiudere la porta della cucina, a parte che sono le 5-6 del mattino e
ci sono i vicini che magari possono esserne disturbati. Ci sono regolamenti
rigidi, in Germania, sia per la notte che per il fine settimana. Beh, fosse
stato di giorno, anche fosse stato di sabato o domenica, sarebbe stato lo
stesso. Ma mettere in funzione la lavatrice alle cinque-sei del mattino e pure
senza chiudere la porta della cucina, era una cosa che solo uno fuori di testa
poteva fare. Vado in cucina a spegnere la lavatrice, ed intanto vedo che i
sacchi dell’immondizia con l’immondizia buttata fuori anziché dentro da lui
sono ancora lì, senza che abbia rimediato allo sozzume che aveva sparso. A quel
punto mando la comunicazione che avevo preparato, che se ne deve andare
martedì. Dopo, quando, pur a letto, dà segni di essere sveglio, gli dico
pacatamente che non è che si metta in funzione la lavatrice nel cuore della
notte e che, in cucina, ha lasciato sozzume dappertutto. Anche altrove. Ma in
cucina, con quei sacchi dell’immondizia dove ha buttato l’immondizia fuori,
fuori da entrambi, anziché dentro, è proprio evidente. Lui, che intanto ha
letto la mia email che se ne deve andare martedì è sull’incacchiato, anzi sul
furioso nero. Non si rende contro. A quello che gli dico brevemente e
pacatamente si mette ad urlare, sono le 6 del mattino: “Polizia!”, “Polizia!”,
“Polizia!”, “Polizia!”. Io pensa che abbia bevuto, od altro. Non insisto. Se
poi qualcuno lo sente e se ne lamenta con l’amministrazione, la figuraccia la
faccio io, non lui. La mattina, dopo poche ore di sonno, si alza, spalanca le finestre,
accende la TV, mangia in camera insozzando tutto come al solito e pure di più,
a parte che il luogo proprio dove mangiare è la cucina, così si evitano gli
odori pesanti nello spazio comune della camera. Vado a vedere in cucina ed i
sacchetti dell’immondizia sono ancora lì belli sozzi al centro del cucinino,
senza che lui abbia fatto nulla. Anzi, lo sozzume è aumentato perché per il suo
primo pasto del giorno, la colazione, come per gli altri, sparge sozzume
dappertutto e si guarda bene dal pulire o dal pulire propriamente. Cosa che ha
fatto, ed ancor di più, quel sabato mattina. Mi vesto e gli chiedo le chiavi,
dicendogli che se ne deve andare subito, tempo di preparare le sue cose. Come
già in precedenza, fa finta che io non ci sia. Non risponde. Come non gli
avessi detto nulla e la cosa non lo riguardasse. Si dice: “Io ho pagato. Faccio
quello che voglio. Di qui non mi manda via nessuno.” Non capisce le situazioni.
Anche uno avesse avuto regolare sub-contratto, c’è sempre la giusta causa. In
caso di conflitto, non è che se ne vada chi sia titolare del contratto
primario. Il fatto che abbia le ricevute di quello che ha pagato come
sub-affittuario, non è che gli dia il diritto di permettersi di insozzare,
rumoreggiare ed insolentire. Se l’insolentire suo mi diverte, l’insozzare suo
non mi fa stare come vorrei. Non ho voglia di essere costretto a pulire io ogni
volta che trovo il suo sozzume dappertutto. Non che sia tutto pulitissimo, ma
se uno lascia tutto in ordine e pulito dove passa, si sta tutti meglio. Lui non
la vede così, nonostante avesse detto che gradiva pulizia ed ordine. Non sono
lì per fargli lo sguattero per circa 10 euro al giorno di fitto. Non è un
albergo. Anch’io pago il mio 50% di fitto. Meglio pagarmelo tutto, a quel
punto. Glielo avevo detto, a scanso di equivoci, quando ho visto che si
allargava troppo-troppissimo, che non sono in ristrettezze per cui sia
obbligato a tenerlo per 10 euro al giorno mentre, contrariamente ai patti, lui
vive stile-porcile. Non ha capito. Quando alle 6 del mattino si era messo ad
urlare “Polizia!” era come dire che tanto lui era inamovibile. Appunto, non
capiva né capisce le situazioni.
Abituato ad essere preso a calci sia in famiglia che fuori, e del tutto
ignorante di tutto, non aveva compreso che se io dico che se ne deve andare
quanto prima, significa che deve cercarsi un’altra sistemazione. Mentre se dico
che deve darmi subito le chiavi e preparare le sue cose, non lo ripeto un’altra
volta. Abituato ad essere preso a calci, pensava che le tutti preferissero la
rissa permanente alle soluzioni rapide e risolutive. Dopo quasi due settimane
che glielo dicevo che non andava proprio per nulla bene quel il suo andazzo...
Di fronte a lui che fa finta di non sentire e non risponde nulla, esco per
chiamare la polizia. Il telefonino/tabletAndroid-senza-sim [senza perché non
l’ho più messa, non perché non si possa] non funziona sebbene vi sia scritto
che il telefonino/tablet funzioni per le telefonate di emergenza. Vado nella
piazza qui vicino, Theodor-Heuss-Platz. Poi torno indietro e cammino fino alla
polizia in Kaiserdamm 1. È sabato. Sono chiusi. O magari l’entrata reale era da
un altro lato. Suono e non risponde nessuno. Ritorno indietro, fino alla piazza
qui vicino, Theodor-Heuss-Platz, dove, alla fine, vedo un telefono di
emergenza. Chiamo. Poi a venire ci mettono un’altra ora o ora e mezzo. Quando
arrivano, dico loro quello che ho già detto al telefono. Che ho chiesto le
chiavi al sub-locatario perché non voglio che resti più qui, e che lui neppure
ha risposto. Che se c’è un conflitto, non è che possa essere io ad andarmene.
Del resto gli restituisco il pagato, cioè la cauzione e la quota non consumata
del fitto mensile, per cui non è che sia una cosa fatta per approfittarmene.
Semplicemente non voglio più che quello resti qui.
Entrano nell’appartamento. Lui è nel letto col telefonino. Lurido
dappertutto visto che non è che nel frattempo lui abbia rimediato al luridume
da lui stesso sparso dappertutto. Li vede.
Si stringono la mano, lui col poliziotto e la poliziotta.
Io faccio vedere i miei documenti e contratto. Lui fa vedere la sua
ricevuta. Dice che lui ha pagato.
Ma se io dico che se ne deve andare, e che gli restituisco i soldi appena
è fuori, se ne deve andare.
I poliziotti gli confermano che bisogna che se ne vada, dunque che prepari
le sue cose. A me dicono che devo dargli i soldi subito, non dopo che era
uscito di casa come avevo detto. Intanto mentre io vado a prendere i soldi loro
sono lì. In effetti è giusto così. Uno fosse stato il tipo che dice che
restituisce i soldi, ma poi, avute le chiavi e con lui fuori, avesse fatto
storie che non li aveva o chissà cosa... Almeno, a quel modo, si evitano
strascichi. Lui se ne va. Prende i soldi. Ed è tutto finito. Gli dico che sono
780. Anzi, lui non sa fare i conti. Crede che debbano essere meno. Gli rendo i
600. Mi tengo i 10 di spese comuni. E trattengo 120 anche se si potrebbe
opinare che le notti sono state 11 e non 12. Ma loro, lui in particolare, non
sanno fare i conti. A parte che è già passato ampiamente mezzogiorno e che ho
perso ore per la sua sbruffonaggine. Ma devo comunque pulire tutto lo sozzo che
lui si lascia dietro. Acqua sporca dove ha fatto sgocciolare indumenti [tra le
tante ossessioni ha quella che gli indumenti lavati in lavatrice non vanno
fatti centrifugare], lo sozzume in cucina, lo sozzume in camera, lo sozzume
dove magia in camera, schifezze varie che lascia in terra o sui e nei mobili che ha usato incluso
uno di quei bastoncini per le orecchie, bucce di cipolle e terra delle patate
nei mobili della cucina dato che lui butta le cose lì e se ne frega di
insozzare, perfino varie tazze e bicchieri sporchi affianco ed attorno al suo
letto. Poi scopro pure quelle tracce biancastre dove toccava le tende di tela
pesante quando le spostava per coprirsi dalla vista dopo che era uscito dal
bagno [troppo difficile mettersi le mutande in bagno!]. Etc. etc. Non sono
certo io che ho fregato lui! Vado al bancomat, prendo i soldi, e glieli do,
segnando sulla ricevuta sua che glieli ho dati. Nonostante io gli metta
ripetutamente la ricevuta sulla sue cose, lui chiaramente non la vuole e la
lascia qui.
Io mi comporto con flemma in tutto ed evito di dire alcunché. L’importante
è che se ne vada, che sparisca. Anzi, non mostrando io alcun astio, lui si
‘gode’ di più tutto, il disastro che lui stesso si è combinato. Io mi evito
altri 20 giorni con uno sozzone arrogante e rumoreggiante. A fine ottobre
avrebbe fatto egualmente storie. Mi evito pure di arrivare a martedì, quando
non mi avrebbe ridato le chiavi. Meglio aver chiamato la polizia subito.
Fortuna che lui è restato in casa, nel tempo io li chiamavo e loro arrivavano,
per cui non ha potuto sottrarsi all’essere messo fuori.
Lui, invece è furioso. Tenta di dire ai poliziotti che non se ne può andare
non solo perché ha pagato ma perché ha troppe cose. Aggiunge pure che in
ostello spende di più. Voleva il Grand’Hotel, con sguattero e cameriere, a 10
euro al giorno! In realtà, in ostello, io avevo trovato a 9 euro al giorno, per
circa una settimana, a fine marzo. Beh, se si incorre poi in giorni con
festività particolari, aumenta anche di molto, ma per poi ridiminuire. In
ostello può insozzare come vuole, tanto ogni giorno puliscono. Certo, non è
come un alloggio diviso in due. Doveva pensarci prima di ritenere di poter
raffermare la propria matura di porco e di arrogante sbruffone. Ribatte pure,
ma sono solo sfoghi verbali di uno che aveva passato ore e giorni a rimuginare
che non poteva né doveva andarsene dall’appartamento per lui fortunato che
aveva trovato, che aveva pagato 15 euro di hotsplots-internet. Se la ha usata
10 gg sono 1.5 al giorno. Può essere che la possa usare in altri punti di
Berlino, se si trova in siti dove vi sia una postazione hotsplots.
Il capo pattuglia lo invita a fare in fretta, a raccogliere le sue cose in
10 minuti. Lui fa l’arrogante pure con loro. Dice che gli occorre un’ora. Forse
ci mette pure di più. Alla fine aveva una valigia e qualche sacchetto. Poteva
buttare tutto dentro i pochi minuti. Si fa pure la scena che non sa dove
mettere le cose che non ha neppure ancora ritirato dalla lavatrice. Gli dico
che ci sono i sacchetti di plastica. Reagisce schifato. Beh, poteva buttarli
via... Deve averli poi messi in qualche sacchetto.
Poco dopo che si è messo a raccogliere le sue cose, dice ai due poliziotti
che gli dà noia che lo stiano a guardare. Lui e lei sono davvero pazientissimi.
Il capo pattuglia mi chiede se io abbia problemi che loro vadano sulla porta di
casa. Io non è che abbia paura, comunque lui ha fatto bene a chiederlo, mai
fosse successo qualcosa. Per cui lui e lei vanno fuori, pur continuando a
guardare dentro, ovviamente. Dal ballatoio, in prossimità della porta di casa,
si vede diritto dove lui è e sta raccogliendo le sue cose. I due aspettano ed aspettano
la oltre ora che il KlaudioSciakka ci mette a mettere le sue quattro cose in
una valigia ed in dei sacchetti. È davvero un teatro. Ha delle buste
trasparenti dove, dopo che ha messo i vestiti, succhia l’aria con un’apposita
pompetta. Maniaco in tutto e su tutto. Sporcaccione e maniacale!
Quando, verso la fine mi dà le chiavi, i soldi lui li ha riavuti da tempo
appena io sono tornato dalla banca, coi due poliziotti che sono rientrati, le
sbatte sul tavolo. Io ringrazio con flemma. Un modo per riaffermare che lui è
proprio un pezzo di merda in tutto. È lui che sente il bisogno di
giustificarsi. Prima aveva detto ai poliziotti che lui non è aggressivo. Ma lo
vedono che si comporta con fare aggressivo e del tutto fuori di testa,
maniacale. Non sa neppure contare i soldi. Prima quando glieli avevo dati, ben
sparsi dunque ben contabili, lui insisteva che erano 770 e non 780. Glielo deve
far vedere il poliziotto che 3x20 + 2x10 fa 80 e non 70!
Alla fine lo aiutano a portare le sue cose fuori, anche se non è che siano
tantissime. Ma anche i due poliziotti, lui e lei, hanno solo voglia di
andarsene. Una volta che lui ha tutto, non so se sul pianerottolo o nel
portone, loro se ne possono andare. Beh, non è che io sia stato a guardare.
Corro solo un attimo loro dietro, prima ancora che siano usciti dal ballatoio,
perché lui ha lasciato un cappellone della Martinica. Dice che me lo regala.
Non me ne faccio nulla di schifezze sue. Per cui, se lo prende.
Oh, che sollievo! Finalmente senza uno sporcaccione e peggio ancora
attorno! È ormai sabato pomeriggio. La pace regna anche se devo poi passare un
po’ qua ed un po’ là per lo sozzume da lui lasciato dappertutto. Man meno che
incontro i suoi disastri, anche i giorni successivi, vedo di rimediare. Inoltre
devo mettere il lavatrice tutte le cose del letto suo, cuscino e piumone
inclusi. Dovesse mai venire qualcuno/a, almeno è tutto pulito. Ho il mio
daffare. Ma almeno la cosa è risolta.
Uno si dice che sono abituati con la madre, e poi eventualmente con la
moglie, che fa loro tutto. In realtà, magari si trovano poi con madri e mogli
che sono sporcaccione come e più di loro. Beh, se si trovano nel loro...
Esiste anche l’aspetto spirituale ovviamente. Fa male allo spirito
coabitare in prossimità di pezzi di merda. Inutile tollerarli troppo a lungo,
soprattutto quando proprio non capiscono.